Intervista ai DQuadro: “Andiamo dove ci porta l’ispirazione”

Cover O Mama Mama  (4)

DQUADRO è il nome del duo formato da David (Dayf) e Davide (Bastian): arrangiatori, compositori, autori e cantanti. Il progetto nasce nel 2012 dalla voglia di alternare e mescolare vari generi musicali. Grazie all’incontro con Fer Orea, uno dei Dj più conosciuti di Madrid i DQUADRO hanno già avuto modo di farsi conoscere con “Locura”, una hit tutta da ballare. Per questa estate, il duo ci riprova, ancora una volta, con la collaborazione di Fer Orea, con “O Mama Mama”, la rivisitazione di un classico della canzone nostrana che sta già riscontrando attenzione sia in Italia che in Spagna. Abbiamo, dunque, chiesto ai DQuadro di raccontarci questa idea e le prospettive con cui si apprestano ad affrontare una nuova fase del loro percorso artistico

Da dove nasce l’idea di rivisitare un brano conosciuto come “O Mama Mama” e la voglia di bissare la collaborazione con Dj Fer Orea?

In realtà è nata quasi per caso. Stavamo cercando dei suoni per un nuovo brano quando all’improvviso dal synth è venuto fuori un suono che ha subito attirato la nostra attenzione e, come al solito, invece di concentrarci sulla canzone che stavamo facendo, abbiamo iniziato a ca–eggiare e tra i vari incastri di note è apparsa “O Mama Mama”. Quando ci siamo resi conto che la stavamo cantando fomentati come se fossimo i più grandi fan di Nilla Pizzi…abbiamo capito che forse era il caso di realizzarne un remix.

Le contaminazioni latine del testo originale ci hanno trascinato verso quello che è stato poi il risultato finale e chi meglio del nostro amico Fer poteva aiutarci a limare il tutto per rendere il progetto più interessante per il mondo latino. Anche la voglia di tornare in Spagna, dopo l’esperienza bellissima di Locura, era tanta.

Le influenze latin del brano si mescolano col rap in lingua spagnola, cori e percussioni… una fusione di linguaggi sia testuali che musicali che intendete riproporre anche in futuro?

Certamente! Non vogliamo che le differenze linguistiche diventino un limite, anzi secondo noi devono diventare un vantaggio, una via per comunicare, per arrivare a più persone possibili. Ed è così anche per la musica: riuscire a veicolare un messaggio è l’obiettivo di ogni artista; un pittore ha bisogno di diversi colori per dare vita alla sua tela. Continueremo sicuramente a sentirci liberi di fondere diverse sonorità e linguaggi, che sia in inglese, spagnolo o italiano. Vedremo dove ci porterà l’ispirazione.

DQuadro

DQuadro

Che riscontro avete ricevuto in Spagna sia per “Locura” che per “O Mama Mama”?

Ottimo, considerando il fatto che il progetto è partito da poco e senza aiuti esterni. Le canzoni sono volutamente di facile ascolto, un concentrato di energia e divertimento, cose in cui gli spagnoli sono maestri. L’accoglienza è sempre molto calorosa, e vedere la gente che balla e si scatena sulle nostre note è meraviglioso ed appagante.

Avete presentato il video in club di Madrid, quanto vi siete divertiti a girarlo?

Tantissimo! Come dicevamo prima, le persone hanno sempre risposto con grandissima energia poi, avere 1500 persone che ballano e cantano la tua canzone, è un emozione indescrivibile…e poi c’erano le ballerine :D !!!

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Qual è la vostra cifra stilistica, quali i vostri riferimenti musicali e quali, invece, le vostre prospettive future?

La nostra cifra stilistica è in continua evoluzione, l’idea di una musica che fa ballare ci esalta, però non siamo solo questo, anche perché il nostro background musicale passa per il Soul e l’R&B, da Stevie Wonder a Usher, i Boyz II Man, Ray Charls, Donnie Hatway. Assoluta adorazione per il re del pop Michael Jackson ma anche per il Rock;  Queen, Led Zeppeling, Deep Purple.  Una passione fondamentale anche per il rap e la musica  italiana (Lucio Dalla, De Gregori, Cocciante, Articolo 31, Tormento, Baroni, Giorgia, Ferro etc.). Per questo e, in futuro, cercheremo sicuramente di avvicinarci anzi di riaccostarci a quelle che sono le nostre radici, infatti è già in cantiere un brano pop/soul più melodico.

Che impegni ci sono in vista per la promozione del singolo in Italia?

Stiamo facendo promozione attraverso vari blog e tra non molto approderà anche in tv,  in diversi programmi musicali, sia su sky che sul digitale terrestre, come Gulp Music o We can dance. Ci sono anche alcune manifestazioni musicali e festival che, con il nostro manager, stiamo valutando per una possibile partecipazione.

Raffaella Sbrescia

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Video: “O Mama Mama”

Luca Sestak presents “New Way”, a charming album

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Jan Luca Sestak is a nineteen year old pianist, born in Celle (Niedersachsen). “New Way” is the title of his new album. This work shows a complex musical world, a particular personality and a talented creative musician. Blues, Boogie Woogie, Jazz, Funk, Pop and classical music are mixed and matched in a project that will surprise and enchant many listeners. We have exlusively interviewed Luca in order to be acquainted with his charming music.

Jan Luca Sestak è un pianista diciannovenne, nato a Celle (Niedersachsen). “New Way” è il titolo del suo nuovo album. Questo lavoro mette in mostra un mondo musicale complesso, una personalità particolare ed un musicista creativo e talentuoso. Blues, Boogie, Woogie, Jazz, Funk, Pop e musical classica sono i generi musicali mixati  in un progetto che sorprenderà e incanterà molti ascoltatori. Abbiamo intervistato Luca, in esclusiva, per entrare in confidenza ed approfondire la conoscenza della sua travolgente musica.

When and how did your passion for music begin? 

Well, when I started playing – better said – when my father wanted me to start playing piano I didn’t like it, I hated it. Progress was very slow and I preferred to play outside with friends instead of practicing silly musical scales and everything. As far as I can remember the passion for music started when my piano teacher let me play a Beethoven Sonata. That was the first time I played something which I have heard before, something that sounded serious and the first time I said to myself: “Hey, this is fun!”. That was when I was about 11 years old, so 2 years after I started taking classical lessons. Then everything went very quickly, I discovered a jazz version of a classical song and that fascinated me immediately. I looked up the Internet for jazz and came to blues and boogie woogie. I was captured.

Quando e come è iniziata la tua passione per la musica?

Beh, quando ho cominciato a suonare, o per meglio dire, quando mio padre ha voluto che cominciassi a suonare il pianoforte, non mi piaceva, lo odiavo. I progressi erano molto lenti ed io preferivo uscire a giocare con miei amici invece di star lì a studiare scale musicali e cose simili. Per quel che ricordo, la passione per la musica è iniziata quando il mio Maestro di pianoforte mi lasciò suonare una sonata di Beethoven, Quella fu la prima volta in cui suonavo qualcosa che avevo già sentito prima, qualcosa che mi sembrava autorevole, e per la prima volta, mi sono detto: “Hey, questo è divertente!”. Tutto questo accadeva mentre avevo l’età di 11 anni, ben 2 anni dopo che avevo cominciato a prendere lezioni di musica classica. In seguito tutto è arrivato molto velocemente, quando scoprii la versione jazz di una canzone classica, ne rimasi affascinato. Cercai su Internet per capirne qualcosa in più e arrivai al blues ed al boogie woogie, sono stato catturato!

What did inspire the title of your new album and what are the messages that you would communicate to your public?

As I just said, I discovered Boogie Woogie and that was the genre that I played most of the time since then. Over the years I got to know other artists like Vince Weber and James Booker, which are both ingenious and very creative pianists in my opinion. Blues music from Muddy Waters, Eric Clapton, Ray Charles… Jazz by Oscar Peterson and Jaques Loussier fascinated me as well as funk and even contemporary pop & rock music. Last but not least, I listened more and more to classical pieces – Chopin & Liszt are my favourites.

I guess all of that affected my playing, as I was fascinated by the chords and the rhythms that were used in all those great songs out there, so slowly and maybe sometimes even unconsciously I mixed elements, chords and rhythms from all these music styles with the style I played before. Now, I tried to capture the result of that in this album and I think the mixture of songs and styles is somehow a “New Way” for me as well as for the listeners who know my first CD.

What messages I would like to communicate the public? I want to get people, especially young people to get into piano and blues/jazz music again. I want to show that piano music is neither boring nor always the same. To be honest, I just want to share my music with the world and I’m happy for every person whom I made happy with my music.

Cosa ha ispirato il titolo del tuo nuovo album e quali sono i messaggi che vorresti comunicare al tuo pubblico?

Come ho già accennato, quando ho scoperto il Boogie Woogie è subito diventato il genere che suonavo di più. Nel corso degli anni ho conosciuto altri artisti come Vince Weber e James Booker, due pianisti veramente ingegnosi e creativi, a mio parere. La musica blues di Muddy Waters, Eric Clapton, Ray Charles…il Jazz di Oscar Peterson e Jaques Loussier mi hanno affascinato così come il funk, la musica pop ed il rock. Penso che tutto questo influenzi il mio suono, così come sono stato affascinato dai ritmi e dagli accordi usati in quei fantastici brani, allo stesso modo mi sono messo, a volte anche in maniera inconscia, a mixare elementi, accordi e ritmi tipici di questi stili, con quello che io suonavo prima. Stavolta, ho provato a trarre le somme di questi esperimenti in questo album e penso che il mix di canzoni e stili rappresenti, in qualche modo, un “New Way”, una nuova via, sia per me, che per gli ascoltatori che conosceranno il mio primo disco. Quali messaggi vorrei comunicare al pubblico? Io vorrei conquistare le persone, specialmente quelle giovani, e avvicinarle alla musica jazz/blues da pianoforte. Voglio dimostrare che questo tipo di musica non è noiosa e non è nemmeno sempre la stessa. Ad essere sincero, vorrei condividere la mia musica con il mondo e sono entusiasta per ogni persona che io rendo felice con la mia musica.

Your compositions and interpretations express your personal style by including blues and boogie through jazz and funk… how do you mix and match notes and feelings?

That’s a good question, the answer is: I don’t know. As I said, sometimes it happens even unconsciously. I don’t tell myself: “Now I have to mix this with that!“ and so on. It just kind of “happens“. I play what my heart says, what my mood wants and what my feelings dictate.

Le tue composizioni e le tue interpretazioni esprimono il tuo stile personale ma includono anche blues, boogie woogie, jazz e funk… Come mescoli e misceli le note e le emozioni?

Questa è una bella domanda, la risposta è: Non lo so. Come ho già detto, spesso questa cosa succede in maniera inconscia, non mi dico mai: “Ora devo mischiare questo con quello” etc… Si tratta, piuttosto, di qualcosa che semplicemente “accade”. Io suono quello che il cuore mi dice, quello che la mia anima desidera, quello che le mie emozioni mi dettano.

Luca Sestak Ph Luigi Maffettone

Luca Sestak Ph Luigi Maffettone

Which is the theme you love the most? 

What a difficult question! Every theme has its own character. If I’d have to choose I’d pick the themes of “Walk With The Devil” and “Blame Game”. They’re pretty catchy and I remember lots of people having an “earworm“ of their themes after they have heard them, which is important for a song, you know.

Qual è la canzone di questo album che ami di più?

Che domanda difficile! Ogni canzone ha dei tratti precisi ma, se dovessi scegliere, mi concentrerei su “Walk of the Devil” e “Blame Game”. Sono orecchiabili e ricordo che molte persone continuavano a canticchiarle dopo averle ascoltate e questa cosa, come sapete, è molto importante per una canzone.

Can you explain the birth of “Blame Game”? This song seems to inspire mystery…

Everyone argued sometimes about important or less important things. So did I (most often with my parents). For me “Blame Game“ kind of illustrates an argument, I don’t know which one, and I can’t remember if any one was the exact birth of the song but what I know is that “Blame Game” is pretty much how I’d express an argument through music.

Ci racconti la genesi di “Blame Game”? Questa canzone sembra ispirare mistero…

Così come ciascuno di noi litiga per cose più o meno importanti, così ho fatto io (molto spesso con i miei genitori). Per me “Blame Game” parla di una lite, non so quale, e non so ricordare se qualcuna sia stata l’occasione per la scrittura del brano ma quello che so è che, quel “Blame Game” è il modo più carino con cui io possa descrivere una lite attraverso la musica.

What about “Walk With The Devil” and “Dr James”?

“Walk With The Devil” is a song inspired by the great music of the New Orleans pianist, composer and singer James Booker. He always tried out new rhythms, melodies and mixed styles.

So you have that kind of modern bass in the left hand, which imitates the drums and bass like a rhythm section of a band, giving the tune its special groove and the theme/improvisations in the right hand.

“Dr. James” is also related to James Booker, as you can guess by its name. The tune was originally written by a pianist named Henry Butler as a tribute to Booker. I discovered it years ago on the Internet and for a long time I was sure it must be a song written for two pianos because I just didn’t know how to play all the notes, scattered all over the piano. I immediately fell in love with the funk rhythm and melody of this song when I heard it.

Cosa ci dici di “Walk With The Devil” e di “Dr James”?

“Walk With The Devil” è una canzone ispirata dalla grande musica di James Booker, un pianista, compositore e cantante di New Orleans. Lui si è sempre cimentato con nuovi ritmi, melodie e stili mescolati. Da un lato hai qualcosa di molto simile alla sezione ritmica di una band, dall’altro c’è un particolarissimo groove, frutto di improvvisazione estemporanea. Anche “Dr James” è legata alla figura di James Booker, così come si evince anche dal titolo del brano. Il tema è stato originariamento scritto dal pianista Henry Butler, come triburo a Booker. L’ho scoperto vari anni fa su Internet e, per molto tempo, sono stato convinto che si trattasse di un brano scritto per due pianoforti, dato che non riuscivo a capire come suonare tutte le note disseminate lungo tutti i tasti del piano. Mi sono immediatamente innamorato del ritmo funk e della melodia di questa canzone quando l’ho sentita.

Does “Maymories”include some remembrances of your past? 

Well spotted. Very special remembrances of a very special time for me which I’ll surely never forget. I had the feeling that I had to sort of “archive“ these remembrances in addition to my memory, in a song. Although the song might seem sad, for me it’s a mixture of different feelings like nostalgia, happiness, sadness as well as hope.

“Maymories” include qualche ricordo del tuo passato?

Ottima intuizione. Sì, ci sono ricordi molto speciali per me che sicuramente non dimenticherò mai. Mi sono sentito come se una specie di archivio di questi ricordi si fosse infiltrato in una canzone. Sebbene possa sembrare triste, questo brano per me racchiude svariati sentimenti: nostalgia, felicità, tristezza e speranza.

Luca Sestak Ph Luigi Maffettone

Luca Sestak Ph Luigi Maffettone

Can you tell us something about your musical references?

I could tell you for hours! There are so many… I often mentioned James Booker as well as Vince Weber. Vince is a German Boogie Woogie and blues pianist who was mainly active from the 70’s to the late 90’s. In the Boogie Woogie scene he’s well known for his complicated and groovy bass figures. But there are so many like Ray Charles, Dr. John, B.B. King, Stevie Wonder, Muddy Waters and several other blues, jazz and new Orleans musicians. What also influences me is pop, rock, electronic and R’n’B music of today. Of course classical music plays a very important role too.

I think everything you listen to influences your music. As a musician, you can’t do anything about that.

Ci parli dei tuoi riferimenti musicali?

Potrei parlarvene per ore! Ce ne sono così tanti… Spesso ho menzionato James Booker e Vince Weber. Vince è un pianista tedesco, legato al blues e al boogie woogie, che ha operato soprattutto dagli anni ’70 agli anni ’90. Nello scenario Boogie Woogie, lui è conosciuto per le sue complesse scale musicali. Ad ogni modo ci sono tanti altri musicisti come Ray Charles, Dr. John, B.B. King, Stevie Wonder, Muddy Waters e altri ancora, coinvolti nella musica blues e jazz di New Orleans. Quello che, inoltre, mi influenza, è la musica pop, rock, elettronica e R’n’B di oggi. Naturalmente anche i grandi artisti della musica classica svolgono un ruolo importante. Penso che tutto quello che ascoltiamo possa influenzare la nostra musica. Da musicista, non puoi farci semplicemente nulla.

What are your perspectives for the future? 

Of course, my dream would be to make a living from music. But I’m afraid that, that will stay a dream for now. This autumn I’ll go to university – and I hope that it won’t take too much time and effort so that my piano doesn’t have to suffer from it.

Quali sono le tue prospettive per il futuro?

Naturalmente il mio sogno sarebbe vivere di musica ma temo che questa cosa, per adesso, resterà solo un sogno. Il prossimo autunno andrò all’università e spero che questo non mi prenderà troppo tempo così che il mio piano non debba soffrirne troppo.

Where and when will you play during next summer? 

There are few specific plans as yet. It’s hard to plan something because of the university. But I have a request from a jazz festival in Tunisia and I’m planning to do a lot of gigs here in Germany.

Dove e quando suonerai la prossima estate?

Ci sono pochi programmi specifici per adesso, è difficile pianificare qualcosa, soprattutto per il discorso legato all’università. Ad ogni modo ho avuto una richiesta per un festival jazz in Tunisia e sto organizzando una serie di tappe in Germania.

Will you came to Italy? Have you got any friends in our country or is there any musicians you would collaborate with? 

I have a very good friend in Rome who helped me participate in a great jazz festival in May 2013 (the photos on the cover of the CD were made there). And yes! There are some plans to do some gigs in Italy in the spring/summer of 2015. I don’t want to promise too much but if everything goes well there will be some concerts there.

Verrai in Italia? Hai amici nel nostro paese? C’è qualche musicista con cui vorresti collaborare?

Ho degli ottimi amici a Roma che mi hanno aiutato a partecipare ad un bel festival jazz lo scorso maggio 2013 (le foto della copertina del disco le abbiamo scattate lì) e sì, ci sono delle tappe in Italia in programma, presumibilmente durante la primavera/estate 2015. Non vi prometto nulla ma, se tutto va bene, ci saranno anche dei concerti da voi!

Raffaella Sbrescia

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Video: “Laci’s Boogie”

Intervista ai Muiravale Freetown: “Nel nostro album raccontiamo quello che ci fa arrabbiare ma anche quello che amiamo di più”

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I Muiravale Freetown sono un gruppo di origine pontina, Made in Terracina, attivi sulla scena musicale italiana dal 2009. Presenti, a pieno titolo, tra gli alfieri della rinascita del reggae in Italia, i Muiravale hanno un background artistico davvero variegato alle loro spalle ed è anche per questo che nel loro album di debutto, intitolato “Freetown”, essi hanno lasciato convergere una serie di influenze musicali e contenutistiche che hanno contribuito alla genesi di un progetto sempre più apprezzato dal pubblico. Li abbiamo, dunque, raggiunti per approfondire la conoscenza di questo album e della loro interessante realtà.

Il nome del vostro gruppo si ispira ad una località del Mozambico dove il medico missionario terracinese Alfredo Fiorini venne drammaticamente ucciso. In che modo la vostra musica ed i vostri testi intendono onorare la sua missione di altruismo e fratellanza?

Crediamo che la musica sia un mezzo potente per arrivare al prossimo, un mezzo che, sotto certi punti di vista, è anche più diretto delle sole parole, perché è più viscerale ed istintivo. Lo dimostra il fatto che tante volte, anche quando un testo è scritto in una lingua che non conosciamo o è del tutto assente, il significato di una canzone in qualche modo ci arriva lo stesso. Noi semplicemente cerchiamo di sfruttare questa efficacia comunicativa per diffondere i valori che Alfredo ci ha insegnato facendo, nel nostro piccolo, la nostra parte.

Quali sono state le vostre evoluzioni musicali e contenutistiche dal 2009 ad oggi?

Quali e quante siano state le cose a cambiare dal 2009 è difficile dirlo, perché sono state tante e perché spesso sono cambiate senza che ce ne accorgessimo, in modo del tutto spontaneo. Sicuramente oggi c’è un approccio più maturo e consapevole a quello che facciamo e crediamo che questo sia l’unico step evolutivo rilevante, perché ti porta a rispettare di più quello che fai e le persone con cui lo fai. Il resto, che va dallo stare in sala prove allo stare su un palco, viene di conseguenza.

Video: “Unnu Ina Luv”

 

“ Muiravale Freetown” rappresenta il vostro debutto discografico ufficiale e, in quest’avventura, la produzione artistica di Paolo Baldini ha avuto un ruolo rilevante… ci raccontate come avete vissuto questa importante collaborazione, come avete lavorato ai brani, agli arrangiamenti e quali pensieri hanno scandito la nascita di questo album?

Conoscevamo già Paolo di persona ed avevamo avuto modo di lavorare con lui alla produzione di un EP che peraltro non è mai andato in stampa ma che conteneva “Babylon Revolution”, il nostro primo singolo con video. Sapevamo quindi cosa aspettarci e soprattutto cosa si aspettasse lui da noi. Ci siamo quindi rimboccati le maniche ed in pratica abbiamo buttato le chiavi dello studio di registrazione dopo esserci barricati dentro. Quando ne siamo usciti, avevamo materiale quantitativamente e qualitativamente sufficiente da sottoporre a Paolo. Poi lui ha aggiunto la sua magia alchemica ed è venuto fuori un disco che a noi è piaciuto tantissimo sin da subito. A quel punto speravamo solo di trovare qualcuno a cui piacesse tanto quanto a noi. Fortunatamente così è stato e vedere che gli entusiasti hanno superato di gran lunga gli scettici è stata la soddisfazione più grande!

Quali sono le tematiche principali che affrontate nelle tracce che compongono il disco e quali sono i messaggi che vorreste arrivassero dritti al cuore degli ascoltatori?

Nel disco affrontiamo diversi temi che vanno, con una certa naturalezza, dal serio al faceto. Ci sono invettive piuttosto arrabbiate contro l’attuale classe politica o gli arrampicatori sociali senza scrupoli e poi magari ci sono canzoni sull’amore o sulla speranza che le cose possano andare meglio… l’unica cosa che li accomuna è che sono tutti temi che ci riguardano in prima persona, perché rappresentano una parte integrante del nostro quotidiano. Una quotidianità, la nostra,  che ci accomuna tutti ed è probabilmente anche per questo che la gente sta iniziando ad apprezzarci così tanto.

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Le sonorità proposte nel disco sono molto eterogenee eppure sembra che tutte seguano un filo conduttore stilistico…è così?

Probabilmente si, nel senso che indipendentemente dal tipo di brano proposto, che può essere un roots lentissimo o un rocksteady a mille all’ora, il “suono Muiravale” è piuttosto netto e riconoscibile. Un suono che spesso e volentieri finisce anche con il discostarsi molto dalle sonorità tipiche del reggae, perché influenzato dal background musicale dei membri della band che, in quasi tutti i casi, hanno iniziato a suonare in levare solo quando sono entrati a far parte del progetto. Quando si ascolta il disco, tutte queste influenze sono fortemente riconoscibili ma restano comunque a fare da sfondo a quello che è un tema centrale che è indiscutibilmente reggae. Questa sorta di paradosso interno crea il filo conduttore in questione. Quindi se ascoltando il disco, un brano vi sembra quasi rap, o quasi r&b, o quasi rock è perché, probabilmente, è così…

Partendo da ottimi presupposti e da diversi riconoscimenti passati, quali sono le vostre aspettative e con quale spirito affrontate questa fase del vostro percorso artistico?

In realtà viviamo molto alla giornata. Il periodo storico non consente una grande pianificazione, specialmente sul lungo termine, quindi estirpiamo il problema alla radice e ci godiamo quello che abbiamo adesso. Proprio ciò che abbiamo adesso è un progetto che ci piace, ci stimola e fortunatamente ci dà anche diverse soddisfazioni. Lavoriamo per crescere e migliorarci ma lo facciamo divertendoci, con l’entusiasmo che è lo stesso di quando abbiamo iniziato. Poi è fisiologico il voler suonare su palchi più grandi, avere budget maggiori per fare i dischi, magari avere l’opportunità di arrivare a vivere facendo solo questo, ma non è un’ossessione. Piuttosto è uno stimolo che ci spinge a migliorarci quotidianamente e a dare sempre il massimo per qualcosa che amiamo visceralmente e che, se non dal punto di vista economico, quanto meno emotivamente ripaga ogni singolo sacrificio fatto.

Avete altri progetti paralleli in corso o altre cose di cui vi occupate?

Si, molti di noi hanno progetti musicali paralleli. E già che se ne parla, ne approfittiamo per salutare la Savioli big band, la Chicken prod. inc. ed i Wogiagia!

Che rapporto avete con Terracina e con il vostro territorio più in generale?

Amiamo la nostra città in maniera viscerale. Perché ci siamo cresciuti, perché abbiamo sempre vissuto qui e perché anche chi di noi non è autoctono, ci si è sentito da subito come a casa. Nei nostri testi c’è tanto di Terracina e della gente che ci vive. Ma come spesso accade quando si ama così tanto qualcosa o qualcuno, si diventa molto poco tolleranti quando si denotano determinati atteggiamenti. Per queste ed altre ragioni andiamo in bestia nel vedere come qualche sciacallo stia facendo di tutto per spolpare questa sua preda inerme, ma ancora di più nel costatare come tutto ciò stia accadendo nella quasi totale indifferenza. “Babylon Revolution”, il nostro primo singolo, è nato proprio da questa rabbia, con l’idea di provare ad aprire gli occhi a chi troppo spesso non vede o preferisce volutamente non farlo.

Quando e dove potremo ascoltarvi dal vivo?

La prossima data è quella del 19 luglio a Roma, e anche se non eseguiremo il nostro solito concerto, avremo l’onore di condividere il palco con Bunny Wailler and the Solomonic Reggaestra. Saremo molto carichi. Se siete in zona vi consigliamo di cuore di non perdere questa occasione. Poi ancora un’estate intensa e il 25 luglio saremo al Castello di Breno, in provincia di Brescia, naturalmente vi invitiamo a venirci a trovare nella magia dei luoghi a noi cari nei due festival più belli e importanti che abbiamo dalla nostre parti. L’Anxur Festival di Terracina il 26 luglio, mentre il 24 agosto spetta a noi chiudere Exotique 2014 – il Festival alla corte della maga Circe che si svolge a San Felice Circeo. Il nostro profilo facebook è comunque il modo migliore per restare in contatto e dove poter anche dialogare oltre che essere sempre aggiornati su tutto.

www.facebook.com/muiravalefreetown

Raffaella Sbrescia

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Intervista a Fuxs: Dottor Pop presenta “Mai le idee chiare”

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Alessandro “Fuxs” Fusaro è un versatile cantautore e polistrumentista di Verona. Sin da piccolo inizia gli studi musicali prima del clarinetto e in seguito delle tastiere. Nel corso degli anni si è dedicato anche alla composizione, al canto moderno, all’ arrangiamento e produzione della canzone su molti generi.
Laureandosi in “Popular music” con massimi voti e lode, Alessandro si è guadagnato anche il nominativo di “Dottor Pop”.  Autore, compositore e produttore delle proprie canzoni, “Fuxs” ha da poco pubblicato il primo singolo intitolato “Mai le idee chiare”. In questa intervista il giovane artista ha raccontato nel dettaglio le fasi del suo lungo percorso formativo, soffermandosi anche sui numerosi progetti di cui si sta occupando.

Sei diplomato in composizione, musica corale e direzione di coro, strumentazione per banda e clarinetto ma hai anche una laurea di Popular Music e una in Multimedialità e Nuove tecnologie… Ci racconti, nel dettaglio, in che modo ciascuno di questi percorsi di studio ha contribuito ad influenzare e a comporre la tua formazione artistica?

Tutto è cominciato da bambino quando mio padre mi ha portato a frequentare i corsi della banda per lo studio del clarinetto. Da allora è un viaggio che tuttora continua! In seguito, infatti, sono stato ammesso a frequentare il corso di Clarinetto in Conservatorio ma, nel frattempo, avevo cominciato a studiare anche le tastiere e il pianoforte. C’è da dire che io sono sempre stato un ascoltatore accanito di musica pop e, sin dai primi tempi, entravo nelle aule sempre con le cuffiette ascoltando le hit del momento e questo, in un ambiente così accademicamente classico, mi faceva passare un po’ da alieno…Per molti dei Maestri, infatti, quelle erano “solo canzonette” ma io sapevo che non era così e, una volta scoperti i Queen, capii che i due generi apparentemente lontanissimi potevano in realtà convivere benissimo. Decisi allora che tutto ciò che avrei imparato lo avrei “riversato” nel Pop. Nello specifico, con clarinetto e strumentazione per banda, ad esempio, prediligevo suonare gli arrangiamenti dei grandi successi di artisti come gli Abba, i Beatles o Adriano Celentano e capirne il loro svolgimento. Per composizione, invece, mi sono sbizzarrito nella scrittura delle varie forme musicali e nel personalizzarle a modo mio. Musica corale e Direzione di coro, invece, mi sono state utili per la gestione delle voci e capire le tecniche di direzione per ensemble. Con le due lauree, infine, ho approfondito gli aspetti moderni ed elettronici della musica iniziando così a far convivere i vari studi fatti.  Tutto ciò ha influito sulla mia identità artistica e mi ha permesso di fare un uso variegato dei diversi linguaggi studiati.

Quanto è importante lo studio e la ricerca quotidiana in un periodo storico in cui la visibilità è data quasi solo dalla televisione?

Penso che, nonostante tutto, lo studio e la ricerca siano fondamentali, è vero che la televisione dà indubbiamente un grosso ritorno in termini di visibilità ma è anche vero che, se non te la sai giocare, svanisce in fretta. Magari senza il supporto televisivo ci vorrà sicuramente più tempo ma, se esso viene impiegato per una crescita artistica, sarà di certo un buon investimento.

Qual è la dimensione musicale che ritieni più affine alla tua personalità?

Penso sia quella del Pop elettronico con contaminazioni rock. In questo modo riesco ad utilizzare le tecniche studiate negli anni e a farne un uso personale da canzone a canzone.

Cosa ti ha spinto a cimentarti con un brano pop come “Mai le idee chiare”? Si tratta di un testo autobiografico?

Tutto è nato dall’idea melodica del ritornello che, ad un certo punto, canticchiavo tra me e me per giorni…Mi sono messo al pianoforte e ho sviluppato la struttura con la volontà di creare qualcosa di ritmicamente accattivante e fresco. Per quanto riguarda il testo, diciamo che ultimamente ho notato un andazzo generale nell’avere idee poco chiare dal punto di vista sentimentale e così ne ho tratto una canzone!

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Questa canzone è il preludio ad un intero lavoro discografico?

Sì, ho già un po’ di materiale pronto in forma di demo e sto continuando a scrivere in prospettiva di un album. Per i testi ho anche recentemente cominciato a collaborare con lo scrittore Angelo D’Andrea, proprio per un confronto e arricchimento dei brani da affrontare e creare ex novo.

Riesci a trovare spazi in cui poter mettere a frutto i tuoi studi trasversali?

Sì, anche se, per farlo, bisogna mettersi in gioco in tutte le occasioni che si presentano. Ho avuto di recente, per esempio, il piacere di collaborare con un team di professionisti del ramo del cinema indipendente, Falange Oplita, con cui sto realizzando la colonna sonora orchestrale del loro prossimo film.

Che progetti hai in corso?

Come dicevo sono molto preso nella continua scrittura e produzione di nuove canzoni e di brani per orchestra. Ma collaboro spesso anche come produttore e arrangiatore in progetti non miei o come informatico per la creazione di partiture musicali.

Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?

In questo periodo sto provando molto con la mia band formata da ottimi amici musicisti, anch’essi provenienti dal mondo conservatorio, proprio al fine di interpretare ed eseguire i miei brani originali al meglio e affiancarli con brani cover inerenti al genere. Essendo noi tutti di Verona penso che, non appena pronti, saremo operativi nelle zone del nord Italia limitrofe alla nostra città.

Raffaella Sbrescia

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Video “Mai le idee chiare”

https://www.youtube.com/watch?v=RIQrgrrTT8E&feature=youtu.be

Sant’Elmo Estate: il direttore artistico Michele Solipano presenta il cartellone 2014

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Nella suggestiva location della Piazza d’Armi a Castel Sant’Elmo si terrà, anche quest’anno, la rassegna musicale Sant’Elmo Estate, giunta alla sua settima edizione e presentata dalla Regione Campania e Comune di Napoli e dalle Associazioni culturali “Napoli Jazz” e “Napoli Motus”. La kermesse estiva proporrà al pubblico partenopeo un prezioso connubio culturale e artistico: allo scenario storico ed architettonico, verranno , infatti, associati progetti musicali originali di particolare pregio. In attesa del primo appuntamento, previsto per il prossimo 15 luglio, abbiamo raggiunto il direttore artistico della rassegna Michele  Solipano che ci ha introdotto le prime novità a riguardo.

Sant’Elmo Estate giunge alla settima edizione. Qual è lo spirito e quali i presupposti con cui avete messo su il nuovo programma?

L’idea iniziale è sempre la stessa, ovvero quella di coniugare buona musica con l’incantevole cornice di Castel Sant’Elmo. Proseguendo con le linee guida della nostra tradizione, concilieremo la musica d’autore con progetti inediti e assolutamente originali. Nel corso degli anni abbiamo ospitato artisti di fama nazionale ed internazionale che ci hanno onorato della loro arte e della loro presenza con una serie di indimenticabili concerti, resi ancor più speciali da un’atmosfera unica.

Avion Travel Ph Luigi Maffettone

Avion Travel Ph Luigi Maffettone

Artisti di prestigio nazionale si alterneranno sul palco con progetti originali realizzati all’insegna della contaminazione…ci presenta il programma di quest’anno?

Uno dei progetti più particolari sarà proposto il 25 luglio con gli Elements, un gruppo di artisti napoletani che, per la prima volta in assoluto, riunirà grandi nomi della scena musicale partenopea: Enzo Gragnaniello, Rino Zurzolo, Ciccio Merolla, Piero Gallo, Riccardo Veno, Elisabetta Serio e Valentina Crimaldi daranno vita ad un concerto unico che fonde atmosfere etniche con le sonorità jazz. Un progetto praticamente inedito in Campania, che,, per il momento, è stato proposto solo al Ravello Festival. Inoltre celebreremo la reunion degli Avion Travel e colgo l’occasione per ricordare che inaugurammo questa rassegna nel 2007, proprio con un concerto degli Avion Travel con il progetto intitolato “Dance on Metropolis. Quest’anno riproporremo un live degli Avion Travel, questa volta in formazione completa, il prossimo 15 luglio. Il 24 luglio ci saranno, invece, i Musica Nuda con Ferruccio Spinetti e Petra Magoni. Gran finale il 26 luglio con una delle band più interessanti della scena artistica internazionale: Rosario Bonaccorso ci presenterà il suo Travel Notes Quintet con Flavio Boltro, Nicola Angelucci, Javier Girotto, Andrea Pozza

Il tutto si svolgerà in una location di elevato pregio storico, culturale e architettonico… quali sforzi le ha richiesto mettere su una rassegna di così elevato pregio?

Anche quest’anno lanceremo una nuova scommessa offrendo al pubblico lo speciale connubio tra la musica d’autore ed un contesto storico-architettonico di particolare bellezza. Le difficoltà sono grosso modo sempre le solite: quest’anno abbiamo avuto un po’ di problemi con il calendario, vista la concomitanza con i mondiali di calcio in Brasile, un po’ siamo rimasti in attesa dei concerti organizzati per il Forum delle Culture. Il tutto si è naturalmente unito alla difficoltà di reperire fondi pubblici per la manifestazione. Ci scontriamo da due anni con questa latente difficoltà anche se fortunatamente possiamo contare sull’aiuto di qualche piccolo sponsor e sulla passione delle persone che vengono ai concerti e che, acquistando il biglietto ad un prezzo assolutamente abbordabile, possono godersi delle vere e proprie chicche, che difficilmente potranno essere riproposte.

Raffaella Sbrescia

Intervista a Claudia Casciaro: “Con “Big Italian” muovo il primo passo verso il mio album”

labelbigitalian

L’avevamo conosciuta in una delle edizioni di Amici e ci aveva divertito con la sua personalità frizzante e travolgente. Claudia Casciaro, cantante salentina dalla voce limpida e fresca, da poco laureata in Lingue e letterature straniere, torna sulla scena musicale italiana con “Big Italian”, un singolo tutto nuovo che rappresenta il primo passo verso una nuova importante avventura artistica. Claudia sta, infatti, lavorando al suo primo album di inediti e noi l’abbiamo raggiunta per scoprire, in anteprima, quali sorprese ci attenderanno.

Sei salentina doc, quanta della tua carica frizzantina hai ereditato dal tuo territorio di nascita?

Si salentina doc, nata a Como ma cresciuta a suon di musica e sapori salentini, che mi hanno portato molto probabilmente ad essere quella che sono ora. La mia personalità e il mio carattere vengono dalla voglia di sapere,di conoscere, di fare, di progettare, la dinamicità tipica di un’artista che vuole dire sempre la sua e non vuole sicuramente stare seduta in un angolino a guardare il mondo. Il Salento mi ha dato tanto e continua a darmi tanto. È qui che ho mosso i primi passi nella musica, per strada insieme ai miei amici e a mio padre che mi ha trasmesso l’innata passione per la buona vecchia musica.

Anche ad Amici ti sei fatta notare per la solarità e la limpidezza della tua voce… cosa ti ha lasciato quell’avventura e come hai investito quello che hai imparato  in quel contesto nel periodo successivo?

Beh si, ero un po’ la voce fuori dal coro in quel programma. Ero la pazzerella ma sempre con un grande senso di responsabilità verso la musica. Sono entrata con l’intento di dire la mia e di lasciare un segno artistico non indifferente, il non omologarmi mi ha reso diversa e nel tempo stesso, nel mio piccolo, ho avuto le mie piccole “grandi” soddisfazioni.

Amici è un programma che dall’esterno può sembrar semplice ma in realtà è una continua sfida, con te stessa, con il mondo della musica, e con il mondo televisivo che è a sé stante, una dura lotta che ti lascia un bel segno, e diciamocela tutta, se non si possiede un carattere forte ci si può abbattere ogni momento. Ho avuto la fortuna di farne parte e ringrazierò sempre coloro che hanno creduto nelle mie potenzialità artistiche.

“BIG ITALIAN” è il primo passo verso un nuovo album… ci racconti di questo brano, a cosa si ispira, come è stato arrangiato e di come gli autori Emiliano Palmieri e Anna Muscionico abbiano realizzato un testo in grado di risaltare le tue qualità vocali?

 L’incontro con Anna ed Emiliano è stato uno dei migliori incontri che io abbia fatto nell’ultimo biennio, attraverso i loro testi e la loro musica sono riusciti a far emergere in toto la mia personalità, e a dar luce a mille sfaccettature della mia personalità vocale, anche grazie agli arrangiamenti dal sound elettronico e retrò. Proprio con “Big Italian”, che è il preludio di quello che sarà poi il progetto finale, traspare gran parte della mia ironia e della mia attitudine verso il mondo swing e ciò che ne comprende. Il singolo prende spunto, e in qualche modo “fa il verso”, al grande classico cantato da Charlie Chaplin in Tempi Moderni, “Io cerco la titina”, composto da Lèo Daniderff. Attraverso la mia voce e il mio stile ho cercato di rendere la canzone sagace e frizzante…spero di esserci riuscita!

Cosa puoi anticiparci di questo tuo nuovo progetto discografico? Quali saranno le tematiche che affronterai e i generi musicali con i quali ti stai confrontando? Ci saranno delle collaborazioni?

L’electro swing è un modo tutto nuovo, lo sto esplorando giorno per giorno e lo sto facendo mio a 360  gradi. Io vengo dal blues, un genere che si allontana dal percorso che sto intraprendendo, ma conoscere mondi nuovi e diventarne esperta è un’attitudine che mi appartiene molto. Io ho fame di musica e lo dimostrerò proprio mettendomi in gioco in questo progetto, a cui si accompagneranno sia testi ironici e leggeri che momenti più intensi e travolgenti, sempre con un chiaro richiamo ad un sound retrò. Per il momento non ci sono collaborazioni in vista, ma non nego che mi piacerebbe avere a che fare con altri artisti per un confronto sano e artistico.

Claudia Casciaro (foto tratta dalla Fan page Facebook dell'artista)

Claudia Casciaro (foto tratta dalla Fan page Facebook dell’artista)

Ami molto il blues ed il soul…quali sono i tuoi punti di riferimento e quali, invece, i tuoi ascolti più recenti?

Sì, sono un’amante del buon vecchio rock’n blues, e tra i miei artisti preferiti, che mi hanno ispirato tanto, vi cito Janis Joplin, Etta james, Billie Holiday e James Brown..non avrei spazio sufficiente per poterli citare tutti. Ad ogni modo sono una che ascolta di tutto, dall’hard rock, al punk, all’elettronica. Tutto è musica e tutto insegna.

Quali saranno i prossimi passi del tuo percorso artistico?

Per il momento, insieme ai miei produttori, mi concentrò su questo nuovo singolo, a cui sicuramente seguirà l’uscita del videoclip, e cercherò in qualche modo di far conoscere in lungo e in largo questo nuovo genere che in Italia ancora non è molto popolare, ma lo diventerà .

Hai altre passioni e progetti paralleli in corso?

Amo molto viaggiare, infatti appena posso cerco di ritagliarmi qualche spazio per affrontare nuove avventure. Non a caso mi sono appena laureata in lingue straniere per potermi aiutare meglio nella comunicazione internazionale, inoltre mi ritengo una ragazza molto passionale, quindi tendo a farmi piacere tutto e a rendere tutto passione.

Raffaella Sbrescia

Pomigliano Jazz in Campania: in arrivo una parata di stelle

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Prenderà il via il prossimo 10 luglio l’attesa XIX edizione del Pomigliano Jazz in Campania, il prestigioso festival ideato e diretto da Onofrio Piccolo che, nel corso di tanti anni, ha offerto al territorio musica di qualità cercando di tutelare e valorizzare il territorio a 360 gradi. Confermata, anche per quest’anno, la versione itinerante che, come di consueto, punterà sulla valorizzazione di luoghi d’interesse storico, turistico e culturale del vesuviano e dell’alto nolano. Organizzato dalla Fondazione Pomigliano Jazz e dal Comune di Pomigliano d’Arco, con il co-finanziamento dell’Assessorato al Turismo della Regione Campania attraverso il POR Campania FESR e il sostegno del MiBACT, dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio e dei comuni di Avella, Capri, Cimitile, Ottaviano, Pollena Trocchia, Roccarainola, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana.

George Benson Ph Greg Allen

George Benson Ph Greg Allen

Dal 15 al 20 luglio star internazionali, grandi jazzisti italiani e talenti campani, saranno al centro di location e itinerari da sogno senza trascurare laboratori e spettacoli per bambini, workshop, seminari, mostre e performance artistiche. Il festival prenderà il via il prossimo 10 luglio, presso l’Anfiteatro Romano di Avella con il live di George Benson. “Performing His Greatest Hits Live” sarà il titolo dello show offerto dall’artista che, nel corso della sua lunghissima carriera si è aggiudicato ben 10 Grammy Awards e che ha usato le sue radici jazz come base per un mix coinvolgente di pop e R & B.

Martedì 15 luglio a Villa Cappelli a Pollena Trocchia, il pianista pugliese Mirko Signorile e il producer e dj partenopeo Marco Messina (99 Posse) daranno vita a “Locus Mood”, un progetto speciale che unisce la musica classica, il jazz e i suoni elettronici. Ad arricchire il tutto, le suggestive tessiture degli archi del Vertere String Quartet.

Kenny Garrett Ph Keith Major

Kenny Garrett Ph Keith Major

Mercoledì 16 luglio, presso le Basiliche Paleocristiane di Cimitile, Kenny Garrett, nella sua unica data italiana, presenterà il suo ultimo lavoro discografico intitolato “Pushing the World Away” (nominato ai Grammy come miglior album strumentale dell’anno).

Il 17 luglio, al Palazzo Mediceo di Ottaviano, Michele Campanella e Javier Girotto presenteranno “Musique sans frontieres”, un progetto originale che fonde il jazz con la musica classica, l’improvvisazione con la musica colta, dedicato a due dei massimi esponenti dell’impressionismo musicale francese, Debussy e Ravel.

Venerdì 18 e sabato 19 luglio ci si sposterà al Parco delle Acque di Pomigliano d’Arco dove si terranno 6 concerti in due giorni. Si inizia con “Lifestories” lavoro prodotto dal songwriter Matteo Saggese che mette insieme quattro ottimi musicisti europei di diversa estrazione: il chitarrista scozzese Jim Mullen, il bassista salernitano Dario Deidda, il pianista londinese Julian Oliver Mazzariello e il batterista piemontese Enzo Zirilli. A seguire sarà la volta del grande Tom Harrell che, nel suo unico concerto al sud Italia, presenta “Colors of a Dream”. Con lui sul palco una line up particolare che vede accanto ai membri storici della sua formazione – Wayne Escoffery (sax tenore), Ugonna Okegwo (contrabbasso) e Johnathan Blake (batteria) – anche il sassofonista Jaleel Shaw e la nuova star del jazz Esperanza Spalding, al contrabbasso e alla voce.

Tom Harrel

Tom Harrel

In chiusura, l’anteprima del nuovo lavoro discografico edito da Itinera, “Travelogue” di Enzo Amazio e Rocco Di Maiolo, in quintetto con tre tra i migliori esponenti della fertile scena jazzistica campana, Francesco Nastro, Tommaso Scannapieco e Giuseppe La Pusata. Il giorno seguente si inizierà con le sonorità contemporanee e rarefatte dei Tricatiempo, quintetto guidato dal batterista Stefano Costanzo con Marco Pezzenati al vibrafono, Luigi Di Nunzio al sassofono contralto, Davide Maria Viola al violoncello e Ron Grieco al basso elettrico. Si proseguirà con una all-star band, che vedrà insieme sullo stesso palco quattro leggende del latin jazz: Gonzalo Rubalcaba (pianoforte), Armando Gola (basso), Horacio “El Negro” Hernandez (batteria) e Giovanni Hidalgo (percussioni), per il progetto “Volcan”. Infine, sarà la volta di uno degli artisti di punta della scena italiana: Stefano Di Battista. Il sassofonista romano, accompagnato da Roberto Pistolesi (batteria), Andrea Rea (pianoforte) e Daniele Sorrentino (contrabbasso), presenterà l’ultimo album intitolato “Woman’s Land”. In programma anche il raffinato dj set di Alessio Bertallot.

Volcan Quartet

Volcan Quartet

Domenica 20 luglio il gran finale con il concerto al tramonto (ore 19) del fisarmonicista francese Richard Galliano in una location d’eccezione, il Gran Cono del Vesuvio. Ospite speciale, il sassofonista Marco Zurzolo che dialogherà con Galliano su brani della tradizione napoletana.

Abbiamo raggiunto, inoltre, il direttore artistico del Festival, Onofrio Piccolo per un piccolo approfondimento relativo alle novità in programma per questa ricca edizione.

Il Pomigliano Jazz Festival compie 19 anni… quali sono i presupposti, le novità e le sorprese che ha preparato per il pubblico?

Con questa edizione ci addentriamo nel ventesimo anniversario di questo festival consolidato rafforzando il nostro carattere itinerante. Il Festival è nato a Pomigliano d’Arco ma negli anni si è trasformato e siamo riusciti ad instaurare una forte relazione con il territorio che va dall’Alto Nolano fino al Vesuvio e da tre anni organizziamo concerti anche all’interno di beni culturali con l’idea di valorizzare, non solo la musica e le relative espressioni nazionali ed internazionali, ma anche il patrimonio storico, culturale ed architettonico del nostro territorio. Quest’anno siamo riusciti, con la collaborazione dell’Ente Parco del Vesuvio, a costruire un evento nell’evento. Chiuderemo, infatti, il nostro festival con un particolarissimo concerto acustico che si terrà sul cratere del Vesuvio, una striscia di terra sospesa tra la bocca del vulcano ed il panorama del golfo di Napoli, si tratterà di un evento unico, mai organizzato prima, che lascerà trasparire, simbolicamente, la nostra voglia di dare maggiore visibilità non solo al Festival ma anche al lavoro che stiamo facendo per valorizzare il nostro territorio.

Grandi artisti, grandi location d’eccezione con un occhio puntato alla tutela dell’ambiente e del contesto storico-archeologico…quali iniziative avete messo a punto?

Abbiamo coniugato una serie di significati a quello che è l’elemento centrale della promozione della musica sul nostro territorio per cui ci sarà tutto un programma di visite guidate e di itinerari a cui si potrà prendere parte gratuitamente, prenotandosi sul nostro sito, e che abbracceranno tutta la zona che va dall’Alto Nolano al Monte Somma, passando per Avella e Cimitile. Tutte queste attività sono organizzate seguendo un’ottica di sostenibilità ambientale, attraverso una ricerca finalizzata alla riduzione dell’impatto ambientale. Questo discorso è valido anche per la fase di organizzazione del Festival durante la quale stiamo utilizzando materiali riciclati o comunque ecologici e spingeremo molto anche in direzione della raccolta differenziata. Il tutto segue, dunque, una precisa filosofia del rispetto delle culture, a partire dalla tutela e dalla conservazione dell’ambiente in cui si vive.

Tra tutti i siti scelti, spicca la novità: il Gran Cono del Vesuvio…come è nata questa idea e come sarà strutturata la serata?

Il concerto si terrà al tramonto e nel pieno rispetto del luogo in cui verrà realizzato. I visitatori saranno guidati dalle guide vulcanologiche del Parco Nazionale del Vesuvio e da quota 1000 si salirà a piedi fino a bordo cratere per cui è prevista un’escursione a piedi di circa mezz’ora, o poco più, per conoscere nel dettaglio la ricchezza del territorio circostante. Non ci sarà una vera e propria platea proprio perché l’evento si svolgerà in una zona protetta. L’idea è, quindi, quella di inserirsi in uno scenario già unico che non ha bisogno di null’altro. Personalmente sono stato lì diverse volte, non solo per fare dei sopralluoghi, ed era un’idea su cui stavamo lavorando già da qualche anno e credo che si creerà un’atmosfera assolutamente unica.

Grande attenzione anche ai più piccini con i laboratori creativi, denominati “Ri-tratti sonori”…

Certo, ritengo che un Festival non debba soltanto racchiudere una rassegna di concerti, bensì debba anche dare la possibilità di produrre iniziative, progetti, esperienze. Negli anni abbiamo sì, creato percorsi di avvicinamento al jazz rivolti ad un pubblico adulto ma poi abbiamo pensato di dedicare particolare attenzione anche ai bambini: da anni organizziamo laboratori creativi e, quest’anno, insieme alla Compagnia Teatrale “I Teatrini”, abbiamo coprodotto uno spettacolo itinerante che si terrà all’interno di un altro parco pubblico di Pomigliano, il 18 ed il 19 luglio, presso i Giardini d’Infanzia, dal titolo “Gli alberi di Pinocchio e il Jazz”, uno spettacolo itinerante in cui, oltre agli attori, ci saranno anche dei musicisti che saranno parte integrante dello show. Sarà un modo per far conoscere gli strumenti, la musica, i musicisti, i suoni del jazz anche ai più piccini in un modo anche un pò più divertente, simpatico e giocoso.

Tutti gli eventi in programma sono ad accesso gratuito ad eccezione dei concerti di George Benson (platea 35 euro – gradinata 25 euro), Kenny Garrett (posto unico 15 euro) e Richard Galliano (posto unico 20 euro), in vendita sul circuito TicketOnLine e sul sito Azzurroservice.net.

Per informazioni sulla prevendita tel. 081 5934001.

Info: tel. 081 8032810 – 333 9506712 www.pomiglianojazz.com

Raffaella Sbrescia

Spot Pomigliano Jazz in Campania

“Instant Dialogues”: Ciccio Merolla e Riccardo Veno ci raccontano i segreti del loro album strumentale

Ciccio Merolla & Riccardo Veno Ph Gaetano Massa

Ciccio Merolla & Riccardo Veno Ph Gaetano Massa

 “Instant Dialogues” è un originale progetto strumentale, prodotto dall’etichetta Jesce Sole, che racchiude la visione musicale di due artisti presenti da svariati decenni sulla scena musicale italiana, stiamo parlando del percussionista Ciccio Merolla e del sassofonista Riccardo Veno che, dopo tante collaborazioni live, si sono lasciati reciprocamente ispirare, dando vita a suoni, storie e ritmi dal fascino senza tempo. La loro perfomance creativa trae spunto dal puro istinto e da suggestioni estemporanee ecco perché abbiamo raggiunto i due artisti per lasciarci conquistare dal loro magico mondo in cui scambio, confronto, incontro, eclettismo sono le parole chiave.

“Instant Dialogues” racchiude la creatività e le suggestioni strumentali di due personalità forti, complesse e diverse… come siete arrivati alla genesi di questo progetto, quali sono i messaggi che intende comunicare questo lavoro e quali sono le ispirazioni a cui avete fatto riferimento?

Riccardo: I nostri primi concerti in duo risalgono alla fine degli anni ‘90, sentimmo forte, già da allora, l’esigenza di mettere insieme i nostri suoni e le nostre sensibilità. Da allora il progetto in duo è sempre andato avanti e stavolta abbiamo pensato che era il momento di fermare su disco questo lungo percorso… Fonte d’ispirazione è stata sicuramente la grande libertà espressiva che era presente nella musica strumentale degli anni ’70 e ’80 e abbiamo cercato di trasferire quella ricerca nei nostri suoni.

Riccardo, Lei è  sassofonista, polistrumentista e attore, nonché autore di numerose colonne sonore e musiche sia per la cinematografia che per il teatro… come descriverebbe i tratti caratteristici della sua visione musicale e come si è trovato durante la lavorazione di questo disco così particolare?

Io adoro tanta musica, da Bach a Ornette Coleman, passando per le sperimentazioni elettroniche, anche estreme, fino ad arrivare a Nyman ma, in particolare, amo la musica barocca poiché, nella sua perfetta geometria, si esprime il trascendente. Amo pensare che la mia musica si rivolga sempre e comunque alla spiritualità e al desiderio delle visioni di chi l’ascolta. Per me suonare con Ciccio è un’esperienza molto forte, la lavorazione di “Instant Dialogues” è stata un vero è proprio viaggio emozionale: la creazione istantanea ti obbliga ad essere in costante contatto con le tue energie più profonde…

Ciccio, in questo progetto si è allontanato dal rap per avvicinarsi ad un mondo quasi mistico… In che modo la sua vicinanza al buddismo e la sua attività di musico terapeuta, nonché la sua abilità strumentale percussionistica, hanno influito in “Instant Dialogues”?

Ho 40 anni e sono cresciuto ascoltando da Merio Merola a Miles Davis, mi sono appassionato alla musica strumentale sin da quando ho iniziato a studiare le percussioni. Ho praticamente consumato tutti i dischi di Codona con Don Cherry e Jan Garbarek e molti altri. Io e Riccardo abbiamo iniziato a fare concerti insieme già dal ’98 poi abbiamo intrapreso strade diverse ma il desiderio di fare un disco insieme non è mai svanito, finché non ci siamo re-incontrati.

Ciccio, a proposito di parentesi particolari della sua carriera, come si è trovato a vestire i panni di un pericoloso capo banda nel film “Song ‘e Napule” dei Manetti Bros?

E’ stato bellissimo. Fin da piccolo ho sempre sognato di essere ogni giorno un personaggio diverso, lontanissimo da me, ovviamente, e ho scoperto che il cinema ti dà questa opportunità. Spero di lavorare ancora con i Manetti Bros, anche perché mi hanno fatto sentire a mio agio e tutto è andato liscio come l’olio.

Come siete riusciti a materializzare il vostro sodalizio artistico e come è avvenuta la scelta di melodie e strumenti da utilizzare per questo lavoro?

Riccardo: Siamo entrati in studio portando con noi il bagaglio di più di 15 anni di concerti, “obbligandoci” a comporre, a dialogare emozionalmente in tempo reale, nella stessa stanza di ripresa facendoci guidare solo dai suoni…la nostra empatia, creatasi in tutti questi anni, appunto, ha fatto il resto…

Ciccio: Ovviamente è Riccardo a comporre le melodie, quindi il mio lavoro è facilitato da questo, ho cercato timbri e suoni appropriati ad ogni brano e ho suonato strumenti acustici come se stessi eseguendo pezzi di musica elettronica. Si sente?

Quali storie hanno generato questo spazio bianco in cui ognuno può disegnare il frutto della propria percezione?

Riccardo: Le nostre passioni musicali comuni, gli anni passati a suonare insieme, anche in altri progetti, il nostro desiderio di libertà espressiva sono le “storie” che hanno dato vita a “Instant Dialogues”…

Ciccio: E’ la magia e la libertà che ci danno la musica e l’arte in genere, noi ci siamo abbandonati dandoci l’uno all’altro con tutta l’anima e l’ascoltatore non può fare a meno di avvertire questo.

C’è qualche brano in particolare a cui vi sentite più legati o più vicini per qualche ragione specifica?

Riccardo: Ovviamente sono legato a tutti brani…forse” Myo-on” poichè insieme al meraviglioso suono della caisa di Ciccio c’è una melodia quasi da musica barocca…e poi l’afro beat di” Madiba”…

Ciccio: Un disco è composto da diversi brani ma noi abbiamo registrato viaggiando ininterrottamente . E’ come una fiaba con un inizio ed una fine ed io la amo tutta.

Ci raccontate la nascita e lo sviluppo di “Gharbì”?

Riccardo: “Gharbì” nasce dalla nostra passione per i suoni del Maghreb, Gharbì infatti in arabo e anche in catalano vuol dire Libeccio, in vento di sud-ovest che porta con sé la sabbia del deserto…

Ciccio: E’ un ritmo arabo serrato, una tammuriata mediorientale che rispecchia la nostra passione e il nostro coinvolgimento per la cultura mediterranea.

E “Najla’s Chant”?

Riccardo: “Najla’s chant” è un brano molto particolare poiché mette insieme la magia degli  Udu drums indiani con uno strumento della tradizione classica come il clarinetto basso; è come se due tradizioni spirituali, due mondi così diversi dialogassero sull’amore, un sentimento universale. In questo senso potrei dire che questo brano è molto rappresentativo del nostro lavoro.

Ciccio: Riccardo mi fece sentire il fantastico suono del suo clarinetto basso, ed io pensai subito all’ Udu Drum il resto è  “Najla’s Chant”

Il brano intitolato “Madiba” rappresenta un omaggio a Nelson Mandela?

Riccardo: Nelson Mandela è un nostro eroe, una figura enorme del ‘900 e della storia dei diritti civili e Madiba è il nostro sentito omaggio a questo grande uomo, a questo grande spirito…

Ciccio: Io dedico tutte le mie opere a Nelson Mandela e a personaggi come lui che hanno cambiato il mondo. L’andamento e le sonorità inizialmente Jazz e poi africane ci hanno fatto venire in mente il nostro Nelson.

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La copertina è il frutto delle visioni fotografiche di Mimmo Jodice… L’immagine rappresenta un incontro armonico tra spettacoli di luce, turbolenze, cumuli tempestosi e imponenti scenari di vento e di spumeggianti risacche in bianco e nero. Cosa ne pensate del risultato?

Riccardo: E’ stato per noi un grande onore avere un’opera di uno dei più grandi artisti del nostro paese come copertina per il nostro album… Le sue foto, le sue opere, sono misteriose ed al tempo stesso potenti. Ci piacerebbe che gli ascoltatori di “Instant Dialogues” pensassero la stessa cosa di questo album.

Ciccio: Per quanto mi riguarda il risultato è magico, il Maestro Jodice, fotografo del silenzio, è riuscito in una foto a raccontare tutto il disco e molto altro. Ma non c’erano dubbi…

Dove e quanto potremo ascoltare questo progetto dal vivo?

E’ in preparazione il tour che porterà “Instant Dialogues” in giro tra festival e rassegne in tutta la penisola, per essere sempre aggiornati sui nostri spostamenti, consultate le nostre pagine Facebook!

Raffaella Sbrescia

Acquista “Instant Dialogues” su iTunes

Tracklist

1.Kadar

2.Myo-on

3.Ànemos

4.Najla’s chant

5. Leo

6. Melos

7.Sabbie

8.Sunday

9.Gharbì

10.Madiba

Intervista a Raiz: “Con la mia musica dimostro che le differenze possono coesistere pacificamente”

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Gennaro Della Volpe, in arte Raiz, è un artista dotato di un’anima musicale variegata e sempre in cerca di contaminazioni. La sua voce scura, calda, intensa, spesso drammatica, ha contribuito a rendere ancora più particolareggiato il repertorio degli Almamegretta, lo storico gruppo di cui fa parte. Autore di svariati progetti musicali, anche da solista, Raiz ha pubblicato, proprio di recente, un interessante progetto discografico insieme al chitarrista Fausto Mesolella, intitolato “Dago Red”. In quest’intervista, l’artista si è messo a nudo raccontando non solo la sua identità musicale ma anche quella umana.

Sei un artista cosmopolita sempre alla ricerca di nuove correnti musicali da cui farti trasportare…Qual è la tua dimensione ideale?

Beh, direi che è proprio quella in cui mi trovo adesso. Mi piace lavorare a diverse cose, contaminare e farmi contaminare. Per questa ragione la mia dimensione è biunivoca, o quantomeno multipla, sia per quanto riguarda la mia identità artistica che personale.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

“Dago Red” è uno dei tuoi progetti più recenti in cui hai lavorato con Fausto Mesolella…in che modo avete trovato l’equilibrio tra le vostre anime artistiche e come è nata questa idea?

L’idea è nata sul palco, in occasione del progetto di Rita Marcotulli, che prevedeva una rivisitazione in chiave jazz di alcuni brani dei Pink Floyd. Io cantavo, Fausto suonava la chitarra e, ad un certo punto, abbiamo fatto un pezzo insieme, “Shine on you Crazy Diamond” e da lì è nata una magia. Ci siamo divertiti a fare questa cosa voce e chitarra e abbiamo preso spunto da questa esperienza per portare in giro un nuovo progetto. Le nostre anime sono, di per sé, piuttosto coordinate, abbiamo un’intesa musicale su cose che pensiamo e sentiamo…abbiamo entrambi una cultura musicale napoletana però siamo cresciuti ascoltando anche tanto altro: rock, reggae, jazz, blues e, crescendo con un orecchio rivolto alla tradizione ed uno aperto al mondo esterno, con questo disco abbiamo cercato di attuare un’operazione particolare: ad esempio abbiamo unito in uno stesso progetto due artisti come George Harrison e Mario Merola, creando un punto in comune tra cose completamente diverse e che, tuttavia, possono andare d’accordo.

Il titolo del disco ha tutta una storia alle sue spalle… ce la racconti?

Sì, il riferimento è ad una raccolta di racconti dello scrittore italoamericano John Fante che, pur essendo vissuto in California, ha sempre mantenuto intatta la propria identità culturale, quindi ci è parsa la testimonianza ideale di quello che siamo noi: esseri portati ad una dimensione artistica plurima. John Fante non ha mai dimenticato il suo essere italiano anche se era nato e cresciuto in America. Questo è un concetto molto importante da sottolineare: in un periodo storico in cui la gente si uccide a vicenda per motivazioni legate all’identità religiosa, vale sempre la pena ricordare che la convivenza pacifica è qualcosa di possibile, noi crediamo molto in questo e cerchiamo di porre la nostra musica come esempio di accettazione delle differenze, affinchè esse dialoghino invece di scontrarsi. Dago Red vuol dire il “vino rosso del terrone”, un’espressione per ricordare quel vino rozzo che fa storcere il naso ai sommelier ma che ha un sapore sincero e onesto.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Qual è il brano di questo album a cui sei più legato?

Credo sia “Ipocrisia”, la cover del brano di Angela Luce, che abbiamo realizzato in un modo particolarmente ben riuscito. Tra l’altro è l’unico pezzo in italiano però possiede un’identità al 100% napoletana.

Come procede l’avventura musicale con gli Almamegretta?

Il nostro gruppo ha ormai più di vent’anni di storia… siamo consolidati sia dal punto di vista artistico che umano.

Quest’estate parteciperete a tanti festival, tra i tanti, segnaliamo il MessApp Coast Festival, che si terrà dall’ 1 al 3 agosto ad Agropoli. Che tipo di concerto proporrete al pubblico?

Quest’anno portiamo in giro un concerto principalmente incentrato sul dub, ovvero la nostra attitudine, si tratterà di un ritorno a certe cose che facevamo nel passato e riserveremo un certo spazio sia alle canzoni che all’esperienza prettamente musicale. Più in generale, eseguiremo tutti i nostri successi e ci divertiremo molto.

Tu che giri tanto, che idea ti sei fatto delle condizioni della musica live in Italia?

Le grosse produzioni ci hanno rimesso moltissimo perché è difficile portare in giro cose che costano molto, c’è crisi, i promoter non sono disposti a pagare e il pubblico ovviamente ha meno soldi in tasca da spendere. In ogni caso proviamo a cavarcela, noi che militiamo nel contesto underground abbiamo risentito di meno di queste problematiche. Quelle che sono rimaste a casa sono, quindi, le grosse produzioni che non si possono permette di uscire, noi, invece, abbiamo un po’ limato i bordi e non ci possiamo lamentare.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Sei coinvolto anche nel progetto “Passione Tour”…come vivi questa esperienza?

Questo tour è veramente molto bello, difficile da portare in giro, con tanti costi da affrontare, visto che siamo in tanti… Per questo motivo ci spostiamo sempre in location dove è molto forte l’affezione alla musica napoletana anche se mi sarebbe piaciuto farlo girare molto di più… Sul palco ci sono musicisti fantastici e, nel mio caso specifico, suonare con James Senese, mi ha già ripagato di tutto!

Ci sono altre avventure artistiche in cantiere, magari nelle vesti di attore?

Magari!Sarei molto contento di lavorare in questo campo… A dirla tutta faccio un po’ l’attore anche quando faccio il musicista. Raiz, il personaggio che porto in giro, è una specie di attore, un personaggio ultraromantico, che parla in napoletano, che ha grandi passioni e che ha una presenza molto fisica sul palco. Nel frattempo, per quanto riguarda il futuro in veste di attore, qualcuno mi ha fatto delle proposte e vediamo un po’ che succede…

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz con Pino Daniele Ph Luigi Maffettone

Come vivi il tuo rapporto con il pubblico e con la città di Napoli?

C’è un rapporto di grande affetto e simbiosi. Nato e vissuto a metà strada da Napoli Nord e Caserta, ho vissuto molto da vicino il territorio, anche per vicende mie personali. La zona tra il centro nord dell’hinterland partenopeo, in direzione Caserta, è quella che soffre di più e, da parte mia, c’è un forte sentimento di radicamento perché anche, se questa terra ti fa soffrire, non riesci mai a staccartene. A questo devo aggiungere che, sia il territorio che il pubblico, mi hanno dato e mi danno, tuttora, tantissimo e, avere la possibilità di essere di una voce che dice qualcosa a nome del territorio mi fa molto piacere.

Raffaella Sbrescia

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Fausto Mesolella e la chitarra: 50 anni d’amore. L’intervista

Fausto Mesolella

Fausto Mesolella

Mezzo secolo a contatto con le sei corde di una chitarra, Fausto Mesolella rappresenta un baluardo della musica napoletana e, più in generale, dello scenario musicale nazionale. Appassionato, verace e aperto al concetto di contaminazione strumentale, Fausto è un musicista creativo e versatile che ha saputo dare un prezioso contributo sia allo storico gruppo degli Avion Travel, riunitisi poco tempo fa, che a numerosissimi artisti della più svariata caratura. In questa intervista, l’artista ci ha parlato dei suoi ultimi progetti discografici facendo il punto sulla sua lunga e stimata carriera.

La chitarra è la fedele compagna della tua vita…dopo tanti anni come vivi il tuo legame con questo strumento?

Il termine compagna di vita per la mia chitarra è davvero molto indicato e, in quanto tale, dovrà esserlo fino alla fine, spero!

Fausto Mesolella Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella Ph Luigi Maffettone

Questo è un periodo molto intenso per te: da poco hai pubblicato l’album intitolato “Dago Red” con Raiz e sei ritornato a suonare con gli Avion Travel…come ti appresti a vivere queste emozioni musicali?

Il ritorno con gli Avion Travel c’è stato anche per festeggiare quasi trent’anni di attività, c’è un percorso di militanza comune con gli altri musicisti, con cui abbiamo formato il gruppo, ed è una cosa molto romantica. “Dago Red” è, invece, una produzione che guarda al futuro e che attinge linfa vitale dai progetti che mi circondano. Io penso che se un musicista non va a bagnarsi nelle acque di un altro fiume, poi non potrà più navigare nel fiume nel quale vive abitualmente. Quindi è giusto che ci siano queste produzioni, ed è altrettanto giusto guardare avanti ed approfondire la conoscenza con altri musicisti.

Come nasce l’idea di creare un album con delle rivisitazioni fatte da te e da Raiz? Come avete lavorato alla scelta dei brani?

Questo nostro progetto nasce su un altro palco mentre eravamo entrambi ospiti di un concerto dedicato ai Pink Floyd, organizzato da Rita Marcotulli… Io e Raiz abbiamo cominciato il nostro percorso dapprima con una tourneè, durata due anni, e poi siamo arrivati all’idea del disco, sfruttando, quindi, una maturità di palco che abbiamo conquistato durante il periodo precedente. Quando, in seguito, siamo entrati nello studio di registrazione, è stato tutto facile, abbiamo scelto i brani di comune accordo e ci siamo divertiti a suonare e a contaminare i pezzi che facevamo. Abbiamo tutti e due una grande passione per la musica napoletana ed è questa l’essenza centrale del disco. Il tutto si è poi amalgamato ad altre influenze e sonorità appartenenti al nostro curriculum artistico, anche a dimostrazione del fatto che nella musica non devono esistere confini tra generi.

Raiz e Fausto Mesolella

Raiz e Fausto Mesolella

Quali sono le cose più importanti che un musicista del tuo spessore ha imparato in tanti anni di esperienza?

A parte il percorso con gli Avion Travel, gruppo pilastro, che spero potrà avere ancora molto da dire in fatto di musica, sono stato accompagnatore di moltissimi artisti e, proprio per questa ragione, non c’è un’esperienza in particolare che io possa prediligere rispetto ad altre però è chiaro che ho dei ricordi specifici. Su tutti conservo nel cuore l’ultimo incontro con Gabriella Ferri durante la sua ultima esibizione. Inoltre ho avuto la fortuna di spaziare non solo nella musica,  ma anche nella letteratura e nella poesia; l’anno scorso, infatti, ho fatto uno spettacolo con Stefano Benni, uno dei grandi poeti italiani. Queste sono, alla fine, le cose che servono per farti crescere.

Che rapporto hai con la città di Napoli?

Anche se sono casertano devo dire che sono molto amato dall’entourage artistico napoletano ed è stato  facile, per me, fregiarmi della benevolenza degli artisti napoletani e questa è una cosa che mi inorgoglisce molto… Soprattutto in quest’ultimo periodo, visto che ho prestato la mia chitarra all’ultimo disco di M’Barka Ben Taleb “Passion Fruit” nel pezzo intitolato “Nun te scurdà” e sono molto contento di questa cosa. Paradossalmente potrebbe sembrare una cosa un po’ piccola rispetto alla progettualità che mi circonda, invece è un’esperienza che mi ha fatto enormemente piacere perché sono entrato ufficialmente nel parco giochi dei divertimenti, quale è la musica a Napoli.

E con il pubblico come ti rapporti?

Beh, molto bene perché sono un tranquillo. Quello che prediligo, quando sono in pubblico, è il mio concerto di chitarra in versione solo. L’anno prossimo festeggerò i miei 50 anni con la chitarra… ho iniziato quando avevo 12 anni, ne compirò 62 l’anno prossimo e voglio raccontare il mio modo di suonare la chitarra molto semplicemente.

Fausto Mesolella e Peppe Servillo durante l'esibizione degli Avion Travel alla Repubblica delle Idee Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella e Peppe Servillo durante l’esibizione degli Avion Travel alla Repubblica delle Idee Ph Luigi Maffettone

Al convegno tenutosi presso la Mostra d’Oltremare, intitolato “La musica è un bene comune”, citasti Leo Ferrè dicendo “Dov’è finita la musica? La musica è finita nei cessi dei conservatori…” Una dichiarazione forte e ben distante da quello che ci viene proposto in questo momento storico….

Sì, il mio intervento era una provocazione perché per stabilire un contatto, un’occasione di dialogo a volte è necessario sprofondare. Il titolo era “La musica è un bene comune”: Certo, la musica è un bene comune ma andiamola prima a recuperare nel cesso perché è stato fatto un danno mediatico enorme a quest’arte e ai musicisti stessi, basta guardare la televisione per capire dov’è finita la musica.

Raffaella Sbrescia

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