Ludovico Einaudi al Teatro Dal Verme di Milano: 10 concerti per dare lustro all’avanguardia

Ludovico Einaudi live @ Teatro dal Verme - Milano

Ludovico Einaudi live @ Teatro dal Verme – Milano

10 concerti, un solo e unico obiettivo: la fascinazione del pubblico. Ludovico Einaudi, pianista celebre nel mondo, sempre più performer, sceglie Milano, e più precisamente il Teatro Dal Verme, per un festival che abbraccia la musica contemporanea trasformando il suo concerto in un imperdibile happening.

Fondamentali i compagni di viaggio che lo accompagnano sul palco sfoggiando esperienza e maestria: Federico Mecozzi (violino), Redi Hasa (violoncello), Alberto Fabris (basso elettrico, live electronics), Francesco Arcuri (chitarra, percussioni), Riccardo Laganà (percussioni) sono i musicisti che in questo tour fanno la differenza maneggiando gli strumenti in modo versatile e ipnotico. Ma partiamo dall’inizio, Ludovico Einaudi non lascia nulla al caso. Installazioni di luce all’esterno e all’interno del teatro, booklet in cui illustra la novità degli appuntamenti milanesi: ogni sera con lui un duetto con artisti e gruppi appartenenti a scenari musicali anche molto distanti dal suo. Un momento sperimentale per provare ad approdare verso nuovi lidi cognitivi, per lasciarsi trasportare dall’ebbrezza dell’incontro estemporaneo. Lo scorso 10 dicembre, ad esempio, l’ospite è stata Kazu Makino, cantante e musicista giapponese in forza al gruppo musicale statunitense Blonde Redhead, protagonista di un reading incentrato sul potere del simbolismo minimalista. Confini, ombre e chiaroscuri si sono alternati ai brani proposti da Einaudi per un momento di grande concettualismo.

La scelta di Milano non è un caso, Einaudi ama mettersi alla prova, lo sperimentalismo è parte integrante della propria cifra stilistica per cui l’impudente voglia di osare è l’imperativo alla base di questa nuova tornata di concerti.

La scaletta scelta per “Dieci notti” è molto più asciutta e nervosa dei tour precedenti. I saliscendi emotivi mettono lo spettatore nella condizione di mantenersi attento, il risalto lasciato ai singoli strumenti non decolora il centralismo del pianoforte che dirige il gruppo. L’atmosfera, sofisticata e rarefatta, trasforma anche i visuals in componenti attivi dell’atto artistico. “Petricor”, “Four dimensions”, “Logos” ma soprattutto “Experience” e “Choros” sono i fiori all’occhiello del repertorio di Ludovico Einaudi che anche in questa occasione non delude le aspettative del pubblico più ricercato ed esigente. Per gli incontentabili l’appuntamento è ogni sera nella sala piccola del Teatro Dal Verme: alle 23.00 in punto ciascuno degli artisti che ha duettato con Einaudi durante il main act ha la possibilità di esibirsi l’indomani in un secret show. Il mood è quello di un club, un priveè a cui accedere con aria sorniona e volutamente inconsapevole. Uno spazio riservato a sole 200 persone. L’occasione è di quelle ghiotte: artisti del calibro di Jozef van Wissem, Ballake Sissoko, Ronald e Robert Lippok, in particolare, portano in scena il meglio dell’avanguardia sperimentale contemporanea. Il concetto alla base di questa idea luminosa è la visione della musica come potente motore aggregante; ultimo baluardo della creatività, dell’azzardo, della libertà.

Raffaella Sbrescia

Paola Turci live al Teatro degli Arcimboldi di Milano brilla di luce propria.

Paola Turci live @ Teatro Arcimboldi - Milano

Paola Turci live @ Teatro Arcimboldi – Milano

Quando un’artista emana tanta energia da diventare carismatica c’è da prestare doppiamente attenzione per qui il meccanismo che si innesca è simile ad una magia. Questa è quella che crea Paola Turci quando entra in contatto con il suo pubblico. La riprova l’abbiamo avuta ieri sera, in occasione del suo concerto al Teatro degli Arcimboldi di Milano. Del resto questo Secondo Cuore tour sta rappresentando per Paola, l’occasione perfetta per portare tutto il suo bagaglio artistico e personale sul palco.

«Buonasera Milano, che sogno! Questa è la mia prima volta in questo luogo sacro. Mi sento una bambina con il suo gioco più bello. Mi piacerebbe se stasera, il vostro secondo cuore, quello che contiene le emozioni più intime, più forti, più coinvolgenti, potesse battere allo stesso ritmo del mio. Buon concerto a tutti voi!». Questo è il benvenuto di Paola Turci che, fasciata in un sensuale abito color oro, si muove libera e sinuosa sul palcoscenico che, privo di scenografia, mette in risalto solo e soltanto lei.

Brilla di luce propria Paola che, sulla lunga scia del grande successo ottenuto in questo ultimo anno, mette in scaletta tanti dei brani contenuti nel suo ultimo album ma regala nuova vita anche ai successi del passato. Nuovi arrangiamenti, sfumature più corpose donano fluidità al concerto che scorre via leggero e coinvolgente. Da Off-Line a La vita che ho deciso, La prima volta al mondo, Combinazioni passando per Volo così e Attraversami il cuore, Paola Turci mette in risalto i pensieri vibranti, appassionati, contraddittori di una donna affamata di vita, di sogni, di passione autentica.

Verace e ispiratissimo Ma dimme te, il brano con cui Paola Turci ha riscoperto le proprie radici: «Conosco molto bene Milano, ci ho vissuto quasi più che nella mia Roma. Ho cantato in molti dialetti ma mai nel mio – spiega Paola Turci al pubblico- scrivendo questa canzone, ho riattivato le mie radici, ho realizzato il ritratto di una donna ispirata ad Anna Magnani; una donna tosta davvero, testarda, capocciona e sicura di se stessa in tutto tranne che in amore».

Per il cambio d’abito, Paola opta per i pantaloni e un top sfavillante: è il momento di suonare la chitarra. Un connubio catartico per la cantante che, effettivamente, in versione intima, quasi unplugged, riesce a dare il proprio massimo. La voce è nitida, potente, estesa. Le parole fluttuano, i pensieri elaborano sogni; ecco l’incanto.

Tra le cover più belle e più ispirate, c’è da segnalare l’intensa versione di “Dio, come ti amo” (scritta da Domenico Modugno): «Quando suono la chitarra mi viene voglia di cantare tantissimi brani, un po’ come quando sono con amici. Ho sempre tante canzoni in testa ma mi ritrovo sempre a cantarne una in particolare, la considero la più forte e la più bella tra le dichiarazioni d’amore musicali esistenti» – precisa Paola Turci prima di cantarla.

Piccola canzone d’amore è, invece, quella dolce e tenera composizione che dà l’avvio all’ultima parte del concerto in cui spiccano Questione di sguardi, Bambini e l’immancabile Fatti bella per te, il brano che ha segnato in modo inderogabile l’inizio di un nuovo percorso che ha reso Paola Turci finalmente libera, felice, ammaliante.

Raffaella Sbrescia

Antropocene. Dall’uomo alla macchina all’uomo. Il nuovo spettacolo di Marco Paolini

Marco Paolini - Antropocene - Romaeuropa Festival

Marco Paolini – Antropocene – Romaeuropa Festival

Come cambia la qualità e la dimensione del rapporto interpersonale nell’era tecnologica? L’incipit fu il Tamagotci. Questo piccolo animaletto di cui bisognava prendersi cura, diversamente sarebbe morto. E la strage di pulcini che ne seguì, avrebbe dovuto costituire un monito, invece…..invece oggi dialoghiamo con le macchine. Immaginate una mattina, vi alzate, vi mettete al PC, non c’è rete. Chiamate il vostro operatore di riferimento, cominciate a dialogare con lui, e alla fine questo vi dice che siete l’ultimo cliente che ha accesso al servizio. La rete sta morendo. Fuori è un mondo diverso. Fuori è un mondo difficile, senza le comodità cui ci siamo abituati in questi anni….rete, informazioni a portata di mano, memoria aggiuntiva, dati, dati dati……dati che non si perdono, ma che si estinguono con la rete. E tu non puoi più recuperarli. Come quando ti chiudono una casella di posta elettronica a pagamento, a tradimento.

Marco Paolini - Antropocene - Romaeuropa Festival

Marco Paolini – Antropocene – Romaeuropa Festival

L’uomo Marco Paolini, il suo recitare pungente e coinvolgente, al punto da strappare spesso applausi a scena aperta), e la Macchina Frankie Hi-nrg mg, autore dei testi rap, il primo rapper di successo di cui l’Italia ha memoria, che ancora coniuga il rap ad un tessuto musicale sofisticato e complesso. L’Uomo e la Macchina. Soli, nufraghi….disperatamente ancorati l’uno all’altra….Ed ecco che nasce l’ Antropocéne. Chi è l’Antropocéne? L’antropocéne è “l’abitante dell’era più cool della storia del pianeta” (cit.). Disperato, ansioso, frettoloso, preoccupato non tanto della propria salvezza, del proprio rischio di estinzione, ma della salvezza degli oggetti che gli sono più cari. Perché rappresentano tutte quelle comodità cui dovrà rinunciare, nel momento in cui si estingueranno. In un’ora, sessanta minuti che sembrano venti anni, si prendono le distanze da un destino tecnologico, e si intraprende un percorso totalmente ignoto.

Marco Paolini - Antropocene - Romaeuropa Festival

Marco Paolini – Antropocene – Romaeuropa Festival

Smarrito l’uomo…..smarrita la macchina. E uomo e macchina, in questo vorticoso evolversi delle cose, una sorta di post big bang, tra aggregazione e disgregazione, si prendono per mano e si accompagnano. Il primo per non cambiare, la seconda per non morire. Il tutto sulle note di un intensa “Passione laica”, che fonde temi musicali attuali con musica barocca, in un risultato minimalista, moderno ma non incomprensibile, nemmeno ad un orecchio profano. Uno spettacolo da vedere, come tutti quelli di Marco Paolini. Coinvolgenti e spesso traumatici, nella loro essenziale drammaticità, espressa con sottile ironia. Caratteristica di un teatro di impegno civile, che, ahimé, si sta estinguendo, esattamente come la rete.

GR

Marco Paolini - Antropocene - Romaeuropa Festival

Marco Paolini – Antropocene – Romaeuropa Festival

Marco Paolini - Antropocene - Romaeuropa Festival

Marco Paolini – Antropocene – Romaeuropa Festival

 

Blue Man Group: il debutto in Italia è da non perdere

BMG_paintdrum_b

BMG_paintdrum_b

Il futurismo interattivo del progetto Blue Man Group è finalmente sbarcato in Italia dopo aver conquistato entusiastici consensi in tutto il mondo. Da ieri e fino al 19 novembre, gli iconici tre artisti dalla pelle blu saranno al Teatro Arcimboldi di Milano per poi proseguire al Teatro Politeama Rossetti di Trieste. Seguendo il filone della spettacolarizzazione dei cinque sensi, i nostri beniamini, ormai a pieno titolo anche nel cast stellare del Cirque du Soleil, hanno messo in scena uno spettacolo vivo, colorato, stupefacente ma soprattutto interattivo. Insieme fin dal 1991, Matt Goldman, Phil Stanton e Chris Wink, hanno messo a punto uno show completo, innovativo e in grado di veicolare messaggi pregni di significato. Ironia e sarcasmo, arte, recitazione, musica, poesia, tecnologia d’avanguardia, scienza, visuals di grande impatto e valanghe di colore hanno scandito una festa sensazionale. Accompagnati da una vigorosa band dal vivo, i Blue Men hanno divertito, commosso, stupito il pubblico con effetti speciali di ogni genere: su tutti gli spettacolari Paint Drums che hanno inondato di colore il palco. Unico neo: ci si aspettava qualche colpo di scena in più nella “splash zone”, ovvero l’area delle prime file di platea dove gli spettatori hanno ricevuto in regalo poncho impermeabili per resistere alle esplosioni di colore provenienti dal palco.

Blue Man Group - Milano

Blue Man Group – Milano

Ad ogni modo lo spettacolo nello spettacolo c’è stato comunque con un live painting a sorpresa: protagonista di questo momento, un “malcapitato” spettatore appeso a testa in giù, completamente riempito di colore e spinto contro una tela bianca per diventare egli stesso un’opera d’arte che alla fine gli è stata addirittura regalata. Il punto forte del Blue Man Group sta nella multicanalità della comunicazione anche se è sul piano musicale, in particolar modo quello percussivo che i tre alieni americani posso vantare la migliore competenza. Molto suggestiva l’atmosfera da club che ha rappresentato la ciliegina sulla torta di un happening artistico completo e trasversale che non conosce differenze culturali, razziali, religiose. Una bella lezione di gioiosa convivenza all’insegna della creatività e dell’allegria.

Raffaella Sbrescia

È attiva una speciale promozione riservata agli studenti universitari e alle famiglie, valida per tutte le date e tutti i settori. È possibile acquistare la Promo Family sul sito di TicketOne, mentre è disponibile presso il Teatro Dal Verme e il Teatro degli Arcimboldi di Milano la speciale promozione per gli studenti universitari, con biglietti al prezzo di 20 euro.

 Video: Blue Man Group

 

BIGLIETTI IN PREVENDITA SU TICKETONE.IT

 

MILANO, Teatro degli Arcimboldi

Da domani al 19 novembre 2017 – Biglietti da € 33,00 a € 60,00

 

TRIESTE, Teatro Politeama Rossetti

Dal 22 al 26 novembre 2017 – Biglietti da € 28,00 a € 72,00

“L’Altissima luce” del 1200 a nuova vita con Paolo Fresu per JazzMI.

Paolo Fresu - JazziMI- Hangar Bicocca

Paolo Fresu – JazziMI- Hangar Bicocca

Il grande jazz torna a Milano in occasione della seconda edizione del Festival JazzMI. Tra gli eventi apripista abbiamo voluto seguire l’atteso concerto di Paolo Fresu, tenutosi all’Hangar Bicocca, in occasione della prima uscita mondana del progetto intitolato “Altissima Luce”. L’operazione, annoverabile ad un prestigioso studio di recupero e trasmissione di filologia romanza, muove i passi da manoscritti appartenenti alla produzione musicale paraliturgica del periodo storico compreso tra il 1270 e il 1290. Sede dei ritrovamenti: Cortona. Il documento duecentesco acquisisce dunque nuova vita e lo fa in un contesto in cui la modernità vive e pullula fermentando giorno dopo giorno. L’ex polo industriale di Sesto San Giovanni si fa sempre più fucina culturale e così, tra i sette palazzi celesti di Anselm Kiefer, Paolo Fresu ha ridato vita a composizioni dal fascino senza tempo. Insieme a Daniele Di Bonaventura, Marco Bardoscia, Michele Rabbia e l’Orchestra da Camera di Perugia e con il Coro Armonioso Incanto diretto da Franco Radicchia, Paolo Fresu ha voluto mettere in evidenza l’estetica e la singolarità di melodie, suoni, testi e creazioni auliche, concepite per rendere lode a San Francesco ma anche e soprattutto, per mettere in piedi un primo repertorio che facesse da riferimento per la storia della musica occidentale. Le 13 delle 66 lodi contenute nel Laudario di Cortona illuminano lo spirito e richiamano l’immaginazione alle atmosfere di colonne sonore cinematografiche. Su tutti corre alla mente il film premio Oscar “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino. Il prestigio dato dall’antichissima eredità raccolta da Paolo Fresu si nutre, dunque, dei voluttuosi virtuosismi ai fiati, agli archi e alle percussioni, al fine di cesellare un ritratto sonoro molto strutturato ma di grande empatia comunicativa.

Raffaella Sbrescia

Video: Paolo Fresu – Hangar Bicocca – JazzMI

Kasabian live a Milano: una deflagrazione di energia

kasabian

Dopo la breve ondata di concerti italiani estivi, i Kasabian sono tornati nel bel Paese per l’unica data invernale al Mediolanum Forum di Milano. Per avere un’idea precisa di quello che può essere un concerto della band di Leicester dal vivo, immaginatevi una deflagrazione di energia, una liberazione fisica e mentale da etichette, paletti e pregiudizi. La musica dei Kasabian è una valvola con sfiatatoio, un modo per catapultarsi una dimensione vibrante e divertentissima. Spacconi, irriverenti, disinvolti e davvero affiatati tra loro, Tom Meighan e Serge Pizzorno sono i traghettatori di uno show spassoso e privo di momenti morti. L’intro del concerto è affidata alle note di pucciniane di “Nessun dorma” ma l’omaggio all’Italia non finisce qui: l’Inno di Mameli prima di “Days Are Forgotten” e i numerosi ringraziamenti in Italiano rendono ragione alle origini tricolori di Pizzorno. In scaletta pezzi fortissimi a cui non abbiamo saputo resistere: “Club Foot”, “LSF”, “Underdog”, “Empire” e “Eez-Eh” (la cui coda ha omaggiato “Around The World” dei Daft Punk. Immancabile la bella versione acustica di “Goodbye Kiss” e la rara “Man Of Simple Pleasures”. Tra le più ballate anche  “Bless This Acid House” e “You’re in Love With a Psycho” e “Ill Ray (The King)”, tratte dall’ultimo album “For Crying out loud”.

Video: Goodbye Kiss

  Al concerto dei Kasabian non è raro vedere gente pogare, non c’è stato tempo per tenere il telefono in mano perchè era più divertente ballare, sudare, dimenarsi con gli amici e viversi un momento di scanzonata e benefica leggerezza. A discapito dei miscredenti e di coloro che amano screditare la band britannica, c’è da spezzare una lancia a favore della ricerca che i Kasabian compiono in fase compositiva: i loro brani prendono spunto dai modi di dire e dalle espressioni dello strato sociale suburbano, prendono ispirazione dalla struttura Motown, lasciano piccoli ma percettibili spazi a echi morriconiane, riescono a fare in modo che la modulazione sonora degli arrangiamenti si mantenga godibile per l’intera durata delle loro canzoni. In sostanza dunque, partecipare ad un loro concerto è stato come liberarsi di paranoie mentali e buttarsi in un calderone di amabilissima gaiezza.

Raffaella Sbrescia

Video: Kasabian live

Colapesce sfida se stesso con “Infedele”. La recensione del disco

Colapesce - Infedele

Colapesce – Infedele

Un disco breve e quanto mai vario. “Infedele”, il nuovo album di Colapesce (etichetta 42 Records) è una digressione musicale di tipo alto, un progetto strutturato su più livelli in cui l’artista si mette in gioco lasciandosi avvincere dalla fascino stimolante della sfida. Proprio così, Colapesce mette sul piatto i suoi ascolti trasversali travasandoli in otto canzoni che profumano di moderno e antico al contempo. La sua vita prende forma attraverso metafore, sottili giochi di parole, strofe e ritornelli che, muovendosi a cavallo tra la Sicilia e Milano disegnano in maniera nitida i contorni di un’anima inquieta, curiosa, turbinosa quindi “infedele”.

Il disco si apre con “Pantalica”, un brano ispirato ad una necropoli vicina a Solarino, un luogo atavico che da secoli trasuda fascino. Il brano, venuto fuori di getto, riassume a grandi linee la vita di Colapesce e rapisce subito l’ascolto grazie ad una chiusura strumentale ossessiva e ancestrale sulle note free jazz del sax di Gaetano Santoro.  La tracklist prosegue con “Ti attraverso”, primo nato del disco, basato su una frase che ha fatto da input per tutto il resto: “Ho fatto come volevo, erano strade diroccate piene di Buttane e va bene così”. Acclamata come hit del disco “Totale”, scritta insieme ad Antonio di Martino, pone Colapesce sul piano del cantautore che sa scrivere un godibilissimo pop in grado di scardinare ogni certezza. I richiami ancestrali proseguono con “Vasco da Gama”: un suggestivo arpeggio introduce un racconto nostalgico, a tratti onirico: il protagonista fa da tramite con il mondo marino, da sempre fonte di sogni.

Video: Totale

Si prosegue con l’impianto classico di “Decadenza e panna”: anche in questo caso si tratta di un brano pluridimensionale che parte dalle risate di una comedy e si evolve seguendo le linee del folk. Esilarante il testo di “Maometto a Milano”: qui la narrazione del disagio è di grande impatto, stona con il resto, disturba quasi l’ascolto costringendoci a fare i conti con una risoluzione individuale tutt’altro che compiuta.

Affascinante anche il contrasto sonoro di “Compleanno”: la fanfara va a braccetto con la musica da club, il passato pare ormai alle spalle ma ecco piombarci addosso la frammentazione spirituale di “Sospesi”: autoscatto cantautorale così indefinito e preciso al contempo da lasciarci praticamente senza fiato.

Raffaella Sbrescia

Alda Merini – Il concerto: il viaggio musicale di Giovanni Nuti preserva il patrimonio letterario della poetessa

Fabio Concato, Lucia Bosè e Giovanni Nuti @ Teatro Dal Verme

Fabio Concato, Lucia Bosè e Giovanni Nuti @ Teatro Dal Verme

Dentro, con e per Alda Merini. Il viaggio musicale concepito da Giovanni Nuti attraversa il corpo, lo spirito, la memoria, lo scopo della vita di una poetessa che saputo mettere nero su bianco contrasti, gioie e paure, amori, incubi, certezze e perplessità andando ben oltre la realtà contingente. All’interno del cofanetto “Accarezzami musica”, messo in scena per la prima volta lo scorso 20 ottobre al Teatro dal Verme di Milano, il repertorio poetico di Alda Merini si è trasformato in materiale musicato, acquisendo, di fatto, una nuova e, chissà, forse più ricca, veste. Il progetto, contenente quasi tutta la produzione di Alda Merini realizzata insieme a Giovanni Nuti con l’intervento di altri numerosi artisti, ha portato sul palco del teatro milanese numerosissimi ospiti: Fabio Armiliato e il coro dei Piccoli Cantori di Milano, Omar Pedrini, Grazia Di Michele, Daniela Poggi,  Lucia Bosè, Carla Fracci, Rita Pavone, Fabio Concato, Marco Ferradini, Andrea Mirò, Dario Gay e la bravissima Monica Guerritore, già affascinannte protagonista dello spettacolo intitolato “Mentre rubavo la vita”.

Nell’intento di celebrare l’arte, intesa come bellezza nella sua accezione più pura, l’emozionatissimo Giovanni Nuti ha messo più volte l’accento sugli aspetti più intimi e più preziosi della personalità e della vita di Alda Merini, lasciando vivo tutto l’impatto emotivo che certi racconti hanno lasciato nel cuore di chi ha partecipato alla serata benefica a favore dei City Angels.

Chissà quanto sarebbe stata amata Alda Merini oggi che i pregiudizi la fanno da padrone, oggi che si esalta tanto l’emancipazione ma i moralismi distruggono ancora la vita di molti. Lascia stupefatti pensare che lei ha anticipato i tempi di decenni, rincuora il fatto che ci sia ancora chi come Nuti, negli ultimi 16 anni, si è fatto fortunatamente carico di tramandare il suo tesoro letterario alle nuove generazioni così disabituate all’ascolto, alla conoscenza, alla fame di emozioni autentiche e durature.  La sensualità fascinosa di un tormento tanto profondo quanto prolifico ci lasciano con l’incanto di chi ha capito il valore di una sensibilità così rara e ne apprezza ogni singola sfumatura.

Raffaella Sbrescia

Dee Dee Bridgewater live al Blue Note Milano: il soul in carne e ossa

Dee Dee Bridgewater live - Blue Note Milano

Dee Dee Bridgewater live – Blue Note Milano

Che siate degli appassionati del genere o semplicemente conosciate Dee Dee Bridgewater per la sua fama ormai decennale, credo che pochi di voi hanno avuto la fortuna di assistere un suo concerto dal vivo. Reduce dalla partecipazione alla performance live della leggendaria Bridgewater al Blue Note di Milano, posso tranquillamente affermare che concerti così siano annoverabili tra le esperienze illuminanti della vita.

Perché dico questo? Ve lo spiego subito: Dee Dee Bridgewater è quel classico esempio di personalità iconica che è diventata tale perché fedele ai propri valori, ad un modo di concepire la musica, la vita e i rapporti umani in modo appassionato, autentico, verace; il tutto mantenendo uno standard qualitativo eccellente.

Seguendo la scia di successo riscontrato dall’album “Memphis I’m Ready”, ispirato alla città dove vive, Dee Dee Bridgewater ha portato sul palco la vibrante energia del soul e del blues, celebrando, tra l’altro, le più grandi leggende viventi che hanno fatto la storia di questi generi musicali brulicanti di fascino.

Per chi si era abituato ad ascoltarla nella sua veste jazz, il suo nuovo repertorio comprensivo di “Don’t Be Cruel” di Elvis e “Hound Dog” lanciata da Big Mama Thornton e “The Thrill Is Gone” di B.B. King sarà risultato quanto meno sorprendente.

Mi rendo conto che vi risulta difficile immaginare l’emozione provata ad ascoltare la voce di una donna che ha vissuto sulla propria pelle tanti passaggi importanti della storia della musica nonché tanti cambiamenti storico a livello socio –culturale, ma vi posso assicurare che sentirla raccontare aneddoti di vita vissuta al fianco di vere e proprie leggende, in momenti e luoghi completamente diversi dai nostri, vi avrebbe fatto sentire come parte attiva di un vecchio film ambientato in un fumoso club americano.

Che peccato sapere che serate così rappresentano l’eccezione, che peccato vedere che questo tipo di grinta, di feroce energia si stiano inesorabilmente estinguendo.

Scatenata, incontenibile, sensuale, quasi scandalosa, Dee Dee Bridgewater è avulsa da qualunque luogo comune, usa tutto il suo corpo per esibirsi e comunicare nella maniera più intensa possibile. Il suo scat ha letteralmente incendiato il pubblico del Blue Note; per tutti questi motivi sfido chiunque a resisterle.

 Raffaella Sbrescia

“E’ tutto da vedere”: l’arrivo di una nuova vita in scena con Martino Corti e Vanessa Korn

Martino Corti e Vanessa Korn in scena per "E' tutto da vedere"

Martino Corti e Vanessa Korn in scena per “E’ tutto da vedere”

“E’ tutto da vedere”, da vivere, da condividere. Il nuovo spettacolo (di e con Martino Corti e Vanessa Korn), produzione “Cimice” (www.cimicerecords.it), in scena allo Spazio Avirex Tertulliano di Milano fino al 29 ottobre, è una sorprendente montagna russa di emozioni. Buio. Silenzio. Sguardi persi nel vuoto ed ecco la svolta: Martino e Vanessa scoprono di aspettare un bambino e via alle inquietudini, ai turbamenti, le paure, l’ansia, la gioia, l’incertezza, lo stupore, l’incredulità. Martino racconta la trasformazione da figlio in padre mettendo in scena tutto l’amore possibile, Vanessa incarna le vesti di una donna tanto fragile quanto matura per far fronte al cambiamento più importante della vita. Al centro di tutto c’è Mirtilla, la bambina di Martino che ha innescato la scintilla giusta per accendere il motore creativo di un viaggio delicato, ironico, commovente. A scandire i momenti salienti dello spettacolo, il sapiente contributo alle chitarre di Luca Nobis e le canzoni che Martino Corti ha scritto per tracciare un filo conduttore adiacente e parallelo al discorso portato avanti con i suoi monologhi. Tra tutte, in particolare, spicca il nuovo singolo “Dal tuo papà”, una lettera d’amore dedicata a tutti i figli di tutti i padri che provano a farsi coraggio in una società che non riconosce più i punti di riferimento a cui eravamo abituati.

Gli aspetti vincenti di questo spettacolo sono la spontaneità, la genuinità, la verità di quello che viene raccontato in scena. Viene facile immedesimarsi nei panni dei protagonisti da parte di chi si ritrova a mettersi spesso in discussione. Ci vuole forza, coraggio, incoscienza, speranza per mettere da parte le travolgenti prime volte e dare spazio a fasi della vita meno avventurose ma altrettanto provanti.

Mettere al mondo una nuova vita, vuol dire donarla al mondo, vuole esporla a mille rischi e altrettante possibilità, è un atto d’amore ma è anche un atto di puro coraggio. Questo spettacolo è un bel momento di teatro italiano, ci insegna a fare i conti con le nostre debolezze ma anche con i nostri pregi, tratteggia la natura umana e cosa, più importante, incastra alcuni importati tasselli in grado di ripristinare un ponte generazionale sempre più necessario per affrontare il domani a cuore caldo.

Raffaella Sbrescia

Sede dello spettacolo: Spazio Avirex Tertulliano Via Tertulliano, 68 20137 – Milano www.spazioavirextertulliano.it

Info e prenotazioni: Tel. 02 49472369 Cell. 320 6874363 dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle 19.00 Sabato: dalle ore 16.00 alle 19.00 Domenica: dalle ore 11.00 alle 16.00

Ritiro dei biglietti: a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. È sempre possibile prenotare via mail all’indirizzo: biglietteria@spazioavirextertulliano.it

Date spettacolo: 19-20-21-22-26-27-28-29 ottobre 2017

Inizio spettacolo: Da giovedì a sabato ore 21.00 Domenica ore 16.30 Domenica 29 ottobre doppia replica 16.30/20.30 Ingresso: € 16,00

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