“Amazing Game”, Paolo Conte apre il suo forziere e ci regala un album strumentale. Intervista

 

Paolo Conte - Amazing Game

Paolo Conte – Amazing Game

A ridosso dell’ottantesimo compleanno, Paolo Conte sceglie di regalarci “Amazing Game”, un album strumentale costituito da registrazioni effettuate in epoche diverse (dagli anni ‘90 a oggi), per colonne sonore di pièce teatrali e a scopo di studio e sperimentazione. Ventitrè brani liberi, ricchi, strutturati, escono dai cassetti dello chansonnier in accordo con la Decca Records/Universal. Scrittura, improvvisazione e stralci di vita si fondono e si intrecciano in un lavoro che trabocca di energia e piglio creativo. Entrando nello specifico di “Amazing Game” troviamo dodici composizioni (da “Pomeriggio Zenzero” a “The Bridge”) commissionate dalla Regione Liguria per commemorare il centenario della nascita di Eugenio Montale; cinque (da “Rumbomania” a “Gli Amici Manichini”) furono composti per una pièce teatrale mai andata in scena dal titolo “Gli Amici Manichini”, “Changes All In Your Arms” composto inizialmente per il disco “Razmataz” e la meravigliosa, nonché conclusiva “Sirat Al Bunduqiyyah”, registrata per la pièce teatrale “Corto Maltese” in collaborazione con l’Orchestra Sinfonica delle Marche sotto la direzione di Daniele Di Gregorio. Insieme al cantautore e compositore di Asti hanno suonato nel disco: Lucio Caliendo (bassoon), Claudio Chiara (alto sax), Daniele Dall’Omo (guitar), Daniele Di Gregorio (drums – percussions – vibes), Massimo Pitzianti (accordeon – bandoneon – clarinet – baritone sax), Piergiorgio Rosso (violin), Jino Touche (double bass – guitar), Luca Velotti (soprano sax), Luciano Girardengo (cello), Maurizio Bellati (french horn), Alberto Mandarini (trumpet), Jimmy Villotti (electric guitar) Claudio Dadone (guitar – accordeon), Piero Conti (drums) e Ginger e Rama Brew (cori). Un gruppo di musicisti particolarmente affiatato che ha mostrato sì, grande complicità, ma anche una notevole perizia, testimoniando uno stato di grazia difficile da eguagliare.

Paolo Conte ph Daniela Zedda

Paolo Conte ph Daniela Zedda

Intervista

Paolo, qual è lo spirito che attraversa “Amazing Game”?

In questo progetto c’è sempre il mio gusto, il mio stile, lo stesso presente nelle mie canzoni. Queste composizioni sono molto scritte, solo due pezzi sono improvvisati: il primo è “F.F.F.F,  l’altro è “Fuga in Amazzonia in Re Minore”; in ogni caso si tratta di un’improvvisazione soltanto free e non free jazz.

Un album che non ha paura del silenzio e delle pause…

Il silenzio è sempre stato una bellissima strategia in grado di mantenere viva tutta la tensione di quello che è stato suonato appena due battute prima.

Che legame c’è tra i titoli e i brani?

Ogni composizione è sempre preceduta da titoli provvisori. In genere non c’è mai un legame causa-effetto; è stato tutto molto estemporaneo. Non c’è un filo narrativo, la tracklist è stata costruita a posteriori.

La scelta di un progetto strumentale rivela una vocazione precisa?

Nella mia vita c’è sempre stata passione per la musica, sin dai primi anni in cui collezionavo dischi. Non faccio differenza tra musica strumentale e quella che scrivo per le mie canzoni, il mio stile ed il mio gusto sono rimasti i medesimi, qui non ci sono le distrazioni che possono darti le parole, la musica racconta le cose in modo molto più astratto ed impalpabile.

Paolo Conte Ph Alessandro Menegatti

Paolo Conte Ph Alessandro Menegatti

Cosa rappresenta questa operazione oggi?

Non ho abdicato alla canzone, sono cose che ho scritto per mio diletto e che sono sono state ben suonate dai miei musicisti e anche da me; questo non implica un cambio di rotta della mia musica. Nei concerti che terrò a breve, infatti, farò solo le canzoni del mio repertorio classico. La formula sarà quella ormai consueta tra successi vecchi e nuovi. I musicisti saranno i miei fedeli compagni in questa avventura.

Perché questo album non è jazz?

Da grande appassionato di jazz, ho cristallizzato le mie idee, per questa ragione dico che questo non è un album jazz.

A tal proposito cosa ascolti del mondo jazz?

In qualità di ascoltatore ho studiato tutta la storia jazz, poi pian piano mi sono rifugiato negli arcaici, negli antichi. Gli anni ’30 sono quelli in cui sento le rivoluzioni più forti. Amo la potenza che c’è nel linguaggio che si formò in quegli anni, la costruzione dell’espressività dei musicisti neri e bianchi nel modellare gli stilemi di un certo linguaggio.

Che rapporto hai con la musica classica?

C’è sempre stato un bel rapporto. Da un po’ di anni la sera mi sintonizzo sul canale 138 di Sky dove trovo grandi concerti di grandi solisti. Ho le mie preferenze: adoro il pianismo di Chopin, mi ha impressionato Erik Satie. Ho avuto una bella conferma con Schumann, mi piace sempre molto Ravel nonché l’imponenza pianistica di Beethoven.

 Cosa pensi del premio Nobel a Bob Dylan?

Sono d’accordissimo. Questo tipo di apertura avvenne proprio con Dario Fo, in quel caso avvenne con il teatro, in questo caso con la musica. Non mi scandalizzo, mi congratulo con Dylan. Tra gli anni ‘70 e ’90 in Italia i cantautori italiani hanno speso grandi energiae letterarie, spesso molto di più rispetto ad altre nazioni. Il più grande è stato Enzo Jannacci, lo dico anche a distanza di diversi anni.

Hai un erede artistico?

No, sento di avere avuto migliaia di maestri ma nessun erede, forse è un mio difetto non riuscire a trasmettere quello che faccio.

Hai messo da parte molte composizioni, è successo anche con le canzoni?

Sì certo, nei cassetti giace ancora qualcosa.

Di questo terzo millennio, cosa pensi, come ti ci trovi?

Da un punto di vista artistico non sento grandi differenze. Mi dà fastidio la presenza troppo forte del contenuto rispetto alla forma. C’è ancora troppa voglia di comunicare e di spiegare le cose.

Cosa ti aspetti da questo disco?

Come al solito non mi aspetto nulla in particolare. La Decca è una casa discografica importante, storica, poi in questo periodo i dischi strumentali hanno una buona chance all’estero…chissà!

Come ti prepari agli 80 anni?

Tengo duro, cerco di reggere e di sognare ancora qualcosa. Mi piacerebbe lavorare e comporre per il cinema.

Raffaella Sbrescia

Ecco la tracklist completa di “Amazing Game”: “Pomeriggio Zenzero”, “F.F.F.F. (For Four Free Friends)”, “En Bleu Marine”, “Song In D Flat”, “P.U.B.S.A.G. (Passa Una Bionda Sugli Anni Grigi)”, “Amazing Game”, “Zama”, “A’ La Provençale”, “Serenata Rustica”, “La Danse”, “Zinia”, “The Bridge, Largo Sonata Per O.R.”, “Fuga nell’Amazzonia In Re Minore”, “Sharon”, “Tips”, “Rumbomania”, “Mannequins Tango”, “Novelty Step”, “La Valse Fauve”, “Gli amici manichini”, “Changes All In Your Arms”, “Sirat Al Bunduqiyyah”.

Il tour è organizzato da Concerto Music (www.concerto.net):

22-23 ottobre – Auditorium della Conciliazione – Roma;

29 ottobre – Pala Banco – Brescia;

11-12 novembre – Teatro degli Arcimboldi – Milano;

12 dicembre – Teatro Regio – Torino;

11-12 febbraio – Philharmonie De Paris – Parigi;

25 febbraio – Elbphilharmonie – Amburgo.

Scoppia la Depeche Mode mania: in arrivo l’album “Spirit” ed un tour mondiale.

Depeche Mode

Depeche Mode

Scoppia la Depeche Mode mania: Dave Gahan, Andrew Fletcher e Martin Gore annunciano un nuovo album di inediti, intitolato “Spirit”, che vedrà la luce durante la prossima primavera su etichetta Columbia Record ed un tour mondiale che prenderà il nome di “Global Spirit Tour”. L’occasione è un evento di portata internazionale al Teatro dell’Arte nella Triennale di Milano: «Abbiamo trascorso gli ultimi due anni a lavorare al nuovo album tra Santa Barbara e New York insieme al nuovo produttore James Ford. Il disco si intitolerà “Spirit” e la sua uscita è prevista per la prossima primavera. I tempi sono prematuri per parlarne nel dettaglio ma il suono è davvero incredibile, siamo molto orgogliosi di questo lavoro e speriamo che piacerà anche a voi», spiega Dave Gahan all’affollata platea.

Depeche Mode

Depeche Mode

Grande attenzione rivolta ovviamente alla tournèe: «Il tour, che seguirà l’album, si articolerà in 32 concerti per 21 Paesi, prenderà il via il 5 maggio a Stoccolma mentre la tappa finale sarà il 23 luglio a Cluj-Napoca in Romania. Ovviamente suoneremo anche in Nord e Sud America ma ci sarà tempo per dirvi di più in merito». In Italia la band arriverà a giugno (grazie a Live Nation): il 25 sarà all’Olimpico di Roma, il 27 allo stadio San Siro di Milano e il 29 al Dall’Ara di Bologna.I biglietti saranno in vendita dalle 10:00 del 15 ottobre su livenation.it e ticketone.it. I Titolari di American Express potranno accedere ad una prevendita dedicata, di 48 ore, dalle 9:00 del 13 ottobre alle 9:00 del 15 ottobre.

Depeche Mode

Depeche Mode

 Entrando nei dettagli di questo nuovo progetto, i Depeche Mode raccontano anche del loro supporto a Charity Water: «Per il Global Spirit Tour continueremo la collaborazione con la casa di orologi svizzeri Hublot, per sensibilizzare e raccogliere fondi a favore di Charity Water, organizzazione non profit che fornisce acqua pulita alle persone di tutto il mondo». Tornando al tour: «Ancora una volta l’elemento visuale sarà fondamentale all’interno dello show. Per il tour collaboreremo nuovamente con Anthony Corbin ma ancora dobbiamo studiare il concetto visuale. Per quanto riguarda le tematiche che affronteremo, certamente il disco subirà l’influenza del difficile contesto socio-culturale che viviamo ma anche in questo caso i tempi non sono ancora maturi per svelarvi i dettagli; ci stiamo ancora lavorando ma possiamo dirvi che siamo sicuri di poterci spingere oltre quello che abbiamo fatto con “Delta Machine”», spiegano i Depeche Mode.

Depeche Mode - Dave Gahan

Depeche Mode – Dave Gahan

Dopo il rigoroso “no” in merito all’ipotesi reunion con Alan Wilder, un paio di specifiche in merito alla scaletta: «I brani del nuovo album rappresenteranno la struttura portante della scaletta mentre quelli vecchi verranno opportunamente riarrangiati per poter configurare uno spettacolo omogeneo. Non siamo in un club dove si può pensare di stravolgere una scaletta e improvvisare, ad ogni modo non vi faremo mancare delle sorprese! Sicuramente ci saranno fan entusiasti e grandi delusi in merito ad eventuali esclusioni in quella che sarà la nostra set list definitiva ciò ma alla fine ci interessa rendere felice il maggior numero di fan sparsi nel mondo».

Raffaella Sbrescia

Video: Presentazione Depeche Mode – Triennale – Milano

Global Spirit Tour –  Calendario Tour Europeo Estate 2017

 

May 5             Stockholm, Sweden                         Friends Arena
May 7             Amsterdam, Netherlands                  Ziggo Dome
May 9             Antwerp, Belgium                             Sportpaleis
May 12           Nice, France                                    Stade Charles-Ehrmann
May 14           Ljubljana, Slovenia                            Dvorana Stožice
May 17           Athens, Greece                                Terra Vibe Park
May 20           Bratislava, Slovakia                          Štadión Pasienky
May 22           Budapest, Hungary                           Groupama Aréna
May 24           Prague, Czech Republic                    Eden Aréna
May 27           Leipzig, Germany                              Festwiese
May 29           Lille, France                                     Stade Pierre-Mauroy
May 31           Copenhagen, Denmark                      Telia Parken
June 3             London, United Kingdom                   London Stadium
June 5             Cologne, Germany                           RheinEnergieStadion
June 9             Munich, Germany                             Olympiastadion
June 11           Hannover, Germany                          HDI Arena
June 18           Zurich, Switzerland                           Letzigrund Stadion
June 20           Frankfurt, Germany                           Commerzbank-Arena
June 22           Berlin, Germany                                Olympiastadion
June 25           Rome, Italy                                       Stadio Olimpico
June 27           Milan, Italy                                        Stadio San Siro
June 29           Bologna, Italy                                    Stadio Rentao Dall’Ara
July 1               Paris, France                                    Stade de France
July 4               Gelsenkirchen, Germany                    Veltins-Arena
July 6               Bilbao, Spain                                     BBK Live Festival
July 8               Lisbon, Portugal                                 NOS Alive Festival
July 13             St. Petersburg, Russia                        SKK
July 15             Moscow, Russia                                 Otkritie Arena
July 17             Minsk, Belarus                                   Minsk-Arena
July 19             Kiev, Ukraine                                      Olimpiyskiy National Sports Complex
July 21             Warsaw, Poland                                  PGE Narodowy
July 23             Cluj-Napoca, Romania                         Cluj Arena

Briga presenta “Talento”, un album pensato per sorprendere l’ascoltatore. Intervista

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Mattia Briga torna in pista con “Talento” a due anni di distanza da “Neveragain”. Il nuovo album di inediti dell’artista esce oggi per Sony Music Italy, sia in versione standard che deluxe, comprensiva di 4 tracce in più ed un ricco booklet. “Talento” è un album pensato per sorprendere l’ascoltatore. In questo progetto Briga ha lavorato senza porsi limiti ed il risultato supera di gran lunga le aspettative. L’aspetto più importante è legato alla produzione artistica: la lavorazione dei suoni è strutturata e versatile, ci sono numerosi passaggi di genere ricchi di echi, riferimenti e commistioni. Presenti anche diversi brani di stampo propriamente cantautorale in grado di lasciar affiorare la trasversalità vocale di Briga. Metriche precise, melodie accattivanti, testi d’autore ma anche tante collaborazioni importanti, frutto di reciproca stima e condiviso amore per la musica.

Intervista.

Cosa rappresenta per te l’uscita di questo disco?

Non è facile scrollarsi di dosso l’etichetta dell’ex talent. Con questo album ci tengo molto a mettere in evidenza le mie capacità artistiche. In questi due anni si è parlato troppo della mia personalità e troppo poco della mia trasversalità musicale. Questo lavoro mi rende molto orgoglioso della mia carriera da musicista, vengo dalla scena rap italiana, ho lavorato con un’etichetta indipendente con cui continuo la mia avventura professionale; è bello vedere una comune crescita di intenti.

Quali sono i punti forti di questo lavoro?

Ho potuto fare un disco con dei mostri sacri della canzone italiana. Ho lavorato con Tagagi e Ketra per i primi due singoli estratti dall’album, ho collaborato con Massimo Colasanti, ci sono diversi brani con un quartetto d’archi ed il primo violino dell’orchestra di Morricone. Ho inciso dei brani con tanti artisti come Gianluca Grignani, Lorenzo Fragola, Clementino, Mostro, Gemitaiz, Alessio Bernabei.

Perché definisci questo disco come quello della maturazione?

Perché ci ho lavorato con un intento preciso: fare in modo che il pubblico non schippasse nemmeno una canzone. La tracklist si apre con una traccia punk-rock, si prosegue con un sound molto più estivo con “Baciami”, poi un brano più rap con Gemitaiz, mio amico di sempre. Si va avanti con una ninna nanna d’amore introspettiva come può essere “Diazepam”, echi brit-pop con “Ti viene facile”. In questo album ho voluto lasciare molto spazio alla composizione strumentale e questo è un fatto molto particolare.

Approfondiamo la questione…

Nel mondo rap, chi scrive sente la necessità di riempire la base con moltissime parole. Ho voluto ricercare la sintesi, ispirandomi all’universo cantautorale degli anni ’70. “Bambi” e “Mily” sono le mie prime due produzioni musicali, le ho composte io chitarra e voce concentrandomi sul fatto che bastano poche frasi per esprimere un concetto nel modo giusto. L’arte lascia il beneficio del dubbio e la libera interpretazione, penso che sia giusto che l’ascoltatore possa leggere le parole e la musica nel modo che ritiene migliore. Per farvi capire meglio di cosa sto parlando, vi porto l’esempio di Antonello Venditti che nel brano “Quando verrà Natale” canta sempre la stessa frase con un’enfasi diversa per trasmettere all’ascoltatore un messaggio sempre diverso; ecco io trovo che questa sia una cosa molto bella e ci sto lavorando anche io.

L’idea di un packaging così curato è tua?

Sono abituato ad avere un rapporto molto diretto con il mio staff, metto parola praticamente su tutto. Fermo restando che la sostanza resta la musica, trovo che una grafica impattante possa essere d’aiuto affinchè la gente ne sia attratta fin da subito.

Briga ph nima-benati

Briga ph nima-benati

Cosa rappresenta e cosa cancella questo disco?

Non nutro rancore verso il passato. Guardo avanti ma non mi è piaciuto che sia parlato così poco della mia musica. Ho cantato in 4 lingue, ho rielaborato un brano di Tiziano Ferro, il quale mi ha telefonato per chiedermi se poteva inciderlo, sarò nel disco solista di Boosta, ho collaborato con Gigi D’Alessio e Venditti. Trovo che sia giusto attaccare quando si sbaglia ma è altrettanto giusto rendere giustizia a chi la merita. Questo disco mi rende felice perché si basa tutto sulla stima artistica. I featuring me li sono conquistati, questa è tutta farina del mio sacco e del mio staff, sono felice di essermi potuto confrontare con musicisti importanti.

“Talento” è tutto fuorchè un disco rap…

Tante cose vengono mistificare per quello che non sono. Non ho mai studiato da musicista, questo è un viaggio tutto nuovo, un processo evolutivo dettato dal desiderio di migliorarsi, un’asticella sempre più altra che pongo a me stesso. Spero di migliorarmi sempre più sia come essere umano che come artista, non condivido le etichette che mi appiccano, non per essere polemico ma perché non servono.

Quanto ti è costata in termini emotivi la ricerca della sintesi?

In realtà niente in termini di sacrificio, si tratta di un percorso che va avanti da anni, prima non sarebbe stato giusto e non mi sarebbe andato bene. Ero più piccolo, ero meno tutto. Lavoro tutti i giorni per potermi confermare ma soprattutto per poter sorprendere il pubblico. Ascolto veramente molte cose: dalla samba a Manu Chao, molta elettronica, Pino Daniele, canzoni napoletane, Battisti, mi piace ascoltare musica senza filtri né preconcetti. Lavoro per essere completo, da ragazzino compravo i dischi per esserne sorpreso.

Cosa è per il talento?

Il mio talento nasce dalla confusione, dal caos, da lì si sviluppa questo grande casino che rappresenta il mio talento; qualcosa con cui mi sono cacciato nei guai e da cui mi sono tirato fuori. Avrei potuto intraprendere la carriera universitaria che poi ho stoppato per  realizzare i miei sogni, ho preferito camminare da solo piuttosto che essere guidato, ho sbagliato tanto e tante volte ma mi sono sempre ripreso; questo e stato il più grande allenamento della mia vita.

La collaborazione di cui conservi il migliore ricordo?

Sicuramente “Rimani qui” con Fragola. Quel giorno avevo solo due ore di tempo per registrare il brano in studio, ero ospite al Coca Cola Summer Festival  a Roma e le tempistiche televisive mi hanno portato via più di otto ore. Quando sono tornato in sala, ho ritrovato Lorenzo insieme al mio fonico, mi ha detto che non voleva fare una cosa sommaria, ha voluto cantare la seconda strofa e ha voluto partecipare alla produzione musicale del brano; il risultato mi è piaciuto moltissimo. Questa cosa testimonia il fatto che ci vedo lungo con le persone, prima viene l’uomo e poi l’artista. Conoscersi implica fatica, siamo abituati ad etichettare ma alla fine quello che conta è lavorare divertendosi.

Chi c’è dietro le etichette?

Sono consapevole del fatto che ognuno può dire quello che vuole. Accetto le critiche personali, quelle musicali. Dietro le etichette c’è tutto quello che non è stato capito e che richiede fatica. Siamo improntati verso la svolta economica ma dietro questa impostazione di default c’è la superficialità e la mancanza di volontà nel voler comprendere il pensiero di una persona.

Briga

Briga

Uno dei brani più interessanti del disco è “Fuoco Amico”, in cui duetti con Mostro e Clementino lasciando convergere tre diverse scuole rap. Come ci hai lavorato?

In genere mentre faccio delle cose ne penso già altre. Con Mostro non avevo ancora avuto l’opportunità di fare qualcosa. Ho chiamato Clementino per coinvolgerlo in questo brano e si è mostrato subito disponibile. In quel periodo lui era a Lecce, abbiamo fatto i salti mortali ma alla fine ci siamo riusciti alla grande. Ho inserito questo brano nella versione deluxe del disco per poter offrire davvero qualcosa in più. Stesso discorso anche per “Per adesso sono inverno”, un brano interessante che potevo tranquillamente scegliere come singolo e che ho preventivamente denominato “Demo” in vista di un nuovo arrangiamento live.

Quali sono state le regole produttive che hai seguito per realizzare questo disco?

Qualunque cosa in questo disco tranne “Eo – Eo” è roba nuova per me. In ogni canzone c’è un pensiero dietro. La mia passione nasce dal cuore e dall’istinto. Il talento non si può innestare o comprare. Ho scelto due singoli estivi per fare breccia nel cuore del pubblico ma anche le cose semplici bisogna saperle fare.

Quali sono gli artisti a cui ti ispiri?

Ce ne sono alcuni che ho sempre ascoltato come De Gregori, Battisti, Grignani. Poi mi piacciono Cremonini, Subsonica (lo stile compositivo di Samuel e Boosta) e poi ci sono i Verdena che hanno un’iconografia veramente unica; ogni volta che li ascolto mi comunicano sempre qualcosa di diverso.

Rifaresti “Amici”?

Certo, senza dubbio. Il programma mi ha dato la possibilità di essere notato da Sony, di fare sold out con il mio tour, di vendere un quasi doppio disco di platino, di essere notato e stimato da tanti illustri colleghi. All’epoca ho fatto una scelta azzardata, venivo dal rap romano con “Neveragain” praticamente in uscita. A pochi giorni dalla pubblicazione ho fermato tutto, mi sono preso tanta merda addosso, avevo canzoni che avrebbero comunque spaccato in ambito underground ma ho comunque voluto farmi carico di un rischio. Si dice che “chi non risica, non rosica”, no?

Cosa ti aspetti dal pubblico?

Questo album ha dei connotati importanti a livello musicale, probabilmente non sarà disco di platino ma va bene; posso anche vendere meno ma la gente deve capire il lavoro che è stato fatto e che ci sono stati dei passi in avanti. Il pubblico dei talent è ballerino, sta nella tua bravura fare in modo che queste persone possano continuare a seguirti. Certo, qualcuno l’ho perso ma non sarà mai tanto importante come le persone che sono riuscito a mantenere al mio fianco. La cosa difficile è condurre per mano le stesse persone che due anni fa guardavano il talent e che ora stanno crescendo con la mia musica. In ogni caso non ho paura di fare quello che voglio, faccio la musica che decido di fare io, la mia missione è trainare le persone verso le mie scelte artistiche; non posso vivere con la paura di fare qualcosa che non piaccia al pubblico. Vivo con l’entusiasmo verso l’ignoto e con la predisposizione all’avventura; la mia unità di misura è il brivido.

 

Pierino e il lupo a Hollywood: Elio è la voce narrante nel nuovissimo prequel del classico di Prokof’ev

Elio - Pierino e il lupo

Elio – Pierino e il lupo

Elio ha registrato per Deutsche Grammophon “Pierino e il lupo”, il capolavoro di Prokof’ev che ha recitato numerose volte in tanti teatri italiani. Stavolta però le cose sono un po’ diverse. La novità più importante è la creazione di un prequel ambientato ad Hollywood e realizzato con la casa di produzione americana “Giants are Small”. Pierino, rimasto orfano, emigra dal nonno, un ex hippie, giardiniere a Hollywood nella villa di una super star del cinema. Pierino fa la conoscenza degli animali che incontrerà poi nella favola, viene a sapere dai telegiornali che il lupo è fuggito dallo zoo, decide quindi di costruire un robot per acchiapparlo, fallisce e riprende la caccia. Da qui in poi parte il classic di Prokof’ev.  Questo prequel viene raccontato da Elio che interpreta tutti i personaggi, maschili e femminili, uomini e bestie, raggiungendo un eccellente risultato.

Intervista

Cosa cambia in questa nuova versione del progetto?

La storia è rimasta uguale con tanto di approvazione da parte del nipote di Prokof’ev. Ci sono solo alcuni accorgimenti: il lupo non è cattivo, allo zoo lo trattano benissimo e i cacciatori diventano paparazzi. La vicenda è stata spostata ad Hollywood con l’intento di darle un’identità più contemporanea, sono state apportate delle modifiche al linguaggio con un adattamento alla sensibilità odierna.

Quali sono le differenze con le edizioni straniere del progetto?

Il cd avrà un narratore diverso per ogni Paese. Per esempio nella versione in inglese è Alice Cooper. Il lavoro di Giants Are Small diventerà anche uno spettacolo che debutterà il 21 maggio al Kennedy Center di Washington con un protagonista di cui non è stato ancora rivelato il nome. In Italia lo spettacolo arriverà in scena durante la seconda parte della stagione 2017-2018  e verrà realizzata anche un’app ad hoc.

Qual è lo scopo principale di questa operazione?

Si tratta di una favola accessibile ai bambini con dei riferimenti attuali. Il senso di questa operazione è rendere l’opera più vicina ai bambini di oggi. La prima parte si integra bene con la seconda senza apparire come un corpo estraneo. Si tratta di un progetto molto utile dal punto di vista didattico.

Quali sono stati i personaggi più divertenti e quali i più difficili da interpretare?

Mi sono impegnato molto per ogni singolo personaggio. Non sono un attore, sebbene mi piaccia farlo. Ho ricevuto continue indicazioni dall’America, mi hanno dato tante info utili e mi hanno accompagnato per mano benchè non capissero nulla della lingua italiana.

Hai ascoltato le edizioni storiche realizzate da Eduardo De Filippo e Roberto Benigni?

Sì anche se in quei casi essendo loro degli attori, si sono inventati anche cose che non sono state scritte. Io non c’entro nulla con questo tipo di discorso, quest’operazione è tutt’altra cosa: è una storia che al suo interno contiene “Pierino e il lupo”.

Cosa viene fatto secondo te facilitare il contatto tra musica classica e i bambini?

Ho bene in mente gli episodi in cui mi portavano a teatro e mi annoiavo molto. All’epoca prendevo lezioni di musica e mi domando quanto possa essere complesso per un bambino avvicinarsi a questo mondo senza che studi musica. Da anni porto avanti una serie di lavori che hanno proprio questo tipo di finalità. La musica classica è molto più interessante del pop, sotto ogni possibile aspetto: dalla composizione, alla qualità, al tipo di messaggio. Forse il problema è che non viene proposta nel modo giusto, non ci si preoccupa di renderla più interessante agli occhi di chi dovrebbe fruirne.

Come ti senti ad aver partecipato ad un progetto per Deutsche Grammophon?

Sono arrivato ad un età in cui non mi beo del fatto che il mio nome venga accostato ad un marchio importante. Sono contento di fare una bella cosa a prescindere. La prospettiva più felice è la certezza  del fatto che il progetto arriverà a tanta gente. Sono incuriosito dall’effetto che farà alle persone.

Altri progetti in corso?

Mi è stato proposto di lavorare all’”Opera da tre soldi” e ne sono ben lieto. Per una volta vorrei mettere l’accento più sulla musica di Weill che sul testo di Brecht.

Raffaella Sbrescia

Dente: “Canzoni per metà” è l’ultimo frutto del suo genio. Intervista

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Giuseppe Peveri torna in scena con “Canzoni per metà”, un album che fotografa l’essenza più intima di una fase esistenziale, la voglia di lasciarsi sospingere da un sogno, l’intimo desiderio di volersi ritagliare uno spazio di leggerezza. Le venti canzoni scritte e cantate da Dente sono poesie ma anche territorio fertile per una ricerca sonora curiosa ed intelligente. Disponibile dal 7 ottobre su tutte le maggiori piattaforme digitali e in tutti i negozi di dischi in formato cd e vinile distribuito da Sony Music Entertainment, “Canzoni per metà” è già dal titolo una chiara dichiarazione d’intenti, un doppio senso che indica da una parte brani dedicati alle “dolci metà” passate, presenti e future di Dente, dall’altra canzoni a volte brevi e dirette e spesso dalla struttura spiazzante tanto da poter sembrare quasi incompiute, ma che incompiute non sono.

Dente ha scritto, arrangiato e suonato ogni singolo brano di “Canzoni per metà” usando strumenti classici e campioni elettronici, mentre per le registrazioni si è affidato al leader degli Zen Circus Andrea Appino che ha registrato e mixato l’album al 360 Music Factory di Livorno. La cover del disco è invece una sirena “al contrario” creata dal grafico e collage artist di Buenos Aires FEFHU. Una “creatura Frankenstein” che parallelamente all’album è formata da parti profondamente diverse, la cui somma dà come risultato finale un quadro straniante ma assolutamente definito e riconoscibile. Dopo dieci anni di carriera Dente dimostra ancora una volta di essere coraggioso, di saper andare controtendenza, di fare musica per il piace di farla arrivando a destrutturare la forma canzone pur mantenendo intatta una solida identità pop: le 20 tracce si snodano tra melodie intime e soffuse che accompagnano storie sentimentali agrodolci, caratterizzate da una poetica pungente, ironica e a tratti crudele.

Intervista

Perché hai scelto questo titolo per il tuo nuovo album e quali sono le principali novità?


Queste 20 canzoni sono state scritte per le metà che ho avuto e che forse avrò. In ogni caso sono scritte per qualcun altro che si possa definire metà per ciascuno di noi. A differenza del mio precedente lavoro, che avevo registrato con la mia band, stavolta ho usato me stesso come performance live. Per la prima volta uso l’elettronica, ci sono pezzi meno miei rispetto al passato ma alla fine non c’è una linea di fondo o un filo conduttore.

Che rapporto c’è tra musica e poesia nella tua scrittura?

La musica ha degli spazi vuoti che la poesia non ha, la mia è una poesia musicata.

Il progetto “Favole per bambini molto stanchi” ti ha spinto a scrivere canzoni brevi?

Forse mi ha inconsciamente aiutato a realizzare questo disco, mi sono sentito legittimato a mettere più canzoncine, mi sono liberato dai paletti. Forse se non avessi scritto quel libro non avrei fatto un disco così.

Come giustifichi la scelta delle canzoni brevi?

Si sta andando sempre più verso il volere del pubblico, non è più l’artista a dettare un gusto. Non mi piace l’idea che gli artisti siano sotto lo scatto del pubblico, ho voluto fare un lavoro più artistico, che rispondesse soprattutto al mio desiderio di fare musica senza canoni né sovrastrutture. Ho sempre scritto canzoni con grande sincerità, in genere sceglievo quelle più particolari. In questo caso ne avevo altre più pop e più fruibili ma non le ho messe. In “Canzoni per metà” ho scelto di non seguire nessuno, voglio stare davanti alla fila.

“L’amore è bello” rappresenta un ricorso storico all’interno del tuo percorso?

In questo disco ci sono molte citazioni sia mie che di altri. Su tutti, il testo di “Canzoncina” è liberamente saccheggiato da “Sad Songs and Waltzers” di Willie Nelson che mettevo sempre in scaletta tanti anni fa all’inizio dei concerti.

E l’artwork?

I testi li ho battuti con una vecchia Olivetti, ho comprato dei vecchi libri usati nei mercatini e ho scritto i testi sopra questi vecchi fogli. Nell’edizione in vinile ci sono anche pezzi di libri e foglietti sparsi. Mi sono divertito molto nel realizzare queste piccole cose.

Dente ph Sebastiano Bongi Tomà

Dente ph Sebastiano Bongi Tomà

 

Come ti sei trovato a Livorno?
Non amo gli aneddoti ma mi piace ricordare l’atmosfera sospesa nel tempo di Livorno, un posto veramente affascinante.

Cosa ci dici del progetto “Calamari”?

Si tratta di un progetto al quale partecipo e che intende riportare in auge il bel cabaret. Poco tempo fa ci siamo esibiti alla Balera dell’Ortica a Milano, è stata proprio una bella esperienza.

Come ti definisci musicalmente?
Sono un cantautore. Scrivo e canto le mie cose in base alle mie capacità ma anche in base alle mie possibilità, esattamente così come dovrebbe essere.

Raffaella Sbrescia

Video: Curriculum


Tracklist:

01 Canzoncina
02 Geometria Sentimentale
03 Come Eravamo
04 Attacco E Fuga
05 Cosa Devo Fare
06 La Rotaia E La Campagna
07 I Fatti Tuoi
08 Curriculum
09 Appena Ti Vedo
10 Se Non Lo Sai
11 Senza stringerti
12 Il Padre Di Mio Figlio
13 Ogni Tanto Torna
14 L’ultima Preoccupazione
15 Noi E Il Mattino
16 Impalcatura
17 Le Facce Che Facevi
18 Fasi Lunatiche
19 L’amore Non È Bello
20 Senza Testo? 2.0

DENTE presenterà l’album con cinque IN-STORE nei punti vendita Feltrinelli:
ven 07 ottobre – MILANO – La Feltrinelli, Piazza Piemonte 2 – ore 18.30
lun 10 ottobre – ROMA – La Feltrinelli, Via Appia Nuova 427 – ore 18.00
mar 11 ottobre – FIRENZE – La Feltrinelli RED, Piazza Della Repubblica 26 – ore 18.30
mer 12 ottobre – BOLOGNA – La Feltrinelli, Piazza Ravegnana 1 – ore 18.00
gio 13 ottobre – TORINO – La Feltrinelli, Stazione Di Porta Nuova – ore 18.30

Giovedì 20 ottobre partirà il nuovo TOUR accompagnato da una backing band d’eccezione, i Plastic Made Sofa.
Sono già disponibili le prevendite (date in continuo aggiornamento):
gio 20 ottobre – Brescia – Latteria Molloy bit.ly/DentetktBrescia
ven 21 ottobre – Correggio (RE) – I Vizi del Pellicano
sab 22 ottobre – Livorno – The Cage bit.ly/DentetktLivorno
sab 29 ottobre – Rovereto (TN) – Smart Lab bit.ly/DentetktRovereto
lun 31 ottobre – Molfetta (BA) – Eremohttp bit.ly/DentetktMolfetta
mar 01 novembre – Sant’Egidio alla Vibrata (TE) – Deja Vu
sab 05 novembre – Napoli – Lanificio 25
mer 09 novembre – Milano – Magnolia bit.ly/DentetktMilano
gio 10 novembre – Torino – Hiroshima Mon Amour bit.ly/DentetktTorino
ven 11 novembre – Genova – Teatro dell’Archivolto bit.ly/DentetktGenova
sab 12 novembre – Padova – Mame bit.ly/DentetktPadova
gio 19 novembre – Foligno (PG) – Supersonic
ven 18 novembre – Roma – Monk bit.ly/DentetktRoma1 – bit.ly/DentetktRoma2
sab 19 novembre – Bologna – Locomotiv bit.ly/DentetktBologna
mar 22 novembre – Bolzano – Teatro Cristallo bit.ly/DentetktBolzano
mer 23 novembre – Saluzzo (CN) – Teatro Politeama
sab 26 novembre – Firenze – Flog
mer 30 novembre – Parma – Mu
ven 02 dicembre – Bergamo – Druso bit.ly/DentetktBergamo
gio 08 dicembre – Palermo – Candelai bit.ly/DentetktPalermo
ven 09 dicembre – Messina – Retronouveau bit.ly/DentetktMessina
sab 10 dicembre – Catania – Ma bit.ly/DentetktCatania
gio 15 dicembre – Fontanafredda (PN) – Astro Club
ven 16 dicembre – Verona – Pika bit.ly/DentetktVerona
sab 17 dicembre – Ravenna – Bronson bit.ly/DentetktRavenna

Marracash e Guè Pequeno in “Santeria live”. Tutte le novità di un tour che si preannuncia ricco di sorprese

Marra/ Guè - Santeria live tour

Marra/ Guè – Santeria live tour

Dopo il successo riscontrato da “Santeria”, l’album che ha messo insieme due teste di serie come Marracash e Guè Pequeno. Concepito, scritto e registrato tra Spagna, Brasile e Milano, l’ambizioso progetto continua la propria naturale evoluzione con un tour prodotto da F&P. Traendo spunto dalla fertile ricerca artistica di entrambi i rapper, ormai amici da più di 15 anni, il tour declinerà dal vivo i contenuti e la forza espressiva del disco facendo leva anche sulla scenografia e sui contenuti visivi realizzati ad hoc da Armando Mesìas, l’artista colombiano che ha già curato tutte le grafiche di questo progetto. A parlarcene sono proprio i diretti interessati.

Intervista

Come mai avete scelto di fare un tour insieme?

 Questo disco nasce da un’amicizia pluriennale. Avevamo in mente da tempo di realizzarlo per cui è venuto fuori in modo molto naturale. Questa è la forza di un disco in cui ci siamo divertiti molto. Lo abbiamo concepito senza pressioni e senza velleità di dover raggiungere un grande pubblico a tutti i costi.

In che senso di tratta di un disco cinematografico?

Un disco in coppia rende più facile incarnare un personaggio. L’idea è quella di proseguire questo racconto anche nel live portando in scena un vero e proprio film. Vorremmo raccontare una storia, romanzare le tappe, ci saranno visuals e musica correlati tra loro. Non avremo una band con noi, il nostro obiettivo sarà quello di fare immedesimare lo spettatore nel racconto.

Come vivete la collaborazione con F&P?

Questo per noi è un upgrade, una novità, una bella sfida. Daremo il massimo trasponendo le vicende che raccontiamo dallo schermo allo stage.

Quali sono i vostri riferimenti?

Per quanto riguarda l’idea del tour in coppia ci siamo ispirati a Jay Z e Kanye West anche se il loro show era molto più simile ad una videoinstallazione, non c’era una trama. Per quanto riguarda i riferimenti cinematografici, guardiamo film insieme fin da quando eravamo ragazzini. Su tutti, i gangstamovie: Scarface, Goodfellas, Carlito’s Way, Tarantino. Siamo legati a filo rosso a questo genere ma abbiamo anche la credibilità di poterci ispirare a questi film; questo è il nostro pane quotidiano. Abbiamo un vissuto, un background ed un percorso individuale molto vicino a questo mondo. Noi abbiamo sempre parlato di argomenti scomodi, lo facciamo dalla fine degli anni ’90. Sarà anche per questo che la nuova ondata trap terrà noi come punti di riferimento.

Approfondiamo la questione…

All’epoca i temi delle nostre canzoni erano considerati da emarginati, la gente non era abituata a sentire certe cose, abbiamo italianizzato gli stilemi della cultura hip hop. Si tratta di una struttura comunque circolare visto che gli americani all’epoca si ispirarono all’immagine del mafioso italiano.

Marra/ Guè - Santeria live tour

Marra/ Guè – Santeria live tour

Che brani metterete in scaletta?

Ovviamente porteremo “Santeria” in tour quasi nella sua totale interezza. Ci sarà comunque un espediente narrativo che ci consentirà di avere dei momenti da solisti. Cercheremo di far convivere tutto al meglio in quello che sarà uno show completo.

Ci saranno degli ospiti?

Non lo escludiamo ma non è questo il punto focale. Certo, se guardiamo gli show americani fa figo vedere gli special guests a sorpresa. Sarebbe bello proporre dei remix con artisti particolari ma non abbiamo bisogno di basare lo show sull’ ospite.

Che pubblico vi aspettate?

Guè: Diventando maturo mi sto accorgendo con piacere di avere un pubblico eterogeneo. Lavoro molto nei club, ci sono ancora dei pregiudizi storici verso un genere che all’estero viene masticato da almeno 30 anni sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori. Qui il rap pare sempre roba per bambini. Nel nostro caso abbiamo un feedback misto, spesso anche proveniente da colleghi e la cosa ci piace parecchio. Ben vengano i teenagers perché vuol dire che siamo di tendenza, in ogni caso ci aspettiamo un pubblico vario.

Marracash: Con il mio album “Status” avevo conquistato una fetta di più pubblico più adulto, con “Santeria” è arrivato un pubblico più giovane. In ogni caso credo che quando hai costruito una carriera con della “cicca” riesci sicuramente a portarti dietro un pubblico eterogeneo.

Cosa ne pensate dei nuovi rappresentanti del mondo rap?

Ben vengano i ragazzi che hanno riportato in auge la questione dell’immaginario urbano con metriche nuove, basi nuove. La differenza tra l’Italia e l’estero è che nel mondo gli artisti urban si estremizzano, sono in Italia invece si finisce sempre per “merdizzare” la musica ammorbidendola. Un altro punto a favore della nuova corrente sta nel portarsi dietro la crew facendo diventare la musica un lifestyle a 360 gradi, questa è una cosa molto hip hop. Certo, i video sono molto belli ma si basano su quelli che ormai sono  diventati canoni internazionali.

Che rapporto c’è tra i bambini e il rap?

In Italia non c’è un’industria musicale pensata per i bambini. La conseguenza diretta è che questi ultimi prendano spesso il rap come modello. Certo, se avessimo 8 anni non ci metteremmo ad ascoltare del pop melenso come quello dell’Amoroso. Qui si finisce per ascoltare Cristina D’Avena o del rap all’acqua di rose come quello di Moreno con dei contenuti meno complessi da metabolizzare o comprendere. Poi ci sono Benji & Fede ma loro occupano giustamente il proprio posto più che altro è triste che ci siano anche alcuni rapper ad occupare quel posto lì.

Raffaella Sbrescia

Santeria Live Tour

Gennaio 2017

27 Padova Gran Teatro Geox

28 Venaria (TO) Teatro Concordia

21 Milano – Alcatraz

Febbraio 2017

02 Fontaneto D’agogna (NO) Phenomenon

04 Nonantola (mo) Vox Club

14 Napoli – Palapartenope

16 Firenze Obihall

118 Roma Atlantico

Video: Salvador Dalì

http://vevo.ly/a26utc

 

Raphael Gualazzi presenta “Love Life Peace”. Intervista

Raphael Gualazzi - Love Life Peace

 “Love Life Peace” è il nuovo album di inediti di Raphael Gualazzi prodotto e arrangiato da Matteo Buzzanca. Questo terzo lavoro (Sugar Music), il cui packaging riproduce un pianoforte componibile come un puzzle tridimensionale, mette in evidenza tutti i punti forti di un artista che conferma di essere un grande ricercatore sia a livello testuale che sonoro.  Dopo l’entusiastico riscontro ricevuto dal singolo “L’estate di John Wayne”, Gualazzi torna in scena e lo fa in grande stile presentando il nuovo album al Blue Note di Milano; il tempio di quel jazz di cui Raphael si confessa innamorato ormai da sempre. R’n’B, Jazz, Pop, Pop-Rock, Funk, British Soul, s’incontrano, s’’incrociano si fondono in questo full lenght cantato un po’ in italiano, un po’ in inglese svelando echi e richiami vintage risalenti agli anni ’60, ’70. Amore, vita e pace sono i grandi temi affrontati e messi in rilievo da Gualazzi che trova anche il modo di spaziare tra la tradizione siciliana e leggende di New Orleans nella sorprendente “Mondello beach”. Atmosfere cupe e fumose dipingono i contorni della ballad incentrata sul tema della solitudine “All Alone”. Decisamente ben riuscito il duetto con Malika Ayane sulle note di “Buena Fortuna”, trait d’union tra musica pop e bossanova. La scrittura di Gualazzi si alterna tra brani molto intimi ed altri più spensierati lasciando allo spirito il tempo di prendere fiato tra un’apnea emotiva e l’altra. Tra i brani più belli del disco c’è “Splende il mattino”: una dolcissima poesia purpurea e bluastra al contempo.  Fascinosa e suadente l’’anima groovy di “Disco ball”, estrosa e godibilissima la bonus track “Pinzipo”, firmata insieme a Paolo Buonvino per la famosa serie tv “Tutto può succedere”.

Intervista

Cosa racchiudi nel titolo di questo tuo nuovo lavoro?

Ho scelto un titolo semplice che potesse mettere in rilievo delle tematiche importanti: amore, vita, pace. Questo progetto intende rappresentare una tappa importante del mio percorso artistico ma anche concentrarsi su quello che ci accade intorno. C’è bisogno di un messaggio semplice ma concreto.

La tracklist è molto variegata: si va da brani d’autore a composizioni jazz, ai ritmi latini…

La mia impostazione è sempre stata eclettica, direi fin dai primi passi del mio percorso. Questo album si apre a nuove sonorità che non avevo mai affrontato prima. Il mio approccio è stato sempre aperto rispetto ai temi popolari. Il jazz si ispira alla musica popolare, viceversa la musica popolare deriva dal filone del jazz a cui mi sono appassionato tanti anni fa: lo straight piano, molto fruibile e danzabile.

Cosa volevi raccontare nel brano “L’estate di John Wayne?

Per questo brano devo ringraziare Matteo Buzzanca, Colapesce e Alessandro Raina. Io ho solo fatto delle piccole modifiche ad un brano che era già stato realizzato su misura per me.

Mondello Beach” risulta piuttosto inaspettata…

Io e Matteo abbiamo voluto creare un legame tra sonorità della musica popolare e quella di New Orleans. Un modo per ricordarci che il primo disco jazz è stato realizzato proprio da un siciliano.

Ascoltando l’album, si sente che l’hai concepito pensando soprattutto al live. Confermi?

Dal vivo mi diverto molto. Prescindendo dalla scelta produttiva che ha raggiunto un ottimo risultato, le composizioni mi hanno dato soddisfazione. Durante i concerti siamo in 7 a suonare, ci sarà un interplay diverso tra gli strumenti, si tratterà comunque di un’evoluzione naturale per un musicista jazzofilo come me.

Raphael Gualazzi - Love Life Peace

Raphael Gualazzi – Love Life Peace

Come è avvenuto l’incontro con Buzzanca?

Matteo è venuto a sentirmi insieme alla sua compagna quando ero in concerto a Palermo. Poco dopo mi ha proposto un brano che, già nella sua primissima versione, mi ha colpito subito; stiamo parlando di “Splende il mattino. Dopo esserci trovati in linea anche con un altro brano, abbiamo deciso di seguire insieme tutta la produzione del disco con grande energia.

Nel disco ci sono tanti riferimenti agli anni ’70. Cosa ti ha ispirato?

Stiamo attraversando un periodo particolare nel mondo della musica, molto simile a quello che era il manierismo in arte, si prendere ispirazione dai grandi maestri. Non ho conosciuto Fellini ma i suoi film sono immortali. Cito sempre “Amarcord” di cui ho rivisitato la colonna sonora. Personaggi come lui riportano in vita immagini della nostra cultura, così unica, così speciale.

Uno dei brani più allegri è “Buena Fortuna” scritto con Gino Pacifico e cantato con Malika Ayane. Cosa ci racconti di questa canzone?

Trovo che rappresenti un trait d’union tra la musica pop e la musica brasiliana, intesa come bossanova con sapori di samba. Il duetto con Malika era semplicemente la cosa migliore da fare per percorrere al meglio questo tipo di melodie.

“Love life peace” è il tuo sguardo sul mondo. Ti senti più vicino all’estero?

In verità penso sia necessario rimanere proiettato sia in Italia che all’estero, così come ho sempre fatto. Devo farlo per due ragioni: la musica si deve nutrire di sonorità sempre nuove e deve interagire con altre realtà. La scelta dell’inglese deriva dalla matrice della musica a cui mi sono ispirato. Sono stato a New Orleans recentemente e  ho fatto tante jam sessions con molti musicisti; è stato davvero divertente!

 Raffaella Sbrescia

Video: L’estate di John Wayne

Giò Sada presenta l’album Volando al contrario: “Non si può fare un disco in due mesi, la mia è musica artigianale non è roba da supermercato”

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Venerdì 23 settembre esce “Volando al contrario”, il primo album di inediti di GIÒ SADA, vincitore di X Factor 2015. Ci sono voluti 9 mesi per dare vita a quello che potremmo definire un sogno lucido, un progetto curato in ogni dettaglio in grado di rappresentare al meglio il mondo sonoro di un giovane artista dalle idee ben chiare. “Volando al contrario” si presenta come un atto di coraggio e di ambizione: prendersi del tempo per restare fedeli a se stessi senza snaturare la propria identità. L’album si articola in 12 tracce, alcune composte già prima dell’ingresso di Giò nel programma, altre nate nel corso dei tour, altre ancora integralmente composte e arrangiate dopo la fine del talent. Ogni sfumatura della sua personalità artistica trova il proprio spazio, attraversando diverse sonorità e atmosfere: da una dimensione pop a una più rock, passando per una vena più autenticamente cantautoriale.  I brani sono stati scritti e composti da Giò insieme alla sua band BariSmoothSquad, al compositore Stefano Milella dei Fabryka / Big Charlie e a Matteo Palieri (aka Ganzo); la produzione è stata invece affidata a due teste di serie del panorama musicale italiano, Luca Rustici e Luca Chiaravalli.

Intervista

Bentornato Giò Sada. Raccontaci come mai hai scelto di aspettare così tanto per questo primo lavoro discografico.

Io e la mia band veniamo da una scuola musicale di un certo tipo: la gavetta che abbiamo fatto e le persone con cui abbiamo lavorato e condiviso questo percorso sono molto attente alla qualità del lavoro, dei suoni e dei testi. L’idea di partecipare ad X Factor è stata una provocazione. In un primo momento il nostro obiettivo era quello di far penetrare il nostro mondo in un altro mondo e studiarne le dinamiche. Io vi ho partecipato con l’idea di fare un percorso completamente diverso. Capisco il rischio che il pubblico non capisca certi ragionamenti però credo che abbiamo un valore, siamo degli artigiani, una sorta di orto biologico, abbiamo dedicato il nostro tempo a queste canzoni e sono convinto di questa scelta.  Penso che, se avessi seguito le tappe di un percorso standard, non avrei dato quello che volevo. Non ho cercato la smania del successo e dell’apparire, la musica non è quello, so che ci sono persone che si dedicano alla musica per un altro motivo ma non è questo il caso.

Ti aspettano due date in America. Come le vivrai?

Voglio suonare e farlo il più possibile. In America terrò due concerti chitarra e voce, un po’ alla Bob Dylan. Finora non sono mai uscito dal continente, ho sempre detto che se fossi andato in America, ci sarei andato per suonare e così sarà

Quali sono le tue influenze musicali?

Credo che non ci sia un genere in particolare da seguire, mi piace l’attitudine rock e non solo nella musica. Non voglio limitarmi nello sperimentare, fin da bambino sono stato abituato ad ascoltare tutta la musica anche se il punk rock è stato la mia scuola. All’interno di questo progetto ci siamo lasciati contaminare insieme ai produttori.

E per quanto riguarda la parte grafica e fotografica del disco?

Le grafiche sono di Jonny Egon, le foto del booklet sono state realizzate da Daniele Notaristefano che ha recentemente ritirato un premio al Moma di New York. Ho voluto coinvolgere le maestranze locali che, per motivi geografici, forse non avrebbero avuto l’opportunità di partecipare ad un progetto del genere.

Quanto e come ti ha seguito il pubblico in questi mesi?

Nel corso del tempo si è creata una famiglia on line, il cui nome è Baell family. Le persone si sono appassionate moltissimo alla nostra visione artistica e al nostro modo di fare. In questi mesi abbiamo suonato tanto, in ogni instore ci siamo esibiti riscontrando un grande supporto da parte del pubblico. La cosa più bella è stato vedere come molti non si aspettavano che facessimo musica in modo diverso da quello che pensavano.

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato?

 Questo è un progetto in cui ci siamo buttati a spallate, ci siamo trovati in una situazione che non conoscevamo e in cui dovevamo ambientarci. Una volta inquadrata la direzione, abbiamo intrapreso la strada nel modo che ci era più congeniale. Non ho alcun piano B, o faccio musica o mi arrangio.

Giò Sada - ph Daniele Notaristefano

Giò Sada – ph Daniele Notaristefano

Visto che in questo album ci sono testi risalenti a diversi momenti della tua vita, come è cambiata la scrittura nel tempo?

Ogni canzone è figlia del momento in cui stavo scrivendo. Tutto nasce dall’improvvisazione poi, così come avviene in teatro, c’è un regista che scrive una partitura. Le mie canzoni nascono spesso quando mi sento insofferente. Le prime volte mi arrabbiavo e mi isolavo, ora invece ho capito che il momento dell’insofferenza è proprio quello perfetto per scrivere. All’inizio non è semplice capire il significato di ciò che hai scritto, tutto prende forma con calma e acquisisce una propria identità. I testi sono parte integrante delle canzoni, spesso si scrive per assecondare la musica, io invece credo che ci voglia lo stesso grado di interazione tra musica, testo e voce.

Vieni da una famiglia di artisti, quando hai capito che la musica era la tua strada?

Da bambino ho ascoltato un’infinità di roba. Ho ascoltato veramente di tutto ma se devo citare un artista, nomino Eric Clapton, lui è il mio preferito.

Che valore ha il brano “Ciò che lascio”?

Si tratta della prima canzone che ho registrato in vita mia. Avevo 19 anni e all’epoca il brano ebbe un buon riscontro, ben 10 etichette ne realizzarono 1000 copie, un fatto assolutamente straordinario per me. Da lì è iniziato tutto.

E la scelta di incidere “Il rimpianto di te” in questa magica versione piano e voce?

Questa è la vera dimensione di questa canzone. Io ed Ernesto Vitolo l’abbiamo registrata in un momento di grande intesa e senza metronomo. Ho voluto modificare il testo in “le mie battaglie morali” per poter lanciare un messaggio preciso: mi sono conquistato il diritto di fare un disco in questo modo.

In che senso?

Ho voluto cambiare le regole del gioco, dare un’impronta nuova, creare un precedente che potesse dare anche ad altri la stessa possibilità. Proponiamo musica che è artigianato non è roba da supermercato.

Qual è il tuo contesto congeniale?

Il live è la situazione più “cicciotta”. Mi piacciono i concerti che propongono ricchi muri di suono e lì che mi ritrovo al meglio. Dopo i concerti non mangio mai, mi ci vogliono un paio d’ore per smaltire l’adrenalina in circolo.

In questo album convivono diverse anime. In un brano come “Lago”, ad esempio, emerge una sfaccettatura inedita della tua voce…

Il mio amico Matteo Palieri ha scritto un giro di accordi mentre ero ad X Factor. In quel periodo non potevamo sentirci e così ne è venuta fuori questa canzone che verte sul tema dell’amicizia.

Che importanza ha per te il tempo?

Si tratta di una filosofia di vita. Tenere in considerazione di passato rappresenta un valore aggiunto per mantenere un’integrità psicologica nel nostro presente.

Cos’è che manca, secondo te, per il vero salto di qualità?

Sicuramente la predisposizione mentale all’autoanalisi. Anche per questo motivo ho voluto partecipare ad X Factor e penso che anche Manuel Agnelli sia lì per lo stesso motivo. Trovo che sia giusto diffondere il concetto secondo cui sei tu che cambi il mezzo e non il mezzo che cambia te. Non si può fare un disco in due mesi, sarebbe come far crescere l’insalata con il diserbante.

Giò Sada - ph Daniele Notaristefano

Giò Sada – ph Daniele Notaristefano

Come sarà il tuo nuovo tour e cosa metterai in scaletta?

Adoro il live perché posso fare praticamente quello che voglio. Ovviamente ci saranno tutti i pezzi del disco con diverse intro ed outro, inseriremo anche cose inedite strumentali e ci divertiremo un mondo. A dirla tutta non vedo l’ora di mettermi a lavorare al prossimo disco!

Cosa di dici dell’iniziativa “Nowhere Stage”?

Si tratta di live destrutturati in cui ci mettiamo in gioco senza limiti. Recentemente siamo stati alle Grotte di Castellana, prossimamente ne vorremmo fare uno su un peschereccio. Mi piace l’idea di costruire una colonna sonora che si sposi con il contesto in cui nasce. Che bello poter suonare ovunque!

Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist del disco: Volando al contrario, Sogno lucido, Una crepa, Lago, Deserto, Esistente, Sto bene anche da solo, You should have called me, Ciò che lascio, Isola, Il rimpianto di te, Come away with me

 Tour instore

Venerdì 23 settembre

BARI - La Feltrinelli (Via Melo 119, ore 15:00)

LECCE - La Feltrinelli (Via Templari 9, ore 18:00)

Sabato 24 settembre

SALERNO - La Feltrinelli (C.so Vittorio Emanuele 230, ore 14:00)

NAPOLI - La Feltrinelli (Stazione Centrale Piazza Garibaldi, ore 17:00)

Lunedì 26 settembre

ROMA - Discoteca Laziale (Via Mamiani 62, ore 16:00)

LATINA - La Feltrinelli (Via A. Diaz 10, ore 18:30)

Mercoledì 28 settembre

VARESE - Varese Dischi (Via Manzoni 3, ore 15:00)

MILANO - La Feltrinelli (Piazza Piemonte, ore 18.00)

Giovedì 29 settembre

TORINO - Mondadori Megastore (Via Monte di Pietà 2 ang. Via Roma, ore 17:00)

Venerdì 30 settembre

PADOVA - Mondadori Bookstore (Piazza Insurrezione 3, ore 15:00)

VERONA - La Feltrinelli (Stazione di Porta Nuova, ore 18:00)

DATE ALL’ESTERO

Mercoledì 12 ottobre 2016

NEW YORK - Highline Ballroom (Acoustic set opening for Max Gazzè)

Lunedì 24 ottobre 2016

LOS ANGELES - Whisky a Go Go (Acoustic set opening for Negrita)

TOUR

Giovedì 1 Dicembre 2016

Roma, Quirinetta Cafè – via Marco Minghetti, 5

Venerdì 2 Dicembre 2016

Roncade (TV), New Age – via Tintoretto 14

Sabato 3 Dicembre 2016

Cesena, Vidia Club – via S. Vittore

Sabato 10 Dicembre 2016

Bari, Demodè –  via dei Cedri 14

Giovedì 15 Dicembre 2016

Torino, Chalet del Valentino – viale Virgilio 25

Venerdì 16 Dicembre 2016

Firenze, Viper Club – via Lombardia

Sabato 17 Dicembre 2016

Senigallia (TV), New Age – via Tintoretto 14

FB: https://www.facebook.com/giosadaofficial/

TW: https://twitter.com/GiSada1

INSTAGRAM: https://www.instagram.com/gio.sada/

SNAPCHAT: @giosada

Video: Volando al contrario

Kaleidos: il nuovo album di Niccolò Bossini. Intervista

Niccolò Bossini

Niccolò Bossini

Il 9 settembre è uscito “KALEIDOS” (distribuito da Believe Digital), il disco d’inediti del chitarrista, cantante e autore emiliano Niccolò Bossini.  Questo nuovo album di inediti arriva a tre anni di distanza dal lavoro precedente ed è caratterizzato da una suddivisione per colori in grado di rivelare le diverse sfaccettature di una stessa anima. In attesa del concerto di presentazione, previsto per il prossimo 17 settembre, con #ACASAMIA2016 – “KALEIDOS” Release Party, presso il Circolo Arci Kaleidos di Poviglio (Reggio Emilia – Via Bologna – inizio concerto: ore 20.30 – per info biglietti: www.boocket.com) abbiamo incontrato Niccolò a Milano.

Intervista

Come mai hai scelto di intitolare questo album “Kaleidos”? Quali sono i colori che hai associato ai brani e in che modo è avvenuta questa suddivisione?

Una volta dato il titolo all’album mi sono messo con dei Pantoni a riascoltarlo. Appena trovavo il colore che secondo me era più adatto lo associavo ai singoli brani. Il primo e l’ultimo brano ovvero “Le nostre canzoni” e “Tutto così perfetto” sono legati al blu notte, sono due pezzi molto importanti.

Raccontaci i dettagli…

Sono entrato in studio ad inizio 2015, avevo tante canzoni, avevo in testa un’idea di suono ma le canzoni erano vecchie, praticamente era come se stessi provando ad infilarmi in un vestito figo che però non mi andava bene, quindi mi son riproposto di fare qualcosa di nuovo. Da lì ho cominciato a scrivere ed è venuto fuori “Le nostre canzoni”.  “Tutto così perfetto”, invece, chiude il cerchio come una specie di arrivederci. Sono affezionato a questo brano perché è molto autobiografico. Ci sono tre ritornelli: il primo parla del mio disco iniziale, il secondo è dedicato a Laura (Antonelli), nel terzo c’è un ragazzo ormai cresciuto, ovvero me stesso, che spera che se il futuro non è scritto, potrà essere perfetto.

E gli altri brani?

 “La vita è adesso” è gialla, “Il tuo orizzonte” è viola, “Piloti e supereroi” è verde perché richiama una passeggiata nei campi dove andavo a giocare da bambino. Il bianco di “Un altro po’” è quello delle lenzuola in cui sono avvolti due innamorati intenti a far l’amore. Il brano intitolato “Fallo con amore” è marrone, ha un suono molto caldo ed è attraversato da una chitarra elettrica che si differenzia da quelle di sempre. Il disco è pieno di chitarre ma non ci sono più i chitarroni di una volta, ci sono delle Fender Stratocaster che si sentono volare. “Ti hanno parlato di me”, invece, è nero, un brano un po’ incazzato, incentrato sulle incomprensioni, sui detti e non detti. L’azzurro di “Tu mi lasceresti anche morire” è incentrato su tira e molla amorosi tra due persone che si rincorrono tutta la notte fino all’alba.

Un tema a te molto caro è la nostalgia. In che modo ricorre all’interno del tuo percorso?

Forse ero malinconico già da bambino. In genere pensare al passato ti pesa, ti urta e cerchi di evitarlo. Nel mio caso il passato è un grande conforto, mi commuove pensare a certe persone, non ho il pianto facile eppure pensare a certe cose mi fa tremare. Quando abbiamo registrato “Piloti e supereroi”, ho capito che questo è brano più importante del disco e di tutta la mia carriera da solista perché ha un peso specifico maggiore. Ricordo ancora quando una sera parlando con Matteo Tagliavini, chitarrista che suona con me, mi sono reso conto che non ero mai riuscito a comporre una autentica ballad. Tante volte siamo partiti per scrivene una ma poi pian piano si è sempre inserito qualcosa di diverso. Stavolta di mi sono messo con il metronomo a 68 bpm e mi sono messo a scrivere una canzone lenta, è venuta fuori una musica che mi piaceva molto ma che non aveva un testo. In seguito sono andato lì dove giocavo da bambino e guardando l’orizzonte è sgorgato tutto il testo in cui racchiudo i sogni da bambino, quelli che ho realizzato e quelli che ancora non sono riuscito a realizzare. La nostalgia è davvero il filo conduttore della mia vita.

Niccolò Bossini ph Elena Mannocci

Niccolò Bossini ph Elena Mannocci

Come sono nati questi arrangiamenti?

Ho ascoltato tante cose nuove, mi sono appassionato al mondo dei Djs, mi ha ispirato “Ghost Stories”, il penultimo album dei Coldplay, ho ascoltato musica africana, ho provato a suonare jazz. Alla fine è venuto fuori un disco variegato, sostanzialmente pop ma che preferisco definire pop alternativo. Non è mainstream, non è indie, non è rock, tocca tutti i generi.

Dopo l’esperienza dei concerti dell’ “A casa tua” tour come ti approccerai ai live questa volta?

Vorrei semplicemente fare delle cose normali, l’ultimo e anno e mezzo è stato un anno di cambiamento importante, la mia aspirazione è fare cose normali, andare a suonare nei locali, vorrei crescere come artista sia dal punto di vista artistico che numerico.

E le attività con Ligabue?

Non ho partecipato alle registrazioni del nuovo album e non sarò ai concerti di Monza. In questo momento sono totalmente dedito a “Kaleidos”, alla normalizzazione del mio percorso musicale e allo sviluppo dell’attività di autore; mi piacerebbe scrivere per qualcun altro. Ho molti brani nel cassetto!

Quando potremo ascoltare questi nuovi brani dal vivo?

Il 17 facciamo un concerto di presentazione a Poviglio, dopodichè spero di andare in tour e scrivere per me e per altri.

 Raffaella Sbrescia

Video: La vita è adesso

Lali presenta l’album “Soy”. L’intervista alla cantante e attrice argentina

Lali - Soy

Lali – Soy

Lali, all’anagrafe Mariana Esposito, classe 1991, è una cantante, attrice ed influencer argentina molto amata. Carismatica, simpatica e determinata, Mariana incarna l’emblema della donna forte e sicura di sé. Con l’uscita in versione cd di “Soy”, il suo nuovo album, la JLo latina è entrata ai vertici delle classifiche e si prepara a conoscere i suoi fan italiani a Roma e a Milano. L’abbiamo incontrata negli uffici di Sony Music, ecco cosa ci ha raccontato.

Intervista

Cosa sai dell’Italia e come ti senti quando sei qui?

I miei nonni erano di Ancona, mi sento vicina a questo paese. Sono stata diverse volte a Roma poi conosco anche Firenze e Venezia. In Italia a mi succede una cosa molto strana, mi sento come a casa mia. Pensate che in Argentina a volte mi perdo, a Roma, invece, sono completamente a mio agio. Forse, chissà, in un’altra vita sarò stato romano o romana.

Puoi parlarci di questo nuovo disco e delle differenze che ci sono con quello precedente?

La cosa più importante è che qui le canzoni le ho scritte io. Ai tempi della serie tv “Teen Angels” le canzoni le scrivevano altri, noi eravamo i personaggi che interpretavano quelle canzoni. Il mio primo disco “A Bailar” l’ho realizzato con musicisti indipendenti, amici miei che conoscevo da tutta una vita ed in quel caso ho scritto le mie prime canzoni. A dire il vero si è trattato di un processo un po’ strano, sono passata dall’essere attrice della televisione a cantante e molti me ne chiedevano la ragione. Beh, a questo proposito ritengo che ci sia ancora un vuoto all’interno dello scenario pop femminile argentino. Non ci sono donne giovani che facciano questo tipo di musica, non ci sono showgirls che propongano questo tipo di concerti in cui non c’è solo la canzone ma anche il ballo, i vestiti e l’allestimento. Questo secondo mio album è molto importante per me perché è molto più profondo.

Quali sono i tuoi  riferimenti musicali?

Il primo cd che ho ascoltato me l’hanno regalato all’età di 6 anni e fu di grandissimo impatto per me. In quella occasione scoprii il mondo musicale degli adulti grazie ai Queen ed in particolar modo Freddy Mercury. Quando l’ho visto sul palcoscenico, ho subito pensato: “Ecco, io voglio essere così”. Lui era tutto, ero lo spettacolo in persona. In seguito ho scoperto Michael Jackson e ho capito che mi piacciono questi personaggi che sono dei veri intrattenitori a tutto tondo. Per queste ragioni adoro anche Madonna, e Beyoncè che sono delle showgirls complete.

Hai detto che “Soy” è un album molto profondo… Quali sono i grandi temi attorno a cui ruota questo disco e che cosa vorresti trasmettere a coloro che lo ascolteranno?

A dire il vero il disco non è autoreferenziale anche se la titletrack “Soy” parla del luogo dove sono nata e cresciuta, della mia infanzia, di quella bambina che ballava di fronte allo specchio e che mai avrebbe pensato che sarebbe riuscita ad arrivare a questo punto. Non mi sento di dare alcun messaggio. Sono ancora molto giovane, non so praticamente nulla della vita, sto ancora imparando. In ogni caso ci sono almeno due canzoni che devo per forza segnalare. La prima è “Reina” e “Amor es Presente” So che i miei fan sono molto giovani, non do loro messaggi, so che mi emoziono esattamente con le stesse cose con cui si emozionano loro.

A cosa ti sei ispirata per scrivere “Reina”?

Questa è una canzone che ho scritto dopo aver sentito al telegiornale la storia di un bambino vittima di bullismo che si è tolto la vita a soli 9 anni, poi  c’è stata la vicenda di una 12enne che ha pagato la sua bellezza con uno sfregio in volto. Queste cose mi hanno colpito nel profondo e ho voluto parlarne perchè so che se parlo di questi fatti mi commuovo io ma anche i miei fans.

Lali

Lali

A proposito di messaggi, nel brano “Tu Revoluciòn” ci sono comunque parole forti che non lasciano indifferenti.

Certo anche se non mi alzo tutti i giorni e dico: “Ecco, adesso darò questo messaggio”. Scrivo e trasmetto le cose che sento e che vivo. Mi chiedo spesso cosa succede in questo mondo ed è questo ciò che traspongo nelle mie canzoni.

In questo disco ci sono solo brani in spagnolo. In qualità di artista internazionale con una fanbase comprensiva di fan di diverse nazionalità non hai pensato di cantare anche in inglese?

Credo che ci sia un tempo per tutto. In questo momento mi sento argentina, ho l’appoggio di Sony Music e credo che questo mio primo disco possa aprirmi le porte del mondo. Rispetto le mie origini latino-americane, parlo lo spagnolo, il mio inglese non è così buono, forse lo sarà un giorno. Mi piacerebbe cantare anche in altre lingue ma credo che non debba essere una semplice ripetizione a memoria, deve esserci un’idea genuina ed un’interpretazione vera alla base.

Hai scritto tu tutte le canzoni. Anche nel primo album hai partecipato alla produzione. Lo stesso è avvenuto anche in questo disco? Come e con chi hai lavorato?

I produttori sono gli stessi del primo album. Sono dei musicisti che conosco da tanto tempo perché lavoravano anche loro per le serie televisive a cui avevo preso parte. Dopo “Teen Angels” mi contattarono perché sapevano che sapevo scrivere canzoni. All’epoca lavoravo ancora in tv perciò quasi di nascosto lavoravamo alla realizzazione di queste canzoni. In genere io scrivo i testi poi, dato che non suono alcuno strumento, cerco di trasmettere lo spirito della canzone attraverso le immagini e i video. L’importante è che loro riescano a carpire che tipo di emozioni intendo trasmettere al pubblico. Mi manca il substrato musicale, sono molto fisica. Questo secondo album è il risultato di un lavoro molto intenso, siamo un team consolidato. L’album è stato masterizzato negli Usa, dove abbiamo conosciuto Tito Vazquez, ma rimane una produzione completamente argentina.

Come si è evoluto il tuo rapporto con i fan da quando sei passata dalla tv alla musica? Come hanno accolto queste nuove canzoni?

A dire il vero c’è un rapporto molto naturale perché amo essere vera con chi mi segue.  Mi presento esattamente come sono e questo crea un tipo di empatia che va aldilà della musica e dell’essere più o meno attrice. Credo che mi vedano come una ragazza normale che è stata capace di realizzare il proprio sogno.

Lali durante un momento dell'intervista

Lali durante un momento dell’intervista

Cosa vorresti dire ai fan italiani?

Aldilà di ringraziarli con tutto il cuore, vorrei dire loro di prepararsi perché presto tornerò in Italia e farò dei grandi concerti. Oggi esce fisicamente il disco in Italia e questo aumenterà ancora di più le possibilità in tal senso.

Spesso si parla di te come della JLo latina. Come vivi questo confronto? Pensi anche tu di poter spaziare tra diversi generi musicali?

Povera JLo (ride ndr). In questo album, in verità, ho fatto una mescolanza tra generi. Anche se la colonna vertebrale continua ad essere pop, per certi versi si tratta di un lavoro più rock rispetto all’album “A Bailar”. Ci sono suoni soul, i cori sono diversi, gli arrangiamenti vanno da toni accesi ad altri più oscuri e dark, più vicini all’ hip hop. Per me, comunque, il ballo riveste un ruolo centrale per cui in futuro mi avvicinerò ancora di più a queste atmosfere.

Hai appena annunciato un featuring con Baby K. Come è nata questa alchimia?

In verità questo è il motivo principale di questo viaggio in Italia, oltre alla promo per l’uscita del disco ed i relativi instore a Milano e Roma. L’intenzione è quella di fare un video della versione spagnola di “Roma – Bangkok”.

Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi dell’essere seguita da 4 milioni di persone?

Una cosa brutta è che non so chi mi scrive. Mi piacerebbe tanto saperlo… Il bello è che tante persone tengono a me. La rete mi apre una finestra sul mondo eppure spesso si parla senza sapere, si critica tanto per farlo e senza cognizione di causa. Bisogna sapere proteggersi…

Come funziona la tua App? L’hai ideata tu?

Certo che l’ho ideata io! Ce l’avevo in testa da diverso tempo ormai, si tratta di una fonte di informazioni esclusive con le date del tour, tutti i miei video e le cose che faccio.

Guardando il booklet del disco, si evince che ti piace giocare molto con la tua immagine…

In genere indosso abiti che mi rappresentino in qualche modo. L’importante è riuscire a seguire un certo stile musicale anche nel modo di vestire durante il concerto. I miei abiti li disegno io stessa insieme ad una stilista. Come vedete faccio tutto (ride ndr).

Se dovessi definirti usando tre aggettivi, quali useresti?

Bella, umile e facciatosta (ride ndr). Mi ritengo genuina, dotata di un buon senso dell’umorismo e grande lavoratrice. Se vogliamo dirla tutta bacio anche molto bene e sono single (ride ndr).

C’è un artista con cui vorresti cantare?

Ci sono molti artisti che ammiro ma la maggior parte di questi purtroppo non ci sono più. Ammiro la forza ed il livello artistico di Beyoncè e JLo.

E chi ti piace tra gli artisti italiani?

Ovviamente Baby K (ride ndr). In Argentina Laura Pausini è veramente amatissima. Anche Il Volo e Tiziano Ferro lo sono.

Ti piacerebbe tornare a recitare?

In verità non ho mai smesso di essere un’attrice. Fino all’anno scorso l’ho fatto, ho anche girato un film argentino molto divertente. In questo momento la musica è la mia priorità, credo che tornerò a recitare ma lo farò nel cinema perché i tempi sono molto più veloci ed è un’esperienza che mi è piaciuta moltissimo.

Raffaella Sbrescia

Video: Soy

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