Giorgia torna al Mediolanum Forum per lo show più libero della sua carriera

giorgia forum ph Francesco Prandoni

giorgia forum ph Francesco Prandoni

Giorgia torna sul palco per il colpo di coda finale di un anno importante. Con la reprise del tour “Oronero live”, l’artista è tornata sul palco del Mediolanum Forum per uno show intenzionalmente mastodontico, un appuntamento celebrativo che lei ha voluto costruire a modo suo. La novità sfidante è un grande palco centrale in cui il protagonista è un grande albero che, se da un lato simboleggia il forte legame di Giorgia con le sue radici soul, dall’altro testimonia la naturale propensione della sua voce verso alte vette di profonda spiritualità. Con l’intento di mettere in piedi una gigantesca festa in cui tutti gli invitati possono interagire in maniera ravvicinata con il festeggiato, Giorgia mette da parte i tacchi rivolgendosi al suo pubblico in ogni direzione. L’intenzione è nobile, il risultato però stinge la magia.
Giorgia è unica, da sempre la sua voce viene riconosciuta come una delle più belle e potenti della musica italiana. Non ha bisogno di null’altro che non siano gli strumenti dei suoi eccellenti musicisti. Si sà che nel 2018, per stare al passo con le produzioni monster, ci si ingegna a cercare soluzioni spettacolari ma a volte, come nel caso di Giorgia, il minimalismo sarebbe stato ancor più spettacolare.

Apprezzabili i suoi sforzi, nonchè la fatica fisica di cantare al suo livello girando in lungo e in largo per due ore e passa ma davvero non ce n’era bisogno. Accompagnata da Sonny Thompson (direttore musicale, basso, chitarra, voce), Mylious Johnson (batteria), Claudio Storniolo (piano), Gianluca Ballarin (tastiere), Giorgio Secco (chitarra) e da due street band: gli Psycodrummers, un gruppo di 11 percussionisti, e i Man In Brass Ensemble, un gruppo di 8 fiati (4 trombe, 2 tromboni, un sax e 1 susafono), Giorgia sceglie di regalare un ritmo vibrante, colorato e funky al suo concerto libero, dai tempi dilatati e costellato di interazioni parlate con il pubblico. Ride, scherza, si emoziona, la cantante romana è affamata di contatti ravvicinati ed è proprio questo contrasto tra gli elementi a spiazzare il pubblico; ora commosso, ora esaltato. Al centro di tutto: la musica. Che sia quella di Giorgia, o quella con cui la cantante si è formata non ha importanza. Sia prima che durante il concerto, il soul e r’n'b la fanno da padrone. Il suono varia di brano in brano: dalle percussioni al ritmi latini, a sprazzy raggae passando per incursioni dance, Giorgia veleggia in un arcobaleno di note.

In scaletta ovviamente presenti i grandi classici di Giorgia ma anche molti brani estratti estratti dal suo ultimo album “Oronero”. Grande emozione per il medley acustico con Come Saprei, E poi, Per fare a meno di te, Eternità ma sopratutto per il grande ritorno di “Onde” di Alex Baroni che Giorgia torna a cantare live per la prima volta. Un modo, questo, per rappacificarsi col dolore e con la mancanza. Ricucire uno strappo significa imparare a conviverci guardando fieramente la cucitura. Il momento più atteso arriva sulle note di “Come neve”: la canzone che ha reso un sogno realtà: Marco Mengoni sale sul palco del Mediolanum Forum ed è pura magia. La sua voce e quella di Giorgia si fondono creando un dolce effluvio di voci potenti e vellutate. L’anima soul, la radice delle origini, la chimica amicale, l’affinità spirituale collimano in un incantesimo che in tanti aspettavano da anni. Chissà cosa avrà pensato Piero Calabrese (primo storico produttore di entrambi, prematuramente scomparso) guardandoli da lassù. Sarà stato sicuramente fiero di vedere come a distanza di tempo i tasselli si siano comunque riuniti perchè il destino era scritto nelle stelle.

Raffaella Sbrescia

SCALETTA:
“Oronero”
“Il mio giorno migliore”
“È l’amore che conta”
“Chiamami tu / Turn your lights down low”
“Mutevole”
“Vivi davvero”
“Scelgo ancora te”
“Quando una stella muore”
“Non mi ami”
“Gocce di memoria”
“Regina di notte”
“Come saprei”
“E poi”
“Per fare a meno di te”
“Eternità”
“Vado via”
“Tu mi porti su”
“Di sole e d’azzurro”
“Marzo”
“Io fra tanti”
“Come neve”
“Per non pensarti”
Medley ’98 “…Baby one more time / My love is your love / I don’t want to miss a thing / My heart will go on / Onde”
“Credo”

Levante in concerto al Teatro dal Verme di Milano: la supernova del cantautorato rosa fa centro

Levante - Milano  ph Francesco Prandoni

Levante – Milano ph Francesco Prandoni

Teatro è silenzio, concentrazione, rispetto, compostezza ma è anche connessione, comprensione, attenzione, magia. Tutto questo è quanto Levante sia riuscita a ottimizzare e a mettere in atto nel suo nuovo “Nel caos di stanze stupefacenti tour”. Abituato a vederla esibirsi nei club di tutta Italia, protagonista di concerti pieni di fisicità e di energia corporale, Levante stupisce il pubblico del Teatro dal Verme di Milano con un nuovo approccio delicato e carnale al contempo. L’antifona è già chiara con la scelta di costruire una scenografia di forte impatto emozionale con Camilla Ferrari come light designer e Filippo Rossi come visual designer. Soltanto un sottile velo trasparente a dividire Claudia e la sua band dalla prima fila di poltroncine. Costellazioni di stelle, fiori e luci colorate sono il tappeto su cui si poggiano le rinnovate note di brani a cui eravamo già affezionati ma anche e sopratutto quelle di canzoni che erano rimaste riposte in un cassetto e alle quali Levante ha voluto rendere giustizia vestendole di nuova e meritata luce. La grande forza di questo spettacolo è data dalla potenza espressiva della voce di Levante e dalla pregevolezza di arrangiamenti costruiti con l’ausilio di batteria, basso e contrabbasso, chitarra, violino, violoncello e pianoforte. Eliminando i suoni sintetici, Levante sceglie di mettere in evidenza i lati più intimi e nascosti delle sue canzoni e la scelta è vincente. Per Levante, il teatro è senza ombra di dubbio il luogo più adatto per esprimere la sua arte al meglio. Nella sua sottoveste di seta verde smeraldo, Claudia è una musa che canta la sua vita. Taciturna come non mai, l’artista sceglie di far parlare le sue canzoni e va bene così. L’anima trepidante, affamata di vita, d’amore, di sogni e di guizzi fa capolino tra ritornelli e acuti cantati accartocciandosi su se stessa. Avviluppata sul microfono, Levante sprigiona tutta la sua bellezza ed è una cosa che fa semplicemente bene al cuore avvizzito dalle brutture. Forme e colori sono i dettagli con cui Levante dipinge i suoi racconti che prendono vita dal preludio di “Caos” e si districano tra “Le lacrime non macchiano”, “Io ti maledico”,” Farfalle”, “Sbadiglio”, l’inaspettata “Alfonso”, “Le margherite sono salve” (da lei stessa definita come “Il grande assente”. Molto particolare la scelta di cantare “Duri come me” con un microfono panoramico insieme a tutta la band. Rock, folk, country, pop convivono felicemente perchè a tenerne insieme le fila è la passione.

Tra le sorprese musicali della serata c’è un’incantevole interpretazione del brano “Le parole che non dico mai” che Levante aveva donato a Rita Bellanza, concorrente dell’ultima edizione di X Factor, e che invece nella voce della cantante si riveste di struggente pathos autobiografico. Libera, forte, calda e vibrante, Levante è la supernova del cantautorato femminile in Italia.

Raffaella Sbrescia

Lorenzo live 2018 è lo show da battere. Nessuno come Jovanotti in Italia.

Lorenzo live 2018 - Milano

Lorenzo live 2018 – Milano

Secondo voi cosa ci si poteva aspettare da Lorenzo Cherubini Jovanotti per la sua nuova avventura live intitolata “Lorenzo Live 2018″? Una favolosa festa sarebbe la risposta. Questa risposta sarebbe riduttiva vi dico io. Ieri sera al Mediolanum Forum di Assago, per la prima di dodici date di fila, era impossibile stare seduti su una sedia, nemmeno se si trattava di quella della tribuna stampa. Signori e signore io sfido chiunque nell’ obiettare qualcosa rispetto al fatto che questo nuovo live di Jovanotti sia lo show da battere per questo 2018. E sì che di concerti Lorenziani ne son stati visti ma questo vince per attitudine, per spettacolarità, per pregevolezza della qualità, per la cura dei dettagli ma soprattutto per la veracità. Lorenzo accoglie la fiducia del suo pubblico e per questo nuovo tour rilancia e raddoppia tutto quello per cui abbiamo imparato a conoscerlo in questi 30 anni di carriera.

Ispirandosi all’adattamento teatrale di Corrado D’Elia, recitato in spagnolo dalla voce di Miguel Bosé, Jova incarna un moderno Don Chisciotte portandoci per mano in una realtà trasfigurata fatta di colori, suoni, luci e vibrante energia. Due ore e mezza per 28 canzoni e un djset in stile americano. Una roba mastodontica che in contesto artistico italiano penso proprio che non si sia mai vista. Il concerto inizia con “Ti porto via con me”, il brano perfetto per iniziare lo show più tirato e sorprendente che Lorenzo abbia mai messo in scena. Sul palco con lui: Saturnino(basso) Riccardo Onori (chitarra) Cristian Rigano (tastiere e synth) Franco Santarnecchi (piano e fisarmonica) Gareth Brown (batteria) Leo di Angilla(percussioni), Gianluca Petrella (Trombone), Jordan MC Lean (tromba), Matthew Bauder(sax). Veramente potente la nuova sezione fiati, scenografica e coinvolgente la sezione ritmica.

Come vi dicevo, stare fermi durante questo concerto è veramente difficile, se non impossibile. Le atmosfere cambiano di continuo: si va dalle atmosfere acustiche all’hip hop al dancehall, alla disco al rock’n’roll senza fermarsi mai. Uno spettacolo pensato per stupire, sorprendere e innovare. A completare lo show luci e visuals ad alto impatto visivo: in scena uno schermo realizzato custom 24×8 mt, che si apre in 4 sezioni. Il palco 20 x 12 metri si allunga in mezzo a un salone delle feste per 17 metri per raggiungere un secondo palco di 20 metri anch’esso costruito appositamente per lo show che su Fame, il brano che chiude l’album Oh, vita!, si alza a 4 metri di altezza come un grande ponte sospeso verso un terzo palco custom, mondo del DJ set . A corredare il tutto, ci sono ben 13 lampadari realizzati per Giò Forma da Zime Carpenteria che ospitano 312 lampadine e 120 laser. Il tutto è curato nientemeno che da Paul Normandale, light designer tra gli altri dei Coldplay, Björk, James Blunt, Shakira, Kings of Lion, Massive Attack. Potrei stare qui a raccontarvi della detonazione di energia che ha invaso il Forum, invece vi dirò di come sia assolutamente bellissimo vedere migliaia di persone ballare, sudare e divertirsi senza pensare a niente. Non è un fatto scontato, anzi. Questa è la celebrazione della vita, del sangue che pulsa nelle vene, dell’istinto che vince sulla ragione. E per chi ha voglia di starsene comunque in un angolo e sfogarsi in un bel pianto, ricordiamoci che Lorenzo ha scritto alcune delle più belle e romantiche ballate di sempre. Lui, che a 51 anni, si dichiara pazzo delle canzoni d’amore.

Lorenzo live 2018 - Milano

Lorenzo live 2018 – Milano

Se quello che vi ho raccontato non vi basta, ecco cosa ci ha raccontato Jovanotti subito dopo il concerto:
“Questo show racchiude la mia visione delle cose. Attraverso l’utilizzo dell’immaginazione, ho voluto mettere in piedi un rock’n’roll show che esaltasse le emozioni, la gioia, i battiti accelerati, la tecnologia, il ritmo, il romanticismo. Il debutto è sempre frastornante per me. Sono appena sceso dal palco e devo ancora rendermi conto di quello che è successo dopo tanti giorni di prove e di preparazione. Anche stavolta lo spettacolo è passato attraverso un’ intensa fase di preparazione e di coinvolgimento di persone nuove con cui è stato necessario annusarsi. Già durante le prove generali di allestimento a Rimini, ho avuto la sensazione che fossimo riusciti a salire un gradino più su rispetto agli ultimi show che, vista la grande affluenza di oggi, avevano comunque ottenuto un ottimo riscontro da parte del pubblico. Come di consueto le prove vengono fatte almeno tre mesi prima dello show in modo che io possa avere una scaletta musicale su cui andare a costruire le luci e tutto il resto. Sono passati 30 anni dal mio primo vero concerto, che ebbe luogo proprio qui al Rolling Stone di Milano. Il pubblico davanti a me stasera era meraviglioso, i miei musicisti americani erano veramente scossi. In questo show c’è di tutto: c’è un po’ di country, la techno, l’hip hop, il pop, il rock’n'roll. Questa era la sfida: passare attraverso tutte queste cose in maniera organica. La fiducia mi manda in agitazione, mi scatta il senso del dovere, il mio unico obiettivo diventa far impazzire la gente. Se questi sono i numeri, a questi numeri dobbiamo rispondere con il massimo del massimo. Questo spettacolo si basa su una visione precisa: deve essere una festa. Ho voluto trasformare il palasport in un salone delle feste.
L’idea a cui si ispira questo concerto nasce dalla recente lettura del riadattamento del Don Chisciotte di Cervantes. Avevo letto questo classico già anni fa, ma da questa nuova traduzione ho notato che anche Don Chisciotte ha 51 anni, ovvero la mia età. L’ho interpretato come un segno. A questo aggiungo che durante le prove avevo affittato una bellissima villa Firenze e ogni giorno cantavo sotto un gigantesco lampadario che mi sovrastava. Il giorno prima della riunione più importante per la realizzazione dello spettacolo, mi è venuta l’idea di usare proprio un lampadario. All’inizio avevo pensato ad un enorme lampadario di 15 metri di diametro poi Giò Forma ha raccolto questo spunto e ha trasformato questo input in qualcosa di concreto con tanti grossi lampadari ispirati alle ball rooms americane. Insieme a Carlo Zoratti e Sergio Pappalettera, che firmano la direzione artistica del tour, abbiamo poi cominciato a ragionare sull’aspetto visual e sulla regia dello spettacolo. Il colpo grosso è stato l’aggancio a Paul Normandale, la cui cifra stilistica ha lasciato il segno in tantissimi dei migliori concerti che io abbia mai visto negli ultimi 20 anni”.
Infine il messaggio: ”Questo è un rock’n'roll show ispirato alla libertà. Per questo motivo lo spettacolo è molto meno scritto, non indosso costumi di scena e spesso proporrò rime e scalette diverse. Le parole chiave sono: eccitante, luminoso, stupefacente. In sintesi questo concerto non deve mollare per un attimo il pubblico, voglio che sia il concerto che stende. Per quanto mi riguarda, sono passate 2 ore e mezza e non me ne sono neanche accorto, questo era quello che cercavo”.

Raffaella Sbrescia

La scaletta

scaletta jova

Festival di Sanremo 2018: seconda serata mortifera. Dove sono gli assi nella manica?

Ornella Vanoni

Ornella Vanoni

Lenta, stralenta che più lenta non si può. La seconda puntata del 68° Festival di Sanremo non decolla praticamente mai. L’ultimo colpo di coda di un corpo moribondo arriva giusto in chiusura con il professor Vecchioni e con l’irriverente Mago Forrest alla una di notte. Sul fronte conduzione, il migliore del trio è indubbiamente Pierfrancesco Favino (sempre più completo e trasversale).

Come annunciato, si comincia con le esibizioni di 4 dei giovani in gara nella sezione “Nuove proposte”
Lorenzo Baglioni “Il congiuntivo”: il testo è fuori luogo, la coreografia ancora meno. Ci si domanda il criterio di selezionein fase preliminare quale sia stato . Voto 3
Giulia Casieri “Come stai”: ritmo, voce e classe per una giovane determinata. voto 6
Mirkoeilcane “Stiamo tutti bene”: la storia di un migrante senza schieramenti politici. L’empatia cantautorale e la capacità di descrivere l’innocenza senza filtri il plus ultra del brano. Voto 8
Alice Caioli “Specchi rotti”: un’ inespressiva regina di ghiaccio cerca di cantare l’amore senza riuscirci. Voto 4

Big

Le Vibrazioni “Così sbagliato”: Francesco Sarcina entra finalmente nel pezzo e lo rende grintoso. Il testo racconta il disagio e la trascuratezza di un uomo in crisi. Voto 7
Nina Zilli: senza appartenere è il manifesto (autobiografico) di una ricerca esistenziale. Voto 5
Diodato e Roy Paci: “Adesso”: dici che torneremo a guardare il cielo? Lo speriamo, intanto la raffinata tromba di Paci ci aiuta a farlo. Voto 6
Elio e le storie tese: “Arrivedorci”: una fine drastica, leggermente comica per una storia unica. Che malinconia Voto 5
Ornella Vanoni – Bungaro – Pacifico: “Imparare ad amarsi”: senza sapere cosa mi aspetta, io voglio vedere. Onore al coraggio. Voto 7
Red Canzian: “Ognuno ha il suo racconto”: tra chilometri e pericoli, non c’è mai una storia uguale a un’altra. Menomale Voto 6.5
Ron: “Almeno pensami”: un modo di concepire l’amore come non esiste più. Voto 6
Renzo Rubino: “Custodire”: il brano viene dal cuore ma le stonature sono troppe. Voto 5
Annalisa: “Il mondo prima di te”: concisa, sicura, pronta e sul pezzo. Voto 7
Decibel: “Lettera dal duca”: possibilità e utopie passano e volano da una dimensione ad un’altra Voto 6

Raffaella Sbrescia

Canova the band live all’Alcatraz: la degna conclusione di un anno da incorniciare

Canova feat Brunori Sas live - Alcatraz - Milano

Canova feat Brunori Sas live – Alcatraz – Milano

Sono belli, sono liberi, sono bravi, sono giovani. Si parla dei Canova all’indomani del meritato sold out all’Alcatraz di Milano per l’ “Avete ragione club”, l’ultimo appuntamento invernale di un anno da incorniciare. Reduci dall’exploit di “Avete ragione tutti”, album d’esordio (Maciste dischi), Matteo Mobrici e soci hanno scritto un primo paragrafo importante di una carriera promettente.
Testi semplici ma irrimediabilmente accattivanti si sposano a degli arrangiamenti che non abusano dei synth ma che invece lasciano trasparire un buon uso degli strumenti per una formula musicale che, sebbene non racconti nulla di nuovo, risulta molto piacevole e coinvolgente.

Video: Manzarek live

Nei testi scorrono immagini di vita vissuta tra amore, odio, disillusione, sprazzi di felicità e impressioni di disperazione. L’ibrido universo dei trentenni fa capolino tra presente e passato, tra incertezze e catene da spezzare. La foga e la voglia di evadere trovano il via libera tra le fumose luci di un club milanese invaso da fan sì ma anche di discografici, giornalisti e addetti ai lavori, incuriositi dalla fulgida bellezza di un gruppo giovane che non si erge su alcun tipo di piedistallo. In scaletta ovviamente tutti i pezzi del disco ma anche la bella cover di “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano e “Chissà se stai dormendo” di Jovanotti. Dall’emblematica “Vita sociale” contenente la frase manifesto: “Vorrei morire anche se fuori c’è il sole” a “Brexit”, passando per il disincanto de “La felicità”, la malinconia della bella “Manzarek” al fascino fuori dagli schemi di “Santamaria”, la band milanese che, in apertura ha dato ampio spazio al song writer Davide Petrella, non si è risparmiata neanche in termini di resa sul palco.
Tastiere, cori, chitarre hanno scandito l’incedere della voce calda, penetrante, sensuale di Matteo Mobrici. Ad arricchire un concerto vivo e vibrante l’inattesa incursione di Brunori Sas, uno dei più validi cantautori in circolazione in Italia oggi.
La sua presenza, sancisce, di fatto, una consacrazione per i Canova. Con le sue perle “La verità ” e “Guardia ’82″, Dario Brunori eha illuminato il pubblico, gli ha aperto gli occhi e lo ha lasciato godere della bellezza artistica offerta dal suo modo di intendere la musica.

Video: La verità – Brunori Sas feat. Canova

Un momento prezioso che ha significato molto anche per gli stessi Canova che ora come ora si godranno un meritato riposo prima di rimettere mano alla penna e agli strumenti per scrivere un nuovo capitolo di un libro fresco e godibile: “Assurda la strada che hanno fatto queste canzone in così poco tempo, passando da un letto e una chitarra a questo palco” – ha spiegato Mobrici – “Adesso ci riposeremo, torneremo solo con dei pezzi che ci piaceranno tanto come questi”. Bravi Canova, restate voi stessi. Sempre.

Raffaella Sbrescia

Depeche Mode live a Milano: la leggenda può aspettare

 

Depeche Mode live - Mediolanum Forum - Francesco Prandoni

Depeche Mode live – Mediolanum Forum – Francesco Prandoni

Avevamo lasciato i Depeche Mode allo Stadio Meazza di San Siro dopo uno show algido e imperfetto, li ritroviamo nella tornata invernale del Global Spirit Tour al Mediolanum Forum di Assago per la rivincita. D’altronde si sa, la dimensione sonora della band trova una naturale propensione agli spazi chiusi e concentrati. Così, per il primo dei due appuntamenti italiani, Dave Gahan , Andrew Fletcher e Martin Gore (affiancati in scena da Christian Eigner alla batteria e da Peter Giordeno alle tastiere) ritrovano l’affezionato pubblico italiano che, anche per questa volta, ha polverizzato biglietti di ogni tipologia. Con un palco imponente e gli ormai immancabili cortometraggi di Anton Corbjin, i Depeche Mode si sono tuffati nel meglio della propria discografia lasciando riaffiorare tutto il fascino di una cifra stilistica musicale che è diventata leggenda. 37 anni di successi sono pesanti da portare e, sebbene, i tre ce la mettano sempre tutta, il risultato non è sempre quello sperato. Sebbene i visuals siano diminuiti rispetto alla scorsa estate, resta sempre viva l’impressione che la presenza di tanti supporti video sia quasi voluta per lasciare respiro a un Dave Gahan spesso affaticato. L’apertura dello show mette, tuttavia, subito le cose in chiaro con “Going Backwords”, “It’s No Good”, “Barrel of a Gun”, “A Pain That I’m Used To”, “Useless”. Le parole non sono necessarie, dicono i Depeche Mode attraverso uno dei loro visual concept, sarà forse vero quando lo spazio delle riprese viene finalmente dedicato agli sguardi, alle espressioni, alle movenze di Gahan, traghettatore di emozioni di un tempo diverso, dove tutto riusciva a sorprendere e a sconvolgere.

Depeche Mode live - Mediolanum Forum - Francesco Prandoni

Depeche Mode live – Mediolanum Forum – Francesco Prandoni

Belli i momenti riservarti alla voce di Martin Gore: un lungo coro sulla coda di “Home”e l’inedita versione acustica di “Strangelove”. Delude “Enjoy the Silence” sulle cui note, non si sa per quale preciso motivo, Dave smette di cantare a metà canzone e si abbandona all’ascolto del pubblico del Forum. Uno sfogo, un momento di liberazione che Gahan ha deciso di goder fino all’ultimo istante. Il finale, comunque, è di quelli pirotecnici: “Walking in My Shoes”, “A Question of Time” che mancava nelle scalette dal 2014, e l’iconica “Personal Jesus” sigillano lo status cult dei pionieri dell’elettronica.

Raffaella Sbrescia

Video: Depeche Mode live – Milano

Scaletta:

Going Backwards
It’s No Good
Barrel of a Gun
A Pain That I’m Used To
Useless
Precious
World in My Eyes
Cover Me
Insight [acoustica solo Martin]
Home
In Your Room
Where’s the Revolution
Everything Counts
Stripped
Enjoy the Silence
Never Let Me Down Again
Strangelove [acoustica solo Martin]
Walking in My Shoes
A Question of Time
Personal Jesus

Lady Gaga live a Milano: una diva umana

Lady Gaga live - Mediolanum Forum - Milano

Lady Gaga live – Mediolanum Forum – Milano

Diva sì ma a portata di mano. Lady Gaga porta il suo colossal show al Mediolanum Forum di Assago per l’unica data italiana del Joanne World Tour mostrando di essere tutt’altro che una star di plastica. Il suo status iconico è diretta conseguenza della sua personalità travolgente, della sua forza, della sua determinazione, della sua voce: calda, potente, versatile. La versatilità, tra l’altro, è proprio l’emento caratterizzante del suo concerto, suddiviso in più capitoli che raccontano un’unica storia: la sua. Questo tour rapprenta, infatti, una full immersion nell’universo Gaga che, per questo tour, non fa sconti nè a se stessa nè agli altri. Il suo concedersi senza remore parte dalla musica, certo, ma va molto in là. Lady Gaga quindi diventa divertente, emozionante, sorprendente, significante.

Spaziando dal pop commerciale, alla dance elettronica, al country folk, al rock Lady Gaga lascia intatta la propria autenticità senza snaturarsi mai. Qualunque veste indossi, l’artista riesce a calibrare la propria capacità vocale e interprativa al meglio.

Lady Gaga live - Mediolanum Forum - Milano

Lady Gaga live – Mediolanum Forum – Milano

Particolarmente coinvolta ieri sera sul palco di Milano, Lady Gaga ha voluto raccontare le sue origini italiane, ha ricordato il viaggio da migranti dei suoi nonni, immaginandone i pensieri, i sentimenti, i punti di vista. Non ha dimenticato nulla Lady Gaga, ha inserito in scaletta i pezzi del suo ultimo album ma non ha lasciato da parte nemmeno le hits che l’hanno consacrata nell’olimpo dei grandi. Tra i momenti clou segnaliamo la magistrale interpretazione di “The Edge of Glory” , la sfavillante “Bad Romance”, il brano manifesto della comunità LGBT “Born this way”, la divertente “Paparazzi”, l’ormai irrunciabile e toccante “Million Reasons”.

Video:

Anche se nel corso di 10 anni, Lady Gaga ci ha insegnato a non dare mai nulla per scontato, la sorpresa più grande è scoprirla artista nel vero senso della parola. Il suo legame con la musica è viscerale, lo spettacolo c’è ed è maestoso, imponente, colossale con un palco scomponibile, passerelle inclinate e ponti sospesi ma Lady Gaga potrebbe tranquillamente farne a meno, Gaga è essa stessa uno spettacolo nello spettacolo.

Raffaella Sbrescia

Video:

Giovanni Allevi live al Teatro Fraschini di Pavia: è tutta una questione di Equilibrium

Giovanni Allevi

Giovanni Allevi

Cos’è che definisce il significato della parola Equilibrio? Un compromesso tra fattori disparati e discordanti, tra parti di un tutto che, in contesto artistico e musicale, prescinde da etichette e pregiudizi.

Sul palco del Teatro Fraschini di Pavia, Giovanni Allevi ha portato il suo “Equilibrium” facendosi accompagnare da una selezione scelta di archi dell’Orchestra Sinfonica Italiana.

Il purismo accademico ha incontrato la leggerezza pop e l’indomabilità dell’estro creativo di chi, da vent’anni a questa parte, ha saputo tracciare un percorso solido conquistando l’affetto di lo stima non solo come artista ma anche come uomo.

Jeans, t-shirt e converse per Allevi che ha radunato il pubblico delle grandi occasioni all’interno del teatro settecentesco. In scaletta le sue anime musicali: quella scanzonata che smantella le convenzioni e quella classica. In equilibrio tra “compositore, pianista e direttore d’orchestra”, durante il concerto Allevi ha voluto mostrarsi al pubblico senza riserve. Tanto humor ma altrettanta sensibilità in due ore di viaggio sonoro.

Il concerto inizia con la delicatezza di “Flowers” continuando con le note serie di “No Words”, brano per pianoforte e archi composto il 25 agosto del 2016 ad Ascoli Piceno, subito dopo una forte scossa di terremoto che ha toccato Allevi nel profondo. Agli archi è affidato un grido di dolore ma anche di speranza affinchè la solidarietà non faccia cadere nel dimenticatoio l’entità della tragedia ricordata.

A seguire c’è “Togheter”: le melodie del brano si intrecciano con gli archi raggiungendo alti picchi espressivi. Ispirata al periodo immediatamente successivo all’intervento agli occhi subito da Allevi in Giappone “Scent of you”, uno dei brani più autentici e veri del concerto.

Ironica la premessa di “A life in a day”: un brano simpaticamente ispirato dall’incapacità di godersi il presente, sempre in balìa degli errori del passato e delle preoccupazioni per il futuro.

Giovanni Allevi - Teatro Fraschini Pavia

Giovanni Allevi – Teatro Fraschini Pavia

“Dentro di noi c’è un talento, inteso come la massima realizzazione di noi stessi – ha spiegato Allevi introducendo “Born to Fly”, suonato interamente in solo. Se riuscissimo a dedicarci a quello che più ci fa stare bene, senza lasciarci distrarre dalle aspettative degli altri, potremmo intraprendere la via per l’eccellenza”.  Nato durante degli esercizi per la respirazione “Oxygen”, ancora figlio del periodo più difficile della vita del pianista è “No more tears”, un brano in cui è racchiusa la ferma volontà di non arrendersi e di non lasciarsi abbattere dalle difficoltà.

Nelle vesti di direttore d’orchestra, Allevi ha proposto al pubblico anche “Corale”, “Perfect day” e la bellissima “Sinfony of life”, che racconta l’ostinazione per la vita. Richiestissimi i bis: la nota “Kiss” e l’irriverente versione del “Te Deum” di Charpentier a metà tra scherzo e realtà.

Giovanni Allevi è così, o lo si odia o lo si ama, tra serio e faceto, la sostanza è ineluttabile. E va bene così.

 Raffaella Sbrescia

Video: Giovanni Allevi live @ Teatro Fraschini – Pavia

Harlem Gospel Choir al Blue Note di Milano: la spiritualità a portata di tutti

Harlem Gospel Choir @ Blue Note - Milano

Harlem Gospel Choir @ Blue Note – Milano

Non ho idea di quanti di voi in Italia abbiano mai assistito al concerto di un coro Gospel. In genere l’aspettativa risponde ad un’idea generata dalla visione di qualche film americano o docu-film di stampo socio-politico-culturale. Il gospel, lo sappiamo, nasce da un input profondamente spirituale e negli anni ha saputo costruirsi un’identità precisa generando un grande seguito in tutto il mondo. Come ormai da qualche anno accade, sul palco del Blue Note di Milano, la residency di un coro Gospel è ormai tradizione. Padroni di casa sono i vocalist dell’Harlem Gospel Choir, il coro fondato nel 1986 da Allen Bailey composto dalle più forti e belle voci delle chiese di Harlem.  Ambasciatori di pace e fratellanza, gli “Angels” amano portare avanti il repertorio tradizionale colorandolo con alcune delle hits più famose che possano mettere in risalto la vocalità e l’individualità di ciascuno. Dodici concerti con doppio spettacolo ogni sera alle ore 21 e 23 con exploit finale previsto per questa sera, sempre al Blue Note. Il repertorio comprende gospel tradizionali e contemporanei, jazz e blues, tra i cavalli di battaglia figurano classici come “Oh Happy day” o “Amazing Grace” accanto ad omaggi a stelle della black music. Due le regole a cui attenersi: attenzione e compartecipazione. I ragazzi dell’Harlem Gospel Choir amano interagire con il pubblico coinvolgendolo a più riprese a cantare, ballare sul palco insieme a loro, ridere, scherzare, riflettere.

Il divertimento è il filo conduttore dell’intero show ma, attenzione, il fulcro del contenuto è ad alto tasso spirituale. Last, but non least, le voci. Le voci, signori miei, sono piccoli tesori che, incastonati insieme, fanno un gioiello da preservare. Se amate il canto dell’anima, sicuramente il gospel farà per voi.

Raffaella Sbrescia

Video: Harlem Gospel Choir

Set list:

Celebrate the king

Souled out

Halo

Listen

I was here

Love on top

I’ll take you there/Bless the Lord

Go tell it

Have yourself a Merry Christmas

Silent Night

Amazing Grace

We wish a Merry Christmas

Oh Happy Day

Raphael Gualazzi live al Teatro Dal Verme: da Milano a New Orleans in una sera

Raphael Gualazzi live @ Teatro Dal Verme - Milano ph Francesco Prandoni

Raphael Gualazzi live @ Teatro Dal Verme – Milano ph Francesco Prandoni

Qualunque idea voi possiate avere di Raphael Gualazzi non sarà mai esaustiva se non dopo aver assistito almeno ad uno dei suoi concerti. All’indomani del suo live al Teatro Dal Verme di Milano in occasione del rush finale del suo “Love Life Peace tour” possiamo tranquillamente affermare di aver preso parte ad uno show eccellente.

Non solo cantautorato raffinato ma anche e soprattutto musica di qualità. Con un set ricco e strutturato, una band composta da musicisti polistrumentisti (Luigi Faggi Grigioni alla tromba, Gianluca Nanni alla batteria, Anders Ulrich al basso e al contrabbasso e Laurent Miqueu alle chitarre) e l’originale contributo della giovane leva Nyvinne, prodotta anche lei dall’etichetta discografica Sugar di Caterina Caselli. La cantautrice, che canta in italiano, inglese e francese alternandosi tra brani blues, soul e pop e uno spassoso beatbox, ha presentato il singolo “Spreco personale” in apertura e ha cantato insieme a Raphael alcuni brani tra cui “All alone” e “L’estate di John Wayne”.

 Timido sì ma con riserva, Gualazzi è riuscito a capitalizzare l’esperienza degli anni trascorsi per sciogliersi pian piano durante il concerto, l’irriverente loquacità e qualche ironica battuta hanno rotto il ghiaccio coinvolgendo un pubblico eterogeneo sia per provenienza che per età.

Raphael Gualazzi live @ Teatro Dal Verme - Milano

Raphael Gualazzi live @ Teatro Dal Verme – Milano

In scaletta ovviamente i più recenti brani tratti dall’album “Love Life Peace” ma anche quelli contenuti in “Reality and Fantasy” e “Happy Mistake”. Il filo conduttore del concerto è la contaminazione: le venature jazz incrociano le ballate pop e si irrobustiscono con i ritmi delle percussioni che profumano di Sud America e di Brasile.

L’improvvisazione, la passione per il ritmo, gli arrangiamenti, le armonie, i saliscendi melodici del suo fido pianoforte sono il pane quotidiano di Gualazzi che, a dire il vero, non ha bisogno di parlare perché il suo linguaggio sonoro dice già molto di più. La sua cultura musicale è radicata, vasta e profonda, si permette il lusso di rimaneggiare i suoi successi ma anche quelli di miti indiscussi del jazz mondiale, li rende fruibili, gustosi, divertenti. Tra i brani in scaletta segnaliamo: «Lotta Things», «Mondello Beach», «Pinzipo», «Disco ball», «Reality And Fantasy», “Run Joe”, “Un mare di luce”.

Raffaella Sbrescia

Previous Posts Next Posts