Intervista a Franco Ricciardi: “Canto la periferia della gente per bene”

Franco Ricciardi (Foto pagina Facebook dell'artista)

Franco Ricciardi (Foto pagina Facebook dell’artista)

Franco Ricciardi è un artista presente sulla scena partenopea da oltre un ventennio. Amante della ricerca musicale e, sempre aperto alla sperimentazione, l’artista si è aggiudicato il David di Donatello 2014 per il brano “A Verità”, colonna sonora del film “Song’ e Napule” dei Manetti Bros. Reduce dalla pubblicazione dell’album intitolato “Figli e Figliastri”, ricco di prestigiose collaborazioni e svariati featuring, Franco Ricciardi si sta preparando ad un lungo tour che lo porterà in giro per tutta Italia. La sua missione? Cantare la periferia della gente per bene.

La musica per te è qualcosa di epidermico… Quali sogni, speranze, problemi canti nelle tue canzoni?

Nelle mie canzoni canto quello che vedo, quello che ascolto e cerco di dare voce a chi non ce l’ha. In effetti lo dico sempre, per me la musica è un fatto epidermico, capace di arrivare al cuore aldilà di qualsiasi ostacolo possibile e di accompagnarci in ogni momento della nostra vita.

La periferia è, da sempre, il tuo punto di riferimento, il tuo cordone ombelicale…Cosa significa nascere e muovere i propri passi in un contesto che viene abitualmente additato da tutti?

Significa avere più forza, combattere con più sacrificio, significa fare la fatica due volte: la prima volta per imparare, la seconda per far capire alla gente che hai imparato. Alla fine però, quando riesci nel tuo intento, sei doppiamente soddisfatto.

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Quali sono i punti fermi e i caposaldi del tuo “Cuore Nero”?

Il mio punto fermo è il credo nella libertà d’espressione. La musica non può essere vincolata da un produttore o dal discografico di turno. L’arte è libertà e io ho voluto mettere su la mia etichetta “Cuore Nero” per essere libero di esprimere tutto quello che ritengo giusto per me.

Nell’album “Figli e figliastri” hai ulteriormente esteso la tua ricerca musicale attraverso una serie di featuring e collaborazioni importanti, ce ne parli nel dettaglio?

In “Figli e Figliastri” ci sono varie collaborazioni perché sono del parere che chi ama la musica la condivide con gli altri. Mi fa piacere ospitare nel mio disco, sia persone napoletane che non… Ci sono anche tanti giovani come Ivan Granatino in “Luna Park”, quest’anno ho scelto anche Enzo Dong, un ragazzo del rione Don Guanella, che ha del talento, e mi ha fatto piacere duettare con lui in un mio pezzo old school qual è “Prumesse mancate”. Un altro ospite speciale è stato Clementino, Lucariello, uno dei primi rapper napoletani poi ci sono Gue Pequeno eRocco Hunt.  I featuring partono sempre da una stima reciproca, il risultato, dunque, è sempre naturale.

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Come hai vissuto l’emozione della vittoria del David di Donatello per il brano “A Verità”, contenuto anche nel film “Song’ e Napule” dei Manetti Bros?

Ho vissuto tutto con molta tranquillità, semplicemente perché non credevo assolutamente di poter vincere. Mi sono goduto tantissimo la nomination, perché per me quella era la vera vittoria. Essere stato selezionato, per me che partivo da Scampia, era già qualcosa di incredibile e mai mi sarei aspettato di vincere l’Oscar italiano. Mentre ero lì, i miei amici che hanno condiviso il pezzo, ovvero Rosario Castagnola, Sarah Tartuffo e Nelson mi chiedevano a ripetizione di preparare qualcosa da dire in caso di vittoria, io, invece, controbattevo loro che non era nemmeno lontanamente ipotizzabile e che una nostra vittoria sarebbe stata una cosa da pazzi. In gara c’erano dei film che avevano produzioni incredibili e fino all’ultimo non ci ho mai creduto… Poi, quando ho sentito Caparezza nominare il titolo del mio brano, mi sono letteralmente gelato! La sorpresa inaspettata è sicuramente la più bella cosa, senza la preoccupazione di dover sperare in qualcosa e con la consapevolezza di vivere con tranquillità una sconfitta che si era già messa in conto. Quello che non mi piace è arrivare alle cose con affanno.

Nel brano canti “Arraggia ca saglie e nun fa sunnà”… Tu cosa sogni?

Il mio sogno è quello di sognare sempre perché sognando si coltiva la speranza. Vivo giorno per giorno, mi do degli obiettivi che cerco di vivermi in piena serenità. La musica ha proprio bisogno di questo, di serenità da divulgare anche agli ascoltatori. Se sei “arraggiato” la gente avverte questa tua rabbia…

Un tuo concetto molto importante è “Canto la Scampia della gente per bene…”

Certo! Soprattutto in questo periodo pieno di fiction, libri e quant’altro che non esaltano la parte per bene di questa zona così martoriata. Io abito proprio a pochi passi da Scampia, l’ho vista nascere, l’ho vista venire su negli ’70 e credo, anzi sono fermamente convinto, che la maggioranza delle persone che ci vivono sono brava gente. Forse a qualcuno fa comodo far credere che la parte brutta di questa popolazione sia molta di più di quanto sia in realtà…da parte mia vedo con i miei occhi e tocco con le mie mani tante brave persone.

Sei molto attento e disponibile con tante giovani leve dello scenario rap e hip hop nazionale, come mai? Cosa ti spinge ad aiutare questi ragazzi?

Le nuove generazioni sono il nostro futuro, guardare loro è guardare il nostro domani. Io in genere amo il nuovo ed è per questo che amo le nuove generazioni. Sono sempre contento di dare loro una possibilità, nel mio piccolo, e, in genere, lo faccio sempre.

Hai altri progetti, anche non musicali, in corso o in programma?

Sto per iniziare il “Figli e Figliastri” tour mentre da ottobre saremo in giro per l’Italia, e oltre, con uno spettacolo teatrale intitolato sempre “Figli e Figlastri”, che, ovviamente, subirà svariati ritocchi perché non sarà come lo show che portiamo in piazza, sarà più raccolto con delle piccole prefazioni a quello che canterò. Sarà una nuova esperienza visto che come spettacolo teatrale ho fatto solo il Musical però, in quel caso, ero con altre persone. Per il resto andrò a trovare un bel po’ di amici sul palco. Mi hanno anche chiamato per tenere un concerto all’interno del carcere di Poggioreale, credo che canterò anche nelle carceri minorili per cercare di portare un messaggio positivo a queste persone e far capire loro che ci sono tante strade e alternative da scegliere per vivere una vita onesta, fatta di sacrifici.

Che rapporto hai con il tuo pubblico e com’è strutturato il tuo concerto?

Io ed il mio pubblico siamo ormai una famiglia, grazie anche alla rete e ai social network siamo sempre in contatto. Con molti di loro mi vedo e mi incontro anche tutti i giorni, ormai sono 20 anni che faccio musica e li conosco un po’ tutti, alcuni sono proprio dei miei amici, persone che mi danno dei consigli. A me, poi, piace molto ascoltarli, dal più piccolo al più grande e adoro avere il loro parere, di cui spesso faccio tesoro.

Raffaella Sbrescia

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Video: “A Verità”

Intervista ai Kutso: “Musica per persone sensibili” in Perpetuo tour

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I Kutso sono un gruppo rock alternative italiano composto da Matteo Gabbianelli (voce), Donatello Giorgi (Chitarra),  Luca Amendola (Basso),  Simone Bravi (Batteria). I Kutso sono molto apprezzati, non solo per la loro forte presenza scenica e per il carisma che caratterizza le loro esibizioni dal vivo, ma anche e soprattutto per i contenuti immeditati dei loro testi. Un controverso equilibrio tra la dimensione esplicitamente crepuscolare delle loro canzoni si alterna a degli arrangiamenti e a delle melodie ritmate e coinvolgenti. A parlarci della dimensione artistica dei Kutso è Matteo Gabbianelli, voce e autore dei testi del gruppo, destinato a lasciare un segno ben riconoscibile all’interno dello scenario musicale italiano.

Di cosa parlano e cosa intendono comunicare i Kutso nel 2014?

Esprimiamo semplicemente quello che abbiamo dentro, le canzoni sono dei pretesti per spurgare la negatività che ci portiamo dentro… Tra l’altro è pur sempre vero che molto spesso si sente il bisogno di scrivere proprio quando c’è qualcosa che non va o si ha la necessità di dover dire qualcosa.

Qual è il contesto in cui fate musica e quale realtà portate nei vostri contenuti artistici?

Io sono il “colpevole” dei testi, compongo sia le armonie che le parole. Quando scrivo delle canzoni parto prima dalla musica, compongo tutto quello che riguarda la parte armonica e poi ci metto su le parole, che, in genere, sono sempre sbeffeggianti e sarcastiche. Mi piace dirmi in faccia le cose così come stanno, anche in maniera diretta ed esplicita, senza giri di parole. Proprio per queste ragioni i nostri testi sono tutti mortiferi, negativi, crepuscolari però questo buio viene redento dalla luce della musica che, invece, è solare e piena di gioia di vivere. La nostra musica, in sintesi, presenta un contrasto netto tra testi assolutamente definitivi e disfattisti, caratterizzati da un ampia natura sarcastica, e una musica dirompente, vorticosa e piena di colpi di scena.

Kutso

Kutso

Cosa vi sta lasciando, a livello personale ed artistico, il “Perpetuo tour”?

Siamo molto contenti di come stanno andando le cose perché stiamo suonando tantissimo. Sono anni che non ci fermiamo mai e, anche adesso che stiamo registrando il prossimo disco, non ci siamo fermati e penso proprio che non ci fermeremo finche la vita ce lo consentirà. Siamo orgogliosi del fatto che riusciamo ad avere sempre più consensi anche se per noi è un po’ più difficile l’aspetto comunicativo: nonostante il nostro seguito sia sempre più numeroso, così come fitti sono gli appuntamenti dal vivo, non siamo ancora supportati dalla stampa di settore e fatichiamo a pubblicizzare quello che ci sta succedendo. Ad ogni modo siamo molto contenti, abbiamo un po’ di cose belle che ci attendono prossimamente.

Come vi siete rapportati al pubblico durante i tantissimi opening che vi hanno visti protagonisti?

Sono state esperienze molto belle! Siamo stati al 1 maggio in Piazza San Giovanni a Roma, dove c’erano 500.000 persone, si è trattato di un momento breve ma molto intenso. Le aperture, più in generale, sono state tutte delle conferme perché, nonostante il fatto che ci fossimo trovato di fronte a pubblici molto eterogenei, abbiamo sempre avuto una risposta positiva. Questo ci ha fatto pensare che la gente abbia sempre capito qual è lo spirito del nostro concerto che noi cerchiamo sempre di trasformare in una festa in cui tutti partecipano con la stessa importanza, in un rapporto orizzontale.

Kutso

Kutso

In “Siamo tutti buoni”, un brano tratto dal vostro album intitolato “Decadendo (Su un materasso sporco) cantate “Intrattengo inconcludenti rapporti d’interesse vago con persone false come me… e cosa ci guadagno? Forfora e gastrite”… E’ forse questa la vostra definizione di decadenza?

 La decadenza, come la intendo io, è un sentimento interiore. Ad ogni modo è un concetto che può sicuramente essere riassunto anche in quella frase… si tratta di un costringersi a essere qualcosa che non si è per poi prendere le briciole di quello che si voleva.

Cosa ha significato per voi girare lo spot anti HIV?

È stata un’esperienza molto importante, che ci ha fatto riflettere. Siamo tutti sostenitori del buon senso e dell’attenzione anche nei confronti del prossimo, questa è, infatti, una cosa che non riguarda solo la propria salute… Tuttavia  è difficile essere ligi al dovere quindi è stata un’esperienza che ci è servita per autobacchettarci.

Che ruolo avete avuto nel progetto intitolato “When I Was an Alien”?

Quella è stata una bella iniziativa organizzata dalla Inconsapevole Records, che ha voluto realizzare una compilation tributo a Kurt Cobain, in occasione dell’anniversario della morte dell’artista e che ci ha chiesto di rifare un brano, neanche troppo famoso, contenuto nell’album “In Utero”, intitolato “Tourette’s”. Abbiamo rivisitato il brano completamente a modo nostro, la versione originale è tutta molto strillata, un pezzo puramente punk, noi, invece, l’abbiamo fatta diventare funk con un cantato lirico ed improbabile, ad opera del nostro chitarrista. Ci piace dissacrare i miti, sbeffeggiare quello che viene ritenuto importante dagli altri.

Il 12 luglio parteciperete all’Hard Rock Live di Roma…sarete la voce fuori dal coro?

Saremo lì con i Negramaro, i The Fratellis, i Velvet e altri gruppi…sarà una bella situazione  e, anche se saremo un po’ un pesce fuor d’acqua, non vediamo l’ora di andarci proprio perché in genere sguazziamo bene in queste cose in cui non c’entriamo niente. La gente non si aspetta il nostro genere e, invece, quando ci ascolta rimane contenta perché pensa di aver visto e ascoltato qualcosa di unico. Alle persone piace essere stupite quindi siamo entusiasmati all’idea di partecipare a questo evento.

Kutso

Kutso

Siete al lavoro su un nuovo album…cosa potete anticiparci a riguardo?

Il titolo che abbiamo scelto per questo nuovo album sarebbe dovuto essere quello del nostro primo disco ed è “Musica per persone sensibili”. Questa scelta rappresenta una precisazione: spesso siamo stati fraintesi e considerati gruppo di musica demenziale, una parola che ci fa venire l’orticaria. Noi non siamo né fan di Elio e Le Storie Tese, né estimatori di Frank Zappa né tantomeno degli Skiantos etc… In ogni caso quando scrivi delle cose, come facciano noi, in maniera così diretta ed esplicita e le abbini ad una musica tutta allegra e zompettante, il risultato può essere esilarante però non è questo quello che ci interessa. Veniamo più dal non sense di Rino Gaetano, dal cinismo di Giorgio Gaber, dal punk nichilista di Iggy Pop… quello è il mondo da cui proveniamo. Ritengo, quindi, che le nostre canzoni non siano qualcosa di superficiale, al contrario sono il frutto di ragionamenti ponderati a lungo. Quando cerco una parola, non lo faccio così per fare o perché suona bene quindi, con questo titolo, volevamo indurre nello spettatore un sentimento ed un approccio diverso alla nostra musica.  Il filo che seguiremo all’interno delle tematiche affrontate seguirà la direzione che abbiamo intrapreso con “Decadendo (Su un materasso sporco), per il resto ci sarà una svolta un po’ più aggressiva, coerente con l’intento di mettere a fuoco quello che avevamo cominciato con il precedente album.

Raffaella Sbrescia

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Intervista a Noire: “Come Frank Matano ci insegna a vivere i momenti difficili con ironia”

Noire

Noire

Davide Silla, in arte Noire, è un rapper italiano attivo dal 2009 sulla scena musicale italiana che, dopo aver attirato l’attenzione del produttore discografico Maurizio Raimo, ha lanciato un nuovissimo singolo intitolato “Come Frank Matano”. Il brano,  apparentemente ironico, invita a riflettere sulla vita in maniera positiva prendendo spunto dal comico Frank Matano e anticipa i brani che andranno a comporre il nuovo album di Noire per l’etichetta Raimoon Edizioni Musicali Srl. In attesa di conoscere i dettagli di questo nuovo progetto, abbiamo raggiunto Noire al telefono per farci anticipare alcune delle sorprese in programma e per farci raccontare le emozioni che stanno scandendo questo periodo così importante per lui.

Davide, raccontaci come hai intrapreso la tua carriera artistica…

Ho  cominciato per gioco anni fa, coi primi computer, i primi software per fare musica e mi sono appassionato tantissimo. In seguito ho cominciato a scrivere i primi pezzi senza farli ascoltare in giro, era più una cosa mia fino a quando, due anni fa, ho firmato un contratto con la Raimo. All’epoca avevo già cominciato a lavorare ad un album da solo, con varie collaborazioni di rapper italiani, il progetto piacque ai discografici e mi proposero questo contratto. Al momento è tutto in fase di sviluppo, devo chiudere l’album e, nel frattempo, abbiamo fatto uscire il primo singolo intitolato “Come Frank Matano” per vedere come va.

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“Come Frank Matano” è un brano che unisce rap e dance in un testo ironicamente ispirato a Frank Matano…come spieghi la tua scelta, anche a livello contenutistico?

In questo testo invito la gente a non abbattersi nonostante le difficoltà. Io stesso mi sono trovato ad affrontare periodi non facili e, proprio quando vivevo certi momenti, mi sono spesso ritrovato a cercare su Youtube dei video che mi facessero sorridere. In una di queste occasioni mi sono imbattuto in Frank Matano, uno dei miei comici preferiti, e ho deciso di ispirarmi a lui con questo pezzo che, in apparenza può sembrare un po’ stupido, ma che, tuttavia, presenta un testo serio a cui tengo molto.

Nel videoclip denunci la moda violenta del Knock Out Game…come avete sviluppato questa idea?

Quando abbiamo cominciato a pensare al video, volevamo creare qualcosa di divertente che potesse avere anche un risvolto costruttivo. Visto che in quei giorni uscì la notizia relativa alla moda del Knock Out ci è sembrato doveroso prendere in considerazione l’idea di rispondervi positivamente… Io volevo solo andare in giro a fare scherzi, mentre Fabio Bastianello (il regista del videoclip) ha avuto l’illuminazione di farmi baciare le persone per strada. Il risultato, al di sopra delle mie aspettative e di cui sono molto contento, è un video ironico in grado di lasciare qualcosa alle persone.

Noire

Noire

Nella canzone canti “Sorridi, vivi, semina e raccogli”, cosa stai seminando e cosa hai raccolto finora?

Ognuno ha dei sogni, delle passioni e delle speranze che, per essere realizzate, necessitato di una semina costante per poi, pian piano, cominciare a raccogliere i primi frutti… Questo è proprio quello che sto facendo io: dopo 10 anni, durante i quali ho cominciato a scrivere per intraprendere questo percorso, mi sto confrontando con la realtà del contratto discografico e con tante cose nuove che sto imparando a gestire e a conoscere giorno per giorno.

Questo singolo anticipa un nuovo progetto discografico? Con chi stai lavorando e come ci stai lavorando su?

Il produttore discografico è Maurizio Raimo, i temi su cui si incentreranno le canzoni sono molto vari. C’è un brano incentrato sulla solitudine, un pezzo che, seppur malinconico, contiene un messaggio positivo. Un altro brano si intitolerà “La via di mezzo” e parlerà di chi, come nel mio caso, non conosce vie di mezzo nella vita: o è tutto bianco o tutto nero, senza scale di grigi. Poi ho inserito un pezzo molto importante, incentrato sul tema della pedofilia. Si tratta di un brano che ho scritto e arrangiato completamente da solo ed è proprio il motivo per cui ho firmato il contratto con la Raimo. Sono arrivato da Maurizio anche con il video già pronto, realizzato da Mauro Russo, uno dei principali video maker della scena rap italiana. Il risultato di questo lavoro è davvero molto bello e, anche in questo caso, abbiamo realizzato due versioni: una censurata e una non. Al momento stiamo ragionando su quale versione far uscire perché si tratta di un tema delicato e non ho intenzione di infastidire le persone.

Noire

Noire

Poi c’è il video con il doppio finale…

Quello è il video con Madman fatto per il brano “Non ci basta mai”… Arrivate ad un certo punto del videoclip, le persone avevano la possibilità di cliccare su “Finale 1” o “Finale 2” per scoprire gli sviluppi di una storyboard a cui avevo pensato insieme al regista e che si ispira ai film che piacciono a me.

Hai altri progetti di cui ti occupi?

Di recente ho organizzato una serata a Roma per Mtv Spit ed è stata una piccola soddisfazione. Per il resto, tutto quello che guadagno con il lavoro lo spendo per acquistare software musicali, microfoni e aggeggi vari per fare voci strane…Tutte cose che poi magari nemmeno uso per le canzoni ma mi piace averle per fare degli esperimenti. Infine adoro i videogames, le serie tv e le moto.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Come Frank Matano”

Summer live Tones: Alberto Bruno e Ornella Falco raccontano come si porta il jazz a Napoli

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L’Associazione Culturale “Live Tones – Napoli Party rappresenta lo sbocco naturale dell’impegno e degli sforzi di due persone in particolare: Alberto Bruno, Direttore Artistico delle omonime rassegne targate Live Tones e grande conoscitore dello scenario jazz internazionale, e di Ornella Falco, direttrice organizzativa, storica dell’arte operante all’interno della Sovrintendenza Archeologica  presso il Ministero dei Beni Culturali, da sempre attiva nell’organizzazione di mostre d’Arte Contemporanea e grande amante della musica jazz. Punto di riferimento nella promozione e nella divulgazione della cultura nella città di Napoli, Live Tones Napoli Party  torna a proporsi come grande aggregatore sociale attraverso la terza edizione della rassegna estiva patrocinata dall’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Napoli. Abbiamo, dunque, incontrato Alberto Bruno ed Ornella Falco per conoscere quali saranno le sorprese in serbo per il pubblico e per capire a fondo quali siano le condizioni e le prospettive della musica jazz a Napoli.

Qual è la storia del Live Tones e quali sono state le fasi della crescita e dello sviluppo di questa realtà?

Alberto: La rassegna del Live Tones nasce dopo un’esperienza pregressa di direzioni artistiche in varie locations. Ho iniziato, circa 14 anni fa con la direzione artistica di un teatro sito nell’area 17 della Mostra d’Oltremare. In quell’occasione fui chiamato da un amico che, conoscendo la mia passione sfegatata per il jazz e sapendo che io ero molto ben inserito nel settore, perché seguivo già da tanto vari festival diventando amico di grandi musicisti, mi fece questa proposta. Per me fu una gioia, i primi a suonare furono Javier Girotto con gli Aires tango poi ci furono Danilo Rea e Roberto Gatto in duo e poi, ancora, venne Sergio Cammeriere con Fabrizio Bosso e così via….Questa rassegna si teneva il martedì in una struttura affittata dai circensi; il fatto singolare era il palco a forma di pedana circolare, un contesto in cui i musicisti erano contenti di trovarsi. Da lì continuai con altre direzioni artistiche, l’avventura successiva si tenne al Marabù, dove, per 4 anni, ho portato i più grandi jazzisti italiani ed internazionali.

Nel frattempo ci sono state anche altre collaborazioni, ero direttore organizzativo di altri spazi, anche di una certa importanza: ho organizzato concerti al Teatro Augusteo, al Madre, al San Carlo, fino ad arrivare al momento cruciale della scelta di prendere il Live Tones, un locale che rispecchiasse la mia idea di jazz vissuto nel Club, memore delle serate passate anni prima all’Otto Jazz Club, il Club storico di Napoli… Ho, quindi, rilevato questo locale, aiutato dalla valida Ornella Falco per creare un punto di riferimento del jazz a Napoli e vivere questa musica dal vivo con un’atmosfera magica. Purtroppo ci sono riuscito solo in parte perché dopo due anni e mezzo ho dovuto chiudere il locale però ho comunque mantenuto in vita l’Associazione Culturale per poter continuare a portare avanti il mio discorso, ovvero accomunare i grandi nomi con i musicisti emergenti. Una delle cose che ho sempre sostenuto è che, per fare il grande jazz non c’è bisogno del grande nome, ci sono tantissimi artisti che sono bravi tanto quanto i grandi nomi e che portano avanti il jazz in modo egregio. Per questo motivo, una volta chiuso il locale, abbiamo continuato le rassegne…Una di queste è stata quella che si è svolta all’Auditorium Salvo d’Acquisto e adesso continuiamo con quella di Summer Live Tones, un’iniziativa che portiamo avanti già da tre anni e che rappresenta la versione estiva del Live Tones Club.

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Questa è la terza edizione estiva della rassegna jazz… artisti di calibro internazionale si alterneranno a nuove leve del jazz che segnano il futuro, per qualità progettuale e tecnica, di questo genere musicale.

Alberto: Quest’anno continuiamo con il preciso intento di portare avanti l’idea di alternare grandi nomi e giovani emergenti. Ci sarà il gruppo di Luigi Masciari con Enrico Zanisi (fender rhodes), Cristiano Arcelli (sax), Daniele Mencarelli (basso), Alessandro Paternesi (batteria) dei giovani ormai più che promettenti. Poi ci sarà la M.A.D Orchestra, dei ragazzi che ci hanno sempre sponsorizzato, venendo a farci da supporto e che questa volta ho voluto fortemente sul palco. Ho, inoltre, la fortuna di conoscere ed essere amico di tanti musicisti e quindi, trascendendo dal discorso puramente artistico, mi fa piacere chiamare gli amici. Il primo in assoluto è Danilo Rea, cosiddetto fratellone, che già due anni fa, ha tenuto un concerto in trio proponendo un progetto sui Beatles. Quest’anno, invece, ho voluto Danilo in un piano solo, la dimensione espressiva ideale per un musicista. La magia del jazz sta nel fatto che ogni sera c’è una musica diversa, ogni sera ci sono delle note in grado di rispecchiare uno stato d’animo. Ho ascoltato decine e decine di concerti di Danilo Rea e mi sono sempre emozionato, con due note Danilo ti arriva direttamente al cuore. Altro amico fraterno è Roberto Gatto che, questa volta, si propone con il progetto del Perfect Trio con Alfonso Santimone (piano e Fender Rhodes) e Pierpaolo Ranieri (basso elettrico), due giovani e validissimi musicisti carichi di energia. A chiudere la rassegna, il 30 luglio, sarà Fabrizio Bosso con un progetto che ho ascoltato durante l’edizione di Umbria Jazz Winter e che vedrà Alberto Marsico all’ Organo Hammond e Alessandro Minetto alla batteria. Sono rimasto molto colpito da questo progetto, nonché dalla bravura di Fabrizio Bosso che, coadiuvato da questi due bravi musicisti, riesce sempre a sbalordire. Abbiamo, poi, voluto inserire qualcosa che potesse rispecchiare qualche altra sfumatura della musica jazz, stiamo parlando di Riccardo Arrighini che, dopo aver rivisitato Puccini, Chopin, Vivaldi, verrà in trio con Mirco Capecchi (contrabbasso) e Vladimiro Carboni (batteria) proponendo un progetto molto interessante, intitolato “Beethoven in Blu”. Colgo l’occasione per specificare anche che le scelte della nostra produzione artistica si concretizzano attraverso dei concerti che si basano sulla scelta di progetti e non sono jam sessions.

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Non solo musica ma anche, e soprattutto, arte. Quali saranno le location scelte per questa edizione e con quali presupposti presentate questa rassegna al pubblico?

Ornella: La musica è una di quelle forme artistiche che ognuno di noi vive forse con più frequenza rispetto a una scultura o ad un dipinto. Anche quando avevamo il locale, durante le nostre rassegne invernali, ai concerti abbinavamo una mostra d’arte, mostre fotografiche, presentazioni di libri. In effetti Live Tones Napoli Party è un’Associazione Culturale, il cui scopo primario è la conoscenza, la divulgazione e la promozione della musica e del genere jazzistico in particolare, senza escludere, tuttavia, la dimensione artistica. In questo specifico caso,  si è creata una fortunata casualità: il Comune di Napoli portava alcune location sulla piazza, seppur con molta sofferenza, per farle conoscere ancora di più agli indigeni. Molto spesso sono, infatti, proprio i napoletani stessi ad essere esclusi dalla conoscenza del proprio territorio, quindi ci è sembrato un buon connubio unire la conoscenza musicale con quella delle strutture che caratterizzano la nostra città. Se l’anno scorso, ad esempio, abbiamo usufruito del Maschio Angioino (di cui disporremo anche quest’anno) e della struttura del Pan che, pur non essendo un edificio monumentale, rappresenta un palazzo artistico di particolare rilevanza nel contesto partenopeo, quest’anno, per delle scelte non volute, siamo stati fortunati nel poter scegliere come seconda sede il convento di San Domenico Maggiore e, più precisamente, lo spazio che viene gestito dall’Associazione Pietrasanta. Il connubio è, dunque, voluto: se da un lato c’è una direzione artistica musicale, dall’altro c’è una direzione artistica interessata all’arte pura che, in qualsiasi modo, cerca di non escludere le arti materiali e strutturali.

Ornella Falco

Ornella Falco

Quali difficoltà affrontate, giorno dopo giorno, per portare musica di qualità a Napoli? Questo spazio intende fare luce sugli innumerevoli sforzi quotidiani che organizzatori, promoters locali e addetti ai lavori fanno per portare luce e lustro sulle realtà musicali che ci circondano…

Alberto: Le difficoltà per chi, come noi, opera con le proprie forze sono notevoli. Purtroppo c’è una discriminazione per quanto riguarda i vari sovvenzionamenti che vengono dati in giro. Basterebbe darne un po’ a tutti per fare in modo che le cose funzionassero meglio. Purtroppo siamo, invece, costretti a patire e a fare riferimento soltanto alle nostre potenzialità, nonostante un discorso culturale di una certa importanza qui a Napoli. Tutto quello che realizziamo è il frutto di grandi sforzi e, quasi sempre, non riusciamo neanche a coprire le spese. Andiamo avanti per lo spirito della passione perché veramente crediamo in queste iniziative e nella bellezza della musica jazz, per cui cerchiamo di portare avanti questi progetti con tutte le nostre forze. Ad ogni modo, lo ribadisco, basterebbe una piccolissima parte dei fondi che vengono stanziati per poterci far andare avanti con tranquillità e fare delle cose ancora più interessanti. A volte ci aspetteremmo un aiuto in più, anche da qualche sponsor privato, ma, anche in quel caso, è come se non ci fosse un interesse a voler divulgare cultura. Per una città che, per secoli, è stata la culla della cultura, il disinteresse generale riflette la generale tendenza nel preferire un’attesa di ore per mangiare una pizza piuttosto che andare a sentire un concerto jazz.

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Come sono le prospettive per la musica dal vivo e quella jazz in particolar modo?

Alberto: Non sono assolutamente rosee, è facile per chi ha i fondi fare i grandi Festival e chiamare i grandi nomi mentre per noi, che operiamo con le nostre forze, diventa veramente difficoltoso e, come noi, ci sono tante associazioni culturali che cercano di portare avanti certi discorsi e che faticano tanto.

Ornella: Questo avviene anche perché non c’è risposta da parte di un pubblico, troppo spesso disattento e non educato all’ascolto. Che sia musica di spessore o di livello mediocre, il pubblico non ha interesse ad assistere ad un concerto in un Club dove il silenzio per un concerto jazz è primario mentre, invece, è abituato ad andare nelle enoteche dove si fa anche musica ma, in quel contesto, non si ascolta musica, si tratta di bere, mangiare con intrattenimento musicale; una grandissima offesa per chi è sul palco, per i musicisti che sudano e per tutti gli anni di studio durante i quali essi hanno combattuto sia economicamente, per portare avanti i propri studi, sia moralmente, per far conoscere la propria musica. Allo stesso tempo il pubblico non è abituato nemmeno ad osservare e ancora più spesso, siamo costretti a fare i grandi nomi, sia in ambito musicale che artistico, perché il pubblico è abituato a frequentare certi posti soltanto per poter dire: “Io, c’ero”. Se dobbiamo vendere le arti attraverso il nome, questa città andrà sempre più verso la mancanza di cultura ed il presenzialismo.

Raffaella Sbrescia

Intervista ai Boom Da Bash: “Siamo pronti per il #Mammalacapu Summer Tour”

Boom da bash

Boom Da Bash

Ad un anno dalla pubblicazione di “Superheroes” (Soulmatical), l’ultimo disco della band (entrato nella top10 della classifica generale dei dischi più venduti di iTunes e in prima posizione della classifica degli album reggae) e dopo 50 concerti in 10 mesi in tutta Italia, i Boom Da Bash tornano live con il tour estivo “#Mammalacapu Summer Tour2014”. “L’importante” feat. Otto Ohm è, invece, il nuovo singolo del gruppo composto da Blazon, fondatore della band, attuale deejay e produttore del quartetto, i due cantanti Biggie Bash e Payà, Mr. Ketra, talentuoso beatmaker abruzzese. Il brano è attualmente in rotazione radiofonica ed è al primo posto della classifica Reggae dei brani più scaricati di iTunes, oltre ai brani del loro repertorio. Il brano, prodotto da Soulmatical e distribuito da Self  si candida a diventare un tormentone estivo e, abbiamo raggiunto i Boom Da Bash per farci raccontare come si stanno preparando ad un’estate da vivere in tour.

Quali sono i generi, i riferimenti e le tematiche che compongono il sound dei Boom Da Bash?

Musicalmente il nostro sound è ricco di influenze che vanno dall’elettronica all’hip hop, dal soul al raggamuffin più classico, dovute al fatto arriviamo da diversi panorami musicali. I testi e le argomentazioni trattate sono molto conscious, la musica reggae è un mezzo di comunicazione potentissimo nato per far sorridere ma allo stesso tempo denunciare e riflettere. Non ci piace, tuttavia, definirci politicamente impegnati, piuttosto socialmente attivi.

Il vostro percorso dura dal 2002… quali sono stati i passaggi chiave che hanno scandito la vostra storia fino ad oggi?

Ci sono stati molti momenti bellissimi ma su tutti ci sono: la vittoria dell’Mtv New Generation durante gli Mtv Days a Torino ed il nostro Tour negli States con i Negrita ed i Subsonica.

Cosa vi ha lasciato l’Hitweek Festival del 2012 e l’esperienza negli States?

Un bilancio sicuramente positivissimo direi. Abbiamo avuto un feedback davvero grandioso dalla nostra fanbase che è cresciuta sempre di più, siamo stati nella top ten di Itunes tra i più venduti in Italia, abbiamo anche fatto un tour che ha toccato tutta la penisola registrando numerosi sold out. “Superheroes” è stato,  senz’altro, un disco che ci ha regalato davvero tante piccole soddisfazioni.

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Con il singolo intitolato “L’importante”, avere realizzato il remake di “Amore al terzo piano” degli Otto Ohm… come è avvenuto questo incontro artistico e in che modo avete rielaborato questo pezzo? E per quanto riguarda il video girato da Luca Tartaglia… quanto vi siete divertiti a realizzarlo?

Tutto è nato da un incontro casuale con Bove, voce degli Otto Ohm, durante un nostro live a Roma poco meno di un anno fa. Le loro canzoni ci hanno accompagnato per un lungo periodo della nostra giovinezza ed abbiamo subito deciso di collaborare alla realizzazione di un pezzo. La decisione di riarrangiare “Amore al terzo piano” è stata dettata dal fatto che è una hit senza tempo per noi, uno di quei pezzi che ti senti ancora addosso dopo anni. Avere la possibilità di lavorarci su è stato un sogno che si realizzava. Ci siamo divertiti tantissimo a girare il video e credo che l’armonia che c’era sul set si  sia palesata poi nel risultato finale. Luca è prima di tutto un amico e lavorare con gli amici allevia sempre il peso della fatica che stai facendo.

Siete in partenza con il #MAMMALACAPU tour… che tipo di concerto sarà il vostro e come vi rapportate con il vostro pubblico ogni volta?

Il nuovo spettacolo avrà, in primis, una nuova veste “estetica”, un allestimento palco completamente nuovo ed ovviamente una parte live ricca di sorprese ed interamente rivisitata ed arricchita.  L’approccio con i nostri fan è molto intimo. Rispondiamo sempre in prima persona alle questioni che i ragazzi ci pongono, parliamo con loro, li ascoltiamo. Questo ci permette di capire sempre nel migliore dei modi quello che realmente pensano di noi e della nostra musica.

Avete già scritto nuovi brani? Ci sono nuove pubblicazioni in programma in un futuro prossimo?

Chi segue Boom da Bash sa che siamo perennemente in attività di produzione. Al momento lavoriamo ad un ambizioso progetto per il nuovo singolo invernale. Ovviamente abbiamo già iniziato a lavorare sul nuovo disco di Boom da bash che vedrà la luce non prima del 2015.

Boom  Da Bash ( uno scatto dalla pagina facebook del gruppo)

Boom Da Bash ( uno scatto dalla pagina facebook del gruppo)

Quali altri progetti paralleli avete in corso e quali sono le vostre passioni, oltre alla musica?

Non abbiamo altri progetti paralleli, purtroppo, perchè lavoriamo 24h su 24 per Boom da Bash dato che siamo musicisti indipendenti. Tuttavia, abbiamo molti interessi oltre al nostro lavoro, primo su tutti il mondo del tatuaggio, come , tra l’altro, si può notare guardando le nostre foto. Frequentiamo le convention e abbiamo molti amici tatuatori, il tatuaggio è un’arte senza tempo che ci affascina da sempre.

 Raffaella Sbrescia

Acquista L’Importante su iTunes

Video: “L’importante”

Le date del tour:

28 giugno Roma Vintage Village di Roma

3 luglio a Carovigno (Brindisi)

4 luglio a Perugia

12 luglio al Parco Gondar di Gallipoli (Lecce)

4 agosto alla Sagra dellu purpu di Melendugno (Lecce)

9 agosto a Nebrodi Art Fest di Castell’Umberto (Messina)

11 agosto a Gallipoli (Lecce)

13 agosto al Mamanera Reggae Boom Beach a San Foca (Lecce)

17 agosto a Castro (Lecce)

30 agosto al Magnolia di Milano

6 settembre all’Aeclanum Beer Fest di Mirabella Eclano (Avellino).

Intervista ad Alessandra Amoroso: “Wonder Woman 2014″ si prepara al tour estivo

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Dopo il grande successo del concerto tenutosi all’Arena di Verona lo scorso 19 maggio e i tanti sold out che hanno accompagnato la prima parte dell’Amore Puro Tour, Alessandra Amoroso tornerà live a luglio con delle date programmate in alcune delle location all’aperto più suggestive d’Italia. Anche per questi nuovi appuntamenti, Alessandra ha scelto di presentare al pubblico l’imponente impianto scenico dello spettacolo invernale; creativi giochi di luce accompagneranno, infatti, la scaletta pensata dall’artista per ripercorrere non solo i brani del nuovo album “Amore Puro” ma anche i successi storici. In attesa della prima data estiva, prevista il 17 luglio presso i Giardini della Reggia di Caserta, abbiamo raggiunto Alessandra Amoroso al telefono per farci raccontare come sta vivendo questo periodo particolarmente significativo per la sua carriera.

Il 17 luglio alla Reggia di Caserta inizierà il tour estivo… Dopo i sold out ed il grande successo delle date invernali con quali presupposti affronti la seconda parte di quest’avventura live e come ti stai preparando?

Intanto tocchiamo ferro! Vorrei attuare delle modifiche molto piccole però dobbiamo valutare se c’è il tempo necessario per realizzarle…ad ogni modo si tratterà proprio di piccoli dettagli, ho voglia di riproporre ancora le cose che ho portato in giro nei mesi scorsi. Ancora non mi sto preparando ma naturalmente ho in programma di farlo: esercizi vocali e tanta palestra faranno parte delle mie prossime giornate perché voglio essere in forma per il mio pubblico.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Ti aspettano tante location di grande prestigio culturale e storico… che rapporto hai con l’arte e con i monumenti in generale? Riesci a trovare il tempo di visitarli?

In verità non ho il tempo di visitarli, ad essere sincera…Sono fortunata ad avere nella mia agenda dei posti bellissimi e prestigiosi e cercherò di approfittare di queste occasioni per visitarli, per il resto non ho tanto tempo per girare!

“Bellezza, incanto e nostalgia” sarà il tuo nuovo singolo, che, tra l’altro, hai presentato in anteprima lo scorso 25 giugno sul palco del Coca Cola Summer Festival … ci racconti come sarà il videoclip che accompagnerà questa canzone?

Quando ho ascoltato questo brano mi sono sentita a casa, non solo le parole, ma anche il riff di chitarra, mi hanno riportato alle notti estive di San Lorenzo e Ferragosto e ho quindi voluto ripercorrere quello che faceva Alessandra prima di iniziare questo percorso, quello che ho cercato di fare fino a qualche anno fa. Nel video ho riunito tutti i miei amici veri, non ci sono comparse e ho condiviso con loro questo grande momento. Magari tra 20 anni andrò a rivedere il video e ci saremo tutti e sarà davvero molto emozionante.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Una delle cose che più ti emoziona è vedere crescere il tuo pubblico insieme a te… come coltivi il tuo rapporto con la “big family”?

Il nostro è un rapporto sempre vivo, io amo i miei fans, sono molto riconoscente a tutti per quello che fanno per me. Tutte le mie gioie, tutto quello che vivo, dedico tutto a loro. Se io sono qui dopo 6 anni è solo grazie al loro impegno, al loro amore e ai loro sacrifici.

Hai anche conquistato il Wonder Woman Award, dedicato alla miglior cantante donna degli ultimi dodici mesi, all’ultima edizione degli Mtv Awards 2014…

Sì!! La mia band anche realizzato una piccola caricatura, in cui c’ero io con questo corpo da eroina, che mi ha fatto fare un sacco di risate e, visto che mi ha divertito un sacco, l’ho anche postata su Instagram… Ovviamente non so quanto io possa essere una Wonder Woman però mi fa piacere di aver vinto questo titolo!

Sei amata e stimata da tanti colleghi….Fiorella Mannoia, in particolare, dimostra un grande affetto nei tuoi riguardi…che tipo di rapporto vi lega?

Abbiamo un rapporto molto sereno… la prima volta che l’ho incontrata mi sembrava di essere di fronte ad una zia, ad un’amica, ad una persona che può stare tranquillamente nella vita di tutti. Fiorella è davvero molto alla mano con tutti, aldilà del rapporto che ci può essere tra artista e artista. Nel mio caso specifico, lei mi ha sempre trattato come una normale ragazza come tutte le altre, questa cosa mi ha colpito perché poi da lì riconosci veramente il grande artista e io penso che lei sia assolutamente tale.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Che significato ha per te un canto così speciale e profondo come il gospel?

Si tratta di un canto diverso da quello che faccio io… Quando canto un brano gospel, in quell’ istante il mio pubblico è formato da una sola persona e cantare per il Signore ha un valore che non posso spiegare a parole… è un’emozione unica.

Pensi che i tempi siano maturi per cimentarti anche nel ruolo di autrice dei tuoi testi?

Mi piacerebbe addentrarmi in questo mondo ma credo di non essere ancora pronta, per fare determinate cose bisogna avere davvero molto tempo a disposizione… soprattutto per una come me che non si è mai addentrata più di tanto in questo ambito. Io nasco come interprete e, per scrivere, c’è bisogno di determinate attitudini. Ad ogni modo “nisciuno nasce imparato” quindi potrei anche imparare e divertirmi a scrivere. Quando ho scritto “Da casa mia”, insieme a Tiziano Ferro, ho sentito una sensazione diversa, in quel caso non cantavo più le emozioni degli altri, cantavo le mie emozioni e questo rende il momento in cui le canto insieme al pubblico ancora più unico e speciale. In sintesi sì, mi piacerebbe scrivere, ho voglia di crescere, ho voglia di imparare, devo avere tempo, mettermi a tavolino, capire come si fa e magari essere aiutata in questo.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Amore Puro” su iTunes

Le date del tour:

 17 luglio Caserta (La Reggia)

20 luglio Campione d’Italia (CO) (Piazza Maestri Campionesi)

22 luglio Brescia (Piazza della Loggia)

16 agosto Melpignano (LE) (Piazza ex Convento degli Agostiniani)

19 agosto Diamante (CS) (Anfiteatro)

21 agosto Catanzaro (Arena Magna Grecia)

23 agosto Palermo (Teatro di Verdura)

24 agosto Taormina (ME) (Teatro Antico).

Qui i dettagli per l’evento relativo alla data di Caserta

Le prevendite sono aperte su ticketone.it e su go2.it

Per acquistare i biglietti su Ticketone clicca sul banner in alto a destra!

Video: “Bellezza, incanto e nostalgia”

Intervista ai Velvet: 15 anni insieme tra musica, passione e talento

Velvet Ph Matteo Casilli

Velvet Ph Matteo Casilli

“Storie” è l’ultimo album di inediti dei Velvet. Nell’arco di 15 anni, il gruppo composto da Pierluigi Ferrantini (voce e chitarra), Pierfrancesco Bazzoffi (basso), Alessandro Sgreccia (chitarra), Giancarlo Cornetta (batteria) ha attraversato un percorso artistico, apparentemente defilato, eppure sempre presente all’interno dello scenario musicale italiano, anche in contesti lontani dalla realtà della band. A parlarci di questo bellissimo disco, pregno di arrangiamenti curati e di testi coinvolgenti è Pierluigi Ferrantini che, in qualità di scouting e addetto ai lavori all’interno di Radio 2, si è soffermato anche su alcune problematiche che interessano la scena italiana.

“Storie” è un album che racchiude pensieri, ricerche ed evoluzioni stilistiche e, a giudicare da quanto si legge in giro, piace proprio a tutti…

Piace a tanti, ma non a tutti come vorrei… C’è qualche nebbia che avrei voluto diradare per rientrare in un contesto un po’ più ampio. Il problema riguarda tanto noi, quanto una parte della musica italiana che, purtroppo, non viene calcolata in nessuna maniera da quei tre o quattro grandi network che si sono spostati solo ed esclusivamente in ambito mainstream. Fa anche strano fare quest’affermazione perché in realtà i Velvet, come molte altre band, non hanno difficoltà ad esistere o ad avere un pubblico di riferimento, il problema è che il nostro lavoro viene percepito come lontano dai gusti della grande massa quando in realtà non è così. Io, tra l’altro, conduco una trasmissione su Radio 2, un network che passa anche musica più ricercata e che dà spazio a realtà che gli ascoltatori in ogni caso gradiscono. Detto questo, siamo comunque molto felici che questo lavoro abbia avuto grande apprezzamento, lo speravamo, ci abbiamo lavorato molto duramente, anche prendendo del tempo tra un disco e l’altro. Certo, abbiamo fatto un best, un tour ma abbiamo comunque fatto passare quattro anni tra un disco di inediti e l’altro ed è un tempo discograficamente infinito. Ci abbiamo pensato bene ed era giusto anche prendersi un po’ di tempo perché, lavorando senza fretta, ci è tornata la voglia di scrivere canzoni visto che, per un certo periodo, abbiamo preferito fare altro. Quando ci siamo messi a lavorare sul disco non ci abbiamo messo moltissimo, in tutto c’è voluto soltanto qualche mese; all’inizio, quando lavori in studio, fai di tutto per far funzionare le cose, poi se ti dai due o tre settimane per riascoltare tutto, ti rendi conto che quello che ti sembrava perfetto magari non lo è e che c’è bisogno di fare delle modifiche.

storie velvet

“Scrivimi quello che fai” è il brano che avete mostrato di amare più di altri e che, in effetti, risulta raffinato ed intenso. Come avete vissuto il contributo di Fabrizio Bosso alla tromba?

Quello di Fabrizio è stato un grande regalo perché lui è amico del nostro batterista; era un po’ di tempo che avevano parlato di questo nostro disco nuovo quindi Fabrizio ha voluto ascoltare le canzoni e, subito dopo, è stato lui a dirci che sarebbe venuto in studio per suonare. Il tutto è nato per passione, per il piacere di fare le cose insieme senza nessun fine particolare… Lui è semplicemente venuto da noi per vedere quello che sarebbe successo ed è nato tutto in maniera estemporanea, nonostante la canzone fosse ormai conclusa. Quando lui ha suonato non nascondo di aver avuto un brivido perché, dentro di me, non ero così convinto che l’inserimento di una tromba avrebbe potuto dare dei frutti positivi in quella canzone… pensavo già a come dirglielo e tremavo  al solo pensiero di dover dire qualcosa di negativo ad un talento del suo livello! Ammetto, invece, di essere stato ingenuo e sono felice che Fabrizio abbia trovato degli spazi fantastici per migliorare la canzone. Per fortuna ho solo dovuto dirgli grazie, come mi auguravo!

In questi anni di silenzio discografico avete fatto tantissime altre cose… ti va di riassumere i passaggi fondamentali di questa lunga fase della vostra vita artistica e professionale?

Abbiamo lavorato su molti dischi di altri artisti piccoli e più grandi, abbiamo scritto canzoni per tv, cinema, pubblicità, insomma ci siamo dedicati alla musica sotto altri punti di vista. Per quanto riguarda me, mi piace dare una mano e dare un po’ di consigli ad alcune band meritevoli che, piano piano, si stanno facendo spazio come i Kutso, che sono di Roma e che stanno crescendo molto. Tutto questo ci ha portato via tanto tempo ma ci ha regalato anche parecchie soddisfazioni.

Velvet  PH Matteo Casilli

Velvet PH Matteo Casilli

Siete insieme da circa 15 anni…un traguardo assolutamente poco scontato. Come si regolano gli equilibri all’interno del vostro gruppo, quali sono i caposaldi della vostra cifra stilistica e come vivete la quotidianità del vostro rapporto umano e artistico?

Il nostro rapporto non è sempre quotidiano, cerchiamo di salvaguardarlo cercando di  inserire altri motivi di interesse, aldilà del fare il disco e i concerti. In questo momento fare il musicista con un certo tipo di idee e con un certo tipo di etica è veramente complicato ed è anche umiliante, soprattutto per gente come noi che hanno avuto la fortuna di vivere anche esperienze di altissimo profilo. Ci rendiamo conto che, a distanza di anni, le cose stanno precipitando e che non sempre il passare del tempo o l’avvicendarsi di persone in ruoli chiave per lo sviluppo della musica sia meglio, anzi! Per questi ed altri motivi, ognuno di noi si occupa di qualcosa in particolare e abbiamo modo di non essere costretti a vedere tutti i santi giorni quanti dischi abbiamo venduto o se la canzone è andata in radio o se c’è una data in più da fare o meno. Credo che questa sia l’unica via di fuga da una situazione drammatica in cui versa la musica oggi.

In qualità di scouting, cantautore e addetto ai lavori nella radio…quali sono, secondo te, le realtà musicali italiane da tenere sott’occhio in questo periodo?

Credo che ci sia una falsa esaltazione per la scena musicale italiana… Esistono degli artisti minori che ottengono grandi risultati di pubblico come, ad esempio, quelli che abbiamo visto arrivare al 1 maggioe un po’ di band piccoline che però fanno pubblico. Questo fa sembrare che chissà quanto fermento ci sia all’interno dello scenario musicale italiano; si tratta, invece, di una bolla derivante dal fatto che alcuni media, che hanno un buon accesso ad un gran numero di ragazzi, scrivono che questi “artisti” sono bravi ma poi, purtroppo, nel momento in cui essi si interfacciano con un palco più grande come può essere il 1 maggio, o manifestazioni più importanti, si sciolgono perché non possono sostenere quel livello. In realtà, in questo momento, secondo me, in Italia non c’è nulla di realmente buono…parlo, ovviamente, di quello che è stato pubblicato fin’ora, ho contatti con molti artisti con progetti che non sono ancora usciti, o che stanno per uscire, e c’è qualcosa di molto interessante in vista. Nel frattempo, però, tutto è abbastanza standard e pochi eletti vengono coccolati da una parte di stampa che, in questo momento, non fa del bene alla musica italiana. La chiusura fa parte del gioco, il problema è che vengono scelti dei paladini sbagliati che purtroppo fanno crollare tutta la scena.

Velvet  Ph Matteo Casilli

Velvet Ph Matteo Casilli

Per quanto riguarda la dimensione live che tipo di concerto è quello dei Velvet e che rapporto avete con il vostro pubblico?

Il nostro è un pubblico che ha dovuto resistere a tante difficoltà, un po’ perché noi abbiamo fatto passare tanto tempo tra un disco e un altro, un po’ perché li abbiamo sballottati tra i nostri tentativi di migliorare, a volte ci siamo riusciti a volte no. Del resto non è particolarmente di moda essere fan dei Velvet in questo momento quindi i nostri fans sono degli stoici resistenti appassionati che riescono a percepire quanto amore, passione e talento mettiamo nelle cose che facciamo e quindi ce li teniamo stretti e gli vogliamo proprio bene personalmente.

Siete in fase di scrittura, ci sono nuove pubblicazioni discografiche in programma?

In questo momento non stiamo scrivendo nulla però ci ripromettiamo di rimetterci a fare qualcosa in tempi brevi e può darsi che, per settembre, faremo qualcosa non di nuovo ma magari si tratterà di un estratto live dai nostri concerti, una versione diversa di qualche nostra canzone o il lancio di un nuovo singolo…Per il momento ci stiamo ragionando ma non c’è ancora un nuovo progetto all’orizzonte.

Quali saranno i vostri prossimi appuntamenti dal vivo?

Abbiamo tre date con il tour di Hard Rock Rising on the Road, tra tutti l’evento di Piazza del Popolo con i Negramaro sarà un mega concerto al centro di Roma e poi abbiamo tutte le altre nostre date e tanti festival in giro per l’Italia.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Storie” su iTunes

Leggi la recensione di “Storie”

Date tour:

27.06.14 L’AQUILA (So Noize Festival)
05.07.14 LIDO DI JESOLO –VE- (Hard Rock Rising On The Road)
06.07.14 FIRENZE (Hard Rock Rising On The Road)
12.07.14 ROMA (Hard Rock Rising Live Roma)
20.07.14 BELPASSO –CT- (piazza)
02.08.14 UBIALE DI CLANEZZO –BG- (Power Sound Festival)

Video “Scrivimi quello che fai”

Intervista ad Antonio Castrignanò: “Nell’ album Fomenta il Salento incontra la Turchia”

Antonio Castrignanò Ph Carlo Piro

Antonio Castrignanò Ph Carlo Piro

Antonio Castrignanò è un musicista e cantante salentino, nonché voce e tamburo de l’Orchestra della Notte della Taranta. Riconosciuto come uno degli artisti più innovativi, Antonio si mostra tuttavia attento alla tradizione musicale, storica e culturale del territorio salentino. La ricerca strumentale e contenutistica di Castrignanò persegue, infatti, una linea di continuità tra passato e presente all’insegna del coinvolgimento emotivo e sensoriale del pubblico. In questa intervista l’artista rivela un’intima connessione tra la propria dimensione individuale e la sua musica che, nel corso degli anni, è riuscita a conquistare i contesti e i riconoscimenti più prestigiosi.

Sei un polistrumentista e cantastorie… da dove nasce il tuo sconfinato amore per la musica e cosa intendi comunicare attraverso le note?

La musica è un linguaggio universale che, a un certo punto della propria vita, ci si sente di sposare per comunicare quello che si ha dentro. Quello che intendo comunicare in “Fomenta” è parlare in maniera profonda di una terra che ha una dignità forte e una cultura musicale importante e che spesso si incontra con altre realtà simili, in questo caso il Salento incontra la Turchia.

Antonio Castrignanò Ph Carlo Piro

Antonio Castrignanò Ph Carlo Piro

Quali sono stati i passaggi chiave del tuo percorso artistico?

Quello che mi ha formato è stato vivere e lavorare accanto a delle personalità molto speciali come quella di Uccio Aloisi e assorbire le loro sfumature artistiche. Queste persone rappresentano una cultura, una terra, una dignità antica, ancestrale che vale ancora la pena raccontare, senza trascurare le influenze attuali e moderne. La cosa importante è non creare fratture temporali e riconoscersi sempre nella matrice principale di questa musica.

“Fomenta” è il titolo del tuo ultimo suggestivo e coinvolgente lavoro discografico… quali storie, quali tradizioni e quali colori ci racconti in questo disco?

Generalmente si parte da un’emozione personale, la stella polare che ci guida è sempre lei e noi artisti, con istinto, con passione, e con musicalità, cerchiamo di raccontarla in un disco. “Core meu”, per esempio, è il racconto di un sogno che richiama alla mente varie esperienze personali, si tratta di un brano molto intimo.

Antonio Castrignanò Ph Giuseppe Rutigliano

Antonio Castrignanò Ph Giuseppe Rutigliano

Come hai lavorato con Mercan Dede e com’è nata l’idea di unire pizzica e musica turca?

“Fomenta” racchiude un po’ tutto quello che si vuole raccontare nel disco, il brano è una fotografia del Salento, una terra raccontata e filtrata attraverso la mia esperienza personale e quello che, invece, ha interessato un territorio che continua a cambiare, ad evolversi e ad assorbire storie e contenuti. Il Salento è una terra dotata di una dignità importante ma che non rinuncia a confrontarsi con il resto del mondo, in questo caso l’incontro umano e artistico è avvenuto con Mercan Dede e la Turchia.

Quali sono le suggestioni che hanno dato vita a “Terraferma”?

“Terraferma” parla di immigrazione, si tratta di un brano strumentale che avevo scritto per la colonna sonora dell’omonimo lungometraggio del regista Emanuele Crialese. Questo brano racconta il dramma degli immigrati che arrivano sulle coste siciliane e salentine, per me quelle immagini hanno rappresentato una suggestione visiva molto forte e ho, quindi, voluto includere questa composizione strumentale nel mio disco anche se si distanzia un po’ dal genere musicale che si voleva raccontare.

“Luna Otrantina” è l’unico testo di cui non sei l’autore esclusivo…ce ne parli?

Anche qui è presente quel filo rosso che attraversa le storie raccontate nel disco. Questo è un brano scritto da Rina Durante, una figura intellettuale di spicco nel contesto salentino. Questo testo racconta vari passaggi storici che hanno interessato il territorio come la presa di Otranto da parte dei turchi che, in questo caso, ritroviamo in veste di portatori di energia vitale e non di distruzione come invece avvenne nel 1400. Il brano è stato musicato dal Canzoniere Greganico Salentino.

Antonio Castrignanò Ph Carlo Piro

Antonio Castrignanò Ph Carlo Piro

“Ci balla la pizzica nu more mai” è il messaggio che lanci al tuo pubblico nel packaging di “Fomenta”…

Si tratta di un’affermazione che mi rappresenta e che rispecchia quello che la musica mi ha regalato. La gioia che vedo negli occhi delle persone che hanno voglia di ballare e di sprigionare energia positiva appartiene ad ognuno di noi, questo è quello che sintetizza il senso di questo frase. Sono convinto che chi balla la pizzica non muoia mai perché è come se si andasse a pescare continuamente acqua vitale da un pozzo.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni e come sarà strutturato il tuo live?

Il concerto riassume l’insieme delle mie esperienze discografiche più importanti cioè “Mara la Fatìa” e “Fomenta”. Entrambe hanno un filo comune: la scrittura dei testi e dei brani attingono dalla tradizione ma raccontano con coraggio qualcosa di autobiografico che risente delle influenze attuali, pur mantenendo una matrice autentica. Prossimamente sarò in Polonia, a Modugno, e a Roma per la Notte della Taranta con Giovanni Sollima.

Raffaella Sbrescia

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Leggi la recensione di “Fomenta”

Intervista a Valentina Parisse: “Nel nuovo album canto l’amore e Sarà Bellissimo”

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Valentina Parisse è una cantautrice italiana che, dopo l’ottimo debutto da solista con l’album intitolato “Vagabond”, si sta preparando al lancio di un nuovo lavoro che  verrà registrato e missato a Londra da Tim Weidner nei Sarm Recording Studios di Trevor Horn con la partecipazione di musicisti come Phil Palmer, John Giblin, Danny Cummings, Pete Gordeno, Julian Hinton. Attualmente in rotazione radiofonica  con il brano “Sarà bellissimo”, il primo in lingua italiana, Valentina esprime la forza e l’insostituibilità dell’amore, seppur tra luci ed ombre. In attesa di ascoltarla dal vivo mercoledì 25 giugno e domenica 29 giugno in Piazza Castello a Milano, all’interno del “Radio 105 Mundial Village Milano”, abbiamo raggiunto Valentina Parisse al telefono e abbiamo scoperto una ragazza appassionata, vitale e dedita tanto alla musica quanto agli affetti più cari.

Compositrice, autrice, cantante…cos’è per te la musica e in che modo coltivi questa passione giorno per giorno?

La musica per me è una passione totale, questo mi accomuna non solo agli altri ragazzi e ragazze che fanno musica ma a chiunque abbia una passione tanto forte da spingerlo a mettersi alla prova, a produrre e a lavorare affinchè questa passione diventi una realtà. La musica è con me da sempre ed è un amore che cerco di coltivare giorno per giorno Chi vive la musica in prima persona , l’unica cosa quotidiana a cui può pensare è scrivere quello che ha dentro, cercare una chiave che sia più sincera possibile, sia nei propri riguardi che  degli altri; questo è il mio impegno quotidiano. I brani che daranno un seguito al singolo “Sarà bellissimo”,che stiamo ascoltando in questi giorni, sono il frutto di un anno di scrittura intensa, di tanta cura e del mio desiderio di cantare e scrivere.

Con il tuo disco d’esordio “Vagabond”, pubblicato nel 2011, hai lavorato tra Canada, Inghilterra e Italia… qual è il bilancio di questa prima parte del tuo percorso artistico?

Sono davvero molto contenta di quello che ho vissuto. “Vagabond” è nato in Canada: appena ho finito il liceo mi sono messa con lo zaino in spalla e sono partita per fare questa esperienza che speravo potesse regalarmi qualcosa e che, in effetti, mi ha dato davvero molto di più di quanto mi aspettavo, sia dal punto di vista umano che professionale. Per chi fa musica, le esperienze di vita sono fondamentali e questo disco ha rappresentato il mio primo passo verso questa strada che spero duri il più a lungo possibile. Prescindendo dall’aspetto artistico, consiglio davvero a tutti di fare un’esperienza all’estero, tanti ragazzi si domandano se andare o meno in altri paesi e io dico assolutamente di sì, anche ai miei amici. Quello che ti regala questo tipo di esperienza, il fatto di mettersi in gioco, di conoscere una realtà davvero molto lontana dalla propria rappresenta un mezzo per arricchirsi…ovviamente quello che raccogli si rapporta a quello che fai.

Valentina Parisse (scatto presente sulla sua pagina Facebook)

Valentina Parisse (scatto presente sulla sua pagina Facebook)

“Sarà bellissimo” è il tuo primo brano in italiano, cosa comunichi in questa canzone e come ti sei trovata con il produttore Phil Palmer?

Phil è una persona a dir poco straordinaria, un musicista incredibile che si è sempre messo a disposizione per realizzare le mie idee e le mie canzoni. Scrivere insieme a lui è stato davvero bello, ci siamo conosciuti durante le registrazioni di “Vagabond” per cui il nostro rapporto professionale è cresciuto nel tempo. Lavorare con lui per me ha significato una grande opportunità perché l’esperienza di questo tipo di musicisti è talmente grande che non hai altro che da imparare.

Per quanto riguarda il brano, il messaggio è la ricerca della felicità anche quando una storia si conclude. Qualche giorno fa mi è arrivato un messaggio su facebook di un ragazzo che mi scriveva di aver ascoltato il mio brano sulla radio, proprio mentre affrontava la fine di una storia importante,  e che quanto ha sentito le parole del testo ha sentito la speranza di poter dire anche lui un giorno “Sarà bellissimo non pensarti più”; ecco proprio quello è il messaggio. Ci si può lasciare, ci si può dire addio ma la vita non finisce lì. Io spero che la vita ci riservi sempre qualcosa di bellissimo.

Per quanto riguarda il nuovo disco, quali saranno i temi e la cifra stilistica che accompagneranno questo progetto?

Il tema principale sarà l’amore, visto attraverso tutte le sue sfaccettature. Proprio per questo la copertina di “Sarà bellissimo” raffigura un caleidoscopio, un oggetto che da bambina mi affascinava molto, un giocattolo vintage che aveva un’ amica di famiglia e che mi faceva vedere la realtà da tanti punti di vista. Qualsiasi oggetto acquisiva improvvisamente tante luci, tanti colori in base al punto da cui lo guardavo. Nel prossimo disco ci sarà tutto quello che ho vissuto in questo ultimo anno ma ci sarà anche molta cura per la parola. Io amo le parole, il loro suono, e nelle mie canzoni c’è tanta cura… abbiamo voluto esprimere la voglia di avere sempre un motivo per amare quello che abbiamo intorno. Per quanto riguarda l’ispirazione, a volte i miei amici mi immaginano lì concentrata, chiusa a scrivere ma non è così… una canzone nasce davvero dalla realtà che ci circonda e la realtà che viviamo oggi non è solo quella che io esprimo ma anche quella che esprimono i miei colleghi.

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Hai registrato il sold out all’Auditorium Parco della Musica di Roma e al Blue Note di Milano, che tipo di concerto è il tuo e che riscontro hai avuto dal pubblico?

Il live è la parte più importante di un progetto musicale, quella che fin da piccola mi ha sempre affascinato di più. Il mio è un concerto acustico mentre il riscontro del pubblico mi sorprende ogni volta tantissimo, dire che mi rende felice è poco, si tratta di un’emozione totale perché quando vedi che le persone apprezzano quello che fai, lo condividono e magari si ritrovano in quello che stai cantando insieme a loro, mi dà una gioia totale. All’Auditorium, poi, ho presentato per la prima volta i miei brani in italiano al pubblico e il riscontro è stato davvero molto bello, molto forte, mi ha incoraggiato a continuare in questo senso e a pubblicare “Sarà bellissimo” e le canzoni che arriveranno.

Il 25 e 29 giugno sarai in concerto a Piazza Castello a Milano, ospite del “Radio 105 Mundial Village” di Milano come ti stai preparando per questa avventura?

Sono già stata ospite di Paolo e Martin proprio qualche giorno fa, ho visto il set ed è bellissimo, la location è molto carina e ovviamente Radio 105 è una realtà solida e molto importante che già l’anno scorso avevo avuto modo di vivere e di apprezzare e non vedo l’ora di partecipare! Suonare in piazza è una meraviglia, mi da tanta libertà ed è bello anche catturare delle persone che magari passano da lì e non ti conoscono…. Il live è una festa, lo dice anche Jovanotti nei suoi magnifici live e ha pienamente ragione, è una filosofia perfetta la sua, il live deve essere una festa per tutti per chi canta e per chi ascolta.

Quali saranno le prossime fasi del tuo percorso? Hai anche dei progetti progetti paralleli in corso?

L’impegno nella musica è talmente grande e impegnativo che poi per fortuna o per sfortuna finisce per invadere prepotentemente tutta la mia giornata…ovviamente non sono una pazza con la chitarra sempre in mano quindi mi piace molto stare i miei amici, adoro gli animali, in particolare i cani,  ho un coniglio di nome Nelson che zompetta per casa e che mi ha regalato la mia migliore amica per il compleanno, poi ho due nipoti fantastici, due pesti meravigliose e, appena posso, cerco di stare con loro.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Sarà Bellissimo” su iTunes

Video: BACKSTAGE “Sarà bellissimo”

Intervista a Paola Folli: un nuovo disco tra X Factor, Elio e le Storie Tese e mille altri progetti!

Paola Folli Ph Bruno Ruggiero

Paola Folli Ph Bruno Ruggiero

Paola Folli è una cantante italiana nota per la dolce freschezza della sua voce ma anche per le innumerevoli e prestigiose collaborazioni che hanno costellato di soddisfazioni il suo percorso professionale. Da anni è vocal coach del programma “XFactor” lavorando a stretto contatto con ragazzi pieni di sogni e speranze. Nel corso della sua carriera musicale ha collaborato con alcuni dei più grandi artisti italiani: Mina, Renato Zero, Vasco Rossi, Elio e le Storie Tese (con cui è stabilmente in tour dal 2008), Articolo 31 (è la voce femminile del brano“Domani”), Eros Ramazzotti, Fiorello, Pooh, Adriano Celentano, Jovanotti e molti altri. Paola Folli ha anche dato voce a diversi personaggi di film d’animazione tra cui “Hercules” (nel ruolo di una delle muse narranti), “Shrek 2” (nel ruolo della Fata Madrina), “Le follie di Kronk” e, con il singolo “Woodstock”, una versione inedita e totalmente trasformata dell’omonimo storico brano di Joni Mitchell, Paola si appresta a tornare sul mercato discografico con un progetto tutto suo. In attesa di scoprire i dettagli di questa nuova avventura, abbiamo raggiunto l’artista al telefono per lasciarci contagiare ed emozionare dalla sua carica e dalle sue parole.

Il tuo percorso artistico è davvero molto fitto e ricco di incontri e di esperienze musicali. Cosa significa per te tornare ad occuparti di un progetto discografico soltanto tuo?

In questi anni ho intrapreso un percorso che mi ha visto al centro di tante cose diverse. Io dico sempre che la voce ha tanti rami e che nel campo vocale puoi fare davvero un po’ di tutto… Le esperienze che ho vissuto mi hanno trasmesso la voglia di tornare ad occuparmi di un progetto tutto mio. Questo significa molto per me perché, in questo momento musicale poco sereno, è importante mettersi in gioco e trovare motivazioni in ogni contesto. Io le ho trovate nei produttori, nelle persone che stanno al mio fianco e anche X Factor mi ha ispirata: stare a contatto con tantissimi giovani mi trasmette tantissima energia.

In che direzione andrà questo disco e in che modo ti rappresenterà sia dal punto di vista umano che professionale?

Il filo conduttore sarà il ritorno alle cose semplici con l’intento di rispecchiare la voglia delle persone di ritrovare le cose essenziali, senza troppi lustrini. Nel disco ci saranno altri brani, ambientati in contesti molto eterogenei: un brano in dialetto africano, tante belle collaborazioni, tra tutte quelle con gli Elio e le Storie Tese che hanno già registrato delle cose separatamente…ci sarà Fabio Treves, un pezzo di Rocco Tanica e tante altre belle sorprese. Questo progetto servirà a far capire come io sono adesso, sto cercando di fare le cose che mi piacciono e in questo disco credo e spero di riuscire a farlo sentire anche al pubblico, intanto ce la sto mettendo tutta!

“Woodstock” è il primo singolo che anticipa questo progetto. Chi è, per te Joni Mitchell e come ti è venuta l’idea di rileggere questo brano?

Joni è la mia artista preferita, la seguo da sempre per i suoi testi forti, per la sua comunicazione poetica. Quest’artista ha rivoluzionato la musica in un periodo pieno di artisti e di cose belle da ascoltare e, anche se all’inizio è stata un po’ sottovalutata, poi, invece, ha avuto un successo planetario grazie alla ricerca dei suoni, delle melodie. Quando ascolto i suoi pezzi sono catturata principalmente dal testo e poi dalla musica, un giorno stavo ascoltando la radio in macchina e hanno mandato “Woodstock”, a quel punto mi sono detta che sarebbe stato bello rifare il brano in chiave moderna e da lì è partita l’idea che ho proposto al mio produttore. Abbiamo stravolto l’arrangiamento ma la melodia e il testo sono rimasti pressoché intatti per rispettare l’autrice.

In un’intervista hai spiegato che il patrimonio del cantante è il suo suono. Come riesci ad aiutare i ragazzi di X Factor a trovare il proprio?

Cerco di migliorare il suono di tutti e di farlo diventare più pieno senza cambiarlo. Il mio ruolo è quello di ingrossare il suono negli armonici e tutto il resto, perfezionare l’intonazione, poi aiuto i ragazzi a trovare la loro strada; ad X Factor si impara veramente molto, i ragazzi riescono a capire un po’ di più come sono e cosa sono, soprattutto relativamente al discorso della voce. Mi chiamano spesso e ho ancora contatti con tutti quelli con cui ho lavorato e questo mi fa molto piacere.

Paola Folli Ph Bruno Ruggiero

Paola Folli Ph Bruno Ruggiero

Sei in piena attività con le tue masterclass e tanti concorsi canori…. Ce ne racconti qualcuno? Ad esempio l’”Albero del canto”?

L’ “Albero del canto” è stata un’esperienza davvero bellissima, organizzata alla NAM (Nuova Audio Musicmedia) qui a Milano. Il direttore ha già anticipato di volerla rifare anche il prossimo anno. Abbiamo toccato tutti i rami più importanti: dall’interpretazione del brano, alla registrazione in studio dello stesso, tutti i ragazzi hanno realizzato i cori sui loro brani e su quelli degli altri, abbiamo fatto una lezione sulle pubblicità, sui jingle televisivi e ho spiegato ai ragazzi come affrontare i vari toni, li ho fatti piangere, ridere, correre, abbiamo trascorso delle giornate spettacolari per un percorso completo. Chiaramente, anche se è molto difficile inquadrare i ragazzi in una sola giornata, sono sempre felice di fare anche le masterclasses, si tratta di un lavoro molto fisico ed intenso. Per quanto riguarda i concorsi canori, sono spesso nelle giurie e per fortuna non ho mai trovato concorsi organizzati male, anzi ho individuato delle belle voci e qualche tempo fa ho anche conosciuto una cantautrice, l’ho fatta sentire ad una persona perché secondo me è molto forte. Cerco di aiutare ragazzi bravi che non hanno possibilità perché quando io ho iniziato non avevo veramente nessuno che mi aiutasse, mi sono dovuta tirar su le maniche e lavorare molto su di me.

Sei stata anche in giuria all’Eurosong Contest 2014. Che esperienza è stata e cosa pensi del verdetto finale?

Sono stata con persone fantastiche come Luca De Gennaro, Andrea Laffranchi, Andrea Mirò (che io adoro), Fabrizio Pasquero e ci siamo guardati questo meraviglioso spettacolo fatto in maniera strepitosa. Non c’è un minuto, un secondo di imprecisione. Sono contenta del verdetto… avevo dato il mio voto anche a Conchita Wurst perché aveva fatto una bellissima interpretazione. C’erano delle voci molto belle e ho notato una incredibile professionalità, mi sono molto divertita.

Paola Folli Ph Bruno Ruggiero

Paola Folli Ph Bruno Ruggiero

Hai raccontato che una delle cose più belle del tour con gli Elii è che ogni concerto è diverso… come è nato il feeling con loro, cosa vi lega e cosa, invece, ti sta lasciando questa avventura?

Prima che mi chiamassero in tour, lavoravo con loro già in studio. Poi nel 2008 mi hanno telefonato e ho fatto un salto Milano-Marte e ritorno perché ero felicissima di far parte del loro tour. Sono entrata veramente in punta di piedi nella loro situazione perché gli Elii sono consolidati, ben organizzati e inserire una donna all’interno di un gruppo così non è stato facile né per loro, né per me però, dopo il primo anno, ho capito il loro modo di lavorare, sempre molto preciso, accurato, particolareggiato. Durante le prove nessuno dice mai no, poi la cosa più bella si mette nell’ arrangiamento, ho imparato a stare sul palco divertendomi, senza prendermi troppo sul serio. Poi gli Elii fanno cose difficilissime che sembrano facili…Un esempio? “La canzone mononota”. Per me gli Elio e le Storie Tese sempre grande fonte di studio e di grande energia, già dal secondo anno sono riuscita ad ambientarmi molto bene e loro con me sono tranquillissimi, hanno anche cominciato a prendermi in giro e questo significa che mi sono amalgamata al gruppo.

Dopo tanti anni in questo mondo, ancora ti emozioni, i ricordi ti lasciano brividi e le sfide ti appassionano… rigore, professionalità e disciplina possono ancora essere sufficienti per fare carriera? Cosa ti sentiresti di dire ai giovani che provano ad avvicinarsi alla musica?

Sicuramente la disciplina è importantissima. Due anni fa mi arrabbiai tantissimo con una ragazza che avrebbe dovuto fare un provino ad X Factor e che la sera prima era andata ad un concerto e aveva urlato per tutta la sera. E’un discorso di priorità, c’è gente che arriva alle serate senza essere pronta, la disciplina consiste nel concentrarsi sul proprio lavoro e lasciare niente al caso ma anche lo studio è indispensabile. Sicuramente non è un momento facile, ci sono tante cose belle e che arrivano dall’estero, i ragazzi devono confrontarsi anche con talenti che arrivano da fuori, bisogna lavorare sodo, prepararsi bene alla professione senza improvvisare. Anche io sto lavorando tantissimo su me stessa, sul mio album. Logicamente non si sa mai come va, non c’è certezza su niente però bisogna lavorare tanto, farsi il cosiddetto “mazzo” senza desistere se va male un provino, una serata, un incontro.….Chi la dura la vince!

Raffaella Sbrescia

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Video: “Woodstock”

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