Entro in Pass: il primo album de Il Pagante. Intervista

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Roberta Branchini, Eddy Veerus e Federica Napoli sono le menti de Il Pagante, una realtà musicale targata Warner Music che racchiude al suo interno un concept “disrupting” basato sulla fusione tra rap e basi edm. Con il primo album (pubblicato oggi) intitolato “Entro in Pass”, il Pagante approda al full lenght dopo una lunga serie di singoli di successo. Al centro del disco, la Milano da bere, gli atteggiamenti e i linguaggi tipici dei ragazzi di città nonché una sferzante ironia.

Intervista

Cosa rappresenta per voi “Entro in Pass”?

Questo è il nostro primo album, la chiusura di un cerchio, una scommessa vinta, la conclusione di un percorso a capitoli. Il titolo prende il nome della nostra prima canzone mentre la tracklist racchiude tutti i singoli già pubblicati più sei nuovi inediti.

Quali sono i temi?

Si va dai fuoricorso in Bocconi, ai problemi dei fuori sede tra serate e locali. Poi c’è Dam, di cui oggi esce anche il video, che parla della necessità di evadere nella città dei balocchi, Amsterdam è la classica tappa che ogni pagante fa almeno una volta nella vita. A questo aggiungiamo che con questo brano in particolare siamo parecchio sul pezzo con il discorso legato alla legalizzazione delle droghe leggere e l’imminente Amsterdam Dance Event (ADE) che è la porta di ingresso nel mondo della musica elettronica internazionale. A proposito di Festival, abbiamo anche anche un brano intitolato e dedicato al “Tomorrowland”, una delle manifestazioni più famose al mondo.

Quanto c’è di satirico nel vostro progetto?

In molti dei nostri testi ci sono piccoli messaggi che puntano a far riflettere, ovviamente non in tutti però è così. Oltre alle rime e alle punch line c’è un sottotesto che va intepretato. Certo, il nostro pubblico si divide in varie categorie: che chi si immedesima, chi capisce l’ironia e l’apprezza senza neanche partecipare alle nostre serate, c’è il clubber che ci erge ad icona e poi c’è l’hater che si sente tirato in mezzo. Alla fine ognuno è libero di interpretare le cose come meglio ritiene.

 Quindi non sfornate solo hits…

Per capire il nostro progetto bisogna ascoltarlo e conoscerne la storia e gli sviluppi. Le canzoni sono studiate nel dettaglio e cerchiamo sempre di convergere l’attenzione su quello che piace prima di tutto a noi. La scorsa estate abbiamo preso parte ad alcuni Festival dove potevamo esibirci con un solo brano. Ecco, in quella occasione i fans di altri artisti non avevano la possibilità di capire chi fossimo veramente, la nostra musica può essere capita solo con uno show completo.

Come lavorate alla scrittura dei vostri pezzi e come nascono le relative basi musicali?

La ricerca segue molto i nostri gusti personali che propendono verso la dance e la musica elettronica. Una volta scelto il genere giusto, ci troviamo con i nostri produttori per individuare il sound. Per i testi ci riuniamo intorno ad un tavolo per assemblare le parole e le idee poi ci pensa Eddy a mettere tutto in rima.

Il Pagante

Il Pagante

Questa storia a capitoli in realtà assembla le tappe di un vero e proprio itinerario…

Esatto. Abbiamo unito i punti seguendo un concept: il viaggio del pagante. Il booklet contiene fotto scattate direttamente da noi e rielaborate con Prisma.

Come si evolve il profilo del Pagante nel tempo?

Beh, i cambiamenti avvengono a più sospinto. Si usano sempre di più i social ( a proposito il Pagante è molto più Instragram). A questo proposito “Entro in pass” è stata aggiornata con nuovi brand, ci teniamo al passo con i tempi!

Tra poco ci sarà l’instore tour. Cosa vi aspettate?

Faremo due instore al giorno per 10 giorni e siamo molto contenti. Sarà l’occasione per incontrare anche i nostri fan più piccoli che non possono ancora frequentare locali e discoteche, sarà tutto nuovo per noi e non vediamo l’ora di goderci questa esperienza!

Raffaella Sbrescia

 

Questa la track list: Entro in pass 2016 (feat. Jake La Furia); #Sbatti; Faccio After;  La Shampista; Pettinero; Fuori Corso;  Vamonos; Bomber; Wifi ; Dam; Tomorrowland e Ultimo.

Dal 16 settembre i ragazzi de Il Pagante incontreranno i fan negli store delle principali città italiane: Venerdì 16 Varese alle ore 15.00 (Mondadori – Via Morosini, 10)e a Milano alle ore 18.30 (Mondadori Duomo, Piazza Duomo), sabato 17 a Torino alle ore 15.00  (Mediaworld Grugliasco CC Le Gru – Via Crea, 10) e a Novara alle ore 18.30 (Mondadori  Bookstore -Via Fratelli Rosselli, 45), domenica 18 a Lonato alle ore 15.00 (Mondadori CC Il Leone Shopping Center  – Via Mantova, 36) e Bassano alle ore 18.30 (Mediaworld CC Il Grifone – Via Capitelvecchio, 88/90), lunedì 19 adArese alle ore 15.00 (Mondadori Megastore – Via Luraghi 11) e a Como alle ore 18.30 (Frigerio Dischi– Via Garibaldi, 38), martedì 20 a Padova alle ore 15.00 (Mondadori – Piazza Insurrezione XXVIII Aprile, 3) e a  Verona alle ore 18.30 (CC Le corti Venete - Viale del Commercio, 1), mercoledì 21 a Modena alle ore 15.00 (Mediaworld CC Grand’Emilia – Via Emilia Ovest, 1480) e a Bologna alle ore 18.30 (Mondadori – Via Massimo D’Azeglio, 34), giovedì 22 a Roma alle ore 15.00(Discoteca Laziale – Via Giovanni Giolitti, 263) e a Napoli alle ore 18.30 (Mondadori - Piazza Vanvitelli, 10), venerdì 23 a Lucca alle ore 15.00 (Sky Stone - Piazza Napoleone 21/22) e a Firenze alle ore 18.30 (Galleria del Disco – Sottopassaggio Stazione SMN), sabato 24 settembre a Genova alle ore 15.00 (Mondadori Bookstore Via XX Settembre, 210) e La Spezia alle ore 18.00 (Centro Commerciale Le Terrazze Via Fontevivo 17).

 

 

Intervista a M+A: “Vogliamo fare le cose in grande”

M+A

M+A

Il 9 settembre è arrivato in radio e in tutti gli store digitali e piattaforme streaming, “Forever More” il nuovo singolo degli M+A, su etichetta Sugar. Tra ritmi dance e atmosfere sospese, gli M+A hanno conquistato pubblico e critica e hanno condiviso lo stesso palco di artisti come Disclosure, Phoenix e AIR.  In attesa dell’uscita del nuovo album, la band sarà onstage per due concerti d’eccezione: il 9 ottobre a Venezia per la Biennale Musica e il 7 dicembre al Teatro Regio di Parma.

 Intervista

Cosa c’è alla base di “Forever More”?

Questo brano, insieme all’altro singolo che anticipa il disco, è stato scelto perché ha una storia bizzarra. Entrambi hanno un B side inedito prodotto da un produttore americano. Gli altri pezzi che usciranno saranno prodotti da noi. Questo è il singolo più dance, più vicino alle atmosfere da club, il disco in realtà avrà delle sfaccettature molto diverse; si tratterà perlopiù di pezzi radiofonici. Questi primi due brani li abbiamo scritti durante la prima sessione di lavorazione di cui restano veramente pochissime cose. Siamo molto lenti a produrre e, dato che la Sugar ci ha spinto ad uscire con qualcosa, abbiamo optato per questi due. Probabilmente tra un anno ci sembreranno orribili e vecchi ma intanto eccoli qui.

In che modo è cambiata la vostra scrittura rispetto al vecchio lavoro?

Sono cambiati molti aspetti tecnici. Abbiamo trascorso molto tempo alla ricerca di un produttore ma nel frattempo ci siamo resi conto che non ne avevamo bisogno. Abbiamo provato a lavorare con diversi produttori però alla fine ci siamo rimboccati le maniche per creare da soli quello che avevamo in testa; servirà solo più tempo e competenza per tirarlo fuori. Probabilmente soffriamo del complesso del fratello maggiore: tutto quello che ascolti è meglio di quello che fai.

Perché avete scelto di lavorare con Sugar?

Per poter fare tutto da soli avevamo bisogno di un apparato solido e ben strutturato che ci potesse permettere di non dover pensare proprio a tutto. Noi e Sugar ci siamo reciprocamente cercati: nel nostro caso volevamo metterci in gioco con un’etichetta che segue principalmente artisti italiani. Loro hanno cercato noi perché volevano un gruppo con cui lavorare in maniera diversa ed aprirsi all’estero.

Cosa vorreste che cambiasse?

Iniziano a stufarci le cose che all’inizio ci facevano esaltare. Vorremmo essere partecipi di un cambiamento, di una spinta diversa. La nostra carta vincente è essere dei bravi perdenti.  Il genere su cui cerchiamo di metterci in gioco è il pop, un genere che in Italia è visto in modo distorto. Il pop italiano è un ibrido, campa ancora di personaggi molto vecchi, tutti lo ritengono commerciale. Per quanto ci riguarda, quando cerchiamo di portare i nostri pezzi in radio troviamo un sacco di porte chiuse perché cantando in inglese veniamo inseriti nella cartella degli internazionali e ci ritroviamo a competere con brani di Rihanna e Timberlake. Vorremo riuscire a fare grandi cose partendo dall’Italia.

M+A

M+A

Quanto conta l’estetica nel vostro progetto?

Sicuramente tanto quanto il discorso musicale. Entrambi lavoriamo ai nostri video. In quest’ultima fase abbiamo collaborato con Zsofia Boda; i suoi progetti sono legati allo scenario elettronico digitale, il suo stile non ha molto in comune con il nostro eppure ha voluto lavorare con noi per il fatto che la nostra estetica si basa molto sui contrasti. Siamo sufficientemente schizofrenici con un approccio che spazia dall’estremo pop all’estremo underground, un fatto irrisolto che ci piace.

Visto che curate molto le vostre esibizioni, come preparate il live e come vi rapportate ai vari contesti in cui vi esibite?

Noi pensiamo sempre al live come ad un altro disco. In genere non portiamo dal vivo i brani contenuti in un disco né, al contrario, mettiamo le cose che scriviamo per i live nei nostri album. I fans si lamentano molto per questa cosa ma non riusciamo a fare altrimenti. Ovviamente i brani dei dischi e quelli scritti per i concerti dialogano tra loro ma la scrittura differisce. Nel mondo pop il concerto deve essere concepito come uno spettacolo, deve riuscire a comunicare qualcosa in più allo spettatore.

Quali sono le vostre aspettative per il futuro?

Siamo molto autocritici, odiamo chi pubblica dischi tanto per farlo, c’è un forte inquinamento multimediale. Noi stiamo cercando di dire qualcosa di interessante rivolgendoci al mercato internazionale, siamo molto intraprendenti, vorremmo fare le cose in grande e soprattutto facilitare la strada a chi in futuro vorrà intraprendere questo nostro stesso cammino.

Raffaella Sbrescia

Video: Forever More

Loredana Errore riparte da “Luce infinita”. Intervista

Loredana Errore - Luce Infinita

Loredana Errore – Luce Infinita

Loredana Errore riparte da “Luce Infinita”, un nuovo album comprensivo di sette inediti e due coover, con cui la cantante agrigentina si riaffaccia al mondo esterno dopo un lungo stop forzato a causa di un grave incidente che l’ha coinvolta in prima persona. Prodotto da Carlo Avarello per Isola degli Artisti, il progetto rappresenta per Loredana la quadratura di un cerchio: «Pensavo di abbandonare tutto, confessa, invece sono riuscita a trovare la forza per reagire. L’incidente è stato una rivelazione. Mi ricordo che in ospedale la prima cosa che ho fatto è stata provare la mia voce per vedere se ero ancora in grado di cantare. I miei fan mi sono stati veramente vicini in ogni modo, mi sembrava incredibile che ci fossero persone con le lacrime agli occhi che mi pregavano di non smettere» spiega Loredana mostrandosi finalmente serena ma ancora sensibile a certe tematiche.

Il disco è introdotto dall’ottimo singolo “Nuovi giorni da vivere” che, allo stesso modo degli altri brani presenti in tracklist, vede la Errore nelle vesti di appassionata interprete: «Ho solo dato qualche appunto agli autori per raccontare il mio percorso in questi ultimi anni ma non ho firmato nessun pezzo. Ho lasciato che fossero gli altri a cucirmi addosso dei brani che potessero raccontare di me. In questo preciso momento della mia vita non mi sento ancora pronta per rimettermi a scrivere, sto studiando e mi sto preparando a dovere in tal senso».

Loredana Errore - Luce Infinita

Loredana Errore durante un momento dell’intervista

Lampante anche la sintonia creatasi con Isola degli Artisti: «Tutto è nato con “Buon Compleanno Mimì”, una magnifica occasione di incontro a cui prenderò parte anche il prossimo 30 settembre». A questo proposito è utile ricordare che anche il bellissimo brano “Per amarti”, composto da Bruno Lauzi e ricantato dalla stessa Mia Martini è stato inserito nella tracklist di “Luce infinita” ed impreziosito da una bellissima interpretazione di Loredana: «Non conoscevo questa magnifica canzone – spiega – mi sono spesso chiesta come potessi fronteggiarla, per me ha rappresentato l’Everest».

Tra gli autori di questo nuovo lavoro figurano Amara, Diego Calvetti, Emiliano Cecere, Ciappelli e Pacifico Settembre, un team di penne celebri che hanno composto canzoni in grado di mettere in luce non solo il graffio ma anche la vena espressiva di una voce non comune: «Non dimentico mai da dove sono partita, racconta Loredana, da Maria De Filippi, la magia del contratto con Sony, le collaborazioni con Biagio Antonacci, Lucio Dalla, Pino Daniele, Gigi d’Alessio e tutti i Festival a cui ho partecipato. Oggi ricomincio questo percorso con una consapevolezza diversa ed una serenità interiore; spero che i miei messaggi e la mia esperienza possano essere di supporto al maggior numero di persone possibile».

Particolare anche l’artwork che accompagna il disco: «Il mio volto con un occhio non truccato intende rappresentare la luce infinita.  L’altro, invece, con i colori bianco e nero, rappresenta la possibilità di  poter affrontare le difficoltà in maniera vittoriosa».

“Siamo noi la perfezione,  la paura è un’illusione non fa vivere il presente e allontana le persone”, canta Loredana in “Luce infinita”, prendiamo quindi queste parole come spunto di riflessione e le auguriamo di poter essere sul palco del prossimo Festival di Sanremo: «Sarebbe il mio più grande sogno, sono in attesa di scoprire cosa deciderà la commissione artistica», conclude.

 Raffaella Sbrescia

Video: Nuovi giorni da vivere

Sfera Ebbasta presenta il suo disco omonimo: il connubio con Charlie Charles è vincente. Intervista

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Gionata Boschetti in arte  SFERA EBBASTA, classe 1992, torna a farsi sentire con un nuovo album pubblicato su etichetta Universal/Def Jam, dal titolo omonimo di SFERA EBBASTA. Il disco, prodotto interamente da Charlie Charles (uno dei produttori più richiesti del momento), contiene 11 tracce inedite che si muovono a cavallo tra influenze e suggestioni musicali eterogenee. Le tematiche affrontate ruotano ancora attorno alla vita nei quartieri con lo sguardo critico e attento di chi il quartiere lo ha vissuto per davvero, descrivendo uno spaccato di realtà giovanile comune in molte periferie delle principali città italiane. Il disco si apre con “Equilibrio”, un brano molto personale in cui Sfera Ebbasta racconta di essersi salvato da chi non ce l’ha fatta, di aver cambiato strada ma di non essere scappato fino alla presa di coscienza del fatto che la vita gli sta ridando quello che gli ha tolto. “Quello che ho, me lo sono preso da me” canta Sfera in “Figli di papà” mentre il cash è il protagonista indiscusso della potenziale hit “Balenciaga”. I compagni di viaggio in questa nuova avventura musicale del giovane “trapper” sono “quei bravi ragazzi nei brutti quartieri”, giovani a cavallo tra generazioni allo sbando, in cerca di una svolta esistenziale senza conoscere bene quali passi muovere. Presente in tracklist anche la traccia cult “Cartine Cartier”, prontamente rifinita e rimodellata insieme a Sch. A vestire il tutto gli inconfondibili beats di Charlie Charles che sanciscono la solidità di un connubio vincente.

Intervista

Cosa è cambiato in questo ultimo anno?

Ho completamente cambiato vita, mi sono ritrovato a lavorare ogni giorno, ho realizzato il mio primo street album, ho accompagnato Marracash nel suo tour estivo; insomma mi sono dato molto da fare.

E dal punto di vista musicale?

Ogni artista cresce canzone dopo canzone. Nel mio caso sono cambiate la pressione e le aspettative nei miei riguardi. Con questo lavoro ho cercato di fare qualcosa di cui potessi essere fiero io per primo. Questo album rappresenta un banco di prova importante.

I testi sono ancora “street oriented”?

Il disco è molto più vario ma ci tengo a sottolineare che nessuno mi dice cosa fare. Il sound è diverso, ci sono testi d’amore e nuove tematiche. I pezzi veramente street sono “Balenciaga” e “Visiera a becco”.

Hai lavorato fianco a fianco con Charlie Charles. Come mai il disco porta solo il tuo nome?

Per rispetto alla comune volontà di non dipendere l’uno dall’altro. Questo è il mio primo album ufficiale e, sebbene i beats siano suoi, ho voluto intitolare il disco a mio nome per rendere al meglio l’idea che si tratta di un lavoro in cui ho dato tutto me stesso.

Avevi un piano B?

Ci penso spesso…la risposta è no. Penso che non starei facendo niente, non mi sono mai sentito propenso a svegliarmi e farmi dire cosa fare, sono sempre stato convinto che avrei fatto qualcos’altro. Il mio intento è sempre stato quello di fare rap.

Secondo te, qual è stato il momento che ha determinato la tua svolta musicale?

Dallo scorso anno quando con l’uscita di “Panette” prima e di “Ciny” poi, sono entrato in contatto con Roccia Music. All’epoca mi contattarono diverse etichette indipendenti, in quel momento lì mi sono reso conto che la mia idea poteva funzionare.

In cosa ti senti rappresentato da Roccia Music?

Ho ragionato in base a quello che piaceva a me, sono sempre stato decisamente epidermico nelle mie scelte. Mi è sempre piaciuto Marracash, lo considero il numero 1, ho pensato che fosse destino lavorare con lui.

Sfera

Sfera

Quali sono le canzoni che senti più tue in questo album?

Sicuramente “Notti” ed “Equilibrio”. La hit è “Balenciaga”

Ti senti parte di un nuovo movimento musicale?

Le cose sono cambiate parecchio. Il rap italiano vede me e i miei compari identificati in modo diverso, siamo un movimento a parte, abbiamo un’altra mentalità. Le nuove generazioni apprezzano ed emulano le cose che facciamo, rispecchiamo l’immaginario dei giovani contemporanei; questa è la roba che spacca, questo é il suono del momento.

Cosa cambia tecnicamente?

Contenuto, forma, basi e metriche: tutto è cambiato. In più abbiamo dimostrato che si può rappare anche senza rime. In America c’è veramente di tutto, in Italia invece ci sono diversi rapper interscambiabili. Io ho voglia di essere unico, di rendermi riconoscibile, non ha senso fare copie di copie. L’evoluzione è nel pieno del suo corso…personalmente ho voglia di lasciare il segno, possibilmente anche all’estero.

Cosa provi nel lavorare con la Def Jam Recordings?

Questo è stato uno dei miei traguardi più importanti, una soddisfazione senza prezzo!

Come vorresti essere definito?

Chiamatemi come volete, non so come definirmi, non voglio essere etichettato in nessun modo… magari sono un rapper, magari forse no.

Sfera Ebbasta

Sfera Ebbasta

Come mai nel disco non ci sono le collaborazioni che tutti si aspettavano?

Non ci sono proprio perché ho voluto fare l’esatto opposto di quello che tutti si sarebbero aspettati. Le collaborazioni certamente arriveranno, adesso voglio che chi compra il disco, lo compri soltanto per ascoltare me.

Come vivi questo momento della tua vita?

Stanno arrivando tante soddisfazioni. Non vengo da una famiglia ricca, non abbiamo mai avuto i mezzi per stare bene, ora che ce la sto facendo sono preso bene e spero di fare sempre meglio. Non avevo idea di come sarebbe stato diventare una persona popolare, ora mi rendo conto che aveva ragione chi diceva “More money, more problems” (ride ndr).

Raffaella Sbrescia

Video: Figli di papà

Al via gli MTV Digital Days 2016: intervista a Merk & Kremont

Al via domani, venerdì 9 settembre, gli MTV Digital Days, la due giorni di eventi targata MTV che accenderà la Reggia di Venaria. Un evento unico, giunto quest’anno alla quarta edizione, con panel, workshop, proiezioni ad ingresso libero ed electro nights con i migliori dj della scena internazionale.

L’inaugurazione degli MTV Digital Days si terrà domani alle ore 15.00, presso una delle Sale dei Paggi situata al primo piano della Reggia, con il panel istituzionale a tema “Creatività individuale, abilità e talento come risorsa per i giovani”.

Dalle 16.00 prenderanno poi ufficialmente il via le attività pomeridiane, tutte ad ingresso gratuito (fino ad esaurimento posti), con ospiti che terranno dei panel dedicati alle intersezioni tra musica, intrattenimento ed innovazione. Ci saranno inoltre workshop tenuti da esperti del settore e un’area riservata alle start up, l’Innovation Village, luogo di incontro e scambio con una ventina di realtà made in Italy che, sfruttando la tecnologia e il digitale al massimo delle potenzialità, lavorano nel mondo dell’intrattenimento a 360°.

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Al calar della sera, dalle ore 19.00, i Giardini della Reggia di Venaria saranno invasi dal sound elettronico di alcuni tra i DJ più conosciuti del panorama internazionale. Tra tutti citiamo Merk & Tremont, ovvero il duo di producers milanesi composto da Federico Mercuri e Giordano Cremona. Il bel paese li conosce come produttori degli ultimi tormentoni estivi “Andiamo a comandare” di Fabio Rovazzi e “Bomber” de Il Pagante eppure i due, classe ’90, hanno già avuto modo di lasciare una traccia importante all’estero attraverso il supporto dei più grandi artisti della dance mondiale da Avicii a Steve Angello, da Hardwell a Nicky Romero, passando per gente del calibro di Benny Benassi e Bob Sinclair. Ecco cosa ci hanno raccontato in occasione di un recente incontro milanese.

Intervista

La vostra musica mostra una certa ecletticità che vi vede spaziare tra l’EDM, l’Hip-Hop, la Future House la musica Pop.

Ci piace divertirci. Il nostro approccio è scanzonato e spensierato. Questo tipo di libertà ci fa lavorare con serenità e ci fa individuare soluzioni inaspettate. Non ci caliamo in un genere specifico, siamo open-minded.

Qual è l’ingrediente fondamentale della vostra formula?

Abbiamo creato una rete di persone che fanno musica senza prendersi troppo sul serio ispirandoci ad una realtà che in America esiste già da tempo e che riscontra consensi impressionanti. Ci piacerebbe diffondere questa idea anche in Italia.

A questo proposito quali sono i vostri progetti in madrepatria?

 Vogliamo diventare DJ a livello internazionale ma questo percorso deve passare anche dall’Italia. Ci piacerebbe affermarci anche come produttori, sia di artisti pop italiani e stranieri.

Cosa manca all’Italia? C’è snobismo?

Sì, soprattutto in radio, se passassero di più l’Edm, la gente lo capirebbe. Non abbiamo nulla da invidiare all’estero, le strutture sono spesso meno all’avanguardia delle nostre.

Merk & Kremont

Merk & Kremont

Qual è stato il momento più bello fino ad ora?

Quest’anno siamo andati all’Ultra Music Festival in Florida, uno dei più rinomati al mondo. Il Billboard era presente durante il nostro set e ha inserito la nostra performance tra i migliori momenti del Festival.

Qual è la vostra forza in questo momento?

Tutti i giorni siamo in studio a produrre, il nostro è un lavoro quotidiano e costante. Seguiamo i lavori step by step e speriamo che la sostanza rimanga sempre e solo la musica.

Raffaella Sbrescia

Il nuovo singolo pubblicato da Merk & Kremont è “Ciao”https://www.beatport.com/release/ciao/1838685

Il programma completo degli MTV Digital Days si trova su www.mtv.it/digitaldays oppure alla pagina ufficiale dell’evento su Facebook, www.facebook.com/MTVDigitalDays ewww.facebook.com/mtvitalia. L’hashtag ufficiale è #MTVDigitalDays.

 

Raige presenta “Alex”: “Mettetevi le cuffie e schiacciate play; al resto ci penso io”. Intervista

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Una tempesta di sogni invadenti ma necessari convergono in “Alex”, il nuovo album di Raige che vedrà la luce il 9 settembre per Warner Music. All’interno di questo nuovo progetto l’ artista sceglie di sognare anche quando il mondo non ce ne dà ragione facendo un sincero bilancio tra sbagli e certezze di una vita. Raige si mostra senza filtri attraverso un racconto intimo e personale, a tratti scomodo, ma sempre fruibile. La vita è senza sconti ma può sembrarci più dolce attraverso la musica di Raige, figura di spicco della scena rap italiana da sempre apprezzato per l’innato talento nel coniugare rime e generi musicali.

Intervista

Come sei arrivato a concepire un album come “Alex” e cosa c’è alla base di questo progetto?

Ho iniziato a lavorare a questo disco circa due anni fa. Ci sono state un po’ di vicissitudini in fase di pre-produzione per trovare dei produttori che potessero sposare l’essenza della mia idea. Parto dal rap come segmento, mi avvicino al pop perché la melodia la fa da padrone.  Dopo un primo contatto con produttori rap blasonati, che si sono esposti in prima persona per produrmi il precedente album, sono arrivato a Filippelli e Milani che pur non provenendo dal rap, hanno capito benissimo cosa avevo in mente. Abbiamo buttato via il 90% di quello che avevo scritto in un momento molto cupo della mia vita.

In che senso?

I pezzi erano molto pesanti, erano il frutto di alcune esperienze che avevo vissuto in prima persona come la malattia che ha portato alla scomparsa di mia madre. Ho scritto questo disco per le donne della mia vita: per mia madre che non c’è più e per la mia compagna. Insieme ad altri autori ho fatto un lavoro di repertorio tenendo i brani più interessanti a livello musicale e testuale tra quelli che avevo già composto. Ho scritto con altre persone, una cosa nuova per me. In precedenza avevo collaborato solo con Davide Simonetta, il mio chitarrista, questo perché ci metto me stesso nei miei testi e prima di darli in pasto agli altri amo condividerli con chi è mio amico.

Perché il disco s’intitola “Alex”?

Ho intitolato il disco in questo modo proprio perché mi sono tolto di dosso la paura di fare quello che mi piace veramente, finalmente. Ho voluto lasciare da parte le costrizioni legate al mondo rap. Che siano gli altri a dare un nome a quello che faccio, a me non interessa. A me piace scrivere le canzoni e pensare di essere in grado di farlo; questa è l’unica cosa che conta.

Nel brano “Nemmeno il buio” ti mostri particolarmente lucido scrivendo che “Nessun mostro fa paura come la vita vera”. Una frase che ci mette con le spalle al muro…

Qui ho scritto una strofa per mia madre ed una per la mia compagna. Ho avuto la fortuna di avere grandi donne che hanno avuto la sfortuna, a loro volta, di avere piccoli uomini che siano padri, genitori o fidanzati.  Non bisogna avere paura, nemmeno il buio può fare paura, mi carico io di tutti i fardelli, ci penso io. Per le persone che amo, sono disposto a sacrificarmi senza se e senza ma.  Io sono cresciuto con mia madre, mio padre non c’era perchè faceva il trasfertista, quindi lei è riuscita a darmi un’impostazione precisa con dei valori che vengono fuori nel momento in cui mi relaziono con gli altri.

Cosa ci dici di “Dove finisce il cielo?

Questo è uno dei miei pezzi preferiti insieme a “Non c’è niente da ridere” e “Mi sembra il minimo”. Ho scritto questa canzone per mia madre, le dico che alcune cose le ho imparate e che altre continuerò a sbagliarle.

“A tutta velocità sento meno lo shock” è forse la frase più rappresentativa del testo…

La gente tende a riempire, gli spazi, tempi, i luoghi per non pensare al dramma quotidiano. A tutta velocità ti rendi conto meno delle cose, il dolore rimane dentro come se fosse un ronzio, non lo senti assordante nelle orecchie, si sente solo quando spegni le luci e devi metterti a dormire.

Come vivi il tuo rapporto con la città di Torino?

Nutro assoluta riconoscenza verso questa città perché mi permette di vivere una realtà diversa dalla metropoli. Torino rappresenta una dimensione a misura d’uomo e quindi è più giusta per me che non sarei in grado di vivere in una grande città. Ho bisogno di spazi e a Milano ho la sensazione che ci sia qualche forza oscura che ti ruba le energie da sotto i piedi mentre cammini.

Pensando a chi si andrà a relazionare con questo tipo di progetto, viene da porsi degli interrogativi in merito alla capacità di leggere e comprendere questi messaggi non facilmente fruibili. Hai cercato di mediare attraverso la scelta dei suoni?

Raige

Raige

Il nostro obiettivo era realizzare un progetto fresco ma che non perdesse l’identità del cantautorato. Non riesco a mettermi dentro una scatola rap o pop. Il mio modo di scrivere è più cantautorale per cui abbiamo cercato di rendere accessibili i miei brani.

Cosa significa vivere “sotto una tempesta di sogni”?

Amo pensare che si possa vivere con i piedi per terra e la testa fra le nuvole senza dimenticarsi di quello che stiamo cercando.

Come sei arrivato al bel duetto con Marco Masini nel brano “Il Rumore che fa”?

Masini è un mio mito grazie a mio padre che mi faceva ascoltare suoi brani da piccolo. L’ho conosciuto al Roxy Bar, Red Ronnie sapeva che ero suo fan e ci ha fatto duettare sulle note di “Principessa”. Poco dopo ci siamo risentiti, mi ha chiesto di ricantare “Bella Stronza” in un suo album, in quel momento avevo questo pezzo e gli ho prontamente chiesto di ricambiare il favore. Avrei potuto scrivere strofe più focused ma ho preferito sacrificare l’accessibilità a favore di una scrittura più “cinematografica”.

InNon c’è niente da ridere” proponi una serie di ossimori in sequenza…

Aldilà delle figure retoriche, quello che mi muove in questo brano è che non c’è proprio un cazzo da ridere ma alla fine ne ridiamo. Se siamo io e te, è vero che  è tutto un casino ma alla fine possiamo riderne insieme. Questo è lo slogan più forte del mio disco.

Qual è il tuo rapporto con la religione?

Il mio un rapporto con Dio lo gestisco a modo mio. Dicono che a volte ci comportiamo con Dio così come fanno gli opportunisti cercandolo solo quando stiamo male. Non ho la presunzione di escludermi da questa categoria però cerco di non fare mai male agli altri e di comportarmi bene più che posso.

Un tema ricorrente nel disco è quello della paura…

La vita non ha tempo per le paure: la mia era di non essere all’altezza delle aspettative, di non mostrarmi per quello che realmente sono. Stavolta mi sono spogliato di tutte queste paure e ho fatto quello volevo davvero.

“Perfetto” è un pezzo autobiografico?

Ho avuto questo pezzo da Scirè e De Simone ed ho subito capito che era giusto per me che volevo parlare del fatto che da ragazzino pesavo 120 chili. Certo, non ero perfetto, vivevo questo disagio che adesso viene demonizzato ma il bullismo c’è sempre stato. Bisogna imparare a convivere con i propri difetti e farne la propria forza. L’importante non è quello che gli altri ti dicono sia perfetto, l’importante è quello che ti fa stare bene. Io ho scelto di dimagrire perché c’è stato un processo evolutivo nella mia persona, perché non stavo bene con me stesso, il disagio nasceva anche da quello. I giovani di oggi perdono spesso il contatto il realtà, sono continuamente bombardati da contenuti, devono avere qualcuno che gli insegni che  in realtà sono loro stessi la fabbrica dei propri sogni, devono riuscire a trovare dentro loro stessi la forza per cambiare quello che non va bene, devono farlo per loro stessi non per gli altri.

Cosa diresti a chi ti segue da sempre e che vorrebbe capire la tua svolta artistica di oggi?

Se avete scelto di seguire me come fan, avete già scelto a prescindere qualcosa che è lontano e diverso da tutti gli altri. Se amate il mio modo di scrivere, questo è il disco meglio di tutti gli altri. Ne sarete fieri anche voi. Non credo che ci sia molto da spiegare, non ho mai fatto un rap che mi tenesse stretto dentro dei canoni, temevo solo di non essere capito. Quando ho scoperto che in realtà io lo chiavo sotto padrone l’ho già fatto per tanti anni, ho realizzato che se voglio fare questo lavoro, devo poter fare quello che piace a me o quanto meno di avere il coraggio di provarci.

Raffaella Sbrescia

Video: Il Rumore che fa

Raige incontrerà i fan negli store delle principali città italiane, queste le prossime date:

09 settembre Torino – Feltrinelli Stazione Porta Nuova – ore 15

09 settembre Genova Mondadori– Via XX Settembre 210 – ore 18,30

10 settembre Milano Mondadori  Duomo ore 15

10 settembre  Stezzano (BG) Mediaworld c/o Shopping Center Le Due Torri Via Guzzanica ore 18.30

11 settembre Rovigo Mediaworld Viale Porta Po’ 193 ang. Via Colletta ore 15

11 settembre Padova Mondadori ore 18.30 – Piazza Insurrezione XXVIII Aprile ’45,

12  settembre Bologna Mondadori Via Massimo D’Azeglio 34/A  ore 15

12  settembre Rimini Mediaw.– Mediaworld Shopping Center Romagna ore 18,30

13 settembre Firenze Galleria del Disco Sottopassaggio stazione SMN ore 15

13 settembre Roma Discoteca Laziale Via Giolitti 263 – ore 18,30

14 settembre Salerno Feltrinelli Corso Vittorio Emanuele ore 15

14 settembre Napoli Feltrinelli Stazione ore 18,30

15 settembre Bari Feltrinelli Via Melo ore 15

15 settembre Lecce Feltrinelli Via Templari ore ore 18,30

Slogan: il nuovo album di Moreno. Intervista e recensione

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Direttamente dai mari liguri di Genova Ovest, Moreno torna sulle scene musicali con “Slogan”, un album dal titolo impattante e che ben si presta ad una società che si sofferma sempre più spesso sui contenuti di facciata. Il caso di Moreno però, è diverso: le dodici tracce che compongono  il disco interamente prodotto da Big Fish mettono in luce le qualità cantautorali del freestyler ed evidenziano proprio l’intenzione evolutiva del giovane artista impegnato da tempo su più fronti di scrittura. L’album si apre con “Intro”: un minuto e una manciata di secondi per mettere subito i puntini sulle “i” e farci capire come stanno le cose. La titletrack “Slogan” svela l’ascolto della sete della gente. Moreno pesca tra le frasi delle più note pubblicità nazionali, ironizza sul suo essere un prodotto commerciale ma tiene a precisare che non ha nessuna intenzione di snaturarsi. “Non mi sento arrivato, sono appena partito”, canta il rapper, su note reggae nel singolo “Un giorno di festa” mentre l’unico duetto del disco arriva con “Lasciami andare”, brano in cui l’artista genovese ha voluto coinvolgere l’amica Deborah Iurato, sua allieva durante l’edizione del talent show targato Mediaset “Amici 13”. Decisamente intenso ed avulso dalle tematiche affrontate nel resto dell’album, “Alba di domenica” si candida ad essere scelto come prossimo singolo grazie a quella sempre più preziosa “voglia di non perdersi”. Divertente e spassosa “Ping Pong”, irriverente l’ironia di “Sfumature di canzoni”, intima e sognante la storyboard di “Attimi preziosi”. Molteplici chiavi di lettura attraversano le fitte trame di “Antirap”: “Piuttosto che sembrare come voi, vado a cena con gli avvoltoi”, canta Moreno, che ci congeda sulle note di “Nevica”, brano che, non a caso, chiude il disco ponendo l’accento su una marcata capacità di indagine introspettiva non sempre facile da mettere a fuoco.

Intervista

Perché hai scelto questo titolo per il tuo nuovo album?

Questo titolo mi ha convinto perché completava il filone iniziato con quelli dei miei precedenti album. Un’altra possibile ipotesi era “Lo faccio per spot”, in ogni caso sarebbe stata una scelta di tipo impattante. Ho voluto giocare su questa cosa dello Slogan perché alla fine io sono un prodotto discografico ma sono anche un cantante. Per queste ragioni ho fatto in modo che le cose potessero andare di pari passo pubblicando un prodotto di cui essere fiero. Questi sono tempi in cui devo sapermi vendere, sembra tutto preso scherzosamente ma in realtà essendo un freestyler immagazzino un sacco di informazioni. Metriche, ritornelli e note si sono affacciate alla mia mente mentre lavoravo a questo progetto e alla fine del viaggio ho acquisito la consapevolezza che la differenza la fanno le canzoni, l’attitudine e la musicalità.

Cosa vorresti si evincesse da questo album?

Ciò che mi ha reso più popolare è stata la mia partecipazione ad Amici come concorrente prima e come coach poi. Quello che intendo mettere in luce è che io sono un cantautore, lavoro personalmente ai miei brani e spero che questo dato di fatto emerga con questo album. Non ho voluto collaborazioni, c’è solo Deborah Iurato perché pensavo fosse carino coinvolgerla in un’avventura che per me conta molto, inoltre volevo vederla in un pezzo diverso; è nato tutto in maniera molto spontanea.

Moreno ph Cirasa

Moreno ph Cirasa

Quanto conta per te l’autenticità?

Per me si tratta di un caposaldo fondamentale. All’inizio del mio percorso ad Amici mi sono misurato nel cantare le canzoni degli altri ma alla fine è prevalso quello che facevo io. Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo ho avuto un anno per me e per fare uscire un prodotto che fosse autentico. Non mi interessa il discorso legato alla commercializzazione dei contenuti e alla sparizione della scena underground. La verità è che ora è tutto un pò pop; se non partecipi ad un talent show perché non ne condividi la policy non ci vai nemmeno come ospite. L’ underground l’ ho vissuto aprendo tanti concerti e conoscendolo dall’interno, sulla mia barca ci sarà sempre posto ma non bado a chi vuole tarparmi le ali senza conoscere davvero quello che faccio. Posso scendere al compromesso di cantare un ritornello melodico perché mi consente di allargare il mio bacino e sono ben contento di questo, devo pur lavorare, ho la coscienza pulita, non devo giustificarmi con nessuno.

Hai ricevuto offerte per partecipare al Gf Vip o all’Isola dei Famosi?

Se ne era parlato ma ero impegnato con la lavorazione del disco e non ho preso nessuna di queste ipotesi in considerazione. In ogni caso se avessi partecipato sarebbe stato solo in funzione dei miei progetti musicali e non per un’esperienza fine a se stessa.

Il video del nuovo singolo “Slogan” è allegro e colorato. Come ci hai lavorato e a cosa ti sei ispirato?

In genere ero abituato a lavorare con le comparse e con una storyline, stavolta abbiamo girato con un green screen e mentre giravo le scene, spesso non riuscivo ad immaginare come sarebbero venute alla fine. Quando ho avuto la possibilità di scoprire il risultato finale, mi è piaciuto veramente molto. Le immagini sono legate al pezzo e sono state scelte in modo mirato… mi hanno insegnato delle cose nuove!

 Perché pensi che questo sia un buon disco?

Beh, intanto perché è interamente prodotto da Big Fish e trovo che sia una vero e proprio premio dopo la collaborazione al Festival di Sanremo. Nel disco precedente c’erano diversi produttori e, dato che sono abituato a lavorare con ognuno direttamente in studio, avrei avuto bisogno di molto più tempo. Big Fish ha prodotto hits con Fabri Fibra ed Emis Killa, mi ha lusingato il fatto che abbia voluto credere in me e mi ha ampiamente ripagato facendomi i complimenti alla fine del lavoro. Questa è quella che intendo io per “la mia maturità”: ci ho messo tutto me stesso e chi doveva accorgersene, lo ha fatto.

Moreno ph Cirasa

Moreno ph Cirasa

Quali sono i passaggi che hanno scandito la scrittura delle canzoni?

In questi brani ci sono metafore e concetti in cui la gente può rispecchiarsi. Mi sono misurato con note e pensieri, spesso personali, per scrivere delle vere e proprie canzoni. Sono diventato un cantante di musica rap pur rimanendo un freestyler.

Come contestualizzi un brano come “Alba di Domenica” all’interno del disco?

Questo è il mio brano preferito. Si tratta di un pezzo suggestivo che decanta la voglia di non perdersi e che mette in luce il desiderio di non spegnerci. Lo ascolto spesso  in macchina ultimamente.

In che senso ti senti un “miracolato”?

Anni fa avevo un bel lavoro come parrucchiere, un contratto a tempo indeterminato ed un futuro sicuro. Un giorno ho fatto una scelta, ho chiesto scusa ai miei e al mio datore di lavoro e ho intrapreso il percorso che volevo. All’inizio i miei genitori erano molto scettici e non perdevano occasione per rinfacciarmi i rischi della mia scelta, alla fine ce l’ho fatta ma resto con i piedi ben saldi per terra, forte dell’esperienza quotidiana e dei valori che mi ha insegnato la mia famiglia.

 Raffaella Sbrescia

 Video: Slogan

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Undici concerti all’ Arena di Verona per Zucchero e intanto “Black Cat” continua a mietere successi.

Zucchero ph Meeno

Zucchero ph Meeno

«Quando mi sono messo a scrivere questo album ho pensato di voler essere più libero. Mi sono ricordato di quando ai tempi di “Oro incenso & Birra” non mi interessavano le classifiche delle radio e andavo a ruota libera buttando giù quello che il momento mi suggeriva in modo istintivo. Con “Black Cat” volevo tornare quanto più possibile a quello stato d’animo muovendomi in modo più anarchico. Così facendo ho buttato giù una quarantina di canzoni per poi sceglierne 12. Senza seguire mode o suoni, ho voluto coinvolgere tre produttori diversi. Fondamentale è stato riuscire a dare alla fine un sound omogeneo per far capire che i brani appartengono ad uno stesso album. Ci siamo divertiti molto anche perchè i musicisti, soprattutto quelli con cui ho lavorato a Nashville, lavorano come negli anni ’70, ascoltando il provino 3-4 volte e operando sul brano come ci si sente di fare sul momento. C’è voluto un anno per scrivere i brani, ho viaggiato tra Los Angeles, New Orleans, Memphis per rinnovare la mia musica che, tra gli altri, attinge dal blues e dalla musica afroamericana, senza ricorrere a sintetizzatori o ad altre strade più moderne». Così Zucchero presentava qualche tempo fa “Black Cat”, il suo ultimo album di inediti pubblicato per Universal Music. Un album nero, con radici nella musica afroamericana intriso di suoni ruvidi ed intense vibrazioni che è arrivato sul mercato internazionale sulla scia di oltre 60 milioni di dischi venduti.

“Black Cat” è prodotto da tre grandi nomi del panorama internazionale, T Bone Burnett (Elvis Costello, Elton John, Tony Bennett e altri), Brendan O’Brien (Bruce Springsteen, Pearl Jam, Bob Dylan e altri) e Don Was (The Rolling Stones, Iggy Pop, Bob Dylan e altri), e si compone di 13 brani dalle nervature rock-blues. L’album annovera anche la collaborazione artistica di Bono, che in seguito alla tragedia avvenuta al Bataclan di Parigi ha scritto con Zucchero il brano “Streets Of Surrender (S.O.S.)”, la partecipazione alle chitarre di Mark Knopfler, che suona sia nel brano “Streets Of Surrender (S.O.S.)” sia nel brano “Ci si arrende” e il contributo artistico di Elvis Costello che ha scritto la versione inglese del brano “Love Again”, dal titolo “Turn the world down” (canzone presente solo nelle versioni estere di “Black Cat”).

«La cosa buona è che tutti i tre produttori sono amici, si rispettano l’uno con l’altro, non c’è mai stata competizione, hanno capito perfettamente che il disco doveva suonare come un progetto unico pur nelle varie diversità di stile. Un altro elemento importante era che io dessi a loro dei brani mirati, ne avevo 40 a disposizione e ne ho dati 7 a ciascuno di loro», spiegava Zucchero che, nel definire, l’essenza della propria ricerca musicale raccontava: «”Chocabeck” l’ho fatto quasi 6 anni fa, nel frattempo c’è stata la “Sesión Cubana”, una deviazione che mi ha particolarmente divertito. Quello che davvero mi ha fatto pensare è stato il tour negli Usa: ho suonato per la prima volta negli stati del Sud ed è proprio a questi luoghi che mi sono ispirato per pensare ai suoni del disco: ho pensato alle piantagioni, alle prison song, ai suoni tribali. Ho usato tante chitarre artigianali, mi sono immaginato film come “Dodici anni schiavo”, “Django Unchained” poi, solo in un secondo momento, sono arrivati i testi delle canzoni». E, in effetti, i testi della tracklist lasciano intravvedere l’anima di Zucchero, un po’ “diavolo”, un po’ “santiera”, attento ai sentimenti ma anche amante della “sporcizia” sensuale, quella che è frutto del sacrosanto “slempito” sempre più latitante. Brani veloci e trascinanti ma anche intense ballads hanno fatto di questo album un grande successo che presto sarà presentato sui palchi di tutto il mondo.

Zucchero ph Meeno

Zucchero ph Meeno

A questo proposito “Black Cat” verrà presentato live da Zucchero in anteprima mondiale all’Arena di Verona, dal 16 settembre, nei suoi unici 11 concerti in Italia per tutto il 2016. L’artista porterà in scena uno spettacolo unico,  evento organizzato da F&P, regalando così al pubblico la possibilità di vivere un’esperienza inedita e irripetibile attraverso i suoi nuovi e vecchi successi. Ci saranno tantissimi musicisti sul palco, le aspettative sono davvero alte anche in merito ai possibili ospiti a sorpresa. A questo riguardo vige ancora il massimo riserbo. Per ora è certo che durante gli undici appuntamenti live, la città di Verona si trasformerà nella “città di Zucchero” grazie anche a delle iniziative collaterali che mirano a consolidare il rapporto tra l’artista e la Città.

Verrà infatti allestita nei pressi dell’Arena di Verona una mostra interamente dedicata a Zucchero, una retrospettiva per celebrare, attraverso immagini e parole, una tra le carriere più importanti della musica italiana e non solo. Un’occasione per rivivere le numerose tappe e i momenti di successo degli oltre trent’anni di attività del bluesman italiano, dagli esordi fino ai riconoscimenti internazionali.

 Raffaella Sbrescia

 Video: 13 Buone Ragioni

Giordana Angi: “Tiziano Ferro ha creduto in me, ora posso farvi vedere chi sono”

Giordana Angi

Giordana Angi

Autrice, interprete, dj e musicista, Giordana Angi è originaria di Latina è ma nata in Francia e scrive in tre lingue italiano, francese e inglese. “Chiusa con te (xxx)” è il primo brano dell’artista pubblicato su etichetta Sugar e prodotto da Tiziano Ferro. “Chiusa con te (xxx)” è un brano r’n’b che fonde la tradizione alle nuove sonorità. Un beat minimale scandisce un testo esplicito e sensuale che racconta di una notte travolgente passata sul dancefloor.

Intervista

Giordana, perché scrivi canzoni?

Le mie canzoni sono il frutto della voglia di scrivere non per un pubblico ma per consentirmi di essere sempre in contatto con me stessa. Nonostante tutto quello che mi è successo, questo è sempre stato il mio punto di riferimento. Solo dopo aver completato la scrittura di un pezzo mi ritrovo a capire che si tratta di una canzone che magari qualcuno sta aspettando.

Da dove nasce l’esigenza di trascrivere quello che senti?

Mi ricordo che ho preso per la prima volta la penna in mano per scrivere qualcosa di mio quando avevo 11 anni. Ero reduce dall’ennesimo trasloco, mia madre è stata assistente di volo e per questo motivo abbiamo viaggiato tanto. Il passaggio dalla quinta elementare alla prima media mi ha vista passare dall’Italia alla Francia; quella è stata la molla che mi ha spinto a cominciare a scrivere.

Come è arrivato l’incontro con Tiziano Ferro?

Gli ho inviato un demo contenente tre tracce e una lettera di presentazione circa due anni e mezzo fa ma ero convinta che non l’avrebbe mai ascoltato; sarà per questo che dimenticai di allegare i miei recapiti al plico! A dispetto dei miei presentimenti, Tiziano mi ha cercata, non senza difficoltà, e mi ha detto che non gli era mai successo. Successivamente abbiamo scritto altre canzoni, mi diceva sempre quello che pensava e nel frattempo cercava di capire chi potesse credere in me quanto lui; alla fine è arrivata Sugar.

Cosa ci racconti del brano “Chiusa con te”?

Questa canzone è nata alle Maldive durante i tre mesi che ho lavorato lì. E’ nata di notte ma l’ho chiusa nel computer per poi tirarla fuori solo in Sugar, quando mi è stato chiesto se avevo scritto altre cose. Per quanto riguarda la base l’obiettivo era fare qualcosa che non fosse convenzionale, almeno in Italia. Per questo un grazie va a Tiziano perché comunque è lui che ha sposato la mia causa con un brano che esce dal coro.

A proposito della concezione della scrittura come metodo di connessione per te stessa, quali sono le tue influenze?

Per quanto riguarda le influenze musicali, aldilà di quelle pop, Tiziano è sempre stato diverso dagli altri con brani come “Xdono”, “Perverso”, conservo tutti i suoi singoli! Mi piace anche Pharell e devo dire che anche l’ultimo lavoro di Justin Bieber mi ha piacevolmente sorpreso.Recentemente ho ascoltato anche molta musica classica alternativa e mi è piaciuta tantissimo!

Hai frequentato anche delle lezioni, cosa ti hanno lasciato?

Innanzitutto un amore sconfinato per artiste immense come Areta Franklin, Nina Simone, Ella Fitzgerald. L’approccio alla musica è fondamentale e a me quella esperienza ha lasciato la consapevolezza che, per quanto sia bello sperimentare, è giusto conoscere le regole, partire da basi solide e applicarsi sul serio.

Ci sono state esperienze lavorative che ti hanno forgiata nel tempo?

Certo! Due anni fa lavoravo a Palermo, grazie alla mia conoscenza del francese avevo trovato un piccolo impiego e di sera andavo a cantare. Lavoravo 20 ore al giorno guadagnando pochissimo…uno dei pochi che mi è sempre rimasto a fianco è stato proprio Tiziano, qualunque cosa gli mandassi da ascoltare, lui c’era sempre!

Cosa significa per te essere una dj?

Mi piace molto giocare con le basi, posso far capire alla gente qual è il mio gusto; trovo che sia il modo migliore per raccontarmi senza cantare.

E il disco?

Ci stiamo lavorando, dovrebbe uscire il prossimo inverno…

 Raffaella Sbrescia

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https://www.instagram.com/giordanaangi/

Video: Chiusa con te (XXX)

Start: Luca Chikovani racconta il suo esordio discografico. Intervista

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“Start” è il titolo del primo album di inediti di Luca Chikovani, giovane artista Georgiano ma romano d’adozione conosciuto dalla community come autore dei video cover italiani più seguiti. Esponente di quella generazione di cantautori vicini alle nuove piattaforme digitali, Luca è intenzionato a farsi conoscere a dispetto dei pregiudizi e a far arrivare la propria musica al pubblico. “Start” rappresenta un vero e proprio inizio per Luca, la realizzazione di un sogno che lo ha portato a una crescita artistica, arrivando a creare degli inediti a cui ha lavorato per molto tempo. Presenti nel disco anche tre cover (Love Yourself di Justin Bieber,R U Crazy di Conor Maynard e Let It Go di James Bay).

Intervista

Quando e come nasce questo tuo progetto musicale?

La preparazione dell’album risale a tre anni, avevo già intenzione di scrivere qualcosa riguardo al fatto di credere in se stessi, alla volontà di fare qualcosa partendo dalla propria tenacia; ecco perché il titolo del disco è “Start”. Ho scritto tanti brani che nel tempo sono stati scartati o cambiati completamente, più che un album di canzoni, questo progetto racchiude e descrive la mia crescita individuale.

Qual è il brano più sentito da parte tua?

“On my own” è il brano più lento, l’ho scritto poco tempo fa ed è dedicato a mia madre. Sono cresciuto da solo con lei che ha fatto davvero tanto per me sebbene io non l’abbia mai capito. Come tutti i ragazzini ci litigavo spesso, ho vissuto a Roma con lei fino a qualche tempo fa poi ho vinto una borsa di studio e mi sono trasferito a Milano; questo allontanamento mi è servito per capire l’importanza del suo ruolo nella mia vita. Nel brano racconto dunque la nostra storia, nella prima parte racconto di lei e nel ritornello è come se fosse lei stessa a parlare.

Qualche altro episodio autobiografico?

“Lady Brown Eyes” parla di una ragazza con cui ero uscito e di cui mi ero follemente innamorato. Lei aveva gli occhi castani e quindi in un dettaglio semplice ho visto una cosa molto bella. Purtroppo non ero ricambiato ma almeno è venuta fuori una bella canzone (ride ndr).

Che messaggio intendi comunicare in “New Generation Kids”?

Ho voluto scrivere un brano incalzante per rendere l’idea di quello che penso: voglio davvero fare le cose, non mi interessa di ricevere dei no, ci voglio credere lo stesso con tutto me tesso. Ho iniziato questo percorso quando avevo 16 anni, facevo il nautico e non era normale fare dei video ed esporsi così tanto, poi mi sono abituato. Molti pensano che chi opera su Youtube sia uno stupido o poco più invece c’è un grosso impegno dietro. Io studio il montaggio, le tecniche di ripresa, le luci e curo tutti i piccoli dettagli. Volevo urlare queste cose attraverso questa canzone.

Che rapporto hai con il montaggio video e con Youtube?

Questa attività rappresenta ancora adesso un divertimento per me, nel mio tempo libro cerco sempre di fare un video, non lo vivo come un obbligo, quando non ho un oggetto per registrare lo chiedo in prestito perché mi piace poter condividere con le persone quello che faccio nella mia vita quotidiana; è il mio hobby.

Come mai hai studiato all’Istituto nautico?

Mia madre mi ha cresciuto facendomi leggere tantissimi libri, sono appassionato di avventure di mare e di pirati per cui, quando ho visto la possibilità di studiare per un lavoro che avesse a che fare con il mare, l’ho seguita. Crescendo ho capito che non era quello che volevo fare veramente per cui adesso studio alla Iulm, sono riuscito a vincere una borsa di Studio e mi sono trasferito da Roma a Milano.

“R U Crazy” è una delle cover che ti è riuscita meglio. Come ci hai lavorato?

Si tratta di una cover di cui ho adorato la produzione, c’è del blues cambiato in elettronica estrema, adoravo l’idea della contaminazione, erano anni che ne parlavo, metterla in un mio album mi ha reso felice!

Come vivi il passaggio dalle cover agli inediti?

Quando fai cover potresti adagiarti e abituarti a scegliere cose facili.  A me non è successo perché quando faccio cover le modifico il più possibile, mi piace seguire l’idea di offrire una mia versione della canzone in questione. Pensare ai miei brani e realizzarli è bellissimo, sono libero di farlo, i miei produttori sono molto aperti verso le mie idee, ho passato mesi in studio ad imparare e a condividere con loro le mie idee. Ad ogni modo non mi sento ancora pronto per scrivere cose che ancora adesso non ho avuto modo di vivere e conoscere. Mi piace imparare cose nuove, non sono un musicista, faccio le cose da autodidatta e non mi sento un professionista, sono in una fase iniziale e di studio continuo.

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Come è avvenuta la scelta di questa copertina?

Sembro un personaggio di Twilight (ride ndr). Avevamo due copertine: una molto semplice, l’altra era questa qui. Ho scelto questa perché volevo poter condividere l’album anche con le persone in Georgia quindi mi serviva un tocco più internazionale

A proposito, come vivi le tue origini georgiane?

In Georgia si cresce all’insegna della buona educazione, c’è rispetto verso gli altri e verso le persone più grandi. Sono cresciuto con mia nonna che ci teneva molto a queste cose per cui, anche se ci sono stato poco, ho cercato di apprendere il maggior numero di cose. A livello musicale sono cresciuto con la musica internazionale però vorrei in futuro riuscire a mischiare la musica elettronica con qualcosa di folcloristico, dovrei andare là a studiare e a capire come poterlo fare; per ora non posso ma mi piace sperimentare, sono sicuro che un giorno lo farò!

Raffaella Sbrescia

Video: New Generation Kids

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