Ron racconta il suo amico Lucio e presenta l’omonima raccolta dedicata proprio a Dalla. Un effluvio di emozioni

 Ron ph Riccardo Ambrosio

“LUCIO!” (Sony Music) è il nuovo progetto discografico di RON dedicato a Lucio Dalla per celebrare la ricorrenza del 75esimo compleanno del cantautore bolognese e omaggiarne la poetica e l’anima musicale. La raccolta racchiude 12 brani, tra cui l’inedito sanremese “Almeno Pensami”, registrati in presa diretta da Ron (voce e chitarra acustica) insieme Elio Rivagli alla batteria, Roberto Gallinelli al basso e Giuseppe Barbera al pianoforte.
Nell’album si trovano alcuni dei più grandi successi di Dalla, tre dei quali scritti insieme a Ron che per l’occasione li ha riarrangiati e reinterpretati. Il disco è, inoltre, dedicato alla memoria di Michele Mondella, grande personaggio del mondo musicale e storico amico e collaboratore di Lucio e Ron.

Intervista

Come è avvenuta la selezione delle canzoni scelte per questa raccolta?
Ho pensato istintivamente alle canzoni di Lucio e mi sono subito venuti dei titoli in mente. Mi è piaciuto cominciare con “Almeno pensami”, l’ultima opera di Lucio. Ho proseguito con “4/03/1943), uno dei suoi primi brani. Ho voluto spaziare tra presente e passato. Non volevo fare un disco a metà, ci sono solo canzoni scritte da Lucio e su questa scia sarà improntata anche la scaletta del concerto che sto costruendo.

Che coinvolgimento hanno avuto gli eredi di Dalla in questo progetto?

Devo solo ringraziarli. Se non fosse stato per loro, “Almeno pensami” non sarebbe mai venuta a galla. Lucio ero distratto, lasciava pezzi scritti dappertutto, spero proprio che vengano fuori altri brani. Ho seguito questo progetto con grande passione ma anche in punta di piedi. Si sa, è facile cantare un artista così immenso, così come è altrettanto facile strabordare. Il mio obiettivo era essere il più semplice e trasparente possibile. I testi e le musiche di Lucio sono molto semplici ma lui non poteva fare a meno di riempire gli arrangiamenti. Spendeva anche intere ore per mettere i suoi versi, campionava un pezzo di martello e lo trasformava in un rullante. Qui è stato fatto un lavoro molto più semplice: 4 musicisti, compreso me stesso, in studio e in presa diretta per lavorare sul suono e nulla che potesse impedire la fuoriuscita delle emozioni.

RON

Per tanto tempo ti sei rifiutato di parlare di Lucio. Cosa ti ha fatto cambiare idea?

Ho preferito starmene tranquillo per i fatti miei. Il silenzio mi ha aiutato molto a superare la dipartita di Lucio che è stata veramente pesante. Non sono stato guidato da nulla se non dal fatto che non avevo assolutamente voglie di un’inutile sovraesposizione tipica degli sciacalli.

Il disco si chiude con “Com’è profondo il mare” cantata solo da Lucio. Come mai?

L’arrangiamento originale del brano l’avevo pensato io, poi in occasione di uno speciale andato in onda su Sky, siamo andati a snocciolare delle piste del brano e ho notato una potenza vocale di Lucio che non volevo toccare. Ho voluto inserire solo un leggera sporcatura con le chitarre, mi pareva stupido fare una controvoce; la canzone è solo sua.

In alcuni brani hai fatto un ampio uso di archi. Qual è l’impronta del disco?

Ho cercato di non esagerare. Mi ricordo di telefonate notturne in cui Lucio mi chiamava tenendo la cornetta del telefono e mi faceva ascoltare decine di volte la stessa canzone per farmela sentire bene. Spesso in studio ci si dimentica da dove viene un brano, come è nato e l’intenzione che c’è dietro. Gli archi qui non sostituiscono nulla, semplicemente sentivo che ci volevano. In “Attenti al lupo” mi sono particolarmente divertito.

Com’è andata per “Canzone”?
Ho chiamato Maurizio Pica che ha messo insieme un gruppo di mandolinari per completare in modo più sentito un brano che è figlio del profondo amore di Lucio per Napoli.

Quanto ha rivoluzionato la tua vita artistica l’incontro con Lucio?

Avere un riferimento come Lucio è una cosa unica, mi sono affacciato alla musica a 16 anni, ho conosciuto subito Lucio con “Occhi di ragazza” e insieme a Bardotti ha cominciato a produrre le mie cose. Mi sono sempre fidato di Lucio, non teneva nulla per sè, era importante perchè amava quando qualcuno riusciva a farcela, amava prendere persone della strada e cercare di farli cantare. Io, Bersani, Carboni, gli Stadio siamo tutto figli di Lucio.

Come sarà il concerto che stai mettendo a punto?

Ci saranno 18-20 canzoni in scaletta, saranno tutti brani di Lucio. Ci saranno dei contributi video, li stiamo scegliendo in questi giorni. Sto scrivendo anche le mie parti parlate, si tratta di uno spettacolo teatrale e sarà pensato per raccontare Lucio al meglio. Milano e Roma sono il prologo di un tour, vorremmo organizzare altri concerti in teatro, magari li riprendiamo il prossimo autunno per chiudere il cerchio dopo i live estivi.

Video: Almeno pensami

Come ti sei sentito quando hai ascoltato “Almeno pensami” la prima volta?

Ho vissuto un’emozione unica e irripetibile. Il brano era un demo con un primo arrangiamento fatto da Lucio. Claudio Baglioni me l’ha consegnata così. Al primo ascolto ho sentito Lucio e basta, non mi sentivo dentro il brano. Lucio l’aveva reso così suo che non mi sentivo di andare a ripetere un’anima così presente. Ho rivisto il brano senza toccare musica e testo, l’ho semplicemente portato nel mio mondo. Anche il disco segue questa semplicità di fondo. La canzone è stata fatta tutta in presa diretta, senza nemmeno un click. Spero e credo di averle reso giustizia. Tutto questo ha dato vita al disco.

Come hai vissuto questo Festival di Sanremo?

Il Festival è stata una cosa bella. Finalmente un Festival tranquillo, senza patemi da eliminazione. Claudio Baglioni è uno di noi, ha difeso la categoria, sa cosa vuol dire essere escluso o arrivare ultimo. Con quattro colpi di coda ha dato un segnale a tutti: c’è bisogno di un cambiamento anche per un festival così importante che rappresenta la storia della musica italiana. Da qui in poi si può fare solo meglio.

L’ultima esperienza di Lucio fu Sanremo 2012 con Pierdavide Carone. Ti ha mai raccontato qualcosa a riguardo?

Sentii Lucio in quei giorni, era molto abbattuto e triste, si trovava molto fuori posto nonostante la voglia di essere li per Pierdavide. Cercai di tranquillizzarlo, per fortuna c’era Michele Mondella accanto a lui e lo aiutò a concludere quell’avventura.

Perchè hai dedicato il disco a Mondella?

Nel ’70 ho conosciuto Michele Mondella perchè la RCA aveva già tutti i suo posti prenotati per Sanremo. Michele è stato il mio primo promoter, abbiamo iniziato insieme e sono fiero che sia stato così. Mondella è stato importante per il cantautorato perchè l’ha difeso con le unghie e con i denti, senza mai sgomitare e con saggezza da uomo colto e mai arrogante quale era. Questo l’ha portato ad essere rispettato da artisti e addetti ai lavori, lo ringrazio soltanto, ho avuto tantissimo da lui.

Cosa ricordi del primo incontro con Lucio?

Arrivai con mio padre alla RCA per “Occhi di ragazza” Lucio era tutto ingessato dopo un incidente, spuntavano solo gli occhialini e un po’ di barba, era forse troppo giovane ma non l’ho riconosciuto. Mi disse qualcosa di divertente, mi misi a ridere di gusto e da allora mi fece ridere sempre. Poco prima mio padre ebbe un incontro ravvicinato con Renato Zero, fu una gornata indimentabile, pensare che fino a una settimana prima andavo ancora a scuola.

Qual è il tuo bilancio sullo scambio reciproco che c’è stato tra voi?

Lo dico chiaramente: se non ci fosse stato Lucio, non sarei qui. Non sono una persona che si impone. Lucio invece sapeva guardare lontano, pensava sempre e solo al futuro. Quando capì chi ero musicalmente, Lucio cominciò a lavorare con me e credo di essergli stato molto utile. Ascoltavo Joni Mitchell, Neil Young, lui invece amava il jazz, il rythm’n'blues. Ci siamo scambiati passioni musicali attraverso l’amore per la musica, non parlavamo d’altro e ci servito tutto a tutti a due.

Raffaella Sbrescia

Video: Almeno pensami live @ Sony Music Italy


Dal 7 marzo RON sarà impegnato in un instore tour per incontrare il pubblico e presentare il suo nuovo progetto discografico: il 7 marzo al Mondadori Megastore di Milano (Piazza Duomo, 1 – ore 18.00), il 9 marzo al Mondadori Megastore di Bologna (Via M. D’Azeglio 34 – ore 18.00), il 10 marzo al Mondadori Bookstore di Roma (Via Tuscolana, 771 – ore 17.00), il 12 marzo al Mondadori Bookstore di Napoli (Piazza Vanvitelli, 10/A – ore 18.00).

RON tornerà live con concerti: il 6 maggio al Teatro dal Verme di Milano e il 7 maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma (Sala Sinopoli).

Questa la tracklist di “Lucio!”: “Almeno pensami”, “4/3/1943”, “Tu non mi basti mai”, “Piazza grande” (in duetto con Lucio Dalla), “Henna”, “Attenti al lupo”, “Quale allegria”, “Chissà se lo sai” (in duetto con Lucio Dalla), “Futura”, “Canzone”, “Cara” e “Come è profondo il mare”.

Benji & Fede presentano “Siamo solo noise”: “Crediamo nei frutti del nostro lavoro”

Siamo solo noise deluxe (bassa)

“Siamo solo noise” è il titolo del terzo album di Benji & Fede pubblicato per Warner Music. Il progetto è il risultato di un percorso creativo durato un anno e mezzo e che ha portato i due ragazzi a confrontarsi con diversi autori e produttori. Tra gli altri ricordiamo Michele Canova, Pat Simonini, Fausto Cogliati, Danti, Walter Ferrari, Gazelle, Federica Abbate, Takagi & Ketra, Daddy’s Groove, SDJM, Andrea Nardinocchi, Rocco Hunt. Il titolo dell’album intende racchiudere una buona dose di ironica ma anche lo stretto rapporto di Benjiamin e Federico con i loro fan.

Intervista

Partiamo dal brano “Da grande”. Come vi è venuta l’idea di coinvolgere i bambini del Policlinico di Modena?

Tutto è successo un po’ per caso. Lo scorso Natale siamo stati al policlinico perchè c’erano dei bambini che avevano chiesto di noi. Abbiamo passato il pomeriggio lì con loro ed è stata un’esperienza gratificante. Qualche settimana dopo mentre lavoravamo in studio a questo brano, che tra l’altro apre il disco, abbiamo pensato che ci stessero bene i cori dei bambini per dare ancora più forza al messaggio della canzone. I genitori e i bimbi stessi sono stati molto felici della cosa, i più felici siamo stati sicuramente noi. La canzone raffigura la parte bambina che è n noi e ci dà il coraggio di sognare in età adulta. L’intro corale rafforza lo spirito del brano.

In cosa vi sentite grandi?

In questi anni ne abbiamo fatte di tutti i colori, abbiamo lavorato tantissimo in studio dando vita a una crescita graduale dovuta a tanti fattori.
Fede: Questo album è più consapevole, abbiamo trattato argomenti che prima forse non avevamo la forza e la maturità di trattare. Su tutti cito il brano “Buona Fortuna”, in cui si è finalmente creata l’alchimia giusta per mettere in una canzone delle frasi che mi giravano in testa da tanto tempo. Prima non avrei avuto forza la consapevolezza di cantare tutto questo e risultare credibile. Il fatto che la canzone abbia avuto feedback positivi anche da chi non ci ha mai ascoltati prima ci dà soddisfazione.

Il vostro pubblico si è adattato a questa vostra crescita anagrafica e creativa?

Il nostro obiettivo è crescere insieme al nostro pubblico, come cambiamo noi, lo fanno anche le persone che ci seguono. Le passioni cambiano, l’approccio alla musica cambia, i gusti cambiano, il nostro pubblico forse si aspettava questa crescita. Non abbiamo fatto un cambiamento estraniante, forse perderemo qualche fan, forse ne guadagneremo qualcuno più grande ma non abbiamo voglia dic ambiare target. Abbiamo solo cercato di fare canzoni possibilmente belle e trasversali. Ci siamo detti: “lasciamoci andare, cerchiamo di mettere su carta e in note le emozioni che abbiamo vissuto nell’ultimo anno. Questo è l’album in cui abbiamo osato di più, le canzoni racchiudono diversi lati del nostro carattere.

Questo discorso è stato rispettato dalle persone con cui avete lavorato?

Quando siamo nel bel mezzo di una session di produzione e scrittura cerchiamo sempre di evitare di snaturare la canzone, noi diamo un input, diamo un’idea, arriviamo lì già con una bozza di idea, con degli accordi e delle melodie. L’autore non ti impone la sua idea nè ti scrive la strofa, abbiamo raggiunto un’empatica particolare con le persone con cui abbiamo lavorato. Gli autori ti aiutano in un percorso che ti servirà anche quando lavorerai da solo. Da ognuno impari un metodo, una tecnica, un modo di scrivere. Questo lavoro è un insieme di noi stessi più tutto quello che abbiamo imparato.

Qual è il messaggio del brano “On demand”?
Questo è un brano divertente, volevamo mostrare questo nostro lato ironizzando sui talent show. La prima cosa importante di questo mestiere è divertirsi, quindi abbiamo giocato anche nel video con Vito Shade, particolarmente brillante e calato nella parte, guardando come sarebbe la nostra vita se fosse “on demand”.

Video: On demand

Vivete mai il timore che magari questa “moda musicale” possa cambiare?
Non abbiamo questo timore, sappiamo delle nostre potenzialità e sappiamo quanto lavoriamo. La nostra non è stata un’ esplosione improvvisa, abbiamo fatto 4-5 anni di musica prima di essere conosciuti, cerchiamo di mantenere questo approccio, dedichiamo la nostra vita a questo mestiere, non siamo preoccupati perchè sentiamo che con il lavoro le soddisfazioni arrivano. Anche in questo album abbiamo dato tutto, abbiamo l’anima in pace.

Come avete lavorato agli arrangiamenti di questo album?
Abbiamo lavorato con tantissimi produttori diversi, ognuno ha il suo mondo, il suo modo di lavorare, cerchiamo di non farci snaturare, il nostro marchio di fabbrica è la chitarra e l’ukulele, siamo molto esaltati all’idea di fare suonare questo disco dal vivo, sarà molto divertente da suonare e da fare live, stiamo preparando un po’ di sorprese per il tour, sarà qualcosa di figo.

Da un punto di vista generale, cosa vorreste mettere in evidenza di questo lavoro?
Ogni canzone ha una sua storia, il desiderio più grande è che l’intero disco arrivi in primis al nostro pubblico, ogni canzone ha un messaggio preciso che potrebbe rimanere per un po’ nella vita di ciascuno.

Come mai avete inserito “Niente di speciale” in extremis?
Abbiamo scritto quasi 100 canzoni, avevamo un mucchio di pezzi belli carichi e tosti, scrivere un ballata all’ultimo aveva il suo fascino. La canzone è scritta bene e meritava di starci dentro. Non l’abbiamo ricantata, si è trattato di un “buona la prima” perchè c’era già la magia, questo è un pezzo che cerca la verità.

Come si è evoluto nel tempo il vostro rapporto con i fan?
Spesso i nostri fan ci sorprendono perchè ci rivelano spesso cose che non ricordavamo o che nemmeno conoscevamo di noi stessi. Il nostro intento è sempre stato ribadire: “Guardate che ci siamo anche noi”. Abbiamo cercato di farci sentire, abbiamo creato un rapporto quasi familiare con chi decideva di seguirci. Tra i nostri fan ci sono persone che c’erano già anche prima del primo disco e altre che sono arrivate solo di recente che ci daranno tantissimo supporto. Chiaramente anche noi cerchiamo di fare lo stesso, è giusto ringraziare e fare qualcosa per chi ci segue, non è mai scontato tanto supporto per questo abbiamo sempre voluto incontrare queste persone fin da subito e abbiamo creato un rapporto autentico.

Raffaella Sbrescia

Video: Benji e Fede presentano “Siamo solo noise”

Mr Rain: In Butterfly Effect” c’è tutta la mia energia

Mr Rain - Butterfly Effect

Mr Rain – Butterfly Effect

“Butterfly Effect” è il nuovo album pubblicato da Mr Rain. Ricordi, pensieri, momenti, storie del passato e del presente riempiono i capitoli di questo progetto che, ancora una volta, mette a fuoco la voglia e la capacità del rapper di mettersi in gioco .

Intervista.

Qual è l’urgenza espressiva che troviamo alla base di “Butterfly effect”?
Butterfly Effect è un diario personale. Ogni canzone racchiude una piccola parte di me, ho creato questo album per dare un quadro generale di me stesso.

Quali pensieri, desideri, prospettive hai voluto racchiudere in questo nuovo album?
In ogni mia canzone parlo di me, di quello che mi è successo in passato e di quello che sto vivendo nel presente, ho cercato di trattare tematiche leggermente diverse: dal suicidio alla solitudine, dal pezzo d’amore a quello autocelebrativo.

Il lavoro artigianale che c’è nelle tue canzoni sottrae in qualche modo della linfa a ciò che vivi giorno per giorno?
Gestire il mio lavoro a 360 gradi comporta a sacrificare molto tempo, la mia vita privata sicuramente ne risente, penso sempre a nuovi lavori, nuove idee e di conseguenza non ho mai un secondo libero. Fare tutto da soli significa sacrificare la propria vita, è un lavoro molto impegnativo, comporre le basi, i testi ed i video, mi sottraggono decisamente quasi tutto il tempo che ho a disposizione, è per questo che chi ama questo lavoro rimane solo, sacrifichi momenti, legami, persone a cui tieni per raggiungere il tuo obbiettivo.

Cosa significa, nel tuo modo di vedere, l’espressione self made rapper?

One man band sicuramente è il termine che mi si addice di più, sono sempre stato pignolo, ho sempre preferito fare tutto da solo per non rendere conto a nessuno e se sbagliavo dovevo prendermela solo con me stesso, è un ossessione ma quando riesci ad ottenere qualcosa con soltanto le tue forze sei davvero felice, è una sensazione indescrivibile.

Quali sono le rinunce che pesano di più e da cosa ti senti ripagato?
Non rimpiango nulla, tutte le scelte che ho fatto, gli errori, non cambierei proprio niente, sono le cose che mi hanno portato a diventare la persona che sono oggi.

Video: Ipernova

Che importanza hanno i messaggi che vengono veicolati attraverso le canzoni?
La musica è un mezzo di comunicazione importante, di conseguenza trovo giusto sfruttarla per lanciare messaggi, io personalmente ho fatto errori in passato, da ragazzino mi sono fatto condizionare da molti miei “idoli”, ora voglio dare un buon esempio alle persone che mi seguono, specialmente i più piccoli.

A chi ti ispiri quando scrivi?
Ho sempre ascoltato Eminem, ora mi ispiro molto anche a Macklemore, questi sicuramente sono i miei maestri, però ultimamente ascolto tanta musica, dal blues al pop, dal rock al rap.

Quanto ti rispecchi nei valori della vecchia scuola hip hop?
Sono sempre stato parallelo alla scena hip hop, ho sempre fatto ciò che mi piace di conseguenza non mi rispecchio molto nei valori della vecchia scuola.

Secondo te cosa cercano oggi i ragazzi nella musica?
I ragazzi cercano libertà d’espressione, un modo per evadere e scappare dai problemi.

Cosa ne pensi della nuova corrente di artisti rap e trap?
Come dicevo seguo molto la musica attuale, trovo che la nuova scena sia un po’ satura, ci sono troppi artisti molto simili fra di loro, bisognerebbe fare ciò che sentì di fare non ciò che va di moda.

Raffaella Sbrescia

Max Gazzè alza l’asticella con Alchemaya: “Lasciatevi affascinare dalle mie fiabe epiche”

Max-Gazzè

Max-Gazzè

La poetica, l’originalità, lo stile di Max Gazzè, noto al grande pubblico italiano come uno dei migliori cantautori del panorama musicale nazionale, ha riscosso un nuovo grande successo al Festival di Sanremo 2018. L’artista si è aggiudicato, infatti, il sesto posto in classifica e il premio per la migliore composizione musicale dedicato a “Giancarlo Bigazzi” per il brano “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”. La canzone, ispirata al famoso mito di Vieste, fa parte di un progetto più ampio, intitolato “Alchemaya”. Un’opera sintonica che ha preso vita sul palco del Teatro degli Arcimboldi di Milano e che rappresenta un importante momento di approfondimento e ricerca all’interno del variegato percorso artistico di Max Gazzè.

Intervista

“La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” ha incantato il pubblico ma anche e sopratutto i maestri dell’Orchestra di Sanremo. Da dove è nata la voglia di scrivere un brano così diverso e così aulico?

Io e mio fratello (Francesco) abbiamo voluto dare spazio a una storia capace di andare oltre il tempo. Ho recentemente saputo che anche Lucio Dalla era innamorato di questa leggenda. Ho cercato il modo per trasmettere un messaggio d’amore in una forma alta, ricercata, aulica.

Questo brano farà parte di “Alchemaya”, un’opera sintonica divisa in due atti: il primo incentrato su vicende ancestrali, il secondo che darà una nuova vita a tuoi brani già editi…

“Alchemaya” è un progetto nato perchè volevo portare in teatro l’orchestra sinfonica e una narrazione che avesse un’ambientazione teatrale. I primi appuntamenti di questo progetto si sono svolti al Teatro Arcimboldi di Milano con uno spettacolo strutturato intorno ad un’orchestra sinfonica. Avevo fatto tante prove prima, è stato un lavoro molto impegnativo però ero convinto di farlo e lo sono stato fin dall’inizio. Mi è venuta voglia di raccontare delle storie attraverso un linguaggio semplificato, direi fiabesco, che avesse allo stesso tempo la potenzialità di lanciare degli input a chi avesse voluto approfondire il discorso. Non volevo diventasse una cosa pesante. La vera sfida è stata la ricerca di una chiave di interpretazione che potesse rendere questi argomenti fruibili anche a chi non li conosce.
Argomenti che in realtà tu hai sempre portato avanti attraverso una ricerca personale che dura fin da quando eri giovanissimo e che ora hai portato alla luce visto il momento artistico che vivi.

L’ho fatto anche per avere uno stacco, per fare qualcosa di diverso che mi ha richiesto davvero tanto impegno. Ho composto lavorando direttamente con le composizioni orchestrali, con i violini, con i sintetizzatori, c’è stato un lavoro di composizione e di arrangiamento importante fatto insieme al maestro Clemente Ferrari che mi ha dato un’ importante mano anche nella rivisitazione delle mie canzoni già edite. Le composizioni del primo atto di Alchemaya nascono invece già pensate e strutturate con l’orchestra sinfonica, un lavoro grosso, imponente per rendere ogni brano unico.

Ogni brano è un’opera sinfonica?

Dire che ogni brano è un’aria operistica più progressive che sinfonica anche se io considero Puccini un grande cantautore. Se fosse stato vivo e avesse cantato “Che gelina manina” al Festival di Sanremo, avrebbe vinto a mani basse (ride ndr). Nel mio caso c’è un assetto sinfonico ma la struttura di questo primo atto è molto più simile ad un concept progressive.

Con l’invito a Rita Marcotulli e Roberto Gatto durante la serata dei duetti hai riportato alla conoscenza del grande pubblico due eccellenze musicali italiane

Sapevo che bisognava dare un’altra veste al brano. Abbiamo quindi avuto il coraggio di scarnificare tutto solo con basso piano e batteria. Abbiamo trasformato un brano lirico, aulico, poetico in un’ elegante ballata pop. Col senno di poi, mi rendo contro che la performance risultava abbastanza dispersiva, abbiamo chiesto una maggiore intimità ma per esigenze sceniche non è stato possibile. Le telecamere del bravo Duccio Forzano ci hanno aiutato per quanto possibile in questo nostro intento. In ogni caso sono stato fiero di rendere omaggio a due grandi maestri italiani.

Cosa vuol dire fare ricerca in questo contesto socio-culturale che gioca al ribasso?

Se si vuole fare ricerca bisogna essere seri, si deve andare oltre tutte quelle che sono le teorie complottistiche. Io ho cominciato a studiare questi argomenti prima ancora che esistesse Internet, ho fatto viaggi in Egitto, Israele e ho fatto ricerche serie che continuo a fare sempre allo stesso modo. Conosco ciò che è vero e ciò che non lo è. Poichè oggi si è molto vicini a svelare certi misteri apparentemente insondabili, c’è tanta confusione e tanto interesse a confondere le acque per evitare il raggiungimento della verità. Di buono c’è che la storia viene continuamente riscritta, prima o poi lo sarà in maniera corretta.

Che seguito avrà “Alchemaya”?

Con la partecipazione al festival di Sanremo e la pubblicazione del disco, il progetto vivrà un’ultima fase scandita da incontri con il pubblico e un tour estivo, durante il quale non escludo di poter richiamare Ricky Tognazzi che, già durante il tour teatrale di Alchemaya, aveva dato un valore aggiunto alla narrazione.

Raffaella Sbrescia

Video: La leggenda di Cristalda e Pizzomunno

https://youtu.be/WRgxeA3wAh8

Sanremo 2018: le dichiarazioni dei vincitori Ermal Meta e Fabrizio Moro e dei finalisti

Sanremo 2018 - I vincitori

Sanremo 2018 – I vincitori

Il Festival di Sanremo numero 2018 si è concluso con la vittoria di Ermal Meta e Fabrizio Moro con il brano “Non mi avete fatto niente”. Secondo il collettivo de Lo Stato Sociale con “Una vita in vacanza”. Terza Annalisa con “Il mondo prima di te”. A Ron il premio della critica Mia Martini per “Almeno pensami” di Lucio Dalla. Lo share di ascolti è stato il più alto degli ultimi 16 anni, la media è stata del 52.27%.

Le dichiarazioni della conferenza stampa.
Ermal Meta: Mi ero convinto che saremmo arrivati terzi. Stavolta, dopo tre anni ho saltato l’abbonamento (ride). Sono molto felice non tanto per la classifica ma per quello che rappresenta la canzone. Ci abbiamo messo coraggio e speranza per divulgare questo messaggio nella città dove tutto è nato. Se avessimo pensato ai pronostici, non avremmo vinto. Non abbiamo vissuto particolari momenti di ansia, solo mercoledì (ovviamente) siamo rimasti in tensione. Dedico questo premio alla Mescal che ha creduto in me quando nessun’altro lo faceva.
Fabrizio Moro: La cosa più bella è che ho trovato un nuovo grande amico, questa è la vittoria più grande. Dedico questo premio a mio figlio Libero. Ci siamo sentiti attaccati ingiustamente, poi è andato tutto al suo posto, già dopo il chiarimento in sala stampa. Adesso c’è talmente tanta gioia che non c’è spazio per altro. Sia io che Ermal siamo abituati a superare gli ostacoli e a trasformarli in rabbia positiva. Questo ci servirà per interpretazioni musicali ancora più sentite.

Parteciperete all’Eurovision Song Contest?
Se l’Italia lo vuole, lo faremo con grande onore e lo faremo in italiano.

Temi sociali e politici hanno battuto l’amore. Sta cambiando il vento?

Moro: Ho cercato spesso di fare fotografie del contesto storico che stiamo vivendo. Non è la prima volta che cerco di esorcizzare un disagio che vedo. Sanremo è un palco importante, che fa paura ma quando sali su un palco fai semplicemente quello che sai fare. Io e Ermal abbiamo suonato tantissimo, personalmente suono da quando avevo 16 anni. Abbiamo cercato di dare il massimo senza pensare ad altro.

Ermal tu sei un un uomo di frontiera, quanto influisce questo elemento nelle tue canzoni?

Questa è una canzone d’amore nei confronti dell’umanità. Quando scrivo i miei testi ci vedo sempre uno sguardo doppio. Alcuni pensieri mi vengono in italiano, alcuni in albanese, Il pensiero ha una risonanza dentro di noi. Nel momento in cui si varca un confine si diventa stranieri, in realtà siamo semplicemente persone.

Lo Stato Sociale: Avete presente quando volete fare uno scherzo bellissimo e non sapete come farlo? Ecco, è andata così. Non avevamo alcuna velleità di competizione. Volevamo arrivare penultimi e siamo arrivati penultimi al contrario. In ogni caso non abbiamo mai creduto che questa cose potesse accadere. Per quanto riguarda il testo: noi veniamo da un contesto nazional- popolare, se fossimo andati a Sanremo con una canzone d’amore, avremmo lanciato un messaggio stranissimo.

Annalisa: Non so cosa dire, sono tanto felice. Questo stato d’animo riassume tutto quello che è successo e che ho provato questa settimana. Grazie a chi ha lavorato insieme a me e che mi ha sempre sostenuto.

Ron: Questo premio compensa perfettamente la vittoria. Lucio Dalla non ha mai amato le grandi vittorie bensì quelle che contano davvero. Sono davvero felice, per me è un riscatto rispetto allo scorso anno. Oltre a questa canzone, ci sono altri brani inediti nel suo studio. Il brano che ho portato in gara risale al 2011, gli eredi di Lucio lo hanno consegnato a Baglioni che voleva farlo uscire in qualche modo e che pertanto mi ha invitato a cantarlo al Festival.

Era un brano incompiuto?
Sì, si trattava di un provino con suoni elettronici, molto ritmico. Sono stato io a volerla portare molto più vicina a me perchè sono io che la devo cantare. Ho preferito una ballad per dare più luce al testo.

La classifica di Sanremo 2018:

1) Ermal Meta/ Fabrizio Moro
2) Lo Stato Sociale
3) Annalisa
4) Ron
5) Ornella Vanoni/Bungaro/Pacifico
6) Max Gazzè
7) Luca Barbarossa
8) Diodato/Roy Paci
9) The Kolors
10) Giovanni Caccamo
11) Le Vibrazioni
12) Enzo Avitabile/Peppe Servillo
13) Renzo Rubino
14) Noemi
15) Red Canzian
16) Decibel
17) Nina Zilli
18) Roby Facchinetti/Riccardo Fogli
19) Mario Biondi
20) Elio e le Storie Tese

Tutti i premi:

Premio della critica Mia Martini: Ron “Almeno pensami”
Premio sala stampa Lucio Dalla: Lo Stato Sociale
Premio Sergio Endrigo Miglior Interpretazione: Ornella Vanoni
Premio Sergio Bardotti Miglior Testo: Mirkoeilcane
Premio Giancarlo Bigazzi Migliore composizione musicale: Max Gazzè
Premio Tim Music: Ermal Meta /Fabrizio Moro

Lo Stato Sociale a Sanremo 2018: “Una vita in vacanza pone l’attenzione sul mondo del lavoro”

Lo Stato Sociale

Lo Stato Sociale

Lo Stato Sociale è sbarcato al Festival di Sanremo 2018 sdoganando definitivamente l’idea che la musica indie non possa essere mainstream con il brano “Una vita in vacanza”. La canzone racchiude una riflessione sul mondo del lavoro di oggi. Un tema delicato, scottante e scomodo affontato in modo ironicamente leggero e scanzonato. Questo pezzo è stato arrangiato e scritto da tutti i cinque ragazzi bolognesi che fanno canzonette”, prodotto artisticamente e orchestrato da Fabio Gargiulo con gli archi  incisi e coscritti con Davide Rossi (Coldplay, U2, Goldfrapp). Il brano anticipa “Primati”, il nuovo progetto discografico del gruppo che contiene i tre inediti “Una vita in vacanza”, “Fare mattina” e “Facile” in duetto con Luca Carboni, oltre ad una nuova versione di “Sono così indie” e altri tredici singoli che hanno segnato il percorso della band dalla fondazione fino alla partecipazione al Festival di Sanremo.

Intervista
Qual è il messaggio di “Una vita in vacanza”?

Il messaggio della canzone è quello di ribellione contro le imposizioni. Il lavoro dovrebbe essere la nostra passione, la nostra parte di vita fondamntale, non deve esser un obbligo o una costrizione per sopravvivere. Dignita e di passione dovrebbero essere sempre messi al primo posto.

Qual è, invece, l’essenza del vostro collettivo?

Ci occupiamo storicamente di temi attuali e siamo attivisti politici nella nostra città. Raccontiamo quello che riteniamo importante seguendo le nostre logiche di collettivo.

Avete indossato delle magliette con i nomi di 5 operai della sede FIAT di Pomigliano. Perchè questa scelta?

La storia dei 45 operai rappresenta molto bene il mondo del lavoro contemporaneo. Un universo degradante che non rende possibile la ricerca della felicità. Il nostro è un metodo leggero ma efficace per arrivare a parlare di qualcosa di importante per tutti.

Qualcuno vi ha definito eredi di Elio e le Storie Tese, cosa ne pensate?

Ci sembra del tutto impossibile per il semplice fatto che loro sanno suonare. In ogni caso loro sono progressive, noi siamo punk.

Vi definite pazzi?
Di solito i pazzi sono definiti egocentrici. Noi semplicemente abbiamo scarso rispetto per l’autorità. Quella di Sanremo, in particolare, su di noi ha un effetto laterale. Abbiamo 4 minuti per occupare il palco.

Dove avete scovato la ballerina acrobatica 83eene Paddy Jones?

L’abbiamo scoperta su internet alla voce “vecchia che balla” al 13esimo risultato su Google.

Video: Una vita in vacanza

Cosa rispondete a chi vi dice che non siete più indie?
Indie significa indipendenti. Noi produciamo i nostri dischi con Garrincha che è e rimane indipendente. Tutto passa da noi, lavoriamo a tutti gli aspetti del nostro lavoro e non ci lasciamo dire niente da nessuno su cosa fare.

Sareste entusiasti di partecipare all’Eurovision Song Contest?

Siamo assolutamente fan dii questa manifestazione e ci andremmo molto volentieri, non abbiamo pensato all’eventuale taglio del brano, così come non abbimao minimamente pensato di vincere. “Competition isfor horses not artists” disse Bela Bartok. Il nostro obiettivo è suonare il più possibile e divertirci. Siamo qui per un altro motivo, è successo qualcosa di grande, non ci interessa null’altro.

Raffaella Sbrescia

Diodato e Roy Paci in gara a Sanremo con “Adesso”: amici sul palco e nella vita. Intervista

Diodato e Roy Paci

Diodato e Roy Paci

Diodato e Roy Paci sono tra i 20 big in gara al Festival di Sanremo. Le loro storie musicali sono intrecciate da diverso tempo anche sul piano personale visto che i due sono grandi amici da tanto tempo. I due artisti portano sul palco il brano “Adesso” (Carosello Records) e da oggi sarà disponibile negli e-commerce l’esclusivo 45 giri contenente due versioni del brano: l’originale e la strumentale.

Intervista

Si può  trasformare il presente in eterno?
Diodato: “Adesso” è un brano che ho scritto per ficcarmi in testa un concetto importante: una vita con pochi rimpianti è una vita fatta di tanti momenti, anche banali, ma vissuti intensamente. I momenti migliori li ho vissuti quando ero connesso con me stesso.

Roy Paci: questo brano mi rimanda con la mente a una colonna sonora di un film immaginario. II pezzo ha la figura di una forcella, parte da un pianissimo, per arrivare ad un maestoso finale dato dall’uso di tre ottoni molto rari, flicorni baritoni, che appartengono al suono dei rituali e delle processioni del Sud Italia. L’Orchestra di Sanremo dà ancora più lustro a questo film sonoro.

Quale sarà il contributo di Ghemon durante la serata dei duetti al Festival?
Il flow di Ghemon darà vita ad un mix particolare e inedito sul palco dell’Ariston. Lui che ha rotto gli argini e ha sdoganato le differenze tra generi musicali ha anche scritto e musicato una barra apposta per noi.

Che rapporto c’è tra voi due, invece?
Ci siamo conosciuti in Puglia, siamo diventati amici dopo una jam session in una masseria, abbiamo fatto diverse collaborazioni, siamo una coppia di fatto da un po’ di anni, non c’è nulla di strano in questa collaborazione e non è detto che questa sia l’ultima, le nostre strade si incrociano sempre.

Video: Adesso

Roy, tu che sei un’anima selvaggia, come vivi il Festival?
A Sanremo mi sento fuori luogo, ho un’anima punk e la metto in tutto quello che faccio, in questo momento mi sento felice a tutto tondo. Ho vissuto un anno difficile per diversi problemi familiari. Ora sono innamorato e vivo una frase produttiva molto intensa, forse questo è il periodo più adamantino della mia vita. Sto lavorando non solo per me stesso ma anche per gli altri. Devo ammettere che quando mi metto al servizio dei miei colleghi, vivo un arricchimento personale ancora maggiore, amo curiosare oltre gli steccati.

E tu, Antonio?
Il mio “Adesso” è di apertura. Dentro di me c’è un magma emotivo interiore che fuoriesce, questo è quello che porta anche altre persone a riconoscersi nel brano.

Vale la pena essere qui?
Diodato: Certo, creare la propria musica e farla ascoltare a cosi tanta gente in un colpo solo, è il massimo. Per il resto mi piace il fatto che il destino non sappia dove mi porti.

Roy Paci: Vale la pena stare qui adesso perchè abbiamo mantenuto un’identità e un’integrità musicale nostra, non siamo stati snaturati e questo è un grande privilegio. Personalmente sono uno dei più bastardi a livello musicale, sono difficilmente etichettabile, ogni volta traggo in inganno chi deve scrivere di me. Cosa facciamo noi? Semplicemente musica.

Dopo la partecipazione a Sanremo, Diodato partirà nuovamente in tour con il proprio progetto solista e la sua band mentre Roy Paci riprendà il tour già in corso e ha già assemblato un ricchissimo calendario estivo. Magari i due si incroceranno ancora sulle vie della musica, mai dire mai.

 Raffaella Sbrescia

Il Sanremo di Annalisa è all’insegna del cambiamento: “Bye Bye” al passato. Intervista

Annalisa - Sanremo 2018

Annalisa – Sanremo 2018

In gara al Festival di Sanremo 2018 con il brano “Il mondo prima di te”, scritto insieme a Davide Simonetta e Alessandro Raina, Annalisa vive una nuova fase artistica a ridosso dell’uscita del nuovo album di inediti “Bye Bye” che vedrà la luce il prossimo 16 febbraio. L’album è prodotto da Michele Canova su etichetta Warner Music e contiene 13 canzoni che rappresentano un saluto grato al passato. D’altronde il primo singolo “Direzione la vita” parlava già chiaro a questo proposito. Ogni traccia testimonia, in sintesi, un capitolo di un cambiamento sia esistenziale che artistico che Annalisa dichiara di stare vivendo.

Intervista

Sul palco del Festival hai mostrato una nuova veste di te stessa. Come motiveresti questa scelta?

Sto crescendo, sto cambiando e continuerò a farlo. Mi piace che quello che faccio artisticamente rispecchi il mio cambiamento umano. Più in generale, mi sento più forte, più scura, più donna.

Come ti sei accorta di questa transizione?

Sono alla fine di un ciclo della mia vita. MI sono riscoperta diversa, ho capito che ho cambiato modo di pensare e di esprimermi. Scelgo parole diverse per raccontare, vivo tutto in modo molto più tranquillo, più maturo, mi sento completa adesso. Probabilmente sarà un fatto legato all’età che vivo.

Come hai lasciato che tutto questo confluisse nel nuovo album?

Il senso del mio nuovo disco è racchiuso nel fatto che mi sono resa conto di voler salutare in modo grato le mie esperienze fatte prima, ora è il momento di partire e vedere cosa mi riserva il futuro.

Come stai vivendo questa avventura sanremese?

Il Regolamento di quest’anni ci consente di esibirci di più. Mi sento parte di qualcosa di bello, le mie alte aspettative non sono state disattese.

Stasera duetterai con Michele Bravi. Come mai hai scelto lui?

Sono felice di cantare con Michele perchè sto molto bene con lui, non ved l’ora di farvi sentire la nostra versione de “Il mondo prima di te”.

Raffaella Sbrescia

A maggio Annalisa sarà in concerto con due anteprime live del suo “Bye Bye live” il 10 maggio a Roma (Atlantico Live) e il 14 maggio a Milano (Alcatraz). I biglietti sono disponibili su Ticketone e presso i punti di vendita e prevendite abituali. Per maggiori informazioni: www.fepgroup.it.

Track List:

1. Bye Bye
2. Direzione La Vita
3. Il mondo prima di te
4. Bianco nero e grigio
5. Le parole non mentono
6. Un domani (feat. Mr.Rain)
7. Illuminami
8. Ogni festa
9. Dimenticherai
10. Il prossimo weekend
11. Specchio
12. Superare
13. Dov’è che si va

 Video: Il Mondo prima di te

Video-intervista a Renzo Rubino: “Porto a Sanremo il mio amore per le parole”

Renzo Rubino è tornato sul palco dell’Ariston con “Custodire” brano nel quale immagina due genitori che, dopo anni di silenzi e incomprensioni, si ritrovano a dialogare, soli in una stanza. Il brano, scritto musica e testo da Rubino, è stato prodotto da Giuliano Sangiorgi.

Custodire”, insieme ad un secondo brano inedito dal titolo “Difficile”, sarà contenuto nel repack del suo ultimo lavoro “Il Gelato dopo il Mare” (Warner Music) in uscita venerdì 9 febbraio e prodotto da Taketo Gohara. Un lavoro molto privato, in una dimensione musicale ricca che nei suoi contrasti cromatici suona come un inno alla vita, e nei testi tra dinamismo emotivo e vena letteraria.

Intervista a Renzo Rubino

Raffaella Sbrescia


In occasione dell’uscita del disco, Renzo Rubino sarà impegnato con un tour instore. Queste le prime date confermate:

13 febbraio – Roma – Feltrinelli via Appia Nuova – ore 18:00

14 febbraio – Bari – Feltrinelli di via Melo – 14/02 – ore 18:30

15 febbraio – Lecce 1 – Feltrinelli di via Templari – ore18:30

16 febbraio – Napoli – Mondadori di Piazza Vanvitelli – ore 18:30

21 febbraio – Milano – Feltrinelli di piazza Duomo21/02 – ore 18:30

Il nuovo tour, organizzato da OTRlive, prenderà il via a maggio. Rubino sarà in concerto il 21 maggio a Roma, all’Auditorium Parco della Musica (Sala Sinopoli ), e il 24 maggio a Milano  al Teatro  Dal Verme. I biglietti dei concerti saranno disponibili da oggi in prevendita su www.ticketone.it. A breve verranno rese note le altre date del tour.

Video: Custodire

Ultimo a Sanremo 2018: Il ballo delle incertezze anticipa l’album “Peter Pan”

Ultimo Peter Pan

Ultimo Peter Pan

Esce domani “Peter Pan” il nuovo album di inediti di Ultimo, all’anagrafe Niccolò Moriconi, classe 1996. Il vincitore del Premio Lunezia 2018 pubblicherà un lavoro contenente 15 brani inediti, oltre a “Il ballo delle incertezze” (brano in gara al Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte), che risalta e analizza le fragilità dell’uomo.

Intervista
Cosa proporrai al tuo pubblico con il nuovo album “Peter Pan”?

“Peter Pan” è un album introspettivo con un sound cantautorale. Ero uscito con “Pianieti” ad ottobre ma un repack sembrava riduttivo, in poco tempo ho scritto altri 16 brani e li ho registrati. Il disco parte da fuori per arrivare dentro, si basa sulle cose che le persone non hanno e che vorrebbero avere. Questo lavoro mette in evidenza la mia parte cantautorale, ci sono infatti diverse imperfezioni vocali perchè cerco di rendere la musica non macchinosa. Metto l’istinto musicale al primo posto.

Cos’è un cantautorap?

Ho sempre fatto uno studio classico della musica per poi arrivare ad ascoltare l’hip hop, un genere che merita rispetto. Ho fatto un cocktail per creare un ibrido. Peter Pan sarà molto più cantautorale che pop, ci sono tante nuove sfaccettature da scoprire. L’empatia che cerco di instaurare con chi mi ascolta nasce dalla voglia di creare un vestito che possa essere indossabile da molti. La musica va indossata e capita.

Che ruolo ha la fantasia nelle tue canzoni?

La fantasia è una risorsa spesso sottovalutata, l’immaginazione è l’unica forza che ci rimane. Nella musica c’è la possibilità di evadere, scappare dalla quotidianità.

Da cosa nasce questo nome d’arte?

Ultimo è una condizione che vivo, qualcosa che mi porto dentro più che un nome d’ arte. Sono molto fragile come persona però della mia musica sono molto sicuro. Come sicuro sono del fatto che nelle mie canzoni troverete sempre cose che scrivo e che curo io in prima persona. Sono davvero molto pignolo!

Raffaella Sbrescia

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