Zucchero “Sugar” Fornaciari ha riunito la stampa musicale italiana a Milano per presentare 10 concerti consecutivi all’Arena di Verona. I live si terranno il 16, 17, 18, 20, 21, 23, 24, 25, 27 e 28 settembre 2016 e saranno gli unici appuntamenti live di Zucchero in Italia per tutto il 2016 (per l’evento è già previsto uno speciale tv). Con 10 date consecutive all’Arena Zucchero migliora il suo stesso primato, dopo le sette date realizzate in occasione del tour di “Chocabeck”. I concerti saranno l’occasione per ascoltare per la prima volta dal vivo i brani del nuovo album di inediti che uscirà a maggio del 2016, a 6 anni di distanza dal precedente. «Il lavoro più difficile è quello di fare un cd a 60 anni senza seguire le mode né l’orientamento delle radio – ha spiegato Zucchero ai giornalisti – Fra pochi giorni volerò a New Orleans per registrare le canzoni del disco nuovo che avrà tre super produttori americani. Lavoro da un anno al cd e per adesso sono arrivato a 25 brani ma l’idea è di scendere a 17. Ho voglia di tornare alle radici di “Oro Incenso & Birra” e al blues che è rimasto l’unico genere, insieme al rap, dove gli artisti possono ancora esprimere concetti controcorrente. Se il mio carissimo amico Guccini dice che c’è un sacco di musica inutile in giro, io sottoscrivo le sue parole e aggiungo che la discografia ci sta facendo mangiare dei panini alla merda ai quali ci siamo ormai abituati – ha raccontato l’artista – Difficile pensare a quali bravi cantanti ci siano in questo momento. Mi è piaciuta molto la recente rivisitazione di De Gregori, il lavoro che ha fatto su Bob Dylan. Ho apprezzato qualcosa del penultimo album di Avicii, soprattutto la contaminazione tra il country e il moderno. Paolo Nutini non mi è dispiaciuto, ci siamo anche incontrati a Lucca. Ora aspetto l’album nuovo di Adele, mi ha preso molto il suo nuovo singolo».
«Quella dei 10 concerti all’Arena di Verona è una sfida che mi stimola a non dare niente per scontato. Sappiamo che non sarà facile riempire 10 date in uno stesso posto ma questa cosa mi fa venire la voglia di correre e vedere cosa succede. Ogni sera – ha continuato Zucchero – sarò affiancato sul palco da un ospite speciale per rendere ogni concerto inedito e irripetibile. In scaletta ci saranno i brani che hanno caratterizzato la mia carriera. Ovviamente darò molto spazio al nuovo album. Mi piacerebbe proporre anche canzoni che non suono da tempo e che i fan apprezzano sui social network». I nomi dei possibili ospiti sono ancora top secret ma, conoscendo la storia dell’artista, è facile immaginare la presenza di grandi ospiti, che saranno presumibilmente annunciati tra giugno e luglio. Durante la “dieci giorni” veronese nei pressi dell’Arena sarà allestita una mostra interamente dedicata all’artista con memorabilia, costumi e abiti. Il 26 settembre, invece, il palco dell’Arena di Verona sarà a disposizione di uno o più artisti, scelti tra coloro che stanno caratterizzando maggiormente la scena musicale delle giovani proposte, un tributo che Zucchero ha voluto fortemente per dare spazio alla nuova generazione di artisti italiani e internazionali. L’altro evento speciale sarà il TwitterArena durante il quale si esibiranno gli artisti emergenti che si sono maggiormente distinti sulla più nota piattaforma di comunicazione in real-time. Oltre a loro parteciperanno alla serata influencer e personaggi del mondo dello spettacolo, per una grande festa della musica e della rete. Infine i fan che acquisteranno il biglietto tramite il circuito TicketOne per una delle dieci date riceveranno automaticamente una ZuccheroCard che offrirà ai titolari sconti sui viaggi gli hotel, ristoranti e attrazioni turistiche.
I Baustelle presentano Roma Live! (Warner Music Italy) in uscita domani 13 novembre. Il primo album dal vivo della loro carriera arriva dopo quindi anni dal debutto con “Sussidiario illustrato della giovinezza” e a ridosso di un importante rinnovo contrattuale con la Warner. Il disco è stato registrato nel corso di tre concerti tenutisi tra il 2013 e il 2014 a Roma – alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, all’ex-Mattatoio di Testaccio e all’Auditorium della Conciliazione. L’ulteriore peculiarità del lavoro sta nel fatto che il gruppo è accompagnato ogni volta da diverse formazioni: orchestra sinfonica, sezione fiati e quartetto d’archi. Nelle 14 tracce che compongono la tracklist spiccano i grandi classici del gruppo ma anche due cover inedite quali “Signora ricca di una certa età”, versione in italiano di Lady Of A Certain Age dei Divine Comedy, e “Col tempo” di Léo Ferré. «Questo lavoro è collegato alla tournée di “Fantasma”, un disco principalmente basato su orchestrazioni. Il tour per noi è stato importante e, proprio per questo abbiamo pensato di registrare tutto senza avere l’idea di farne un disco live. Riascoltando le registrazioni, ci siamo emozionato al punto da pensare che meritassero la pubblicazione. Per noi i live hanno più senso di un best of; in questo caso, invece, raccontiamo, un concerto immaginario nato unendo tre spettacoli, uno show inedito in cui l’unità è data dall’elemento geografico. Il risultato ci piace e pensiamo possa rappresentare una buona chiave di accesso al mondo dei Baustelle: chi non ci conosce potrebbe iniziare ascoltando questo album che contiene tante canzoni significative. Naturalmente si tratta anche di una sorta di regalo per il nostro pubblico dato che non avevamo mai realizzato un disco live», raccontano Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi negli uffici della Warner Music di Milano presentando un disco che rappresenta in qualche modo anche una sorta di bilancio: «Certo, il bilancio è inevitabile ma il nostro è stato senza nostalgie. Ci piace il fatto che certe canzoni legate a un tipo di denuncia -anche sociale- di qualche anno fa, continuino a funzionare anche scollegate dal loro contesto storico. Alcuni brani mantengono universalità e atemporalità» – continua Bianconi. «Quando abbiamo selezionato i brani da inserire nell’album, abbiamo pensato che non avesse senso inserire troppe canzoni di “Fantasma”. La ragione è che molte canzoni erano uguali alle versioni dell’album in studio, per cui abbiamo privilegiato il resto della nostra discografia. Abbiamo tenuto conto anche dell’esecuzione e infine abbiamo dato spazio a ciò che ci ha emozionato di più riascoltandolo», aggiungono Francesco e Rachele.
«Nel disco ci sono due anime: una più luminosa e una più scura. Nella versione in vinile il primo disco è il giorno, fatto di canzoni più rock, il secondo è composto da ballad e brani sinfonici, più notturni» – continuano – «Abbiamo prestato particolare attenzione anche alla copertina, la cui grafica è stata curata dal collettivo Malleus. A me le copertine dei dischi live non piacciono, perché sono sempre “artista sul palco, pubblico in delirio”, il classico cliché. I Malleus sono stati bravi rendendo l’idea del concerto dal vivo disegnando due ragazze sedute su un prato, hanno evocato un ipotetico festival rock. Poi per noi le cover sono sempre molto importanti, fanno parte di un discorso a 360°. Fare un disco significa fare le canzoni ma curare anche i dettagli non strettamente musicali, come l’artwork», specifica Bianconi.
Baustelle
Reduce dall’esperienza solista con l’album “Marie”, Rachele Bastreghi ha inoltre dichiarato: «Ancora dobbiamo metterci a scrivere il nuovo disco ma, senza dubbio, c’è ancora più voglia di condividere con Francesco e Claudio cose nuove e di scoprire questa esperienza da solista cosa mi ha portato. Penso di essere stata fortunata a 19 anni ad incontrali, mi hanno sempre arricchito e mai impoverito. È un equilibrio che, per quanto strano, perché poi non ci vediamo tanto, è davvero forte». E a proposito del nuovo album in programma raccontano: «Dopo un disco come “Fantasma” non abbiamo voglia di farne un altro uguale. Per me “Fantasma” è il disco più bello che abbiamo fatto, ingombrante da tenere in casa. Si tratta di un album che mi è entrato dentro con delle cose che se considerate da un punto di vista di scrittore e compositore, non verranno mai cancellate», ha aggiunto Francesco. Particolarmente significativi i commenti relativi alle due cover inserite nel disco: «“Signora ricca di una certa età” da “Lady of a certain age” dei Divine Comedy è una canzone molto ben scritta così come lo è “Col tempo”. Questo tipo di canzoni pop si sente sempre meno, si va verso l’omologazione e canzoni così diventano sempre più rare». Particolare e tormentato invece il rapporto con “Charlie fa surf”: «La veste che questo ha brano ha nel disco non sarà definitiva. I ‘grandi classici’ il pubblico li chiede e hai la responsabilità di suonarli. A volte vorresti mettere altre canzoni in scaletta, quindi dare un vestito nuovo a brani noti è il giusto compromesso per continuare a suonarli anche quando non vorresti».
Lo sguardo e l’approccio cambiano rispetto al linguaggio, al contesto e al tipo di scrittura. Lo sa bene Bianconi, tra gli autori più richiesti della scena musicale italiana: «Certo, l’approccio cambia inevitabilmente perché si tratta di due linguaggi diversi. Le canzoni sono più ‘facili’ da scrivere perché hanno più regole, uniscono musica e appigli a cui aggrapparsi, nel nostro caso sono fatte per essere interpretate da un gruppo, ci sono più maschere a disposizione. Quando scrivi prosa, invece, sei solo e più nudo. Poi entrambe, se le vuoi fare bene, sono cose difficili da fare». Infine sull’eventuale esistenza di limiti e paletti aggiungono: «Abbiamo detto due volte no a Sanremo ma abbiamo fatto il Festivalbar, che poi ha chiuso definitivamente. I talent show sono l’unica cosa buona che c’è adesso in Italia (ride, ndr) e se qualche ragazzo proveniente da questi format ci chiedesse di collaborare, potrebbe sempre essere possibile che ne valga davvero la pena. Vedremo!».
Raffaella Sbrescia
I Baustelle incontreranno i loro fan in tre occasioni: Lunedì 16 novembre saranno a Firenze presso la Feltrinelli Red in Piazza Repubblica h.18.30; Martedì 17 novembre a Milano presso la Feltrinelli in Piazza Duomo h.18.30 e Mercoledì 18 novembre a Roma presso la Feltrinelli in Via Appia h.18.00.
“Neapolitan Shakespeare” è la preziosa ed ambiziosa opera in cui Gianni Lamagna ha musicato e tradotto in napoletano 17 sonetti del celebre poeta inglese William Shakespeare. Il disco è pubblicato e distribuito da Europhone Records/Veloce® Entertainment ed è prodotto da di Musica in Musica (www.dimusicainmusica.it). Studiati a lungo dai critici alla ricerca di indizi sulla vita privata di un autore per molti versi ancora misterioso, i sonetti toccano tematiche profondamente ambigue e fautrici di una fascinazione universalmente riconosciuta. Attraverso la traduzione in napoletano di Gianni Lamagna queste composizioni si arricchiscono di nuovi contenuti e nuove suggestioni. Il progetto è il frutto di un lungo e meticoloso lavoro in cui l’artista ha lasciato confluire le esperienze cantate e suonate negli oltre quarant’anni vissuti da musicante: il ’700 napoletano, la tradizione popolare, il country, la musica irlandese, i Beatles, la tradizione bandistica, l’amore per i compositori brasiliani. Richiami ed influenze eterogenee che, unite alla trascinante vocalità di Lamagna, non vi lasceranno indifferenti.
L’intervista
“Neapolitan Shakespeare” è un progetto che parte da lontano e che ha richiesto una lunga ricerca ed un meticoloso lavoro di traduzione. Come hai affrontato questo processo tanto impegnativo?
Questo è un lavoro veramente sudato , è il frutto di un percorso durato tre anni e ha richiesto davvero tanto impegno. Un amico regista e attore pugliese Tonio Logoluso mi scrisse facendomi la proposta di tradurre Shakespeare. All’inizio l’ho ritenuta un’impresa troppo impegnativa però nel frattempo mi convinsi a riprendere dallo scaffale i Sonetti. Visto che i componimenti sono 154, ho concentrato tutto intorno al numero 17 perché mi è congeniale ed è anche il numero dei brani che ho sempre pubblicato negli album precedenti. Per i contenuti ho scelto tre aree : arte, amicizia e amore. Sono tornato tantissime volte sulle traduzioni alla ricerca di una lingua napoletana che fosse elegante, raffinata, tagliente, popolare, qualche volta irriverente. A questo bisogna aggiungere la creazione di 13 melodie, ne ho musicate tredici poi ho chiesto aiuto ad altrettanti musicisti. Gli altri quattro sonetti sono stati composti da Paolo Raffone, il 141, Piera Lombardi, il 90, Nico Arcieri, il 91, e Giosi Cincotti che ha curato anche l’arrangiamento del suo 64. In due sonetti, il 90 e il 116, ho chiesto aiuto alle belle voci di Piera Lombardi e Alessio Arena, mentre nel sonetto 111 cantano con me le “Mamme di Sisina”.
Gianni Lamagna ph Luigi Maffettone
Ci racconti lo sviluppo del progetto?
Se nessuno si fosse fatto avanti mi sarei autoprodotto il disco invece poi si è fatta avanti una giovane e promettente etichetta che si chiama Europhone Records. In tutti i miei album gli arrangiamenti e gli arrangiatori sono sempre importanti e fondamentali, sono loro che rivestono i miei brani. In questo caso dopo 20 anni di collaborazione con Antonello Paliotti, che ha curato tutti i miei album precedenti, sono approdato a Paolo Raffone con cui avevo già collaborato in passato e che ha fatto un lavoro meraviglioso. Quando ci siamo incontrati, gli ho spiegato che volevo racchiudere in questo album un po’ tutte le culture musicali che ho toccato durante la mia carriera: dalla musica popolare alla musica contemporanea, dal primo rock alla West Coast…
Quando presenterai quest’opera dal vivo?
La prima nazionale si terrà il 14 novembre nella Basilica di San Paolo Maggiore a Napoli e sarà un evento ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti . Ho invitato tutti coloro che hanno partecipato all’album: i musicisti, le voci, il coro delle mamme di Sisina. Sarà un’esecuzione bella, rigorosa, fiera di tutto quello che abbiamo fatto. Ho scelto un luogo sito nel cuore di Napoli, lì dove nasce la lingua che io ho usato per tradurre le parole di Shakespeare.
Gianni Lamagna ph Luigi Maffettone
Di cos’altro ti stai occupando in questo periodo?
Continuo ad essere la voce maschile della Nuova Compagnia di Canto Popolare, partirò in tour con Tullio De Piscopo e nel frattempo porto avanti la mia ricerca sulle canzoni napoletane sconosciute. Ho un progetto intitolato “ “Ll’urdemo ’Nnammurato” in cui canto le canzoni di Di Giacomo, Bovio, Tagliaferri, Murolo. Si tratta di brani che nessuno quasi mai ha cantato o registrato, la mia è un’ostinazione. Faccio questa cosa in quartetto come se si trattasse di un piccolo concertino popolare. Insieme a me ci sono Paolo Propoli, Michele de Martino e Sasà Piedepalumbo. Tra i brani che abbiamo scelto ci sono: Bella can un sai leggere, Ll’urdemo ‘nnammurato, Core ‘e mamma. Come si evince anche dai titoli, questi sono brani che di solito non si ascoltano. Potrei cantare Reginella, Passione etc ma preferisco cantare queste canzoni lasciate nel dimenticatoio. Quando il pubblico le ascolta, se ne innamora, se le gode, sono brani che arrivano al cuore del pubblico e la cosa mi soddisfa. Non fermiamoci alle solite 30-35 canzoni che hanno reso Napoli famosa nel mondo. Ce ne sono migliaia e sono altrettanto bellissime. Io voglio ritornare ai suoni degli anni ’20, ai concertini delle case, nei palazzi, nelle piccole sale da concerto, mi piace scoprire i linguaggi e la poesia dei nostri poeti.
Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
Vorrei avviare un lavoro su Pasolini a cui sono legato da sempre. Sono suo devoto lettore, ammiratore, estimatore, oltre ad esser stato tra i protagonisti del primo requiem realizzato dal Maestro De Simone. L’altro sogno sarebbe quello di realizzare una piccola antologia della canzone napoletana abbandonata, 5-6 lp con 50 -60 canzoni che ho già catalogato e scelto. Dopodichè potrei fermarmi e godermi gli ultimi anni che mi restano da cantare. Spero che la voce tenga ma si tratta di uno strumento che ho letteralmente martorizzato visto che canto da sempre. Nel frattempo vorrei portare in quante più case, quanti più teatri e quanti più posti nel mondo quest’opera dedicata a Shakespeare.
Gianni Lamagna ph Luigi Maffettone
Operi concretamente nel tuo territorio interagendo con persone che vivono in contesti disagiati. Quali sono le attività che porti avanti?
Ho fondato l’Associazione Di Musica in Musica dopo essere uscito dalla compagnia di Roberto De Simone, dove ero stato per 17 anni. L’Associazione produce e sostiene i miei spettacoli ma, nel corso di 20 anni, mi ha consentito di lavorare negli istituti penitenziari. Spesso tengo concerti e spettacoli per le detenute del carcere di Pozzuoli. Sono ritornato nel mio quartiere di nascita “La Sanità” e ho coordinato per anni un coro di bambini. Da circa 7 anni seguo il gruppo delle “Mamme di Sisina”; si tratta di alcune donne che sono tornate sui banchi di scuola dopo averla lasciata per vari motivi quando erano in età scolare e che, oltre alle lezioni didattiche, fanno parte di un coro. Insieme a me hanno conosciuto un mondo totalmente nuovo, hanno cantato: De Simone, Gaber, Raffaele Viviani, hanno cantato in un mio disco che si chiama Racconti e musiche per i giorni di Natale, due anni fa hanno registrato un brano all’indomani degli scontri tra gli immigrati e il popolo di Reggio Calabria. Stavolta, invece, hanno partecipato nel mio disco dedicato ai Sonetti di Shakespeare perché i nostri non solo incontri musicali e didattici, sono soprattutto incontri con scambi umani.
“Storta va, deritta vene”. Un mantra, una filosofia di approccio alla vita, parole che Tullio De Piscopo usa per introdurre la copertina di “50. Musica senza padrone – 1965/2015”, la trilogia in cui è custodito il meglio di 50 anni di carriera del celebre batterista, cantautore e percussionista, tra i drummer italiani più noti e apprezzati anche a livello internazionale. Una chiave di violino, una chiave di basso, un piatto al centro, cuore pulsante di tutto il resto e le bacchette a dirigere il flusso dell’istinto sono i simboli scelti per sintetizzare una vita trascorsa suonando e portando la batteria dall’ultima fila del palco al centro della scena. Ognuna delle 56 tracce contenute nel triplo cd, racchiude l’anima di Tullio De Piscopo che, in qualità di spirito libero e ribelle si è sempre affidato all’ istinto per portare avanti la propria ricerca musicale. Ricordi, sentimenti, umorismo, emozioni affiorano nella tracklist di questo imponente progetto: «Sono molto contento del risultato che abbiamo raggiunto con questo lavoro. Si sente che c’è tanto lavoro dietro e altrettanto entusiasmo. Questo triplo cd è il naturale proseguimento del libro “Tempo”, un racconto in note in cui il mio obiettivo è quello di dimostrare che dai quartieri si può uscire – ha raccontato Tullio durante l’incontro con i giornalisti negli uffici della Warner Music a Milano. Volevo fare quello che avrebbe voluto fare mio fratello Romeo – ha continuato - La cosa più importante è non essermi perso per strada».
«Con Pino abbiamo fatto cose straordinarie, con lui c’era ritmo, musica, magia, groove. Abbiamo raggiunto il massimo feeling possibile. Quando ho riguardato le immagini del nostro ultimo concerto insieme al Forum di Assago, sono rimasto sconvolto di fronte a quella straordinaria magia. Avremmo dovuto fare tante altre cose insieme, Pino avrebbe dovuto scrivere qualcosa per questo mio progetto e anche una poesia da includere nel booklet. Purtroppo il destino non ci ha aiutato, a questo punto guardo avanti pensando ai giovani musicisti di oggi e di domani», ha confessato Tullio che, all’amico di sempre ha dedicato il brano inedito “Destino e speranza”, con l’appassionato featuring di James Senese: «Dopo la scomparsa di Pino, ho sentito un forte tormento dentro di me, ho fatto fatica a scrivere le parole per non dire qualcosa di banale. Il sax di Senese è un doloroso urlo», ha spiegato il Maestro.
Veramente intenso e speciale il secondo inedito contenuto nel disco, intitolato “Canto d’oriente”, con il featuring del rapper Rocco Hunt. L’aspetto più interessante è che attraverso il confronto tra due generazioni, due stili musicali, due voci emerge un solo messaggio d’amore che parla a tutti affrontando i temi dell’emergenza dei popoli in fuga da terre provate da guerre e genocidi. Un brano importante, non “depiscopiano”, un canto che racconta la fame d’amore e che si avvale di un arrangiamento ricco e stratificato.
Tullio De Piscopo
Il terzo inedito del disco è lo spassosissimo “Funky Virus” con il featuring di Randy Brecker e Ada Rovatti. Brano che Tullio De Piscopo ha anche simpaticamente intonato proprio durante la conferenza stampa, arricchita da una serie di racconti, anche drammatici, di fronte ai quali è stato difficile trattenere le lacrime di commozione: «Quando ero un ragazzino molti Lp li acquistavo alla Maddalena, i dischi arrivavano dalla Nato e me li consigliava un ragazzino, poi diventato grande critico del Mattino, si trattava di Gianni Cesarini. Nella casetta sgangherata di Porta Capuana, in cui vivevo con la mia famiglia,sognavo Max Roach e fantasticavo pensando a una casa a Via Orazio ma soprattutto a lei: la doccia. Il più grande tabù di quell’epoca», ha raccontato Tullio senza tralasciare i particolari. «Ho dato il là a tanti artisti con un sound diverso da quello che c’era all’epoca in Italia, ho suonato nei dischi di tanti artisti ma il groove di “Volta la carta” con Fabrizio De Andrè è quello che mi hanno invidiato di più in assoluto. Ai nostri tempi la cosa più importante era avere “orecchio”- ha continuato Tullio – Quando suonavamo i brani di qualcuno di importante, riuscivamo a riprodurre esattamente il suono senza troppa tecnica, oggi invece la tecnica è perfetta ma il suono è “na chiavica”. Quello che manca è il confronto tra gli stili, la nostra scuola erano i palchi e le interminabili serate nei night: si iniziava alle 21.30 per finire direttamente all’alba quando con l’abito scuro salivamo sul tram per tornare a casa. La mia fortuna più grande è stata conoscere la partitura, sapevo leggere la musica e, quando sono arrivato a Milano, anche se c’erano veramente tanti musicisti bravi, questo ha fatto la differenza – ha raccontato Tullio – Mio padre voleva che suonassi il contrabbasso, ogni giorno provavo le posizioni dello strumento con il manico della scopa di mia madre. Per “fortuna” non abbiamo mai avuto i soldi comprare lo strumento sennò oggi sarei nell’Orchestra del Teatro San Carlo (ride ndr). Ho sempre avuto l’idea di sentirmi libero, senza timbrare il cartellino e, con il tempo, sono riuscito a prendermi molte soddisfazioni, soprattutto con chi lasciava i musicisti senza cena dopo un concerto – ha continuato. Dopo la sconvolgente scomparsa di mio fratello, la prima volta che ho avuto paura è stata quando sono arrivato a Milano con mia moglie, a poche settimane dalla nascita della nostra primogenita. Ai tempi non si affittavano case ai meridionali, io volevo fare tutto da solo, non accettavo consigli e aiuti da nessuno ma, proprio quando stavo per gettare la spugna, un Maestro con cui lavoravo ai tempi, mi ha risolto il problema in soli cinque minuti. Ad oggi – ha concluso – dopo aver affrontato e miracolosamente superato un cancro al fegato, ho assaporato la gioia di vivere. La malattia mi ha fatto capire tante cose, soprattutto che chi ama davvero non ha mai paura».
Tullio De Piscopo
Il groove della batteria di De Piscopo ha davvero fatto la differenza e, se nei primi due album si possono assaporare i successi più famosi, nel terzo ci si può dedicare ai brani strumentali. Brani toccanti come “Toledo”, con i suoni inconfondibili della chitarra di Pino Daniele, del sax soprano di Wayne Shorter e del basso di Alphonso Johnson; la celebre “Libertango”, frutto della collaborazione con Astor Piazzolla; e ancora l’intenso duetto di “Caravan” con Billy Cobham, il sound di ‘Rio One’, con come Gerry Mulligan ed Enrico Intra, e tanti altri ancora. Infine “Assolo in Tour”, in cui la tecnica esecutiva e l’intensità espressiva di Tullio De Piscopo emergono in tutto il loro splendore.
Tullio presenterà il triplo cd con una serie di appuntamenti instore a la Feltrinelli: il 13 novembre a Milano (Piazza Piemonte, 2), il 16 novembre a Roma (Via Appia Nuova, 427), il 20 novembre a Napoli (P.zza Dei Martiri). Inoltre, da fine novembre tornerà live con “Tullio De Piscopo & Friends – Ritmo e Passione”. Sul palco con lui, anche Joe Amoruso e la Nuova Compagnia Di Canto Popolare, gruppo nato nel 1970 per diffondere gli autentici valori della tradizione del popolo campano. Un live unico, con l’energia che Tullio De Piscopo sprigiona in ogni sua performance e accende gli animi. Queste le prime date in calendario: 26 novembre Pietrasanta – LU (Teatro Comunale), 28 novembre Milano (Auditorium), in occasione del concerto meneghino si raccoglieranno fondi per la realizzazione di una seconda area di degenza all’interno dell’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi” di Milano, in collaborazione con la Fondazione Rosangela d’Ambrosio Onlus; 4 dicembre Ascoli Piceno (Teatro Basso), 9 dicembre Napoli (Auditorium Rai), 11 dicembre Cosenza (Teatro Rendano), 16 dicembre Catania (Teatro Metropolitan), 17 dicembre Palermo (Teatro Golden), 19 dicembre Bari (Teatro Palazzo), 30 dicembre Roma (Teatro Quirino), 4 gennaio Sorrento (Teatro Armida).
“50. Musica senza padrone – 1965/2015” – TRACKLIST:
CD1: 1) DRUM DREAM, 2) NAVE ‘E GUERRA, 3) GAY CAVALIER, 4) IL NOSTRO CARO ANGELO, 5) TARANTELLA P’’O SCUGNIZZO, 6) L’ERA DEL CINGHIALE BIANCO, 7) GABBIE, 8) SEMPLICITÀ, 9) JASTAO’, 10) OULELE’ MAGIDI’, 11) BLACK STAR, 12) VOLTA LA CARTA, 13) STOP BAJON, 14) ANDAMENTO LENTO, 15) È ALLORA È ALLORA, 16) LIBERO, 17) RADIO AFRICA, 18) QUI GATTA CI COVA, 19) MEDLEY E FATTO ‘E SORDE!
CD 2: 1) DESTINO E SPERANZA, 2) CANTO D’ORIENTE, 3) FUNKY VIRUS, 4) SARÀ SARÀ CHISSÀ, 5) I’ SONO ‘E NOTTE, 6) NAMINA, 7) NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE, 8) MI VA DI CANTARE, 9) NAPOLI VOLA, 10) ZZACOTTURTAIC, 11) CONGA MILONGA, 12) BALLANDO BALLANDO, 13) COMME SI BELLA, 14) TUTTO LO STADIO, 15) BARZELLETTA, 16) PUMMAROLA BLUES, 17) A CUOPPO CUPO, 18) LA COMMEDIA DI…VINA, 19) MARONNA CHE RUMBA, 20) ANDAMENTO LENTO (RMX – 2015 VERSION)
CD 3: 1) TOLEDO, 2) GOSPEL CHOPS/PASSO DOPO PASSO, 3) SNAKIN’ THE GRASS, 4) HANG, 5) ANTI CALYPSO, 6) RIO ONE, 7) LIBERTANGO, 8) ASSOLO IN TOUR, 9) CARAVAN, 10) POLKA DOTS & MOONBEANS, 11) TIN TIN DEO, 12) TANGO PARA MI SUERTE, 13) OUR DELIGHT, 14) IT ALMOST SEEMS A HOLIDAY, 15) LESTER LEAPS IN, 16) UNA NOTTE SUL MONTE CALVO, 17) MOZARTIANA
“Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio” (Freak&Chic/Artist First) è l’ultimo capitolo della trilogia di Ep pubblicati da Romina Falconi e rappresenta l’album d’esordio della cantautrice. Scritto e curato dalla stessa Romina insieme ai produttori Filippo Fornaciari aka The Long Tomorrow e Stefano Maggiore presso il Manchine Studio di Milano e il Keen Studio di Bologna, il progetto racchiude venti storie autobiografiche e non, raccontate in musica. Il pop di Romina è vivo, sperimentale, sconveniente, diretto, vivo. Questo risultato è il frutto di una passione che non conosce ostacoli e che riconosce in ogni singolo traguardo la leva per andare ancora più avanti:« Ho una vita troppo stramba per soccombere alle regole. Non voglio tornare a casa con il dubbio di non essere stata me stessa fino in fondo. Per tanti anni ho provato ad incanalarmi in un percorso ma non ho voluto e potuto farlo- spiega Romina- Ho cominciato a cantare quando ero bambina, non avevamo soldi, facevo piano bar e mi sentivo un eroe. Per me il canto era un modo per esorcizzare un momento veramente duro. La musica mi ha salvato per tanti aspetti, ho fatto rinunce pesanti ma la mia scelta è sempre stata questa. Questo disco rappresenta una grandissima rivalsa e, solo chi vive sulla propria pelle ogni singolo sacrificio valido per il risultato finale, può capire cosa significa».
Attraverso una miscela pop elettronica, ricca di contaminazioni, la cantautrice ci offrelacrime, sorrisi, lunghi silenzi, urla, speranze, delusioni, luci, sogni e cicatrici: «Dato che i testi dell’album escono dagli schemi, anche gli arrangiamenti sono stati curati in una maniera particolare. Mi è piaciuta l’idea di provare a colorare tutte le canzoni in una maniera diversa, non mi sono preoccupata di sembrare esageratamente sperimentale», racconta la cantautrice. Nei 20 pezzi che compongono la tracklist abbiamo la possibilità di scoprire a apprezzare mille sfumature diverse di Romina Falconi che, nel corso degli anni, ha rimaneggiato spesso i testi di queste canzoni: «Ci sono canzoni come “Playboy” che hanno due mesi, poi altre come “Mantide” che hanno sette anni. Crescendo mi è capitato di non ritrovarmi più in certe cose per questo definisco questo album un piccolo diario», confessa Romina. Anche la parte grafica di questo progetto rispecchia fortemente la personalità dell’artista: «Le foto sono in contrasto con la grafica dei testi. Anche nella copertina l’immagine da pin up contrasta con la mannaia. Ecco, io sono così in tutto. Sono un boscaiolo intrappolato in un corpo da Betty Boop (ride ndr)».
La libertà e la sfrontatezza con cui Romina racconta la vera essenza delle donne è l’aspetto più intrigante del disco: «Le donne che lavorano nel mondo artistico tendono ad essere un po’ troppo impomatate, negli anni ’80 c’erano artiste che cantavano di tutto adesso è come se ci fosse una certa omologazione. Perché boicottare la cattiveria?», si chiede Romina. Spazio anche all’amore incondizionato per la musica in “Mi trovi qui” e all’affetto che non conosce confini in “Anima”: «Ho dedicato questa canzone a mia madre, la mia persona del cuore, la mia migliore amica. La chiamo anima da quando ero bambina, con lei parlo veramente di tutto, lei è la mia memoria nel senso che a volte temo che il tempo mi intontisca e mi confonda le idee. Questo pezzo doveva essere una ghost track, lo reputavo troppo intimo e poco condivisibile invece, quando l’ho fatto ascoltare al mio staff, il brano ha riscontrato veramente molto successo. Ogni persona riusciva a trovare un collegamento con la propria vicenda personale».
Romina Falconi
Intrigante e spassosa anche la title track “Un filo d’odio”: «La vera passione è alimentata anche dal disprezzo», commenta Romina. Nascosta alla fine, ma non per questo meno preziosa, la ghost track “La tempesta perfetta”, cantata a cappella: «Sto vivendo la fase dell’ “infragolamento” – racconta Romina- Mi piace una persona ma non so come andrà a finire. Ormai non esiste più il corteggiamento e, proprio per questo, canto l’auspicio che arrivi l’amore, quello che ti stravolge l’anima. Vivo le cose lentamente, non mi piace divorare tutto», spiega l’artista. Infine una piccola anticipazione relativa al tour: «Sono ufficialmente su piazza. Dopo la presentazione di Lucca, stiamo pensando bene a cosa fare, non sarà un live tradizionale, giocherò con i visuals, mi piacerebbe osare un po’. Di sicuro non vi lascerò a bocca asciutta!».
Questa la tracklist di “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio”: Mantide, Anima, Il mio prossimo amore, Stupida pazza, Viva lei, Maniaca, Eyeliner feat. Immanuel Casto, Circe, Mi trovi qui, Lista nera, Sotto il cielo di Roma, Mister No, Se perdo un amico, Hai vinto tu, Playboy, Il segreto, Certi sogni si fanno, Attraverso, Un filo d’odio, La tempesta perfetta (ghost track).
A quattro anni di distanza da “Inedito” e a due dalla raccolta “20. The greatest hits”, Laura Pausini pubblica “Simili”.il dodicesimo album di inediti sarà pubblicato in tutto il mondo il 6 novembre 2015 per Atlantic-Warner Music in versione italiana e spagnola e distribuito in oltre 60 paesi. Quindici canzoni registrate in sette studi di registrazione sparsi in giro per il mondo (tra l’Italia, gli Stati Uniti, la Spagna, l’Inghilterra e la Repubblica Ceca) con cui l’artista torna sulla scena musicale in una veste nuova. Il titolo dell’album “Simili” racchiude due significati diversi e contrastanti ovvero uguaglianza e diversità, il nostro essere uguali e differenti al contempo. «Tutto è nato mentre mi trovavo all’ambasciata americana a Roma per fare il visto per venire a lavorare a Miami» – ha spiegato Laura alla stampa italiana durante la video conferenza stampa che si è tenuta ieri pomeriggio a Milano in diretta streaming da Miami, dove la cantante sarà impegnata in qualità di giudice nel nuovo talent show di Simon Cowell “La Banda” insieme ad Alejandro Sanz e Ricky Martin. «Ho fatto l’impronta digitale e al mio fianco avevo persone che facevano lo stesso gesto – ha continuato – Questa cosa mi ha colpito e mi è subito venuta in mente la parola simili, che può significare sia uguale che diverso. Così ho subito chiamato Niccolò Agliardi, con cui collaboro già da diverso tempo, per iniziare a scrivere questo nuovo disco. È la prima volta che non faccio un album completamente autobiografico, ha raccontato la Pausini come un fiume in piena – Stavolta canto storie che sono state pensate e scritte da altri autori e che io ho deciso di interpretare, calandomi al loro interno».
Laura Pausini ph Leandro Manuel Emede
In effetti “Simili” è un album molto eterogeneo, le canzoni percorrono direzioni sonore diverse passando dalle ballads in puro stile Pausini a brani più pop-rock, da pezzi dall’impronta classica fino ad arrivare ad una canzone reggaeton come ‘Innamorata’. «Da quando sono diventata madre sono diventata più libera, curiosa di conoscere le storie di altri. Alcune canzoni sono nate proprio leggendo storie di alcuni ragazzi su Facebook, altre hanno visto la partecipazione di colleghi speciali quali Biagio Antonacci, Jovanotti e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro.Biagio ha scritto tre canzoni tra cui “Lato Destro Del Cuore”, una canzone che ha un significato importante oggi. Ha una scrittura italiana, poetica, con richiami musicali che mi ricordano gli anni Sessanta della musica italiana» – ha spiegato Laura. Tra le più canzoni più importanti dell’album c’è “È a lei che devo l’amore”, sempre scritta da Biagio Antonacci. «Questa canzone in realtà non era per me ma era dedicata a una donna. Già dal titolo ho pensato che fosse la canzone più adatta per descrivere quello che ho scoperto in questi due anni da quando sono diventata mamma di Paola – ha aggiunto Laura -Biagio, che è anche padrino di mia figlia, ha adattato la canzone per lei. Durante un pomeriggio eravamo solo io, lei e il mio compagno Paolo che suonava la chitarra. Ho preso in braccio Paola e abbiamo registrato il brano noi tre insieme. L’ho mandato a Biagio per ringraziarlo e mi ha convinto a pubblicarla esattamente così com’era. Abbiamo deciso di coinvolgere la bambina anche nel videoclip della canzone perché, dato che in alcuni Paesi del mondo manca una legge che tutela la privacy dei bambini ed erano già girate tante fotografie di mia figlia, volevamo mostrarvi cosa e come siamo noi in realtà», ha spiegato l’artista.
Laura Pausini ph Jaume De Laiguana
Un’altra firma importante in “Simili” è quella di Jovanotti che ha scritto “Innamorata”: «Lorenzo è venuto più volte a casa mia per farmi ascoltare le sue idee. Quando ho ascoltato “Innamorata” è stata una botta per me. L’ho trovata subito mia per il significato e ha rappresentato un stimolo musicale nuovo». Il terzo big è Giuliano Sangiorgi, frontman dei Negramaro: «Quando anni fa ascoltai “Niente”, la canzone che Giuliano ha scritto per Malika Ayane, gli mandai un messaggio chiedendogli quando avrebbe scritto qualcosa di speciale anche per me. Dopo diversi mesi di silenzio, mi è arrivata una sua mail con “Sono Solo Nuvole”, in una versione cantata da lui piano e voce. Gli ho chiesto di essere produttore e arrangiatore di quella che reputo una delle canzoni più belle che io abbia mai cantato. Mi ricorda Modugno ma allo stesso tempo anche la modernità della scrittura di oggi». Tra le altre firme che compaiono in “Simili” ci sono ovviamente quella di Niccolò Agliardi, che ha scritto Simili, Chiedilo al Cielo, Il Nostro Amore Quotidiano, Per La Musica, Ho Creduto a Me e Colpevole, L’Aura: «Mi ha aiutato nella stesura musicale della mia prima vera canzone dance e ha scritto “Lo Sapevi Prima Tu”, dedicata a mio padre, e “Io C’Ero”». Spazio anche al giovane Tony Maiello, concorrente del primo X Factor e vincitore di Sanremo Giovani che ha scritto “200note”.
Un discorso a parte lo merita il brano intitolato “Per la musica”, il primo featuring al mondo con 28 fan provenienti da 17 paesi: «Abbiamo coinvolto i fan iscritti al mio FanClub (www.laura4u.com, ndr) chiedendo a chi di loro chi suonasse uno strumento di mandarci un video su una base che abbiamo fornito noi. Loro non sanno che hanno suonato questa canzone. Non hanno mai ascoltato il brano intero e, proprio per questo, non vedo l’ora di vedere le loro reazioni – ha raccontato Laura, entusiasta. Hanno partecipato al video collettivo anche alcuni fan che hanno partecipato alle giornate di Roma e Milano per il lancio dei biglietti delle date negli Stadi del prossimo anno – ha specificato l’artista. Tra le tracce più apprezzate c’è la title track “Simili”, in lizza come prossimo singolo estratto dall’album e sigla della prossima stagione di Braccialetti Rossi, fiction di RaiUno molto amata dal pubblico e dalla stessa artista che, il prossimo 14 novembre presenterà “Simili” su Rai Uno alle 20.30, insieme a Biagio Antonacci, Lorenzo Jovanotti e Giuliano Sangiorgi. «Questa sarà una cosa gigante – ha raccontato Laura- l’Italia non è abituata a dare spazio a nuova musica, mi rendo conto che mi è stato dato un posto molto privilegiato. Ci tengo a ringraziare RaiUno e Giancarlo Leone per avermi proposto questo progetto e avermi dato questa opportunità. Canterò canzoni non conosciute, sarà, in effetti la prima presentazione live del disco».
Laura Pausini ph Leandro Manuel Emede
La cantante ha anche parlato di Sanremo: «Sono stata invitata da Carlo Conti a co-condurre il Festival ma non ho potuto accettare per problemi di tempo. Sarò in America fino a gennaio e non posso prepararmi in una sola settimana. Se un giorno ritornerà questa occasione, voglio prepararmi in settimane/mesi. Ho accettato però l’invito di andare a cantare come ospite e, solo a pensarci, mi vengono problemi di salivazione. Non so ancora in che data sarò sul palco e che spazio mi sarà dato. Di sicuro posso dire che dopo esserci stata 4 volte, sarà più emozionante tornare lì che cantare sul palco dei Grammy. Quel palcoscenico mi ha sempre spaventato», ha confessato Laura. Continuando la parentesi dedicata al mondo televisivo la Pausini ha raccontato: «Tutti i talent italiani (Amici, The Voice e X Factor) mi hanno chiamata dopo che avevo già firmato il contratto con i talent delle altre nazioni. Non ho accettato perchè dopo Stasera Laura su Rai Uno, mi è stato chiesto di pensare ad una possibilità di avere un programma tutto mio. Non ho ancora dato l’ok alla Rai ma ci sto seriamente pensando su. Da gennaio sarò per sei mesi in Italia e potrò valutare concretamente tutte le ipotesi».
Un importante progetto che accompagna e completa “Simili” è, inoltre, “Simili – Short Film” con tutti i videoclip, inseriti in un vero e proprio cortometraggio (diretto da Leandro Manuel Emede e Nicolò Cerioni per Sugarkane) di cui Laura è protagonista e che include una breve anteprima dei 15 videoclip girati per questo progetto che sarà nella versione deluxe dell’album. Attenta da sempre al ruolo chiave che ricopre la comunicazione visiva nel nostro tempo, Laura ha voluto realizzare un diverso clip per ognuna delle 15 tracce di “Simili”, il risultato è un racconto per immagini che passa attraverso 15 diversi mondi, ognuno specchio e metafora di ciascun brano.
Per quanto riguarda il discorso live, c’è grande attesa per le tre date negli stadi di giugno 2016: Laura sarà il 4 giugno a Milano, l’11 a Roma e il 18 a Bari: «Faremo uno spettacolo che mostrerà tutto il mio entusiasmo. Le date italiane sono le uniche fatte all’interno di stadi e avranno una scenografia e scaletta diversi dal resto del tour» - ha concluso la Pausini – dimostrando ancora una volta grinta, entusiasmo e un’immensa voglia di fare perché: «La fortuna che ho me la devo meritare e devo lavorare al massimo».
Panettieri e impresari, emigranti, innamorati, giovani perduti sono solo alcuni dei protagonisti delle storie contenute in “Sogno e son fesso”, il secondo album di Sabba & Gli Incensurabili, una delle realtà musicali italiane più interessanti degli ultimi anni. SABBA Salvatore Lampitelli (Voce, chitarra, kazoo), Luca Costanzo (basso, back vocals), Alessandro Grossi (sax, flauto traverso), Alessandro Mormile ( lead guitar, back vocals), Alfonso Donadio (batteria) sono le anime che compongono il gruppo e che da diversi anni lavorano alla propria musica passando dal cantautorato al folk al blues al cabaret rock, allo swing’n roll. Ironica, sarcasmo e originalità si affiancano all’idealismo romantico e alla semplicità del quotidiano in un progetto che spesso va oltre la musica trasformandosi una vera e propria missione. A parlarcene è SABBA (Salvatore Lampitelli)
Intervista
Il vostro album s’intitola “Sogno e son fesso”. Si può ancora sognare scegliendo di vivere con la musica?
Si può tranquillamente sognare ad ogni aperti in maniera totalmente cosciente. Abbiamo scelto di non mettere più in antitesi il concetto di essere sognatori con l’essere svegli. Il nostro album parla soprattutto alla generazione dei trentenni che si sono visti crollare ogni tipo di prospettiva sotto gli occhi. A questo si aggiunge il sarcasmo classico di Sabba e gli Incensurabili, che ha connotato anche “Nessuno si senta offeso”, che scardina le etichette a cui spesso dobbiamo sottostare e che condanna il vilipendio della nostra entità professionale. Infine ci sono accezioni romantiche, sempre più spesso messe da parte. Quest’ultimo aspetto è messo in luce dalla copertina del disco in cui è raffigurato un viaggio in mongolfiera, un viaggio di speranza e senza meta, un po’ come quello che ti fa fare la musica, che non sai mai dove ti può portare.
Quali storie raccontate nei brani contenuti nel disco?
Abbiamo scelto di essere in controtendenza rispetto al costante bisogno di gesti eroici e sempre più vistosi. Sono le piccole cose a differenziarci e a renderci unici. Questo secondo disco, un po’ come il primo, segue l’intenzione di riaccendere la luce sulle cose semplici, sulle storie quotidiane. Tutte le storie che sono raccontate in questo album racchiudono una scrittura più matura che ha riscontrato il plauso di tanti colleghi, tra cui Gennaro Porcelli, Arcangelo Michele Caso, Giovanni Block, e una serie di riconoscimenti che hanno conferito un valore aggiunto al nostro lavoro. Abbiamo lavorato per un anno con l’intento di creare il vestito migliore per le storie più semplici. Si tratta di punti di vista un po’ più personali e più intimi. Il tocco in più è stata la masterizzazione allo studio Sterling di New York.
Ci racconti nel dettaglio le fasi della lavorazione?
Così come nel primo disco, anche qui ho scritto io i testi cercando di essere il più sincero e diretto possibile. Non penso al cantautorato poetico, non vado mai in giro a fare cose acustiche, scrivo semplicemente quello che penso. Dal punto di vista musicale abbiamo fatto una grossa ricerca, siamo stati chiusi per mesi e mesi nella nostra Red Box Live ad Aversa. Suoni, chitarre, batterie elettroniche, tastierine, sax, flauti, effetti sui pedali. E poi, ancora registrazione, missaggio e mastering. Ogni dettaglio ha seguito un unico cardine: la professionalità.
Visto che siete molto amici dei The Kolors, ti chiedo se sei d’accordo con l’idea di uscire dallo stereotipo secondo il quale la partecipazione ad un talent televisivo può snaturare l’identità di un progetto musicale.
Ribadendo che la nostra idea non è cambiata con il tempo, siamo comunque meno critici rispetto a qualche anno fa. Il percorso dei The Kolors è diverso da quello che critichiamo noi: loro sono dei musicisti veri e propri, sono persone che hanno lavorato a lungo sul proprio progetto, non si sono ritrovati sul palco per caso, hanno lasciato la loro città da giovanissimi, hanno suonato tantissimo dal vivo, anche con cachet bassissimi, hanno fatto cose interessanti, hanno aperto grandi concerti e nel momento in cui si sono trovati a scegliere tra lo spostarsi all’estero e fare un provino in tv, hanno fatto bene a provare questa strada. Sebbene io rimanga una persona dalle idee molto anticonformiste, riconosco che ci vuole un po’ di elasticità. Se dopo averci provato in tutti i modi, aver fatto grandi cose non sono arrivati i giusti riconoscimenti, è giusto tentare un percorso diverso. Il sound dei The Kolors è internazionale e dà visibilità alla musica italiana. Nella musica ognuno ha il suo percorso, questo è il nostro e siamo comunque felici così.
Come sono i “vostri concerti a testa bassa”?
I nostri maestri ci hanno sempre detto di considerare ogni concerto come fosse l’ultimo. Quello che stai facendo in quel momento serve a trasmettere un messaggio alle persone. Il nostro progetto ha qualcosa da dire e non può prescindere dal concetto di costruirsi concerto dopo concerto. La nostra fanbase ha sposato il nostro modo di fare musica per cui risparmiarsi sul palco sarebbe stupido. Bisogna darsi al pubblico fino all’ultima goccia di sudore.
Sabba & Gli Incensurabili
Sei molto legato alla tua terra e molto spesso le cose che scrivi sui tuoi canali social lanciano messaggi provocatori…
Il legame che ho con la mia terra è così forte che ho la presunzione di pensare che sia forse più lucido del pensiero autoreferenziale degli “ipercampanilisti”. Vado contro la mentalità perdente di preferisce nascondere la polvere sotto al tappeto. Questa è una cosa che mi porta a scontrarmi con chiunque, anche carissimi amici e artisti. Prendo questa battaglia personale con le pinze, non mi faccio prendere dall’isteria, in ogni caso cerco di dire la mia, spinto dall’esigenza di far capire alle persone che c’è bisogno di un’inversione di rotta, di fare luce sui problemi per fare in modo che vengano risolti. Sono anni che cerchiamo di salvare la facciata. Vogliamo essere dei perdenti? Voi fate pure, io non ci sto!
Sabba & Gli Incensurabili è musica a 360 gradi. Quali sono le altre attività di cui vi occupate?
Il nostro progetto racchiude l’espressione musicale di un gruppo di persone che cercano di essere attive sul territorio organizzando eventi musicali, creando vetrine per la musica, organizzando Festival e scambi culturali con musicisti di altre nazioni. Abbiamo creato il format “Ansia Jam” che ci sta dando la possibilità di costruire una grande comunità con più di 1000 musicisti. Portiamo avanti il Nano Festival con cui ci avviciniamo ai cantautori o alle band che scrivono musiche inedite. Quest’anno il Festival è stato vinto dagli Urban Strangers, due ragazzi di Pomigliano d’Arco che hanno avuto complimenti e consensi unanimi e che, al momento, sono tra i concorrenti più quotati di X Factor. Tutte le nostre iniziative collaterali rientrano nelle attività della nostra Associazione Culturale “Oltre la Siepe”.
Cosa realizzate all’interno di Red Box Live?
Quello è il nostro piccolo studio in cui facciamo le prove, realizziamo le nostre produzioni, ospitiamo gli amici. Sabba & gli Incensurabili non è un progetto pop che vuole arrivare al grande pubblico, è un’idea, un movimento, una comunità di persone che credono in un messaggio da portare avanti a sostegno del nuovo movimento musicale campano. Ci piace illuminare, promuovere, sostenere la musica italiana che si fa a Napoli, sono 10 anni che siamo in prima linea e che diamo una mano anche agli altri.
La tracklist: “Chiamatemi Nerone”, “Non Mi Fotti Più”, “Tre Minuti Di Celebrità”, “Le Parole Sono Importanti”, “Bang!”, “Valzer Senza Peso”, “Per Resistere”, “Ruby Sparks (La Bambola)”, “Un Giorno Perfetto (feat. G.Block)”, “Basta Che Mi Vuoi (The Showman)”.
Stasera alle ore 21, al Blue Note di MilanoMartha Rossi & Nicolas Tenerani presentano dal vivo “Cheek to Cheek”. Lo spettacolo swing, ispirato all’omonimo titolo di Tony Bennet e Lady Gaga, nasce con l’intento di fondere pagine incancellabili dell’era dello swing con le ultime hit di maggior successo del pop. La band è composta da Gianluca Sambataro (pianoforte, ideatore e curatore degli arrangiamenti), Marco Sambataro (batteria e batteria vocale) e Marco Gianotti (contrabbasso). Alla voce Martha Rossi - protagonista di svariati spettacoli molto noti, quali Peter Pan, We Will Rock You, Biancaneve, – accompagnata da Nicolas Tenerani, attore ed eclettico performer. Ospiti della serata Loretta Martinez e Ivan Padovani.
Martha Rossi
Ecco cosa ci ha raccontato Martha Rossi durante le prove dello show: «Lo spettacolo sarà molto particolare. Abbiamo scelto il Blue Note come inizio di questa tournèe che ci porterà nei pricipali jazz club e teatri italiani. Non si tratta di un classico concerto, abbiamo inserito anche delle gags divertenti. Racconteremo una storia d’amore tra due ragazzi e ogni canzone descriverà quello che accadrà sul palco. Insomma, sarà uno spettacolo che potrà emozionare e divertire il pubblico allo stesso tempo –racconta Martha – Abbiamo scelto tanti brani ovviamente senza trascurare quelli quelli che tutti vogliono sentire. Ci sono anche pezzi nuovi riarrangiati in modalità swing grazie al maestro Sambataro, che ha curato tutta la direzione musicale». A proposito del grande ritorno della musica swing in Italia, Martha ha commentato: «Grazie al riuscitissimo progetto di Lady Gaga e Tony Bennet si sono susseguite nel tempo una serie di iniziative complementari che sono servite ad avvicinare molti giovani allo swing che, sebbene rimanga un genere semplice da ascoltare, è molto difficile da cantare e da suonare». Sarà interessante scoprire in che modo Martha sarà in grado di reinventarsi ancora una volta sul palco, lei artista ormai abituata a calarsi nelle vesti più svariate: «In tutti questi anni sono passata dall’interpretare un personaggio Disney, all’essere una cantante pop, per poi passare al rock con “We will rock you”. Il canto, in generale, comporta un continuo migliorarsi. Io sono una di quelle che studiano sempre quindi quando finisco di preparare una cosa, desidero sempre tuffarmi in un nuovo percorso lavorativo – spiega – Quando mi hanno proposto questo progetto incentrato sullo swing, ho subito accettato entusiasta perché sono una grande amante della musica di Lady Gaga, la apprezzo moltissimo come cantante per la sua voce pazzesca. Ecco perché ho pensato di mettermi in gioco con un nuovo genere, investendo in questo progetto che mi vedrà al fianco di Nicolas al Blue Note e di Christian Ruiz, che mi affiancherà durante le altre tappe della tournèe». Sbirciando sui canali social di Martha, abbiamo scoperto che l’artista sta lavorando anche ad un nuovo album: «Sto prendendo una strada decisamente diversa rispetto al vecchio album. Il primo disco ha rappresentato un momento di scoperta anche per me stessa. Quando canti canzoni di altri, devi innanzitutto scoprire qual è il tuo genere. Insieme al produttore Francesco De Benedittis sono finalmente riuscita a trovare la mia vera chiave musicale . Quando ascolto questi pezzi mi sorprendo e mi emoziono perchè parlo tanto di me e questo mi mette in gioco al 100%».
Nicolas Tenerani
Durante le prove siamo riusciti ad incontrare anche Nicolas Tenerani, che in Germania è tra i protagonisti di “Sister Act das musical“, per la regia di Carline Brouwer ed interpreta i ruoli di Sam e Harry, i due papà protagonisti del musical “Mamma Mia!“: «Stiamo lavorando sodo. Sono un grandissimo appassionato di swing e jazz e, per me, essere sul palco del Blue Note è un sogno che si realizza! Martha è un’amica, abbiamo lavorato insieme in “Peter Pan” e siamo felici di ritrovarci su un palco così speciale – racconta – Da un paio d’anni lavoro in Germania, per un anno e mezzo ho recitato in “Sister Act”, ho appena concluso la tournèe di “Mamma mia” e mi conforta constatare che lì ci sono tante opportunità lavorative. Spero sempre che in Italia la situazione migliori e che tanti bravi performers possano ritornare nel nostro paese. “Priscilla. La regina del deserto”, ad esempio, è un musical che sta avendo un successo enorme quindi, se consideriamo la passione e l’impegno e la qualità con cui lavorano i nostri attori, i presupposti per un processo di ricrescita ci sono, eccome. Quello che conta è non sottovalutare mai il pubblico o offrirgli cose per accontentarlo, meglio educarlo ad un bel teatro di qualità».
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Lo scorso 2 ottobre è uscito l’ultimo omonimo album de “Il Teatro degli Orrori” (La Tempesta Dischi / Artist First). Un disco che fin da subito ha fatto parlare molto di sé e che è stato definito dalla stessa band come un lavoro nato per essere suonato dal vivo. Un album irrorato di ironia e sarcasmo ma anche di rabbia viscerale e struggente disincanto per una miscela rock che mira al cuore delle persone e scardina i luoghi comuni. Un lavoro che si scontra con una società dedita al piacere, disinteressata e indifferente nei riguardi del proprio stesso futuro. Dodici canzoni che affrontano, criticano e demoliscono i modelli sociali imposti dai media e dei loro disvalori. Il tutto con una nuova line up che vede ora la presenza di Kole Laca alle tastiere e Marcello Batelli alla chitarra elettrica, insieme a Francesco Valente: batteria e percussioni Giulio Ragno Favero: basso elettrico, Gionata Mirai: chitarra elettrica, Pierpaolo Capovilla: voce. Registrato e mixato presso il Lignum Studio dallo stesso Giulio Ragno Favero, e masterizzato da Giovanni Versari, presso La Maestà, “Il Teatro degli Orrori”, ci accompagna per mano nell’incubo sociale in cui versano i nostri tempi.
Ecco cosa ci ha raccontato Giulio Ragno Favero.
Intervista
Partiamo dalla realizzazione dei suoni di quest’album…
Il disco è stato registrato in uno studio vicino casa mia in un contesto un po’ più casalingo. Abbiamo optato per questa soluzione perché era quella che ci mancava. Siamo contenti del risultato raggiunto, questo è l’album che suona meglio di tutti. Il gruppo è molto più a fuoco, sia dal punto di vista sonoro sia per quanto riguarda le scelte compositive. In questo disco ci avvaliamo della collaborazione di Kole Laca e Marcello Batelli. Quando abbiamo concluso il nostro ultimo tour, abbiamo deciso di fare una prova per vedere che succedeva in sei e, in tre giorni, abbiamo scritto tre pezzi di cui “Benzodiazepina” e “Una donna” sono finiti nel disco esattamente così come erano venuti fuori durante le prove. Diciamo che quando accadono queste cose tra artisti c’è un matrimonio vero. Ognuno si è concentrato sul proprio strumento e credo che dal risultato finale si evinca una compattezza maggiore. Non c’è niente fuori posto, almeno secondo noi.
La scrittura del disco è stata pensata per il live?
Mi piace dire che il disco è iniziato in studio ma finirà sul palco. Ognuno ha pensato alla propria parte per trasmettere meglio la nostra entità sonora dal vivo. Il disco è anche molto incazzato, più diretto. Per quanto riguarda il linguaggio, ho invitato Paolo a fare un passo in più verso la gente e a cambiare un po’ la sua poetica per una scrittura meno letteraria ma capace di parlare al cuore delle persone.
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Queste canzoni sono davvero 12 pugni in faccia?
Alcuni sono dei buffetti, di sicuro c’è qualche sberla. Non abbiamo voglia di mandarle a dire, non l’abbiamo mai fatto, non ci appartiene. L’incazzatura che passa attraverso le nostre parole è quello che ci sentiamo di essere in questo periodo. Ci fa schifo il mondo in cui viviamo così come ci schifa l’immobilismo delle persone che si fermano a guardare impotenti. Il problema è che quando alzi la voce sei subito fuori luogo. Questa è una critica che ci hanno mosso in tanti, anche amici e persone che lavorano nel settore. Credo che forse la società della poltrona e dell’agire poco si sia sentita infastidita. A noi, in ogni caso, è sempre piaciuto dare fastidio, abbiamo sempre infilato il dito nella spina fin dal primo disco. Certo, costringiamo il pubblico ad un tipo di ascolto particolare ma a noi questo disco non sembra così esagerato.
“Cazzotti e suppliche” affronta un discorso esistenziale ma è anche un brano fortemente politico…
Qui parliamo dell’ esser stanchi di farsi portar via delle cose e della rinuncia a se stessi. Il brano è un grido di disperazione indotta. Il fatto di dover sopportare continuamente una vita che ti spinge ad essere un prodotto, e non più una persona, il tutto per arrivare a fine mese, va sottolineato aldilà della possibile retorica. Il sistema capitalistico non porterà ad una crescita reale, si tratta semplicemente dello sviluppo legato ai consumi e non della civiltà. Siamo parte di una catena di montaggio in cui siamo semplicemente un ingranaggio.
Molti hanno criticato anche “Lavorare stanca”. Perché?
Forse perchè con tutta la disoccupazione che c’è hanno pensato che non fosse giusto mettersi a parlare del fatto che il lavoro distrugge la vita all’uomo. Noi parliamo di un sacco di gente che si fa un culo così per niente, che passa la vita a spaccarsi la schiena avendo soddisfazioni futili come può esserlo una vacanza di 15 giorni. Molti meccanismi possono essere modificati; in sostanza vale sempre il motto: lavorare meno, lavorare tutti.
“Slint” tratta di un tema importante come quello del TSO.
Mi piace pensare al corto circuito che crea questa canzone. Gli Slint me li ha fatti scoprire una persona che di TSO ne ha subiti 7 o 8. Quando ho letto il testo mi ha colpito un sacco . Non siamo delle macchine, legandoci ad un letto non si risolvono i problemi, questa tecnica è barbara, non ha niente a che vedere con la cura, è semplicemente una forma di tortura. Nel momento in cui ci si mette a limitare la libertà di un essere umano, per quanto in una condizione di crisi, si fa una cosa inconcepibile.
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Warner Chapell Music è il vostro nuovo editore?
Per i dischi precedenti era Universal, ora è Warner. Il loro ruolo è quello di recuperare la parte editoriale del diritto d’autore. C’è un impegno comune nel cercare di far finire un pezzo in un film, ad esempio. A noi fa comodo perchè essendo un gruppo piccolo non facciamo grossi numeri e non abbiamo tanti passaggi mediatici. Questi soldi, che in ogni caso non sono tantissimi, ci servono per fare un disco, per preparare il tour etc. Ci interessa il fatto che una major s’interessi a gruppi come noi. Sono contenti di lavorare con noi per quello che siamo, non per quello che potremmo essere e che non diventeremo comunque mai.
Nell’introdurre un workshop che terrai a novembre hai detto che spiegherai l’importanza di avere coscienza di sé come musicisti ed interpreti in uno studio di registrazione. In che senso?
Mi è stato chiesto di tenere un workshop e ho pensato che, nonostanteio sia un autodidatta, so che quello che serve è capire come si fa ad inserire la propria essenza artistica in un disco. In linea di massima c’è poca attenzione alla cura del proprio suono, alle proprie composizioni, a quello che si sente. Ad un gruppo va sostanzialmente insegnato a capire chi è, non a fare il disco del secolo. Questo percorso va fatto nel modo giusto e per farlo bisogna imparare a camminare sulle proprie gambe. Si tratta di un viaggio nuovo per me, vediamo che succede.
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Cosa ne pensi di Stromae?
Sono innamorato di questo artista. Quando ho sentito “Formidable” sono rimasto veramente molto colpito dalla sua dialettica, dal modo in cui canta e da quello che canta. I suoi testi parlano al cuore delle persone con una facilità che in Italia al momento non esiste. Per contenuti importanti dobbiamo nominare Gaber, Conte, De Andrè, Ciampi. Stromae in una mossa sola ha messo insieme tre fattori: contenuti, musica (radici africane a favore del beat e della ritmica mantenendo intatte le armonie europee) e poi ha messo i suoni che piacciono ai ragazzini; il tutto condito da una maestria vocale con pochi eguali. Uno che riesce a fare i numeri che fa parlando del cancro in una canzone per me passerà alla storia. Il cantautore del 2015 deve fare esattamente questo: deve parlare al popolo di cose importanti usando le parole della gente con una musica attuale.
“Disinteressati e indifferenti”, “La paura”, “Lavorare stanca”, “Bellissima”, “Il lungo sonno (lettera aperta al Partito Democratico)”, “Una donna”, “Benzodiazepina”, “Genova”, “Cazzotti e suppliche”, “Slint”, “Sentimenti inconfessabili” e “Una giornata al sole”.
Video: Lavorare stanca
Photogallery a cura di: L. Maffettone. Gli scatti risalgono al concerto de Il Teatro degli Orrori tenutosi lo scorso 30 ottobre presso La Casa della Musica -Federico I di Napoli
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
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Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone
Esce oggi “De Gregori canta Bob Dylan – Amore e furto”(Caravan/Sony Music) il nuovo atteso lavoro di Francesco De Gregori. Prodotto da Guido Guglielminetti, il lavoro comprende 11 brani di Bob Dylan tradotti e reinterpretati con amore, passione e meticolosa attenzione. Un amore che ha spinto De Gregori a studiare a fondo il lavoro del menestrello di Duluth, fino a scegliere brani assolutamente non scontati. «Ho solo tradotto fedelmente. Sono sempre stato appassionato alla traduzione di canzoni. A scuola, ad esempio, mi divertivo tantissimo a tradurre le versioni dal latino all’italiano. La scelta delle canzoni non è stata architettata freddamente. Molto più semplicemente certe canzoni si sono parate davanti presentandosi come traducibili altre, invece, non hanno trovato l’aggancio linguistico necessario» – ha spiegato De Gregori ai giornalisti affamati di spiegazioni ed approfondimenti durante la conferenza stampa di Milano. «Sono legato a Bob Dylan da sempre, è stato uno dei miei punti di riferimento principali. Dylan ha fatto in musica quello che gli impressionisti hanno fatto nel mondo dell’arte: ha scardinato il concetto di prospettiva. Il suono è la parola chiave, un suono così poco allineato con il resto non mi ha mai lasciato indifferente. Quando ero adolescente e cominciavo appena ad approcciarmi alla chitarra mi lasciavo conquistare dalle note e nel frattempo facevo grossi sforzi col dizionario alla mano per capire i testi in inglese», ha raccontato il cantautore.
Francesco De Gregori
«In questo lavoro non mi sono preoccupato delle tematiche, la scelta è stata dettata dalla piacevolezza sonora. Chiaramente il testo è importante ma il fascino di una canzone risiede assolutamente nel suono. Ho passato lunghe settimane ad arrovellarmi sui testi e, durante questa meticolosa fase di lavorazione, non mi è mai venuto spontaneo di andare a toccare i grandi classici. Nella mia testa prefiggevo un tracollo di significato e drammaticità nel passaggio dall’inglese all’italiano. Ristabilire la metrica italiana su quella inglese è stato uno dei problemi più belli da affrontare. La lingua inglese è più stringata, più sintetica sono stato costretto a saltare dei versi. Nella metrica italiana tutto quello che Dylan dice in inglese non ci può stare. Gli arrangiamenti sono molto vicini agli originali. Sarebbe stato stupido cambiare qualcosa che mi piaceva – ha aggiunto – Alcuni non sono stati possibili come nel caso di “Desolation Row”. Riprodurre a freddo una registrazione fatta alle tre di notte a San Francisco non mi sembrava possibile, non è che non ci abbia provato ma proprio non veniva niente fuori quindi mi sono spostato su un arrangiamento diverso. Il testo più difficile da tradurre è stato “Dignity”, soprattutto la prima strofa. Ne ho realizzato almeno dieci stesure, stavo per gettare la spugna quando alla fine ho optato per una semplice traduzione letterale. Nel caso di “Subterranean homesick blues” mi sono divertito a scoprire una metrica da rapper scegliendo una parola di cinque sillabe come seminterrato per la traduzione.In sostanza – ha sottolineato – non sono intervenuto storcendo le cose in un senso o in un altro . Ci tengo molto al concetto di “fedeltà”. Avevo il terrore di mettere qualcosa di mio, sono sicuro di averlo evitato. Io sono De Gregori , se voglio dire qualcosa, la scrivo nelle mie canzoni. Se avessi detto qualcosa di mio usando le canzoni di Dylan, avrei reso un pessimo servizio a me e a lui».
Francesco De Gregori
«“Amore e furto” è il titolo di un Lp di Dylan “Love and theft”. In quel disco Bob aveva inserito cose che aveva copiato o rubato dichiarandone l’ origine. Visto che il mio nome viene spesso accostato a quello di Dylan, stavolta lo faccio io, ufficialmente», ha spiegato De Gregori. La cover del disco invece nasce dal caso: «L’effigie mi piace, l’ha trovata Flora Sala mentre cercava un possibile sfondo che potesse andare bene; alla fine abbiamo scelto questo». In previsione del nuovo tour alle porte il cantautore ha svelato: «Per il tour ho l’unica certezza che queste 11 canzoni saranno parte di un unico momento, non avrebbe senso disperderle all’interno della scaletta. Vorrei mantenere il concetto di unitarietà del disco. Eseguirò anche canzoni che andranno oltre i 3 minuti, voglio scardinare questo clichè». Infine una curiosità: «Mi piace il Dylan con la band, quello elettrico. Quello acustico è più difficile da seguire, anche in quel caso è un impressionista – ha confessato Francesco De Gregori – Trovo sorprendente che in questo ultimo tour Bob Dylan scelga di eseguire sempre la stessa scaletta. Solitamente la cambia ogni sera, a scapito della resa delle canzoni, provate solo all’ultimo. Ho sempre apprezzato quelle piccole imperfezioni ma con questo nuovo modo di fare, il pubblico ha l’occasione di godere della cura dei particolari e della totale assenza dei vuoti di suono» – ha concluso il cantautore.
Ecco la tracklist di “Francesco De Gregori canta Bob Dylan – Amore e furto”:
Un angioletto come te (Sweetheart like you)
Servire qualcuno (Gotta serve somebody)
Non dirle che non è così (If you see her, say hello)
Via della povertà (Desolation Row)
Come il giorno (I shall be released)
Mondo politico (Political world)
Non è buio ancora (Not dark yet)
Acido seminterrato (Subterranean homesick blues)
Una serie di sogni (Series of dreams)
Tweedle Dum & Tweedle Dee (Tweedle Dee & Tweedle Dum)
Dignità (Dignity)
Video:
Stasera alle ore 21.10 andrà in onda in prima visione su Sky Arte HD “AMORE E FURTO – De Gregori canta Dylan”, monografia sull’artista e il suo nuovo album.
Le date dell’Instore tour:
3 novembre – TORINO – La Feltrinelli (Stazione Di Porta Nuova) – ore 18.30
4 novembre – GENOVA – La Feltrinelli (Via Ceccardi, 16) – ore 18.30
5 novembre – BOLOGNA – La Feltrinelli (Piazza Ravegnana, 1) – ore 18.30
6 novembre – FIRENZE – La Feltrinelli (Piazza della Repubblica, 26) – ore 18.30
7 novembre – ROMA – La Feltrinelli (Via Appia Nuova, 427) – ore 18.30
8 novembre – NAPOLI – La Feltrinelli (Via Santa Caterina a Chiaia, 23) – ore 18.30
9 novembre – BARI – La Feltrinelli (Via Melo, 119) – ore 18.30
Francesco De Gregori sarà in tour da marzo nei principali club e teatri italiani, queste le date: il 5 marzo all’Atlantico Live di ROMA, l’8 marzo al Teatro Augusteo di NAPOLI, il 9 marzo al Teatro Team di BARI, l’11 marzo al Teatro Metropolitan di CATANIA, il 12 marzo al Teatro Golden di PALERMO, il 15 marzoal Teatro Colosseo di TORINO, il 17 marzo all’Obihall di FIRENZE, il 19 marzo al Teatro Carlo Felice di GENOVA, il 20 marzo al Teatro Regio di PARMA e il 23 marzo all’Alcatraz di MILANO. I biglietti saranno in vendita a partire dalle ore 16.00 di oggi, giovedì 29 ottobre, su www.ticketone.it e nei punti vendita abituali (per info: www.fepgroup.it).
È disponibile in tutte le librerie e nei book store digitali la riedizione del volume fotografico “FRANCESCO DE GREGORI. GUARDA CHE NON SONO IO”(Edizioni SVPRESS), arricchita di contenuti multimediali inediti. Questa nuova edizione, a cura di Silvia Viglietti e Alessandro Arianti, è infatti impreziosita da un documentario esclusivo con immagini e contenuti backstage direttamente dal “VIVAVOCE tour” di Francesco De Gregori. Uno sguardo originale e inaspettato sull’artista attraverso il racconto di viaggi, dischi, concerti, backstage, incontri.
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