Jethro Tull live a Roma: a spasso nel tempo in un crescendo virtuoso

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“I vostri saggi non sanno cosa si prova a sentirsi scemi come come mattoni”
Era un must imperdibile questo ritornello, una trentina di anni fa. Quando, nel panorama del progressive più articolato e ben congegnato, i Jethro Tull ponevano le loro pietre miliari. Scozzese l’anima in kilt del loro leader Ian, britannica la raffinatezza del sound, maschio e denso di struttura musicale.
Naturalmente all’Auditorium decidi che valga la pena non perderseli, e ci vai, per quel sold out programmato alle otto di sera. Ha inizio una cena tra “anziani”, con il vecchio folletto saltellante, oramai calvo e del tutto normalizzato nell’aspetto, tra il pubblico romano che ancora arriva con i propri tempi. Che qui, alle nostre latitudini, le otto di sera sono l’ora della merenda.
Forse per questo l’incipit è tiepido, e su “locomotive breath”, un poco il sospetto che non sarà il concerto che ti aspetti ti sfiora. “Quel” corpus storico della band si è oramai perso, e giovani musicisti supportano il maturo Anderson, non più scoppiettante come ai tempi del kilt. E così attraverso le note della Bourrée, Living in the Past, Heavy Horses, Wind-Up, John O’Hara alle tastiere, David Goodier al basso, Florian Opahle alla chitarra, Scott Hammond alla batteria portano a termine un primo atto musicale che riecheggia più nel cuore a dire il vero che nelle orecchie. Anche perché, c’è da dire, questi concerti andrebbero vissuti sotto un palco e non di fronte ad un palco. Una pausa di 10 minuti, e la musica ricomincia, ma con note ben più elettrizzanti. Aqualung, e il pubblico rumoreggia divertito ad un assolo di chitarra a dir poco entusiasmante, uno Ian che sembra una molla, un crescendo di ritmo virtuoso, una struttura scheletrica imponente. Il Flauto, la vera arma vincente, volteggia in aria, accattiva gli sguardi e le orecchie, brilla dei riflessi della luce ben calibrata dell’Auditorium, e la Santa Cecilia Esplode.
Continua con il meglio della produzione del gruppo, questa meravigliosa perla musicale, e si conclude con Thick as a Brick, pubblico in delirio, standing ovation, e quella bella sensazione di essere appartenuti ad un’epoca musicale unica ed irripetibile.
Peccato per chi è venuto dopo, peccato per chi non c’era.
Avete mai immaginato cosa si provi ad essere “tosti” come mattoni? (quel brick che gioca sul bisticcio fonetico e si trasforma in “prick”). Chiedetelo al tosto Ian, che lascia il palco divertito anche lui, con la freschezza del barbuto trentenne che, molti anni fa fu tra i precursori di un genere che diede una nuova veste alla più bella musica classica di tutti i tempi, rendendola, se possibile, ancora più affascinante.

Roberta Gioberti

Depeche Mode live a Milano: fascino e coerenza a confronto

Dave Gahan - Global Spirit tour- Stadio San Siro - Milano ph Francesco Prandoni

Dave Gahan – Global Spirit tour- Stadio San Siro – Milano ph Francesco Prandoni

Carisma sì ma soprattutto coerenza. I Depeche Mode si sono esibiti allo Stadio San Siro di Milano con un concerto pensato per incarnare lo spirito che irradia la trama del loro ultimo album di inediti “Spirit”. Uno show non facile, un avvio in sordina, un’acustica imperfetta e una scenografia minimalista al limite dello scarn hanno reso lo show godibile a tratti ma non hanno inficiato il fascino di Dave Gahan, performer d’eccellenza, e lo charme dei suoi soci Martin Gore e Andy Fletcher. Coraggiosa, a tratti lacunosa, la scaletta messa a punto per questo tour europeo dai Depeche Mode. Bello l’avvio sulle note di “Revolution” dei Beatles che hanno fatto da intro al travolgente remix di “Cover Me”. La traccia di apertura è stata “Going Backwards”: un biglietto da visita preciso e dettagliato, un modo per dettare le coordinate di una serata glamour sì ma con una certa sobrietà da rispettare. A seguire “So Much Love”, ad innescare un tuffo nel passato è stata “Barrel Of A Gun”. Buona la versione di “A Pain That I”m Used To”, meno incisiva “Corrupt”. L’atmosfera si è riscaldata sulle note di “World In My Eyes” per poi incendiarsi grazie alla carica di “Cover Me”, uno dei brani più riusciti e più apprezzati dell’album “Spirit”. Vibrante il doppio contributo di Martin Gore con “A Question Of Lust” e “Home”.  Ancora un attimo di incertezza su “Poison Heart”, subito spazzato via dall’antologica “Where’s The Revolution?”. Energica la versione rivisitata di “Wrong” coadiuvata da una potente “Everything Counts”. Il concerto ha preso definitivamente il decollo con il gran ritorno live di “Stripped”, una new verson di “Enjoy The Silence” e “Never Let Me Down Again”. L’ultima parte delo show si è aperta con la romantica “Somebody” cantata da Gore, seguita dalla roboante “Walking In My Shoes”. Particolarmente azzeccata la scelta di eseguire la significativa “Heroes”, il brano che ha segnato in modo indelebile gli esordi della band e che rimarca a doppio filo il legame di Dave Gahan con lo leggendario David Bowie. Chiusura pirotecnica con “I feel you” e l’immancabile “Personal Jesus”. Nel cuore rimangono, invece, due certezze: il fascino carnale dei concerti indoor non sarà mai soppiantato dagli stadi mentre la prestanza di Dave Gahan offuscherà per sempre tutto il resto.

Raffaella Sbrescia

I Depeche Mode torneranno in Italia il prossimo 9 dicembre al PalaAlpitour di Torino, il 13 dicembre alla Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna) e il 27 gennaio al Mediolanum Forum di Assago, Milano.

SCALETTA:
Going backwards
So much love
Barrel of a gun
A pain that I’m used to
Corrupt
In your room
World in my eyes
Cover me
Home
A question of lust
Poison heart
Where’s the revolution
Wrong
Everything counts
Stripped
Enjoy the silence
Never let me down again

BIS
Somebody
Walking in my shoes
Heroes
I feel you
Personal Jesus

Radio Italia Live – Il concerto. I top e i flop

J- Ax & Fedez - Radio Italia Live - Il Concerto

J- Ax & Fedez – Radio Italia Live – Il Concerto

“Radio Italia Live – Il concerto” è l’evento che segna il vero inizio dell’estate milanese. Lasciarsi affascinare da Piazza Duomo dalle prime caldissime ore del pomeriggio, fino al sopraggiungere del fresco imbrunire prima, e del dolcissimo vento serale poi, è una goduria. A sancire questo piccolo rito, una manifestazione organizzata e portata avanti con passione da Radio Italia, in collaborazione con il Comune di Milano. Imponenti le misure di sicurezza adottate per quest’anno ma, nonostante il numero chiuso, tutto si è svolto sull’eco di un unico slogan: “La musica è più forte”. La paura è tanta ma la speranza lo è ancora di più; questo è quello su cui dobbiamo fare affidamento.

I top e i flop

  • Maestro Bruno Santori e l’Orchestra Filarmornica Italiana: Il gioiello più importante dell’evento. Impeccabili professionisti al servizio del pop. Un connubio sempre affascinante. In alcuni casi un pregio immeritato.
  • Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu: simpatici per carità ma è ora di cambiare. Veramente fastidioso quel loro vizio di impostare una frase “sfottò” e ripeterla a piè sospinto a ogni ospite.
  •  Sergio Pappalettera per Studio Pro Design: loghi, grafiche e visuals innovativi ed efficaci. Idee fresche, mai sfacciate. Ben fatto.
  • Saturnino: la sua intro al basso è fulgida. Iconico.
  •  Giorgia: Il concerto si apre subito all’insegna della qualità. Giorgia è semplicemente perfetta nella sua mise da star. La performance è da brivido: voce, passione e carisma ipnotizzano il pubblico in piazza e da casa.
  •  Benji & Fede: saranno anche tra i giovani talenti che vendono più dischi in Italia ma non ci siamo assolutamente. I due ragazzi salgono sul palco e appaiono subito spaesati commettendo diversi errori sia di intonazione che di natura tecnica. Il featuring con Annalisa aggiusta il tiro in corsa ma l’esibizione rimane deludente.
  •  Umberto Tozzi e Anastacia: lui è uno dei cantanti più amati all’estero, lei è tra le più apprezzate in Italia. Lui festeggia 40 anni di carriera, lei annuncia un nuovo album in uscita a settembre, intitolato “Evolution”. La loro versione di “Ti amo” è molto suggestiva ma non potrà mai battere l’originale. Meglio sentirli singolarmente: lui sulle note di “Gloria”, lei in “Left Outside Alone”.
  •  Lele: il vincitore del Festival di Sanremo – sezione giovani era visibilmente emozionato ma la sua esibizione è stata molto buona. Quando un giovane canta per davvero e canta col cuore si vede e si sente.
  •  Emma: alla cantante salentina manca il palcoscenico. Sarà forse per questo che sul palco di Piazza Duomo ha dato proprio il massimo. La sua esibizione è stata calda, sentita e vibrante. Brava Emma, grintosa e verace.
  • Francesco Gabbani: il vincitore del Festival di Sanremo 2017 è il reuccio di questa stagione. Il cantautore sognava da tempo di esibirsi in un contesto del genere e non si è risparmiato un attimo. Tarantolato sì ma sempre consapevole e concentrato.
  •  Alessandra Amoroso: tulle, seta, lustrini, brillantini e lacrime di gioia. La cantante è molto amata dal pubblico ed è bello vedere come lei si lasci sopraffare da queste ondate ad alto tasso emotivo.
  •  Fiorella Mannoia: trovarsi al cospetto di una professionista fa sinceramente effetto. “Che sia benedetta” dal vivo è una botta al cuore ma “Quello che le donne non dicono” cantata all’unisono non si può commentare a parole. Pelle d’oca e cuore in tumulto.
  •  Samuel: Diciamocelo pure “La statua della mia libertà” non è un buon pezzo. Almeno, non lo è se lo compariamo alle perle che sono venute fuori negli anni dalla penna del cantautore. La sua performance milanese è stata visibilmente in salita ma si è conclusa con un gesto molto significativo. Samuel ha firmato la sua camicia in diretta live, scrivendoci su “La musica è più forte”. Il capo andrà all’asta.
  •  Nek: In questi ultimi anni il cantante appare in forma assolutamente smagliante. Voce al top e sguardo luminoso rinvigoriscono le sue performance sempre molto gradevoli. Assolutamente in linea con i temi della nostra attualità è la sua canzone “Differente”: in questi giorni disumani se sorridi e stringi i denti e tutto quello che importa è rifarlo ancora un’altra volta.
  •  Elodie: se non l’avete mai vista cantare dal vivo non saprete mai che tipo di luce emana questa ragazza. Lo so, vi sembrerà un’affermazione esagerata ma se vi capitasse mai di vederla, fermatevi un attimo e fateci caso. Il pubblico sotto palco ne è rimasto affascinato.
  • J-Ax & Fedez: la piazza ha aspettato principalmente loro. Idoli e sovrani del mercato musicale italiano per tutto l’anno in corso. “Assenzio”, “Piccole cose” (insieme ad Alessandra Amoroso) ma soprattutto il tormentone “Senza Pagare” hanno fatto scatenare la piazza. Peccato per l’ossessione che Fedez ha sviluppato per le Instagram Stories. Nel corso di 10 minuti di esibizione ne avrà fatte almeno cinque. C’è qualcosa da rivedere.
  • Andrea Bocelli: un vanto italiano nel mondo. Non servono parole per descriverlo. Basti sapere che l’artista ha cantato “Nelle tue mani”, primo singolo estratto dal suo album del 2015 “Cinema” con cui ha celebrato le musiche più famose estratte dalle colonne sonore di film premi Oscar. L’altro brano è l’indimenticabile “Con te partirò”.

Il sogno si chiude così. Ritorniamo ad affrontare questo strano presente con il cuore più leggero. Prossimo appuntamento con Radio Italia Live al 30 giugno in quel di Palermo.

Raffaella Sbrescia

Un videomix dello show:

Tiziano Ferro tour 2017: il racconto del secondo dei tre concerti a San Siro

Tiziano Ferro tour 2017 - Stadio San Siro

Tiziano Ferro tour 2017 – Stadio San Siro

Il tour della consapevolezza è quello che ha portato Tiziano Ferro allo stadio San Siro di Milano per ben tre concerti. D’altronde tutto è molto chiaro fin dalle prime battute dell’introduzione: “Non concedo una seconda possibilità al cinismo, all’insistenza, alla mancanza di empatia e carità. Ho smesso di perdere tempo con ciò che mi rammarica o intristisce”, dice Tiziano attraverso un messaggio pre-registrato. Dovremmo costeggiare l’altrui sensibilità – aggiunge- osservare e parlare con misura, avere il coraggio di cambiare quello che si può e vivere la vita all’insegna dell’equilibrio. Parole nobili, certo, ma sempre più difficili da mettere in pratica. L’esercizio che Tiziano Ferro cerca quindi di farci fare è quello di riavvicinarci al prossimo in modo diretto e consapevole. Dal suo canto, l’artista mette al centro del suo show internazionale la propria voce e tutto il meglio del proprio repertorio. Niente balletti e ballerini, il cantautore mette in primo piano se stesso facendosi affiancare dagli ottimi Luca Scarpa (piano e direzione), Davide Tagliapietra e Alessandro De Crescenzo (chitarre), Reggie Hamilton (basso), Christian Rigano (tastiere), Andrea Fontana (batteria). Mastodontica la struttura del palco, largo 60 metri, con due schemi led da 20 metri e una zona centrale comprensiva di uno schermo led verticale.  Giochi d’acqua, effetti scenografici e luci di pregevole qualità hanno completato la cornice di una produzione imponente.  In qualità di soldato “senza guerra”, Tiziano è sempre stato il rappresentante di chi vive una solitudine strana, una solitudine mai troppo spiacevole eppure mai cercata. Rappresentante di chi crede nell’amore dato, speso, mai reso. Rappresentante di chi è solito mettersi in un angolo a riflettere, analizzare, meditare sul passato. Ma ora è tutto diverso, c’è un capitolo nuovo da vivere e da scrivere. Certo, non mancano i rimandi alle origini, in questo senso Ferro non si risparmia assolutamente, salta da un genere all’altro spaziando tra pop, soul, r’n’b però è chiaro che nelle canzoni più recenti c’è un’energia diversa, c’è una maturità sentimentale più spessa e più consistente.

Tiziano Ferro tour 2017 - Stadio San Siro

Tiziano Ferro tour 2017 – Stadio San Siro

Un discorso a parte va fatto per le due cover proposte in scaletta: “La fine” di Nesli e “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco. Tiziano si lascia ispirare da sensibilità completamente diverse eppure la sua permeabilità empatica lo mette in stretta connessione anche con mondi tanto distanti tra loro. A questo punto diventa semplice capire perché ci siano migliaia di persone che si sentono coinvolte a tal punto da commuoversi con il cuore in tumulto e con un fremito che attraversa la pelle in una caldissima serata di giugno. Poi succede che l’artista si fermi per un attimo e decida di godersi lo spettacolo che ha di fronte, che gli si illuminino gli occhi e che inviti una fan a salire sul palco per condividere con lui lo stesso tipo di privilegio. Che la ragazza salga sul palco e si lasci sopraffare dall’abbraccio di Tiziano che, alla fine, le dice: “Vai e prova a spiegare a qualcuno quello che si vede da questo palco perché io non ce la faccio”. Non ci è dato sapere cosa si provi in determinati momenti ma in ogni caso non sono mancati i sentiti ringraziamenti da parte di un artista che, con il trascorrere negli anni, è riuscito a capitalizzare le intuizioni del passato e a renderle spendibili in uno stranissimo ed incerto presente: “Sono arrivato a Milano da piccolo, quando ancora non avevo la minima idea di cosa avrei fatto. Quando 16 anni fa iniziai a cantare probabilmente non avrei mai creduto di tenere tre concerti a San Siro. Il punto comunque è che non ci credo ancora adesso. I miracoli esistono e questo è uno di quelli. Grazie a tutti voi per avermi cambiato la vita”.

Raffaella Sbrescia

La scaletta

SCALETTA:
Il mestiere della vita
“Solo” è solo una parola
L’amore è una cosa semplice
Valore assoluto
Il regalo più grande
Medley: My Steelo / Hai delle isole negli occhi / Indietro
La differenza tra me e te
Ed ero contentissimo
Sere nere
Xdono
Medley: Il sole esiste / Senza scappare mai più / E Raffaella è mia
Ti scatterò una foto
Medley: Imbranato / Troppo buono / E fuori è buio
Per dirti ciao!
La fine
Lento/Veloce
Rosso relativo
Stop! Dimentica
Xverso
Alla mia età
L’ultima notte al mondo
Mi sono innamorato di te
Incanto
Lo stadio

Bis:
Il conforto
Non me lo so spiegare
Potremmo ritornare

 

One Love Manchester: la responsabilità politica dei divi del pop diventa realtà

One-Love-Manchester

One-Love-Manchester

La musica è da sempre la nostra ancora di salvezza. Oggi, più che mai, questa verità diventa certezza assoluta. Lo è in un momento in cui tutto ci sembra oscuro, incerto, annebbiato. Lo è dopo aver visto che nonostante la violenza e il terrore, siamo ancora pronti a riunirci per ballare e cantare tutti insieme. Lo è all’indomani del più grande concerto pop di tutti i tempi che ieri sera ha avuto luogo a Manchester in seguito al terribile attentato che, lo scorso 22 maggio ha spento decine di giovani vite, proprio dopo il live della giovane stella del pop Ariana Grande. In 10 giorni è stato messo su un evento di proporzioni imponenti che ha coinvolto i più grandi nomi della musica “leggera” internazionale per dare un messaggio chiaro e inequivocabile: noi ci siamo e non ci fermeremo. Il concerto, trasmesso in 43 paesi, ha chiamato a raccolta migliaia di spettatori che hanno deliberatamente sfidato la paura e l’angoscia, che hanno voluto godersi ogni attimo di questa celebrazione della vita e della rinascita. Vedere come quella che abbiamo imparato a conoscere e riconoscere come musica semplice, quella che nasce per essere cantata sotto la doccia, per essere ballata con gli amici in discoteca, per essere “cotta e mangiata” in un paio di mesi, si sia trasformata in uno strumento politico fa sinceramente impressione.

One Love Manchester

One Love Manchester

Sul palco di Manchester sono salite le stelle del pop per farsi carico di una nuova responsabilità, per acquisire consapevolezza della propria influenza sulle coscienze, per dimostrare che il pop non è solo finzione e banalità bensì espressione della gioia di vivere nella sua forma più pura. Al centro della scena, la coraggiosa Ariana Grande che ha fortemente voluto tornare sul palco per rispondere in maniera concreta ad uno shock devastante. Al suo fianco Justin Bieber, Miley Cyrus, Niall Horan dei One Direction, le Little Mix, Katy Perry, Pharrell Williams, Usher, Black Eyed Peas, Imogen Heap, i Take That, Robbie Williams, i Coldplay e Liam Gallagher. Non sono mancati i messaggi di sostegno da parte dei più noti personaggi pubblici della musica, dello sport e dell’intrattenimento globale. Il tutto per celebrare la vita, la libertà, la gioia e l’amore.  Non avremmo mai immaginato che ballare, cantare e divertirsi potesse trasformarsi in un atto politico, un atto di protesta e diribellione e invece questo è il punto in cui ci siamo ritrovati. Siamo arrivati a temere per la vita di chi decide di andare a un concerto, a farsi una passeggiata o un semplice viaggio ma, sebbene sarà davvero difficile riuscirci, non potremo darla vinta a chi vuole trasformarci in sudditi del terrore, non potremo abituarci alla morte e all’incertezza. Dovremo, bensì, fare appello a tutte le nostre risorse per ritrovare noi stessi e i nostri simili, stringerci l’uno all’altro e avere cura di noi stessi; qualunque cosa accada.

Raffaella Sbrescia

Il MI AMI Festival fa tendenza tra il glam dei Baustelle e l’hype di Liberato

Un MI AMI FESTIVAL in linea con le tendenze è quello del 2017. Alla luce del grande affollamento registrato lo scorso 26 maggio possiamo tranquillamente affermarlo. A confermarlo le gesta dei protagonisti del palco Dr Martens. La serata è iniziata con il set di Giorgio Poi: una formazione a tre per un pop elettronico di stampo cantautorale. Interessanti le intuizioni e i richiami tra generi, glamour l’effetto vintage della voce, aderenti alla mentalità dei giovanissimi i testi. La proverbiale timidezza di Giorgio non limita l’energia di una performance in crescendo. Da tenere sotto’occhio, soprattutto dopo il successo dell’album “Fa niente”.

Baustelle live @ Circolo Magnolia - MI Ami Festival 2017

Baustelle live @ Circolo Magnolia – MI Ami Festival 2017

Alle 23.15 il main stage s’illumina della brillantezza Made in 70’s dei Baustelle. Snob, antipatici e pessimisti cosmici, secondo Bianconi. Eleganti, ispirati e dannatamente affascinanti, diciamo noi. Sì, affascinanti ma perché? Forse per un evidente contrasto che amalgama le parti: da un lato un emaciatissimo Francesco Bianconi che, nell’esprimere il suo costante disagio, mette in evidenza un animo particolarmente sensibile e insofferente, dall’altro una definitiva fioritura di Rachele Bastreghi: sempre più completa ed empatica con il pubblico. A definire i contorni di questo peculiare insieme, è una formula pop che scava a piene mani dal passato rendendolo assolutamente glamour e attuale. Un’apertura alla musica “leggera” che, in realtà, è solo apparente. Attraverso una scaletta secca e concisa, i Baustelle aprono il tour estivo mettendo in primo piano i brani tratti dall’ultimo album “L’amore e la violenza” senza tuttavia mettere da parte tutti i caposaldi della loro discografia. Non è più il momento di commuoversi nel pieno di qualche crisi di autocommiserazione, adesso è il momento di reagire, di puntare alla discontinuità previa velleità dell’istinto. Il metodo ci viene mostrato dai Baustelle che, attraverso una anticonvenzionale fusione tra sacro e profano, conservano credibilità e autorevolezza.

Video: “Tu t’è scurdat’ ‘e me’

Alle ore 1.22 della notte, il palco Dr Martens raggiunge il picco assoluto di presenze: il motivo è l’annunciato esordio live di Liberato: ormai un vero e proprio caso all’interno dello scenario musicale italiano. Dopo il grande successo di “Nove maggio” e di “Tu t’è scurdat’ ‘e me’”, l’ignoto rapper napoletano di stampo neomelodico, era tra i più attesi ospiti della giornata. Curioso constatare l’hype generato da un linguaggio, una scrittura, una mentalità che solo fino a pochi anni fa, prima del clamore generato dalla serie tv “Gomorra”, fosse relegata ai peggiori quartieri di periferia di Napoli. Di fatto, però, anche i più insospettabili fruitori di musicale del nord Italia si sono appassionati alle tematiche e al dialetto di questo artista di cui si sa sempre meno. Di fatto, a differenza di quanto ci si aspettasse, dopo l’evento al MI AMI Festival è tutto ancora più incerto. Sul palco ieri sera si sono presentati Calcutta, Izi, Priestess e Shablo. Il più credibile dei quattro si è rivelato Calcutta, quindi in molti hanno annunciato la “più grande trollata dell’anno”. La verità, però, è ben altra, i quattro artisti di chiara provenienza non campana, si sono semplicemente prestati all’interpretazione dei testi di Liberato, la cui identità non è ancora stata resa nota. Un’operazione di marketing veramente notevole, con dei numeri già importanti per un progetto appena nato che rilancia un modo di concepire la musica in maniera viscerale. Rimane ora da capire chi o cosa sia Liberato, se gli artisti che hanno partecipato al MI Ami facciano realmente parte del progetto e in che modo. Il mistero continua, intanto il boom mediatico è stato raggiunto.

Raffaella Sbrescia

Talkin’ Guccini: in scena al Menotti un’opera di recupero musicale e antropologico

Talkin' Guccini - Teatro Menotti

Talkin’ Guccini – Teatro Menotti

Portare in scena il repertorio, le atmosfere, i concetti e la mentalità del mondo gucciniano nel 2017 è un gesto eroico, è un atto di preservazione e diffusione culturale, è impresa titanica, è un rischio che vale la pena correre. Il merito è del regista Emilio Russo e del Teatro Menotti di Milano, dove dal 17 al 28 maggio andrà in scena la ripresa di “Talkin’ Guccini”, una full immersion nel mondo del cantautore e scrittore di Pàvana che con le sue parole è riuscito a raccontare e mettere a confronto diverse generazioni. Lo spettacolo è ambientato in una vecchia osteria di Bologna, con i tavolini coperti da cerate a quadretti e caraffe di vino a volontà. La trama della storia è collocata nella calda serata dell’ 1 agosto 1980, alla vigilia della strage alla Stazione di Bologna, sul palco di avvicendano quattro dei tipici personaggi di Francesco Guccini. Speranza, politica, sentimento, nostalgia s’intrecciano in un viaggio fatto di racconti, storie, canzoni e aneddoti. La trama teatrale, a dire il vero, risulta piuttosto esile, a tratti forzata, rispetto ai brani in scaletta. La mancanza di un filo conduttore rende lo spettacolo poco fruibile, a tratti lento. Cosa c’è che non torna? Sicuramente l’innaturalezza di chi ha provato ad incarnare i sentimenti di un’epoca quanto mai distante dal nostro attuale vivere quotidiano. La cura per il dettaglio e le nobili intenzioni non bastano per rendere autentico l’affresco disegnato ma in fondo perchè perdersi l’occasione di provare a capire, conoscere e recuperare la voglia di emozioni semplici e non pretenziose?

Raffaella Sbrescia

TALKIN’ GUCCINI

 di amore, di morte e altre sciocchezze

racconto teatrale tra la musica e le parole di Francesco Guccini

con

Lucia Vasini (Serafina), Andrea Mirò (La Matta), Fabio Zulli (Il Frate), Enrico Ballardini (Vacca d’un cane)

alle chitarre Juan Carlos “Flaco” Biondini

al pianoforte Alessandro Nidi

drammaturgia e regia Emilio Russo

direzione musicale Alessandro Nidi

con la partecipazione di Juan Carlos “Flaco” Biondini

aiuto regia Guenda Goria

scene e costumi Pamela Aicardi

luci Emanuele Rodella

video proiezioni Paride Donatelli

 

 

Samuel alla conquista di Milano: il live all’Alcatraz è una botta di energia

Samuel live ph Riccio

Samuel live ph Riccio

Chissà come ci si debba sentire a salire su un grande palco da solo senza la propria storica band. Magari sembrerà un salto nel vuoto magari sarà una incredibile botta d’adrenalina, sicuramente è una grande prova e denota una irrefrenabile voglia di mettersi in gioco senza se e senza ma. Questo è quanto sta facendo Samuel Romano che proprio ieri sera ha dominato il palcoscenico di un affollatissimo Alcatraz di Milano per la seconda anteprima de “Il Codice della Bellezza tour”. Forte della pluridecennale esperienza acquisita tenendo centinaia di concerti in ogni tipo di location, il cantautore è riuscito a stabilire subito una forte connessione con un pubblico, particolarmente attento a cogliere le nuove sfumature di queste canzoni che, pur conservando il dinamismo, l’energia e l’appeal del mondo dei Subsonica, sono il frutto di un percorso compositivo individuale e per certi versi meno ermetico. Muovendosi con disinvoltura tra electropop, rock e intime parentesi acustiche, destreggiandosi tra pianoforte, chitarra e ukulele, Samuel è riuscito a delineare in maniera nitida i contorni di questa nuova dimensione artistica che lo espone a 360 gradi. Ad accompagnarlo in quest’avventura ci sono due suoi amici di vecchia data, ovvero il batterista Christian “Tozzo” Montanarella dei Linea77 e il tastierista Alessandro Bavo degli LNRipley. Breve cammeo anche per Riccardo Onori, storico chitarrista in forze nella band di Jovanotti.

Ad “arredare” il palco, tre postazioni musicali su pedane cilindriche, un caleidoscopio di luci e dei suggestivi visuals realizzati ad hoc. In scaletta, tutti i brani tratti dall’album solista di Samuel ma non solo; il cantautore ha voluto dare una nuova veste alcuni brani scritti per altri artisti come “Costa poco” degli Stylophonic e “Grande sole” di Giuliano Palma. A sorpresa c’è spazio anche per un brano inedito, inzialmente scartato dalla tracklist ufficiale del disco: «Credevo tantissimo nella forza di questa canzone – spiega Samuel – il testo racconta proprio il mio ultimo anno e descrive tutti i dubbi che avevo nell’intraprendere una strada sconosciuta. Il brano si chiama “Il rischio” e stasera ve la faccio ascoltare quasi in anteprima». Come molti si aspettavano e, forse, speravano, Samuel ha voluto proporre in acustico anche una manciata di alcuni brani meno noti del repertorio dei Subsonica ai quali si sente molto affezionato: si tratta di “Lasciati”, tratto dall’album “Microchip Emozionale” e “Dormi” tratto da “Terrestre”. Chiusura pirotecnica con “Momenti di noia”, la titletrack “Il codice della bellezza” e la ripresa, a sorpresa de “La statua della mia libertà” (singolo scritto con Jovanotti, attualmente in rotazione radiofonica). Il bilancio, per concludere, è chiaramente positivo: la calda sensualità della sua potente voce, la carica energetica di quella formula strumentale capace di racchiudere le sfumature più calde e metallose, la fragilità di parole che in punta di piedi riescono a traforare il cuore, sono le armi vincenti con cui Samuel può affrontare e sfidare il mondo anche da solo.

 Raffaella Sbrescia

Il primo tour da solista di Samuel ripartirà con un’altra speciale anteprima il 27 giugno a Roma (Postepay Sound Rock in Roma), per poi proseguire tutta l’estate con una serie di appuntamenti che si inseriscono nelle line up dei Festival più importanti d’Italia: 7 luglio Paratico – BS (Albori Festival)8 luglio a Genova (Goa Boa festival)15 luglio a Collegno – TO (Flowers Festival)20 luglio a Cervignano – UD (Onde Mediterranee Festival), 13 agosto a Santa Cesarea Terme – LC (Cube Festival)31 agosto a Mantova (Mantova Arte e Musica) 1 settembre a Treviso (Home Festival).

 

In autunno, inoltre, Samuel partirà con la leg europea de IL CODICE DELLA BELLEZZA TOUR debuttando il 19 ottobre aParigi (La Bellevilloise), per poi esibirsi nei più importanti club delle principali capitali europee: il 20 ottobre a Bruxelles (VK), il 22 ottobre a Londra (02 Academy Islington), il 23 ottobre a Dublino (Opium Rooms), il 24 ottobre ad Amsterdam (Sugar Factory), il 25 ottobre a Barcellona (Bikini).

 

Levante: Nel Caos tour 2017. Il cuore in primo piano

Levante - Nel Caos di Stanze Stupefacenti - tour ph Kimberley A. Ross

Levante – Nel Caos di Stanze Stupefacenti – tour ph Kimberley A. Ross

Bisogna partire dal cuore, sempre e comunque dal cuore. Questo è quello che Levante ha sempre messo in gioco nelle sue canzoni. Questo è proprio quello che si sente quando si prende parte ad un suo concerto, sempre più simile ad una sorta di celebrazione dei sentimenti. Questo è quanto emerso durante l’ultima data del suo “Nel Caos di stanze stupefacenti tour” all’ Alcatraz di Milano. Tutto è stato molto chiaro fin dal prologo introduttivo: cadere per poi rialzarsi serve per diventare più forti, più consapevoli, più pronti. E così è Levante: pronta, forte, versatile, trascinante. Lei, capace di passare da un pezzo piano e voce come “Caos” (intro del disco) al vorticoso “Non me ne frega niente” mette in luce le sue mille sé senza filtri, senza timore, senza apparenze. Così come aveva predetto, il suo live rispecchia la carica delle canzoni pubblicate nel suo ultimo album: batterie, ritmica e elettronica spadroneggiano sul palco anche se sono i momenti acustici che arrivano dritti allo stomaco. Ma procediamo con ordine: in apertura cinque cartucce importanti: “Le mie mille me”, “Non me ne frega niente”, “Le lacrime non macchiano”, “Ciao per sempre” e “1996 La stagione del rumore”. La risposta del pubblico è subito caldissima rendendo istantaneamente l’idea dello stretto rapporto che Levante ha saputo costruirsi con “la sua gente”.

Levante - Nel Caos di Stanze Stupefacenti - tour ph Kimberley A. Ross

Levante – Nel Caos di Stanze Stupefacenti – tour ph Kimberley A. Ross

Il ritmo è serrato: “Sbadiglio”, “Cuori d’artificio” e “Diamante” sono l’intermezzo prima del clou acustico: “La scatola blu”, “Non vuoi stare bene” ma soprattutto “Abbi cura di te” cantata completamente a cappella da Levante e dal suo pubblico. Migliaia di voci all’unisono per quello che potrebbe essere considerato un mantra per anime allo sbaraglio. La ritmica si rifà prepotente sulle note di “Duri come me”, “Memo” e “Di tua bontà” fino agli immancabili bis: si va da “Alfonso” a “Io ti maledico” fino a “Gesù Cristo sono io” e alla conclusiva “Caos” (outro). Un percorso lineare la carriera di Levante che, negli anni, ha lottato per vivere e realizzare il suo sogno. Lei, che si è conquistata stima e credibilità a suon di pane e concerti, oggi riscuote il meritato successo senza dover rendere dazio a nessuno. Emblema di forza, tenacia, eleganza e intraprendenza, la cantautrice siciliana si è ritagliata uno spazio destinato a crescere grazie alla capacità di leggere, tradurre e semplificare il caos che accartoccia i nostri cuori malmenati da tempi e costumi incomprensibili.

Raffaella Sbrescia

Caos Monologo
Le mie mille me
Non me ne frega niente
Le lacrime non macchiano
Ciao per sempre
1996
Io ero io
Mi amo
Sbadiglio
Cuori d’artificio
Diamante
Lasciami andare
Contare fino a 10

La scatola blu (acustica)
Non stai bene (acustica)
Abbi cura di te (acustica)

Duri come me
Memo
Di tua bontà

Bis.
Alfonso
Io ti maledico
Gesù cristo sono io

CAOS outro

De Andrè canta De Andrè: Cristiano a confronto con Faber. Filologia sì, ma senza reverenzialismo

Cristiano De Andrè live "De Andrè canta De Andrè" - Teatro Nazionale - Milano

Cristiano De Andrè live “De Andrè canta De Andrè” – Teatro Nazionale – Milano

Dei tre spettacoli live che Cristiano De Andrè ha dedicato al repertorio di suo padre Fabrizio, questo è quello più bello per una semplice ragione: la piena consapevolezza delle intenzioni e dei mezzi. Cristiano ha assemblato una scaletta che gli calza a pennello, ha voluto mettere in evidenza l’attualità di canzoni senza tempo con l’obiettivo di stimolare l’anima, quella che tendiamo a lasciare chiusa a chiave in un cassette per proteggerci da questi mala tempora. Quello di “De Andrè canta De Andrè” è un progetto che Cristiano sposa ogni cinque anni intervallandolo con progetti individuali. Il prossimo dicembre tutti questi progetti dedicati alle opere parterne saranno racchiusi in una confezione cofanetto comprensiva dei due dischi datati 2009 e 2010. Un’opera nell’opera è andata in scena la scorsa sera sul palco del Teatro Nazionale di Milano: Cristiano De Andrè ha riportato in scena brani noti e meno noti del celebre Faber arricchendoli con il proprio contributo musicale. Esteticamente belli e tecnicamente curati i nuovi arrangiamenti con cui il cantante ha voluto vestire i cimeli dell’indimenticabile cantautore genovese.

Impegnato nella realizzazione di un suo album di inediti atteso per il 2018, il cantautore genovese, classe 1962, ha proposto diverse chicche in scaletta, tra tutte citiamo: “Canzone per l’estate”, brano che Fabrizio compose con De Gregori celebrando l’incontro della sua lirica con l’ermetismo degregoriano. Bella anche la nuova versione di “Una storia sbagliata” dedicata a Pierpaolo Pasolini. E poi, ancora, “La Guerra di Piero”, “Via Del Campo”, “Amore che vieni, amore che vai”, “Il bombarolo”. “Questa tourneè è come una sorta di medicina per l’anima, in questo tour racconto tanti aneddoti del passato mescolando poesia e musica. Molti giovanissimi si stanno avvicinando alle canzoni di mio padre e questo passaggio di testimone generazionale è la cosa più bella e più concreta che io possa fare. Spero di riuscire a portare queste canzoni anche in Europa e Oltreoceano”, aveva raccontato Cristiano De Andrè durante la conferenza stampa di presentazione del tour e, in effetti, così è. “Non ci sono canzoni di mio padre che non voglio fare, ho solo scelto i brani che si adattassero meglio a questo tipo di sound. Il prossimo progetto riprenderà le canzoni d’amore che ancora non ho avuto modo di prendere in considerazione. Gli arrangiamenti avranno una veste più classica e ci sarà la presenza di un’orchestra. All’inizio di questo percorso avevo molta paura, temevo che mi sarebbero arrivare sassate da ogni dove invece non è successo e questo mi spinge a lavorare ancora più alacremente per fare al meglio questo lavoro di recupero”, ha spiegato Cristiano De Andrè. “Il mio approccio è quello di rispetto e autocritica. Affronto grandi opere, mi metto di fronte a qualcosa di davvero alto e cerco di farlo da diverse angolazioni. Sono stato attento a non lasciare nulla al caso anche se ogni volta mi scopro sorpreso nel trovare sempre qualcosa di nuovo in queste canzoni. Trovo cose che non avevo capito o qualcosa nascosto tra le righe. Oggi capisco davvero con quanta meticolosità scrivesse mio padre”.

Cristiano De Andrè live "De Andrè canta De Andrè" - Teatro Nazionale - Milano

Cristiano De Andrè live “De Andrè canta De Andrè” – Teatro Nazionale – Milano

Comunque, recupero filologico a parte, Cristiano De Andrè è stato capace di interpretare con coerenza e rispetto le canzoni del padre ma senza essere reverenziale, da bravo polistrumentista allievo di Mauro Pagani, il cantautore ha conquistato il pubblico con l’uso di diversi strumenti spingendosi fin quasi nel territorio della world music. Bravi anche i suoi musicisti, ai quali è stato lasciato ampio spazio con lunghi e appassionati momenti di solo.

Raffaella Sbrescia

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