Con il suo graffio proveniente direttamente dai sobborghi di Liverpool, Louis Berry è un giovanissimo cantautore che si sta velocemente imponendo all’attenzione mondiale. Lo abbiamo conosciuto con il singolo “Restless”, più di recente con il brano “She wants me”; brani intimi e viscerali che intendono rappresentare alcune delle principali caratteristiche del mondo di Berry. Reduce dal successo dei live nel Regno Unito che l’hanno visto protagonista lo scorso autunno, Louis Berry sta attualmente ultimando tra Nashville e Londra il suo album di debutto che vedrà la luce nel 2017. Berry ha una storia personale molto travagliata ma il lieto fine è giunto proprio grazie alla musica. Tipico lupo solitario, costretto a fare i conti con problemi familiari, Louis si è avvicinato alla musica in “tarda” età. Dopo lenti passi in avanti e una firma con Cuban Records, il giovane redento sta ultimando la lavorazione del suo album di debutto. In occasione della sua prima trasferta italiana e dello showcase di cui è stato protagonista durante il party di Ministry of Sound Italia all’Old Fashion di Milano, lo abbiamo incontrato per conoscerlo più da vicino.
Intervista
Ciao Louis, raccontaci del tuo background personale, del tuo sviluppo esistenziale e del tuo approccio alla musica.
Quello che ha caratterizzato la mia infanzia è un normale imprinting nel luogo da cui provengo, questo tipo di realtà ha forgiato la mia impostazione mentale, mi ha reso affamato di sfide. Da piccolo ero arrabbiato e frustrato ma non ho mai smesso di essere in qualche modo ottimista. Quello che è stato mi ha reso quello che sono oggi, sta influenzando il tipo di musica che faccio e il tipo di messaggio che intendo trasmettere. Cerco di differenziare i miei contenuti da quelli delle classiche pop songs e, man mano che le nuove canzoni verranno fuori, avrete modo di accorgervene.
Pensi che il pubblico riesca a percepire tutto questo?
Le persone attraverso i mass media guardano la rappresentazione di uno stile di vita che io non vivo. Tengo le distanze da questo modo di concepire l’intrattenimento, ritengo sia importante che la gente possa tornare a concentrare l’attenzione sulle cose realmente importanti. Nel mio album tutti questi aspetti emergeranno in modo definito. I primi singoli che ho presentato hanno delle trame più leggere mentre gli inediti saranno sicuramente più seri e spero che il pubblico possa apprezzarli.
Come stai lavorando in studio?
Ho scritto moltissimo in questi mesi, ho molte canzoni pronte e ho un piano preciso da seguire. Farò in modo che le persone possano conoscermi per davvero. Sto lavorando in studio insieme a Steve Fitzmaurice e Jacquire King, due grandissimi professionisti anche se molto diversi tra loro. Viviamo la musica in modo molto serio ma riusciamo anche a divertirci tantissimo. Chiaramente oggi mi sento diverso rispetto a quando ho scritto questi brani quindi riascoltarli sarà come fare un viaggio a ritroso nel tempo.
Louis Berry
Che rapporto hai con la chitarra?
La chitarra per me è ben più di uno strumento. Più la suono, più affino la mia tecnica anche se di base la uso soprattutto per comporre, senza non so se ci riuscirei. Di recente ho cominciato a suonare anche il pianoforte e questo mi offrirà un nuovo modo di scrivere.
Come sta andando il tour e che tipo di concerto offri al tuo pubblico?
Le date del tour londinese sono tutte sold out, ce ne saranno sicuramente delle altre. Il mio concerto è prima di tutto energia, mi piace pensare che le persone provino le stesse emozioni che provo io sul palco. Se qualcuno pensa che io possa fare 3 concerti di fila dicendo sempre le stesse cose ogni sera si sbaglia di grosso. Ho un rapporto molto stretto con i miei fan, li vedo spesso anche al di fuori dei contesti legati al concerto, mi piace bere qualcosa con loro confrontandomi su vari argomenti.
Video: Restless
Che rapporto hai con i musicisti inglesi?
Non trascorro molto tempo con gli altri musicisti, non penso nel loro stesso modo.
Cos’è per te la solitudine?
È rifiuto delle emozioni.
Come lavori ai tuoi videoclip?
I video rispecchiano le emozioni che cerco di trasmettere attraverso le mie canzoni, io e il regista divertiamo a confrontarci. Mi piace questo tipo di scambio di idee. Lui mi aiuta a delineare i ritratti delle mie canzoni.
Cos’altro puoi dirci di te?
Mi piacciono le arti marziali e la storia. Sono una grande fan della storia di tutti i tempi e di tutti i paesi. Lo considero un potente strumento di conoscenza.
Vita, consapevolezza e cambiamento. Sono queste le parole chiave con cui Chiara sceglie di ritornare in scena. Il suo nuovo album di inediti uscirà domani 24 febbraio 2017 (Sony Music), s’intitolerà “Nessun posto è casa mia” ed è intrecciato a doppio filo con il vissuto degli ultimi anni della cantante che in questo progetto ha avuto modo di sviluppare anche il suo ruolo di autrice. Coadiuvata dal Maestro Mauro Pagani, Chiara ha ritrovato se stessa, ha messo a fuoco la propria essenza e ha individuato le nuove coordinate da seguire. Per farlo si è circondata di amici e colleghi. Tante sono, infatti, le ottime penne che hanno contribuito alla scrittura delle tracce comprese nel disco: da Daniele Magro a Niccolò e Carlo Verrienti, passando per Edwyn Roberts e Stefano Marletta per arrivare a Virginio, Giovanni Caccamo e Marco Guazzone. Questa mattina Chiara ha accolto la stampa a Milano con un breve showcase in cui ha presentato il brano sanremese “Nessun Posto è casa mia”, “Buio e luce” e “Il cielo” in una bella versione piano e voce. Ecco cosa ci hanno raccontato lei e Mauro Pagani.
Chiara, cosa è accaduto in questi due anni?
Ci sono stati dei grandi cambiamenti personali che hanno avuto un importante riflesso nel lavoro e nella musica. I primi tre anni dopo X Factor sono trascorsi molto velocemente e posso dire di essere felice di quello che ho fatto però ho anche avuto modo di capire cosa ho fatto. Ho studiato molto, ho acquisito consapevolezza. Prima mi mancava la verità, adesso la perseguo con tutti i rischi del caso.
Quali sono stati i passi fatti?
Ho lavorato sulla mia vita, ho cambiato alimentazione e sono andata in analisi. Dovevo capire che donna volevo essere prima di capire che tipo di cantante volevo essere.
E poi?
Poi mi sono chiesta che tipo di disco avrei comprato ed eccoci qui. Non riesco a mettere in dubbio quanto è stato fatto in questo disco perché è del tutto compiuto. Ci vorrà soltanto tempo, orecchio e pazienza.
Come è stato lavorare con Pagani? Come vi siete incontrati?
Ho avuto tanta fortuna. Ero passata alle Officine Meccaniche per altre cose e ci siamo incontrati così. Avevo proprio bisogno di una persona come lui, da soli non si può fare niente, bisogna cercare di attrarre a sé delle persone che possano aiutarti e capirti. Non pensavo che sarebbe successo, invece ci siamo trovati d’accordo su tutto. Abbiamo lasciato che le cose arrivassero, non abbiamo mai parlato di vendite, ci siamo sempre focalizzati sull’emozione.
Mauro Pagani:
“La cosa più bella del mio mestiere di produttore musicale è che si ha a che fare con il talento degli altri. Questo è un gran dono, è confortante sapere di avere a che fare con gente che ha talento. Nel mio piccolo sono stato fortunato, ho lavorato con tanta gente di talento, ho imparato tante cose e trovo che Chiara sia una cantante fantastica. Il suo punto forte? Un’instancabile attenzione nei riguardi di ciò che dice. Il mio lavoro di arrangiatore con lei è stato davvero semplice. Chiara è arrivata in studio che si era già cercata i pezzi con una definizione che andasse oltre il cantantese, ha evitato i luoghi comuni mantenendo un approccio semplice e popolare; mi è bastato dare una piccola spinta per far sì che le cose funzionassero al meglio. Per quanto riguarda il discorso autori penso che sia bello che questo disco ci sia una bella ventata di autori che coniugano qualità e facilità di comunicazione. Per chi come me sente una frattura generazionale è difficile riconoscere queste cose. La canzone d’autore tende a essere criptica mentre la scrittura popolare è davvero difficile. Se un pezzo sta su da solo basta semplicemente non rovinarlo”.
chiara ph Giovanni Gastel
Chiara, come hai lavorato con gli autori che hanno partecipato alla stesura dei brani?
Tutto è nato in modo naturale e spontaneo, ho cercato gli autori con cui mi sono trovata bene fin dall’inizio. Non c’erano scadenze, ci siamo divertiti lavorando in modo sereno e senza paranoie. Stefano Marletta e Edwyn Roberts sono stati i primi a lavorare con me in un periodo di forte calo psicologico. Quando abbiamo finito, mi sono accorta di stare meglio fisicamente. Ho capito che questo mestiere può essere anche uno sfogo per i malesseri. Il primo brano che abbiamo scritto è “Grazie di tutto”, già da lì era scattata un’amicizia sincera.
E Virginio?
Anche Virginio mi ha fatto ascoltare tante belle melodie, abbiamo scritto il testo di “Chiaroscuro” mettendo nero su bianco quello che volevo dire anche senza la musica.
Curiosa la storia de “Le leggi di altri universi” di Guazzone…
Il brano era stato proposto come inedito ad altri concorrenti di X Factor. Sebbene non fosse stato scelto, io me ne ero innamorata, così, dopo 4 anni, ho cominciato a canticchiarne il motivetto a chiunque nella speranza di ritrovarlo. Poi ho rintracciato Marco, l’ho incontrato di persona e abbiamo lavorato insieme non solo a questo pezzo ma anche a “Le ali che non ho”.
Quanto ti rappresenta questo disco?
Uscire da un talent show può essere un disastro. Sei stato al top senza avere le basi necessarie per esserci. Questa cosa ti condiziona, fai tante cose ma solo dopo ti chiedi cosa hai fatto. Ci sono un sacco di emozioni contrastanti e visto che io ho sofferto molto per questo, ho scelto di fermarmi prendendomi il rischio di sovvertire le regole del mercato discografico. Ho pensato che fosse meglio non farmi vedere se non sapevo nemmeno io cosa volevo dire. Ho preferito lavorare su me stessa ad ampio raggio. Ho scelto di lavorare alla vecchia maniera, come se non avessi partecipato ad un talent. Quella che ascoltate oggi è la vera me.
Video: Nessun posto è casa mia
Cosa pensi del brano “Nessun posto è casa mia”? Cosa pensi che non sia arrivato alla gente?
Questo è stato il primo brano che abbiamo provinato insieme io e Mauro Pagani. In questo pezzo non c’è niente di sbagliato, ci sono molto affezionata perché ha un contenuto e una sua magia. Sapevamo che sarebbe stato televisivamente poco appetibile ma al mio terzo sanremo dovevo far vedere che c’era stato un cambiamento. Non volevo essere fraintesa, tante volte ho cercato i brani più “ruffiani” ma stavolta c’era bisogno di una scelta integralista. Questo brano è quello che ho scelto per fare il primo passo e ricominciare tutto daccapo. So che serve tempo ma ho capito che ci vuole pazienza.
Ti sei tolta qualche soddisfazione in questi giorni?
Sì, non mi era mai successo di incontrare una mia coetanea che mi dicesse grazie per aver cantato qualcosa che in cui si rispecchiasse. Ecco, questo mi ha commossa.
Quando potremo ascoltarti dal vivo?
Il 23 aprile ci sarà un’anteprima del tour al Blue Note di Milano, siete tutti invitati!
Il 24 febbraio 2017 vedrà la luce “Anime di Carta”, il nuovo album di Michele Bravi, (distribuito da Universal Music), in cui il giovanissimo cantante umbro torna sia come autore sia come interprete. Il disco si compone di 13 tracce comprensive di un’intro e un interludio. Sei degli 11 brani portano anche la firma di Michele che, per questo disco, ha scelto di collaborare con celebri autori italiani tra i quali Federica Abbate, Giuseppe Anastasi, Cheope, Niccolò Contessa, Antonio Di Martino e Alessandro Raina. Realizzato con il supporto strategico della factory Show Reel, “Anime di carta” si presenta come un disco introspettivo che racconta la forza, la tenacia e la caparbietà dell’avere vent’anni. Michele Bravi e il produttore Francesco Catitti hanno lavorato per tre anni per dare vita a questa creatura musicale che rispecchia molti lati della personalità del cantante le cui coordinate sonore puntano ad un sound internazionale attraverso un perfetto mix tra la tensione della musica elettronica e l’intimismo classico dell’ensemble d’archi. Ad incamerare le atmosfere di tutto il disco, un fragile intimismo ed una imponente drammaticità insieme a tappeti sonori decisamente ricercati che rappresentano il vero punto forte di tutto l’album.
Intervista
Ciao Michele, che tipo di percorso artistico stai portando avanti?
Con questo disco compio un passo importante. Se sei mesi fa mi avessero chiesto se ero felice di quanto fatto fino a quel momento, avrei risposto di no. Fino a due settimane fa le cose non erano così nitide come oggi. Avevo bisogno di capire quale fosse il modo giusto in cui la musica potesse raccontarmi e credo di averlo trovato. Solo a dicembre ho finito di lavorare a queste nuove canzoni. Il mio è un percorso non solo lavorativo ma soprattutto umano. Oggi vivo un momento di serenità personale e non riscriverei niente della mia storia. Prima ero instabile, ora sono comunque fragile ma sono finalmente riuscito a togliere i filtri parlando della mia vita.
Qual è il fulcro di “Anime di carta”?
Quando si lavora con la creatività, la dimensione personale e quella lavorativa si incrociano. Mi è successo di perdere una persona a cui tenevo tanto e avevo bisogno di un modo per uscirne. Ecco perché questo disco rappresenta una seduta di analisi con me stesso. Volevo riflettere, volevo capire perché vivevo con difficoltà il mio rapportarmi agli altri; credo di non averlo capito nemmeno adesso ma almeno l’ho messo per iscritto.
Perché hai intitolato l’album in questo modo?
Siamo tutti anime di carta. La carta è un materiale accessibile, sempre a portata di mano. Se sei fatto di carta, come quella su cui scrivi, non puoi strappartela di dosso perché perderesti un pezzo di te stesso. Puoi diventare un origami, accartocciarti, rovinarti, prendere fuoco o semplicemente rimanere un foglio senza contenuto. Tempo fa ero molto più autoriferito, poi ho iniziato a condividere la vita con altri e ho capito che potevo scrivere i miei contenuti.
“Chiavi di casa” è una summa finale dei temi musicali e lirici del disco?
Beh, sì. Qui racconto di cosa significa trovare una persona che riesce a vedere cosa c’è scritto dall’altra parte del foglio, quello che non mostriamo agli altri.
Finalmente canti in italiano…
Canto in italiano perché avevo bisogno di dire le cose come stavano, senza troppi giri di parole. Dovevo liberarmi dalle sovrastrutture per cantare di quello che ho vissuto. Spero di intercettare anche le persone che non la pensano come me, voglio sentirmi meno solo e confrontarmi con il prossimo.Non sono vittima del mondo. Ho imparato a scindere le regole del mercato discografico dall’ambito musicale. Con questo album posso permettermi di gestire una possessività nei riguardi delle canzoni che prima non avevo. Ci ho messo tanto tempo a finirle perché prima dovevo finire di vivere certe cose. Mi si potrà dire di non aver capito cosa volevo dire ma non come avrei dovuto farlo.
A maggio sarai protagonista di due anteprime dell’Anime di Carta Tour, il 20 al Fabrique di Milano e il 21 al Viper Theatre di Firenze.
Il concerto sarà uno show completo, seguirò un filo conduttore con la rivisitazione del concetto di carta. Riserverò particolare attenzione ai suoni per ricreare la ricerca sonora che ho perseguito nella realizzazione dell’album e per vestire al meglio il mio timbro.
Come hai lavorato con gli autori?
Li ho chiamati personalmente e li ho frequentati tanto. Ero affascinato dalla loro capacità espressiva, ci siamo visti anche solo per un caffè, quello che è nato è solo una conseguenza dello stare insieme. C’è una grande partecipazione da parte di tutti gli autori, alcuni sono impensabili; su tutti cito Niccolò Contessa de I Cani, sono felice che abbia dialogato con il mio mondo.
Come è avvenuto l’incontro con Contessa?
Amo il disco de I Cani “Glamour”. Volevo incontrare Niccolò e mi sono fatto aiutare da un’amica in comune per organizzare l’incontro. Quando l’ho conosciuto non avevo ancora dimostrato niente di me, il fatto che mi abbia ascoltato e che abbiamo lavorato con me è molto significativo.
Com’è andata con “Il diario degli errori” e con l’autrice Federica Abbate?
Ci siamo incontrati a cena e abbiamo chiacchierato a lungo. In seguito ho iniziato a scriverle per risentirla e pian piano abbiamo iniziato a condividere le nostre cose. In quel periodo ho chiuso una storia d’amore infinita e mi capitava di parlare con Federica anche di cose personali. Un giorno lei si è presentata a casa mia e mi ha fatto sentire “Il diario degli errori” e, sebbene io non nasca come interprete perché ho bisogno di cantare quello che vivo, lei è stata capace di farmi capire qualcosa che io stesso non avevo capito. Il pezzo non è mai stato provinato, l’ho sentito così tanto a fuoco da capire che era perfetto così.
Video: Il diario degli errori
Qual è stato il tuo approccio al Festival di Sanremo e come vivi il fatto di essere stato il cantante più twittato nelle singole serate?
Sentivo di avere tra le mani un pezzo molto importante e sapevo che la canzone meritava di essere ascoltata da tante persone. Questo brano mi ha aiutato tanto per cui son felice se è piaciuto e che abbia avuto un buon riscontro. Sono contenuto se mi viene riconosciuto il merito di averlo interpretato bene ma io penso che abbia vinto il pezzo; la mia interpretazione è stata un plus. Sono arrivato su quel palco partendo da sotto zero e con quotazioni molto basse.
Come è avvenuta la composizione e la scelta dei brani?
La selezione è figlia di una rosa di 60 brani. Ho scelto i più completi. In genere compongo accompagnandomi al pianoforte anche se alcuni pezzi sono stati concepiti subito con un’impostazione di produzione elettronica con dei tappeti musicali creati ad hoc.
“Shiver” (Andreas Pfanennstill) e Bones (Patrick Jordan Patrikios) fanno da filo conduttore col disco precedente, “I Hate Music” (tutto in inglese)?
Anche quando è uscito il vecchio disco dicevo che mi stavo raccontando, in realtà stavo nascondendomi dietro qualcosa, ovvero in una lingua in cui non penso. Dire le cose in inglese non ha lo stesso peso. Questi brani sono stati messi apposta dopo il brano “Pausa” in cui racconto di una fase di limbo perenne. In questo album li ho inseriti per creare un file rouge e spiegare il meccanismo di protezione che avevo individuato nell’uso della lingua inglese.
Come mai non c’è un duetto con Chiara?
Io e lei siamo molto amici. Chiara ha un pianoforte in salotto e il nostro è un duetto infinito. Sono stato molto paranoico con questo disco, non volevo duettare con nessuno e lo stesso è accaduto a lei con il suo (Nessun posto è casa mia ndr). Quando stai scavando nella tua anima incasinata è difficile prendere qualcun altro per mano.
Bianca Atzei ha appena partecipato al 67esimo Festival di Sanremo con il brano intitolato “Ora esisti solo tu”, scritto per lei da Kekko Silvestre, cantante e leader dei Modà. Forte di un’ottima performance sul palco dell’Ariston, Bianca si ripropone in una veste rinnovata e più consapevole. Nonostante uno strenuo accanimento mediatico nei suoi riguardi, la giovane cantante ventinovenne è riuscita ad individuare le coordinate professionali e personali per proseguire la sua avventura con tenacia e determinazione.
Intervista
Cosa racconta il brano che Kekko Silvestre ha scritto per te?
Questa canzone racconta di me, dei miei sentimenti, dei miei stati d’animo. Per questi motivi non è facile da portare sul palco, mi espone completamente in un momento importante e felice della mia vita.
Cosa ti ha detto Silvestre dopo la tua esibizione?
Francesco mi ha chiamata, mi ha detto che ho cantato molto bene ed era contento della mia esibizione. D’altronde lui crede in me da 6 anni.
Cosa è cambiato tra il primo ed il secondo Sanremo?
Adesso sono più consapevole, mi sento una persona nuova, forse anche per quello che sta succedendo nella mia vita. “Tale e quale show” è stata una grande scuola che mi è servita anche per capire molto di me. Mi sono resa conto di dover prendere la vita con più leggerezza e ironia. Dal punto di vista professionale, invece, ci sono stati dei cambiamenti anche a livello vocale.
Cosa hai provato sul palco di Sanremo la prima sera?
Sentivo un fuoco dentro, qualcosa di simile ad un’esplosione, mi sono goduta ogni parola, per la prima volta per la nella mia sono stata veramente felice della mia esibizione.
Bianca Atzei
Cosa vorresti trasmettere al pubblico?
Vorrei far capire quanto è forte la mia dedizione per il canto. Studio da tanto tempo, ho fatto molta gavetta prima di iniziare il percorso con Baraonda.
Pensi di essere stata troppo esposta dal punto di vista mediatico in questi mesi?
Beh, non usciva un mio singolo da prima di Tale e Quale show. Non arrivo da talent show, certo ho avuto esposizioni ma non così eccessive.
Come spieghi le tue tante collaborazioni con molti artisti italiani?
Questa cosa mi rende molto felice. Quello che posso dire è che se i colleghi scelgono di coinvolgermi nei loro progetti, evidentemente qualcosa do anche io.
Quale di queste ti ha segnato di più?
La collaborazione con la Bertè è stata veramente d’impatto, lei è una pantera con il cuore di un gattino.
Cosa farai adesso?
Lavorerò al disco che uscirà entro l’anno ma intanto mi godrò ogni singolo momento, ogni cosa ha il suo perché e io vado avanti per la mia strada passo dopo passo.
Esce oggi “TUTTA COLPA MIA”, il nuovo album di ELODIE prodotto da Luca Mattioni ed Emma, che contiene, tra gli altri, l’omonimo brano presentato in gara al 67° Festival di Sanremo. Suonato e registrato in presa diretta, l’album è stato costruito seguendo l’intenzione di unire elementi tipici degli anni ‘60 a elementi del new soul inglese. Per farlo sono stati utilizzati strumenti vintage, riverberi a molle e delay a nastro. Al centro del progetto la calda voce di Elodie e la intensa carica interpretativa che è riuscita a raccogliere le migliori firme del nuovo cantautorato italiano. Tante sono infatti le collaborazioni presenti all’interno dell’album, dal featuring con Zibba in “Amarsi basterà” (già autore del brano), agli importanti autori che hanno scritto per lei: Federica Abbate, Amara, Roberto Angelini, Jez Ashurst, Mark Bates, Giovanni Caccamo, Federica Camba, Mario Cianchi, Marco Ciappelli, Emma, Dario Faini, Jack Jaselli, Jonny Lattimer, Ermal Meta, Emma Rohan e molti altri. Le tredici tracce compongono la tracklist spaziano tra ballate acustiche ed energici up-tempo. Da un ascolto completo del disco emerge una grande personalità in divenire e la consapevolezza di un potenziale da sviluppare. Ecco cosa ci ha raccontato la protagonista del progetto.
Intervista
Prima di parlare di questo primo grande traguardo discografico, qual è il tuo bilancio relativo all’avventura sanremese?
Il brano, scritto da Emma, Pollex, Angiuli e Cianciola, ha un sapore retrò con un testo moderno, che racconta e analizza i sentimenti di una relazione difficile da chiudere definitivamente, dove la donna reagisce e non è vittima, anzi è proprio lei a prendere in mano la situazione. Sono molto felice del modo in cui l’ho portato sul palco del Teatro Ariston, per me è stata un’esperienza liberatoria. C’erano molte aspettative su di me ma mi sono divertita tantissimo. Lo rifarei di sicuro!
Come commenti il fatto che la tua performance sia stata apprezzata anche da molti scettici?
Si canta per chi ti ascolta. Sapere di essere apprezzati significa assumere la consapevolezza di essere in possesso di certi requisiti necessari. Spero di essere stata all’altezza del contesto.
Cosa pensi del fatto che alcuni abbiano associato la tua vocalità a quella di Emma?
La differenza sostanziale sta nel fatto che io sono pop-soul mentre lei è pop-rock. Quello che ci accomuna è il modo viscerale in cui raccontiamo le cose.
Come hai partecipato alla costruzione del disco e alla selezione dei brani?
Ho provinato tutto ma alla fine la scrematura si è fatta da sé. Ho la fortuna di avere degli autori importanti e spero che la mia interpretazione sia piaciuta anche a loro. Per quanto riguarda la scelta del brani, mi sono affidata all’istinto e ad un’unica linea guida: parlo di quello che so. Nel caso specifico parlo di sentiment. Sembro fragile ma in realtà sono una piccola guerriera, ho voglia di affrontare i miei limiti.
E il duetto con Zibba?
Sono molto felice di questa collaborazione. L’idea di cantare il brano insieme è nata in un secondo momento, siamo vocalmente molto simili e la cosa si è sviluppata in modo naturale.
Come vivi il fatto che ci siano tanti cantautori uomini tra i tuoi autori? Dai testi si evince che le protagoniste di queste storie siano tutte donne forti e con grande personalità…
Chi più degli uomini può apprezzare la personalità delle donne? A me fa piacere cercare di sopperire ad una mancanza di sensibilità sempre più diffusa. Parlando in generale, aggiungo che il mio obiettivo è mandare messaggi alle ragazze che hanno la sensazione di non sentirsi rispettate.
Ci parli del brano scritto e musicato da Roberto Angelini “La cosa che rimane”?
Il brano l’ho provinato su chitarra e me ne sono innamorata al primo ascolto. Il tappeto musicale che è nato dopo è quello più originale del disco, volevamo fare un tipo di pop diverso con delle sonorità moderne.
Elodie ph Marco Laconte
E poi c’è “La verità”, il brano che chiude il disco e che ti pone nella tua veste più intensa.
Ho fatto fatica a cantarlo perchè mi ha emozionato molto. Amara è una vera fuoriclasse, scrive benissimo ma è ance una bravissima cantante con un gran cervello. Una canzone così perfetta si canta con grande piacere ma anche con grande trasporto emotivo. Ho voluto metterla apposta per ultima perché si tratta di una riflessione tra i denti.
Come mai nessun brano in inglese?
Sto ancora provando le mie vesti, musicalmente sono una bambina. Ora come come ora voglio cantare nella mia lingua, il che, tra l’altro, è anche più difficile.
Che ruolo ha l’amore nella tua vita?
Beh, è l’unica cosa che mi spinge a svegliarmi la mattina. L’amore, in ogni caso, è sacrificio puro.
Cosa è cambiato in te da quando ti esibivi nei piccoli locali anni fa?
Sono cresciuta tanto, sto cercando di migliorarmi ma di base sono sempre la stessa. Il mio approccio alla musica è sempre più appassionato, mi sento più sicura sul palco e lo vivo con più serenità rispetto a quando ho partecipato ad Amici.
Dopo aver aperto alcune date dell’Adesso Tour di Emma lo scorso settembre, il 26 aprile salirai sul palco dell’Alcatraz di Milano come assoluta protagonista del tuo primo live. Ci stai pensando?
Beh, certo! Non vedo l’ora! Tutto è ancora in via di definizione ma posso già dire che se non sarà impegnata, ci sarà Loredana Bertè. Sarà ovviamente un’anteprima in una città particolarmente ricettiva come Milano poi verranno altri live in estate e presto potrò dirvi di più.
Tanti dei migliori cantautori contemporanei hanno scritto per te. Se potessi scegliere qualche penna illustre della “vecchia scuola”?
Senza dubbio vorrei che Ivano Fossati scrivesse per me. Lui è uno dei pochissimi ad essere riuscito a parlare d’amore senza essere banale.
Curioso il video del brano sanremese “TUTTA COLPA MIA”, diretto da Gaetano Morbioli e prodotto da Run Multimedia…
Mi sono messa in gioco divertendomi molto. Ho lasciato campo libero e mi sono fatta guidare senza troppi preconcetti. Mi fa piacere che il risultato sia piaciuto.
Video: Tutta colpa mia
L’universo è nei dettagli?
Sono una grande osservatrice, guardo le persone soffermandomi sul modo in cui muovono gli occhi. Questo è il modo in cui capisco più cose, certo così ci vuole più tempo per conoscersi ma io sono molto paziente (ride ndr).
Alla fine dei conti, cosa rappresenta questo disco per te?
Questo è uno dei tanti piccoli sogni che sto realizzando. Sono felice e anche per questo ci metto tutta me stessa in quello che faccio.
Quale pensi possa essere il prossimo singolo?
Questo discorso è prematuro ma, provando a restringere il campo, posso nominare “Fine”, “Semplice”, “Amarsi basterà” e “Verrà da sé”.
Hai mai provato a scrivere qualcosa di tuo?
Ho sempre pensato di non essere altezza, ogni tanto scrivo delle cose, descrivo soprattutto le mie frustrazioni raccogliendo tutto in un quaderno. Prima o poi proverò a fare qualcosa, vorrei anche cominciare a suonare, mi piace molto il pianoforte.
Per chiudere, te la senti di dare un consiglio a chi vorrebbe intraprendere il percorso musicale?
Di consigli ne servono molti innanzitutto a me. Quello che posso dire è di cercare di superare la paura del fallimento e crederci fino in fondo, magari con il supporto di gente che ci voglia veramente bene.
Raffaella Sbrescia
Questa la tracklist dell’album “Tutta colpa mia”: “Tutta colpa mia”, “Amarsi basterà” (feat. Zibba), “Fine”, “Semplice”, “Sono pazza di te”, “Verrà da sé”, “La mia strada verso il sole”, “La differenza”, “Giorni bellissimi”, “La gelosia”, “Una favola non è”, “La cosa che rimane”, “La verità”.
Elodie ph Marco Laconte
Da oggi, venerdì 17 febbraio, Elodie sarà impegnata in un instore tour in tutta Italia per presentare “Tutta colpa mia”. Queste le date: il 17febbraio al Mondadori Megastore di Piazza Duomo a MILANO, il 18 febbraio al Mondadori Bookstore di VARESE e al Centro Commerciale 8 Gallery di TORINO, il 19 febbraio alla Galleria del Disco di FIRENZE e allo Sky Stone & Songs di LUCCA, il 20 febbraio alla Discoteca Laziale di ROMA, il 21 febbraio al Parco Commerciale Auchan Giugliano di GIUGLIANO (NA), il 22 febbraio a La Feltrinelli di POMIGLIANO D’ARCO (NA) e al Centro Commerciale Le Cotoniere di SALERNO, il 23 febbraio a La Feltrinelli di BARI, il 24 febbraio a La Feltrinelli di LECCE, il 25 febbraio al Centro Commerciale Auchan di PORTO SANT’ELPIDIO (FM), il 26 febbraio al Centro Commerciale Quasar Village di PERUGIA e al Centro Commerciale Cospea di TERNI, il 27 febbraio a La Feltrinelli di PESCARA, l’1 marzo al Mondadori Megastore di BOLOGNA, il 2 marzo al Mondadori Bookstore presso il Centro Commerciale Nave de Vero di VENEZIA, il 3 marzo al Centro Commerciale Ipercity di PADOVA, il 4 marzo al Mondadori Bookstore di SIRACUSA e al Centro Commerciale Sicilia di CATANIA, il 5 marzo a La Feltrinelli di MESSINA e a La Feltrinelli di PALERMO, il 6 marzo a La Feltrinelli di MONZA e al Mondadori Megastore presso il Centro Commerciale Freccia Rossa di BRESCIA, il 7 marzo al Mediaworld presso il Centro Commerciale Le Due Torri di STEZZANO (BG), l’8 marzo a La Feltrinelli di CAGLIARI, il 9 marzo al Mediaworld presso il Centro Commerciale Fiordaliso di ROZZANO (MI), il 10 marzo al Centro Commerciale Perseo di RIETI, l’11 marzo al Centro Commerciale Auchan Mesagne di MESAGNE (BR), il 14 marzo a La Feltrinelli di LATINA, il 15 marzo alla Mondadori del Centro Commerciale Vulcano Buono di NOLA (NA), il 16 marzo al Centro Commerciale Le Fontane di CATANZARO, il 17 marzo al Mediaworld presso il Centro Commerciale Metropolis di COSENZA e il 19 marzo al Centro Commerciale La Rotonda di MODENA.
Il 24 febbraio 2017 esce “Il codice della bellezza” (Sony Music), il primo progetto solista di Samuel, un album con dodici brani inediti, scritti tra Torino, Roma e Palermo e prodotto da Michele Canova Iorfida tra New York e Los Angeles. Dopo il grande successo dei singoli “La Risposta” e “Rabbia”, immediatamente in vetta alle classifiche dei brani più trasmessi in radio, Samuel ha presentato al Festival di Sanremo l’inedito “Vedrai”, estratto proprio dal disco in uscita. Annunciate anche le prime tre speciali anteprime live a Torino (Hiroshima Mon Amour – 11 maggio), Milano (Alcatraz – 18 maggio) e Roma (Postepay Sound Rock in Roma – 27 giugno).
Intervista
Che sensazioni hai per questa finale sanremese?
Mi sto divertendo molto e la mia canzone piace quindi sono a posto. Non ho velleità di gara e non sono tra i favoriti quindi mi godo il momento.
Da dove nasce “Il codice della bellezza”?
Questo album si porta dietro la mia esperienza musicale degli ultimi anni e in particolare l’amore che ho per la musica elettronica e i sintetizzatori. Nel 2014 ho avuto un’infiammazione alla tiroide durante la tourneè estiva dei Subsonica. In quel periodo mi sentivo molto debole e mi sono reso conto del fatto che dentro di me c’erano delle cose che dovevano uscire fuori. Stando in un gruppo succede spesso di lasciare se stessi in disparte, ecco perché ho sentito l’esigenza di voler fare un disco mio.
Come funzionano gli equilibri di gruppo?
Nei Subsonica siamo tutti leader. Ogni tanto la nostra vitalità creativa necessita di un momento di stop, stavolta l’abbiamo fatto in modo più eclatante. Per quanto mi riguarda avevo necessità di confrontarmi con la responsabilità non condivisa quindi è venuta l’idea dell’album.
Che prospettive ci sono per i Subsonica? Vi state sentendo in questi giorni?
Abbiamo firmato con Sony per altri due album. Amiamo stare insieme ma quando stiamo in solitaria non sappiamo cosa fanno gli altri, in questo modo superiamo i momenti di confronto con noi stessi. In questi giorni non ci siamo sentiti o scritti, magari parleremo del mio Festival quando scriveremo il nuovo album.
Video: “Il codice della bellezza” live @ Radio Italia
A cosa ti sei ispirato per la scelta di questo titolo?
Ho riflettuto sul fatto che la bellezza è l’arma che usiamo per farci amare. Questa visione è arrivata proprio mentre scrivevo le nuove canzoni. Il racconto dell’amore è il linguaggio di semplificazione che ho ricercato per fare un disco pop, volevo analizzare il tema nella sua quotidianità perché è facile parlare di un amore che esplode, molto più complicato è raccontarne la quotidianità.
Come è nata la collaborazione con Jovanotti?
Con Lorenzo non ho organizzato nulla. Avendo lo stesso produttore, Jovanotti ha avuto modo di ascoltare le mie basi e gli sono piaciute. Successivamente mi ha scritto facendomi i complimenti, in lui ho visto un fratello maggiore con cui confrontarmi. Jova è abituato ad affrontare il mare della musica italiana da solo, ci siamo raccontati tante cose e, come spesso accade, quando due musicisti si incontrano a livello umano accade la magia creativa. Quando ho deciso di raggiungerlo a New York, ci siamo subito trovati in grande sintonia.
Cosa hai provato cantando per la prima volta le nuove canzoni dal vivo?
Le canzoni arrivano al pubblico soprattutto durante il live. Ecco perché amo aspettare la fine del tour per poter vedere il fiore sbocciare dopo aver seminato in lungo e in largo.
Francesco Gabbani partecipa al 67esimo Festival di Sanremo con “Occidentali’s karma”, brano scritto insieme al fratello Filippo Gabbani, a Fabio Ilacqua e a Luca Chiaravalli. Il brano sarà contenuto nel nuovo disco che verrà pubblicato, a fine aprile, da BMG Rights Management (Italy) con la produzione artistica di Luca Chiaravalli. “Occidentali’s karma” è un brano pop elettronico che nasconde una doppia personalità. Dietro una melodia pop accattivante e una ritmica coinvolgente, cela infatti un invito a riflettere sul nostro modo di vivere.
Intervista
Ti aspettavi un riscontro tanto caloroso da parte del pubblico?
Sinceramente un brano così fuori dagli schemi sanremesi era un’incognita. Il testo è quasi ermetico e necessità di essere capito. Molti si fermano solo all’aspetto ironico del mio fare musica ma alla fine va anche bene così. Mi piacerebbe divertire e coinvolgere poi ovviamente spero sempre che venga colta anche la dimensione più profonda che sta aldilà della facciata. Ciò detto, non mi aspettavo questa riposta da parte del pubblico e mi fa un grandissimo piacere.
Da dove arriva l’idea della scimmia?
L’idea della coreografia viene dalla necessità di voler sdrammatizzare perché per quanto il brano abbia una facciata ironica, in realtà è molto serio. Si tratta anche di un concetto ripreso dal libro dell’antropologo Morris che prende in considerazione l’idea dell’essere umano non come essere pensante ma come una specie di scimmia. Siamo evoluti intellettualmente, cerchiamo la risoluzione delle cose ma il movente di base è il soddisfacimento delle nostre necessità primordiali. Si tratta chiaramente di una provocazione ma sono il primo a sottopormi a questa critica, addito prima di tutto me stesso e poi estendo queste riflessioni a tutti.
Non pensi che possa trattarsi di un’arma a doppio taglio?
Sicuramente può esserlo ma se non ci si assume dei rischi non si può arrivare a scoprirlo.
Un po’ come è successo con “Amen”?
Sì, sebbene il brano abbia avuto tanto successo non è che in realtà sia stato capito da tutti. Nel corso del 2016 ho imparato a capire dal tipo di complimento che mi veniva fatto se il brano fosse stato capito o meno. In ogni caso la musica pop per me è soprattutto condivisione e intrattenimento sennò non farei quello che faccio o quanto meno non lo farei nelle circostanze in cui mi propongo.
Quest’anno consolidi la collaborazione con tuo fratello?
Sì ho lavorato alla scrittura del brano anche insieme a lui e l’ho portato con me anche in tour visto che suona la batteria.
Hai unito l’aspetto dissacrante con l’impegno di un testo serio. Ti senti fautore di una nuova formula pop?
Sarebbe fantastico pensarla così, per ora mi limito a cercare di esprimere quello che sento. Fare musica rappresenta un modo per esprimermi, questa bivalenza tra ironia e riflessione corrisponde a come sono io nella realtà di tutti i giorni. Sono uno che vive in maniera istintiva cercando di gioire del momento però poi mi dedico lo stesso a prolungate riflessioni. Cerco di ragionare e di approfondire tutto ciò che faccio.
Video: La coreografia di “Occidentali’s karma”
In base a questi ragionamenti cosa dobbiamo aspettarci dal tuo nuovo disco?
Il disco rispetterà le linee guida di “Occidentali’s karma” ed è quasi al 90% della lavorazione. Le due forze che attraversano il dualismo del brano si sposano in maniera sinergica per cui mi piacerebbe pensare ad un disco che si basa su una profonda leggerezza.
Pensi di aver fatto un salto in avanti nella scrittura?
Ci terrei a specificare che questo lavoro è il frutto della collaborazione con i miei coautori. Fabio Ilacqua, ad esempio, vive fuori dal mondo ed è dotato di una cultura gigantesca. Io rappresento la parte più pop e contemporanea.
Per quanto riguarda la tua esperienza nelle vesti di compositore per la colonna sonora di “Poveri ma ricchi” di Fausto Brizzi cosa ci racconti?
Per me è stata un’esperienza completamente nuova. Il regista mi ha chiamato e mi ha espressamente chiesto di comporre. Ho subito chiarito che non avrei potuto fare cose particolarmente ricercate ma lui mi ha voluto lo stesso. Il mio approccio è stato quello di un entusiasta principiante e ho scoperto un nuovo modo di fare musica. Se mi ricapitasse un’occasione simile, lo rifarei anche se non è una mia prerogativa. Preferisco scrivere canzoni.
Video: “Occidentali’s karma”
E la collaborazione con Celentano per il brano “Il bambino col fucile”?
Non l’ho incontrato né sentito, il contatto è stato sentire la sua voce sul mio brano. Per me è stata la ciliegina sulla torta di questo 2016, tra l’altro anche l’arrangiamento è rimasto lo stesso e per me è stata davvero una soddisfazione enorme.
Pensando al fatto che all’epoca anche lui ha rotto gli schemi con la sua musica, senti di poter esser accostato a lui in qualche modo?
Chiaramente non è un fatto voluto ma mi fa molto piacere pensare a un possibile accostamento ad Adriano perchè ho sempre avuto una grande stima per lui che è riuscito a stimolare le più svariate riflessioni. Mi dispiacerebbe se qualcuno giudicasse il mio atteggiamento un po’ scimmiottante nei suoi confronti.
In realtà quello che si percepisce è che non ti prendi troppo sul serio…
Questo fa parte del mio modo di essere. Credo nell’autoironia e quando la noto negli altri, la reputo un sintomo di grande intelligenza.
Parlando di Oriente, ci sei mai stato?
No, ma ne sono affascinato. Spero di andare presto in Giappone.
Le tue attività agricole come procedono?
Ultimamente le ho messe un po’ da parte anche se continuo ad avere una forte attrazione verso tutto ciò che è legato alla natura. Quando ho voglia di divertirmi non vado in discoteca, preferisco andare in un bosco o in cima alla vetta di una montagna.
Come sono andati i live del 2016?
C’è stata una buona affluenza, è stato molto appagante. Ho suonato i brani tratti dal mio ultimo album, qualcosa di meno recente e qualche cover; su tutti Jannacci, Battisti, Mogol, Celentano. A giugno inizierà il nuovo tour ma devo ancora iniziare a pensarci.
Ermal Meta è tra i grandi favoriti del 67esimo Festival di Sanremo. Conosciuto sia come autore che cantautore, l’artista ha appena conquistato il premio per la migliore cover con “Amara terra mia” di Domenico Modugno con un’interpretazione di grande impatto emotivo. Il brano che porta in gara s’intitola, invece, “Vietato Morire” così come l’album in uscita oggi per Mescal Music, di cui segnaliamo il brano si chiusura “Voce del verbo”. Il disco sarà in vendita insieme ad “Umano” che invece sarà in omaggio. Ecco cosa ci ha raccontato l’artista.
Intervista
Come ci si sente a portare se stessi e tutta la propria sensibilità sul palco?
Quando si sale sul palco si è nudi ma è ancora meglio quando ti togli completamente anche la pelle perché così puoi raccontare meglio una storia nei dettagli.
Qual è l’obiettivo di “Vietato morire”?
La cosa più importante per me è che la canzone diventi un messaggio perché nel momento in cui le parole rimangono nel campo del personale, esse si trasformano nell’esaltazione dell’io. Il messaggio, nello specifico, è imparare a capire quando è il momento di dire no. Disobbedire è importante e necessario.
“Vietato morire” prende ispirazione da “Lettera a mio padre”?
Sì. “Lettera a mio padre” era più rivolta verso l’interno: serviva soprattutto a me. “Vietato morire”, invece, ha più a che fare con l’espansione di un messaggio: vorrei dire qualcosa e vorrei che venisse percepito non come “Ah, che vita di merda”, se fosse stato così non lo avrei raccontato. Come diceva De Andrè: io non scrivo canzoni per dirvi perché le ho scritte. La cosa più importante è vedere cosa diventa la canzone. Nessuno osserva mai cosa diventa il seme quando germoglia, la stessa cosa avviene con le storie.
Ermal Meta
La tua sensibilità riesce ad essere colta e interpretata, ovviamente in maniera diversa, da tanti colleghi anche molto diversi tra loro. Cos’è che secondo te attrae della tua scrittura?
Non so cosa attragga però posso dire cosa attrae me nel modo di fare le cose: a me attrae la verità, non amo gli artifizi, li rigetto in ogni contesto, anche in fase di scrittura. Mi danno fastidio perché la vita è altro e cerco di riportare questa cosa nei miei testi. Per me questo è fondamentale perché altrimenti non riuscirei a riconoscermi. Chi si guarderebbe in uno specchio distorto? Ecco, l’artifizio è questo: uno specchio distorto. Un’opera, seppur breve, seppur brutta, deve rispecchiare qualcosa di reale.
Qual è una delle domande che ti fai più spesso?
Ci sono un sacco di persone pronte a odiare chiunque ed è una cosa che mi sconvolge. Quello che mi sconvolge non è l’odio che uno è pronto a lanciare gratuitamente bensì il fatto che la cosa passi totalmente inosservata. Mi chiedo perchè in tv vediamo violenza totale a qualsiasi ora con descrizioni minuziose di qualsiasi delitto, c’è del feticismo nei confronti della radice. Se due persone si baciano nessuno si gira, se due si picchiano tutti si fermano a guardare e nessuno interviene. Perchè ignoriamo la bellezza e ci concentriamo sull’orribile? Perché questo accada non so spiegarmelo ma posso fare in modo di lasciarmi travolgere dalla domanda senza avere una risposta e cercare di scrivere delle cose.
Video: Vietato Morire:
Hai ricevuto la notizia della partecipazione al Festival di Sanremo mentre eri in studio?
Sì, stavo scrivendo un pezzo completamente inedito che non vedo l’ora di registrare.
Quanto è fisiologico il tuo legame con gli strumenti e con lo studio di registrazione?
In realtà sono in studio anche senza starci fisicamente, anche in questo momento sto raccogliendo materiale per scrivere ma non ce ne accorgiamo. Per me la vita è una grande scuola. Quasi tutte le canzoni di “Vietato morire” le ho scritte in giro per gli hotel, successivamente le ho ovviamente realizzate in studio.
Sei particolarmente ricettivo dunque…
Beh, cerco di tenere le antenne ben ritte…
A proposito di antenne, ti sei sintonizzato sulle frequenze di Elisa e di Luca Vicini (Vicio dei Subsonica)…
Con Vicio abbiamo scritto un pezzo e l’abbiamo arrangiato insieme con il suo contributo al basso. Il brano è dedicato ai musicisti e s’intitola “La vita migliore”. Il duetto con Elisa è pazzesco perché è lei ad esserlo e ad averlo reso tale.
Ermal Meta
Che collegamento c’è tra i pezzi di “Umano” e quelli di “Vietato morire”?
I pezzi sono collegati l’uno con l’altro dal punto di vista emotivo. Non c’è una connessione verticale ma orizzontale. Confrontando le rispettive tracklist si possono tracciare delle linee tra i pezzi… provate a cercare i nessi nei testi!
Come vivi la dimensione live?
Amo raccogliere passione e calore ricambiando con altrettanta passione. Mi sento un operaio della musica e mi piace sporcarmi le mani.
Tra i tuoi ascolti più recenti c’è anche l’ultimo album di Brunori Sas?
Sì, certo! Trovo che sia un album stupendo, mi ha colpito l’uso delle voci e dei cori, lo trovo molto interessante. Per il resto, sono anni che Dario dimostra di saper fare molto bene ciò che fa.
Valeria Farinacci sarà tra gli 8 protagonisti di Sanremo Giovani 2017 con il branointitolato “Insieme” scritto insieme a Giuseppe Anastasi, già autore di alcuni grandi successi di Arisa. La giovane cantane umbra si presenta al Festival con un ricco bagaglio di esperienze di studio e di viaggio. Conosciamola meglio.
Intervista
Hai studiato Mediazione linguistica all’università e presumibilmente continuerai questi studi. In che modo questo tipo di studio influisce all’interno del tuo percorso artistico?
Sì, esiste un filo conduttore tra la mia passione per le lingue e quella per la musica e per i suoni. Inoltre molto spesso ascolto musica straniera per cui conoscere le lingue mi dà la possibilità di poter capire le parole e coglierne il messaggio. Tutte cose, queste ultime, che ho sempre cercato di portare all’interno della mia musica.
In che modo questa cosa emergerà nel tuo lavoro in uscita?
A livello di sonorità. Visto che ho dei gusti esterofili, mi piace molto Stromae ma anche la musica inglese (The XX, The Weeknd, Adele).
Che rapporto hai con Londra?
Aver vissuto un anno accademico in questa città mi ha dato l’opportunità di viverla non più da turista. Vivere il quotidiano, mi ha fatto notare anche le piccole cose a livello musicale. In quell’anno sono passati da lì tantissimi artisti, ho seguito molti concerti e ho portato tutto questo bagaglio in Italia.
Come si collegano i nuovi brani tra loro e che tipo di messaggio vorresti comunicare al pubblico?
Io e Giuseppe Anastasi ci siamo divertiti molto. Il mio Ep sarà un misto tra pop e r’n’b, abbiamo cercato di sperimentare con sonorità portate da fuori senza mai stravolgere la musica italiana.
Valeria Farinacci
Curioso il contrasto tra questa vena sperimentale e il contesto sanremese…
Il pezzo che porto a Sanremo è quello un po’ più tradizionale, che rispetta il festival e che ha al suo interno un messaggio importante presente in ogni testo del mio minialbum.
Ecco, parlaci di “Insieme”…
Il brano rivela un messaggio di speranza adatto ad un tipo di palco come quello del Festival.
Come si lega la tua sensibilità a quella di Anastasi?
Collaborare con un artista così importante, di fama e di successo, è sia un grande onore che una responsabilità. Noi conosciamo il suo nome perché è legato ad un artista importante come Arisa, in questo caso invece sperimentiamo presentando un progetto totalmente diverso. C’è un mettersi in discussione sia da parte mia che da parte sua. Giuseppe è un grande artista, lo ammiro e apprezzo molto.
In quale tipo di contesti vorresti portare la tua musica?
Mi piacerebbe partire dai piccoli locali perché così si fa. Sono un’emergente bisogna dare tempo al tempo e creare un percorso graduale. Devo mettere insieme i tasselli e collezionare esperienze che mi aiuteranno magari a creare qualcosa di più grande in futuro.
Quali sono le tematiche che ti interessa trattare?
Nelle mie canzoni mi rivolgo alla mia generazione. Ho 23 anni e mi interessa capire come i giovani affrontano i rapporti interpersonali. Anche nel testo di “Insieme” insisto molto sulla necessità di fare i sacrifici. Ho notato un approccio un po’ superficiale nei rapporti in generale. Auspico, quindi, un ritorno all’autenticità dei bei sentimenti. C’è bisogno di sacrificio così nel lavoro come nell’amore.
C’ è qualche altro brano che verte su questi temi?
Sì, ce n’è un altro intitolato “Dopo cena”, è il mio preferito ed è rivolto alla nostra generazione in stato di confusione. Spesso non sappiamo reagire a questo stato di cose ma io insisto nel dire che c’è bisogno di tornare coi piedi per terra e di fare sacrifici. I social ci illudono facendoci pensare che tutto possa succedere in un attimo invece è fondamentale andare avanti step by step.
Il grande ritorno di Paola Turci al Festival della Canzone Italiana è con il brano “Fatti bella per te”, scritto dalla stessa Paola con Giulia Ananìa, Luca Chiaravalli, Davide Simonetta e prodotto da Luca Chiaravalli che dirigerà l’orchestra della Rai. Paola Turci ritorna dunque in grande stile con una canzone importante, ispirata al difficile vissuto della cantautrice e contenente un messaggio universale. Questa sera Paola Turci proporrà la sua versione di “Un’emozione da poco” presentata nel 1978 da Anna Oxa
per la sua prima esibizione al Festival di Sanremo.
Il singolo “Fatti bella per te” anticipa la pubblicazione del suo nuovo album di inediti “IL SECONDO CUORE” in uscita il 31 marzo 2017 e del TOUR 2017 anticipato da due importanti eventi live a Roma e a Milano, rispettivamente il 9 maggio a Roma, Auditorium Parco della Musica e il 22 maggio a Milano, Auditorium La Verdi – Fondazione Cariplo. I biglietti saranno disponibili sul circuito ufficiale Ticketone (sito e punti vendita) dalle ore 10 di lunedì 6 febbraio.
Intervista
Come è nato “Fatti bella per te” e che tipo di sintonia c’è con l’autrice Giulia Anania?
Il brano è stato scritto anche insieme a Luca Chiaravalli e Davide Simonetta ma l’incontro con Giulia Anania è stato uno dei più felici degli ultimi anni. Lei è la persona con la quale scrivo meglio, riesce a tirare fuori quello che rimane nascosto. La canzone è un inno alle donne, quello che canterò sarà per tutte anche se quando ho scritto il brano, l’ho scritto innanzitutto per me. Ho passato lunghi anni a fare finta di essere sicura di me stessa, a fare finta di aver superato il problema legato all’incidente invece mi sono accorta che stavo mentendo a me stessa e a tutti gli altri.
Poi cosa ha segnato la svolta?
Con uno scatto di reni ho scritto un libro ammettendo ciò che stava succedendo e da allora ho cominciato a sentirmi meglio. Prima avevo paura del giudizio degli altri, ora che ho compiuto questo scatto in avanti, mi presento a Sanremo completamente rinnovata.
Parlaci di “Fatti bella per te”
Il tipo di canzone è totalmente nuovo. Il brano è grintoso ed è tanto suonato. Non ho mai portato una canzone cantando a voce così alta. Il brano è, in sintesi, il risultato di un cammino che ho fatto e che mi aiutata. Certo, qualche paura rimane ma non mi faccio più intimidire o condizionare da questo tempo che porta in primo piano un giudizio superficiale. Sto bene, sono contenta.
Il brano è figlio del monologo “Mi amerò lo stesso” che hai portato al Teatro Menotti di Milano?
Giulia è venuta a vedermi, lì è nata la frase “Fatti bella per te”. Giulia l’ha pensata, l’ha immaginata guardando questo monologo che ha rappresentato un altro importante passo in avanti per me. Ventiquattro anni fa ho interrotto il sogno di diventare attrice. Dopo aver fatto un anno di teatro, stavo facendo provini a Cinecittà, avevo un’agenzia poi incontrai Ettore Scola e Monicelli. Tutto sembrava andare per il verso giusto poi quando l’incidente mi ha cambiato i connotati, ho chiuso il sogno in un cassetto senza mai ripensarci fino a quando Emilio Russo mi ha proposto di portare in scena la mia storia dopo aver letto il libro che avevo scritto. Salire su quel palco mi dava la sensazione di scalare una montagna dopo 20 anni che non fai allenamento. Per me è stato un fatto importante e imponente.
Paola Turci
Chi ti ha colpito tra i big?
Quella di Elodie è stata la più bella performance, il suo canto è stato impeccabile. Aldilà del giudizio sulle canzoni, a me importa il modo in cui si cantano le parole, questa ragazza di 26 anni mi ha dato una lezione.
Come mai hai scelto come cover un “Un’emozione da poco”?
La scelta è stata immediata, è venuta fuori spontaneamente. Ho pensato al Festival e ho pensato che la prima volta che ho guardato Sanremo a 13 anni, vidi Anna Oxa e mi colpì profondamente per tanti motivi. La mia versione sarà totalmente diversa.
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