Intervista a Gianluca Chiaradia: un cantautore “Seriamente ironico”

copertina

Gianluca Chiaradia è un cantautore veneziano, classe 1991. Grande estimatore della cultura orientale, Gianluca ha approfondito anche la conoscenza della musica angloamericana e, attraverso lo studio della chitarra acustica, è giunto ad una scrittura musicale essenziale ed introversa. Nel suo album d’esordio intitolato “Seriamente ironico”, Gianluca racconta il suo mondo fatto di attente osservazioni e radicate passioni letterarie, musicali  e cinematografiche. Scopriamo cosa ci ha raccontato in questa intervista.

“Seriamente ironico” è il tuo primo disco in cui hai raccontato molto di te…come hai vissuto la lunga gestazione di questo lavoro e quali sono i messaggi che vorresti arrivassero al pubblico?

La scrittura del disco è il frutto di un processo fisiologico durato 3 anni. Le canzoni sono piuttosto omogenee, per quanto riguarda i contenuti, e hanno qualcosa che le accomuna. Questa caratteristica è riconducibile al titolo “Seriamente ironico”, il quale, a sua volta, racchiude l’intento di rilasciare un po’ di ironia amara nelle canzoni.

In “Tutto al caso” ti ispiri ad una visione della vita senza schemi precostituiti? Di chi è la voce femminile nel brano?

La voce è della cantante jazz Enrica Bacchia che ha una voce molto giovanile e delicata pur avendo 60 anni! Per quanto riguarda il brano, non c’entra con la trama ma a me piace molto “Match Point”, il film di Woody Allen in cui ritroviamo tutta una serie di casualità e che, pur non essendo collegato alla trama del brano, rappresenta qualcosa da cui ho preso ispirazione. Poi Allen è un jazzista, ha una sua band, mi piacerebbe anche andarlo a sentire e penso di essere riuscito a ricreare anche l’atmosfera jazzy di alcuni suoi pezzi.

Come hai lavorato al disco e con quali persone hai collaborato?

C’è stata tutta una serie di prove con dei musicisti molto bravi, abbiamo arrangiato i brani tutti insieme, tutto il processo è stato molto naturale e abbiamo registrato il disco in soli quattro giorni presso lo studio Artesuono di Stefano Amerio.

Gianluca Chiaradia

Gianluca Chiaradia

“Facile a parole” racchiude la sindrome del provinciale?

Mi piace pensare che il mondo sia un po’ tutto un paese e ci scherzo molto su. Ho scritto questo brano in giovane età, sottolineando le differenze tra chi vive in provincia e chi in città e, anche se col tempo certe problematiche si metabolizzano e i punti di vista cambiano, quando si è giovani tutto si vive in maniera molto più amplificata.

Qual è il brano a cui sei più legato?

Credo sia  “Il patto”, il brano che chiude il disco e che più di altri rappresenta uno sforzo di sincerità.

Sei appassionato delle espressioni artistiche giapponesi e coreane come le coltivi? Pensi che potranno mai confluire nelle tue scelte musicali?

Certo, confluiscono per quanto riguarda i concetti di essenzialità che mi piace riportare nei suoni  più che nelle tematiche. Seguo tutti registi particolari, soprattutto coreani, che hanno una visione particolare di alcuni aspetti della vita che mi piacerebbe approfondire nel prossimo disco.

Quali saranno le prossime fasi del tuo percorso?

Abbiamo già fatto qualche concerto di presentazione e stiamo programmando qualche live per promuovere al meglio questo lavoro. Il concerto sarà acustico e riprenderà lo spirito dei brani, inoltre io ho sempre trovato più semplice suonare in acustico perché ti attacchi e vai e non ci sono troppe variabili. Mi piace il genere e ho le mie fisse.

 Raffaella Sbrescia

Acquista “Seriamente ironico” su iTunes

 

Intervista ad Alessandro Bassanini (aka Tondo): “Volevo un posto dove la gente potesse entrare e sorridere…Mission Accomplished!”

Alessandro Bassanini (aka Tondo) è un appassionato collezionista di vinili che, dopo aver vissuto e lavorato per tanti anni in America, girandone il territorio in lungo e in largo, ha deciso di tornare in Europa e aprire un’attività sulle sponde del Lago di Lugano, come luogo ideale per godere di pace e tranquillità.  Ispirandosi al Dobell Record Shop di Londra, il regno del vinile, dove aveva acquistato il suo primo 45 giri, Alessandro ha creato il suo personale paradiso vinilico a Maroggia. In questa lunga ed appassionata intervista Tondo ci ha aperto le porte del suo cuore, ripercorrendo la sua vita e la sua storia, senza risparmiare aneddoti preziosi ed approfondite delucidazioni sul mondo del vinile. Una vera e propria “chicca” imperdibile per appassionati e non!

Prima ancora di iniziare a parlare del collezionismo e della sua passione per il vinile… ci darebbe la sua personale definizione di disco in vinile?

Si tratta di uno dei pochi oggetti al mondo che e’ capace di toccarti 4 dei cinque sensi. La vista, l’udito, il tatto e infine l’olfatto. Sì… chiunque abbia mai avuto una collezione di dischi sa di cosa sto parlando quando parlo dell’olfatto. Manca il gusto ma ci sono certi dischi che ti risvegliano anche quello! Come ad esempio UB40 e “Red Red Wine”, Hank Williams con “Jimbalaya On The Bayou” per quelli che hanno avuto la fortuna di trovarsi a New Orleans con un piatto di Jimbalaya… Tom Waits e il mitico “Eggs & Sausage” e non dimentichiamoci dei Beatles con “Savoy Truffle”. Vedi??… mi è venuta fame!

Tondo 5

Per 30 anni ha vissuto in America, la terra dei sogni per molti…passando dal profondo sud al rigido nord, avrà avuto modo di imbattersi in storie, persone e cose molto diverse tra loro… quali, secondo lei, hanno lasciato un segno tangibile nella sua vita e quali, invece, hanno contribuito in maniera rilevante allo sviluppo della sua passione per i vinili?

Le storie e le memorie sono tante, abbastanza da scrivere un libro, ma vorrei raccontarvi questa, perche l’Italiano crede che l’America sia New York, Los Angeles o Miami. Mi trovavo per lavoro nel North Carolina, dove ero dirigente della azienda di carne piu grande del mondo, la Smithfield Foods. Parte del mio ruolo con l’azienda era di incontrare i vari investitori nel nostro business, cioè very leaders della finanza dell’America del Sud. Mi ricordo che a quel tempo l’investimento base era di 3.5 Milioni di dollari, quindi andavo ad incontrare gente direi importante. Mi fissano un appuntamento per un lunedì di maggio e io senza pensarci confermo. Arrivo a casa e mia moglie mi dice: “Lunedi!!??… Guarda che e’ giorno di festa Nazionale cioè Memorial day, una delle più importanti date Americane”. Io imbarazzatissimo chiamo personalmente il businessman per chiedergli di perdonarmi per la mia insensibilità.  Lo chiamo, e lui risponde e quindi inizio subito a scusarmi, lui mi interrompe e mi dice: “Dimmi “Boy” (al tempo avevo 32 anni!!!… ) secondo te cosa “celebriamo” nel  Memorial Day?” Io mi gelo ma poi azzardo una risposta di cui ero abbastanza certo. Gli dico con molta confidenza: “Memorial Day è per onorare e celebrare i soldati caduti per la nostra patria”. “Bravo mi dice!… e dimmi… di che guerra si tratta? Da dove inizia questa “tradizione”? Ci penso, e con molta fiducia, gli dico: “ la guerra Civile!”. Lui inizia quindi ad insultarmi e mi spiega che in America non c’è mai stata una “Civil War” perchè Civil War vorrebbe dire che il popolo di una nazione combatte una guerra fratricida ma loro (Del Sud) non si considerano parte della stessa nazione! Quindi nessuna guerra civile, nessun Memorial Day: “Get your ass over here boy! (porta il tuo sedere qui, ragazzo!!) e mi attacca la cornetta. Questa è l’America, un territorio enorme, vasto, dove la gente vive in un modo che potrebbe essere di 80/100 anni fa!…

Per quanto riguarda la persona che invece ha contribuito in maniera rilevante alla mia passione per il vinile, il discorso è semplice: ho incontrato dopo un concerto Booker T. Jones… dei mitici Booker T & The Mg’s. Avevo con me tutta la sua discografia e lo aspettai fuori da un minuscolo teatro a Philadelphia. Lui uscì e gli chiesi degli autografi, mi disse di si ma aveva un po di sete e mi disse che se gli avessi offerto un “sip of Whiskey” me li avrebbe autografati.  250 dollari e 5 ore dopo eravamo ancora lì,  ridotti come le corde vocali di Janis Joplin il sabato mattina… un uomo epico!

Tondo 1

Lungo le rive del Lago di Lugano ha creato il suo personalissimo regno del vinile….più di 45.000 pezzi in  un luogo in grado di trasportare indietro nel tempo appassionati e non…. Come nasce questo sogno, come lo coltiva ogni giorno, come avviene la ricerca dei pezzi della sua collezione personale, quali sono i segreti della compravendita giornaliera? Ci racconti, nel dettaglio, il suo mondo “vinilico”.

Il negozio di Vinile a Maroggia è nato per caso. Ho smesso di lavorare con aziende americane e ho deciso di dedicarmi alle mie passioni (Calcio, Pallacanestro, Vela, Musica). In America ho lavorato per 28 anni come dirigente d’azienda, ma per 28 anni ho fatto anche l’ allenatore di Calcio, raggiungendo dei bei risultati, incluso lavorare nel settore Olimpico Americano. A Lugano ci sono arrivato per un lavoro alla Scuola Americana Svizzera, dove mi hanno assunto come allenatore della squadra di calcio e basket maschile.
Mi sono trasferito a Maroggia perchè è un paesino di 529 anime sul Lago e per me questo era importantissimo. Avevo bisogno di meno stimoli, di pace e qui sono nel mio ambiente naturale.

A Maroggia sono letteralmente inciampato su un edificio antico di sassi… la vetrina identica a quella di Dobell’s Record Shop, ovvero il covo del Vinile Jazz a Charing Cross Road a Londra, dove mio padre faceva una sorta di pellegrinaggio annuale, portando anche me. Era lì, dove nel 1974 ho comprato il mio primo 45 giri: Steve Miller Band “The Joker”..  ed è sempre lì che ho iniziato il mio percorso di collezionista. All’inizio non avevo intenzione di aprire un negozio di dischi, ero fondamentalmente un collezionista, anche se in America ero stato per 25 anni mercante del vinile (io preferisco definirmi un “Vinyl Pimp”).

Qui in Svizzera c’è la terribile abitudine di mangiare la Raclette: un piatto composto da  patate bollite con chili di formaggio, che naturalmente devi mandare giù con un vino Bianco, altrimenti ti si forma una palla di formaggio e patate e rischi la morte. E’ stata durante una serata a suon di Raclette e due bottiglie di Fendant del Vallese, che ho deciso di buttarmi e questa rimane la storia ufficiale altrimenti chi sarebbe cosi pazzo da fare una cosa del genere!!??

Ma, scherzi a parte, Tondo Music è da anni il mio sogno, me lo sono immaginato mille volte, volevo ricreare Dobell’s Record Shop… volevo un posto dove la gente potesse entrare e sorridere…Mission Accomplished!

Per quanto riguarda la mia giornata… il bello e’ che parti sempre da un’ idea e poi finisci per fare una cosa completamente opposta. Ho un sito web da gestire www.tondomusic.com e vendite al pubblico dalle 10:00 alle 18:30 (Orario continuato) e lo faccio tutto da solo. In più compro collezioni e ho sempre gente chi mi contatta. Ma questo per me non è lavoro, è una passione e mi rende felice. Non c’è niente come quando vedi il sorriso di un cliente che ha ritrovato una memoria… oppure il feeling di trovare un “Graham Bond Organization” del ‘65 buttato in mezzo a Milva in un sacchetto di plastica comprato dalla Signora Alda di Bissone. Gioia, pura gioia…

Quali sono le differenze del “pressing” sul vinile? Quanto cambia il prestigio di un disco tra una stampa originale e le copie successive?

Se io domani entrassi al Louvre e vedrei appesa al muro una “Gioconda” finta, non saprei distinguerla, ma un esperto, un collezionista o un appassionato dell’arte se ne accorgerebbe subito. Lo stesso vale per i dischi. Per un attimo immaginiamoci Jimi Hendrix nello Studio Olympic di Londra con Eddie Kramer (il suo Recording Producer and Engineer). Finiscono “All Along The Watchtower” ed è perfetta, esattamente come la vogliono loro! Gli alti e i bassi, la distorsione, tutto e’ perfetto. Bravi! Peccato che il tutto ora si trovi su un Master Tape, cioè un nastro, e ora? Come si mette questa perfezione su un vinile? Di chi è il compito di pitturare la Gioconda? Ecco che entrano i Master Ingegneri, gente come Phil Ramone, Robert Ludwig, Jay Messina, Rudy Van Gelder… cioe i Michelangelo, i Picasso, i Renoir dell’incidere sul vinile e riprodurre in maniere fedele i master tapes. Le prime stampe sono queste! Cioè quelle fatte con la prima Madre dai Master Engineers, esattamente come le volevano gli artisti, dati in mano ai loro esperti e prescelti Master Ingegneri. Il resto sono tutte copie!

Tondo Music si specializza in questo, cioè decifrare, studiare, e catalogare quello che è una prima stampa e quelle che sono copie e naturalmente prezzarle in maniera diversa, cercando di preservare un po’ di storia di questo meraviglioso mondo.

Tondo Black And White Store Front

Cosa pensa del ritorno al vinile e delle fiere che periodicamente si tengono in tutto il mondo?

Una volta ero un avido partecipante alle fiere del Vinile, ma piano piano, ho deciso di non andarci più.  La ragione principale è  la “lotta” vera e propria che avviene fra i “maniaci del vinile”. Io separo i collezionisti (gente per bene, educata e colta) con i “maniaci del vinile” (gente impazzita, pallida, che spingerebbe la madre pure di arrivare prima di te al box in terza fila). In più le fiere sono ormai stracolme di venditori avventati che non saprebbero distinguere un falso dei Beatles da un Meat Loaf di terza stampa. Insomma per me il fascino delle fiere è un po’ svanito.

E del Record Store Day?

A dirti la verità, non conosco molto bene il Record Store Day, non mi piace buttarmi dentro un evento mondiale, a me piace il quotidiano, il day to day. Tutto quello che e’ hype  e trendy mi fa un po’…. ehhhm…. devo trovare la parola giusta…diciamo che batto il mio tamburo (I beat my own drum).

C’è qualche vinile che non è ancora riuscito ad avere e che vorrebbe a tutti i costi?

Troppi! Ma nel top of the list mettiamoci:

Amboy Dukes ~ The Amboy Dukes del 1968 in Near MINT Condition

Bad Brains ~ Pay To Cum 7” in VG++ or Mint

Bowie ~ Diamond  Dogs con Bowie con le palle di un cane  ~ Near MINT cover

X – Los Angeles in Near MINT condition (questo non e’ raro come disco, ma trovarlo in Near MINT e’ difficile!)

Madrigal ~ Madrigal del 1971 e mi andrebbe bene anche un VG+

Black Sabbath ~ Forbidden

Questo è ovviamente un assaggio …

In che modo questa passione si concilia con la sua vita quotidiana?

La musica, il vinile, per me deve rimanere una passione, una gioia, un divertimento… se mai diventasse un lavoro allora smetto e ritorno a lavorare in azienda.

Tondo-3

Che rapporti ha con gli altri collezionisti? Esiste una community? Un punto di riferimento, anche per i neofiti del settore?

I collezionisti mi piacciono, ci divertiamo, si beve una birra e iniziamo a raccontare storie.

Il collezionista entra, ti saluta, sorride e inizia a perdersi tra le migliaia di dischi in esposizione. Quando un collezionista entra in negozio, si muove tra i vinili con gentilezza, e quando trova qualche cosa si ferma un attimo, sorride, lo alza gentilmente e lo tocca con delicatezza, come se avesse in mano la scarpa di vetro di Cenerentola.

I maniaci sono un altra cosa e sono agli antipodi del collezionista. Per i collezionisti ci sono siti tipo Discogs e MusicStack dove c’è ancora un po’ di senso di ordine fra stampe ma fondamentalmente ci si ritrova nei negozi o al bar.

Quali prospettive ci sono, secondo lei, per il vinile in futuro?

Ho 50 anni e ho visto la scalata e la rovina del vinile che poi si tramutato in CD e poi la scalata del CD fino alla sua rovina e al tramutarsi in mp3.

“The Rise and Fall” è stato uguale: si inizia con un bel prodotto, fatto con cura, con grafiche stupende e materiale di prima qualità. La gente è disposta a pagare per la qualità, l’apprezza. I soldi iniziano a materializzarsi e con l’avvento dei soldi iniziano ad entrare due tipi di persone…i managers con gli MBA di Harvard e i “furbi” del mondo del business, che credono di poter tagliare qui e la e aumentare i margini. Gli altri sono gli avventurieri, cioè la massa di gente che sente che ci possono essere dei soldi e allora si butta senza un minimo di esperienza, di conoscenza, amore o passione… e piano piano si inizia a erodere tutto quello che di bello c’è in una cosa.

Il vinile per molti di noi non è mai morto. Io, ad esempio, non ho mai smesso di comperare vinile, anzi! Più cresceva il CD più sono riuscito a ingrandire la mia collezione! Ho capito subito che il CD non avrebbe funzionato, perché puntava solo ad un senso: l’udito! Toccavi un CD e non ti dava nessun feeling, lo annusavi e annusavi plastica, lo guardavi e la grafica era così piccola che non ti trasmetteva nulla, quindi alla fine rimaneva solo la musica ed il contenuto… e tutti noi sappiamo che di dischi completi (cioè con canzoni tutte belle) ce ne sono veramente pochi!! (Deep Purple “Machine Head”, Pink Floyd “Dark Side of The Moon”, The Specials, “Little Feat Waiting For Columbu”s, Steely Dan “Aja”, Springsteen “Born To Run”, Peter Tosh “Legalize It”, Depeche Mode “Music For The Masses”, etc. etc.)… quindi alla fine ti ritrovavi con un pezzo di plastica caro, con 2 canzoni che ti piacevano. Il declino era inevitabile.

La “nuova” era del vinile è nata con stampe in vinile vergine, con stampe pesanti (180 grammi) insomma con tanta, tanta qualità! Perchè? Perchè noi vecchi collezionisti abbiamo una certa età e ci potevamo permettere un disco di una certa qualità! Ora già si intravede l’inizio di varie ristampe con copertine non originali, con vinile leggero, dischi stampati da 4,5,6 impianti e marche… Insomma si inizia a intravedere che si faranno gli stessi errori del passato.

Ma per me questo non è fondamentale, io non vendo ristampe. Tondo Music crede nel vinile originale, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti e se ci sono dei gruppi nuovi che mi piacciono allora vendo pure quelli, altrimenti rimango nel passato e sono soddisfatto della mia scelta.

Raffaella Sbrescia

Intervista a Cassandra Raffaele: ” In Adesso posso dirti (Fottiti) uso una parola esaustiva con sana ironia”

Cassandra Raffaele

Cassandra Raffaele

 

Cassandra Raffaele è una “cantora”, arrangiatrice e musicista indipendente, laureata in Tecniche di Neurofisiopatologia a Catania. Il suo temperamento naif e sopra le righe si unisce ai temi eterogenei e immediati che contraddistinguono i testi delle sue canzoni. A metà strada tra denuncia e ironia, il suo album di debutto “La valigia con le scarpe” ha già ottenuto un notevole riscontro da parte del pubblico, anche grazie alla scelta di location non convenzionali da parte di Cassandra che, attraverso il nuovo singolo intitolato “Adesso posso dirti (Fottiti)” ci lancia all’interno del suo mondo fatto di attente riflessioni mitigate da sonorità coinvolgenti

 “Adesso posso dirti (Fottiti)” è il titolo del singolo estratto dal tuo primo album “La valigia con le scarpe”. Cosa racconti in questo brano e cosa intende comunicare il suo emblematico titolo?

È un brano liberatorio rivolto a chi rende la nostra vita difficile. Una sorta di brano pocket, da tenere in tasca e da utilizzare quando incontri la persona “giusta” che si merita un bel “fottiti”, perché altre parole non sono esaustive come questa. Ma il tutto sussurrato con tanta sana ironia.

Nel video hai utilizzato una serie di selfie cantati, un linguaggio inteso come “metterci la faccia”… che tipo di feedback sta riscontrando questo strumento comunicativo?

Credo sia il linguaggio piu’ immediato e in linea con il nostro tempo. Si sente il bisogno di esprimersi, e di dire “Ehi, ci sono” e la gente ha colto con molto entusiasmo il mio invito in rete, a tal proposito.

Il tuo stile musicale è atipico e molto personale… quali sono le correnti musicali a cui ti ispiri e quali sono, invece, i tuoi punti di riferimento?

Adoro le voci calde del nu jazz come Madelein Peyroux, Stacy kent ma anche le atmosfere dei Gold Frapp. La visceralità di Ben Harper, la musica dei cantautori folk nostrani come Brunori. I Beatles restano una fucina di ispirazione. Insomma, elementi diversi ma che amo “cucire” attraverso i miei sensi nei miei vestiti musicali.

Suoni il pineapple ukulele, la chitarra e la batteria… qual è lo strumento a cui sei più legata?

L’ukulele

Quali sono i contenuti e i messaggi dell’album “La valigia con le scarpe”?

La consapevolezza del viaggio che scegli di fare, parte già nel momento stesso in cui cominci a preparare la valigia. Cosa portare? Ognuno sceglie cosa, e poi si parte.

Cassandra Raffaele

Cassandra Raffaele

Perché hai definito i brani “ 13 transizioni emotive in movimento”?

Perché nulla esiste se non è permeato da emozioni e le canzoni ne sono piene, e come valigie, ti seguono fedelmente.

Sei laureata in Tecniche di Neurofisiopatologia… un titolo di studio importante e che ti sarà costato tanti sacrifici…cosa ti ha spinto a lasciare il posto di lavoro e in che modo senti di poter sfruttare le competenze acquisite nel campo medico all’interno del contesto artistico?

Ho lasciato il lavoro in ospedale, nel momento in cui ho iniziato a scrivere canzoni e ho capito che potevo diventare “artigiana” di quello che facevo con la musica. La neurologia mi accompagna in questo lavoro, a tratti sognante, poetico, ma molto cerebrale.

Hai avuto un ruolo da protagonista in alcune delle manifestazioni più prestigiose all’interno del cantautorato italiano: Premio Bindi, Premio Bianca d’Aponte, Mei, Musicultura, Premio Fabrizio De Andrè, Premio Ninfa d’Argento… come ti sei sentita in questi contesti e cosa credi abbia colpito di te gli addetti ai lavori?

Mi sono sentita come una “bambina” il primo giorno di scuola. Ho tenuto gli occhi ben aperti per guardare, le orecchie per ascoltare e imparare il più possibile da chi c’era ai premi, dai presenter illustri, ai colleghi, insomma tutta gente che ha fatto della musica la propria esistenza. Oltre ad essere stato un momento di confronto, é stato anche un momento d’orgoglio personale. Mi sono messa in gioco da subito con quello che scrivevo e sono stata premiata per questo.

Sei ideatrice del Buzz Tour, un tour virtuale acustico… ci racconti questa esperienza?

Scelgo location poco convenzionali, riprendo dei video mentre canto delle canzoni e poi condivido in rete il tutto come se fosse la tappa di un tour. La musica arriva alla gente nei posti più impensabili. Importante è condividere, naturalmente, e fare buzz, cioè diventare uno sciame che diffonde musica.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e impegni live?

In estate sarò impegnata in alcuni Festival e farò tappe della valigia, da nord a sud. E poi parteciperò a degli eventi molto importanti e prestigiosi che vi racconterò presto, naturalmente attraverso i miei canali.

 Raffaella Sbrescia

Acquista “La Valigia Con Le scarpe” su iTunes

Video: “Adesso posso dirti (Fottiti)”

Intervista agli EtruSka –Jazz: “La nostra musica vi farà scatenare!”

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

Gli EtruSka –jazz sono una giovane compagine musicale del centro Italia che, attraverso una formula musicale innovativa e coinvolgente, uniscono lo ska ed il jazz, due generi musicali inizialmente legati tra loro. Abbiamo ascoltato il gruppo, attualmente composto da Luigi Zitano,  Sharon Moran, Daniele Giusto,  Alessandro Marchetti, Giulio Cruciani e  Marco Parisi, durante l’opening act del concerto dei 99 Posse, tenutosi lo scorso 7 giugno, durante l’Eutropia Festival a Roma, e abbiamo deciso di approfondire la conoscenza di una realtà musicale dinamica e molto interessante.

 “EtruSka-jazz” è il nome del vostro gruppo ma racchiude anche la vostra essenza artistica… raccontateci i tratti caratteristici della vostra musica

In effetti il nostro nome racchiude diversi significati: il termine Etruska indica sia l’area geografica del centro Italia, in cui la maggior parte di noi è nata (siamo quasi tutti romani mentre il tastierista è di Terracina ed il sassofonista è leccese), sia la nostra  formula musicale: Ska-Jaz è una miscela dei due generi, lo Ska, in particolare, è il principale genere musicale che suoniamo.

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

Da dove nasce l’idea di unire la musica Ska con il jazz? Che punti hanno in comune questi generi secondo voi?

Anche se sono in tanti a non saperlo, questi due generi sono strettamente legati tra loro. La musica Ska nasce alla fine degli anni 50 in Giamaica, in concomitanza con la liberazione dal dominio coloniale inglese. I più grandi jazzisti jamaicani dell’epoca, tra tutti il grande chitarrista Ernest Ranglin, che erano soliti suonare le opere delle più grandi e famose big band jazz americane, iniziarono a personalizzare il Jazz, reinterpretandolo con nuovi ritmi, molto più caraibici, solari e festosi, fino a dare origine al nuovo genere musicale chiamato Ska. Lo Ska si è poi evoluto nel reggae ed in varie forme più moderne, perdendo però lo spirito originario e cioè lo spirito gioioso di grandi artisti capaci di improvvisare, senza mai smettere di generare  allegria e voglia di danzare.

Avete pubblicato dei brani inediti? Cosa presentate nel vostro repertorio live?

Nei nostri concerti live presentiamo dei brani inediti, attualmente una decina scarsa, nei quali ci siamo divertiti a mescolare e sperimentare non solo fusioni tra jazz e ska, ma anche reggae, funky e musica balcanica. Tutti questi generi si sposano, secondo noi, con l’idea di far divertire la gente facendola danzare. Le altre canzoni che presentiamo nei nostri concerti sono per lo più delle reinterpretazioni di famosi brani jazz del passato, riletti in chiave ska. Infine proponiamo anche alcune cover di brani registrati negli anni 60 in Giamaica.

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

Quali sono stati i passaggi chiave del vostro percorso artistico e come gestite gli equilibri all’interno del gruppo?

Il gruppo è nato all’interno di una scuola di musica nella quale Giulio (contrabbassista) Daniele (chitarrista), Marco (batterista) e Alessandro Marchetti (tastierista) studiavano e frequentavano i laboratori di jazz. Quasi subito la passione per la musica giamaicana di Giulio e Marco ha preso il sopravvento e sono iniziati i primi esperimenti di fusione tra i due generi ottenendo dei risultati più che incoraggianti. Nel tempo si sono susseguiti diversi strumentisti ai fiati fino alla formazione attuale, con sax, trombone e voce. Fortunatamente il gruppo è super equilibrato e c’è ben poco da gestire! Ogni volta che ci si incontra, che sia per un concerto, una prova o una pizza in compagnia, è sempre una gran festa.

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

Che tipo di concerto il vostro e qual è il riscontro da parte del pubblico nei vostri confronti?

Anche se il nostro nome può trarre in inganno, il nostro è un concerto ska, non un concerto jazz, il pubblico si scatena e rimane sempre molto entusiasta mandandoci ottimi feedback. Un altro pregio della musica ska jazz, è che, anche chi proprio non vuol ballare, può starsene comodamente seduto e sentirsi dei bellissimi assoli e virtuosismi, come accade nei veri e propri concerti jazz… In questo modo riusciamo a conquistare sia un pubblico di ballerini scatenati, sia un pubblico a cui lo ska ed il reggae non vanno molto a genio.

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

Come è andato l’opening act del concerto dei 99 Posse durante l’Eutropia Festival a Roma?

E’ stata una magnifica esperienza per noi, abbiamo una grandissima esperienza di concerti live, ma raramente su palchi di quelle dimensioni ed in una cornice così bella come quella della Città dell’Altra Economia. I 99 Posse  poi, s degli eroi per noi: essendo stati tra i primi a portare in Italia delle particolari forme musicali, di reggae e di protesta; aprire il loro concerto ha significato la realizzazione di un piccolo grande sogno.

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

Quali sono le vostre prospettive e quali sono, invece, i vostri programmi attuali?

La nostra idea principale è sempre quella di divertirci suonando, facendo divertire la gente che ci ascolta. Non è facile ottenere visibilità in Italia, ma, pian pianino, speriamo di arrivare sempre con maggior frequenza su palchi grandi, come quello dell’Eutropia Festival

Ci sono progetti discografici in vista? Date dal vivo? Progetti paralleli, anche singoli?

Per quanto riguarda la realizzazione di un album discografico ci stiamo lavorando, abbiamo diversi brani in cantiere, alcuni già pronti, altri appena abbozzati… la realizzazione del nostro primo album è uno dei propositi da realizzare subito dopo l’estate. Le prossime date già confermate sono il 27 giugno in spiaggia a Capocotta (Torvajanica), nello stabilimento Zion Bech. La festa della birra di Mirabella Eclano (AV) che avrà luogo venerdì 11 luglio e un altro importante opening act di Jovine, il 26 luglio alla manifestazione Roma Vintage.

 Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

 

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

EtruSka Jazz Ph Roberta Gioberti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Intervista ai Lain: una band tra rock e volontariato

Lain

Lain

I Lain sono un gruppo pop-rock casertano, nato nel 2008. Alessandro Ronca (Voce), Massimo Vagliviello (chitarra), Alfonso D’Agostino (Chitarra), Luigi Papale (Batteria), Eugenio Fiorillo (Basso) s’ispirano alle realtà pop-rock statunitensi raccontando i sentimenti del nostro oggi.
Tra le loro esperienze, oltre ad avere suonato live i loro brani inediti in occasione di concerti ed esibizioni in locali e piazze italiane, hanno registrato tre singoli negli studi di RTL 102.5 , in collaborazione con l’arrangiatore italiano Enrico “Kikko” Palmosi e l’etichetta discografica Rosso Al Tramonto. Lo scorso gennaio il gruppo ha anche collaborato con l’associazione internazionale TIME4LIFE realizzando uno spot di sensibilizzazione e l’inno ufficiale, dimostrando una profonda sensibilità anche su argomenti delicati e importanti. Abbiamo raggiunto Alessandro Ronca al telefono per farci raccontare il recente singolo “Occhi chiusi” e per farci anticipare le prossime novità del gruppo.

Quando e come è cominciato il percorso dei Lain e quali sono state le tappe chiave del vostro percorso?

Siamo tutti musicisti da molto tempo, ci siamo incontrati nel 2008 e abbiamo portato  avanti questo progetto fino a trasformarlo in qualcosa di professionale contattando un po’ di addetti ai lavori. La prima persona disponibile è stata Enrico “Kikko” Palmosi, arrangiatore e coautore di Francesco Silvestre per alcuni brani, tra cui quello di Emma Marrone che ha vinto Sanremo, intitolato “Non è l’inferno”… A quel punto siamo usciti con il primo singolo “Aria”, nel settembre del 2012, e da lì poi abbiamo continuato il nostro percorso cominciando a girare l’Italia con i concerti.

Ci fate un parallelo tra “Aria” e “Occhi chiusi”? Cosa intende comunicare al pubblico quest’ultima canzone, in particolare?

“Aria” racconta il senso della musica per noi musicisti. Il brano dice “sei aria e io senza di te non sarò mai niente di grande”, ci riferiamo alla musica, intesa come aria, qualcosa di cui non possiamo fare a meno. Per quanto riguarda “Occhi chiusi”, si tratta di una canzone che racconta cosa accade quando una storia d’amore finisce con i relativi strascichi conseguenti alla chiusura. Noi, in particolare, raccontiamo la rabbia e la sofferenza di chi è rimasto ancora indietro.

occhi_chiusi_cover (2)

Qual è la vostra cifra stilistica e quali sono i vostri punti di riferimento?

Il progetto nasce con l’idea di portare in Italia il pop-rock americano degli ultimi anni, mi riferisco ai Nickelback, ai Paramore a delle band relativamente giovani che propongono un rock molto vicino al pubblico. In Italia sentivamo un po’ la mancanza di questo tipo di rock e abbiamo intrapreso questo percorso creativo.

Coltivate altre passioni e progetti paralleli?

Certo, io stesso sono reduce da un viaggio in Siria dove ho portato degli aiuti umanitari. Credo che questa esperienza così forte potrà influenzare in qualche modo la nostra musica. Nei mesi scorsi abbiamo scritto l’inno internazionale di Time4life. Ci siamo interessati alla causa della Siria, di cui non si parla molto in tv: ci sono 10 milioni di bambini sfollati, profughi che vivono in condizioni che vanno al di sotto della sopravvivenza. Anche per questo sono stato invitato dalla Presidentessa dell’Associazione. Il mio intento è quello di portare una testimonianza tangibile ai nostri amici, ai nostri fan e raccogliere un po’ di sostegno a favore dell’Associazione. Per il resto abbiamo anche  un altro lavoro perché non riusciamo a vivere solo di questo progetto e tutto il tempo che ci rimane lo dedichiamo alla musica.

Lain

Lain

Qual è il vostro approccio alla creazione di nuovi contenuti e come sta procedendo la lavorazione del vostro nuovo lavoro? In che direzione state andando?

La nostra direzione va dritta verso il rock, senza trascurare la progressiva integrazione di elementi elettronici, pad e sintetizzatori che faranno da contrappunto alla chitarra distorta, al basso e alla batteria. Dal un punto di vista testuale cerchiamo di scrivere quello che sentiamo, i testi sono prevalentemente scritti da me Alfonso D’Agostino e non ci poniamo limiti durante la scrittura.

Che tipo di concerto è il vostro?

Dopo aver fatto uno spettacolo di tipo più teatrale, in cui c’era anche un attore che recitava dei monologhi tra un brano e l’altro, ora stiamo portando avanti uno spettacolo più leggero in cui si susseguono canzoni dei Lain e qualche cover a cui siamo particolarmente affezionati.

Lain

Lain

Dove e quando potremo ascoltarvi dal vivo?

Veniteci a salutare il 14 giugno a Castellarano, in provincia di Reggio Emilia, dove apriremo il concerto di Francesco Sàrcina, poi vi segnaleremo i nostri nuovi appuntamenti sul nostro sito www.lainrock.it

Raffaella Sbrescia

Acquista “Occhi chiusi” su iTunes

Video: “Occhi chiusi”

Cremano Giovani Festival: Chiamata alle arti!

Locandina ufficiale Cremano Giovani Festival (2)Si svolgerà domenica 15 giugno a Villa Bruno la seconda edizione del “Cremano Giovani Festival”, un progetto nato dai giovani per i giovani. L’evento, inserito nell’ambito delle iniziative del “Giugno dei Giovani”, è organizzato dall’associazione di volontariato “Cremano Giovani” e patrocinato dal Comune di San Giorgio a Cremano e dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli. Nata con l’intento di valorizzare i talenti artistici del territorio campano, la manifestazione si snoderà nell’arco di dodici ore, dalle 10 alle 24 e si chiuderà con un concerto che vedrà protagonisti le band e i solisti selezionati dalla Direzione Artistica della manifestazione. A presentarci l’evento è Vania Costa, vicepresidente dell’associazione “Cremano Giovani”.

Da quali presupposti e con quali obiettivi nasce il Cremano Giovani Festival?

Nasce dall’idea di dare prima, durante e dopo la manifestazione, spazio e valore alla creatività dei giovani artisti partecipanti . L’obiettivo è quello di concepire un Festival “a misura d’artista”, capace di plasmarsi grazie al confronto e al continuo scambio di idee.

Qual è la location in cui si terrà l’evento? Avete intenzione di valorizzare anche le risorse del territorio circostante?

L’evento si svolgerà interamente a Villa Bruno, storica dimora settecentesca e polo culturale di San Giorgio a Cremano. Fare in modo che questa splendida villa diventi un vero e proprio tempio delle possibilità per i tanti giovani del nostro territorio rientra in pieno nella mission dell’Associazione “Cremano Giovani” e, di conseguenza, del “Cremano Giovani Festival”.

Quali saranno le sezioni artistiche proposte al pubblico?

Quest’anno saranno ben dieci: scultura, pittura, fotografia, grafica, street art, teatro, narrativa, poesia e musica. La novità rispetto al 2013 è la sezione dedicata ai cortometraggi e alle webseries, un genere che, specialmente adesso, è molto apprezzato dai ragazzi.

Come sarà strutturata la manifestazione e che tipo di feedback vi aspettate dal pubblico? Raccontateci nel dettaglio cosa offrirà questa seconda edizione di Cremano Giovani.

Il Festival si aprirà alle 10.00 con l’apertura delle mostre di pittura, scultura, grafica e fotografia. Durante l’intera giornata ci sarà una lunga serie di eventi ed attività, tra cui un laboratorio di autocostruzione, uno di origami e un laboratorio didattico con i bambini per divertire anche i più piccoli. Alle 13.00 verrà offerto un aperitivo nella suggestiva terrazza del Piano Nobile. Nel pomeriggio, in biblioteca, ci sarà uno spettacolo teatrale e per chiudere in bellezza, alle 18, presso la Fonderia Righetti inizierà il concerto che accompagnerà i visitatori fino alla mezzanotte inoltrata. Ci aspettiamo un pubblico capace non solo di gradire quanto da noi proposto, ma anche di interagire con l’evento, fruendone appieno le potenzialità.

Il Festival coinvolge giovani di età compresa tra i 16 e i 35 anni. Quali sensazioni avete avuto durante il processo di iter selettivo?

Chiamarlo iter selettivo non è del tutto corretto. Abbiamo cercato, nei limiti, di evitare selezioni, includendo tutti i giovani che hanno inviato il bando di partecipazione compilato entro la data di scadenza prefissata. Quest’anno, per motivi puramente logistici, ci è risultato impossibile dare spazio alle quasi 30 band che hanno risposto al nostro appello e quindi abbiamo dovuto necessariamente operare una sorta di selezione. In ogni caso, il fatto che decine e decine di giovani talenti abbiano sposato la nostra causa, condividendo con noi le loro opere, è motivo di grandissimo orgoglio e soddisfazione!

I proventi del Festival verranno reinvestiti per perseguire gli scopi, prevalentemente culturali, dell’Associazione. Avete già qualche idea in merito?

Gli unici, veri, proventi sono tutti coloro che si sono messi all’opera con impegno e passione per realizzare questa kermesse. Il patrimonio di un’associazione, specie se di volontariato, è costituito principalmente da persone che prendono coscienza di loro stessi, e che, entrando a far parte di una formazione sociale, scoprono nel dialogo e nel confronto con gli altri un modo per crescere sul piano umano e comportamentale. In tal senso, “Cremano Giovani” ne è un esempio concreto.

 Raffaella Sbrescia

Intervista a Manuel Foresta: “Nel mio disco ci saranno suoni audaci, forti, mescolati a quelli più tradizionali”

manuel forestaSulla scia del successo di “Déjà vu”, il cantante salernitano Manuel Foresta presenta “Se fossi ancora qui”, il nuovo singolo che anticipa un nuovo album di prossima pubblicazione per l’etichetta Rusty Records. Con la produzione artistica di Davide Maggioni, il brano intende rappresentare il frutto di percorso di ricerca musicale che Manuel ci ha raccontato in questa intervista, in cui, tra l’altro, il giovane interprete ha parlato anche dei suoi impegnativi studi di architettura e dei recentissimi opening acts dei concerti di Renzo Rubino.

“Se fossi ancora qui” è il tuo nuovo singolo. Da dove nasce l’idea di coniugare elettronica a sonorità più tradizionali come quella del tango e qual è il percorso che ti ha portato a questo risultato artistico?

Il mio nuovo singolo è il frutto di un’oculata ricerca fatta insieme al mio produttore artistico Davide Maggioni. Cercavamo qualcosa di particolare che rispecchiasse il mio personale gusto per alcuni strumenti tradizionali, come la fisarmonica ed il pianoforte, ma che si prestasse bene anche ad essere stravolto con il beat elettronico. “Se fossi ancora qui” fin dal primo ascolto ci è sembrata perfetta ed i suoni del tango ci hanno entusiasmati e convinti. L’autore Simone Baldini Tosi utilizza nel testo un linguaggio semplice e diretto che, con l’arrangiamento che avevamo in mente, raggiunge l’incisività e l’audacia che stavamo cercando.

Di cosa parli in questo brano e cosa intendi comunicare in esso?

In questo brano parlo di una storia vera, sentita, di pancia. Dentro c’è l’irrequietezza di chi non si rassegna e non si vergogna ad ammettere una propria debolezza, una propria mancanza. L’ho sentita da subito mia, nel suo linguaggio semplice e diretto, ma soprattutto tormentato.

Con chi ti sei interfacciato per la produzione del singolo e del disco di prossima uscita?

La produzione del singolo e del disco è affidata alla Rusty Records, con la produzione artistica di Davide Maggioni. La nostra collaborazione è nata quasi per caso, come tutte le cose belle. In loro ho trovato qualcosa in più di una squadra di lavoro. Ho trovato una grande famiglia che mi ha accolto con affetto e che mi sostiene ogni giorno con grande professionalità.

Quali saranno i contenuti di questo lavoro e quanto ti rispecchierà questa tua prima produzione discografica?

L’album è pensato sulla scia del primo singolo, che proprio per questo, abbiamo scelto come apripista. In tutto il disco ci saranno suoni audaci, forti, mescolati a quelli più tradizionali. Con esso cercherò di parlare il linguaggio della mia generazione conservandone l’incisività ma anche tutte le contraddizioni.

Manuel Foresta

Manuel Foresta

Qual è il bilancio di questa prima parte del tuo viaggio musicale? Cosa pensi di aver intuito, cosa, invece, ti ha sorpreso e cosa, ancora, pensi ti abbia messo davvero alla prova?

Il bilancio è sicuramente positivo. Penso di aver ormai capito che la maggior parte delle cose capitano per caso e ti stravolgono, senza poterle pianificare ed è per questo che l’unica cosa che conviene davvero fare è impegnarsi con amore in quello che ci piace.

Mi ha sorpreso di certo l’affetto delle persone, quelle che mi seguono da sempre e che non pretendono niente in cambio, quelle che credono in me anche più di quanto a volte non lo faccia io.

Ho capito che forse c’è solo una cosa che mi possa mettere davvero a dura prova ed è l’ansia da prestazione, quella che a volte rischia di farti dimenticare che l’opportunità di fare quello che ami è di gran lunga più importante della meta che vorresti raggiungere.  

Manuel Foresta

Manuel Foresta

Come sono andati gli opening act del “Secondo Rubino tour”? Che tipo di esperienza è stata?

Renzo porta sul palco un mondo stravagante fatto di luci e colori e in esso dipinge perfettamente il suo punto di vista. E’ stata un’esperienza bellissima perché da lui ho cercato di assorbire come una spugna tutto quello che c’era da imparare. In più il pubblico del suo Tour è un pubblico attento che mi ha ascoltato con interesse e mi ha riservato tanto affetto. Per me avere un’occasione del genere è stato davvero molto stimolante e lo ringrazio.

Quali sono le tue prospettive per il futuro? Oltre alla musica ti interessi anche di altro? Quali saranno i tuoi prossimi impegni?

 Nella musica sto investendo gran parte delle mie energie e, pian piano, come solo i veri amori fanno, ha preso il sopravvento su tutto il resto. Di sicuro quindi la mia speranza è di poter vivere di questa mia passione sconsiderata.

Parallelamente alla musica, però, c’è un’altra grande passione che è l’architettura. Nella vita di tutti i giorni, giù dal palco, sono uno studente che si fa in quattro tra studio ed esami, senza risparmiarsi mai. Dietro l’angolo ho un importante impegno che è la laurea e nei prossimi mesi dovrò rimboccarmi le maniche per riuscire, come faccio ormai da tanti anni, a conciliare lo studio con i miei impegni da cantante.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Se fossi ancora qui” su iTunes

Concorso Lirico Internazionale Jole De Maria: intervista alla direttrice organizzativa Eleonora Vicario

concorsoSi terrà a Monterotondo (Roma) dal 27 al 29 giugno 2014 la seconda edizione del Concorso Lirico Internazionale Jole De Maria dedicata a cantanti lirici di tutti i registri vocali – soprano, mezzosoprano/contralto, controtenore, tenore, baritono, basso – e di tutte le nazionalità. Il Concorso a cura dell’Associazione Culturale Arcipelago, con la direzione artistica di Irene Bottaro e l’organizzazione di Eleonora Vicario, sostiene la ricerca sul cancro e, data la grande risposta registrata in questi ultimi giorni, la data di scadenza dell’iscrizione alla manifestazione è stata prorogata fino al 25 giugno.

A presentarci l’iniziativa nel dettaglio è la direttrice organizzativa del concorso Eleonora Vicario.

Quali sono i presupposti, gli obiettivi e lo spirito con cui nasce il Concorso lirico internazionale Jole De Maria?

Questo progetto, come tutti quelli portati avanti dall’Associazione culturale Arcipelago, nasce per aiutare la Ricerca sul cancro, per sostenere nuovi talenti musicali e per promuovere Enti e Aziende che contribuiscono alla riuscita del progetto. Inoltre pensiamo di favorire un’ulteriore valorizzazione di Monterotondo, collegandolo maggiormente all’Europa e stimolandone la crescita economica, seppure con un evento di breve durata.
Infine vogliamo ricordare Jole De Maria, artista lirica siciliana, vissuta a Roma, morta appunto di cancro, che ha cantato in grandi teatri internazionali tra gli anni ’50 e ’64.

Come verranno strutturale le giornate del Concorso? Chi prenderà parte alla manifestazione? Quali sono i premi in palio? Da dove nasce l’idea di fornire acconciature alle concorrenti in gara?

Il Concorso si terrà a Palazzo Orsini e sarà articolato in tre fasi: il 27 giugno ci saranno le prove eliminatorie durante la giornata e il concerto serale dell’orchestra jazz Numinoso Ensemble, che ospiterà il sassofonista Michele De Vito; il 27 giugno ci saranno le semifinali durante la giornata e il concerto serale dell’orchestra “Archi Accademia Nova”, con la partecipazione del M° Fernando Lepri; il 29 giugno, sul palco nel cortile del Comune si terrà la prova finale del concorso lirico in forma di concerto. Mentre i giurati si riuniranno per stabilire i vincitori, il pubblico potrà ascoltare due brevi concerti: il primo, del pianista Riccardo Fede e il secondo, del Coro Polifonico MUSA, diretto dal M° Danilo Santilli. L’attrice Francesca Valtorta verrà a consegnare i premi in denaro che saranno: il 1° premio: Euro 1.500,00, il 2° premio: Euro 800,00 e il 3° premio: Euro 500,00.
L’idea di mettere a disposizione delle concorrenti Marisa Brandoni, vincitrice di un Festival internazionale di acconciature, coadiuvata da Patrizia Clemenzi, è nata dalla grande eleganza che abbiamo notato nelle partecipanti alla scorsa edizione; così abbiamo pensato di aggiungere loro ancora un po’ di fascino con i sapienti chignon, le trecce complicate e le sperimentazioni eccentriche di Marisa.

Jole De Maria

Jole De Maria

Che tipologia di artista era Jole De Maria? Quali sono stati i passaggi chiave del suo percorso artistico?

Donna di grande cuore, Jole De Maria ha interrotto bruscamente la sua carriera artistica nei teatri dell’opera italiani e stranieri nel 1964, quando gravi problemi familiari l’hanno indotta a trasferirsi in Argentina. Al suo ritorno in Italia ha eseguito numerosi concerti, accompagnata al pianoforte dal M° Rolando Nicolosi, organizzati dal suo secondo marito-manager Silvano Nicolai, innamorato anche della sua voce. Per tutta la vita ha continuato a studiare con la costanza e la tenacia che le erano usuali, sviluppando lentamente quella tecnica che le ha permesso di spaziare poi dalla voce di mezzosoprano fino a quella di soprano leggero -come documentato dalle sue successive registrazioni- mantenendo comunque intatto il calore ed il velluto del timbro.

Quali sono  gli Enti con cui state collaborando per questa manifestazione?

Il Comune di Monterotondo ci ha supportato con entusiasmo e partecipazione, sebbene le attuali condizioni economiche non abbiano consentito un sostanziale supporto economico. Speriamo di ottenere anche il patrocinio della Regione.

Che tipo di risposta e di supporto state ricevendo dal territorio?

Molte aziende hanno partecipato con piccole -ma per noi importanti- cifre nonostante la crisi economica in atto. Inoltre abbiamo organizzato una lotteria che ci sta permettendo di raccogliere un po’ di denaro e che, insieme alle sponsorizzazioni, speriamo ci consentirà di coprire tutte le spese necessarie.

Che aspettative ci sono per il futuro?

Nei nostri desideri c’è la speranza di ripetere il Concorso ogni anno, facendo diventare sempre più importante questa manifestazione e trasformando Monterotondo in una città della lirica.

Ci sono anche dei progetti paralleli in corso?

L’Associazione culturale Arcipelago, nata per aiutare la Ricerca sul cancro, organizza dal 2001 concerti dell’orchestra jazz Numinoso Ensemble; contiamo il prossimo anno di portare l’orchestra nelle scuole per sensibilizzare i giovani sull’importanza dello studio, della formazione individuale, anche in relazione alla ricerca scientifica.

 Raffaella Sbrescia

Per maggiori informazioni
www.concorsoliricojoledemaria.eu
info@concorsoliricojoledemaria.eu
cell 3664974891
Facebook: https://www.facebook.com/pages/Primo-Concorso-lirico-internazionale-Jole-De-Maria/524430160933291

Intervista: Riccardo Tesi & Banditaliana presentano “Maggio”

maggio“Maggio” è il titolo del nuovo disco di Riccardo Tesi Banditaliana. Ispirato alle sonorità del bacino Mediterraneo, questo lavoro unisce tradizione e innovazione. Hanno preso parte alle sessioni di registrazione del disco anche la brass band balcanica Fanfara Tirana, il violinista e tamburellista Mauro Durante, il giovane pianista jazz Alessandro Lanzoni (appena eletto miglior nuovo talento nel referendum di Musica Jazz), Mauro Palmas (figura di riferimento nella musica sarda con il suo liuto cantabile), il violoncellista Enrico Guerzoni. Abbiamo raggiunto Riccardo Tesi al telefono per approfondire alcuni aspetti della musica prodotta dai “Signori del folk”.

“Maggio” è il titolo del vostro quinto disco. Cosa avete scelto di raccontare in questa parte del vostro viaggio musicale senza frontiere?

Siamo un gruppo di origini toscane e abbiamo voluto unire la nostra tradizione musicale alla contemporaneità riprendendo e riarrangiando il “Maggio” delle montagne toscane alla nostra maniera. Banditaliana è una realtà che esiste dal 1992 e che è arrivata al quinto disco grazie ad una musica ispirata al Mediterraneo, luogo in cui è possibile trovare tante influenze mescolate tra loro. Quest’ultimo rappresenta, dunque, il comune denominatore del nostro pensiero musicale.

riccardo tesi

Riccardo Tesi & Banditaliana

In questo caso alcuni brani sono nati da una scrittura collettiva delle canzoni. In genere abbiamo l’abitudine di invitare amici e colleghi e, anche in questo disco, ci sono diversi ospiti importanti. Prima fra tutti la famosa Fanfara Tirana, proveniente dall’Albania, con cui avevamo già realizzato un progetto lo scorso anno: ci eravamo divertiti a rileggere la tradizione del liscio dal punto di vista balcanico. Da sottolineare anche il contributo di un grande talento del jazz che è Alessandro Lanzoni che, a soli 22 anni, ha vinto il referendum come migliore nuovo talento jazz, poi c’è Mauro Palmas, musicista storico della musica sarda, Mauro Durante, tamburellista salentino e tanti altri…

Ci racconti “Maggio del Crinale”?

Questa canzone è magia.

“Corno d’Africa” è una brano che ci mette con le spalle al muro e ci priva delle nostre comodità…come è nata questa canzone?

Si tratta di un testo che ha scritto Maurizio Geri e racconta il viaggio di un europeo che, stressato dalla vita di tutti i giorni, ritrova le proprie origini abbracciando uno stile di vita più a misura d’uomo.

Qual è il brano o la parte strumentale a cui ti senti più legato e perché?

Sono molto soddisfatto di “Scacco matto” perché riesce a sintetizzare varie anime in un brano solo; jazz, rock e folk si fondono in un’unica composizione e con un buon equilibrio. Inoltre c’è il bellissimo assolo di Alessandro Lanzoni al pianoforte che abbiamo preso al primo take. Alessandro è un talento incredibile, una persona adorabile con cui è stato piacevole lavorare.

Sei considerato l’artefice della riscoperta dell’organetto diatonico, come funziona questo strumento e che rapporto hai con esso?

 A vederlo sembra una piccola fisarmonica a bottoni, si tratta di  uno strumento musicale appartenente alla famiglia degli aerofoni ed è provvisto di sottili linguette d’acciaio. L’organetto si muove su scale diatoniche ed è rimasto uno strumento molto usato nella musica popolare, soprattutto nel ballo. Io sono appassionato di questo strumento ormai da 35 anni, nessuno lo conosceva all’epoca, per me è stato un amore a prima vista e adesso sono in tantissimi a suonarlo, tirandolo fuori dal ristretto ambito della musica tradizionale e utilizzandolo nei dischi di cantautori, rock e jazz.

Vi aspettano tante date in giro per l’Europa ma anche oltreoceano…come vi state preparando e che tipo di concerto sarà il vostro?

Presenteremo tante cose del nuovo disco però ci sarà spazio anche per i nostri cavalli di battaglia che il pubblico si aspetta e che richiede sempre. Saremo in Canada, Austria, Belgio, sarà un bel girare, come d’altronde siamo abituati a fare. Il nostro lavoro è legato all’idea del viaggio. Siamo una band con 22 anni di percorso alle spalle ed è una bella cosa avere questo capitale di esperienza condivisa tra viaggi e concerti in tutto il mondo. Ormai siamo un po’ una famiglia, un gruppo con una coesione interna, uno stile, un’idea musicale che piano piano è riuscita a farsi conoscere e apprezzare.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Maggio” su iTunes

Queste le date ad oggi confermate dei live di Riccardo Tesi e Banditaliana per l’anno 2014:

8 giugno alle Grotte di Labante a Vergato (Bologna)

 22 giugno al Val Tidone Festival a Piacenza

27 giugno a San Gimignano (Siena)

10 luglio al Victoria Festival

11/12/13 luglio all’Island Festival a Vancouver

14 luglio al Saltspring Festival

17/18/19 luglio al Vancouver Folk Festival a Vancouver

 20 luglioall’Harrison Festival

24 luglio a Waidhofen (Austria)

9 agosto a Klagenfurt (Austria)

14 settembre al Val Tidone Festival a Piacenza

 27 novembre a Bimhuis (Amsterdam, Olanda)

28 novembre a Croningen (Olanda)

 29 novembre a Tilburg (Olanda)

30 novembre a Belsele (Belgio).

 Per acquistare i biglietti su Tickeone, clicca sul banner in alto a destra!

Video: Riccardo Tesi & Banditaliana – “Tevakh”

Intervista al pianista Alberto Pizzo: Un “funambolo” a New York

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo è un pianista napoletano che, in breve tempo, è riuscito a farsi notare dalle più importanti realtà musicali del mondo. Tra gli oltre 150 artisti in cartellone al “Blue Note Jazz Festival” di New York, Alberto Pizzo sarà tra i protagonisti nella prestigiosa location dell’Highline Ballroom il 4 giugno, con un live di piano nell’attesissimo Fabrizio Sotti & Friends. In questa intervista il giovane e talentuoso artista ci ha presentato “On the Way”, l’album registrato nella primavera del 2013 dal vivo al Bunker Studio’s di Brooklyn – New York.

Lei è stato definito “Funambolo senza rete” della musica… quanto si rispecchia in questa definizione?

Al termine “Funambulo” mi sono affezionato da subito ma non per dimostrare con spavalderia che le mani vanno agili e impetuose sulla tastiera…Il termine lo associo sempre ad un qualcosa che, seppure in bilico, cerca di raggiungere le sue mete, i suoi sogni senza guardare in basso rischiando di cadere.

Come vive la sua vita artistica da napoletano a New York? Quali sono stati i passaggi fondamentali di questi ultimi anni e cosa le sta insegnando l’esperienza oltreoceano?

Devo molto agli Stati Uniti ma non dimentico mai le miei radici anzi, cerco di ritrovarle sempre, ovunque vado, anche tra quei titanici grattacieli dove il profumo d’Italia lo senti un po’ dappertutto. Ho sempre avuto ben chiaro un concetto musicale, anche dopo aver varcato la frontiera statunitense: aggiungere alla melodia tipica delle canzoni classiche napoletane, delle sublimi colonne sonore e del  “Bel Canto” il sapore Jazz della libertà e dei sogni americani che, in sè, contengono “ tutti gli ingredienti culturali e musicali” dei cinque continenti.

on the wayCosa racchiude e cosa intende comunicare l’album “On the way”?

Il concetto di viaggio,  di scoperta e di continua ricerca coesiste con l’intento di tutto l’album: mescolare  più culture musicali. “On the Way” è un titolo di grande auspicio che mi dà semplicemente la sensazione di aver intrapreso la strada giusta per realizzare i miei desideri musicali e non…

Come ha lavorato alla realizzazione di questo lavoro, come sono nate le importanti collaborazioni presenti nel disco e qual è il brano a cui si sente più legato e perché?

L’album è stato concepito in due fasi: la prima parte negli States dove Fabrizio Sotti e Mino Cinelu hanno dato magicamente al piano il primo vero supporto internazionale e con  la loro maestria hanno reso tutto il percorso molto più semplice…poi abbiamo avuto la fase delle guest, le  varie collaborazioni sono nate strada facendo ed il mio manager Gianni Sergio, grazie alle sue solide relazioni, ha  portato nell’album artisti di livello mondiale che, fin da subito, sono rimasti affascinati dal progetto.

Non ho un brano in particolare che preferisco ma sono molto legato a “Mediterraneo” e “Gocce di Vita” perché ho scritto questi brani in momenti di grande cambiamento sia  della mia vita artistica che sentimentale.

Come nasce “This ship has sailed” con David Knopfler?

“This ship has sailed” è, per me, un brano che aggiunge alla sfera musicale e personale  un’esperienza indimenticabile: nasce a Guildford, un delizioso paesino poco distante da Londra… Una foto scattata lì ha dato la cover all’album e, proprio in quello studio-cascina che appare in copertina, io e David Knopfler abbiamo concepito con assoluta libertà musica e testi del brano.

Alberto_Londra_Colori (2)Sarà l’unico italiano ad esibirsi al Blue Note jazz Festival di New York, in programma il prossimo 4 giugno…come si sente a riguardo e come si sta preparando?

Sono molto felice ed onorato di partecipare ad uno dei Festival più prestigiosi al mondo e devo ringraziare Fabrizio Sotti il quale ha reso questo sogno realizzabile … Cerco, come sempre, di prepararmi  fisicamente e mentalmente cercando di trascorrere le ore di studio al piano con grinta e concentrazione e soprattutto restando sempre con i piedi per terra.

Qual è il suo rapporto con la tradizione musicale napoletana?

Sin da piccolissimo ho esplorato il mondo armonico e melodico del mio pianoforte attraverso le celebri melodie napoletane… si tratta di un rapporto quasi amoroso.

Che tipo di rapporto ha con il pianoforte e che tipologia di concerto offre al pubblico?

Il pianoforte è ormai parte della mia vita quasi da sempre. Avendo iniziato a circa 4 anni ricordo ben poco o nulla della mia esistenza senza il pianoforte…

Questo strumento, come un qualsiasi essere vivente, va nutrito e coltivato con tanta pratica e tanto sacrificio perché risponde esattamente a ciò che gli  dai… se gli dedichi tanto ti ricambia con tanto. Il mio concerto in “piano solo” è un viaggio che decido di percorrere con il pubblico e con lo strumento … cerco di non dare mai per scontata nessuna esecuzione e di lasciare sempre spazio alla fantasia ed inventiva durante le mie esecuzioni…

Che riscontri riceve dal pubblico e che differenze ha avuto modo di notare tra le varie location in cui si è esibito nel corso degli anni?

Credo che il pubblico, in generale, ami sempre la passionalità e la sincerità di un artista, io semplicemente cerco di essere me stesso ovunque mi esibisco: istintivo, schietto e controllato

Quali saranno i suoi prossimi appuntamenti dal vivo?

Dopo Napoli, Milano , Roma, Salerno. ci saranno altre date in Italia tra le quali Porto Garibaldi il 20 giugno,  il Teatro Diana di Napoli il 2 Luglio,l’Arena del Mare di Salerno il 22 luglio e altre ancora  fino a Ravello Festival il 4 settembre… tra pochi giorni sarò negli States per il Blue Note Jazz Festival di New York ed in agosto invece mi esibirò in diverse città del Giappone.

Che prospettive ha per il futuro?

Tante, ma soprattutto voglia di far bene oggi per creare un domani sempre più roseo… sono molto esigente e amo il mio “lavoro” tanto da non definirlo tale.

C’è un sogno artistico che conserva ancora nel cassetto?

Ne ho tanti ma da buon napoletano un pizzico di scaramanzia mi assale proprio in questo istante… Comunque credo che bisogna  considerarsi sempre in continuo “On the Way “e soprattutto credere che davvero  “Anything is possible”.

Raffaella Sbrescia

Acquista “On the way” su iTunes

Queste le date della tournée che quest’estate porterà Alberto Pizzo tra l’Italia, l’America e il Giappone:

4 giugno             NEW YORK                       HIGHLINE BALLROOM

6 giugno             NEW YORK                       KGB THE RED ROOM

20 giugno            PORTO GARIBALDI    PANMA BEACH

2 luglio                 NAPOLI                              TEATRO DIANA

22 luglio               SALERNO                          ARENA DEL MARE “PREMIO CHARLOT”

3 agosto              MATSUYAMA CITY      TAKASHIMAYA ROSE HALL

6 agosto              OKAYAMA                         NIPPON BANK RENAISS HALL

8 agosto              TOKYO                                 NIPPOLI SUNNY HALL

26 agosto            SIPONTO                            PARCO ARCHEOLOGICO di–Premio Argos Hippium

4 settembre      RAVELLO                            VILLA RUFOLO “RAVELLO FESTIVAL”

Previous Posts Next Posts