Emis Killa: “In Terza Stagione rimetto i piedi nel fango per mostrarvi chi sono veramente”. Intervista

Emis Killa - Terza Stagione

Emis Killa – Terza Stagione

Emis Killa torna in pista con “TERZA STAGIONE” (Carosello Records), il nuovo atteso album di inediti che riporta il rapper alle sue origini e che ci restituisce la sua essenza più autentica. L’album vede la partecipazione di diversi artisti della scena rap e non solo come Neffa, Maruego, Fabri Fibra, Jake La Furia, Coez e Giso e Jamil e tocca diversi temi: dall’abuso di alcool all’amore ossessivo, passando per la distanza sociale tra città e periferia. Puro rap senza censure per un giovane artista rimasto fedele a se stesso e ai propri valori.

Intervista

Ciao Emis, raccontaci subito come mai questo disco si chiama “Terza Stagione”

Il disco stava per chiamarsi Emis Killa 3, quasi come se si trattasse di una saga. Un altro ipotetico titolo era “Cult” ma, subito dopo l’uscita del singolo, l’idea sembrava ormai già desueta. Alla fine ho optato per “Terza Stagione”: tanti episodi rendono l’idea di una serie tutta da svelare.

E la scelta di questa copertina?

La scelta del rosa è stata casuale e non strategica. Come accennavo poco fa, all’inizio questo disco era stato concepito intorno al tema del cult, tante foto dentro il booklet testimoniano questo fatto. Nel momento in cui abbiamo cambiato il titolo, ho voluto optare per una cover molto d’impatto, un contrasto interessante che fa porre domande a chi lo osserva.

Finalmente ritroviamo sonorità più “cattive”…

A differenza de “L’erba cattiva” e “Mercurio”, in cui ho lavorato solo con Big Fish, questa volta ci sono stati diversi contributi di altri produttori. Questo ha fatto sì che il disco risultasse più vario e meno omogeneo, quasi come se si trattasse di una sorta di compilation con tante sonorità diverse. Le basi sono state scelte senza un criterio particolare, mi sono affidato molto all’ istinto. Sangirolami è stato molto bravo ad aggiustare le cose in corsa insieme a Big Fish, sono comunque soddisfatto del risultato. Non ho cercato di impacchettare un suono, ho cercato di fare tutto quello che mi piace, ci sono tracce che virano verso la trap, altre che riprendono il mondo di “Mercurio” ma in ogni caso mi astengo dallo sperimentare cose che non mi competono. Nel disco precedente avevo concentrato l’attenzione sui testi e le metriche stavolta mi sono dedicato molto di più ai suoni, soprattutto pensando ai live.

Come è nato il brano “3 messaggi in segreteria”?

Quando scrivo mi lascio trasportare, quando ascolto la base mi vengono in mente delle cose. “ 3 Messaggi in segreteria” all’inizio era solo un brano d’amore non era un brano di denuncia al femminicidio. Quando ho scritto la seconda frase mi sono reso conto della forza delle parole e con la terza strofa ha preso la direzione precisa. Il succo della questione è che per denunciare un fatto non devo mettermi a dire “il femminicidio è sbagliato”, l’affermazione risulterebbe banale e scontata; a volte fa più effetto scrivere una canzone con uno storytelling intenso e toccante, come ad esempio fece Eminem con “Stan”. Mi ritengo uno specchio della società in cui vivo per cui è giusto che io scriva ciò che vedo; sarebbe ipocrita fare solo fare canzoni autobiografiche, è il caso che io prenda ispirazione anche da storie che non sono le mie. Dare lo strattone è più utile che usare le buone maniere, questa modalità è utile soprattutto per le giovani generazioni, trovo giusto che qualcuno li metta al corrente delle cose, anche sbattendogliele in faccia.

Emis Killa ph Mattia Zoppellaro

Emis Killa ph Mattia Zoppellaro

La tua vita è cambiata, ma sei comunque quello che eri prima. Quali aspetti di questo tuo nuovo mondo non ti soddisfano?

Mi sento la stessa persona anche se la mia vita è cambiata soprattutto dal punto di vista materiale. Ovviamente sono contento di questo, non mi piacciono quelli che si lamentano, l’agiatezza mi fa sentire realizzato, fa parte di un sogno che avevo da ragazzino e che è andato ben oltre le mie aspettative. Inevitabilmente ci sono cose che non metti in conto a partire dalle responsabilità: ogni cosa che dici o che fai viene amplificata, questo ti obbliga ad essere buono e genuino anche quando avresti il diritto di non esserlo; è difficile mantenere l’autocontrollo ed essere pronto a passare dalla parte del torto anche quando hai ragione. Un’altra cosa che non mi piace sono le scadenze, imporsi di fare delle cose è l’esatto opposto dell’arte, spesso i numeri arrivano insieme alla costanza, forse per questo i geni del marketing prevalgono. In ogni caso non mi sento cambiato io come persona, vado in piazza, vado al bar, mi piace avere la vita di prima, non sono un sofisticato, non sono diventato la versione pulita di Emiliano, tanti lo fanno, questo non è il mio caso.

Nel brano “Vestiti sporchi” canti di una società in cui si sono persi i valori

Questa canzone è figlia di una necessità. Sono diventato molto più intollerante alle cose mentre prima mi scivolavano addosso. Sono spesso a contatto coi giovani per diversi motivi e mi sono ritrovato a chiedermi perché non hanno più rispetto delle cose e non hanno valori. Quando ero ragazzino non mi permettevo di rispondere male ad un adulto, mi sentivo un pirla solo con una risposta, il web ha avvicinato tutti, le generazioni sono diverse ma si rendono delle differenze. Avere la lingua lunga prima aveva delle conseguenze, oggi invece sono sempre di più quelli che si parano il culo avvalendosi del concetto di libertà di pensiero. In verità sei libero di far vedere quanto sei stupido a tutti. A prescindere da questi ragionamenti, i ragazzi sono demotivati, non hanno più la voglia di andarsi a cercare le cose e di andarsele a prendere con le loro mani. Mi chiedo spesso a cosa porterà tutto questo… Credo che questo sia il periodo storico peggiore per l’intelligenza umana, abbiamo evoluto tutto ma non stiamo inventando niente.

Cosa pensi che il pubblico sottovaluti del rap?

Più che sottovalutare il rap, il pubblico sottovaluta se stesso. Al pubblico piace il rap ma ha paura di dirlo. In questo il pubblico dei giovani è più sincero, non ha barriere e non gli importa di cosa gli dicono gli altri, va contro tutto e tutti. Il rap per ora è in una bolla e fa fatica ad uscirne, se vai ad un concerto rap ci sono tanti giovani mentre i genitori si vergognano. Il rap è un genere musicale che per certi versi è superiore dal punto di vista comunicativo, ha preso un po’ il posto di quello che facevano i cantautori. Oggi ci sono molti più interpreti, il cui successo dipende dalla macchina che li guida. Nel rap, invece, sei un autodidatta, le persone che ti ascoltano, possono arrivare a conoscerti sul serio.

Video: Parigi ft. Neffa

Cosa pensi della “trap”?

Ho fatto anche io un paio di cose trap nel mio disco, ho voluto dimostrare che sono al passo coi tempi e che riesco a fare le cose per bene, possibilmente anche meglio. Ai giovani piace tantissimo, sono tutti sotto con la trap.

Nel disco ci sono tante collaborazioni, c’è qualcuno con cui non sei riuscito a collaborare?

Ho provato a collaborare con delle cantanti donna ma non c’è stato mai modo di farlo. Per questa ragione un brano molto bello è rimasto fuori dal disco. Ho provato a contattare diverse colleghe ma una mi ha detto di no, un’altra non poteva perché stava uscendo con un disco, un’altra ancora non era in linea con il rap; insomma se la sono menata un po’ tutte e la cosa mi ha fatto riflettere. In alcuni casi ci avrebbero potuto guadagnare, anzi sarebbe stato un favore reciproco. Questa cosa mi ha fatto un po’ arrabbiare.

Cosa pensi delle critiche per il brano “Su di lei”?

So che si tratta di un pezzo molto forte ma chi mi ascolta e mi conosce sa che si tratta di un brano scritto in chiave ironica. Il pezzo in questione era già stato fatto su un’altra base ed un altro tape, si chiamava “Sexy Line” e aveva già sconvolto tante mamme dei miei fan. Sinceramente non mi piace mostrarmi come teen idol, non voglio che la gente mi confonda con Benji & Fede o con Violetta; io sono un’altra cosa, faccio il rap. Ho voluto dare una strigliata ai genitori, spingerli ad informarsi sulla mia musica. Questo strattone comunque è il frutto di una scelta precisa, a 17 anni dicevo le peggio cose con le gare di free style, forse la tv mi ha ripulito un po’ troppo, ho voluto rimettere i piedi nel fango per essere più onesto e far vedere chi sono veramente senza prendere in giro la gente.

 Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist del disco “Terza Stagione”: “Dal basso”, “Non era vero”, “Prima che sia lunedì”, “Italian Dream”, “Quello di prima”, “Parigi feat. Neffa”, “Uno come me”, “Non è facile feat. Jake La Furia”, “Jack”, “All’alba delle 6:00 feat. Coez”, “Sopravvissuto feat. Fabri Fibra”, “Su di lei”, “CULT”, “3 Messaggi in segreteria”, “Buonanotte feat. Maruego”, “Vecchia maniera feat. Giso e Jamil”, “Vestiti sporchi”.

In questi giorni, Emis Killa sta girando l’Italia per incontrare i suoi fan e presentare il disco “Terza Stagione”, queste le prossime date dell’instore tour:

27 ottobre BOLOGNA (ore 15.00) @ La Feltrinelli (Piazza di Porta Ravegnana, 1)

28 ottobre SAVIGNANO SUL RUBICONE – Forlì Cesena (ore 17.00) @ Mediaworld c/o Romagna Shopping Valley (Piazza Colombo, 3)

29 ottobre LIVORNO (ore 15.00) @ Euronics c/o Parco Commerciale Levante (Via Gelati, 10)

30 ottobre CAGLIARI (ore 14.00) @ La Feltrinelli Point (Via Paoli, 19)

31 ottobre SONA – Verona (ore 14.00) @ Comet c/o La Grande Mela Shoppingland (Via Trentino, 1)

31 ottobre BASSANO DEL GRAPPA – Vicenza (ore 18.00) @ Mediaworld c/o Il Grifone Shopping Center (Via Capitelvecchio, 88)

Ascolta qui l’album:

A marzo, Emis Killa tornerà live per presentare i brani del nuovo disco con due date di anteprima speciali: il 20 marzo all’Alcatraz di Milano e il 27 marzo all’Atlantico di Roma. I biglietti sono disponibili su TicketOne e in tutti i circuiti di vendita autorizzati. Radio Italia è partner ufficiale del “Terza Stagione Tour”.

I concerti sono una produzione Massimo Levantini per Live Nation Italia (per info e prevendite: www.livenation.it - info@livenation.it, 02/53006501).

X Factor 10: inizia il live show e sale l’attesa. Tutte le novità del talent più amato dagli italiani

X Factor 10 - Alessandro Cattelan

X Factor 10 – Alessandro Cattelan

Dopo lunghe ed elaborate selezioni, la decima edizione di X Factor Italia entra nella fase più calda: quella dei live. Durante un appassionante viaggio lungo 8 settimane avremo modo di conoscere i talenti che hanno conquistato la giuria del talent show più amato dal pubblico italiano. Il primo appuntamento dalla nuova X Factor Arena è previsto per domani giovedì 27 ottobre alle ore 21.15 su Sky Uno e proseguirà fino alla finale del 15 dicembre. Confermato alla conduzione Alessandro Cattelan, belle novità in giuria con Arisa, Alvaro Soler, Fedez e Manuel Agnelli. Per quanto concerne i concorrenti, la squadra Over (giudice Manuel Agnelli) è composta da Eva, Andrea e Alessandra Fortes Silva; i gruppi (giudice Alvaro Soler) sono i Les Enfants, Daiana Lou e i Soul System; gli Under uomini (giudice Arisa) sono Lorenzo “Loomy”, Marco “Fem” e Diego mentre le Under donna (giudice Fedez) sono Caterina, Gaia e Roshelle.

Forte dei grandi numeri ottenuti durante le selezioni  con 1.350.000 di spettatori medi (+12% rispetto allo scorso anno), X Factor si propone come uno degli show più visti in assoluto. A rincarare la dose anche gli ospiti annunciati:  si partirà con Marco Mengoni accompagnato da Matt Simons, mentre nella seconda puntata ci sarà Giorgia, seguita da Shawn Mendes e Robbie Williams, attesi per la terza puntata. Tra le novità più succulente c’è StraFactor, una vera e propria gara tra freaks affidata a due delle personalità più irriverenti dello showbiz italiano quali sono Mara Maionchi e Elio. A coordinare il tutto, Daniela Collu (la “Stazzitta” di Twitter) mentre i primi ospiti della puntata saranno Jake La Furia e Marco Travaglio. Tra le novità anche il contributo di Fiorello con la sua Edicola Fiore: ogni concorrente eliminato verrà subito caricato in auto e trasportato a Roma per essere simpaticamente “vessato” dai compari dell’amato showman.

Video: Le dichiarazioni di Mara Maionchi

Completamente rinnovata anche la scenografia, come sempre frutto del genio di Luca Tommassini: «Siamo stati i primi a cambiare la scenografia, si tratta di uno sky line ispirato a New York, saremo più tecnologici che mai con il palco più grande d’Europa per Sky Italia. Le messe in scena saranno molto elaborate come di consueto e avremo modo di divertirci parecchio», ha annunciato.

X Factor 10 - I giudici in conferenza stampa

X Factor 10 – I giudici in conferenza stampa

Le dichiarazioni:

Alessandro Cattelan – conduttore

Credo che quest’anno mi divertirò molto. X Factor è tra programmi più seri tra quelli che non lo sono. Il Format si ricarica ogni anno dell’energia portata dai concorrenti. In qualità di veterano affronterò questa edizione con grande leggerezza. I grandi numeri, in termini di ascolti ed interazioni, testimoniano che fino ad oggi abbiamo vinto una serie di scommesse. I live saranno un’altra storia ma le premesse sono delle migliori.

Alvaro Soler

Le band che compongono il mio team sono molto diverse tra loro, ognuna ha il suo sound. Insieme ad Antonio Filippelli, che lavora direttamente con i ragazzi, abbiamo trovato una strada per ognuno. Credo che la cosa più importante, soprattutto all’inizio di un’avventura come questa, sia fornire un preciso biglietto da visita e mostrare la propria personalità.

Arisa

Ho fatto scelte apparentemente molto discusse dal pubblico ma so che avranno modo di ricredersi. I miei ragazzi stanno lavorando molto bene e hanno convinto non solo me ma anche coloro che lavorano con noi; sono molto fiduciosa.

Fedez

 A dispetto di quelli che mi danno per favorito, mi sento di dire che la garà è aperta più che mai.

Manuel Agnelli

La pressione sarà maggiore ma spero di continuare a divertirmi. Sicuramente né io né i miei ragazzi giocheremo in difesa. Il talento sta nel saper raccontare una storia attraverso un’emozione, un modo di porsi, un’attitudine o facendo credere che stai vivendo una cosa anche non la stai vivendo veramente, questa è una cosa che devono saper fare soprattutto gli interpreti.

Raffaella Sbrescia

 

 

Boosta: “La Stanza Intelligente” è il disco che avevo voglia di fare. Intervista

Boosta ph Francesco Prandoni

Boosta ph Francesco Prandoni

Abbiamo imparato a conoscere Davide Dileo aka Boosta nei panni di musicista, compositore, tastierista e fondatore dei Subsonica, ma anche scrittore, DJ e produttore discografico. Lo ritroviamo oggi nei panni di cantautore per “La Stanza Intelligente”, il disco di inediti, in uscita per Sony Music, il 28 ottobre. Questo progetto, pensato per un ascolto reiterato nel tempo, rappresenta una passeggiata fuori dall’astronave madre in cui Boosta si mette a nudo rivelando la sua attitudine alla riflessione, la voglia di mettersi continuamente in gioco, lo sconfinato amore per la musica, la piacevolezza di osare raccontando quelle che sono le fragilità, le scompostezze e i disordini interiori di ciascuno di noi. Ad accompagnarlo in questo viaggio emotivo, un nutrito gruppo di amici: Malika Ayane, Nek, Luca Carboni, Raf, Giuliano Palma, Cosmo, Briga, Marco Mengoni, Enrico Ruggeri e Diodato. “La Stanza intelligente” è, in definitiva, il frutto di una sensibilità non convenzionale.

Intervista

Davide, partiamo da una constatazione: “Non c’è un colore con cui non ti sia sporcato le mani”…

Io faccio quello che posso, sono eccezionalmente imperfetto e mi godo quello che ho, racconto e vivo quello che sono e penso che i “se” servano veramente a poco. La parte più difficile, a 40 anni, è accettarsi per quello che si vale.

Hai più volte definito “La Stanza Intelligente” come un disco onesto, cosa intendi dire?

 Penso che tutte le persone abbiano delle zone d’ombra e delle zone che sono più facili da esporre al sole, io ho cercato di raccontare il più possibile l’umanità. Non ci sono sentimenti speciali o situazioni particolari nel racconto se non che ogni racconto è particolare. La vita di ognuno si basa su una sorta di calendario emotivo e questo disco è venuto fuori con grandissima sincerità sotto questo punto di vista. Ho avuto la fortuna ed il privilegio di fare il disco che avevo voglia di fare. Questa cosa mi ha quasi eccitato, non è così scontato trovarsi ancora entusiasti dopo 20 anni di carriera musicale.

Come hai scelto questo titolo così suggestivo?

Il titolo del disco è mutuato è un libro di Weinberger David, pubblicato da Codice. Il concetto alla base della mia scelta è quello di potersi chiudere in un posto al riparo da un mondo arrogante ed invasivo; un modo per ritagliarsi uno spazio, una stanza, per l’appunto, in cui mettere se stessi.

Sei passato dalla tastiera alla voce. Come è cambiato Davide e come è cambiato Boosta?

Sono sempre stato un curioso e ho avuto il privilegio di vivere con la mia passione che mi ha consentito di togliermi diverse soddisfazioni. A 40 anni era doveroso fare un test per verificare a che punto fossi arrivato. Cantare per me non è facile e ho approfittato di questa pausa fisiologica dei Subsonica per ritagliarmi lo spazio ed il tempo di fare una cosa esattamente come volevo io. All’interno di un gruppo con cinque personalità molto forti non è possibile sviluppare molto della propria individualità, ovviamente alcune cose vengono privilegiate rispetto ad altre ed è giusto così.

Come descriveresti questo artwork così particolare?

Ho cercato di fare un disco come si faceva una volta cercando inserirvi qualcosa da ascoltare ma anche da guardare. Insieme ad una mia amica architetto, che ora si occupa di serigrafia, ho costruito questa tavola anatomica che racconta la trasformazione dell’uomo durante un particolare momento di fatica e pesantezza. Il risultato è un lavoro da ascoltare in poltrona, mi piacerebbe trovare così tutti i dischi del mondo, vorrei sempre leggerne la storia, sapere come, dove e da chi è stato registrato etc.

Come hai lavorato alla scrittura dei brani?

“La stanza intelligente” è il primo pezzo che ho scritto, il brano ha rappresentato uno spartiacque quando ho deciso di mettere da parte l’elettronica, una vera e propria stella polare che ha guidato la scrittura del disco. Tutti i brani sono nati durante il periodo di scrittura tranne “La conversazione di noi due” che non ha mai trovato spazio da nessuna parte. Ho voluto lavorarci con Ruggeri, discreto portatore sano di aneddoti e amico fraterno.L’unica cosa che non volevo fare in questo album era usare l’elettronica; sequencer e sintetizzatori ci sono in due o tre punti al massimo. Ho voluto suonare approfittando del fatto che, pur facendolo male, suono un po’ tutti gli strumenti. Il mio è stato un gioco, mi sono messo nel mio piccolo studio e ho fatto l’artigiano; non ho fatto calcoli particolari, ho una visione lucida di quello che sono e non mi ha sorpreso il risultato che ho raggiunto.

Boosta durante la presentazione de "La stanza intelligente"

Boosta durante la presentazione de “La stanza intelligente”

Come ti sei trovato a lavorare con tanti colleghi?

Così come quando dai una festa e decidi di invitare chi vuoi, così ho voluto fare in questo disco. Sono stato fortunato perché ho avuto l’opportunità di chiamare tanti amici e tutti sono stati assolutamente disponibili a cantare le mie canzoni. Ho fatto anche un po’ da produttore, ho cercato voci che mi piacessero, voci magari lontane dal mio mondo. Per me è stato un bellissimo gioco e valeva la pena farlo con le persone con cui mi diverto.

Un aspetto particolare di questo album è il cantato: ogni ospite si è prestato ad un modo di cantare preciso e anticonvenzionale…

Certo, avendole scritte io, le canzoni hanno inevitabilmente preso un taglio diverso da quello che ci si potrebbe aspettare dai cantanti. Il lavoro di produzione dell’opera consiste proprio in questo; lo stesso avviene quando sei uno scrittore o un pittore, dipende dall’armonia che hai in testa, dal quadro che dipingi, dal testo che racconti…

Video: “1993″ Acoustic version

“Noi” è il pezzo più semplice del disco?

Sì, l’ho scritto su un giro di do. Non ho mai scritto una canzone così semplice e la voce di Malika rappresenta il vero surplus ultra.

La veste sonora in acustico dei nuovi brani con i Gnu Quartet ha portato un valore aggiunto alle canzoni, pensi di portarla in giro, magari nel nuovo tour?

Vediamo come mi sento. Proprio perché non è un disco facile da portare live ci ho pensato in tutti i modi: farlo solo piano e voce, o con una band, nei teatri, nei locali, con un quartetto d’archi, con un’orchestra, coi fiati… Non so bene come strutturerò il da farsi. Sicuramente manterrò la struttura narrativa dell’album: sarà qualcosa simile ad un recital, o a uno storytelling. Comunque qualcosa di unico.

Hai definito il brano con Cosmo un viaggio intergenerazionale. Come è venuto fuori questo abbinamento con lui?

Cosmo mi piace da matti, trovo davvero che sia il cantautore 2.0 italiano. A differenza di altri che hanno preso il linguaggio del cantautore italiano e l’hanno fatto loro, lui ha fatto un passo in più, magari peggiore ma comunque un passo diverso. “Mezzo uomo” è nato proprio dalla prima frase del pezzo: “Un cane vecchio fa vecchi guai”, da lì in poi è venuto il resto.

E Mengoni?

Conosco Marco da tanti anni, gli voglio bene e mi considero un suo fratello maggiore. Sono veramente felice che abbia cantato in questo disco, sono felice di aver scritto un bel pezzo e di averglielo fatto cantare perché quella roba lì la può cantare bene solo uno come lui.

Un risultato particolare è quello del brano insieme a Briga…

Questa è la cosa bella, il nostro è un meraviglioso gioco, è bellissimo decontestualizzare, cambiare le carte in tavola, sorprendere. Quel pezzo lì aveva un bella potenza nel ritornello, lui ha una voce pazzesca, è stato bello vederlo cimentarsi con un tale entusiasmo!

Boosta ph Francesco Prandoni

Boosta ph Francesco Prandoni

Cos’altro bolle nel tuo personalissimo pentolone?

Questo avrebbe dovuto essere un disco doppio ma tante persone mi hanno sconsigliato. Ho dovuto togliere una decina di pezzi dalla tracklist. Per ora l’idea è quella di lavorare alla colonna sonora di “1993”. Presto uscirà un nuovo libro e nel frattempo vorrei finalmente conseguire il brevetto di pilota di linea. Cerco di godermi quello che ho, non so quanto durerà, mi auguro  di avere a lungo qualcosa da raccontare ma se le circostanze della vita dovessero costringermi a continuare… beh, vi chiedo scusa in anticipo (ride ndr).

Il Boostalk è un modo per aprirti senza filtri con le persone che ti seguono?

Noi artisti non vogliamo che ci vengano rotte le scatole nella vita in generale ma ci piace che la gente sappia un po’ di noi. Funziona un po’ come quando esci, vai in un posto e hai voglia di chiacchierare, anche io ho voglia di chiacchierare, mi diverto e quando ne ho voglia lo faccio molto volentieri.

Cos’è per te il volo?

Il volo è la mia disciplina, le mie arti marziali senza la parte della mazzate. Il volo mi rimette a posto, è il mio manutentore.

 Raffaella Sbrescia

La Stanza Intelligente – tracklist:

1. 1993

2. Mezzo uomo (feat. Cosmo)

3. Sulla strada (feat. Nek)

4. La stanza intelligente

5. Santa Kaos (feat. Giuliano Palma)

6. Come la neve (feat. Luca Carboni)

7. Ad altezza uomo (feat. Briga)

8. Noi (feat. Malika Ayane)

9. Il mio compleanno (feat. Raf)

10. La conversazione di noi due (feat. Enrico Ruggeri)

11. All’altare (feat. Marco Mengoni)

12. Quello che vuoi (feat. Diodato)

13. Tutto bene

“Lotto Infinito”: Enzo Avitabile presenta uno dei suoi album più ispirati. Intervista

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Enzo Avitabile festeggia i 35 anni di attività artistica con un nuovo album di inediti intitolato “Lotto Infinito” (Sony Music Italy). Il disco, tra i più ispirati dell’artista, si compone di 14 brani con la partecipazione di alcune tra le voci più rappresentative del panorama italiano e internazionale: GIORGIA, FRANCESCO DE GREGORI, MANNARINO, RENATO ZERO, CAPAREZZA, ANGELA E MARIANNA FONTANA, DABY TOURÈ, PIPPO DELBONO, PAOLO FRESU, GIOVANNA MARINI, HINDI ZAHRA e LELLO ARENA. Giunto a 4 anni di distanza da “Black Tarantella”, “Lotto infinito” raccoglie sonorità provenienti da tutto il mondo spaziando tra World music, canzone napoletana, jazz fusion e soul e dando spazio a tematiche calde come disoccupazione, immigrazione, solidarietà e speranza. Muovendosi tra polarità contrapposte, Enzo Avitabile dà voce alle terre dimenticate, parte dalla periferia nord di Napoli per parlare delle periferie del mondo. Il grande merito di questo artista è aver dato voce agli ultimi, a quelli che nonostante l’oppressione di una continua lotta per la vita non rinunciano alla speranza di un domani che possa essere migliore.

Intervista

“Lotto Infinito” è uno dei dischi più ispirati della sua carriera?

Lo spero. Queste canzoni nascono dalla realtà che viviamo ogni giorno.

Il titolo è ispirato ad uno striscione esposto su uno dei balconi di “Lotto Zero” a Ponticelli in provincia di Napoli. Da un piccolo frammento circoscritto ad una realtà precisa, si finisce a parlare di una realtà molto più ampia…

Ogni volta che passo davanti a questo striscione mi fa un effetto davvero fortissimo. Si tratta di un frammento di realtà che abbraccia tante altre realtà simili, una goccia in un oceano. Ho voluto raccontare la periferia della mia città, quella che non si vede, quella di cui non si parla, per raccontare le periferie di tutto il mondo e le relative speranze di persone che lottano per arrivare alla fine del mese con orgoglio e dignità.

Toccante il brano in cui cita tutte le località martoriate della Campania riportando all’attenzione tematiche e luoghi ripiombati nell’oblio mediatico.

Certo, non ho voluto lasciare da parte nessuna di queste terre. Non ho dimenticato niente e nessuno

In questo album ci sono collaborazioni con alcune delle più grandi voci della musica italiana. Partiamo da quella con Renato Zero per “Bianca” in omaggio a Bianca d’Aponte, brano in cui il cantautore canta con lei in napoletano…

Renato mi ha fatto un regalo nel cantare questo pezzo in napoletano ma in realtà questo è un dono che ha fatto alla mia città. Il concetto era inglobare Napoli e l’identità italiana perseguendo una prospettiva di fratellanza.

Enzo Avitabile Ph Matteo-Basile

Enzo Avitabile Ph Matteo-Basile

Molto intenso il duetto con Giorgia in “De Profundis”

 In effetti stiamo riscontrando un grande consenso da parte di chi l’ascoltato, ci abbiamo messo tutta l’emozione possibile.

Originale la collaborazione con Caparezza in “Amm’ ‘a amm’ ‘a””

 Insieme a Caparezza ho cantato la voglia di cambiamento, l’esigenza di andare avanti.

 Il brano di chiusura è l’emozionante “Addo’ so nato io” recitato da un intenso Lello Arena…

Questa è una poesia di speranza; la speranza di vincere e sopportare il disastro economico che il paese sta affrontando, il degrado che siamo costretti a vivere, le condizioni di arretratezza socio-culturale e di degrado spirituale. Proprio gli ultimi, proprio quelli che non vengono considerati, sono quelli che sperano con tutte le proprie forze, che sognano e che combattono per il cambiamento e la riscossa.

E con Francesco De Gregori in “Attraverso l’acqua”?

Insieme cantiamo di questi uomini raccolti dall’acqua mentre cercano una terra promessa esattamente come fa ciascuno di noi, migranti sulla terra. Sembra facile osservare da lontano quelli che provano ad arrivare e a spostarsi attraverso il mare, dovremmo indagare i fondamenti della nostra coscienza, solo così possiamo capire cosa possiamo fare, innanzitutto per gli altri ma anche per noi stessi.

Il mantra di “Jastemma d’amore” a questo proposito si presta assolutamente bene a questo intento…

Certamente: “ ‘mparat a te vulè bene overamente si over vuò  bbene all’ate”.

Raffaella Sbrescia

Tracklist:

Il lato A della versione in vinile contiene i brani “NAPOLI NORD”, “DE PROFUNDIS” con Giorgia, “QUANDO LA FELICITÀ NON LA VEDI, CERCALA DENTRO”, “ATTRAVERSO L’ACQUA” con Francesco De Gregori, “SAN GHETTO MARTIRE” con Mannarino, “BIANCA” con Renato Zero e “AMM’’A AMM’’A” con Caparezza; nel lato B sono presenti “ABBI PIETÀ DI NOI” con Angela e Marianna Fontana,“COMM’ ’A ‘NA” con Daby Touré, “JASTEMMA D’AMMORE” con Pippo Delbono, “NISCIUNO SAPE” con Elena Ledda e Paolo Fresu, “LOTTO INFINITO” con Giovanna Marini, “VERITÀ SARÀ” con Hindi Zahra e “ADDÒ SO’ NATO IO” con voce recitante di Lello Arena.

Ascolta qui l’album:

“Marassi”: il pop trasversale degli Ex-Otago a servizio della periferia. Intervista

Ex Otago - Marassi

Ex Otago – Marassi

“Marassi” è il nuovo album in studio della band genovese Ex-Otago composta da Maurizio Carucci, Simone Bertuccini, Olmo Martellacci e Francesco Bacci. Prodotto e arrangiato dalla band e da Matteo Cantaluppi, il disco è stato anticipato dai singoli  “Cinghiali Incazzati”, “I Giovani d’Oggi”, “Quando sono con te” e, prendendo spunto da una Genova post moderna, quella rimasta fuori dai classici cantautorali, racconta del nostro presente. “Marassi” diventa quindi una sorta di non luogo, un riferimento da cui partire per realizzare un ritratto generale ed estemporaneo di tutti quei luoghi che scandiscono la vita quotidiana di tanti di noi. Un luogo di partenza e di ritrovo, lo specchio dei nostri giorni e delle relative contraddizioni.

Intervista

Come nasce “Marassi” e come ci avete lavorato?

Volevamo scrivere un disco molto contemporaneo. Ci siamo ispirati a ciò che abbiamo visto e che caratterizza la nostra quotidianità. “Marassi” è quindi un disco legato a quello che accade. Per quanto riguarda i suoni, ci siamo divertiti a giocare con le tastiere, in questo lavoro siamo ancora noi con delle nuove sfumature che speriamo possano cambiare sempre. Abbiamo ascoltato tanta musica, sono tanti e diversi gli ascolti che ci hanno influenzato: abbiamo spaziato da Mark Ronson agli Stadio. Crediamo che sia arrivato il momento di infrangere certe barriere, tra indie e mainstream e il fatto di stare a parlarne qui in Universal, è un segno tangibile di questo percorso e vorremmo che fosse così anche per altre realtà musicali italiane.

In “Marassi” parlate della Genova lontana dai vicoli, quella di cui non parla nessuno…

Narriamo del sentimento di rivalsa dei “luoghi – non luoghi”. Niente meglio di un quartiere come ce ne sono mille può raccontare la vita che scorre nel quotidiano. Il nostro è un punto di osservazione privilegiato, ci sono tutti quegli elementi che si sono sedimentati nella nostra memoria e di cui non si parla mai.

Come è avvenuta la registrazione dell’album?

La realizzazione è avvenuta proprio a Marassi, lì dove c’è la nostra casa Otago, in cui abbiamo registrato tutti i provini del disco. Era naturale che il clima trasparisse, siamo stati affiancati da Matteo Cantaluppi, colui che è riuscito a guidarci nella maniera ottimale nel realizzare quello che avevamo in mente. Matteo ha trovato la quadra delle cose; quando siamo arrivati da lui il disco era molto più elettronico e meno fruibile.

Qual è il brano più rappresentativo del disco?

Sicuramente “Cinghiali incazzati” perché parla di tutte le maschere che ci portiamo addosso e con cui spesso fatichiamo a convivere. “Marassi” è uno specchio del presente.

Ex-Otago

Ex-Otago

Che rapporto avete con “Genova”?

Il nostro desiderio è che possa nascere una scena trasversale. Abbiamo constatato che, quanto più si scava, più si trova gente che ha voglia di fare per cui vorremmo che si creasse un movimento di cui fare parte. Genova mette insieme davvero tante cose e gli Ex Otago sono figli di questa identità che implica l’essere tutto ed il contrario di tutto.

Nei vostri testi la pragmaticità sfida il sogno…

In effetti c’è sempre una nota molto concreta nei nostri testi. Cerchiamo di mettere da parte quella vena intellettuale fine a se stessa. Credo sia vero che che le mani aguzzano la mente per cui se si riuscisse ad unire la concretezza e l’ambizione, si potrebbero fare grandi cose. Per fare questo serve coraggio, proprio l’esatto contrario di quello che ci viene consigliato.

Che rapporto avete con il calcio?

Non siamo malati di calcio ma a Genova l’argomento in questione ti arriva anche quando sei distratto.

Video: Quando sono con te

Come funziona la genesi delle vostre canzoni?

Il testo è la nostra componente principale e ci facciamo molto affidamento. Le nostre canzoni nascono da immagini, stati d’animo e sensazioni. Più in generale, raccontiamo le cose che ci circondano per poi finire a parlare di noi stessi.

“I giovani d’oggi non contano un cazzo”?

C’è sempre stata una dicotomia tra sistemi. La verità è questo è un loop che si ripete.

“La nostra pelle” è un brano molto personale…

Scrivo di quello che vivo trovandomi spesso faccia a faccia con me stesso. Mi sono reso conto che nel bene e nel male sono una persona che ama molto di sé, tutto sta nel trovare un equilibrio con le parti di te che non ti piacciono. La canzone ha il grande pregio di essere liberatoria, ti dà l’opportunità di viverti.

Stesso discorso per il brano “Stai tranquillo”?

Sono inquieto e cerco di gestirmi questa inquietudine.

“Mare” è il brano più onirico…

Questo è un episodio cantautorale, una cartolina che ci porta indietro nel tempo. Un grande contenitore non solo poetico ma anche esistenziale.

Secondo voi come mai tanti artisti si stanno dedicando allo scenario periferico urbano?

Ci vuole onestà e coraggio per accettare il posto da cui si viene. C’è bisogno di riaffermare l’autenticità a fronte della standardizzazione imperante. La periferia è lì dove la gente si arrangia, è quel posto dove nasce e cresce la maggior parte di noi.

Come saranno i nuovi live?

Abbiamo tanto da studiare, le nostre tastiere erano ormai compagne di vita, ora stiamo cambiando strumenti per cui anche i brani vecchi saranno riarrangiati. Ci sarà un vero e proprio restyling!

Raffaella Sbrescia

Ex-Otago - Marassi

Ex-Otago – Marassi

 

Ascolta l’album qui:

 

“Uppercut”: la rivincita dei Gemelli DiVersi. Intervista

Gemelli Diversi

Gemelli Diversi

I Gemelli DiVersi tornano sulle scene a tre anni e mezzo dall’ultima release ufficiale (”Tutto da capo – Bmg Ricordi 2012), con un nuovo album intitolato “Uppercut” (Believe Digital). Più di 18 anni di carriera, quasi 1 milione di copie vendute e svariati riconoscimenti hanno spinto Thema e Strano a tornare in studio per un nuovo lavoro incentrato su tematiche di ispirazione autobiografica. Un album intriso di messaggi di speranza, che invita a non arrendersi e che, grazie al contributo di Luca Mattioni alla produzione artistica, si presenta con una formula sonora a metà strada tra le sonorità storiche della band ed un pop di chiara ispirazione americana. Un sound trasversale quello dei Gemelli DiVersi, così come del resto il pubblico che ha partecipato ai live italiani ed europei degli ultimi 3 anni, concerti nei quali i Gemelli si sono avvicinati ulteriormente anche alle nuove generazioni. Ancora oggi infatti ai concerti dei Gemelli Diversi assiste un pubblico di fans storici che li accompagna sin dal 98, uniti a nuovi ascoltatori che hanno imparato a conoscere la band.

Intervista a Strano

“Uppercut” è il titolo del vostro nuovo album. Una metafora della vita ma anche del vostro percorso?

Certo, questo titolo rispecchia quello che ci successo negli ultimi tre anni. La vita ha deciso di darci un bel pugno, un bel montante dal basso verso l’alto per cercare di buttarci per terra e metterci ko. Da uomini navigati e musicisti appassionati non ci siamo arresi, ci siamo rialzati, abbiamo barcollato un po’ ma poi siamo tornati a combattere. Nella vita bisogna continuare ad andare avanti, essere sempre motivati; la nostra più motivazione è continuare a fare la nostra musica e vedere la gente che canta da sotto il palco.

E in senso più ampio?

Chiaramente questa metafora vale per tutti quelli che ascolteranno il disco, la vita ti può veramente buttare per terra. Viviamo tempi difficili, in cui tutto è difficile ma bisogna sempre combattere e usare tutte le forze necessarie per riuscire a superare le disavventure che la vita ci pone davanti.

Video: La fiamma

Questo è anche il concetto alla base del singolo “La fiamma”?

Quella piccola fiammella che brucia sotto la cenere devi cercare di tenerla viva giorno per giorno.

Quali sono le tematiche che attraversano questo lavoro?

Il nostro disco racchiude un messaggio di speranza, si tratta di un disco positivo, magari nascosto sotto canzoni un po’ malinconiche, ma attraversato da un fondo di positività.

“La cosa che mi fa più ridere è che non ridiamo più” è la frase più impattante de “La fiamma”?

Sì, le cose sembrano finite ma non sono finite. Se ti sembra finita magari non lo è, così come è successo a noi: sembrava finita per i Gemelli Diversi ma in realtà la dipartita di qualcuno non segna la fine, bensì un nuovo inizio.

Dal punto di vista artistico, qual è la stata la molla che vi ha fatto tornare in studio?

Sono stati i concerti a farci capire che dovevamo tornare in studio per un nuovo disco. Subito dopo il momento di sbandamento abbiamo subito ricevuto un’offerta di lavoro per un Live Tour che io e Thema abbiamo accettato subito. Il gruppo in realtà non si è mai sciolto, abbiamo perso degli elementi che hanno voluto intraprendere un percorso diverso ma abbiamo continuato a fare musica. Noi continuavamo ad essere la band del ’98, ci hanno quindi proposto dei live, abbiamo accettato e abbiamo cominciato a girare. In questi tre anni abbiamo visto che c’era tanta gente che cantava le nostre canzoni e che aveva voglia di ascoltarci, per rispetto loro dovevamo continuare a fare la musica dei Gemelli Diversi che in 18 anni hanno segnato la vita di tante persone.

Gemelli Diversi

Gemelli Diversi

A proposito di carte da giocare, molto particolare la ballata “Via Melzi d’Eril”, un piccolo gioiellino

Una persona molto vicina a me l’ha definita “Una carezza alla città di Milano”. Per me che sono nato e cresciuto a Milano, è stato bello innamorarmi di questa via vicina al Castello, all’Arco, contornata dagli alberi che in autunno perdono le foglie. Girando in moto mi sono immaginato in questa via, il cui nome si adatta bene al titolo di una canzone, e ci ho visto l’incontro con la persona giusta.  Sono tornato a casa in questo stato un po’ malinconico ed introspettivo, mi sono messo al pianoforte e ho composto la musica, poi abbiamo scritto il testo e l’arrangiamento di quella che è la ballad per eccellenza del disco.

Doveroso un cenno ai suoni di questo disco di evidente ispirazione esterofila

Ci siamo affidati alla produzione musicale di Luca Mattioni, un bravissimo producer che ha lavorato tanti anni in Inghilterra. Questo sound british in alcuni brani si riconosce, ci sono anche dei chiari rimandi agli anni ’80 e, dato che siamo figli degli anni ’80, abbiamo impostato la produzione anche su quelle sonorità. In realtà da anni spaziamo, ci piace sperimentare e questo album ci è servito anche per farlo ancora di più, dato che si tratta di un album di ripartenza.

Raffaella Sbrescia

Le prime date dell’instore Tour

26/10 Discoteca Spaziale di Roma

27/10 Mondadori – Via Marghera, Milano

Ascolta qui l’album:

Benji & Fede presentano l’album “0+”: “Siamo qui per rimanere, abbiamo tanta voglia di fare”

Benji & Fede

Benji & Fede

Esce oggi, venerdì 21 ottobre, “0+” il nuovo e secondo album di Benji & Fede a poco più di un anno di distanza dal loro album di debutto. L’album contiene 11 tracce inedite comprensive di alcuni interessanti duetti con Max Pezzali, Annalisa e la giovanissima cantautrice inglese Jasmine Thompson. Realizzato tra l’Italia, la Norvegia, la Finlandia e nei vari viaggi che questo anno straordinario ha comportato, “0+” è un lavoro molto personale che racconta di vita, di amore, dei loro incontri e delle loro avventure. È un album che nasce dalla collaborazione di Benji & Fede con giovani autori e produttori stranieri, dalla loro interazione con realtà diverse che hanno reso possibile la creazione di un movimento generazionale capace di elaborare  sonorità nuove, ora più elettroniche,ora più acustiche.

Intervista

Come avete lavorato a questo nuovo album?

Abbiamo lavorato in Norvegia e Finlandia con dei produttori giovanissimi. Abbiamo appreso un nuovo metodo di lavoro che ci ha reso partecipi di ogni singola fase di lavorazione. Buttavamo già testi e melodie e alla sera sapevamo che la canzone sarebbe stata completa. Questo disco non rappresenta nulla di rivoluzionario ma rappresenta sicuramente un importante passo in avanti nel nostro percorso.

A cosa dobbiamo la scelta di un titolo tanto originale?

Abbiamo cercato questo titolo a lungo. Una sera all’improvviso ho chiesto a Fede che gruppo sanguigno avesse e, dopo le doverose indagini, abbiamo scoperto che era lo stesso del mio. Abbiamo pensato che fosse il modo giusto per suggellare il nostro rapporto di fratellanza.

E i suoni?

Le canzoni nascono sempre in acustico, la direzione è più elettronica ma l’intelaiatura è sempre quella.

Si evincono nuove sfumature nella voce di Fede...

Il cambio del modo di cantare è stato nuovo. Per il brano “Forme geometriche”, il testo profondo ha richiesto più esperienza vocale.

Che tipo di atmosfera c’era in Scandinavia?

Ci siamo trovati benissimo a livello umano. In Nord Europa parlano benissimo l’inglese e non abbiamo avuto problemi con la lingua; nemmeno Fede che non è madrelingua. Ogni mezz’ora i produttori ci chiedevano i testi, loro erano molto più concentrati sui suoni e sulle ritmiche, per noi che abbiamo un approccio più cantautorale e quindi classico, la cosa ha significato unire due mondi.

Che tipo di aspettative avete?

Non abbiamo la pretesa di piacere a tutti, siamo soltanto al secondo disco. Il cammino è ancora lungo man mano speriamo che ci siano sempre più persone che apprezzino la nostra musica . Il disco è coerente con quello che siamo. Certo, non è il disco della vita ma la nostra grande paura è quella di deludere le aspettative delle persone.  Vogliamo dimostrare che siamo qui per rimanere, abbiamo tanta voglia di fare.

E quanto riguarda la scrittura dei brani?

A livello creativo siamo felici che ci siano molte più canzoni scritte da noi. Le aspettative del pubblico non ci hanno influenzato, siamo soddisfatti di questo lavoro. Per questo disco, a differenza del precedente per il quale ci hanno mandato diversi scarti, ci sono arrivati tantissimi brani; avevamo la casella mail praticamente colma. Otto canzoni le abbiamo scritte con il metodo “one song a day” mentre “Quando si rimane da soli e “Amore Wi Fi” le abbiamo scelte perché, sia i testi che le rispettive sonorità, ci rispecchiavano.

 Da qualche parte c’è anche un brano in inglese?

Sì non abbiamo voluto inserirlo in questo disco. Abbiamo escogitato un modo per proporlo comunque al pubblico inoltrandolo ad una piattaforma streaming.

E con lo spagnolo?

In inverno comincerà l’avventura in Spagna e America Latina. Vediamo che succederà…

Il duetto con Max Pezzali è tra i brani più amati del disco…

Il pensiero di poter cantare il pezzo insieme a Max ci è parso fin da subito un bellissimo sogno fa realizzare. Siamo cresciuti ascoltando le canzoni degli 883 e siamo stati felicissimi del suo entusiasmo. Max parla della sua generazione, noi della nostra. Lui cita i vinili, dice che cose che non avremmo mai potuto scrivere. Max è un punto di riferimento da sempre ed è una figura di grande supporto per i giovani; indubbiamente un esempio da seguire.

Di respiro internazionale il duetto con Jasmine Thompson in “Forme Geometriche”

Abbiamo conosciuto Jasmine in occasione di un nostro video-cover per il suo brano “Adore”. Per questo brano volevamo un ritornello di forte impatto e per far farlo abbiamo voluto una voce femminile e straniera. Jasmine è giovanissima ma ha una voce speciale per cui siamo stati contenti che abbia accettato di lavorare con noi.

Cosa ci dite di “Tutto per una ragione” con Annalisa?

Avevamo più di un dubbio su questa canzone, Annalisa è venuta in ufficio e si è offerta di aiutarci. Due giorni dopo ha mandato il pezzo con una demo cantata da lei. Siamo in andati in studio e registrandola abbiamo notato che, con la sua voce, il pezzo era più forte.

In questo brano c’è anche il contributo di Merk & Kremont

Questi due giovani produttori hanno voglia di lavorare proprio come noi. Il fatto che scegliamo di lavorare con i giovani è esemplificativo della nostra visione. Stesso discorso anche per la scelta della regia del singolo “Amore Wi Fi” con il giovane regista Alessandro Murdaca.

Benji & Fede

Benji & Fede

Quanto conta la positività per voi?

Beh, sicuramente parecchio. Nella nostra musica parliamo della nostra vita che, al momento, è incentrata intorno a quello che ci piace fare.

Come mai avete scelto di far pubblicare una fan fiction scritta da una vostra sostenitrice?

Watt Pad è una piattaforma in cui si possono caricare i propri scritti. Ci è capitato di leggere molti di questi lavori che ci riguardavano e tra questi ci hanno colpito quelli scritti da una giovane che è riuscita a descrivere certi comportamenti che avremmo davvero potuto avere. Abbiamo voluto darle una possibilità così come è stata data a noi quella di poter fare musica.

Che rapporto avete con la tv?

L’esperienza da conduttori su “Generation What” ci è piaciuta perché non c’era un copione, avevamo carta bianca e abbiamo potuto mostrarci esattamente per come eravamo. Ecco, la tv ci piace se può essere l’amplificatore di quello che siamo. Anche i programmi di Cattelan e Fiorello sono molto validi da questo punto di vista. Per il resto ci arrivano tante proposte, l’ultima per un telefilm. Il fatto è che bisogna saper dire anche di no per poter essere coerenti con quello che facciamo.

Come è evoluto il rapporto con i fan?

Fin dall’inizio abbiamo sempre avuto un rapporto molto stretto. Gestiamo i nostri social in prima persona altrimenti il calore ed il messaggio diretto non passeranno mai. Condividiamo la quotidianità di tutti i giorni in tempo reale, abbiamo instaurato un rapporto diretto e sincero anche se vorremo che i momenti di privacy familiare fossero maggiormente rispettati. Spesso sono proprio i genitori dei nostri fans a pretendere di più da noi.

Vi vedremo sul palco di Sanremo 2017?

Per ora siamo concentrati su questo disco. Sicuramente vorremo andarci ma forse quest’anno è ancora presto. Andarci tanto per andare non avrebbe molto senso, serve la canzone giusta e sentirsi pronti. Siamo solo al secondo anno, avremo tempo…per il resto ci vedrete suonare parecchio in giro. Metteremo su uno show diverso e faremo tanti concerti, proprio come piace a noi!

Raffaella Sbrescia

Ascolta l’album qui:

La track list di “0+”:

    1. Adrenalina
    2. A casa mia
    3. Traccia numero 3 (featuring Max Pezzali)
    4. Amore wi- fi
    5. Una foto
    6. Non è da te
    7. Tutto per una ragione (featuring Annalisa)
    8. Troppo forte
    9. Forme geometriche (featuring Jasmine Thompson)
    10. Quando si rimane da soli
    11. Boomeranghi

Video: Amore Wi-Fi

 

 BENJI&FEDE

INSTORE TOUR “0+”

21/10 Modena – cc I Portali di Modena, Viale dello Sport, 50 – h 15.00

22/10 Milano – Mondadori Megastore, Piazza Duomo  – h 15.00

23/10 Roma – cc Porta di Roma, Via Alberto Lionello, 201 – h 15.00

24/10 Napoli – Feltrinelli Stazione Centrale, Piazza Garibaldi – h 15.00

25/10 Marghera (VE) – Mondadori Bookstore, cc Nave de Vero, Via P. Arduino ang. Via Tron – h 15.00

26/10 Torino – 8 Gallery, Via Nizza 262 – h 16.00

27/10 Rimini – cc Romagna Shopping Valley, Piazza Colombo 3, Savignano sul Rubicone – h 16.00

28/10 Verona – cc Le Corti Venete, Viale del Commercio 1, San Martino B. A. (VR) – h 16.30

29/10 Palermo – Mondadori Megastore, Via Ruggero Settimo 18 – h 15.00

30/10 Catania – cc Katané, Via Quasimodo 1, Loc. San Paolo – h 15.00

31/10 Reggio Calabria – Mondadori Bookstore, Corso Garibaldi  198 – h 15.00

01/11 Bari – Feltrinelli, Via Melo 119 – h 15.00

02/11 Lecce – Feltrinelli, Via Templari 9 – h 15.00

3/11 Firenze – Galleria del Disco c/o Tenax – Via Pratese, 46 – h 15.00

4/11 Perugia – cc Quasar, Via Aldo Capitini – h 16.30

5/11 Stezzano (BG) – CC Le due torri – Via Guzzanica 62/64 – h 16.00

Diego Mancino, “Un invito a te” è un album da non perdere. Intervista

diego-mancino Ph Viola damiani

diego-mancino Ph Viola damiani

“Un invito a te” è il titolo del nuovo album di Diego Mancino, tra i più prolifici degli autori e cantautori italiani. Pubblicato lo scorso 23 settembre su etichetta Universal Music e prodotto da Mancino con la collaborazione di Dario Faini, Stefano Brandoni (in “Avere fiducia”) e William Nicastro (in “Molte cose insieme “), l’album contiene otto brani inediti e la cover del brano di Tenco “Ragazzo mio”. Realizzato attraverso Music Raiser, piattaforma leader nel crowdfunding musicale in Italia, che ha finanziato la registrazione dei brani inediti, “Un invito a te” è un portagioie ricolmo di sentimenti: da raccontare, da condividere, da scoprire. Il disco si apre con “Il suo aquilone”, un brano che lascia emergere il senso di resa a qualcuno come fatto necessario per resistere ad un mondo ostile. Archi tesi e vibranti cedono al singolo “Era solo ieri”: una storia semplice ambientata in non luogo dal fascino onirico. Appassionata e bucolica “Succede d’estate”: il sole estivo è quasi un nemico mentre il contesto è un’esperienza tutta da vivere con trasporto. Il brano trainante dell’album è “Avere fiducia”: una canzone amara, disillusa eppure assolutamente vera e umana. Sorprendente la scelta di una cover “Ragazzo mio” di Luigi Tenco: Diego chiude il cerchio in merito ad alcune questioni personali e lo fa attraverso l’anima di un cantautore immenso. La titletrack “Un invito a te” è la canzone che ha dato inizio a tutto, l’album è, in effetti, un invito alla partecipazione emozionale, alla comprensione e al coraggio.

Intervista

Cosa rappresenta per te questo album e cosa ti aspetti da questo progetto?

Le canzoni sono emotivamente molto intense e protese ad un tipo di ascolto empatico. Il mio obiettivo è quello di suscitare un scambio emotivo con l’ascoltatore. Il disco è nato in totale autonomia, non avevo un pubblico ed un suono di riferimento. La musica mi piace tutta, adoro sperimentare cimentandomi con diversi generi per cui il disco segue un po’ questo tipo di linea giocosa che non conosce barriere e forzature. Quello che potevo fare era presentarmi con un lavoro sincero. A 46 anni credo che non esistano più generi. Esistono le cose belle e meno belle, di questo disco posso dire che è pop nel senso più alto del termine.

Com’è andata con Music Raiser?

La campagna di raccolta su Music Raiser è stata un’assoluta novità. Ogni mese i fans venivano a casa mia per ascoltare i provini che stavo realizzando e per scegliere i pezzi da inserire nella tracklist. Soltanto a lavori ormai ultimati il team di Universal Music mi ha fatto la sorpresa di propormi di lavorare insieme.

Alcuni autori decidono di non dare le proprie canzoni perché temono che l’intenzione originaria possa essere tradita. Tu come decidi di tenere le canzoni per te?

Ho superato questa fase anche se è sempre strano lasciare andare una canzone. Certe canzoni, per quanto belle, non sono adatte ad un certo tipo di mondo. Per quanto mi riguarda, la cupezza è un mio marchio di fabbrica. La scrittura viene in modo onesto, in alcuni casi è plausibile per certi artisti, per altri no. Quando scrivo non c’è la ricerca del cantante, cerco solo di fare una bella canzone, che abbia un senso ed una buona struttura.

Ti senti più autore o cantautore?

Non c’è differenza. Io sono uno scrittore che canta bene. La musica è la mia vita, ho la mente elastica. Lavorare con ragazzi giovani comporta una differenza di atteggiamento e di attitudine. Questo mi ha salvato dal punto di vista lavorativo.

Video: Diego Mancino presenta “Avere Fiducia”

Nella titletrack canti “Voglio qualcosa di concreto”…

Un concetto che esprime qualcosa di cui sono alla ricerca. Questo è un disco pieno di gesti reali e di una tensione verso l’altrove.

E la scelta di Tenco?

In questo caso il brano racconta di me. Avevo un papà che suonava in un’orchestra da night. Ricordo che quella era la sua musica mentre io volevo sentire i Joy Division. In realtà questa canzone mi descrive, bisogna fare dei propri desideri una strada maestra, non è vero che si fallisce se non si arriva alla vetta. Il percorso sta nell’essere un uomo con delle idee e fare qualcosa di costruttivo. Ho scelto questo brano perché sono cose che io direi ai miei amici o ad un figlio se ce l’avessi.

Cosa ti hanno detto i colleghi musicisti?

Ho fatto ascoltare questi brani a tanti colleghi e amici. Daniele Silvestri voleva essere uno dei raisers ma la campagna era ormai chiusa. Lui ha seguito tutta la lavorazione, mi ha dato diversi consigli e gli ho dato retta. Avere un feedback da musicisti esperti è fondamentale, diffido di chi è chiuso ed autoriferito. Le persone di cui mi sto circondando sono Manuel Agnelli, Niccolò Fabi, Ermal Meta, mi fido molto di queste persone che hanno dimostrato di avere intuito e coraggio. Trovo rilevante vedere cosa viene percepito da chi sta intorno, chiedo consigli a persone serie.

Diego Mancino

Diego Mancino

Come vivi il rapporto con la fama?

Diffido di chi cerca la fama, la musica è sacrificio, sono della vecchia scuola, mi piace collaborare e discutere con i miei soci. Voglio semplicemente fare bella musica. Essere molto famosi in questo paese è una cosa molto pericolosa, devi avere una tempra molto forte. Per quanto mi riguarda sono emotivamente debole, mi rattristo e mi arrabbio molto velocemente e chi è molto famoso queste cose non può permettersele. Non ho più l’età per invocare le masse, il mio scopo non è diventare famoso, faccio dischi da quando avevo 15 anni; sono arrivato a quota 46 e mi auguro che questo album possa essere conosciuto e seguito dal vivo.

Raffaella Sbrescia

Video: Era solo ieri

Ascolta l’album:

“Detachment”, l’opera prima degli Urban Strangers. Intervista

Urban Strangers

Urban Strangers

Gli Urban Strangers, ovvero Gennaro Raia e Alessio Iodice, approdano al mercato discografico con “Detachment” (Sony Music Italy), un album caratterizzato da sonorità innovative, un sound internazionale e un concept decisamente in linea con i tempi che viviamo. Finalisti a X Factor 2015, con un singolo d’esordio platino e il primo album certificato disco d’oro, gli Urban Strangers modellano e definiscono la loro cifra stilistica con un progetto pensato per riunire tutte le influenze acquisite nel tempo. A coadiuvarli in maniera precisa e brillante è il produttore artistico Raffaele Rufus Ferrante che ha saputo rendere tangibili tutte le idee  e le suggestioni che i due giovani musicisti hanno maturato attraverso le loro recenti esperienze artistiche.

Intervista

Ciao ragazzi, per prima cosa parliamo dei suoni di questo progetto. A cosa o a chi vi siete ispirati e come siete giunti a questo risultato?

Abbiamo raggiunto questo risultato grazie al nostro produttore artistico Raffaele – Rufus – Ferrante che ha permesso si creasse un differente sound e grazie anche alla libertà creativa che ci è stata lasciata da Sony Music e da Casa Lavica, abbiamo potuto mostrare a pieno le nostre idee musicali e la nostra tendenza a sperimentare. Rufus è riuscito a trasformare in realtà tutto quello che pensavamo e quello che provavamo. Questa alchimia artistica è anche il frutto di un forte legame personale tra noi, sarà forse anche per questo che siamo riusciti a buttare fuori tutto quello che avevamo in testa.

Qual è il filo conduttore del disco?

Il tema fondamentale dell’album è il ‘distacco’, un distacco fisico e psicologico, sensazione costante in quest’ultimo anno. Dopo essere usciti da X Factor eravamo circondati dal caos, eravamo di fronte a esperienze difficili da affrontare e a responsabilità da gestire. La paura nel conoscere, affrontare e capire questo tipo di realtà ci ha portato a chiuderci un po’, a pensare a chi eravamo e a cosa stavamo facendo. Abbiamo distribuito i nostri punti di vista in ogni pezzo raccontando le stesse paure con punti di vista diversi.

Cosa ci raccontate di “Medical”, il brano più forte del progetto?

Questo è il pezzo più vicino alla musica techno. Di recente abbiamo iniziato a frequentare i club e abbiamo visto le dinamiche che ci sono all’interno di questi contesti in cui ci si riesce a distaccare dalla gente pur essendone circondati.

Urban Strangers

Urban Strangers

 “Leaf” invece trae spunto dalla vicenda vissuta da una persona a voi vicina…

Questo pezzo è una metafora. La storia prende ispirazione dal vissuto di una persona che non riesce a pensare all’indomani e che preferisce cercare sostegno nei psicofarmaci anziché negli altri. Sentirsi soli può portare ad un tipo di distacco estremo. Per fortuna noi ci aiutiamo tra noi

Suggestivi gli echi morriconiani di “Bare Black Tree”

Grazie a Rufus ci siamo avvicinati molto anche a Morricone. Nonostante le sonorità elettroniche il disco è tutto suonato, l’approccio è assolutamente classico e nel pieno rispetto della tradizione musicale italiana.

E la curiosa miscela di “No Eletronic”?

Questo è il pezzo più spontaneo dell’album, era partito in un modo poi è diventato altro;  si tratta di un vero e proprio featuring con Rufus in cui si evince in modo nitido la nostra identità artistica.

Che rapporto avete con la dimensione musicale underground campana?

Casa Lavica è uno studio in cui passano spesso personaggi dell’underground, è bello vedere che tante realtà riescono ad apprezzarci senza filtro e pregiudizi. Chi lavora a Casa Lavica ci conosce da molto tempo prima di X Factor; siamo i più pop della situazione ma abbiamo sempre avuto massima libertà e rispetto da parte di tutti.

Come ha reagito il pubblico a questo nuovo progetto?

Non aspettavamo altro che un parere da parte del nostro seguito, constatare un riscontro positivo ci ha reso molto felici.

Che idee avete maturato per il tour?

Ci stiamo lavorando molto, ci teniamo a suonare il più possibile, vogliamo farlo nel modo migliore e cercheremo di sorprendervi esattamente come stiamo cercando di fare con questo album! Abbiamo 21 anni, stiamo crescendo, non ci spaventano le sfide ed il misurarci con grandi artisti. Tra i nostri progetti c’è ovviamente anche quello di suonare all’estero.

 Raffaella Sbrescia

Video “Bones”

Tracklist:

1. No electric

2. Stronger

3. Bones

4. My Fault

5. 5

6. Warrior

7. Leaf

8. Bare Black Tree

9. So

10. Rising

11. Medical

12. Intro

Ascolta qui:

 

Francesco Renga è in forma smagliante. Scriverò il tuo nome live è la giusta gratificazione per un percorso fatto di successi

Francesco Renga ph Francesco Prandoni

Francesco Renga ph Francesco Prandoni

Francesco Renga approda nei palazzetti italiani con “Scriverò il tuo nome Live nei Palasport”. Il primo capitolo di questa nuova avventura arriva dopo la recente uscita dell’omonimo album “Scriverò il tuo nome” (Sony Music Italy) e gode subito di un grande supporto del pubblico grazie ad un bel sold out al Mediolanum Forum di Assago. Serata subito calda grazie alla suggestiva apertura del valido cantautore Ermal Meta con cui Francesco ha scritto il singolo “Il Bene”. Con una scaletta comprensiva di 40 brani ed uno show della durata di più di due ore, Francesco mette la sua straordinaria voce al servizio del proprio stesso repertorio senza sconti. Carico, generoso, felice e desideroso del contatto ravvicinato con le persone, Renga si mette in gioco seguendo un unico grande filo conduttore: l’amore.

Francesco Renga

Francesco Renga

L’artista declina il concetto in tutte le sfaccettature e percorsi possibili rendendo questa parola l’unica grande accentratrice di attenzione. «Questa sera mi sono divertito tantissimo, ho lavorato tanto con il mio team e con i miei musicisti per arrivare a questo momento che per me rappresenta una gratificazione senza eguali», ha spiegato Francesco Renga alla stampa subito dopo la performance sul palco: «Il concerto mi dà la possibilità di avere la percezione reale di quello che mi immagino quando incido un album. Quella di stasera era la cosiddetta prova del nove per un live pensato per questi numeri. Avevo già fatto i palazzetti diversi anni fa ma stavolta ci sono arrivato con una consapevolezza completamente nuova. Le cose si devono guadagnare e penso che questo per me sia il momento giusto».

Francesco Renga

Francesco Renga

Tra i momenti più emozionanti e riusciti del live, c’è sicuramente la scelta di lasciare il palcoscenico principale per raggiungere, immerso tra le gente, un piccolo palco posto alla fine del parterre per un set acustico da brividi comprensivo di preziose perle quali “Cambio direzione”, “Dove il mondo non c’è più”, “Raccontami”, “Per farti tornare”: «Credo che quando si raggiungono certi risultati, il motore di tutto è sempre il pubblico. In un momento difficile come questo, chi viene a sentirmi lo fa in mezzo a tantissime altre proposte e fa sacrifici anche economici. Restituire loro la sensazione di protagonismo era uno degli obiettivi che mi ero prefissato. Sono riuscito a cucire tra loro due momenti diversi: quello del contatto intimo con la gente all’interno di un palazzetto. Questa è stata una grande scommessa per tutti, ci ho creduto fin da subito e sapevo che il pubblico avrebbe capito ed apprezzato questa scelta. Una delle mie fortune è avere un pubblico educato, che è cresciuto con me e che ha capito qual era il limite da non sorpassare», racconta Renga.

Sorprendente la scelta di inserire in scaletta il brano “Senza Vento”, risalente al periodo in cui Francesco era parte dei Timoria: «“Senza vento” non la vedevo al di fuori del mondo Timoria. Per me questa canzone era un’icona di quel periodo, di quella band e mi è sempre sembrato fuori luogo riproporla. Ho pensato che questo tipo di contesto potesse essere adeguato, per me è stata una liberazione, mi ha restituito tutto quello che era rimasto lì e che sapevo non essere andato perduto». Ad accompagnare il cantante sul palco la band composta da Fulvio Arnoldi alla chitarra acustica/tastiere, Vincenzo Messina al piano/tastiere, Stefano Brandoni ed Heggy Vezzano alle chitarre, Phil Mer alla batteria e Gabriele Cannarozzo al basso. Alle spalle dell’artista si alternano immagini di vita, contributi live e numerosi effetti speciali: «Il passaggio in un palazzetto è stato difficile. Per quello che il pubblico si è ormai abituato a vedere, era impensabile non dargli delle suggestioni visive di un certo tipo. La mia idea era quella di creare uno spettacolo equilibrato, volevo che fosse un evento in grado di rispondere agli input dei giovani, ho cercato una simmetria quasi maniacale, ho limato tutte le possibili ridondanze. Questo concerto è come una cerimonia laica in cui ognuno riceve e dona qualcosa. L’amore per come lo intendo io è la cosa più importante, non sono solo canzonette, cerco di esplorare, raccontare, declinare questo argomento in tutti i momenti e percorsi possibili», confessa, a questo proposito, in modo assolutamente schietto, Francesco che, tra le varie cose, dimostra di essere decisamente umile ed inquadrato: «Ho scelto di fare 5 date e non 500 perché sono il frutto della certezza dei numeri che si possono tenere. Ho rispetto per il lavoro di tutti, trovo che sia inutile far impazzire un promoter o un impresario. Da bravo bresciano e da artigiano, tengo i piedi per terra, lascio consolidare le cose e sono ben felice di questi numeri che, in ogni caso, rappresentano una grande sorpresa per me. Voglio fare le cose piano piano, so che quando le cose accadono poi restano e diventano i mattoni su cui costruire qualcosa di ben solido. Tutto il mio percorso è stato caratterizzato da questo modus operandi. Sono fortunato ad aver un team che, come me, ha questa stessa visione», sottolinea l’artista.

Francesco Renga, Ferdinando Salzano e Andrea Rosi durante l’incontro con la stampa

Tra gli aspetti più interessanti del concerto c’è soprattutto l’uso che Renga fa della sua voce: si vai dai classici melodici a brani ricchi di effetti, il tutto senza soluzione di continuità. Ecco come commenta la cosa il diretto interessato: «Il file rouge che lega tutti i miei dischi dal punto di vista concettuale è l’amore. Per questa ragione dal punto di vista testuale questo racconto dell’amore non rappresenta niente di nuovo per me. La difficoltà maggiore è stato l’uso della voce. I miei dischi sono diversi tra loro: i brani più facili sono quelli più vicini alla mia identità di artista melodico, gli altri, specie quelli presenti nel disco nuovo, sono molto più difficili. Cantare un disco registrato tagliando i respiri, e farlo alla stessa velocità di una voce doppiata sotto che ti impone una certa tonalità, è veramente complicato».

In merito alla corposa scaletta che, ha lasciato veramente poca roba da parte, dice: «Mentre componevo la scaletta mi sono reso conto che ogni artista ha due o tre nodi intorno ai quali incentra la propria esistenza, forse sono proprio quelle cose che lo “costringono” ad essere un artista. In questo live ho voluto dare molto spazio a questo disco, ho coinvolto il pubblico con un sondaggio e sono venute fuori tante cose che non facevo dal vivo ormai da qualche anno. Durante l’allestimento ho anche provato delle cover ma, partendo dal presupposto che sono già 20 le canzoni “obbligate”, non avrei potuto fare più di così». Ci sono anche notizie rassicuranti per chi non potrà partecipare ad una delle prossime quattro date (rispettivamente previste il 19 ottobre alla Fiera di Brescia, il 20 alla Kioene Arena di Padova, il 22 al Palalottomatica di Roma, il 23 al Palaflorio di Bari): «Credo che ci sia ancora molto da fare per questo disco. Nel 2017 ci sarà un altro tipo di concerto che possa consentirmi di portare questo live in posti diversi che ora non potevamo permetterci di raggiungere». A conclusione di questo racconto, rimane un’unica grande verità: è l’amore a renderci migliori. Lo sa più che bene Francesco Renga che afferma: «Perché siamo qui? Cosa muove i nostri passi? Ho recentemente letto un libro di Raymond Carver, un autore capace di rivoltare l’anima in modo schietto e ficcante attraverso l’uso di poche parole, il quale si chiedeva: “Hai ottenuto quello che volevi da questa vita? Sì, potermi dire amato su questa terra”. Dunque è l’amore quello che vogliamo; sentirci amati ancora prima di amare. L’unica cosa che vi posso assicurare è qualsiasi cosa faccia l’amore, lo fa sempre per il nostro bene»; conclude. Noi, dal nostro canto, non potremmo essere più d’accordo.

 Raffaella Sbrescia

Scaletta

Scaletta

 

INTRO

1 SCRIVERÒ IL TUO NOME

2 I NOSTRI GIORNI

3 A UN ISOLATO DA TE

4 A MENO DI TE

5 IL BENE

6 CI SARAI

7 REGINA TRISTE

8 VIVENDO ADESSO

9 IMMUNE

10 SPICCARE IL VOLO

11 L’AMORE ALTROVE

12 13 MAGGIO

13 IL MIO GIORNO PIÙ BELLO NEL MONDO

 

SET ACUSTICO

 

14 ANGELO

15 COSÌ DIVERSA

16 CANCELLARTI PER SEMPRE

17 DI SOGNI E ILLUSIONI

18 LA TUA BELLEZZA

19 AFFOGO BABY

20 RIMANI COSÌ

21 DOVREBBE ESSERE COSÌ

22 STO GIÀ BENE

23 MERAVIGLIOSA

24 MIGLIORE

 

BIS

25 SULLA PELLE

26 ERA UNA VITA CHE TI STAVO ASPETTANDO

27 GUARDAMI AMORE

28 L’AMORE SA

 

 

 

Set acustico

 

1 CAMBIO DIREZIONE

2 SENZA VENTO

3 LA SORPRESA

4 STAVO SEDUTO

5 VENERDÌ

6 DOVE IL MONDO NON C’È PIÙ

7 RACCONTAMI

8 L’ULTIMA POESIA

9 PER FARTI TORNARE

 

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