Ensi: “La mia scuola non è vecchia o nuova, la mia scuola è la vera, ti spiego”

Ensi

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Per chi ha voglia di compiere un excursus di spessore all’interno dello scenario hip hop italiano, è in arrivo il nuovo album di Ensi. Che siate appassionati di rap o meno, saprete che Ensi appartiene alla generazione dei pionieri di questo genere musicale in Italia. Il suo free style ha fatto scuola e, ad oggi, le sue canzoni rappresentano un ponte di collegamento tra i dogmi di ieri e le novità di domani. Il titolo “V” (Warner Music) prende il nome da Vincent, suo figlio, da Vella, il suo cognome, la sua famiglia, le sue radici e da “Vendetta”, il suo primo album e, in ultima istanza, dal numero romano che sta a dirci che questo è il quinto disco di Ensi.

La spina dorsale di questo lavoro è la voglia con cui l’artista mostra di mettersi in gioco, di esserci, di mostrarsi con nuove responsabilità e un punto di vista molto lineare e ben definito. Gli aspetti che rendono tangibili queste deduzioni si possono individuare in una scelta stilistica eterogenea ma equilibrata, che non snatura che principali peculiarità di Ensi.

Forma e contenuto vanno a braccetto tra beat, filtri e trap, Ensi chiude il cerchio e lo fa suo modo.

Intervista.

Bentornato Ensi. In questo disco ti sei divertito a modellare forma e contenuto, come ci sei riuscito?

Per un rapper come me, che nasce da un percorso in cui l’unico modo di farsi notare era farlo dal vivo, la forma è un elemento fondamentale. Ad oggi non sono in molti a saper riprodurre dal vivo ciò che fanno in studio ma, sebbene lo stile faccia parte del gioco, ritengo che i concetti siano altrettanto importanti. In questo mio nuovo lavoro il mantra è “Rap over everything”.

Che tipo di idea hai seguito durante la scrittura dei testi?

C’è stata un’evoluzione nel mio percorso, ho cercato un punto in comune tra il mio essere trentenne e il voler raccontare delle cose anche ai giovanissimi. Ho voluto inserire molto del mio vissuto senza essere dogmatico e senza fare la lista della spesa, ho semplicemente voluto renderlo fruibile. Sono soddisfatto di questo equilibrio globale e devo dire di averci ragionato molto su.

La sensazione che si percepisce è che tu intenda dire a chi ti ascolta: “Guarda, io ti sto dicendo delle cose ma non sono lontano da te, sto cercando di spiegarti cosa significa rappare e come siamo arrivati a quello che ascolti oggi…”

Esatto ma vorrei sottolineare che non mi metto in cattedra, nessuno può insegnare niente a nessuno in questo gioco, tutti i ragazzi devono fare il loro percorso e imparare. Siamo in periodo di forte crossover, il rap ha subito le evoluzioni della società, sono cambiati i mezzi, i formati ed è normale che i ragazzi abbiano voglia di qualcosa di veloce, di immediato, di meno pesante. I ragazzi si sentono lontani da tutto: dalla politica, dai professori, dalle istituzioni. La musica è forse la loro unica fonte di ispirazione. I giovani hanno i mezzi e la possibilità di fare grandi cose, purtroppo però gran parte di loro li vedo schiacciati da un alone di materialismo e di superficialità che un po’ aleggia nella società in generale.

Quindi come si configura questo lavoro nello scenario musicale italiano secondo te?

Non sto dicendo che il mio disco vada a colmare un gap però ho fatto sinceramente quello che mi sentivo di fare e il fatto che questo lavoro si vada a sposare con l’attualità che viviamo credo che farà sì che il disco possa trovare una posizione ben precisa. Nel corso dell’ultimo decennio ho fatto tante cose che nessuno può cancellare, ho conquistato tanti riconoscimenti nell’ambito del free style e, alla luce del mio ruolo, ritengo sia importante che quelli della mia generazione non si mettano a fare i ragazzini perché senno abbiamo finito di giocare.

Video: Iconic

Parliamo delle scelte musicali che hai fatto in “V”

Nel disco parlo a tutti, sia dal punto di vista testuale che musicale. Il mood è quello di alternare elementi musicali innovativi a break beat e filtri. Abbiamo giocato con la spina dorsale dell’hip hop fino mettendo in risalto le mie peculiarità.

Come hai lavorato con i produttori?

Mi sono creato una squadra di persone che mi conoscono molto bene. Tra queste c’è VOX P, una delle figure più importanti con cui ho condiviso tante cose. Sono tornato a casa con un gruppo torinese. Di Torino è il fonico, il tecnico di studio, il responsabile del progetto fotografico Andrea Nose Barchi. Questa squadra mi è servita superare il fatto che per tre anni non ho scritto più rap concentrandomi sull’essere diventato padre. Insieme a loro ho dosato la scrittura, ho effettuato un grosso lavoro di sgrassatura, le prime settimane eravamo a fare beat e loop su miei free style fino a collezionare l’ossatura del disco. In un secondo momento abbiamo cominciato a coinvolgere gli altri produttori in modo molto naturale: ho avvicinato persone con cui avevo già collaborato ma anche nuovi nomi che potessero arricchire il mio lavoro con le loro doti migliori. Sono contento che il disco abbia raggiunto un equilibrio tra vari livelli.

v- cover album

v- cover album

Tra i duetti, quello con Clementino è forse quello che lascia trasparire una chimica particolare. Concordi?

 Clementino è stata una delle poche persone, insieme a Luchè, a cui ho pensato fin dal primo momento. Clementino ed io abbiamo condiviso tantissime cose insieme: dai momenti bui, al passaggio di testimone con la primissima generazione dell’hip hop italiano, a quelli di maggiore popolarità. Nel pezzo che cantiamo insieme l’obiettivo è quello di trasmettere ai ragazzi questa fortissima voglia di spaccare, di essere MC nel vero senso della parola. Volevamo raccontare di quando, treno dopo treno, viaggiavamo ovunque per farci sentire e farci vedere, di quanto non c’erano le views su youtube per farsi puntare dai discografici. Poi, certo, quando ci siamo visti al Red Bull Studios, non abbiamo resistito alle 4 barre a testa come facevamo nelle sfide di free style. Ah, che figata la tana delle tigri!

E, per chiosare, il tuo marchio di fabbrica: “Non basta che mi segui, serve che ci credi”

In questo momento così caotico in cui tutti si sentono in diritto di dire la loro, in cui esce qualcosa di nuovo ogni giorno, questo tipo di messaggio sottintende il concetto di reale appartenenza ad un genere musicale che in Italia ha attecchito con 40 anni di ritardo, che affonda le radici nella sofferenza, che cerca di scavare in profondità e che, in quanto tale, aldilà dei contenuti sempre meno in linea con il suo scopo principale, intende sempre parlare alle persone senza alcun filtro.

Raffaella Sbrescia

Ensi incontrerà i fan negli store delle principali città italiane.

Questi gli appuntamenti:

 

1 settembre  TORINO Feltrinelli  – h. 18.00

2 settembre BARI Feltrinelli h. 15:00 e BRINDISI Feltrinelli h. 18:30

3 settembre  SALERNO Feltrinelli h. 15.00 e NAPOLI Feltrinelli h. 18.30

4 settembre ROMA Discoteca Laziale h.18.00

5 settembre  FIRENZE Galleria Del Disco h.15.00 e  BOLOGNA Mondadori h. 18.30

6 settembre PADOVA Mondadori h. 15.00 e  VERONA Feltrinelli h.18.30

7 settembre  MILANO Mondadori Duomo h. 18.00

Pier Cortese e il suo messaggio universale: “Lasciateci la fantasia”. Intervista

gallery-1492611976-lasciateci-la-fantasia-pier-cortese“Lasciateci la fantasia” è il messaggio ma anche il titolo dell’ultimo progetto discografico di Little Pier, ovvero il cantautore Pier Cortese. Pubblicato lo scorso 20 aprile, dopo il primo Ep “Little Pier e le storie ritrovate “, l’ eclettico artista ha voluto condividere e arricchire il progetto coinvolgendo artisti come Niccolò Fabi, Simone Cristicchi, Gnut, Bianco e musicisti di grande talento come Andrea di Cesare e Michele Ranieri: «Questo progetto è nato letteralmente in casa» – racconta Pier Cortese. «Quando è nata mia figlia, ho semplicemente preso le canzoni che mi cantava mio padre quando avevo tre anni e ho effettuato questo travaso familiare con lo stesso scopo per cui erano state usate all’epoca. Nel 2013 ho preso queste canzoni così com’erano e ne ho fatto un disco dopo che mia figlia e i suoi amichetti me le chiedevano ogni giorno. In seguito il progetto ha cominciato a correre sempre più veloce, anche più di quanto io stesso potessi immaginare. A quel punto ho riflettuto sulla possibilità di rivolgermi ad un pubblico diverso prendendomi una pausa dal percorso di cantautore per dedicarmi ad un discorso legato a dei temi a me molto cari: la natura e gli animali, il rispetto per l’ambiente e le persone, i sentimenti, la fantasia e la creativita, l’aldiqua e l’aldila, la storia e l’ironia».

Il risultato di questo progetto è un concerto illustrato semplice ma efficace, un percorso ricco incentrato sulla compartecipazione, un modo immediato per arrivare al cuore dei bambini ma anche degli adulti senza sovrastrutture. Le canzoni e le storie raccontate diventano subito familiari e prendono vita grazie alle illustrazioni live di Mauro Delli Bovi: «Due anni fa sono stato a New York in veste di rappresentante della scuola italiana e ci sono ritornato anche quest’anno» – spiega Pier Cortese. «Ecco perché mi sono deciso ad incidere un altro disco, è stata un’ impresa veramente complessa visto che essere semplici è la cosa più complicata al mondo però sono molto contento del risultato. Ho coinvolto tanti amici, con cui mi trovo bene a prescindere. Niccolò Fabi, Simone Cristicchi, Claudio Gnut, Bianco hanno tutti un tipo di sensibilità simile alla mia. Con Niccolò e Simone ho condiviso tante cose, sono corsi subito da me, c’erano anche nel primo capitolo e mi hanno motivato molto». Il tour sta toccando scuole, teatri, piazze, festival dedicati all’infanzia e iniziative sociali. Ma non è tutto. A 40 anni appena compiuti l’artista si sente pronto al grande salto di qualità: «Mi sono preso una lunghissima pausa ma adesso comincia ad essere troppo lunga. In questi anni ho fatto in modo di non forzarmi a fare cose che non mi piacessero, ho avuto la fortuna di sperimentare tante cose diverse e raccogliere cose nuove da potare nello zaino. Ho aspettato, forse troppo però ora ho bisogno di tirare fuori un po’ di cose. Qualcosa di importante bolle in pentola, questo è il momento buono per tirare fuori il mio disco e spero di riuscirci. Ho delle aspettative alte e desidero fare proprio un buon lavoro».

Raffaella Sbrescia

Little Pier – Lasciateci la Fantasia

Tieniti forte: il nuovo equilibrio di Marco Carta. Intervista

Cover album Tieniti forte

“Tieniti forte” è il titolo del nuovo album di inediti di Marco Carta. Pubblicato per Warner Music lo scorso 26 maggio, l’album è stato anticipato dal singolo “Il meglio sta arrivando” e si compone di dodici brani che, in modi diversi, affrontano un discorso lineare. Marco è cresciuto, è cambiato, ha acquisito nuove consapevolezze e oggi lo ritroviamo più bilanciato e desideroso di proporsi con un messaggio preciso. Non solo ballads ma anche brani up tempo per affrontare diverse tematiche da un medesimo punto di vista. Giunto a circa un anno di distanza dal precedente lavoro “Come il mondo”, questo disco vorrebbe scardinare i pregiudizi che da tempo accompagnano il percorso di Marco Carta che racconta: «Tutto è partito da una forte esigenza di cambiamento. In virtù di questa mia voglia di evoluzione, ho sentito il bisogno di lavorare con nuove persone. Nel corso del tempo sono cambiato e così anche le mie esigenze, soprattutto quelle professionali. Parto col dire che il precedente album “Come il mondo” è stato lavorato in due anni e, dato che in questo lasso di tempo chiunque subisce dei cambiamenti, quando è uscito non mi ci rispecchiavo. Per questo ed altri motivi, ho scelto di lavorare con nuove persone. In genere sono molto epidermico e raramente mi sbaglio. Non ho mai lavorato tanto serenamente e in modo spedito. Tengo comunque a sottolineare che questa non è una critica al team precedente».

Chiarito questo primo punto, l’artista entra nello specifico del disco: «Il primo step di questo percorso è stato il singolo “Il meglio sta arrivando”» – spiega – «Si tratta di un pezzo uptempo, un electro-pop molto estivo e fresco che rispecchia pienamente la mia necessità di cambiare stile. Non volevo più fare solo ballate, volevo sentirmi completamente a mio agio». A proposito del ricorrente concetto del tenersi forte, Marco specifica: «Questo concetto è presente in diversi momenti nell’album. C’è sempre qualcosa a cui tenersi forte. In questo momento della mia vita, per esempio, il tenermi forte vuol dire tenermi stretto alla mia famiglia e alle piccole cose che in genere davo per scontato. Il tempo non è infinito, ci vuole coraggio per guardare in faccia la realtà». Un legame, quello con il tempo, che Marco sente molto forte, la testimonianza è tangibile nel brano “Dove il tempo non esiste”: «La canzone ha un riferimento molto chiaro al tempo e a come lo vivo. Il vero momento di svolta in questo senso è stata l’esperienza a L’Isola dei Famosi. In quel contesto ho sentito la mancanza dei miei cari. Una volta tornato a casa, ho cambiato tante cose nella mia vita e soprattutto nei confronti della mia famiglia. Pensavo che una volta rientrato in Italia avrei dimenticato certi pensieri, invece mi è rimasto tutto dentro». A questo proposito, Marco Carta si sofferma a lungo sul tema legato all’uso delle tecnologie: «In “Solamente la pelle” parlo del punto di non ritorno a cui siamo arrivati. Abbiamo perso la carnalità, quel contatto fisico che prima c’era e faceva davvero la differenza. Oggigiorno siamo un po’tutti malati di tecnologia e con questa canzone vorrei far riflettere sull’importanza di riavvicinarci alla realtà».

Marco Carta

Marco Carta

Alla luce di questi cambiamenti e delle nuove consapevolezze acquisite, lo stato d’animo di Marco Carta è di quelli che si sentono pronti a nuove sfide: «Il cambiamento fa sempre paura. Mi faccio tante domande ma i miei fan mi hanno già dimostrato una forte vicinanza. Anche il supporto delle radio mi sta incoraggiando. Oggi, dal punto di vista personale mi sento molto più concreto e determinato. Ho capito che devo ascoltarmi di più, talvolta ho perso tempo a non farlo lasciandomi condizionare. Anche professionalmente mi sento maturato. Grazie a questi anni di esperienza il mio orecchio è più attento a tutto. Anche durante i mesi di lavorazione dell’album sono stato in studio e ho vissuto una forte crescita. A questo punto, vorrei avere la possibilità di far vedere quello che sono  diventato anche se c’è ancora un certo pregiudizio nei miei riguardi. Non rinnego Amici, anzi, non posso che ringraziare il talent perché se sono quello che sono oggi è anche grazie al programma. Al pubblico vorrei dire questo: ascoltatemi senza pregiudizi, sentite cosa ho da dirvi!».

Raffaella Sbrescia

Ascolta qui l’album:

The Kolors presentano “You”: un album vario e sorprendente

The Kolors

The Kolors

Il 19 maggio  uscito “You” (Baraonda/Artist First), il nuovo album dei The Kolors. Stash Fiordispino, il cugino Alex Fiordispino e Daniele Mona tornano in pista con un disco di inediti registrato tra Milano e Londra con la collaborazione di Gucci Mane, Daddy’s Groove, Tommaso Colliva e la partecipazione di Andy Bell e Gem Archer (Oasis). La notizia importante è questo nuovo progetto spinge i The Kolors oltre confine e lo fa senza mezze misure. Il suono, curato, giovane, metropolitano esce dagli schemi e raccoglie influenze, richiami, idee sotto un unico tetto. Con questo nuovo lavoro, il trio prova a rimettersi in carreggiata mantenendo alcuni tratti della propria identità pop senza rinunciare a proporre un suono fresco. Assoli di chitarra melodie radiofoniche, contaminazioni e  influenze innescano un meccanismo di fusione tra rock, pop ed elettronica. “Abbiamo lavorato senza mai pensare che dovevamo fare qualcosa per restare sulla cresta dell’onda – hanno raccontato i The Kolors durante la conferenza stampa di presentazione del disco a Milano – Abbiamo voluto scrivere le nostre canzoni, fare la nostra musica e Lorenzo Suraci ci ha dato la libertà di poterlo fare esattamente come desideravamo. Per noi non esiste il ragionamento del “batto il ferro finchè è caldo”. Ci siamo chiusi in studio e abbiamo pensato a fare del nostro meglio. Il nostro unico mantra era: divertiamoci. Abbiamo lasciato la negatività fuori dalla porta e si sente. Non abbiamo lavorato pensando di dover sbarcare all’estero ma siamo contenti di avere in mano un lavoro che può sicuramente giocarsi qualche buona carta fuori dai confini dell’Italia”.

Video: What Happened Last Night

Ad arricchire il progetto anche uno speciale artwork realizzato in collaborazione con con Sergio Pappalettera di Studio Prodesign: “Con lui abbiamo elaborato una sorta di simbolo che potesse rappresentare una sfera globale della comunicazione visiva, un occhio psichedelico che potesse racchiudere un mondo in cui tutto è assuefatto dall’uso della tecnologia”. E così dopo aver collaborato con J-Ax e Fedez in “Assenzio” e aver prodotto alcuni dei brani del primo Ep di Thomas “Adesso più che mai”, Stash si concentra sulla nuova strada di un album ispirato a tanti momenti personali. Su tutti il brano strumentale “Souls connected”: “Ho scritto questo brano subito dopo la morte di mio nonno, una persona con cui sono praticamente cresciuto. Appena ho ricevuto la notizia, mi sono lasciato andare per esprimere tutto quello che provavo in quel momento. Credo che in questo caso la chitarra canti più di me”. Il risultato è un brano davvero notevole, psichedelico, di chiara ispirazione Pink Floydiana e di grande forza espressiva. Non solo riferimenti vintage, i the Kolors spaziano tra generi e generazioni, a dimostrarlo è la loro grande stima nei riguardi dei Twenty One Pilots: “Siamo andati a sentirli a Milano, li abbiamo anche incontrati e occupano un ruolo importante all’interno della vastissima rosa dei nostri ascolti” – ha spiegato Stash. “Le playlist oggi sono le più varie possibili, allo stesso modo anche il nostro album intende muoversi con disinvoltura tra tematiche e sonorità ricercate. Per quanto riguarda i contenuti, abbiamo cercato di analizzare il modo con cui le persone si rapportano con il web e con i social network in particolare. Noi, a differenza di molti, non investiamo emotivamente nel web. Proviamo, piuttosto, a viverlo come un normale veicolo di mutuo scambio. Non temiamo lo scontro con il pubblico e non suoniamo in funzione di quello che ci si aspetterebbe da noi. Quello che cerchiamo di fare è essere noi stessi in ogni contesto senza mai smettere di essere molto permeabili nei riguardi di quello che ci piace”. A questo punto non ci resta che immaginare come potrà essere il nuovo tour che, a giudicare dalla potenza delle tracce del disco, non deluderà i clubbers: “Le nostre sono storie di club life. In estate ci saranno dei concerti di “riscaldamento” poi in autunno partirà il vero e proprio tour in cui cercheremo di accontentare tutti. Veniamo dal mondo delle suite lunghissime, il nostro messaggio abbraccia gli anni ’80 e quando suoniamo dal vivo non amiamo ripeterci. Il live sarà sicuramente diverso dal disco, il nostro obiettivo sarà integrare il mondo della canzone alla produzione elettronica. Ci sarà da divertirsi”!

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST

01. Intro
02. You
03. Crazy
04. What happened last night (feat. Gucci Mane e Daddy’s Groove)
05. Don’t understand
06. Chemical love
07. Souls connected
08. Crystallize
09. High
10. No
11. What happened last night
12. Dream alone (feat. Andy Bell e Gem Archer)

The Kolors partiranno oggi per il tour degli instore, e a luglio e agosto saranno in tutta Italia per una serie di appuntamenti live organizzati da F&PGROUP (Info www.fepgroup.it):

08/07 BELLARIA IGEA MARINA (RN) – Area Porto Canale 10/07 MAROSTICA (VI) – Piazza Degli Scacchi 15/07 COMO – Arena Teatro Sociale 11/08 MARINA DI CASTAGNETO (LI) – Marina Arena – Bolgheri Festival 12/08 MARINA DI PIETRASANTA (LU) – Teatro La Versiliana 16/08 PAESTUM (SA) – Teatro Dei Templi 18/08 ZAFFERANA ETNEA (CT) – Anfiteatro Falcone E Borsellino 19/08 PALERMO – Teatro Di Verdura.

Il terzo tempo di Omar Pedrini in “Come se non ci fosse un domani”. Intervista

Cover album Pedrini

Cover album Pedrini

La vita sa metterti a dura prova ma da qualche parte devi sempre riuscire a tirare fuori la forza per andare avanti. Quando la trovi, devi usarla per te stesso, certo, ma anche e soprattutto per chi ti sta intorno. Ecco, forse da qui nasce “Come se non ci fosse un domani”, il nuovo album di Omar Pedrini, in uscita domani 12 maggio per Warner Music. Si definisce vintage, lo zio Rock, così amano chiamarlo i suoi fan. Lui, a quasi 50 anni e con due interventi a cuore aperto all’attivo, si è rimesso in carreggiata con un disco che richiama le atmosfere e i toni degli anni ’70 ma che invece trova ispirazione nei grandi dilemmi che scandiscono i nostri giorni privi di certezze. Ecco cosa mi ha raccontato negli uffici Warner di Milano.

Intervista

Ti aspettavamo da tanto tempo. Cosa ti ha spinto a tornare?
Questo album è nato più per urgenza che per consapevolezza. L’ho scritto con la pancia, quasi in contemporanea con l’ultimo incidente cardiaco che mi è occorso. Tutti i brani di questo album sono nati da lì tranne “Un gioco semplice” che avevo già registrato. Ricordo benissimo quel giorno mentre ero in ambulanza a vele spiegate e non riuscivo a stare sdraiato. Ero a Bologna, ripensavo ai mitici anni ’90, a quando tutte le porte mi si aprivano davanti, ho pensato a Freak Antoni e a quanto mi mancasse lui e l’atmosfera di quegli anni. Questo brano è molto più di una dedica, non ho mai intitolato una canzone con un nome proprio di una persona, stavolta era l’occasione giusta.

La canzone in questione ha avuto dei riscontri da parte degli Skiantos?
Sì, mi ha contattato Dandy Bestia, altro membro importante del gruppo. Abbiamo suonato insieme il brano e forse verrà inserito nel loro disco. Quest’estate dovrebbe essere inaugurata la statua dedicata a Freak Antoni immortalato nelle vesti di direttore d’orchestra seduto su un water. Mi piacerebbe suonare la canzone in occasione dell’inaugurazione. Ho provato a portare il brano anche all’ultimo Festival di Sanremo, sapevo che Freak avrebbe voluto andarci ad ogni costo ma purtroppo il brano non è stato accettato.

Quali sono le riflessioni che hanno scandito la realizzazione di questo progetto?
La valutazione più importante che ho fatto è che sono uno che non molla mai. I miei fan mi chiamano zio rock ma da sempre sono “il guerriero”. In questo disco istintivo racconto del mio senso di incertezza. Quando sono stato operato mi hanno detto che avrei potuto suonare ancora ma senza spingere troppo, io sono un rocker, o suono al massimo o niente. I filosofi dicono “vivi ogni giorno come fosse l’ultimo”; ecco questo concetto ormai ci abbraccia un po’ tutti. La parola chiave di questo ragionamento è nel singolo: mi sveglio e sento che ho già paura.

Quindi questo filo conduttore attraversa tutti i brani?
Questo non è un concept album eppure i brani parlano dello stesso argomento visto da angolazioni diverse. La paura è in ciascuno di noi, c’è paura della guerra, del terrorismo, dell’altro, di arrivare a fine mese. Ho provato anche io la sensazione di stare “col culo per terra” quando non potevo lavorare per motivi di salute. Poi c’è anche la paura per la salute della terra, l’uomo sta distruggendo tutto e nessuno fa niente.

Alla luce di questi ragionamenti, come hai fatto a scrivere il brano “Sorridimi?
Vero, anche i titolo sono apocalittici. Beh, una mattina ero molto pensieroso, non riuscivo a pensare al futuro poi mia figlia Emmadaria di quattro anni mi è saltata in braccio stampandomi un sorriso in faccia e mi sono convinto che avrei fatto qualcosa per reagire. Cerco di dare segnali e dritte a lei, a mio figlio Pablo e a tutti i ventenni. Mio figlio mi parla su whatsapp, dal vivo non mi riesce a dire cose che invece abitualmente mi scrive. Da ragazzo mio padre mi parlava, mi invitava a pranzo e mi metteva ansia anche il solo pensarci. I ragazzi di oggi si sono chiusi in loro stessi, fanno una rivoluzione al contrario. Da giovane volevo fare il giornalista, appena iscritto alla facoltà di Scienze Politiche c’erano già le fazioni in cui avrei dovuto schierarmi. Qualcuno mi disse: non ti occupare di politica, sarà lei a occuparsi di te. E così è stato.

Quindi qual è la tua opinione dei giovani moderni?
Io credo nei giovani, non sono come chi dice che i giovani di oggi non valgono un cazzo. Ai miei tempi dovevi essere impegnato, oggi sono pacifista. Ho fatto la mia scelta dopo un incontro con i monaci tibetani ma, attenzione, essere buoni non vuol dire essere deboli. Sono nato incendiario e morirò piromane. Ai giovani dico: uscite e combinate qualcosa, qualunque cosa. Ho un bellissimo ricordo della sfilata dei ragazzi dei Liceo Manzoni di Milano. Purtroppo i giovani si sono persi nel mondo digitale, non sanno come organizzarsi, non si aggregano più, ci sono tanti mini-gruppi, non fanno più rete.

Cosa ci dici di tutte le tue altre attività?
In questo momento ho deciso di concentrarmi sulla musica. Per tanti anni sono stato un cane sciolto, avevo il mio ufficio stampa e mi gestivo tutto da solo. Ora con il mio manager ho scelto di focalizzare l’attenzione sulla mia attività primaria, la musica è mia moglie le altre arti sono le amanti. Quando ho realizzato che potevo cantare ancora, mi sono sentito un esordiente al secondo album. Sono stato per 8 anni in un angolo, conto di continuare ad insegnare perché quello potrebbe essere il mio piano B ma ora mi godo questa seconda vita che, da appassionato di rugby, mi piace chiamare “terzo tempo”.

Omar Pedrini

Omar Pedrini

Come è venuto fuori il brano scritto da Ferlighetti?

Come sapete, Lawrence mi aveva già regalato due reading nei miei dischi. Lui ha 98 anni e vive a San Francisco ma quando sono stato male mi ha scritto una lettera che mi ha dato tanto coraggio. Un giorno, durante uno dei suoi incontri, era vestito da cowboy e un bambino gli si è parati davanti chiedendogli se fosse un cowboy vero. A quel punto Lawrence è rimasto spiazzato di fronte alla domanda che lo poneva di fronte all’assenza di un cavallo. Quindi ha spiegato al bimbo che lui cavalca tutti i giorni un cavallo invisibile e lì è nata “Desperation Horse”, un brano che mi ha donato e che ho rispettosamente lasciato in inglese.

Un buon auspicio per il nuovo tour?

La vera tourneè partirà a settembre. Voglio accompagnare questo disco come un bambino, farò un mese di incontri in Feltrinelli, in estate parteciperò a dei Festival e farò un po’ di date in Inghilterra.

A proposito come è andata la collaborazione con Noel Gallagher degli Oasis?
Il legame con l’Inghilterra è sempre stato molto forte, spesso una sorta di tallone d’achille. Eppure stavolta mi ha messo in contatto con Noel e il management degli Oasis. Ci frequentiamo spesso e mi sono divertito a realizzare la versione italiana di “Simple Game of a Genius”, un brano che aveva inciso solo per il mercato giapponese.

Chiudiamo questa intervista con una nota in merito ai suoni che hai scelto per questo album…
I suoni hanno una matrice anni ’70, ho cercato di fare un lavoro per sottrazione immaginando le canzoni come se fossi già sul palco a suonarle. Ora che ho una casa discografica mi piacerebbe farmi produrre da qualcuno, magari da qualche inglese e imparare cose nuove.

Raffaella Sbrescia

Questa la track list di “Come se non ci fosse un domani” :
1. Come se non ci fosse un domani
2. Fuoco a volontà
3. Dimmi non ti amo
4. Il cielo sopra Milano
5. Un gioco semplice
6. Angelo ribelle
7. Desperation Horse
8. Ancora lei
9. Freak Antoni
10. Sorridimi

Video: Come se non ci fosse un domani

 

Le date degli instore:

Dal 12 maggio Omar Pedrini incontrerà i fan negli store delle principali città Italiane : il 12 maggio a Torino alla Feltrinelli di Piazza CLN 251 h.18.30; il 13 maggio a Brescia alla Feltrinelli di Corso Giuseppe Zanardelli, 3 h.17.00 ; il 14 maggio a Verona alla Feltrinelli di Via Quattro Spade, 2 h.11.30 ; 15 maggio a Padova alla Feltrinelli di via San Francesco 7 h. 18.00; il 16 maggio a Milano ala Feltrinelli di Piazza Piemonte 2 h.18.30; 17 maggio a Bologna alla Feltrinelli di Piazza Ravegnana h. 18.00; 18 maggio a Firenze Feltrinelli RED di piazza della Repubblica h.18.30; 19 maggio a Genova Feltrinelli di via Ceccardi 16 h.18.00; il 23 maggio a Roma alla Feltrinelli di via Appia Nuova 427 h.18.00; il 24 maggio a Bari alla Feltrinelli di via Melo 119 h.18:30.

Amy Macdonald: “Con Under Stars provo a farvi sorridere e commuovere”. Intervista

Amy Macdonald

Amy Macdonald

Lei è una cantastorie scozzese e “UNDER STARS” è il titolo del suo quarto album. Stiamo parlando di Amy Macdonald, la cantautrice che a 29 anni vanta 5 milioni di dischi venduti nel mondo a partire dall’esordio nel 2008 con il successo internazionale di “This is the Life”. L’abbiamo incontrata negli uffici di Universal Music a Milano, ecco cosa ci ha raccontato.

Intervista
Ciao Amy, come ti senti a questo punto della tua carriera?
Stento a realizzare che siano passati tanti anni dal mio esordio. Essere qui a parlare del mio quarto album è un traguardo importante che mi dà la possibilità di rendermi conto in maniera tangibile dei passi che sono riuscita a fare fino ad oggi. L’esperienza professionale non ha cambiato la mia personalità e la mia essenza. Frequento gli amici di sempre e ho mantenuto un forte legame con la mia città.

Cosa stimola la scrittura delle tue canzoni e con quale obiettivo componi i tuoi brani?
Amo lasciarmi ispirare da tutto quello che faccio e dai luoghi in cui mi imbatto. Ogni brano dell’album ha una sua storia e deriva direttamente da esperienze che ho vissuto da sola o con degli amici. In genere immagazzino pensieri e idee e poi aspetto di trovarmi a casa, a Glasgow, per mettermi comoda e mettere nero su bianco tutto quello che ho vissuto.

Ad esempio?

“Dream On” è dedicata ad una mia amica che ha attraversato un momento molto duro. La canzone in realtà contiene un potente messaggio di speranza e spero di essere riuscita ad infonderle coraggio. Diverso è, invece, il caso di un altro brano come “Down By The Water” ispirato da una conversazione incentrata sulla perdita di qualcosa o qualcuno. Il brano è nato molto velocemente, aveva un forte senso di urgenza al suo interno eppure quando l’ho inciso la prima volta non lo percepivo più allo stesso modo. Questo è il motivo per cui mi sono presa il rischio di fermare i lavori di produzione del disco per rifare questa canzone al meglio; posso dire che il risultato mi ha dato ragione.

Amy Macdonald

Amy Macdonald

Come è nato questo album e quali sono le caratteristiche che contraddistinguono l’intero progetto?

Ogni brano nasce da momenti precisi ma completamente diversi tra loro. Il filo conduttore che attraversa la tracklist è il desiderio di positività. Mi stimola l’idea di scrivere brani che possano far sorridere e commuovere chi le ascolta. Il processo di scrittura è iniziato nel 2015, subito dopo la fine del tour precedente. Mi sono presa tutto il tempo necessario per poter fare qualcosa che soddisfacesse me per prima. Molti mi hanno fatto notare un’evoluzione del suono dal folk al pop/rock ma credo che la cosa sia dipesa dal fatto che, a differenza degli altri album in cui ho lavorato in autonomia, stavolta ho collaborato con alcuni dei miei musicisti sin dalla fase di scrittura dei testi. Per questo motivo i demo delle canzoni erano già più corposi e strutturati e ho voluto lasciarli così anche nella versione finale del disco.

Cosa ci racconti della tua esperienza in tour? Come vivi il contatto con il pubblico quando sei sul palco?
Il live è sicuramente il momento che preferisco di più in assoluto. Amo esibirmi e coinvolgere le persone con la mia musica insieme alla mia band.

Ti vedremo in Italia?
Non ci sono ancora delle date fissate ma mi farebbe davvero piacere venire a suonare da voi. Tempo fa ho partecipato a qualche show e a qualche Festival in Italia e ne conservo un ottimo ricordo. Spero sia di buon auspicio per il futuro!

 Raffaella Sbrescia

Video: Dream On

Luis Fonsi: non solo “Despacito”. La musica es para compartir no para competir.

Luis Fonsi

Luis Fonsi

“Despacito” è diventata da diverso tempo il tormentone del 2017 italiano. Il video del brano, che in Italia ha raggiunto il 4° disco di Platino, ha superato il miliardo di visualizzazioni testimoniando un successo che non accenna a fermarsi anche grazie al remix realizzato con Justin Bieber. Scritta da Luis Fonsi e Daddy Yankee in collaborazione con Erika Ender e prodotta da Andrés Torres e Mauricio Rengifo, “Despacito” ha rilanciato la ventennale carriera di Fonsi che nel corso degli anni non ha mai smesso di reinventarsi. Dopo una lunga gavetta fatta di provini e tentati approcci a etichette della sua città, nel 1998 Fonsi registra il suo primo album “Comenzaré” e inizia un percorso fitto di collaborazioni ed esperienze importanti. Col quinto album, “Abrazar la Vida”, Fonsi si impone anche in Europa diventando una star apprezzata a livello internazionale. Attivo anche come attore - nella telenovela messicana “Corazones al límite” e nella serie Nickelodeon “Taina”, Fonsi è anche molto impegnato nel sociale (tra le altre cose è il portavoce del St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis, Tennessee). In attesa di rivederlo in Italia tra poche settimane per partecipare il prossimo 5 giugno in qualità di ospite internazionale all’edizione 2017 dei WIND MUSIC AWARDS (5-6 giugno Arena di Verona) ecco cosa ci ha raccontato in occasione del nostro incontro negli uffici di Universal Music a Milano.

 Intervista

Ciao Luis, come stai e come vivi questo periodo di travolgente successo?

Ho iniziato questo mestiere quando avevo 17 anni ma non mi sento vecchio, anzi, posso dire di non aver ancora scritto la mia canzone migliore e di non aver raggiunto il top della mia carriera. Sono sempre alla ricerca di cose nuove da imparare, non mi sento stanco, mi sento alla grande, Vivo questo momento come un nuovo inizio per accedere a nuovi mercati e conoscere nuovi paesi. Il calore del pubblico italiano mi regala tanta gioia, spero di conoscerlo meglio e instaurarci un rapporto duraturo.

“Despacito” ormai esiste in tante versioni. In rete girano tantissimi video, ce n’è qualcuno che ti ha colpito in particolar modo?

Dei tanti video che ho visto ce n’è uno che mi ha divertito molto in cui una giovane ragazza balla con suo nonno dietro di lei. Quello che mi ha colpito è stato vedere due generazioni a confronto che si divertono sulle note della mia canzone. Esistono diverse versioni di “Despacito” in lingue diverse, alcune le ho condivise sulla mia pagina Facebook, ne sono molto felice.

Quindi usi spesso i social network?

Uso i social allo stesso modo, forse Instagram lo uso di più ma non ne ho uno preferito in particolare, adoro semplicemente la loro capacità di connettere le persone. Si tratta di un buon termometro di conoscenza delle persone e del loro modo di pensare, ricevo messaggi in tutte le lingue del mondo, è l’occasione per me di imparare un po’ di lingue nuove!

Che parole useresti per descrivere “Despacito”?

Questa non è una canzone d’amore, è una canzone sensuale. Prima di “Despacito” ho scritto molte canzoni d’amore, questa è una fase di transizione, racconto di un sentimento provocante.

Ogni anno in Italia ci sono due o tre tormentoni latino-americani. Questo è il tuo anno, come ti senti a riguardo?

Trovo eccitante il fatto che l’Italia abbia scelto la mia canzone come tormentone dell’anno, è stata una grande sorpresa sia per me che per tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del brano. Questa canzone ha connesso tante persone nel mondo, un fatto simile non accade tanto spesso. Sogno di cantare in paesi dove non mi sono mai esibito prima, spero di conoscere a ampliare sempre di più il mio pubblico.

Ti piacciono molto  le collaborazioni!

Ho sempre amato le collaborazioni fin dagli inizi della mia carriera nel 1998. Ho lavorato con Christina Aguilera, Laura Pausini, ho spaziato tra i generi e le persone. Daddy Yankee è più vicino alla scena urban, sono stato felice di aver lavorato con lui perché ha portato la canzone ad un livello più alto. Sono un fan della musica, conosco tanti artisti italiani: oltre alla Pausini ci sono Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro, Nek. In ogni nazione ci sono tante persone che vorrei conoscere. La musica es para compartir no para competir.

Che rapporto hai con Laura?

Abbiamo condiviso molto tempo insieme sia da amici che da colleghi. Lei è simile a me, è molto naturale, ha un forte legame con le radici e la famiglia. Lei è una delle migliori star femminili che abbia mai conosciuto.

Come si sta evolvendo, secondo te, il pop latino?

Quando pensi alla musica come a un prodotto, sbagli approccio. Bisogna essere onesti e lasciare spazio all’anima. “Despacito” è probabilmente la canzone più semplice che io abbia mai scritto ma è semplice in un modo interessante: il testo cerca di essere sensuale in modo divertente e provocante. Ho scritto bellissime canzoni d’amore per diciannove anni, non potrei essere diverso da chi sono. Disco dopo disco cerco di evolvermi senza stravolgere la mia natura, la gente sa che po’ aspettarsi sempre qualcosa di nuovo da me. Amo voltare pagina, gli artisti che preferisco non hanno mai avuto paura di crescere e cambiare. Io ho colto l’occasione con “Despacito” e grazie a Dio mi è andata più che bene. Quando senti che tutto si allinea nel modo giusto in maniera naturale allora sai di aver fatto un buon lavoro. In questo caso sapevamo di aver scritto un brano che sarebbe piaciuto alla gente, questo per me è il nuovo latin pop. Il pop tradizionale è il suono di ieri, il suono di oggi deve avere un tocco urban.

Raffaella Sbrescia

Luis Fonsi, Daddy Yankee – Despacito (Audio) ft. Justin Bieber

“IO+IO racchiude le mie mille me”. Intervista a Syria

Syria

Syria

IO+IO” è il titolo dell’ultimo progetto discografico di Syria. Pubblicato il 28 aprile su etichetta Universal Music, l’album contiene i brani interpretati dalla cantante durante il concerto evento “Vent’anni in una notte” tenutosi al Teatro Grande di Brescia per celebrare i vent’anni di carriera musicale. Con Syria sul palco quella sera c’erano tanti amici e un’orchestra di cinquanta elementi diretta dal maestro Bruno Santori. Syria ha ripercorso qui le tappe più importanti di una carriera eclettica iniziata nel 1996 quando, poco più che diciottenne, inizio un percorso scandito da un unico filo conduttore: la libertà. In “IO+IO” l’artista duetta con Emma, Noemi, Paola Turci, Francesca Michielin, Ghemon ed Emiliano Pepe.  L’album, che si apre con la lettura di una favola scritta dalla Pina e dedicata personalmente a Syria, contiene anche cinque inediti e  la cover di un brano di Ambra, “Io Te Francesca e Davide”.

Intervista

Ciao Syria, come stai? Quale bilancio fai della tua carriera e con quale stato d’animo pubblichi questo lavoro?

Questo album s’intitola Io + Io ma racchiude il concetto di 10 anni più 10, due fasi della mia vita distinte e separate in cui si sono avvicendate le mie mille me. Ho amato il mio primo periodo, quello in cui ho sperimentato con Mattone in un mondo un po’ patinato. Per me che mi sono resa autonoma molto presto è stato fisiologico prendere stare diverse. Ho un bel ricordo della collaborazione con Biagio Antonacci perchè ha segnato il passaggio dalla melodia al pop determinando l’inizio della mia vita radiofonica. In quegli anni c’era più spazio, più attenzione, eravamo tutti più liberi e più comodi. L’incontro con Pierpaolo (Peroni) mi ha ribaltato la vita, mi sono innamorata di questa persona che mi ha dato modo di crescere occupandomi di altro. Con lui ho fatto cose anche un po’ lontane da me. L’esperienza teatrale con Paolo Rossi mi ha dato la possibilità di calmarmi e respirare, in quell’occasione ho capito cosa mi stesse succedendo, ho preso le misure dei miei desideri. Quello che è rimasto immutato in tutti questi anni è la mia curiosità, ho sempre voluto fare cose nuove senza limitarmi a fare il compitino. In qualità di interprete mi piace trovare una chiave sempre diversa per sentirmi a mio agio. Ho abituato il pubblico a questi cambiamenti, non riesco a fare a meno di fare tante cose. Sono felice di essere arrivata a questo progetto con la giusta consapevolezza, mi è piaciuto coinvolgere alcune mie amiche e colleghe e non escludo che mi piacerebbe pensare a qualche evento che possa vederci tutte insieme su un palco. Sarebbe bello coinvolgere le più grandi dive della musica italiana, adoro la coralità artistica tutta al femminile.

Cosa ci dici degli inediti che hai messo in questo lavoro?

Questi 5 inediti rappresentano tutte le Syria, è stato tutto molto naturale e quello che ascolterete è il frutto di una scelta di cuore.

Sul fronte live?

Da due anni a questa parte porto in giro “Bellissime”, un ripasso che faccio col pubblico, uno spettacolo senza scadenze che riunisce le grandi cantanti italiane dagli anni 50 agli anni 80. Tutti mi chiedono se farò un tour ma mi chiedo perché farlo a tutti i costi, andare in giro è faticoso ed è faticoso farlo anche nei contesti che mi piacciono di più. Io ho quel mondo lì, non cerco di più, non mi sento in dovere di stupire. Sicuramente farò delle date elettroacustiche, ci saranno i miei Djset e poi ho un’idea in testa…

Cioè?

Sto lavorando ad un progetto che mi dia la possibilità di portare in scena il repertorio di Gabriella Ferri, spero di farlo al più presto.

Syria

Syria

Tu che hai così tanti interessi, che rapporto hai con l’estero? Hai qualche collaborazione nel cassetto?

Siamo in tanti, ormai si fa la fila per tutto. Io mi metto in fila volentieri, mi passano davanti dei treni ma la prendo con filosofia. Ci sono tante cose belle che mi vivo appieno e tra queste c’è il mestiere di mamma che rimane il più bello. Per il resto non mi dispiacerebbe approfondire l’aspetto produttivo del mio lavoro oppure aprire un negozio di abbigliamento vintage. Per quanto riguarda l’estero mi perdo spesso ad ascoltare tanti artisti, presto andrò al Primavera Sound e mi metterò a sognare sottopalco come sempre. Sogno che James Blake produca un mio disco ma nel frattempo aprirò il concerto di Justin Bieber al Parco di Monza con un djset insieme a Pierpaolo.

E Ayris?

Mi piacerebbe produrre un nuovo disco, so che questa idea avrebbe un riscontro positivo in più ambiti che conosco.

Rifarai Top Dj?

Sì, il programma si farà a dicembre. Mi piace il genere, mi sto documentando e spero sempre di poter dare il mio contributo al meglio.

Raffaella Sbrescia

Video: Lontana da te

TRACKLIST DELL’ALBUM

1 Intro con la Pina

2 Islanda

3 Se sapessi (scritta da Giuliano Sangiorgi)

4 Lontana da te

5 Acqua e Alloro

6 Io te Francesca e Davide

7 Sei tu

8 L’amore è

9 Non è peccato

10 Se t’amo o no feat. Noemi

11 Odiare feat. Emma

12 La distanza feat. Paola Turci

13 Non dimentico più feat. Francesca Michielin

14 Come non detto feat. Ghemon

15 Se tu non sei con me

16 Sei bellissima

17 Non ci sto

18 Tutti i colori del mondo feat. Emiliano Pepe

 

Magellano: Francesco Gabbani racconta se stesso e il nuovo album all’insegna della naturalezza

COVERmagellanoEsce oggi per Bmg “Magellano”, il nuovo disco di Francesco Gabbani. Gli spartiti musicali dell’album, unitamente alle versioni Canzoniere ed un CD contenente le basi musicali originali, sono contenuti nell’edizione a stampa prodotta e commercializzata da Hal Leonard MGB. Il disco contiene “Occidentali’s Karma”, brano da settimane in vetta alla classifica airplay radio, con 100 milioni di visualizzazioni su Youtube e certificato triplo platino per gli oltre 150mila download e streaming. Un album breve ma ricco di contenuti e di generi, un lavoro eterogeneo che spazia dall’ironia all’intimismo senza troppi fronzoli. Ispirato al nome del navigatore ed esploratore portoghese Magellano, l’album intende rifarsi all’idea del viaggio, inteso soprattutto come percorso esistenziale. A spiegarlo è lo stesso Gabbani: «Il titolo parte dal concetto di viaggio ma non tutte le canzoni parlano di questo. Il vero cammino è verso l’ignoto che c’è dentro ciascuno di noi; una delle cose più difficili da fare e conoscersi per poi accettarsi. Il file rouge di questo lavoro è la curiosità di chiedersi il perché di alcune sfaccettature della nostra esistenza; si tratta di un concept album involontario».

Il nuovo album riunisce nuovamente assieme a Francesco Gabbani, gli altri co-autori di Occidentali’s Karma, ovvero Filippo Gabbani, Fabio Ilacqua e il produttore Luca Chiaravalli: «La genesi dell’album risale all’inizio del 2016, un anno importante, un anno di gratificazione funzionale a quanto fatto fino ad allora. Questo disco porta il mio nome, simboleggia la mia espressività ma è anche il frutto di una collaborazione che a me ha portato gioia e serenità perché fondata su veri valori umani. I miei collaboratori sono l’equipaggio di un vascello in cui ognuno ha dato il suo contributo senza desideri di prevaricazione. Ciascuno ha avuto il suo spazio in un clima di grande armonia e naturalezza che mi rende ancora più soddisfatto di questo lavoro», ha spiegato Francesco Gabbani. Soddisfatto sì, ma con i piedi ben saldi per terra: «Questo è stato un anno importante, avevo rinunciato all’idea di esprimermi personalmente come artista ma non ho mai abbandonato la musica. Oggi si pensa che per vivere di musica si debba essere famosi. Io non la penso così, in questi anni ho continuato a scrivere, l’ho fatto per Celentano, Renga, Fabio Ilacqua. Tuttora ricevo proposte di collaborazione in veste di autore, chiaramente cercherò di dedicarmici al più presto. La mia soddisfazione non viene dalla recente fama bensì dal fatto che sono riuscito a fare della mia musica il mio mestiere. Oggi mi sento più legittimato a farlo anche per chi ha sempre creduto in me in tempi non sospetti, dapprima come autore e poi come artista; su tutti il team di Bmg». A chi ha provato a muovere critiche rispetto ai tempi di lavorazione del disco, Gabbani risponde così: «Mi sento ben rappresentato da questo disco perché riassume in maniera esaustiva le mie sfaccettature. Non ho sentito nessuna pressione e non mi sono curato delle aspettative che c’erano nei miei riguardi dopo la vittoria del Festival. La produzione è avvenuta dopo Sanremo, l’unico brano composto per intero in questa fase è stato “Tra le granite e le granate” (prossimo singolo) mentre la scrittura dei brani era già stata completata per l’80% in un periodo precedente. Tra le altre cose, in autunno avevo appena concluso lo scorso tour e poi sono stato impegnato a comporre la colonna sonora per il film di Fausto Brizzi “Poveri ma ricchi” che mi ha dato tanta soddisfazione».

Francesco Gabbani ph Chiara Mirelli

Francesco Gabbani ph Chiara Mirelli

Dato tra i favoriti all’Eurovision Song Contest, Gabbani dimostra di avere le idee chiare anche qui: «Cerco di non pensarci più di tanto, da un lato sono veramente entusiasta, dall’altro cerco di non caricarmi di troppa responsabilità. Vorrei affrontare quest’avventura in modo molto semplice, non farò particolari sforzi, mi proporrò in modo molto naturale e non ricorrerò a nessun escamotage per attirare attenzione. Ovviamente ci sarà la scimmia per dare al pubblico europeo la possibilità di conoscere la performance originale ma poi il suo percorso potrà ritenersi concluso. Il brano subirà il taglio della seconda strofa per motivi di regolamento ma abbiamo fatto in modo che restasse intatto l’impatto dinamico dello special. Per il resto ho avuto una risposta e un supporto internazionale che non mi aspettavo, punto ad un contesto internazionale cercando di valorizzare la nostra lingua. Per quanto riguarda il disco, infine, la versione che uscirà all’estero avrà il titolo in inglese, una cover diversa e sarà comprensiva del brano “Amen”.Lo so farò una grave contravvenzione alla ricorrenza del numero 9 che accompagna questo progetto e la mia vita ma ne varrà la pena (ride ndr)». A chi invece viene da pensare come faccia a gestire tutto questo improvviso successo, il cantautore risponde: «Per gestire bene quello che mi sta succedendo vivo in modo molto naturale, non mi pongo troppi problemi, sono arrivato a questo punto della mia carriera quando la mia personalità si era già formata. Non sono più un ragazzino, non vivo il dualismo tra popstar e uomo, sono quello che sono e non mi spaventa il successo, vivo tutto con gioia e il successo ottenuto da “Occidentali’s Karma” mi fa pensare che il brano abbia ormai una sua vita. Le canzoni sono di chi le vive e le fa diventare sue. Sono un po’ osservatore di questa canzone e sono orgoglioso di presentarla in italiano».  Proprio lui che si è imposto al pubblico con brani di facciata ironica, in questo disco non rinuncia all’emotività, soprattutto ne “La mia versione dei ricordi” e “Spogliarmi”: «Tengo a precisare che non è vero che preferisco far emergere il mio lato ironico per nascondermi, questa è una parte della mia espressività. In un sistema frenetico e veloce, la dimensione scanzonata cattura subito l’attenzione però è anche vero che un brano come “Spogliarmi” riesce a rappresentarmi al meglio: una volta raggiunti gli obiettivi, l’unico modo per salvarci è spogliarci di tutto per ritrovare la fame di nuove cose. Considero questo brano allo stesso modo de “Il vento s’alzerà” contenuto nel mio disco precedente». Il 27 maggio a Roma, Francesco Gabbani condurrà i TIM MTV Awards, che saranno trasmessi in diretta su MTV, MTV Music e VH1 mentre il tour ufficiale, organizzato da International Music and Arts, partirà il 19 giugno da Verona: «Per quanto riguarda il tour, farò riferimento a tutto il mio repertorio mettendo in scaletta anche qualche brano del mio primissimo lavoro, la parte visiva avrà un peso relativo perché io stesso cerco di darmi molto sul palco. A chi, invece, dice che sono troppo prezzemolino in tv, rispondo che mi basta la mia musica e che ho accettato di condurre gli Mtv Awards perché è una dimensione che non mi allontana dal mio essere artista e perché negli anni sono stati tanti i cantanti a condurre questa kermesse». 

Raffaella Sbrescia

Video: Occidentali’s Karma

Artù: “Canto quello che sento senza mai perdere la speranza”. Intervista al cantautore romano

Artù ph Gabino Curtidor

Artù ph Gabino Curtidor

Dopo l’uscita dell’album “Tutto Passa”, il cantautore romano Artù, al secolo Alessio Dari, si prepara ad esibirsi sul palco del concerto del Primo Maggio a Roma. Lo abbiamo incontrato nel pieno di una intensa sessione di scrittura di nuove canzoni. Ecco cosa ci ha raccontato questo artista libero.

Intervista

Ciao Artù, come stai e come hai vissuto dopo la pubblicazione di “Tutto Passa”?

Sono molto carico, sto pensando al nuovo album e mi sto dedicando alla scrittura di nuove canzoni. Sto scrivendo tra un concerto e l’altro ma è in questo periodo in particolare che sto cercando di mettere nero su bianco tutto quello che ho vissuto in tour.

In qualità di appassionato osservatore, ci sono emozioni o persone che ti sono rimaste nel cuore e che cercherai di riportare nei tuoi testi?

Le facce che ho visto e le emozioni che ho provato sono solo la punta dell’iceberg di quello che per me ha rappresentato il mio primo vero tour. Mi ha sorpreso vedere tanti bambini ai miei concerti, forse perché le mie canzoni sono sì semplici ma anche molto crude. Un’altra testimonianza importante è stata quella di un signore di 85 anni che mi ha detto di conoscere tutte le mie canzoni; la musica è un linguaggio universale, non mi aspettavo assolutamente niente di tutto questo. Mi ricorderò sempre anche di una ragazza che una volta, a fine concerto, è venuta a salutarmi e poi abbracciandomi si è messa a piangere perché le succede spesso di ritrovarsi in quello che scrivo. Tutte queste cose mi caricano di responsabilità ma mi danno anche tanta forza e tanta energia creativa. Se non avessi fatto questo tour, non avrei scritto queste canzoni nuove. Se faccio questo lavoro è sempre per stare a contatto con la gente.

Quando scrivi non vai alla ricerca del ritornello, scrivi per la gente ma anche per dare un senso a quello che senti dentro. Cosa significa essere fuori dagli schemi?

Significa essere liberi. Quando scrivo non penso mai se la canzone potrà piacere alla gente, scrivo quello che mi viene. L’unica cosa di cui tengo conto sono gli occhi delle persone che mi ascoltano ma in linea di massima scrivo quello che sento.

Come sei nella vita di tutti i giorni, quali sono le cose che catturano la tua sensibilità o che semplicemente ti divertono?

Sono un mezzo disastro! (ride ndr). Sono disordinato, mi dimentico tutto, non ho tempo, mangio male, sono nevrotico, non è facile starmi dietro però ho tanti amici con cui mi diverto molto. Diciamo che in generale non sto in linea con la vita e questo mi spinge a chiudermi. Se non ci fosse stata la musica, sarebbe stato molto difficile inquadrarmi. Leggo molto, mi piacciono gli scritti di Cesare Pavese. Sono un malinconico sensibile, vedo sempre speranza in tutto, quella non mi manca mai. Soprattutto non perdo la speranza e la fiducia nell’uomo.

Cos’è che ti dà speranza nell’uomo contemporaneo?

Alla fine siamo sempre degli esseri umani, le guerre e la crisi mondiale non dipendono da tutti ma da pochi uomini che hanno il potere di condizionare i nostri destini.

Qual è il tuo rapporto con la città di Roma?

Il momento è complesso anche se chi vive a Roma tutti i giorni non vede tutta la “merda” che si vuole mostrare a tutti i costi. Come dico sempre, la colpa è di pochi ma siamo sempre tutti noi a rimetterci. Roma non funziona bene, per carità, ma è anche una città molto grande e non è facile da gestire. Roma è grande quanto la Svizzera, non è possibile governarla alla perfezione, non si risolverà mai tutto, eppure io la amo, poi la odio, poi la ri-amo: come tutti i grandi amori, non sarebbe un amore grande se un po’ non mi facesse soffrire.

Come vivi l’annuncio della tua partecipazione al concerto del Primo Maggio?

Per me che sono di Roma, quel palco me sono sempre visto davanti, starci sopra sarà il più bel momento della mia vita.

Raffaella Sbrescia

Tutto passa: Acoustic Version

http://vevo.ly/hziYed

 

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