Ritratti di…Sanremo: intervista a Miele. Stile, autenticità ed eleganza in “Mentre ti parlo”

Miele

Miele

Sarà sul palco del Festival di Sanremo con il brano intitolato “Mentre ti parlo”. Lei è Miele, all’anagrafe Manuela Paruzzo, una cantautrice autentica e raffinata che, dopo essersi aggiudicata la vittoria di Area Sanremo, si appresta a farsi conoscere dal grande pubblico e a pubblicare il suo primo lavoro discografico intitolato “Occhi”. Abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con lei per scoprire il suo percorso artistico, capire la sua concezione della musica e curiosare tra le nuove bellissime canzoni che presto potremo ascoltare tutti.

Intervista

Ciao Miele, come ti senti al centro di queste settimane catartiche?

Sono piuttosto emozionata, a breve arriverà quel giorno ma ancora non riesco ad immaginarlo. Mentre facevo  le prime prove con l’orchestra c’è stato un primo impatto non indifferente, non mi sembrava reale…

Quali sono stati gli accorgimenti e le modifiche all’arrangiamento del brano?

Il cambiamento più importante è stato aggiungere gli archi. La vivo come una bellissima occasione per impreziosire il brano. Non capita spesso che ci sia la possibilità di avere un’orchestra a disposizione! Quando il Maestro Massimo Zanotti ha dato il via alle prove e ha iniziato a far suonare soltanto gli archi, per quanto avessi già ascoltato la versione radiofonica del brano, sentire l’orchestra mentre suonava alcune parti del mio brano è stata veramente una forte emozione. Sono assolutamente soddisfatta!

Un surplus ultra per un brano che rappresenta molto di e per te…

Questo è il primo brano che ho scritto e lo considero un po’ come emblema di emancipazione. Non c’è nessuna menata da donna e da femminista. La canzone parla della definizione della propria personalità, un’evoluzione che spesso parte da una rottura; in questo caso quella con mio padre. Ad ogni modo non vorrei che l’attenzione si catalizzasse su quell’episodio, piuttosto vorrei che questo fosse considerato come un brano che vuole rispondere a delle domande, che in questo caso sono: chi sono e dove vado.

Sfuggi all’imposizione del modello perfetto ed esalti il concetto di imperfezione?

La mia attività di cantautrice è iniziata quando ho avuto il coraggio di scrivere in questo brano: “Troverai i miei occhi, magari meno storti”. Il mio punto debole è sempre stato lo sguardo, ho sempre avuto paura di guardare o di essere guardata mentre guardavo. Pian piano questo conflitto si è evoluto, mi sono affezionata ai miei occhi, non li cambierei, sono il mio orgoglio, il mio punto di forza. Sono felice di avere questo sguardo e del mio modo di essere anche quando mi vergogno.

A questo proposito ci racconti del tuo album che s’intitolerà proprio “Occhi”?

L’amore e il rispetto per se stessi, l’emancipazione dai condizionamenti, qualsiasi essi siano, è un argomento che mi appartiene da sempre, al punto tale che è diventato il filo conduttore di tutto il disco. Il lavoro racconta diversi lati di me che vengono scoperti attraverso la voce, attraverso i silenzi che ci sono nelle varie canzoni e attraverso la scelta dei brani. All’interno del disco, oltre al brano presentato a Sanremo, ci saranno altri sei brani: tre portano la mia firma insieme a quella di Andrea Rodini,  uno è una cover, si tratta di “Grande figlio di puttana”,  una canzone scritta a quattro mani da Dalla e gli Stadio, che ho sempre ascoltato da piccola e che mi diverte tanto cantare. Gli ultimi due brani scelti per il disco portano, invece, la firma di due autori ancora poco conosciuti al pubblico ma che amo e che mi hanno fatto un bellissimo regalo. “Questa strada” è un brano di Gina Fabiani, cantautrice romana dall’incredibile forza espressiva, un onore per me poterla cantare. “Gli occhi per vedere”, infine, è un brano di Eugenio Sournia, autore e leader della band Siberia, che ho avuto la fortuna di incontrare proprio durante il percorso delle selezioni per Sanremo Giovani. Un altro brano speciale è “Parole al vento”, scritto da me e Andrea Rodini, abbiamo deciso di tenere due brani piano e voce perché non hanno bisogno di un vestito stratificato, sono forti nella loro essenzialità.

Miele

Miele

A proposito del lavoro fatto con Andrea Rodini, come lavori con lui in fase di scrittura e che rapporto avete?

 Non riesco a definire il suo lavoro e a dargli un ruolo preciso nella mia vita, è stato il mio insegnante ma mi sta anche accompagnando in quest’avventura dedicando tantissima cura a vari aspetti del disco. È iniziato tutto quattro anni fa, mi ero iscritta al suo corso di interpretazione e scrittura e mi ha subito conquistato il suo modo di vedere la musica. Andrea mi ha fatto diventare curiosa, mi ha fatto venire voglia di andare a cercare dietro gli angoli, di spaziare. Successivamente abbiamo iniziato il percorso della scrittura, all’inizio non riuscivo a scrivere, lui cercava di darmi degli input, poi sono riuscita. Riesco a lavorare bene con lui perché abbiamo la stessa linea di pensiero, mi sono sempre sentita rispettata, compresa, mi è capitato quasi sempre di essere d’accordo con le sue idee e il suo modo di riordinare i pensieri perché mi piace il suo gusto.

Hai fatto qualche scoperta musicale che ti ha segnato in qualche modo?

Non conoscevo Nick Cave, Andrea mi ha fatto scoprire questo artista. Recentemente ho visto al cinema anche un documentario che parlava di questo artista e mi ha veramente colpita. Quando vedo che un artista ha fatto della musica il suo stile di vita mi viene fame di andare a casa e scoprire ancora più cose.  Sono rimasta incuriosita da una frase in particolare:  “A volte tormento mia moglie per continuare a scrivere, gioco con lei tormentandola perché ho bisogno di scrivere del materiale nuovo” . Questa cosa mi ha un po’ spaventata ma allo stesso tempo mi ha colpito il fatto che egli abbia guardato tutta la propria vita con un’attenzione diversa affinchè potesse raccontarla in una canzone.

Molti addetti ai lavori ti vedono come un cantautrice raffinata, elegante,  in controtendenza rispetto ai modelli che ci vengono imposti a tamburo battente dalle major americane. Come spieghi la tua esigenza di stare a contatto fisico con chi ti ascolta, nelle vesti di musicista di strada?

Si tratta di un rapporto con il pubblico completamente diverso da quello che poi puoi ottenere stando su un palco. Certo, anche il palco di un teatro sa essere intimo, soprattutto con una luce scura e soffusa e un pubblico che sia lì ad ascoltare in rapito silenzio. Allo stesso tempo, però, quello che succede in strada non succede da nessun’altra parte. Lì avviene un tipo di interazione diretta , sei allo stesso livello e alla stessa altezza del pubblico; non esiste un palco, la gente che passa e che va di fretta, quando si ferma dedica  cinque minuti del proprio tempo sia a te che a se stessa. Questa verità mi ha conquistata, a volte mi capita di stare in strada,  di chiudere gli occhi per poi riaprirli e vedere che ci sono lì trenta persone. La strada rappresenta per me la vita, la gente sono le persone con cui ti devi rapportare, solo lì si creano situazioni autentiche che rendono la musica una cosa vera, quotidiana.

Raffaella Sbrescia

Video: Mentre ti parlo

Marco Martinelli: un talento tra arte e scienza. L’intervista

Marco Martinelli

Marco Martinelli

Giovane, appassionato e iperattivo. Marco Martinelli canta e suona fin dall’età di 7 anni. Ingegno e creatività l’hanno condotto ad associare l’amore per la musica a quello per la scienza. Con una laurea Triennale in Biotecnologie Agro-Industriali e un Master in corso in Molecular And Industrial Biotechnology, Martinelli ha partecipato anche a diverse trasmissioni televisive in nome di un sogno da realizzare. In quest’intervista, Marco ci parla del nuovo singolo “Tienimi con te”, scritto da Mimmo Cavallo, e dei nuovi progetti che lo vedono al fianco di Antonio Coggio e Mariella Nava.

 “Tienimi con te” è il titolo del tuo nuovo singolo. Raccontaci le emozioni che hai vissuto quando questo brano è arrivato tra le tue mani. In che modo la tua voce e la tua interpretazione si sposano con la penna di Mimmo Cavallo?

L’idea di cantare “Tienimi con te” è nata da Mariella Nava, che per prima ha ascoltato il brano, scritto e musicato da Mimmo Cavallo, e poi lo ha proposto a me. Mimmo Cavallo è un grandissimo autore di successi noti ed inizialmente ho temuto di non riuscire a dare alla canzone quell’intensità che lo stesso Mimmo Cavallo riusciva ad avere, in realtà l’intuizione di Mariella Nava si è rivelata corretta, perché il modo in cui sono riuscito ad interpretarla ha dato al pezzo note di un’incredibile dolcezza. In questo senso credo di aver sposato la penna di Mimmo Cavallo trasformando il suo graffio in una carezza.

“Tienimi con te” è una frase importante che, se da un lato trasmette l’idea di un legame forte e viscerale, dall’altro espone il nostro lato fragile. Quale delle possibili interpretazioni senti più vicina?

 Sento vicina l’idea di un legame forte e viscerale, un legame che si ha verso le persone a cui vogliamo bene. “Tienimi con te” è una frase che possiamo dire a un amico, amica, amata, amato, persino all’amante; a un genitore o a un figlio. L’esplicitazione dei propri sentimenti ci espone sempre ad un rischio, il rischio di non essere capiti, di non essere corrisposti, di essere invadenti o inopportuni. Io credo però che valga la pena di rischiare, anzi di cantare a chi amiamo un “Tienimi con te”.

L’amore può ancora essere la risposta alla solitudine del mondo?

L’amore è una risposta alle problematiche del mondo, sicuramente la migliore risposta alla solitudine. L’amore in senso di amicizia o di sentimento tra due persone o inteso come volersi bene potrebbe evitare molti contrasti tra le persone su piccola scala. Seguire il principio dell’amore ed il rispetto per il prossimo potrebbe salvare le nazioni.

Marco Martinelli

Marco Martinelli

Stai lavorando ad altri inediti? Ti dedichi anche alla composizione delle musiche?

Sì stiamo lavorando su altri brani, al momento tutto work in progress. Stare a contatto con Mariella Nava, Antonio Coggio e tutto il team di Suoni Dall’Italia mi permette anche di sperimentare e cominciare a scrivere ma è tutto ancora agli inizi. Se riuscissi a scrivere qualcosa di bello, mi piacerebbe che in seguito potesse essere inserito nell’album; ovviamente tutto questo sarà una scelta che passerà in primis da chi conosce e fa questo mestiere da tempo e con grandi risultati ossia Antonio Coggio e Mariella Nava.

Quali sono i richiami e le influenze a cui fai riferimento?

Sono cresciuto con Battisti, Baglioni, Beatles poi mi sono innamorato di Giorgia e Alex Baroni. Ero  anche un fan delle Spice Girls. Nella mia testa c’è passata tanta musica diversa, e io ho fatto un po’  un mash-up per creare la mia.

E le tematiche di cui preferisci cantare?

Non ho una tematica che preferisco cantare, ho molte cose da dire in vari ambiti e mi piace cantare pezzi che mi permettano di farlo.

Hai una laurea in Biotecnologie Agro-Industriali. Come si svolge la tua vita a metà strada tra arte e scienza?

Io mi sento un po’ un uomo rinascimentale, anzi posso dire che mi piacerebbe dare il via al neo rinascimento. Credo però che la società al momento sia più proiettata verso una regressione culturale piuttosto che una progressione. Molti pensano che ci sia distinzione tra materie umanistiche e scientifiche in realtà sono molto vicine, nell’arte serve creatività per creare, nelle scienze serve creatività per risolvere problematiche in modo ingegnoso. L’artista e lo scienziato guardano in modo critico il presente e cercano di creare un futuro migliore.

Quali sono le altre attività di cui ti occupi? Hai all’attivo diverse partecipazioni a programmi tv, senti che questo tipo di realtà di sia particolarmente congeniale? Lo rifaresti in futuro?

Al momento sto avviando un progetto Start up e mi sto cimentando nel girare alcune puntate del “Senatore Codazzo” in onda a “La Gabbia” su La7 il Mercoledì sera alle 21.10. Le mie esperienze televisive mi hanno cambiato e migliorato, cresciuto sotto molti punti di vista. Ma come ha sempre detto Raffaella Carrà, queste sono solo l’inizio, un trampolino di lancio verso un percorso che richiede sacrifici, umiltà e tanta voglia di rischiare e buttarsi per seguire la propria passione. Rifarei ogni cosa e ringrazio tutti coloro che ho incontrato in questo cammino.

 Raffaella Sbrescia

Intervista ad Alex Ricci: “Le cose semplici funzionano sempre”

Alex Ricci & Skinny Boy

Alex Ricci & Skinny Boy

 Alex Ricci degli Après la Classe è un bluesman e figlio d’arte. Musicista/cantautore appassionato ha cominciato la sua carriera da solista nel 2013 con “Gonna Rossa”, edito dalla pugliese Auand Records e distribuito da Goodfellas, disco dove blues e pop d’autore si mischiano riflettendo sulle tematiche più antiche e ricorrenti della vita di ogni ascoltatore.  L’abbiamo incontrato nel bel mezzo delle registrazioni per la realizzazione del secondo lavoro.

Intervista

Alex, raccontaci senza filtri la tua musica. Da dove nasce, cosa racchiude, cosa intende trasmettere e come vorresti che fosse interpretata dal tuo pubblico…

Ho avuto la fortuna crescere in una famiglia in cui la musica c’è sempre stata, mio padre è un chitarrista e per 25 anni insieme a mia madre ha posseduto un bellissimo negozio di dischi nella piazza di Atri. Fin da piccolo sono stato circondato da dischi e chitarre, ricordo che all’età 7 anni durante una festa di carnevale vinsi una armonica a bocca, da quel giorno questa forte passione per la musica mi accompagna, mi guida, parla di me. Quando scrivo una canzone parto da un concetto semplice, due accordi, un riff, qualcosa che possa rimanere stampato nella testa delle persone e magari farle appassionare alla mia musica; le cose semplici funzionano sempre.

Nel 2013 hai pubblicato “Gonna Rossa”. Parlaci di questo lavoro, come e con chi ci hai lavorato, quali sono le storie, i temi e le influenze musicali che lo attraversano…

“Gonna rossa” parte da lontano ed arriva in un momento molto particolare della mia vita artistica. Frutto di un percorso fatto di studio, gavetta, sacrifici ed esperienze che mi hanno dato la forza per affrontare e concludere con determinazione questo “primo lavoro”. Tutto il bagaglio che mi portavo dentro è arrivato ad una prima destinazione del viaggio. La maggior parte dei musicisti che hanno suonato nel disco sono Abruzzesi, professionisti e amici che stimo da sempre. L’Abruzzo è una regione zeppa di talenti musicali e questo disco ne è una piccola testimonianza. Altrettanto importanti sono i featuring con Raffaele Casarano nel brano “La Musica” e Après la Classe in “Faut Chanter”.Il Blues, il Rock e il Pop sono gli ingredienti primari di questo disco che vale la pena ascoltare.

In cosa consiste il più recente progetto Alex Ricci & Skinny Boy? Unite blues, rock e loop?

E’ una lunga storia quella fra me e Skinny Boy. Valerio Pompei è un batterista dotato di grande talento e sensibilità, volevamo realizzare da molto tempo questo progetto, tutto si è materializzato nel momento giusto, senza pressioni o tensioni, abbiamo suonato e basta. Il progetto percorre il Blues classico e le canzoni originali. La chitarra e la batteria, la semplicità di due elementi arricchita dall’elettronica e dai suoni campionati,  generano un “sound roots” più che mai attuale, mischiato ai rumori di questo tempo, alle vite che cambiano e tornano al punto di partenza, alle origini, alle radici appunto. Brani di Howlin wolf, Otis Rush si uniscono alle atmosfere più rarefatte dell’elettronica e i pezzi originali tratti dal mio album si riducono ad arrangiamenti essenziali e potenti.

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Stai lavorando al tuo secondo album? Che idee hai a riguardo? In cosa sarà diverso dal tuo precedente lavoro?

 Si, sto lavorando al nuovo album, tante idee mi passano per la testa in questo momento, registro decine di note audio ogni giorno, prima della fine dell’anno vorrei finire, ovviamente vi tengo aggiornati.

Cosa ci dici di “Idea Sonica” e delle lezioni di chitarra on line?

Idea Sonica è un bel progetto che ho ideato nel 2013 e adesso mi sta dando ottime soddisfazioni, le lezioni online sono il futuro dell’insegnamento, in questo modo si possono abbattere i tempi, le distanze e i costi, se vi va potrete fare un giro sul sito www.ideasonica.it e acquistare una lezione di chitarra online con Alex Ricci.

E con gli “Apres la Classe”? Siete al lavoro su nuovi progetti?

Si, con gli Après in questo momento stiamo lavorando al nuovo disco, nel 2016 la band compie 20 anni, ci saranno delle belle novità ma per il momento tutto resta top secret!

Ci sono live in corso o in programma?

Certo, farò dei concerti con Skinny Boy fra febbraio ed aprile, porteremo il nuovo live in giro per i club, il nostro booking www.ilpicco.net sta facendo veramente un buon lavoro, nella prossima primavera suonerò anche nella Super band Mei insieme Luca Amendola, bassista dei Kutso, Cesare Petulicchio, batterista dei Bud Spencer Blues Explosion, Angelo Trabace, tastierista di Dimartino, Danilo Vignola all’ ukulele, la voce maschile sarà di Simone Sartini (Il Sinfonico e l’Improbabile Orchestra) mentre quella femminile sarà di Veronica Lucchesi (La Rappresentante di Lista).

Raffaella Sbrescia

Shade presenta “Clownstrofobia”: Oltre le rime c’è di più

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Shade è un rapper, attore, doppiatore, freestyler e stand up comedian italiano nato a Torino. Lo scorso 15 gennaio Shade ha pubblicato il suo primo album intitolato “Clownstrofobia” (Warner Music), un lavoro in cui lo stile ironico e tagliente del rapper si sposa con contenuti anche più delicati. L’album rappresenta l’incontro tra il mondo del freestyler ironico e pungente e quello dell’artista più maturo e introspettivo. Spesso i panni dell’intrattenitore risultano stretti e si soffre di clownstrofobia. Ecco cosa ci ha raccontato Shade al telefono.

Intervista 

Dietro le rime, si nasconde una scrittura profonda e una voglia di lanciare dei messaggi ben  precisi.

Questo è un lavoro molto diverso rispetto alle cose fatte finora.  Nel precedente lavoro mi ero cimentato in pezzi molto divertenti e allegri, sono sempre usciti dei video  in cui facevo free style di intrattenimento incastrando le parole e le rime. In questo  album ho cercato di fare uscire fuori un lato di me che finora non avevo potuto mostrare. Un disco ufficiale in vendita rappresenta l’occasione giusta per farlo!

Perché il titolo “Clownstrofobia”?

Ad un certo punto l’etichetta di intrattenitore ti sta stretta e quindi ne soffri. In questo disco, a partire dalla cover, dimostro che non ne posso più di rappresentare un determinato tipo di cose e ho scritto dei pezzi che la gente non si aspettava da me…

In “Bar Mitzvah” canti “Gioco con le parole, me ne fotto delle persone”. Cosa intendi dire?

Non faccio giochi di parole per fottere le persone, gioco con le parole e me ne fotto delle persone. La critica si riferisce al fatto che molti mi dicono: “Sei bravissimo ma non hai contenuti”,  come a dire: “Sei una Ferrari a rappare ma ti limiti a fare il giro dell’isolato.  Secondo me sono magari loro che si limitano a guardarmi mentre faccio il giro dell’isolato. Forse il limite è più di chi segue questo genere di musica…

In “Patch Adams” parli di una storia importante e di una tematica delicata che si distanzia dal resto del progetto.

Sì, ho voluto inserirla come ultima traccia ed è il pezzo a cui sono più affezionato. Ho scelto di raccontare un brutto periodo della mia vita, ci si augura sempre di non avere a che fare con gli ospedali invece volenti o nolenti succede e a me è successo molte volte. In questo caso particolare si trattava di un’ altra persona che mi dispiaceva  vedere in brutte condizioni; andavo costantemente a trovarla fingendo che mi andasse tutto bene, vestendo un po’ i panni del clown per starle vicino poi, una volta uscito dall’ospedale, stavo malissimo ma non mollavo perché il giorno successivo sarei andato a trovarla di nuovo per convincerla che sarebbe andato tutto bene non sapendo se poi le cose si sarebbero risolte. Alla fine c’è stato un lieto fine ma è una cosa che mi ha segnato molto.

Il tuo stile richiama tematiche che rientrano anche nel repertorio di altri rapper però la tua ironia irriverente fa la differenza. Vai fino in fondo e te ne prendi la responsabilità?

Sì, questo è il mio modo di fare, non ho mai avuto problemi a tenermi le cose, non ho filtri e anche questa ragione ho dovuto rivedere tante cose che ho scritto in tanti miei pezzi. Chiaramente non vogliamo incorrere in denunce però se devo dire una cosa la dico. Faccio l’esempio di quando ho partecipato ad Mtv Spit: in quel momento non mi interessava di essere in tv, non ho cambiato nulla rispetto a quello che faccio quando giro l’Italia per i concerti. Sono sempre me stesso purtroppo o per fortuna!

“Stronza bipolare” è un brano divertente e spietato

La protagonista di questo brano è una persona con cui ho avuto molto a che fare e che mi ha fatto impazzire, attraverso litigi, crisi d’ansia, botte. Ho raccontato questa storia  in maniera tragicomica, il pezzo è quasi divertente ma la vicenda è stata distruttiva.

Netflix  è uno schizzo di quello che ci circonda al momento….

Le serie tv sono parte integrante della mia vita. Ho intitolato Netflix perché è arrivato da poco in Italia, ha rivoluzionato il mondo delle serie tv, prima avevamo solo lo streaming e quel poco che passa in nella tv tradizionale.

Dicci della collaborazione con Fred De Palma, sia nel singolo “Se i rapper fossero noi” che nella saga

Abbiamo fatto questa serie per caso, non sapevo nemmeno se volevo farla con lui. Volevo realizzare questo video intitolato “Se i rapper si facessero i complimenti”…. Lui si è mostrato subito super entusiasta e in effetti abbiamo realizzato questo video che ha superato i 3 milioni di visualizzazioni. La cosa ha rappresentato  lo stimolo giusto per realizzarne altri. Di solito ci mettiamo veramente pochissimo tempo a farli, credo al massimo  un’oretta e abbiamo culminato il tutto con “Se i rapper fossero noi”, il primo singolo estratto da “Clownstrofobia”.

“Disco d’horror” rispecchia un po’ il costume dei tempi delle querelle da classifica e lo fa in maniera dissacrante 

Ho un’ansia pazzesca per classifiche e cose del genere. La Warner ha puntato molto su di me e non voglio deludere nessuno. So che ci sono mille logiche che possono determinare il successo di un album ma voglio comunque fare il massimo e dimostrare che hanno fatto bene a puntare sul mio nome  e sul mio lavoro.

Questo è il pezzo più cattivo del disco, l’ho fatto uscire come primo vero estratto, ho postato il video su Facebook, dico cose cattive su altri rapper perché secondo me non esiste un migliore , esiste qualcuno che è più bravo ad incontrare il gusto delle persone. Il rap non è come il calcio, non è una cosa statistica, vendere tanto non vuol dire necessariamente saper fare buona musica.  Ho voluto smontare l’ego di certe persone approfittandone per realizzare un pezzo un po’ più tecnico.

Ti aspetta un Instore tour a tamburo battente…

Sì sarà un “instore tour de force”! Ho iniziato a Torino, l’anno scorso facemmo un concerto in metro, ci inventammo un instore che prevedeva pezzi eseguiti in metro. Purtroppo tanti mi scrivono di andare nella loro città ma non sono io a decidere. Chiaramente si tratta di un tour, ci sono  dei costi e ci sono persone che decidono cosa fare e perché. In ogni caso stiamo preparando una sorpresa per febbraio… sarà molto divertente!

Nel 2014 hai doppiato alcuni personaggi tra cui Eminem e 2pACm, nella nuova stagione di South Park in onda su Comedy central. Come hai vissuto il tuo ruolo?

Uno dei miei insegnanti mi mandò un messaggio vocale super serio chiedendomi di richiamarlo, ho subito pensato di aver fatto qualche cretinata delle mie. Ero al secondo anno della scuola di doppiaggio per cui credo siano i personaggi che ho doppiato peggio in assoluto, riascoltandomi mi “imparanoio”. I personaggi che doppio ora non sono di quel calibro lì, per me che faccio rap è stato  fantastico e poi South Park è il mio cartone preferito. Il direttore di doppiaggio è Walter Rivetti è colpa sua se South Park è così figo e rende bene anche in italiano rispetto all’inglese.

Cosa stai doppiando ora?

Ho doppiato una serie tv che si chiama “Bitten” che uscirà a breve in Italia, sul genere Twilight. Sto doppiando un cartone animato giapponese molto bello che si chiama “Sengogu Bazara, in questo caso il mio personaggio è un figo e dalla seconda stagione diventerà ancora più figo!

Raffaella Sbrescia

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Instore – Le date

Dal 15 gennaio Shade incontra i fan negli store delle principali città italiane: il 15 gennaio a Torino (Feltrinelli Stazione h.15.00) e a Genova (Feltrinelli via Ceccardi, h.18.30); il 16 gennaio a Milano (Mondadori Duomo h.15.00) e a Varese (Casa del Disco, Piazza Podestà h. 18.30), il 17 gennaio a Verona (Feltrinelli via Quattro Spade, h.15.00) e a Brescia (Mondadori C.C. Freccia Rossa h.18.30), il 18 gennaio a Padova (Feltrinelli via S. Francesco, h.15.00) e a Bologna (Mondadori via Massimo D’Azeglio, 34h.18.30), il 19 gennaio a Firenze (Galleria del Disco, Piazza della Stazione h.15.00) e Roma (Discoteca Laziale ,via Mamiani h.18.30); il 20 gennaio aMarcianise (Mondadori C.C. Campania, h.15.00), e a Napoli (Feltrinelli, Stazione h.18.00); il 21 gennaio a Bari (Feltrinelli via Santa Caterina h.15.00) e a Lecce(Feltrinelli via dei Templari, h.18.30)

Video: Sei rapper fossero noi feat. Fred De Palma

“Anarchytecture”, il nuovo album degli Skunk Anansie tra struttura e caos

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È uscito il 15 gennaio il nuovo atteso album degli Skunk Anansie “Anarchytecture” (in tutti i negozi e digital download su etichetta Carosello Records. Il sesto disco di inediti della band, formatasi nel 1994, racchiude una collezione di potenti inni dell’alternative rock e rappresenta l’apice di una ventennale carriera durante la quale il gruppo ha venduto oltre 5 milioni di album e ha registrato 7 tour sold out in tutta Europa. Il titolo del disco riguarda strutture intangibili e prende significati diversi per ogni membro della band. Per Skin, “Anarchytecture” indica il confine inquieto tra struttura e caos, tra costrizione e libertà. Il nuovo album è frutto del lavoro di tutti i componenti degli Skunk Anansie nella loro formazione storica, composta da Skin, il chitarrista Ace, il bassista Cass e il batterista Mark Richardson, è stato prodotto da Tom Dalgety (Royal Blood, Killing Joke) ai RAK Studios di Londra, mixato da Dalgety & Jeremy Wheatley e masterizzato da Ted Jensen agli Sterling Sound Studios di New York. Ritmi notturni, brani ricchi di brama, manipolazione, potere, senso di perdita  si lasciano guidare da desideri oscuri e intensi.

Skunk Anansie

Skunk Anansie

Attraverso un suono più asciutto e diretto, guidato dalla melodia e rafforzato da influenze elettroniche “Anarchytecture” è cadenzato da una massiccia dose di elettronica: «Già negli anni Novanta avevamo l’elettronica poi c’è stato un allontanamento ma ammettiamo che ci piace, siamo una band fresca, contemporanea, moderna e il fatto che siamo tutti anche deejay fa sì che la amiamo. Anche in Black Traffic c’era elettronica ma noi restiamo una rock band», spiegano gli Skunk Anansie e, in effetti,  “Anarchytecture” lascia emergere un groove profondo e pulsante a cui è impossibile resistere. La copertina dell’album è stata realizzata dall’italiano NO CURVES, artista contemporaneo, uno degli esponenti più in auge della urban art, famoso per le sue opere realizzate esclusivamente con il nastro adesivo.  «Il suo stile ci rappresenta alla perfezione, hanno spiegato i membri della band durante la conferenza stampa di presentazione a Milano. I nostri testi vanno dritti al punto e la sua arte si è sposata con le nostre parole». «Per quanto riguarda la scrittura della music, hanno aggiunto,  siamo più forti e maturi, abbiamo ridotto l’ego individuale, siamo meno pressati dal tempo, più rilassati e anche un po’ più stupidi, pensiamo meno al tempo.  L’impegno di Skin in televisione ci ha consentito di essere meno pigri, i tempi sono più compressi, lavoriamo meglio e più in fretta», hanno raccontato gli Skunk Anansie e, a proposito di X Factor, Skin si è lanciata in un’approfondita digressione:«Avendo lavorato a X Factor ho rilevato che servono belle parole, significati profondi e una storia da raccontare. Questo rende la musica pulita ma io vorrei vedere un po’ di sporcizia, di imperfezione. Alla radio c’è tanta poesia e lirica e un po’ troppa perfezione. Con Elio abbiamo rilevato che è difficile far cantare ai giovani in italiano».

Proprio ai giovani si rivolge, infine, Skin: «In Inghilterra oggi se vuoi avere una educazione base hai le scuole pubbliche ma se vuoi qualcosa di più, tipo scuole di musica o arte, devi affidarti a istituzioni private molto costose – spiega -. È sempre più difficile avere musicisti che arrivano dalla classe lavoratrice, che vivono sulla propria pelle certi temi e certe problematiche. Quelli che escono dalle scuole d’arte o di musica non sono arrabbiati con lo status quo. I giovani oggi sono forse cauti e anche un po’ superficiali. Inoltre la radio e la tv, che sono detenute da forze conservatrici, sono riluttanti a far passare determinati argomenti. Ci sono gruppi rock e hip hop sinceri e incazzati. Urlano molto forte, ma sono relegati in ambienti underground e li ascoltano davvero in pochi. Per il resto siamo circondati da pop music».

Raffaella Sbrescia

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Tracklist

Love Someone Else

Victim

Beauty Is Your Curse

Death to the Lovers

In the Back Room

Bullets

That Sinking Feeling

Without You

Suckers!

We Are the Flames

I’ll Let You Down

Video: Love Someone Else

Alessandra Amoroso è come un fiore che sboccia in “Vivere a colori”. Intervista

Cover Vivere a Colori- Giovanni Gastel (1)

Chi è oggi Alessandra Amoroso? Una donna autentica, sicura di sé e delle proprie possibilità. Una donna felice, radiosa ed un’artista in continua evoluzione. Ad otto anni dalla vittoria di Amici e a due anni e mezzo di distanza dalla pubblicazione di “Amore Puro”, l’artista salentina torna con un nuovo album di inediti intitolato “Vivere a colori”, un lavoro maturo e ricco di importanti collaborazioni con nomi di grande spicco come Elisa Toffoli, Tiziano Ferro, Dario Faini, Roberto Casalino, Daniele Magro, Federico Zampaglione e i ritrovati Federica Camba e Daniele Coro.  «Vivere a colori racchiude un messaggio specifico: sono felice e voglio trasmettere la mia felicità. Questo album vuole trasmettere gioia, rispecchia il mio essere e le sfumature della mia personalità», ha spiegato Alessandra Amoroso ai giornalisti accorsi alla conferenza stampa di presentazione dell’album a Milano. «Sicuramente c’è un cambiamento nei testi, ho fatto un percorso di crescita. In passato le ballate mi hanno portato tanta fortuna ed ammetto che mi ci sono sempre ritrovata alla perfezione; ora abbiamo scelto un sound diverso, un ritmo con cui si potesse ballare e cantare. Ho tante cose  nascoste dentro di me, faccio fatica a raccontare la mia vita privata ma ora ho deciso di trasmettere tutta la mia positività».

In effetti  con “Vivere a colori” Alessandra ha fatto dei grossi passi avanti in termini di freschezza, dinamismo, frenando sui sentimenti struggenti  per lasciare spazio a ritmi uptempo. Dopo aver affrontato una delicata operazione alle corde vocali, la Amoroso ha anche ritrovato il suo timbro con cui confessa di aver sempre avuto un rapporto di amore-odio: «Avevo molta paura per quello che poteva succedere e per come stavano le persone a me care, fortunatamente l’intervento è andato benissimo e ora sono pronta a preservare il mio strumento con tutte le attenzioni necessarie -ha raccontato la cantante- ho anche fatto un video per rassicurare i miei fan e la mia famiglia, ho ricevuto delle critiche per questo ma volevo solo che le persone a me vicine non si preoccupassero».

Alessandra Amoroso ph Gastel

Alessandra Amoroso ph Giovanni Gastel

 Non solo un album di inediti per Alessandra che, ormai da un po’ di tempo, ha lanciato un disco in spagnolo prodotto da Josè Luis Pagan: «L’esperienza Sudamericana è stata molto positiva anche se i tempi non sono maturi per essere completamente entusiasti. Mi piace molto la lingua, l’ho imparata in poco tempo anche se preferisco parlarla piuttosto che studiarla. La cosa che mi ha colpito di più è che i sudamericano hanno voglia di conoscere me e io di conoscere loro, mi apprezzano per quello che sono, sono un popolo carnale come me, sarà per questo che li sento molto vicini», ha aggiunto.

Umile ma determinata, Alessandra ha in programma diversi appuntamenti importanti anche se ha escluso un’eventuale coinvolgimento nelle vesti di coach ad Amici: «Sono ancora molto legata alla tuta di Amici e, più in generale, non mi sento pronta per insegnare perché mi sento ancora una studentessa che ha molto da imparare». Niente Sanremo anche quest’anno: «E’ sempre uscito qualche mio lavoro in concomitanza col Festival di Sanremo, anche questa volta  è stato così ma ho preferito dedicarmi alla mia Big Family.  Quest’anno guarderò il Festival da casa però ho promesso a mia mamma di portarla!». In attesa delle due anteprime il 7 maggio al Palalottomatica di Roma e il 30 al Mediolanum Forum di Milano, godiamoci “Vivere a colori” in cui spicca “Stupendo fino a qui“, una canzone regalata ai fan su Facebook e scritta dal duo più congeniale e sulle corde di Alessandra, Federica Camba e Daniele Coro (presenti in 4 canzoni). Tra le 14 canzoni presenti in tracklist particolare attenzione la meritano anche “Comunque Andare” scritta da Elisa (Toffoli) con Alessandra, riuscito inno alla gioia, in chiave moderna,  e “La vita in un anno” scritta da Tiziano Ferro con Michael Menisci, particolarmente intensa e significativa. Freschi e accattvanti anche i brani di Daniele Magro  “Avrò cura di tutto” e “Fidati ancora di me”. Due pezzi che sposano bene lo spirito multi-sfaccettato dell’album, in equilibrio di leggerezza e profondità. Sinuosa la trama di “Nel tuo disordine”, la canzone scritta da Federico Zampaglione.  Spassose e ballabilissime “Vivere a colori” e “Il mio stato di felicità”, due gemme che completano un lavoro denso di emozioni e di energia.

Raffaella Sbrescia

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Video: Stupendo fino a qui

La tracklist di “Vivere a colori”:

“Stupendo fino a qui”

“Vivere a colori”
“La vita in un anno”
“Avrò cura di te”
“Mi porti via da me”
“Sul ciglio senza far rumore”
“L’unica cosa da fare”
“Comunque andare”
“Appartenente”
“Se il mondo ha il nostro volto”
“Nel tuo disordine”
“Fidati ancora di me”
“Non sarai mai”
“Il mio stato di felicità”

 

“The Prophecy”, Giulia Facco ed il suo jazz d’autore. L’intervista

cover disco Giulia Facco

Dall’8 Gennaio 2016 è nei negozi tradizionali, in digital download e in tutte le piattaforme streaming “The Prophecy” (Emme Records Label), il nuovo disco inedito della pianista e compositrice Giulia Facco con Mirko Cisilino (tromba), Davide Tardozzi (chitarra), Riccardo Di Vinci (contrabasso) ed Enrico Smiderle (batteria). All’interno di questo lavoro fortemente legato al jazz modale e al blues, Giulia racchiude diversi momenti del proprio vissuto ofrendo una rivisitazione personale di melodie intrise di richiami a compositori eccelsi quali Wayne Shorter, Thelonious Monk, Horace Silver ed Enrico Pieranunzi. L’obiettivo di questo progetto è quindi quello di mescolare echi tradizionali ad elementi moderni, mantenendo un’energia ritmica costante che accompagna l’ascoltatore in un viaggio sonoro decisamente personale ed evocativo.

Intervista

Perché hai scelto questo titolo per l’album?
Ho scelto “The Prophecy “ perchè è uno dei primi brani jazz che ho scritto. Ricordo di averlo scritto in un momento in cui ero molto ispirata; il pezzo è “uscito” in un flusso costante, quasi come se esistesse già da qualche parte e fosse arrivato alla mia mente

Nelle otto tracce che proponi al pubblico hai racchiuso ben 4 anni della tua vita. Quali sono gli universi sonori ed emotivi che hai inteso ricreare nelle tue composizioni?
Ho cercato di tradurre in musica delle esperienze che fanno parte del mio vissuto; dietro a ogni pezzo ci sono situazioni, paesaggi, sensazioni e persone. Mi piace ricreare dei piccoli universi sonori in cui siano presenti calore, voglia di immaginare, relax, amore per la vita e senso dell’umorismo; questi, per me, sono tra gli aspetti fondamentali dell’esistenza e, perché no, della musica stessa.

Come è avvenuta la concatenazione delle melodie e la scelta di accordi non sempre “ortodossi”?

Quando scrivo mi affido molto all’orecchio: tendenzialmente mi canto delle melodie e delle linee di basso, poi riempio le con degli accordi. In questo modo le progressioni armoniche seguono un equilibrio dettato dall’istinto.

Quanto conta per te l’istinto?
É sicuramente una qualità molto importante: direi che nella musica improvvisata è fondamentale per trovare la propria voce, inoltre la musica molto “razionale” a mio parere perde in capacità espressiva.

E l’orecchio?
É un alleato necessario!

La spiritualità?
Credo che la spiritualità sia una parte fondamentale della vita di ogni uomo e probabilmente la più trascurata. Per quanto mi riguarda, la spiritualità non centra per forza con la religione, ma è un processo interiore per trovare un equilibrio con noi stessi e con le persone e l’ambiente che ci circondano, cercando di sviluppare al massimo le nostre potenzialità; è un viaggio alla ricerca di noi stessi.

“Giuly Sun” è un pezzo molto energico. A chi e a cosa si ispira?
Ho scritto “Giuly Sun” dopo aver ascoltato un brano di Ellis Marsalis dal sapore latino. Il titolo è la deformazione di un soprannome che mi aveva dato un mio amico, Giuly San, come i guerrieri giapponesi (diceva che secondo lui ero una “guerriera”; ho scritto il pezzo in un momento in cui mi sentivo “alla riscossa”, ma, dato che il sapore del brano non è per nulla giapponese, ma per lo più cubano, ho cambiato “san” in “sun” (= sole).

La trama immaginifica di “Promenade” ci offre una nuova chiave di lettura della morte. Qual è la tua?
Mi piacciono le filosofie/religioni che dipingono la morte come il passaggio a una realtà extra corporea, a un livello superiore in cui diventiamo energia pura. Una sorta di liberazione e rinascita.

Giulia Facco

Giulia Facco

“Take Me A-Wayne” prende ispirazione da un concerto di Tom Harrel in quintetto. Cosa ci racconti di questo blues funky?
Questo blues mi è stato ispirato da alcuni pezzi che Tom Harrel aveva suonato in quel live: mi ha influenzato nell’uso dei pedali del basso e nella ritmica jazz-funk.

Quanto conta per te la figura di Miles Davis?
Miles è stato uno dei musicisti decisivi della storia del jazz, un riferimento per tutti: ho sempre amato il suo stile improvvisativo così attaccato alla melodia e agli spazi, la sua tenacia nell’affermare la sua voce e la capacità geniale nel costruire gruppi che hanno cambiavano la storia della musica, scovando sempre nuovi giovani talenti.

Enrico Pieranunzi è il soggetto della tua tesi relativa al triennio di studio in conservatorio, a lui hai anche dedicato il brano E.P.Centro. Cosa rappresenta la sua figura all’interno del tuo percorso artistico?
Enrico Pieranunzi è sicuramente uno dei musicisti più validi della scena italiana e internazionale: il suo linguaggio mescola sapientemente elementi della musica italiana, classica, del jazz tradizionale e moderno. Approfondire lo studio della sua musica mi ha sicuramente influenzato nell’approccio agli elementi melodico-armonici. Tra l’altro, uno dei miei insegnanti di piano, Stefano Onorati, è stato un suo allievo.

“Out Of The Comfort Zone” è una suite di due brani, una ballad e un fast, collegati da un pedale funk e da un solo di batteria; una composizione audace e intraprendente. Potremmo considerarla il punto di partenza per il prossimo lavoro?

Sicuramente trovo molto stimolante scrivere in forma di suite perché permette di collegare momenti sonori apparentemente molto distanti tra di loro, quindi da questo punto di vista, sì, può essere un punto di partenza per il prossimo lavoro.

Come hai lavorato con Mirko Cisilino (tromba), Davide Tardozzi (chitarra), Riccardo Di Vinci (contrabasso) ed Enrico Smiderle (batteria)?
É stato molto stimolante: sono degli ottimi musicisti e si è creato da subito un clima di collaborazione e rispetto reciproco. Credo ci sia un buon equilibrio tra le personalità musicali di tutti e questo è davvero importante.

Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?
Col quintetto ci esibiremo il 3 febbraio all’hostaria da Filo a Venezia e il 4 febbraio al ristorante Vegetiamoci di Padova.

Raffaella Sbrescia

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Gianni Morandi e Claudio Baglioni: i Capitani Coraggiosi tornano in tour e sbarcano in radio

Capitani Coraggiosi © Angelo Trani

Capitani Coraggiosi © Angelo Trani

Hanno vissuto l’epopea dell’industria musicale italiana, hanno conquistato un saldo posto nel cuore di svariate generazioni di italiani eppure Gianni Morandi e Claudio Baglioni non hanno perso nemmeno un briciolo del proprio entusiasmo e della loro radicata passione per la musica. I due Capitani Coraggiosi, pronti a rimettersi in gioco a quattro mesi di distanza dai concerti tenuti al Foro Italico di Roma, hanno incontrato la stampa musicale a Milano per una conferenza – show all’interno dello Chateau Monfort. Nel corso di una chiacchierata informale, durata poco più di due ore, i due artisti hanno mostrato di essere fortemente in sintonia, non sono mancate punzecchiate ironiche e divertenti, aneddoti legati al tour ma anche ad episodi legati alle singole carriere dei due e soprattutto non è mancata la musica: Morandi ha coinvolto Baglioni in una emozionante acoustic session perfetta per mettere in luce le doti vocali di ciascuno ma anche per evidenziare la voglia e l’impegno di ciascuno nel mostrare i frutti di tanti anni di mestiere. “Siamo felici di ripartire con questo viaggio che doveva essere solo un’avventura romana. Durante l’ultimo concerto ho avuto un momento di commozione. Scendendo dal palco ho pensato ‘Che Peccato’. Una volta tornati a casa abbiamo visto e ascoltato tutto di nuovo ed è arrivata la voglia di ripartire”, ha spiegato Baglioni. “Stiamo lavorando per le arene al coperto, più grandi rispetto al Foro, e vorremmo mantenere alcune particolarità, come i laser mapping e la scenografia virtuale, che fin qui ci ha dato soddisfazione. Comunque la durata del Tour dipenderà dall’usura di Morandi”, ha scherzato il cantautore.

Capitani Coraggiosi @ Angelo Trani

Capitani Coraggiosi @ Angelo Trani

Il tour ripartirà a febbraio, i biglietti venduti sinora sono oltre 100mila per un concerto che in tre ore di spettacolo concentra ben 50 hit che hanno fatto la storia della canzone italiana. “Il nostro mestiere è cantare. Dare energia, entusiasmo senza starci a lagnare troppo”, ha afffermato Baglioni a cui ha fatto eco Morandi: “Molti brani della nostra scaletta sono un invito alla speranza. E in un momento così difficile penso ce ne sia bisogno”. Il grande feeling tra i due è tangibile, crea un clima di rilassata complicità e risulta molto originale. Il progetto, che getta nuova luce anche sulle singole carriere, attirando a sé chi Morandi e Baglioni non li ha mai seguiti, sta incontrando anche un forte riscontro da parte dei più giovani. Un’altissima richiesta che porterà i Capitani Coraggiosi  sui plachi di singole città anche per diverse sere di fila.

COVER CD _CAPITANI CORAGGIOSI - IL LIVE_

Le canzoni che ogni sera, dal 19 febbraio, saranno proposte al pubblico dei live, sono raccolte in “Capitani Coraggiosi – Il Live”, album in uscita il 5 febbraio realizzato con le registrazioni delle serate al Foro Italico di Roma. Nella versione Deluxe ci sarà anche l’album di prove in studio e il dvd “Oltre la pioggia” con il backstage dello speciale andato in onda su Rai Uno. “In una scaletta così lunga come quella che abbiamo proposto nei live, abbiamo cercato di ricreare una piccola opera con un’evoluzione dinamica e di sonorità”, ha spiegato Baglioni. Anche Morandi è della stessa idea: “Abbiamo cercato di far rivitalizzare le nostre canzoni, senza mai stravolgerle”. Da questa sera e per altri quattro appuntamenti, i due Capitani saranno sulle frequenze di RTL 102.5 con Radio Capitani Coraggiosi. Ogni venerdì, dalle 19.00 alle 21.00, Baglioni e Morandi diventeranno conduttori radiofonici accompagnati da Angelo Baiguini, un appuntamento sui generis ricco di aneddoti e chicche da non perdere.

Raffaella Sbrescia

 

 

Gianna Nannini porta il suo rock nei teatri con “Hitstory Tour 2016″. Le date e le novità

Gianna Nannini live ph Elena Di Vincenzo

Gianna Nannini live ph Elena Di Vincenzo

Gianna Nannini sceglie i teatri per la sua nuovissima esperienza live. Dopo aver presentato al pubblico “Hitstory”, la raccolta  che contiene tutti i brani storici, sei inediti e la versione remake di “Un estate italiana”, l’artista ha annunciato le nuove date del suo tour “Hitstory Tour 2016″, organizzato e prodotto da F&P con Saludo Italia in collaborazione con David Zard, durante un incontro esclusivo, targato Jack Daniel’s, tenutosi lo scorso 19 dicembre al Serraglio di Milano. La cantautrice si è esibita al piano in un toccante medley, ha interagito a lungo con i fan accorsi da tutta Italia e non si è sottratta neanche ad una lunga sessione di foto ricordo e autografi. «Hitstory raccoglie tre album che ripercorrono la storia della mia vita. Ho voluto scegliere personalmente cosa raccontare per tracciare una riga con il mio passato artistico e dare inizio al nuovo e al futuro», ha raccontato Gianna al pubblico.

Gianna Nannini live ph Elena Di Vincenzo

Gianna Nannini live ph Elena Di Vincenzo

«L’idea di suonare nei teatri nasce dall’esigenza di farvi  ascoltare tutte le sfumature della mia voce e della mia musica. Non esistono altri luoghi adatti oltre ai teatri. Non posso portare gli archi nei palasport e la mia voce ha bisogno degli archi», ha aggiunto. «A questo aggiungo che vorrei cambiasse anche l’atteggiamento reverenziale che si ha in determinati luoghi: i miei fan non devono farsi bloccare dalla sacralità del teatro, devono fare quello che gli pare!», ha sentenziato la rocker, che, sul palco, sarà affiancata da un gruppo ritmico composto da grandi musicisti: oltre a Davide Tagliapietra alle chitarre, saranno infatti con lei Moritz Müller e il bassista Daniel Weber, oltre a un tastierista e tre coristi per un irresistibile concerto-spettacolo il cui intento sarà quello di coniugare il rock con il classico sempre all’insegna delle grandi emozioni che Gianna continua a regalarci senza mai deludere le aspettative.

Raffaella Sbrescia

HITSTORY TOUR 2016, le date:
20 MARZO           TORINO – Auditorium del Lingotto G. Agnelli
21 MARZO           TORINO – Auditorium del Lingotto G. Agnelli
26 MARZO           SANREMO – Teatro Ariston
4 APRILE             MILANO – Teatro degli Arcimboldi
5 APRILE             MILANO – Teatro degli Arcimboldi
7 APRILE             MILANO – Teatro degli Arcimboldi – NUOVA DATA
8 APRILE             MILANO – Teatro degli Arcimboldi
11 APRILE           LUGANO – Pala Congressi
13 APRILE           ROMA – Auditorium Parco della Musica
14 APRILE           ROMA – Auditorium Parco della Musica
17 APRILE           PARMA – Teatro Regio
20 APRILE           TRIESTE – Teatro Rossetti
23 APRILE           PADOVA – Gran Teatro Geox – NUOVA DATA
29 APRILE           FIRENZE – Teatro Verdi
30 APRILE           FIRENZE – Teatro Verdi
2 MAGGIO            FIRENZE – Teatro Verdi
4 MAGGIO            BOLOGNA – Europauditorium
7 MAGGIO            MONTECATINI (PT) – Teatro Verdi – NUOVA DATA
10 MAGGIO         NAPOLI – Teatro Augusteo
11 MAGGIO         BARI – Teatro Team – NUOVA DATA
14 MAGGIO        VERONA – Arena – NUOVA DATA

 

Mama Marjas racconta la sua fame di musica. L’intervista

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Mama Marjias torna sulle scene musicali italiane con “Mama”, un concept album di 12 tracce, promosso con il sostegno di “PUGLIA SOUNDS RECORD 2015 - REGIONE PUGLIA “, di cui l’artista è autrice sia delle musiche che dei testi. Giunto a tre anni di distanza dal precedente lavoro, “Mama” fonde al suo interno atmosfere latinoamericane e ritmi caraibici e afroamericani insieme alla lingua italiana. Una sfida sicuramente impervia eppure brillantemente superata per Mama, ormai considerata  punto di riferimento nella cultura musicale underground. Abbiamo avuto il piacere di poterle fare un pò di domande, principalmente incentrate su questo nuovo album. Ecco cosa ci ha raccontato.

Intervista

“Mama” è un omaggio alle musiche del mondo. Un viaggio in cui la tua voce ci accompagna in Giamaica, ma anche in America latina, con canzoni invase dai ritmi della cumbia e della rumba. Raccontaci il centro, l’origine e la destinazione di questo percorso.

Il centro è la mia crescita artistica e la mia “fame di musica”. Sentivo di dover assecondare la mia volontà di affrontare tutti i generi che mi accompagnano da sempre , che mi fanno vibrare. L’origine è stata l’istallazione di Logic sul mio pc! (ride ndr).  Nei miei 3 dischi precedenti ho sempre scritto su musiche non prodotte e pensate da me, mentre in questo ho “buttato su progetto” ogni mia idea, ogni mio desiderio musicale, anche perché sono un tipo di artista molto ispirata: ho bisogno del momento giusto per farmi venire un’idea e, quando all ’improvviso arriva, scappo al pc per imprimerla. La destinazione ancora non la conosco….seguirò come sempre la corrente delle buone vibrazioni!

Quale ruolo esercita nella tua musica “Mama Africa”?

Mama Africa con la sua triste storia di schiavitù ha portato la sua cultura e i suoi colori nel mondo, contaminandone la musica e le tradizioni. Nel Mondo, già dai tempi della comparsa dei primi ominidi, tutto è nato dall’africa subsahriana e il mondo non è che una grande MAMA per come la vedo io.

Sei autrice sia delle musiche che dei testi. Perché hai scelto l’italiano e quali sono i messaggi che intendi sottoporre all’attenzione del pubblico?

Ho scelto l’italiano anche un po’ per sfida, quella di far scorrere le parole sulla musica come se non fosse italiano, come se fosse inglese o spagnolo o francese e dimostrare il legame tra tutte le musiche del mondo, compresa la nostra Italia e la sua “scuola di melodia”. Il groove è una componente importante nella mia musica, amo intrattenere e far star bene il pubblico ma altrettanto importante è dare dei messaggi che siano quelli giusti. In questo disco lotto contro l’individualismo e il qualunquismo, per tornare ai veri valori di tempi in cui prima di giudicare una persona o di dire che “sei suo amico” la guardavi negli occhi, in cui la gente si conosceva di persona, in cui c’era maggior rispetto per le professioni altrui. Lotto contro il razzismo, perché ognuno è libero di vivere dove vuole nel mondo e lotto per la libertà di essere se stessi in ogni luogo indipendentemente da sesso, etnia, colore e/o religione, siamo tutti fratelli e figli di MAMA.

Hai dichiarato di voler portare in Italia generi musicali meno conosciuti come con la Soca di Trinidad il Dembow della Repubblica Dominicana. Ci parleresti delle caratteristiche e delle origini di questo tipo di sonorità?

Si tratta di musica urbana, popolare, è la musica del popolo piena di energia e spensieratezza ed unisce la gente grazie a messaggi di aggregazione e rispetto nel nome del divertimento collettivo.

In molti ti definiscono la “regina del reggae italiano”. Come vivi la cosa?

La vivo benissimo, perché dovrei vivermela diversamente? Sono chiaramente onorata di tale riconoscimento ho lavorato tantissimo per arrivare a questo. Non è semplice essere donna e fare musica “da maschi col vocione”. E’ per questo che nel 2009 davanti a Marjas misi Mama: mi piaceva l’idea di diventare il punto di riferimento femminile nel genere vista la gavetta e la quantità di dancehall che ho visto e alla quale ho partecipato alla pari con i miei colleghi maschi in Italia in lungo e largo dal 2004 al 2009.

Che rapporto hai con i 99 Posse?

Un fantastico rapporto di rispetto e amicizia vera. Siamo stati come fratelli dal primo momento, loro per me sono stati tra i tanti maestri e ora è un onore per me far parte della loro famiglia e essere “la loro sorellina” come mi dice sempre Luca Zulu’. E’ importante far divertire la gente per evadere dalla realtà almeno a un party ma è fondamentale comunicare e dare i giusti messaggi.

In che senso “Mai” è un atto di amore per la tua terra?

Lo è semplicemente perché amo ogni ulivo, ogni conca, ogni grotta della mia regione e mai me ne scorderò. La consapevolezza e il radicamento sono valori importanti, specie oggi: il Sud Italia vive una condizione drammatica e c’è bisogno di noi giovani per ostacolare chi vuole ammazzarci e contaminarci il territorio…casa nostra!

Mama Marjas

Mama Marjas

“La gente” ha riscosso un entusiasmante riscontro da parte del pubblico. Ci racconti come è nato questo brano e cosa racchiude al suo interno?

E’ nato nel giorno in cui ero a Firenze a lavorare su “Poco Poco” con Arge (numa crew), finito il riddim per il brano, mi ha fatto ascoltare delle sue produzioni “libere” e appena ho ascoltato quella che sarebbe diventata “La gente”, ho intonato il ritornello e scritto di getto le strofe. Al suo interno c’è il Messico, un po’ di Cuba ma anche molto Peru,Cile e Sud America. La canzone racchiude la rabbia di non poter cambiare le sorti della nostra società che sembra si rovini lentamente e inesorabilmente con le sue stesse mani e armi. E’ una canzone di rassegnazione, ma anche di lotta e speranza… “El frio que me hacen sentir nunca deja mi mission de decir”.

Con “Mare” riscrivi un classico della musica italiana “Se puoi uscire una domenica sola con me” portata al successo da Gianni Morandi…

Anche questa è nata per caso: Niam (produttore e batterista dei Dot Vibes) mi ha mandato una cartella di riddim per un suo progetto, tra i vari riddim appena è partito quello che sarebbe diventato quello di “Mare” ho iniziato istintivamente a cantare la strofa di Morandi. La prima melodia che ti viene su un riddim è sacra, è sicuramente quella giusta e lo so per esperienza, quindi ho deciso di sceglierla facendola però un po’ più “Mama Marjas”. Ho invertito i ruoli: in questa versione è la donna che va a prendere il suo lui sotto casa troppo impegnato tra calcio, amici e la pasta al forno della mamma: triste specchio della società attuale!

“Poco poco” decanta la possibilità di vivere con poco. Un messaggio in controtendenza rispetto ai nostri usi e costumi…

Rispetto a quelli declamati dagli ultimi modelli musicali e televisivi sicuramente! Io sono una donna del sud cresciuta sudandosi i soldi quindi mi sento in dovere di mandare un tipo di messaggio del genere guardando come sta diventando materialista e consumista la nostra società. La bellezza e “lo swag” lo fai tu con il tuo stile e la tua personalità, non lo fanno i soldi che spendi in una marca.

In “Dicono” ti sei ispirata ai tuttologi che affollano le timeline dei social network italiani?

Assolutamente! Ho scritto tutto quello che i tuttologi dei giorni nostri mi hanno scritto nel corso di questi anni, le ho messe insieme e ne è uscito un bel rock and roll! Menomale che c’è la musica! Ormai il network ha dato libertà di parola a tutti….ma proprio a tutti purtroppo.

Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?

Sarò in giro con il nuovo live dal 19 dicembre a Cassano Murge per continuare con 27 e 28 in giro per il sud a presentare il nuovo show a Bari, Taranto e in provincia di Benevento per le altre date ci sono i siti internet: www.mamamarjas.com, www.loveuniversityrecords.it  e chiaramente le pagine Facebook.

Stai organizzando un tour? Che idee hai a riguardo? Andrai anche all’estero?

Sarà un live-set carico di musica e tanto ritmo all’insegna della Negritude! Spero anche di fare un giro all’estero, il mondo è il mio pubblico. One Love… e Bless the Ladies!

Raffaella Sbrescia

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Questa la tracklist di “MAMA” (distribuzione digitale Believe Digital/distribuzione fisica Self): “MAMA intro”“Mai”“La Gente”“Più Guardo Lei”“Come Dimenticare”“Mare”“Chi Sei”“Alla Fine”“Tiene Tumbao”“Poco Poco”;“Il Pollo”“Dicono”

Video: Poco Poco

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