La rabbia non ti basta: BigMama al Festival di Sanremo con un flow di emozioni tutte da vivere. Intervista

Marianna Mammone, in arte BigMama, sarà in gara al Festival di Sanremo 2024 con il brano “La rabbia non ti basta”. La rapper ventitrenne ha alle sue spalle un percorso di vita tortuoso che l’ha già messa più volte a dura prova forgiandone personalità e repertorio. Vittima di bullismo da bambina, BigMama ha iniziato a scrivere canzoni a 13 anni e, se all’inizio, di fronte all’odio altrui, ha cercato di difendersi reagendo con l’odio, oggi l’intento è quello di cercare di scrollarsi il peso del giudizio altrui dalle spalle per affermare con orgoglio un’identità forte e tenace.  Rap e dance si alternano in questo brano che crea al suo interno un corto circuito destinato a innescare nuova energia:

“Ritengo sia importante trasmettere un messaggio importante. Per prima cosa, in quanto donna, mi sento molto legata alla necessità di sfruttare l’opportunità di dire qualcosa di intelligente e usare parole che magari gli altri hanno paura di usare. Il mio pezzo a Sanremo chiude un cerchio e rappresenta la sensazione di rivalsa che cercavo. Il brano è dedicato alla me stessa bambina e contiene un messaggio preciso: non avere paura di credere in te stessa. Non credere troppo a quello che dicono gli altri, metti al primo posto la proiezione che hai di te nel futuro, pensa a quello che vuoi fare da grande e a come vuoi farlo, senza lasciarti condizionare da ciò che c’è intorno. Il pezzo è venuto fuori in una sessione unica, è il frutto di uno sfogo velocissimo venuto fuori per andare a scusarmi con la me bambina. Sono orgogliosa di coronare il sogno di potare questo pezzo sul palco più importante, era quello che desideravo. Anche quest’anno ho presentato un brano per Sanremo Giovani ma ne ho presentato anche uno per la gara dei big. Amadeus si lega tantissimo ai pezzi, lui li ascolta davvero e li valuta. L’anno scorso non gli sono piaciuta e non mi ha preso, quest’anno invece ha deciso di prendermi direttamente in gara e quando lo ha annunciato io davvero non sapevo nulla. Mi sono emozionata tantissimo.

La prima prova con l’orchestra è andata bene, avevo molta paura e temevo che ci fossero dei pregiudizi su chi fossi e perché fossi lì. Appena ho sentito i violini ho iniziato a piangere, sono molto emotiva per cui doveva succedere, ma allo stesso tempo ho finalmente capito che quel posto me lo merito ed è lì che devo stare.

Ho sempre avuto problemi con la socialità, ho subito bullismo che spesso sfociava in violenza fisica, non sono mancate violenze sessuali e a 20 anni ho scoperto di avere il cancro, ho fatto 12 chemioterapie e tutti questi momenti mi sono serviti per capire se voglio fare qualcosa, posso riuscirci. Sono veramente felice di poterlo urlare su quel palco.

In riferimento al concetto di rabbia, invece, se da piccolo vedi che il mondo intorno a te ti odia, non hai un posto sicuro e non sai dove collocarti, rispondi all’odio con l’odio; perciò ho iniziato a odiare il mondo, gli altri e me stessa, il mio primo vettore era la rabbia, quando qualcuno mi diceva qualcosa ero proprio arrabbiata. A partire da 13 anni scrivevo testi struggenti,  parlavo di autolesionismo e suicidio, cose che un bambino non dovrebbe conoscere, sfogavo la rabbia anche su me stessa, con questo brano voglio dire che tutta quella rabbia non basta, devi fare molto di più, ho capito che quelle energie negative dovevo trasformarle in positive, anche avere vergogna del mio fisico non mi serviva, non dovevo nascondermi, ho cambiato la visone di me stessa.  Un mio problema è quello di dare troppo retta agli altri, si tratta di traumi che è difficile togliersi dalle spalle, mi frega meno del giudizio del persone ma non potrà mai essermi indifferente, ascolto gli altri e, in base a quello, mi definisco come persona, sono abituata a farlo da sempre, è difficile togliermelo dalle spalle. Ho una grande intelligenza emotiva e non riesco  a scansare le brutte cose.

Grazie ai social la gente è più aperta parlare di bullismo e disturbi mentali. I miei non mi capivano, la colpa era sempre mia, non potevo parlare con nessuno, i miei non mi hanno mai aiutato da questo punto di vista e questa è una pecca di cui hanno fatto un po’ mea culpa in seguito. Una figlia che perde chi la vuole avere? Ero convinta che i miei si mettessero a pensare che non mi volesse nessuno, non volevo dargli dispiacere, da un lato non avevo il coraggio ma neanche la spinta emotiva; i miei non erano miei amici, mio padre tornava la sera tardi, mia madre con 4 figli aveva 100 cose da fare, lei è figlia unica, perse la madre per lo stesso cancro che ho avuto io, non si è mai fatta curare per questo trauma perciò non era così aperta nell’ ascoltare gli altri, ci ha sempre lasciati da soli in questo. A maggior ragione ritengo importante condividere queste storie per aiutare i genitori a capire i figli e viceversa. Nel 2000 le persone grasse che andavano in tv erano i pagliacci della situazione, anche io stessa avevo sviluppato una autoironia tossica, ero la pagliaccia del gruppo. Oggi pensare di poter essere un riferimento mi fa veramente piacere, quando conosco i bambini e mi parlano delle loro storie, piango immediatamente quando mi dicono di voler diventare come me.

BIGMAMA2

Se ti ami poco, le persone ti amano poco, se ti presenti in maniera insicura anche gli altri vedranno quella versione di te, se non hai paura di esistere, le persone ti vedranno in modo diverso, ho attraversato un vero e proprio life change. Mi sono costruita da sola da una famiglia non benestante, sono grassa, queer, i miei messaggi voglio che arrivino in maniera universale in quanto non parlo di minoranze specifiche, non parlo solo di corpo, bensì dell’essenza di ciò che è successo e dell’importanza di credere nei sogni.  

Ciò che mi contraddistingue è il fatto che non ho mai avuto paura di parlare, ho sempre usato la musica come mezzo per dire le cose e le dico in tranquillità. I miei testi spesso sono stati giudicati come troppo diretti, taglienti ma lo dico senza paura di dover rispettare certe sensibilità, musica voglio essere ciò che sono davvero. Non ho paura, penso anche se quella cosa può essere fraintesa o rigirata contro di me, non mi pento di dire le cose e penso che continuerò a farlo, mi sono presa tanta merda per delle cose che ho detto  sia per difendermi che per difendere altre persone e continuerò a farlo.

Avere i riflettori puntati addosso è una cosa bella ma anche brutta allo stesso tempo; se fai un passo buono lo  notano tutti ma se ne fai uno sbagliato, lo notano più che tutti. Ho paura di steccare o di deludere me stessa, sto studiando tanto, sono molto studiosa, la mia paura è deludere le mie stesse aspettative.

Per la serata dei duetti e delle cover, porto tre donne sul palco con me per interpretare il brano Lady Marmalade. In un contesto musicale dove è evidente una forte maggioranza maschile, per me è fondamentale far vedere la presenza scenica delle donne sul palco e  dimostrare che tre donne giovani possono sfondare su quel palco. Siamo tutte amiche, creeremo sinergia e mostreremo che l’unione fa la forza. Ho scelto quel pezzo apposta, è tutto molto compatto e non è una scelta casuale. Potevo portare l’artista x di turno e rimanere nella mia bolla ma voglio dare visibilità a delle ragazze magari più emergenti e dimostrare che possono salire su quel palco e fare qualcosa di bello che funziona. La versione che mi ha influenzato è quella di Cristina Aguilera ma ovviamente ci saranno anche barre inedite, ho sempre amato pezzi dove ci sono più donne, e per organizzare questa performance abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca, non è stato semplice, la maggior parte delle donne presenti in playlist sono già Sanremo quest’anno. Ci tengo a portare donne giovani come me anche se i miei pilastri sono Fiorella Mannoia, Noemi e Annalisa: le rosse della musica italiana. Per un certo periodo partecipavo a tutti i karaoke della zona e avevo tutti i loro CD. Da ragazzina la mia wave era il pop americano, un giorno mio fratello mi ha fatto andare ad un concerto rap al Giffoni Film Festival con Salmo, Ensi e Clementino: da quel momento sono diventata super fan di Salmo, è sempre stato il mio mentore per quanto concerne flow e metrica.

Elodie mi ha scritto per complimentarsi con me quando è uscita la notizia, mi ispiro molto a lei quando faccio le prove, rappare non mi preoccupa, lo faccio a occhi chiusi. Sanremo è un palco che sogno anche di notte e io mi ispiro alla leggerezza e alla disinvoltura di Elodie per calmarmi. Lo styling che ho scelto mi rispecchierà al 100%, compresa la tematica queer, ho scelto brand molto inclusivi, desidero arrivare in modo forte su più fronti. L’idea del patriarcato è radicata nel nostro inconscio, io posso provare a far sentire la mia voce  e spero che questo tipo di sensibilizzazione prima o poi porterà a qualcosa. Non ho la saccenza di pensare di cambiare il mondo, io faccio la mia parte ma bisogna farlo insieme e su più fronti”.

 Raffaella Sbrescia

Negramaro al Festival di Sanremo con Ricominciamo tutto: “Per stare bene c’è bisogno di azzerarsi e ripulirsi da qualsiasi pregiudizio”

I Negramaro parteciperanno in gara al Festival di Sanremo 2024 con il brano “Ricominciamo tutto”, un messaggio chiaro e senza fronzoli dietro cui si cela una riflessione profonda, ampia e matura. In occasione della presentazione alla stampa del brano in oggetto, la band salentina, con alle spalle 20 anni carriera, mette subito le cose in chiaro:

“Torniamo a Sanremo senza alcun pregiudizio. Eravamo già stati ospiti al Festival con Baglioni e, Amadeus, con cui abbiamo un grande rapporto di stima reciproca, ha pensato di reiterare l’invito ma stavolta per farci partecipare in gara. Abbiamo scoperto i nomi del cast dopo e pensiamo davvero che Amadeus abbia ragione nel dire che si tratti di un roaster di super ospiti. Dal canto nostro pur avendo perso nel 2005, il Festival lo abbiamo poi stravinto e ci sono tanti amici e colleghi che lo hanno vinto; tra tutti Diodato con cui abbiamo festeggiato durante il nostro tour dei 20 anni al concerto di Galatina.

Ad Amadeus abbiamo fatto sentire “Ricominciamo tutto” e abbiamo puntato tutto su questo brano che ho scritto circa un anno fa mentre ero in montagna in Abbruzzo con la mia compagna Ilaria e mia figlia Stella. Il fulcro nasce da una piccola, stupenda visione; una suggestione data dal candore incredibile di un manto nevoso. Questo brano è un ATTO di speranza: ricominciare è un qualcosa che facciamo tutti e sei sempre e forse è anche questo il segreto per farci stare insieme da tanti anni. Questa è una canzone piccola che poi diventa grande per noi sei, con la speranza che lo sia per tutti. Tradotta nelle nostre emozioni, la canzone diventa un claim in cui credere. Ci teniamo a dire che non c’è nulla di negativo dietro il significato del brano. Per stare bene c’è bisogno di azzerarsi, ripulirsi da qualsiasi pregiudizio. Questo è un esercizio che facciamo anche tra di noi, ogni volta in sala prove è una novità e ci porta a una esplosione di emozioni. Questo significa ricominciare tutto: ripulirsi ogni volta e pensare di essere nuovi. Noi abbiamo lavorato vent’anni affinchè il rock arrivasse al mainstream e il pop venisse considerato oltre il pianobar.

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Del nostro primo Sanremo, abbiamo un ricordo che va al limite del trauma: siamo passati dall’eliminazione all’essere passati in tutte le radio. Fu una vera esplosione che ha compensato l’incidente della sera prima; uno dei tanti tasselli che hanno fatto parte della nostra storia. Il passaggio a Sanremo è stato determinante per la nostra carriera. Da bambini musicali, quali eravamo, non abbiamo capito subito cosa stesse succedendo, venivamo da una  terra di grande cultura, non ci sentivamo a distanza, abbiamo vissuto quella cosa come un sogno; una volta scesi dal palco, trattati non bene, così come erano trattati i giovani all’epoca, in quell’occasione fu bello sentire mio padre per comunicargli che avevamo vinto il premio della critica, successe una cosa stupenda.

Ad oggi la gara è stata in qualche modo eliminata, ci sono tutti super ospiti. A giugno andiamo a suonare nei nostri posti, ci auguriamo che vincano dei giovani che hanno 20 anni davanti, così come fu per noi, su questo siamo sereni, sono riusciti a fare del brand sanremese un posto in cui non ti senti in gara. Noi eravamo piccoli, scalmanati e neri, oggi ci sentiamo uguali e con la voglia di fare.  Stiamo lavorando a un nuovo disco e, nonostante ci fossero tante canzoni che avrebbero potuto metterci in crisi, siamo tutti convinti di questo brano e di quello che vogliamo dire, così come fu con “Mentre tutto scorre”, che Caterina Caselli tolse a Mina. Questa volta vogliamo condividere una cosa che sembra classica ma non lo è. Se togliessimo la mia voce ingombrante, verebbero in evidenza le incredibili referenze musicali: dagli M83 a Battisti a Lucio Dalla agli U2 alle band delle nuove generazioni; si tratta di una sintesi della nostra musica. 

Anche nell’arrangiamento che abbiamo costruito con Davide Rossi sono racchiuse tutte le nostre influenze di questo ventennio. Gli arrangiamenti sono bollati da lui ma il lavoro è il frutto di una simbiosi e di un’empatia esplosiva. La prima prova con l’orchestra è stata emozionante, proprio bella. Con Davide ci siamo trovati al Jova Beach Party, ci siamo divertiti insieme in quell’occasione, mentre durante le prove con l’orchestra ci siamo emozionati. Si gioca molto sulle emozioni vere dal vivo, è stato bello accostarci alla musica per la prima volta come fossimo degli esecutori. Deve arrivare quel momento in cui devi giocare con la musica e sentire il tuo limite; riconoscere il proprio limite è una liberazione. Nella perfezione è compreso lo sbaglio ed è per questo che cogliamo l’occasione anche per dire che è giusto permettere l’errore alle nuove generazioni e dare loro modo di gestire il cambiamento e acquisire quell’esperienza necessaria per porre la giusta attenzione ai processi e alla creatività, solo così le nuove personalità verranno fuori nel tempo.

Per quanto riguarda il nuovo album, si parte dalla consapevolezza dell’importanza che riveste il concetto di viaggio. Durante un viaggio a Berlino, ho scritto una canzone appena sono arrivato, il brano si intitola “Berlino Est” e a marzo andremo a chiudere il disco negli studi in cui andarono gli U2 e David Bowie. Facciamo tutto questo per rimanere negli alveoli della sostanza, siamo abituati a fare il lavoro alla vecchia maniera e che possa fare del bene alle nuove generazioni. Ci piace andare negli studi dove non ci conoscono per lavorare al meglio, i dischi si devono riempire di storia, non è sempre facile trovare entusiasmo dopo 20 anni. Abbiamo sempre fatto musica per viaggiare e viaggiamo per fare musica”.

Raffaella Sbrescia

Esibizione acustica dei Negramaro a Sanremo:

Realtà aumentata: il nuovo album dei Subsonica e tutte le dichiarazioni della band

“Realtà Aumentata” dei Subsonica, il decimo album in studio dopo cinque anni, è in uscita oggi 12 gennaio 2024 e si compone di undici canzoni scritte nell’arco del 2023, che hanno assorbito molta realtà  nei suoni, nei ritmi e nelle parole. Una realtà i cui effetti, nel corso degli ultimi anni, sono aumentati in modo tangibile. Una realtà che ci ha chiusi in casa per  mesi rivelando tutte le fragilità di un presente globalizzato, che ci espone ad effetti climatici estremi, che è tornata a sconvolgerci con le guerre e che bussa ai nostri confini con un quotidiano carico di miseria, speranza e disperazione. Una “realtà aumentata” alla quale, paradossalmente, abbiamo iniziato a rispondere con crescente dispercezione tra negazionismi, letture distorte, fughe virtuali e carenza di umanità.

La copertina dell’album è realizzata dal designer e visual artist Marino Capitanio che così descrive il processo creativo: “Per la copertina dell’album mi sono ispirato al brano “Africa su Marte”, creando una fusione tra le radici terrestri e le visioni cosmiche. In questo intreccio, la realtà aumentata diventa una metafora di espansione oltre i confini dell’immaginazione. È un equilibrio tra il familiare e l’ignoto, tra il tangibile e l’astratto.

I Subsonica onorano il traguardo della decima release con un  album manifesto che racconta il presente, toccando temi attuali attraverso diversi angoli di lettura, in un universo musicale vario e sorprendente, ma con lo stile inconfondibile che caratterizza il gruppo dal 1996. Ecco le dichiarazioni della band durante l’incontro di presentazione del disco alla stampa.

Subsonica  @phzero_to (Francesco Dornetto)

Subsonica @phzero_to (Francesco Dornetto)

Samuel: Lavorare con gli altri risulta complicato, i Subsonica sono un’entità che in qualche modo appare nel momento in cui noi  cinque siamo insieme. Farla apparire all’inizio era facile, bastava essere vicini l’uno all’altro, poi, nel tempo, è diventato sempre più complicato e difficile. La vitalità personale di ognuno di noi si metteva in qualche modo in mezzo. Abbiamo visto accadere tutto, abbiamo passato diverso tempo a distanza e dopo aver fatto ognuno di noi un proprio percorso in solitaria a chiederci se era necessario questo decimo album, se era necessario che i Subsonica raccontassero se stessi e il mondo secondo i loro occhi, ci siamo resi conto che l’assenza di questa entità poteva essere un problema per tutti quanti noi perciò abbiamo deciso di far rivivere questo spirito guida e dare vita a questo album. Per questo “Realtà aumentata” sarà uno dei più begli album realizzati dai Subsonica. 8 arrivava in un momento storico in cui stava cambiando tantissimo intorno a noi, è cambiato il terreno sotto ai nostri piedi, era forse il momento più critico per la band che in qualche modo aveva costruito un meccanismo di base su cui ripetersi. Forse negli ultimi album c’era questo mestiere e diventava sempre più evidente,  8 è stato importante per arrivare a una rottura, dopo un disco di autodistruzione, è inevitabile  chiedersi se sia il caso di ricostruire o lasciare distrutto, tutti avevamo voglia di ricostruire, ci siamo veramente rigenerati, ci siamo guardati e ci siamo chiesti da dove ripartiamo? Dal primo disco: e lo abbiamo fatto , questo lungo percorso di maturazione ha portato a ritrovarci a ripartire da zero. Abbiamo costruito il nostro modo di fare musica seguendo l’emotività musicale di ogni componente,  siamo una consolle giochi ma con un gioco solo, non ci sono altre rappresentazioni al di fuori di noi. Andando avanti è necessario diventare un’antenna nel raccontare l’Italia che abbiamo intorno. Della parte lirica ce ne siamo occupati io e Max Casacci insieme al nostro amico poeta Luca Revegnin. Abbiamo degli approcci diversi, Max è più centrato e concreto, io sono più astratto e nel mentre Luca fa da regista e passa sulle fasce le frasi. I Subsonica hanno un meccanismo di scrittura matematico, ripetitivo, ossessivo. Le parole le usiamo per far esplodere l’emotività all’interno di questo schema. A volte ci prendiamo la libertà di fare il contrario e usare gli strumenti per creare equilibrio tra le parole matematiche. Le parole hanno la stessa importanza di ogni nota e colpo di batteria, tutti gli elementi sono allo stesso livello. Il modo migliore per raccontare con una lirica il mondo è quello di guardarlo e assistere alle cose che capitano intorno e immergerci all’interno il più possibile.

Max: Quasi trent’anni di storia sono stati contrassegnati da andamenti altalenanti, stare in una band significa far parte di un tessuto umano con  relazioni più intime  che in una famiglia. Nel gruppo devi continuare a sceglierti, in trent’anni di conoscenza intima, sai tutto l’uno dell’altro, i difetti, i tic e ogni volta sancisci la forza e il senso di questo legame. Non riusciremmo a rinunciare a quello che si prova sul palco, l’unico posto dove abbandoniamo ogni volta le questioni personali. In occasione dell’album in studio 8, non ci eravamo isolati, mancava il momento della scrittura, l’album ha preso forma e colore assemblando il frutto di talenti individuali e questo ha molto logorato il senso di appartenenza  di ognuno di nuovi nel gruppo. A quel punto prima di rimetterci in moto, ci siamo quindi chiesti se volessimo veramente andare avanti. Abbiamo quindi pensato di recuperare qualcosa della prima stagione dei Subsonica, ci siamo orientati senza confini in un mondo dove non ci sono generi dominanti, bussola alla mano non abbiamo avuto timore di lasciarci andare, la canzone “Adagio” ha avuto un ruolo importante, Sollima ci ha lasciato molto liberi, abbiamo di nuovo scelto di isolarci, abbiamo messo in piedi meccanismi molto giocosi, ad esempio: l’urlo di B oosta è un urlo di disturbo ed è diventato un tratto distintivo del brano “Pugno di sabbia”. Il mondo intorno a noi è cambiato mille volte, l’importanza di quello che fai passa anche attraverso meccanismi diversi, noi abbiamo invece mantenuto connotazioni che possono essere solo nostre nel senso novecentesco del termine, non abbiamo cercato un singolo a tutti i costi, abbiamo costruito scritture solide, creato un percorso che ti tiene sempre incollato dall’inizio alla fine grazie a una solidità di scrittura inserendo gli elementi che ci affascinavano intorno a livello sonoro. Le singole realtà individuali hanno reso verosimile la possibilità di rottura del gruppo, avremmo potuto davvero staccare la spina, i passi in solitaria ci hanno permesso di guardare da lontano e capire quanto ci sarebbe mancata questa entità di band.

Ninja: Questo è un album particolarmente identitario.  I testi, il ritmo, il suono e tutto quello che ha reso riconoscibili stabilendo un patto narrativo dal ’96 è, allo stesso tempo, stato calato in una forma espressiva del tutto nuova. I Subsonica hanno ritrovato la necessità di ritrovarsi per fare musica e il piacere di fare questo lavoro insieme. Il processo creativo ci ha visti tutti e cinque insieme dal primo giorno all’ultimo nella stessa stanza. Questo ha alcuni pro e alcuni contro ma il vantaggio è che la scintilla di uno viene trasformata in tempo reale nella scintilla del gruppo come appartenente alla band, questo per me è stato un risultato molto importante e per nulla scontato. Il palco è una sorta di luogo sacro per noi, la nostra mecca, abbiamo sempre pensato di non poterne mai fare a meno nel nostro percorso, l’album è quasi il primo passo per arrivare là, quello è il momento più importante del ostro ciclo produttivo, ci sarà tanta realtà aumentata, la cosa che farà la differenza sarà la componente visiva per creare qualcosa che non si era mai vista. Abbiamo coinvolto crew torinesi per fornire, da un punto di vista visivo, un impatto sulle persone che verranno. Non abbiamo mai reciso il cordone con gli stimoli e input dell’underground della nostra città, ci siamo rivolti alla generazione under 30 ci sono stimoli molto forti e forte continuità con i nuovi linguaggi che circolano nella nostra città.

Subsonica ph ivan.cazzola

Subsonica ph ivan.cazzola

Vicio: c’è un organismo Subsonica al di sopra delle persone stesse. C’è bisogno di un luogo fisico dove queste persone devono stare insieme, in passato è stato spesso una casetta in campagna vicino Torino in cui ci riunivamo per registrare i nostri album; ogni volta facevamo una festa pazzesca poi questo meccanismo con “8” s è inceppato; ognuno di noi portava idee concepite in studio singolarmente, l’album non era coeso. A sto giro mi sono preso la responsabilità di aver avuto una intuizione: i Marlene Kuntz hanno realizzato il disco a      Piazzo vicino Cuneo dove è stato creato il marchio del birrificio Baladin, questo birrificio funge quasi da museo e dentro ha un gran suono, siamo rimasti lì una settimana al mese da gennaio ad aprile ultimando il disco nello studio Andromeda poco dopo l’estate. Ci siamo divertiti a lavorare a questi brani  e questo è il requisito alla base della buona resa di un disco.

Booosta: Ci incuriosisce conoscere l’opinione di chi ascolterà questo lavoro. Ci auguriamo di regalare altra musica alle persone, le generazioni si accorciano in maniera drastica,  che pubblico troveremo lo possiamo intuire; abbiamo una storia lunga fatta di affetto che va ben oltre il disco. La vera foto del valore che abbiamo ce l’abbiamo nei live , il pubblico cambia ma non invecchia perché cresce e arrivano nuove generazioni. Sanremo: ci abbiamo pensato con l’etichetta, il disco sarebbe uscito in questo periodo, un pezzo era stato presentato a Sanremo e non andrà a Sanremo. Il Festival è una vetrina splendida ma non è tutta la musica che esite in questa nazione, la musica si muove su tanti livelli ed è così bello sapere che c’è tanta musica nuova in arrivo.

Il prossimo aprile saranno live sui palchi dei principali palazzetti italiani con SUBSONICA 2024 TOUR. La tournée, prodotta da Live Nation, partirà il 3 aprile dal PalaUnical di Mantova per proseguire il 4 aprile al Forum Assago di Milano, il 6 aprile alla Zoppas Arena Conegliano (TV), l’8 aprile al Palazzo dello Sport di Roma, il 10 aprile all’Unipol Arena di Bologna, l’11 aprile al Mandela Forum di Firenze per chiudere il 13 aprile all’Inalpi Arena di Torino. Radio Capital è la radio ufficiale del tour .

 Raffaella Sbrescia

Francesca Michielin presenta il nuovo album “Cani sciolti”: un disco consapevole e maturo

Francesca Michielin pubblica il nuovo progetto discografico “Cani Sciolti”, in uscita il 24 febbraio 2023.

La cantautrice ha curato in prima persona ogni singolo particolare dalla scrittura all’arrangiamento e alla produzione, l’album è composto da 12 tracce – 9 inediti in aggiunta ai singoli già editi bonsoir e occhi grandi grandi e al brano un bosco. I cani sciolti sono le persone dissidenti, quelle che non stanno al guinzaglio o alle regole, e così il titolo del disco è la metafora del lavoro alla base di questo grande progetto maturato nel tempo, che ha mosso i primi passi tra il 2016 e il 2017, e dei temi che la cantautrice e polistrumentista riesce a sviscerare track by track.

Cani Sciolti, registrato “in famiglia” a Bassano del Grappa e finalizzato a Milano, con la direzione artistica di Francesca Michielin e Giovanni Pallotti, è stato mixato da Ricky Damian – premio Grammy “Record of the year”, Pino Pinaxa e Gigi Barocco. Le canzoni, nude e crude, prive di sovrastrutture, si possono definire, anche dal punto di vista musicale, coraggiose e “controcorrente”, completamente suonate, realizzate molto spesso in presa diretta, quasi a celebrare gli artisti internazionali che l’hanno ispirata fin da piccola (Rage Against the Machine, The Verve, Red Hot Chili Peppers, Foo Fighters, Radiohead, etc.), con una forte attitudine grunge.

La cover del disco è una sorta di finto dipinto, Francesca piange lacrime che si trasformano in fiamme: una rappresentazione della sua maturità personale e artistica, e una sublimazione del dolore e di certe problematiche che attraverso la musica è riuscita ad affrontare e a trasformare in qualcosa di potente come il fuoco. Il booklet, scritto e disegnato da lei, è realizzato sottoforma di diario.

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Ecco cosa ha raccontato Francesca Michielin alla stampa in occasione della presentazione dell’album:

“I cani sciolti sono coloro che non stanno dentro uno schema predefinito, non seguono la corrente, sono liberi di esprimersi. Volevo prendermi il lusso di essere me stessa scrivendo brani più coraggiosi del solito. “Sciolto” deriva da absolutum=assoluto, una canzone assoluta è una canzone che non ha un riferimento temporale e stilistico preciso. I temi presenti nel disco sono tantissimi, ci sono temi di vecchi album che ritornano, il costante rapporto con la natura, il legame con la provincia, con i suoi pro e i suoi contro. Vivo il dissidio tra l’accettare e non accettare le cose della provincia e al contempo cosa ci dà e cosa non ci dà la città. Ho voluto dare spazio anche all’amore in tutte le sue forme, in particolare ci tenevo a realizzare una sorta di manifesto per tutte le donne che non hanno potuto dire mi sono innamorata di te a un’altra donna e che hanno sempre trovato pezzi declinati al maschile. Un altro macro tema è la fragilità.

Il processo di scrittura e scoperta è stato lunghissimo, ho iniziato a scrivere “Quello che ancora non c’è” nel 2016. Mi sono spesso sentita incompleta, da questa incompletezza è nato un pezzo, una fragilità che, quando cresci, diventa la tua arma come dico in “Carmen”: il brano è nato da un dialogo avuto con Carmen Consoli prima e dopo un suo concerto tenutosi proprio a Padova. Il suo è un cantautorato dissidente, è un cane sciolto della musica italiana, porta sempre la sua cifra e non strizza l’occhio a nessuno. Abbiamo fatto una lunga discussione e da questo confronto è nato il brano che lei ha ovviamente ascoltato. Lei è il mio spirito guida in questo disco.

La critica sociale è presente in “Ghetto perfetto” ma anche in “Padova può ucciderti più di Milano”: Sono cresciuta in Veneto in cui non esiste una grande città accentratrice. Padova è simbolo di tante differenze mai veramente ascoltate. Tanti miei amici vanno via proprio perché sentono di non aver trovato il proprio spazio.

Questo disco l’ho scritto da sola, curando musica, arrangiamento, booklet. In questo lavoro di squadra ho potuto metterci tutta me stessa. Come regalo di compleanno mi sono regalata il primo tour teatrale con una formazione nuova e tante new entries al femminile.; le ho fortemente volute, sono professioniste e polistrumentiste di grande talento alla loro prima esperienza. È una scommessa ma sono molto felice di cosa stia venendo fuori. La scenografia racconterà molto di questi 10 anni, ci saranno anche diversi sold out e ne sono molto orgogliosa, non bisogna dare mai niente per scontato.

Io voglio fare pop non populismo, a volte chi fa musica pop non si deve dimenticare che facciamo pop per comunicare non per parlare di noi stessi. Noi artisti siamo dei mezzi, anche se siamo solo interpreti, dobbiamo fare in modo che le storie che raccontiamo possano salvare qualcuno.  Quando mi arrivano messaggi tanto forti da parte di chi mi ascolta, capisco che ciò che faccio ha un senso. Ogni tanto ci dimentichiamo e anteponiamo noi stessi al messaggio che intendiamo veicolare, talvolta vengono fuori sovrastrutture che non servono. Non dobbiamo solo compiacere, dobbiamo anche stare sul cazzo, magari non tutti capiranno subito ma capiranno dopo. Il mio intento è provare a creare un momento di riflessioni e ogni tanto ci sta usare questo spazio privilegiato per gli altri.

Condurre X Factor mi ha dato la  voglia di divertirmi, arrivavo in quel programma dopo Cattelan, non c’era mai stata una conduttrice fissa, il valore aggiunto siamo noi e la nostra personalità, quanto riesci a metterci del tuo rispettando quello che devi fare, puoi fare comunque la differenza. L’avventura televisiva è terminata intorno al 10 dicembre, per questo ho escluso l’idea di andare al Festival di Sanremo quest’anno. Il mondo ci vuole estremamente performanti e performativi. Nel 2016 mi sentivo un outsider, nel 2021 demodè. Mi chiedevo cosa portare sul palco, alla fine è giusto portare se stessi: se ti senti fragile, porti la fragilità, se ti senti forte, porta la tua forza, se ti senti sexy, porta la tua sensualità. Portare se stessi è un  lungo percorso da capire. È vero che conta la  canzone, io sono arrivata seconda due volte a Sanremo, ma ci sono anche dati che parlano chiaro. Mancano spazi e possibilità per le donne. Gli uomini hanno più fiducia negli uomini ma forse c’è anche della misoginia intrinseca nel pubblico. Su questo ovviamente non c’è una verità assoluta ma ci sono dei dati su cui riflettere”.

 Raffaella Sbrescia

#XF2022: Tutto pronto per la finale. Le impressioni dei concorrenti e dei giudici.

Andrà in onda l’8 dicembre alle 21.15 su Sky e in streaming su NOW, in simulcast in chiaro su TV8, direttamente dal Mediolanum Forum di Assago la finale di #XF2022. A contendersi la vittoria saranno Beatrice QuintaLINDASANTI FRANCESI e Tropea. Al loro fianco i giudici Dargen D’Amico, Fedez, Rkomi, Ambra Angiolini.

A proclamare il vincitore di questa edizione dello show sarà Francesca Michielin, che ha saputo convincere il pubblico anche in veste di conduttrice. Ospiti della finalissima sul palco del Mediolanum Forum saranno i Pinguini Tattici Nucleari e i Meduza. La serata sarà divisa in 3 manche, e al termine di ciascuna di esse il concorrente meno votato dal pubblico dovrà abbandonare la gara.

La prima manche si svilupperà con 4 duetti, e vedrà protagonisti i concorrenti finalisti affiancati ognuno proprio da Francesca Michielin; la seconda sarà il Best Of, in cui i tre artisti rimasti in gara potranno esibirsi con un medley dei brani che hanno presentato durante queste settimane; l’ultima manche, la Finale, sarà dedicata agli inediti presentati dai due cantanti ancora in gioco, e tra questi il pubblico sceglierà il vincitore di X Factor 2022.

Ad intervallare la gara, ci saranno le esibizioni di tutti e 4 i giudici e di Francesca, con una serie di performance speciali pensate per il palco della Finale. Fedez presenterà, inoltre, in anteprima il suo nuovo singolo dal titolo “Crisi di Stato”, in uscita proprio subito dopo la finale, a mezzanotte.

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I protagonisti di questa edizione si sono raccontati in un incontro stampa tenutosi al Mediolanum Forum di Milano mentre nel frattempo si svolgevano le prove del live:

 “Io e i Santi Francesi abbiamo lavorato con grande complicità, siamo fratelli dello stesso sogno. Questo è un lavoro complicato ed è importante ricordare che non si è da soli”, spiega Rkomi. Della stessa opinione i Santi Francesi: “Ci siamo espressi senza stravolgerci, siamo solo stati pungolati a spingerci un po’ più in avanti. Senza delle buone spalle non si va da nessuna parte e noi ne abbiamo avute, eccome. Noi suoniamo insieme da un po’, la precedente esperienza televisiva ci ha allegeriti, siamo venuti senza pretese né sovrastrutture e siamo felici del fatto che X Factor ci abbia dato la possibilità di potere fare tutto questo a modo nostro”.

Affiatati anche Dargen D’Amico e Beatrice Quinta: “Ci siamo incrociati alle audition e siamo arrivati all’inedito con del materiale bilanciato e con tutto a fuoco. Nel frattempo ho visto Beatrice fiorire ed esprimersi”, spiega Dargen. Allineata anche Beatrice: “Abbiamo vissuto quest’esperienza come fossimo un duo, lui è sempre stato molto presente, ed essendo molto esigente come me, ci siamo trovati e completati”.

Molto coinvolta anche Ambra: “Il mio percorso e quello dei Tropea riassume tre parole chiave: tenacia, cuore e ballottaggio. Ho imparato molto più io dai Tropea che loro da me. La loro resistenza mentale è un esempio importante da dare a chi inizia questo mestiere. I ragazzi non hanno mai mollato”.  Intenso l’intervento dei Tropea: “Questo appuntamento finale per noi sarà una festa. Siamo felici del percorso fatto anche se siamo arrivati in un modo un po’naif. Essere se stessi in televisione è difficile, Ambra ci ha aiutato a lavorare sia con la sua professionalità che con la sua sensibilità. Ci siamo davvero messi a nudo. Cringe inferno ha diversi anni alle sue spalle, l’ho composto in un periodo in cui non stavo bene. Poi dal 2019, anno in cui abbiamo ultimato il provino, non abbiamo mai trovato il contesto adatto per rilasciarlo. Finalmente è accaduto e ci auguriamo di poter fare sempre meglio in futuro”.

Anche Fedez non ha lesinato il coinvolgimento emotivo: “Dopo sei anni di partecipazione a questo programma ci sono cascato ancora. Ero partito con l’intenzione di fare un passo indietro per non lasciarmi trascinare ma non ce l’ho fatta comunque. Con tutti si è lavorato bene ma con Rkomi è nato un rapporto proprio sincero a 360 gradi. Ho sempre mille paure ad esibirmi in tv, le persone ti guardano per giudicarti mentre ai concerti si va per lasciarsi coinvolgere dalla musica. Quest’anno a X Factor ho finalmente respirato l’aria che non si respirava da almeno quattro anni e il bilancio complessivo è ottimo. Nel caso il prossimo anno io ci sarò. Vorrei infine ricordare che X FACTOR è una vetrina importante, un po’ come il Festival di Sanremo, ma in un mercato discografico molto dinamico, è da considerarsi come un tassello per un possibile percorso ma non l’inizio di una carriera”. Sempre molto timida ma sicuramente felice la sua concorrente Linda: “Oggi per la prima volta sono entrata al Mediolanum Forum di Assago. Ci sono stati tanti alti e bassi in questo percorso ma Fedez e Iacopo sono stati gli scogli a cui potermi aggrappare in ogni momento. Sono molto felice e non ho molto da dire se non grazie”.

I Pinguini Tattici Nucleari presentano il nuovo album Fake News

Fake News è il titolo del nuovo album dei Pinguini Tattici Nucleari in uscita venerdì 2 dicembre 2023. Anticipato dai singoli Giovani Wannabe (Triplo Platino) e Ricordi (certificato Platino), Fake News riassume gli ultimi due anni della band bergamasca che oggi ha presentato l’album alla stampa presso il Ride di Milano.

“Il titolo Fake News è nato la scorsa estate a Cattolica quando, parlando del più e del meno, durante la nostra vita fatta di attese, discutevamo di come le fake news possano influire sulla società moderna, inquinando un possibile dibattito politico sociale di qualsiasi tipo. Abbiamo quindi voluto portare questo tipo di riflessione in un album quanto mai vero e talvolta autoreferenziale. Parlare di sé può essere rischioso ma anche terapeutico nonché interessante per il pubblico.

pinguini

In quanto band, riteniamo che l’aspetto comunitario sia tanto tautologico quanto importante per noi. Le risposte ai problemi si affrontano insieme, noi ci completiamo a vicenda, ciascuno di noi suona il suo strumento e ci piace anche l’idea che qualche ragazzino possa avere voglia di suonare in una band. La solitudine in pandemia per noi è stata micidiale, ci siamo sentiti prede dello sconforto e ci sembrava ipocrita non parlarne dopo anni lontani dai palchi. Fake news è stato un album difficile, ci abbiamo messo parecchio tempo a partorirlo e registrarlo. La stesura risale a un anno e mezzo fa, alcune canzoni hanno avuto diverse gestazioni e rimescolamenti; anche per questo lo sentiamo come un album maturo ma non marcio. Abbiamo una certa manualità in studio, ci mettiamo tempo a fare le cose, ci sono dibattiti, idee, confronti. Tutto questo può rallentare il processo ma non l’allegria di quando esce un album come questo, soprattutto quella che viene pensando a un pubblico come il nostro che sente e percepisce il lavoro che c’è dietro e che spesso apprezza anche le singole parti suonate rispetto alla figura del frontman. La nostra proposta è diversa, riempie un segmento poco popolato e, in un mondo in cui le band stanno scomparendo, portiamo avanti questo stendardo e ne siamo molto fieri.

Fake news è un disco ampio, ci sono tanti pezzi che prendono anche direzioni sperimentali. Ci sono brani che cercano di strizzare l’occhio a diverse modalità di far musica, c’è un tentativo di andare oltre la frasetta empatica, abbiamo voluto intavolare un discorso che raccontasse uno sprazzo della nostra generazione. Questo emerge in particolare nel brano “La cena di classe” in cui si racconta la crescita e l’incontro con gli ostacoli della vita. Siamo una proposta che mostra delle differenze rispetto a tante altre cose che escono, la nostra aspirazione è quella di rimanere nel tempo, così come vorrebbero fare tutti quelli che fanno questo mestiere. Siamo diversi in partenza, siamo qualcosa di atipico, cerchiamo di attraversare con i nostri testi e concept alcuni dei luoghi comuni che la nostra generazione vive.

Acquisire la consapevolezza di avere un pubblico più ampio ci ha spronato ad avere un confronto molto più clinico al fine di avere la migliore canzone possibile. Abbiamo cercato di dare lo stesso tipo di attenzione a tutti i pezzi con l’obiettivo di poter arrivare a una persona. Ci rendiamo conto del fatto che ci siano persone che hanno delle aspettative, questo spaventa perché per noi il pubblico è sempre stato fondamentale. Chi fa pop deve ragionare così, amiamo l’idea di generare un engagement anche fisico con la gente sotto al palco. La nostra storia nasce dalla fisicità, dal riscontrare qualcosa l’uno nell’altro. Abbiamo incasellato canzoni che sono andate molto bene, ci si aspetta quindi che vada sempre meglio ma a una certa è ovvio che qualcosa non andrà bene, per questo ci diamo equilibrio mentale a vicenda. Vogliamo essere esempi di persone che sono contente nella vita, non di gente che ha avuto successo nella vita.

Per noi fare bene ha la priorità, il resto è conseguenza ma anche effetto collaterale. C’è gente che storce il naso rispetto alle nostre date negli stadi, in effetti è stato un bell’azzardo ma fa quasi piacere che ci siano le critiche, sta succedendo davvero qualcosa di grande e pur non credendoci neanche noi stessi, i risultati ci sono e non potremmo essere più contenti di così. La nostra dimensione è sempre il concerto, lavoriamo sinergicamente tra discografia e booking esattamente per questo.

Anche se facciamo 10 stadi, resteremo sempre i ragazzi della porta accanto, queste cose ci caricano di responsabilità e ci aprono ad un pubblico più grande, abbiamo sempre fatto ore e ore di prove per preparare lo show, ci sentiamo con i piedi per terra. Questo risultato arriva da tanti anni di lavoro, la forza di noi sei è anche questa; nessuno si sente più importante , siamo molto felici, ma ci piace lavorare giorno per giorno, questo è rimanere umili e darsi da fare , non andiamo in salotti e contesti che non siano nostri, viviamo dove vivevamo, la nostra terra ci ha insegnato l’etica del lavoro, il divismo è alieno dal nostro dna.

Non ci aspettavamo di fare un tour del genere, né di fare così bene. Stiamo costruendo idee che possano portare il live a essere un’ esperienza narrativa. Vogliamo far capire che siamo qui per restare. La gente si aspetta che tu non ti comprometta, abbiamo detto no diverse volte, anche a malincuore, a volte vorresti fare altro ma scegliere di fare altro non è troppo ben visto da fuori, è come se togliesse verità al discorso, a quel poco mito che ci può essere oggi in una società moderna. Per il momento ci sentiamo di fare soltanto questo e mettere la nostra professionalità al servizio della musica che ci consente di essere noi stessi e far cantare tutti. Ci allontaniamo dalla finzione, non sapremmo conviverci”.

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST
01_Zen; 02_ L’ultima volta; 03_Hold On; 04_Stage Diving; 05_Ricordi; 06_Melting Pop; 07_Forse; 08_Fede; 09_Dentista Croazia; 10_Hikikomori; 11_Giovani Wannabe; 12_Barfly; 13_Non sono cool; 14_ Cena di classe

IL TOUR NEGLI STADI 2023
07.07.2023 – VENEZIA PARCO SAN GIULIANO MESTRE - DATA ZERO
11.07.2023 – MILANO STADIO SAN SIRO - SOLD OUT
12.07.2023 - MILANO STADIO SAN SIRO - NUOVA DATA
15.07.2023 – FIRENZE STADIO ARTEMIO FRANCHI - NUOVA DATA
19.07.2023 – TORINO STADIO OLIMPICO - NUOVA DATA
23.07.2023 – ROMA STADIO OLIMPICO - SOLD OUT
24.07.2023 –  ROMA STADIO OLIMPICO - NUOVA DATA
27.07.2023 - BARI STADIO SAN NICOLA - NUOVA DATA
30.07.2023 - MESSINA STADIO SAN FILIPPO - NUOVA DATA
13.08.2023 – OLBIA RED VALLEY FESTIVAL - NUOVA DATA

Mario Venuti presenta “Tropitalia”. Intervista

Ritratti Di Note ha incontrato il cantautore siciliano Mario Venuti per una breve intervista sul suo ultimo progetto “Tropitalia”, un disco di canzoni italiane rivisitate in maniera originale e in chiave “bossanova”…

OIF

Mario, prima di parlare dell’ultimo disco, torniamo agli inizi della tua carriera da solista. Che ricordi hai riascoltando l’album “Un po’ di febbre” e il tuo singolo d’esordio “Fortuna”?

Beh, quegli anni sono irripetibili, scoprivo il magico mondo del Brasile e con “Fortuna” in qualche modo rendevo omaggio a questa cultura straordinaria. La canzone è anche una dedica ad una persona cara che è stata un po’ il mio Guru e mi ha fatto conoscere questa cultura affascinante.

A partire dalla collaborazione con i Denovo, hai attraversato con la tua musica tanti decenni. Cosa tenere secondo te oggi degli Anni ’80?

E’ cambiato tutto, ma al di là delle caratteristiche del mercato corrente e dei mezzi di fruizione, che ci sia il vinile, il cd o lo streaming. Credo che alla fine, l’essenza della creazione, dell’urgenza comunicativa dell’artista, che poi è la cosa più importante, non sia cambiata, perchè alla fine, alla base, ci deve essere il tocco, la magia della creazione: deve essere genuina, deve avere qualcosa che tocca il pubblico, cose che non si sono mai potute racchiudere con una formula. Non c’è un ricettario per fare la canzone perfetta, di successo. E’ sempre qualcosa di misterioso, un miracolo che avviene all’improvviso…

“Tropitalia” è il tuo ultimo progetto discografico. Cosa ti ha guidato nella scelta delle canzoni da rivisitare?

Nella scelta delle canzoni ho cercato di coprire un arco temporale molto vasto. Sono tornato anche agli anni Trenta. Poi gli anni ’50 con “Nel Blu dipinto di blu di Modugno”, che ha un rifacimento in portoghese; una versione percussiva che ha stupito chi l’ha ascoltata; è totalmente diversa dall’originale.Gli anni ’60 sono molto presenti, un’epoca d’oro di cantanti e canzoni. Poi gli Anni ’70 ed ’80. La cosa più recente del disco risale al 2000. Il criterio di scelta delle canzoni non è stato razionale ma istintivo. C’era davvero da perdersi tra migliaia e migliaia di canzoni e quindi si è andati un po’ a cuore e istinto.  Tutto il lavoro di scelta l’ho fatto con il produttore Toni Canto, che è stato un complice perfetto in questa operazione. Siamo andati avanti finchè non abbiamo raccolto il numero sufficiente di canzoni che potesse convincerci, perchè il gioco doveva essere interessante, divertente, stimolante. Se non aggiungi alle cover qualcosa di originale, non vale la pena rifare le canzoni; se invece una reinterpretazione aggiunge elementi nuovi e spiazzanti, offre all’ascoltatore anche una chiave di lettura diversa. In questo caso il gioco vale la candela…

Veniamo da due anni difficili per il mondo della musica. In questo tempo, oltre alla musica, quale è stata la tua ancora di salvezza?

La Pandemia ha minato tantissimi capisaldi della nostra vita; è stato uno sconvolgimento radicale. Il primo lockdown è stata una dimensione che ricordo con un po’ di nostalgia. L’isolamento totale, le città deserte. Qualcosa di poetico lo riconosco a quel periodo. C’era un sentire comune, la voglia di lottare insieme contro questo mostro e quindi c’era anche qualcosa di eroico. Poi i lockdown che sono seguiti dopo, anche per la gestione vaccini e green pass, hanno reso tutto più noioso e burocratico. Ora siamo tutti un po’ esausti, speriamo che possa essere vicina la fine di tutto, e di poter ricostruire sulle ceneri…

In quest’album duetti con con due artisti con i quali hai già collaborato: Joe Barbieri e Patrizia Laquidara…

Questi due artisti sono prima di tutto amici con i quali ho una storia da raccontare, che parte nel passato, ed è per questo motivo che li ho chiamati a cantare nel disco. Con Joe Barbieri duetto in “Vita”, il successo di Dalla e Morandi, con Patrizia Laquidara in “Maledetta Primavera”. Loro due sono stati gli artisti più nelle corde di questo progetto, quindi non ho davvero dovuto spiegare loro nulla. Il disco è nato nel pieno del primo lockdown e, nonostante le distanze, tutti i musicisti che hanno collaborato sono stati eccezionali. Molti hanno suonato da remoto, ma la musica è un linguaggio che riesce ad esprimersi benissimo anche a distanza, anche se non si è presenti tutti insieme in uno studio.

Rivedremo Mario Venuti a Sanremo?

Perché no, spero ci sia l’occasione…

GIULIANA GALASSO

“Tropitalia” Tracklist

1) Ma che freddo fa

2) Figli delle stelle

3) Quella carezza della sera

4) Maledetta Primavera

5) Xdono

6) Non ho l’età (Per amarti)

7)  Voar (Nel blu dipinto di blu)

8) Vita

9) Vivere

10) Il cuore è uno zingaro

11) Una carezza in un pugno

Ligabue live alla RCF Arena per l’evento unico “30 anni in un giorno”: Le dichiarazioni dell’artista e la scaletta del concerto

Dopo due anni di rinvii causati dall’emergenza Covid 19, questa sera LUCIANO LIGABUE inaugura la nuova RCF ARENA DI REGGIO EMILIA (Campovolo) con un concerto tra i più attesi dell’anno, l’evento in data unica “30 ANNI IN UN (NUOVO) GIORNO”.

L’evento è già da tempo sold out con oltre 103.000 biglietti venduti e celebrara l’inaugurazione di questo spazio totalmente nuovo e creato rigorosamente ad hoc per la musica con una pendenza del 5% per garantire una visuale e un’acustica ottimali.

Sul palco Ligabue sarà accompagnato dai musicisti che hanno condiviso con lui gli ultimi 30 anni: Il Gruppo (Federico Poggipollini-Niccolò Bossini-Max Cottafavi-Luciano Luisi-Zanotti, i ClanDestino (Cottafavi-Marani-Fornaciari-Cavalli Cocchi) e La Banda (Poggipollini-Previte-Luisi-Pellati-Righetti).

Per l’occasione, Ligabue ospiterà alcuni colleghi e amici che hanno fatto parte del suo percorso artistico: Loredana Bertè, Francesco De Gregori, Elisa, Eugenio Finardi, Gazzelle, Mauro Pagani. Diversamente da quanto precedentemente annunciato, risuona la defezione all’ultimo minuto di Piero Pelù che, a seguito della recente caduta sul palco durante il suo live con i Litfiba, questa sera non potrà essere presente al concerto.

A corredo del concerto, abbiamo altresì raccolto le dichiarazioni degli organizzatori. Il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi: “Benvenuti a RFC Arena. Questo è un sogno rock’ n’ roll che si realizza. Ringrazio Ligabue per aver scelto la sua città per celebrare la sua carriera. Alle spalle di questo spazio c’è un lungo percorso, ci hanno lavorato tante istituzioni ed è durato diversi anni. Siamo contenti di essere qui a vivere questa emozione. Quello di oggi è un grande messaggio di pace”.

Ligabue PH Jarno Iotti

Ligabue PH Jarno Iotti

Ferdinando Salzano di Friends and Partners: “Sono come un bambino nel più bel negozio di giocattoli,  oggi coincidono due avvenimenti straordinari, il primo è il coronamento del progetto live di Ligabue annunciato nel 2019, la coincidenza è anche la ripartenza. In questi giorni il mondo della musica live vive la vera ripartenza, stiamo tornando a un mondo di normalità, sicuramente differente nell’ approccio di afflusso e reflusso del pubblico. Il fatto che oggi ci siano 103.009 pagamenti in questa Arena ne è la riprova. La nascita di questa Arena risale a 10 anni fa, io e Maioli abbiamo avuto la fortuna di lavorare in sinergia con il sindaco e la regione. Il confronto tra pubblico e privato ci ha portato a questa meravigliosa RCF Arena. L’Arena è orizzontale e non in verticale, questo porta l’artista ad avere la percezione di vedere l’ultimo dell’ultima fila. In Europa non c’è un arena permanente dello stesso tipo, siamo certi che si tratti di una delle più belle e più importanti, ci soo 5 pit più uno, lo spazio ha una serie di dinamiche di accesso e deflusso molto comode, la sensazione è quella di non vivere in una gabbia l’attesa dell’evento”.

Claudio Maioli, manager storico di Ligabue: “Siamo orgogliosi di inaugurare questa arena dopo 3 Campovolo, questa città meritava per il brand che Campovolo è diventato per la musica un luogo permanente dove celebrarla. Luciano inaugura questo spazio per diritto, tra una settimana ci saranno 7 artiste che cantano contro la violenza sulle donne. Solo 2 mesi fa ci hanno autorizzato a fare questi eventi, chiamare artisti stranieri senza aver preso contatto una anno prima diventava difficile, per l’anno prossimo stiamo preparando qualcosa di cui cosa di cui potremo andare fieri. La capienza dell’Arena è di 103165, le produzioni internazionali arrivano a 100 metri e possono essere splittate. Per oggi ci fermiamo a 77, i numeri di Luciano chiudono il cerchio”.

Luciano Ligabue: Benvenuti a tutti, sono felice di inaugurare l’Arena, sono molto affezionato a Campovolo. Quando è venuto fuori il discorso di costruzione dell’Arena, mi sono chiamate fuori rispetto alle dinamiche di accordo e confronto con le istituzioni. Faccio un altro mestiere, non mi viene in mente nemmeno di poter essere direttore artistico di qualche altro evento al momento ma non si contano le volte in cui mi sono già smentito pertanto non escludo nulla per il futuro. In merito all’autobiografia che ho pubblicato di recente, mi sento di dire che questo tomo di oltre 400 pagine  non contiene ovviamente la mia vita ma i ricordi che contano sicuramente sì.

Sento amore e disprezzo per le cose che non funzionano in questo paese, “Buonanotte all’Italia” e “Made in Italy” sono il mio tentativo di spiegare questo sentimento, mi sento legato a questo paese nonostante tutto. In merito al “Il mio nome è mai più”: quando scrivemmo questa canzone 23 anni fa, ci fu un totale coinvolgimento sentimentale in cui mettevamo in chiaro la nostra posizione. Nel libretto di quella canzone c’era la mappa di tutte le guerre in corso nel mondo. Di solito si è attivi sulle guerre che hanno una risonanza mediatica, lo si è a maggior ragione su quella in Ucraina. La decantata civilizzazione è in regressione verso non so cosa, questo continuo correre alle armi ci rende una bomba che si innesca. Con “Musica ribelle” mettiamo in atto una restituzione a un brano che facemmo con i Clandestino nel 1990 in occasione dell’uscita del primo album. Dopo pochi mesi aprimmo un concerto a Milano di Eugenio Finardi che aveva speso buone parole per me con il produttore. Negli anni ’70 il brano era una chiamata a svegliarsi e a darsi da fare. Ho avuto fin da subito la sensazione che sarebbe stato un omaggio giusto a chi già allora poteva fare musica d’autore con spirito rock. Se mi chiedete di Gazzelle, ospite con me sul palco, vi rispondo che ho notato una sua versione piano e voce su Instagram di “L’amore conta” e l’ho invitato. Sarà un bel momento. Intanto confermo che “Non cambierei la mia vita con nessun’altra”: ho tratto di recente questa decisione”.

Raffaella Sbrescia

Setlist

Primo set Ligabue con “Il Gruppo”

Non cambierei questa vita con nessu’altra

Balliamo sul mondo

L’odore del sesso

Niente paura

Il sale della terra

Ho smesso di tacere ft. Loredana Bertè

Marlon Brando è sempre lui

Luciano Ligabue con i Clandestino

Bar Mario

Non è tempo per noi

Musica Ribelle ft. Eugenio Finardi

Ho messo via

Piccola stella senza cielo

A che ora è la fine del mondo

Luciano Ligabue con Il Gruppo

L’amore conta ft. Gazzelle

Luci d’America

Il giorno dei giorni

Buonanotte all’Italia ft. Francesco De Gregori

Luciano Ligabue con La Banda

Il mio nome è mai più ft Mauro Pagani

I “ragazzi” sono in giro

Ti sento

Eri bellissima

Il giorno di dolore che uno ha

Quella che non sei

Certe notti

Sulla mia strada

Ligabue con “Il Gruppo”

Una vita da mediano

Il meglio deve ancora venire

A modo tuo ft. Elisa

Questa è la mia vita

Tra palco e realtà

Bis

Urlando contro il cielo

Sogni di Rock and Roll

Maldestro presenta “EgoSistema”. Intervista ad ego aperto.

Abbiamo  incontrato il cantautore napoletano Maldestro per una chiacchierata sull’ultimo album “EgoSistema” ma anche tanto altro. Un universo-uomo fatto di immagini, pensieri, personaggi che fluttuano voluttuosi tra i tanti progetti di un artista poledrico.
maldestro

Antonio, più che un’intervista a cuore aperto, la nostra è una chiacchierata ad “Ego” aperto sulle canzoni di questo nuovo progetto. Partiamo proprio dal cuore, disegnato anche sulla copertina del disco. Secondo te come se la gioca con l’ego?

Penso che cuore ed ego siano sempre e completamente in lotta. Ogni tanto vince l’ego, ogni tanto il cuore ha la meglio su tutto. La soluzione sarebbe trovare un equilibrio perfetto tra le due cose. L’ego è fondamentale per l’essere umano, ma non deve prevalere, “sforare”; in questo modo, finirebbe solo per fare danni. La cosa più giusta sarebbe costruire un ponte tra cuore ed ego…

So che “EgoSistema” è un album che, almeno dal punto di vista della scrittura, non ha avuto una gestazione lunghissima…

Sì, è vero, l’ho scritto in pochi mesi, da Novembre 2019 a Gennaio 2020. Rispetto agli album precedenti, è stato diverso il metodo, nel senso che prima tendevo solitamente a prendere la chitarra o il pianoforte e cominciavo a scrivere canzoni. Per questo disco, invece, ho cercato prima un suono diverso, ho creato prima gli arrangiamenti e poi ho cominciato a scrivere, quindi è stato partorito in maniera diversa. Mi sono divertito molto. Ho concluso le registrazioni a Milano a Marzo del 2020, qualche giorno prima del primo lockdown. Sono tornato a Napoli giusto in tempo…

Nel primo periodo di pandemia sei anche tornato al tuo primo grande amore, il Teatro, scrivendo molto anche per questo…

Sì, in quei mesi ho lasciato stare un po’ la musica e mi sono dedicato al teatro, riprendendo delle cose già scritte e scrivendo dei racconti nuovi per ultimare il mio primo romanzo. Gli ultimi due anni li ho trascorsi così…

Qualche mese fa hai anche portato in scena al Teatro Piccolo Bellini di Napoli lo spettacolo “Io non sono pacifista”…

Sì, è uno spettacolo ispirato alla storia di Gino Strada. Ho letto i suoi libri e mi hanno letteralmente aperto il cuore a metà, così ho pensato di farne una pièce teatrale. E’ stato un bellissimo viaggio. Io amo molto il teatro civile. Questo è stato uno spettacolo necessario, e anche doloroso. Persone come Gino Strada devono essere raccontate, perchè si tratta di uomini in grado di “spostare” il pensiero e cambiare la visione del mondo. Per me è stato un onore poterlo far rivivere in questo spettacolo e poterlo rappresentare in qualche modo…

Iniziamo ad entrare nelle canzoni di questo disco. Parto dalla title track “EgoSistema”. La frase “Io fingo di ascoltare tutti” quanto ti somiglia?…

Parecchio. Mi somiglia parecchio perchè è così, talvolta siamo così presi da noi stessi che quello che dicono gli altri ci interessa poco. Nonostante io sia un “ascoltatore seriale” e mi piaccia molto ascoltare, ogni tanto fallisco vergognosamente…

Alla fine della canzone ci sono delle bellissime parole. Mi hanno colpito in particolare queste, perchè raccontano una grande verità: “Ci sono persone scritte al contrario, puoi leggerle solo da dentro, e allora ci devi entrare”…

Sì, a declamare queste parole è Cinaski, Vincenzo Costantino, un bravo poeta milanese, anche se dire bravo è molto riduttivo. E’ un grande poeta con il quale ho collaborato; ci siamo ritrovati una sera a Milano in un locale, assieme a Manuel Agnelli, e per caso è nata anche la nostra amicizia. Lui ha scritto molti libri e ha lavorato anche con Vinicio Capossela. Le persone scritte al contrario sono in assoluto le migliori che abbia mai incontrato in vita mia, hanno un pensiero diverso dai soliti schemi abituali. Faccio sempre il tifo per questo tipo di persone…

Sì questo è un po’ il discorso che facevamo prima, dell’equilibrio tra cuore ed ego. Trovare un equilibrio col mondo esterno ti aiuta poi a guardarlo meglio il mondo, e per trovarlo, secondo me, bisogna prima cercare dentro di sè, cercare chi si è, in modo che poi gli altri si possano accordare, un po’ come le navi sull’oceano. Il mondo è fatto di individualità che devono poi creare una comunità, e quindi è fondamentale trovare questo equilibrio…

Una delle mie canzoni preferite di questo disco è “Anna se ne frega”, un pezzo delicato e intimo che racconta anche di quanto a volte sia liberatorio “sbagliare e fregarsene”…

Assolutamente. Sbagliare ci aiuta a correggere il tiro, a comprendere chi siamo. Chi non fallisce, non fa. Sono un grande fan dei fallimenti perchè su quelli si costruisce e si guarda avanti. Sbagliare è fondamentale…

Un’altra canzone fortemente autobiografica è “Pezzi di me”. Hai in qualche modo ricomposto i pezzi di questo Puzzle?

No, non credo. O almeno, in quei tre minuti e mezzo di canzone, sì, perchè in quel breve tempo, canti, ti liberi, e in qualche modo ti rimetti a posto con l’universo. Poi subito dopo, i pezzi, e per fortuna direi, ritornano di nuovo sparsi, e quindi il lavoro che mi tocca fare ogni tanto è quello di raccoglierli e di metterli di nuovo insieme. Sono fatto di pezzi che si compongono e scompongono continuamente…

Probabilmente non basta una vita a raccogliere tutti i pezzi di sè

Ma forse nemmeno due…

“Il Panico dell’ansia”, L’ansia del Panico. Sono in qualche modo complementari o intercambiabili?

Sì, in base al livello di ubriacatura… (ride… n.d.r.)

Nel 2017 hai partecipato al Festival di Sanremo con “Canzone per Federica” (Secondo Posto tra le Nuove Proposte e  Premio Della Critica Mia Martini n.d.r.) che io considero una delle canzoni più belle mai scritte nella musica italiana. Rifaresti il Festival?

Sì lo rifarei. Sanremo è stata un’esperienza molto bella, divertente, appassionante. L’ho vissuta come se fosse veramente un gioco, cercando di non essere risucchiato dalle luci della ribalta. L’ho vissuta davvero come fosse una gita della scuola…

Quale canzone di questo disco avresti presentato a Sanremo?

Forse “Come Kim Ki-Duc”, uno dei pezzi che più mi rappresenta.

Hai citato il Regista “Kim Ki-Duc”, e in due pezzi dell’album citi Marilyn. Che rapporto hai con il Cinema?…

Con il cinema ho un rapporto straordinario. Sono un appassionato di film in bianco e nero, ma anche del cinema muto. Amo in particolare il cinema coreano che, secondo me, ha autori e registi fantastici, tra cui Kim Ki-Duc, Il cinema mi ha dato tanto, ed è una forma d’arte che, attraverso le immagini, la scrittura, il sonoro, esprime tantissimi sentimenti. E’ una forma d’arte completa…

C’è una frase che ripeto spesso nelle mie interviste con gli artisti, e che nel tuo caso, mi sembra particolarmente calzante: Ci sono “Dischi da leggere e Libri da ascoltare”. Tra i tanti, quali sono stati i libri che ti hanno cambiato e salvato la vita?

Uno dei libri che mi ha cambiato la vita è stato “La Fine è il mio inizio” di Tiziano Terzani, uno di quegli autori che “sposta il pensiero” e ti fa guardare le cose e il mondo in maniera diversa., Questo è stato un libro che mi ha aperto davvero gli occhi su tante cose e situazioni, soprattutto interiori. Terzani, oltre ad essere un giornalista di grande valore, è stato anche un uomo che è sceso spesso dentro di sè. A me ha donato tanto, quindi è un autore che consiglio a tutti…

Un altro pezzo che amo di quest’ album è “Paranoie”, canzone che racconta delle nostre fragilità. Mi piace questa frase che recita un’altra grande verità: “Farsi amare senza amare” è un piccolo reato…

Sì lo è, anche se io sono del parere che si cambia nella vita, si cambia almeno ogni mezz’ora. A volte riascolto cose che ho scritto un paio di anni fa e mi dico ” Ma questo sono io… io non la penso così ora…”. Questa frase ha in sè una piccola verità anche se penso che poi tutto è amore, e anche quando non si ama ci sono sempre delle ragioni d’amore. Riascoltandola oggi probabilmente non la riscriverei…

Cose dette da altri con le quali Maldestro è d’accordo o meno…

“Date fiducia all’amore, il resto è niente” (Giorgio Gaber)
Beh sì, sono d’accordo. L’amore è la ragione per cui tutto è…

“La Globalizzazione è un sistema studiato per far respirare il denaro attraverso la pace” (Alessandro Baricco)

Trovo che la globalizzazione abbia i suoi pro e i suoi contro, io sono per l’Umanità. Per me è un fallimento che l’Italia si chiami Italia e la Polonia si chiami Polonia. Mettere una bandiera per varcare un confine è come mettere un muro, e questo spesso è causa di guerre, ma è anche vero che la globalizzazione ha portato ricchezza culturale; rispetto a cinquant’anni fa, oggi è molto più semplice potersi confrontare con qualcuno che vive in Finlandia, e questo confronto ci porta a crescere, conoscere e comprendere anche altre culture e umanità.

“Ogni cosa fatta in qualche modo la si paga in ansia, in insuccesso, e se tutto va bene, in nostalgia… (Fabrizio De Andrè)
Sì concordo… e con la morte concluderei io… Mi viene in mente una frase di un film d’animazione, quella della scena in cui Simba e il padre guardano l’orizzonte e Simba chiede al padre: A cosa serve l’orizzonte se noi ci avviciniamo e lui si allontana?… E il padre risponde: Per avanzare…
Anche se noi sappiamo che ad un certo punto c’è la fine, viviamo per avanzare, l’istinto umano ci porta ad andare sempre oltre. Sembra una follia ma la grandezza della vita è questa…

Ci saranno prossimamente appuntamenti live di concerti o teatrali?…

Sì, stiamo lavorando in questi giorni alla chiusura di alcuni concerti. Anche per il teatro è così. Ci saranno delle date estive ma non abbiamo ancora un calendario definito.

Nell’Egosistema di Maldestro come si vive?…

Una bomba… (ride n.d.r.)… Scherzi a parte, si vive tra terremoti e primavere…

“EgoSistema” Tracklist

1) Ma chi me lo fa fare
2) EgoSistema
3)Precario Equilibrio
4) Anna se ne frega
5) Pezzi di me
6) Il panico dell’ansia
7) Leggero
8) Segnali di fumo
9) Paranoie
10) Un’altra bella scena (porno)
11) Come Kim Ki-Duc

GIULIANA GALASSO

Angelina Mango: In “Formica” racconto le cose per come sono, senza filtri. Intervista

Ritratti Di Note ha incontrato la giovane cantautrice Angelina Mango, figlia dell’indimenticato Pino Mango, e della cantante Laura Valente. Angelina ha chiacchierato con noi, raccontandoci della sua musica, e del nuovo singolo “Formica”.

Angelina Mango

Angelina Mango

Angelina, la musica è nel DNA di famiglia. Quando hai deciso che questa sarebbe stata anche la tua strada e la tua professione?

In realtà ho deciso che questa sarebbe stata la mia strada quando ho concluso gli studi, e ho iniziato ad interrogarmi su quale sarebbe stato il mio futuro. La musica e il canto però hanno fatto sempre parte della mia vita; non ricordo l’attimo preciso in cui da piccola ho iniziato a cantare. Probabilmente quando ho iniziato a parlare, ho cominciato contemporaneamente anche a cantare.

Prima del singolo “Formica”, hai già pubblicato un EP, “Monolocale”. Questa nuova canzone però, nel testo e nei suoni, è abbastanza diversa dal lavoro precedente.

Beh, sì, sicuramente questo pezzo è una cosa nuova, si distanzia dal lavoro precedente ed è giusto che sia così; nello stesso tempo però, “Monolocale” è stato un percorso “di passaggio” che ha portato poi a “Formica”, e a quello che sono ora. Sono due progetti in qualche modo complementari, necessari l’uno per l’altro.

“Formica” è una canzone autobiografica, con un testo lucido, realista, a tratti forse anche rabbioso…

Sì, l’obiettivo era quello di scrivere una canzona che mi somigliasse, ma più che rabbia nel testo, direi che c’è oggettività, voglia di raccontare le cose come sono, senza filtri, senza veli, in maniera abbastanza cruda, senza edulcorarle, renderle migliori, ma nemmeno peggiori. E’ stato un modo di raccontare realistico, ma senza rabbia…

“Formica” è anche un video, scritto da te…

Sì, io ne sono autrice, ma è frutto del lavoro fatto insieme al regista Fabio Cotichelli. Le idee sono state molto importanti, perchè, essendo un video semplice, abbiamo puntato di più sull’aspetto simbolico ed emotivo del testo e dei contenuti…

Video: Formica

Questo singolo segna il tuo ingresso in Sony Music. Che valore ha per te far parte di una Major così prestigiosa?

Un valore importantissimo. L’ingresso in Sony mi ha fatto rendere conto per la prima volta che c’è qualcuno che crede in me, interessato ad investire nella mia musica e nel mio progetto. Uno può fare musica per tutta la vita ma quando c’è qualcuno disposto a lavorare con te, a seguirti, le cose cambiano; senti addosso anche un tipo di responsabilità diversa. Questo è proprio l’inizio definitivo della mia professione.

Il più grande consiglio, artistico ed umano, che ti ha lasciato tuo padre Pino…

Più che un solo consiglio, è un insieme di insegnamenti. E’ stato un processo di crescita che mi ha aiutato. Ho avuto la fortuna di attingere direttamente dalla sua esperienza. Vedendo il suo approccio alla musica, ho capito come poterlo fare io. Mi è bastato questo, senza aver bisogno di consigli particolari…

“Formica” farà parte di un album nuovo?

Sì certo. Ci sono anche delle canzoni nuove, che saranno pubblicate nei prossimi mesi. Il nuovo album è ancora in fase di creazione. Posso però dire che i nuovi pezzi saranno tutti molto “coerenti” con “Formica”, soprattutto a livello di tematiche, di auto-analisi, e di presa di coscienza. Questa volta le canzoni parleranno più di me che degli altri…

Cito una canzone di “Monolocale” che amo molto, ovvero, “Treno in corsa”, per chiederti se in questa fase della tua vita sei più “Formica” o “Treno in corsa”…

Non ho dubbi, “Formica”…

Quando non scrivi e componi, quale musica ti piace ascoltare?

Sono molto attenta a quello che succede fuori e mi piace ascoltare e conoscere cose nuove. Mi piacciono le cose “fatte per bene”, quelle che possono insegnarmi qualcosa, in primis a cantare, e poi a fare bene la mia musica…

Un sogno che speri di realizzare presto grazie alla musica?

Non ho un sogno in particolare da realizzare. Al momento, di sicuro, il progetto da realizzare è quello di pubblicare il mio prossimo singolo. Da questo punto di vista, sono molto “dosata” sui desideri, non vado molto oltre. Passo dopo passo, probabilmente cresceranno anche quelli…

In “Formica” parli anche di Milano, la città che, a suo modo, ti ha “accolto” e che è stata importante anche per la tua vita artistica. Credi che sarà la tua città per sempre o c’è un altro posto nel quale ti piacerebbe trasferirti e vivere?…

Al momento vivo a Milano. Ti confesso che faccio fatica ad immaginarmi in un altro posto. Vivo il presente, poi magari il futuro mi porterà da altre parti…

Visto che mancano pochi giorni, seguirai il Festival di Sanremo?

Sì, seguirò Sanremo come faccio tutti gli anni. Non faccio il tifo per nessuno in particolare, anche perchè può succedere che un artista che ti piace finisca per deluderti, mentre ti stupisca qualcuno che non ti aspetti. Mi piace essere sorpresa. Lo guarderò anche quest’anno con attenzione…

C’è invece un artista con il quale in futuro ti piacerebbe collaborare?

Difficile rispondere. Di sicuro “collaborare” con un altro artista, qualsiasi esso sia, è già di per sè una cosa formativa e importante…

Giuliana Galasso

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