Festival di Sanremo 2023: le pagelle della quarta serata

 

Marco Mengoni vince la serata delle cover del Festival di Sanremo con “Let it be” insieme al Kingdom Choir.

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1) Ariete e Sangiovanni “Centro di gravità permanente”: poca voce e poca intonazione. Siparietto sempliciotto, compitino votato al ribasso VOTO 4

2) Will e Michele Zarrillo “Cinque giorni” : Will molto acerbo e altrettanto emozionato. Michele Zarrillo sempre intenso e molto tenero, quasi in veste paterna. Voto 6

3) Elodie con Big Mama “American Woman” sensuali, grintose, sicure. Infiammano il palco. Voto 8

4) Olly con Lorella Cuccarini “La notte vola”: la versione del brano è molto stravolta rispetto all’originale, ci sono diverse barre di Olly che si mostra coraggioso e grato. Cuccarini in forma smagliante. Voto 7

5) Ultimo con Eros Ramazzotti Medley: Ultimo si è veramente divertito ma chiaramente Eros è stato il reale protagonista di questo momento autocelebrativo. VOTO 7

6) Lazza con Emma e Laura Marzadori primo violino scala di Milano “La fine”: Interpretazione intensa e molto sentita, versione intima e delicata VOTO 7,5

7) Tananai con Biagio Antonacci e Don Joe “Vorrei cantare come Biagio”. Tananai ormai lanciato,s pigliato, spariglia le carte a proprio piacimento e spicca il volo Voto 8

8) Shari con Salmo “Hai scelto un diavolo in me”: soul e rock s’incrociano così come le anime dei due artisti che sono una coppia anche nella vita. VOTO 6

9) Grignani con Arisa “Destinazione paradiso”: Disagio totale, disallineati su tutta la linea L’unica parte che si salva è il ritornello cantato a cappella. Voto 3

10) Leo Gassman con Edoardo Bennato e il Quartetto Flegreo Medley: una combo intrisa di arte , storia e sfaccettature intergenerazionali VOTO 6

11) Articolo 31 con Fedez Medley: La celebrazione di un’amicizia ritrovata. Voto 6,5

12) Giorgia ed Elisa “Luce” e “Di sole e d’azzurro”: classe, potenza vocale, eleganza, leggenda. Voto 10

13) Colapesce Dimartino con Carla Bruni “Azzurro”: esibizione morbida, piacevole ma priva di mordente. Voto 6

14) Cugini di Campagna con Paolo Vallesi “La forza della vita” – “Anima mia”: Il falsetto distrugge il brano di Vallesi annullando di fatto il revival di Anima mia voto 4

15) Marco Mengoni con Kingdom Choir “Let it be”: una versione spirituale, strutturata, elegante e di spessore artistico di respiro internazionale. Voto 10 e lode

16) Gianmaria con Manuel Agnelli “Quello che non c’è”: l’autenticità rock e la comunione di intenti  creano un connubio credibile VOTO 7

17) Mr Rain con Fasma “Qualcosa di grande”: voci male assortite e moleste nel loro insieme. Risultato deludente VOTO 3

18) Madame con Izi “Via del Campo”: tante buone intenzioni, il risultato non è niente di speciale. Voto 6,5

19) Coma Cose con i Baustelle “Sarà perché ti amo”: ci si aspettava un’idea molto più partIcolare e studiata, invece fanno tutti il compitino. Un’occasione sprecata VOTO 6

21) Modà con Le Vibrazioni” “Vieni da me”: un bell’incrocio tra band e il coro dell’Ariston sul ritornello Voto 7

22) Levante con Renzo Rubino “Vivere”: non paga la scelta di relegare Renzo al piano senza coinvolgerlo attivamente nel canto. Voto 5

23) Anna Oxa con Iljard Shaba “Un’emozione da poco”: una trasfigurazione esoterica di grande impatto vocale Voto 7

24) Sethu con i Bunker 44 “Charlie fa surf”: un grande caos che bistratta un capolavoro di Bianconi Voto 4

25) LDA con Alex Britti “Oggi sono io”: ottimo affiatamento ma soprattutto grande performance di Britti. Voto 8

26) Mara Sattei con Noemi “L’amour toujours”: le due voci non si sposano al meglio anche se l’idea funziona. Voto 6-

27) Paola & Chiara con Merk & Kremont medley : due disco queen un po’ingessate ma iconiche Voto 7

28) Colla Zio con Ditonellapiaga “Salirò”: coordinati, spensierati e frizzantini VOTO 6

Festival di Sanremo 2023: le esibizioni della seconda serata e classifica provvisoria

Forte di uno share del 62,45 % di share conquistato durante la prima serata, il Festival di Sanremo procede a vele spiegate con gli altri 14 cantanti in gara.

Il primo a rompere il ghiaccio è il giovanissimo Will con “Stupido” non degno di particolare nota. A seguire il ritorno in scena dei Modà sempre fedeli alla loro identità con “Lasciami”, di chiara ispirazione ai Pooh.

Spiritosa, frizzante e molto attenta ai dettagli, la co-conduttrice Francesca Fagnani, sempre pronta a incalzare il duo Amadeus- Morandi.

La gara riprende con Sethu e la sua caotica “Cause perse”.

L’attesa reunion dei decani della musica italiana Massimo Ranieri, Albano e Gianni Morandi è la celebrazione del bel canto, della classe e della trasversalità artistica; tanto per ricordare come si canta come Dio comanda. Il momento amarcord si conclude sulle note de “Il nostro concerto” di Bindi e le flessioni di Albano che in questi giorni compie la bellezza di 80 primavere.

Emozionato e visibilmente commosso J-AX per il ritorno degli Articolo 31 con Dj Jad e la loro nostalgica “Un bel viaggio”.

Decisamente travolgente l’esordio al Festival di Sanremo di Lazza che con “Cenere” inficia in maniera decisa e importante il predominio di Mengoni. L’arrangiamento di Re Mida Durdust incendia il palco e sicuramente resterà a lungo in radio.

Lazza ph Bogdan @Chilldays Plakov

Lazza ph Bogdan @Chilldays Plakov

Dopo 22 anni torna sul palco sanremese la fuoriclasse Giorgia ma “Parole dette male” non la valorizza a sufficienza ed è priva di mordente.

Veramente toccante l’intervento dell’attrice di origini iraniane Pegah Moshir con Drusilla Foer contro il regime di dittatura in Iran.

Ipotecano il Premio della Critica Colapesce DiMartino con “Splash”: ironia dissacrante, cinismo, melodia e poesia si intersecano in modo brillante.

E’ il momento degli ospiti internazionali Black Eyed Peas con un medley che spazia tra passato e presente all’insegna dell’ hip hop e del coinvolgimento a tutto tondo.

Giunge il convincente esordio soul di Shari e la sua Egoista.

Il monologo della Fagnani nasce invece dalle parole dei detenuti nel carcere minorile di Nisida: uno spaccato di vita atroce ma che lascia anche spazio alla speranza in un realistico contributo da parte dello Stato italiano per un cambio di prospettive.

Trascinante, centrata, suadente Madame con “Il bene nel male”, deludente invece il ritorno di Levante, la sua interpretazione artefatta di “Vivo” non trasmette particolari emozioni.

Tananai porta melodia e sentimentalismo sul palco di Sanremo per cancellare il ricordo di una performance poco centrata. Sicuro e intraprendente Rosa Chemical con “Made in Italy”, un brano dedicato a chi si è sentito almeno per una volta sbagliato nella sua diversità.

LDA espordisce al Festival con “Se poi domani”: una ballad lagnosa e irrilevante come tante altre. Le ultime a esibirsi sono Paola & Chiara, la reunion del duo è all’insegna del trash con tanto di balletto, corpo di ballo e punti Fantasanremo; più che Furore è uno spaccato di folklore leggero e vacuo.

Raffaella Sbrescia

CLASSIFICA PROVVISORIA SECONDA SERATA

1) COLAPESCE DIMARTINO

2) MADAME

3) TANANAI

4) LAZZA

5) GIORGIA

6) ROSA CHEMICAL

7) PAOLA & CHIARA

8) LEVANTE

9) ARTICOLO 31

10) MODà

11) LDA

12) WILL

13) SHARI

14)  SETHU

CLASSIFICA GENERALE 

1) MARCO MENGONI

2) COLAPESCE DIMARTINO

3) MADAME

4) TANANAI

5) ELODIE

6) COMA COSE

7) LAZZA

8) GIORGIA

9) ROSA CHEMICAL

10) ULTIMO

11) LEO GASSMAN

12) MARA SATTEI

13) COLLA ZIO

14) PAOLA & CHIARA

15) CUGINI DI CAMPAGNA

16) LEVANTE

17) SUPEREROI

18) ARTICOLO 31

19) GIANLUCA GRIGNANI

20) ARIETE

21) MODà

22) GIANMARIA

23) OLLY

24) LDA

25) WILL

26) ANNA OXA

27)SHARI

28) SETHU

Festival di Sanremo 2023: i commenti alle esibizioni della prima serata

Il Festival di Sanremo 2023, ovvero il festival dell’inclusivit,à ha finalmente aperto le danze sulle note dell’inno di Mameli al cospetto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ma anche con l’ennesimo stucchevole intervento di Benigni che omaggia il 75 anno della Costituzione Italiana.

La coppia Amadeus-Morandi è affiatata e a proprio agio, la gara ha quindi inizio con il grande ritorno di Anna Oxa, fuoriclasse dal piglio olistico e di vaga ispirazione ascetica. Vocalizzi e potenza inneggiano in modo perturbante, da chiarire se si tratta di un effetto da Sindrome da Stendhal o  più semplicemente perplessità.
L’esordio da big di Gianmaria con “Mostro” è sfuocato ma si percepisce del potenziale nella sua incarnazione da interfaccia iconografica di un disagio generazionale.
L’ingresso in scena di Chiara Ferragni in veste di co-conduttrice vorrebbe essere di impatto ma quella scritta sulla stola “Pensati libera” suona più da ossimoro che da monito. Anche il monologo, una lettera a se stessa, è quanto di più lontano ci possa essere da un messaggio che potesse lasciare il segno e dare un valore aggiunto.

Mr Rain porta in scena dei dolcissimi bambini per interpretare “Supereroi” ma anche in questo caso l’accostamento stride e non convince.
Tornano sul palco anche i vincitori dello scorso anno Mahmood e Blanco con la loro “Brividi” la cui brillantezza emotiva si è conservata intatta.
Il quarto artista in gara è Marco Mengoni che con “Due vite” e la sua palpabile emozione incanta il pubblico e ipoteca quantomeno il podio.

Marco Mengoni ph Andrea Bianchera

Marco Mengoni ph Andrea Bianchera

Delude e stona la giovanissima Ariete con “Mare di Guai”.
Potente e intensa “Alba” con un Ultimo assolutamente orientato all’obiettivo, nella vesta di cantautore risolto.
Fotogrammi di vita vissuta, classe e poesia per i Coma Cose che, senza dubbio, sono giunti ad un momento di maturità artistica forte e vibrante.
Trait d’union nazional popolare è il medley dei Pooh, 50 anni di storia musicale italiana per annunciare l’evento del 6 luglio allo Stadio San Siro di Milano.

Elodie calca la scena con fare sicuro e aria di sfida ma la sua “Due” non regge le aspettative.
Il party in piscina di Salmo, sulla nave Msc Crociera è una botta di vista che si conclude con 2500 microfono in acqua per il tuffo di scena.
La riprende con l’energia fresca e ingenua di Leo Gassman che riporta sul palco del Festival la penna di Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari.
Blanco è invitato a presentare il nuovo singolo “L’isola delle rose”ma non sente la sua voce in cuffia e devasta la coreografia floreale sul palco facendo una figura pessima e dando cattivo esempio a tutti i ragazzi della sua età.
Tempo di sistemare il palco e stemperare la tensione è la volta de I Cugini di Campagna, lustrini ed electro dance non bastano per salvare un ritornello triste e deprimente.
Anche il ritorno di Gianluca Grignani con “Quando ti manca il fiato” è fuori fuoco e poco attenzionabile.
L’esordiente Olly porta la sua polvere a tarda notte stemperando l’emozione divertendosi.

Giunge il momento della Generazione Zeta, il collettivo Collazio fa festa, è fresco è caciarone e non dispiace.

Mara Sattei è l’ultima cantante in gara a esibirsi interpretando la penna di Damiano dei Maneskin con verve e classe in “Duemila minuti”.

La serata si chiude tuttavia con la sensazione che il meglio debba ancora venire, staremo a “sentire”.

Raffaella Sbrescia

CLASSIFICA PROVVISORIA PRIMA SERATA

1) Marco Mengoni

2) Elodie

3) Coma Cose

4) Ultimo

5) Leo Gassman

6) Mara Sattei

7) Colla Zio

8) Cugini di Campagna

9) Mr Rain

10) Gianluca Grignani

11) Ariete

12) Gianmaria

13) Olly

14) Anna Oxa

La Cantata dei Pastori alla Sala Umberto di Roma: un momento di alta teatralità che rivendica il proprio riconoscimento come patrimonio dell’umanità.

Era il 1977, e in casa entrava il primo TV a colori: uno scatolo gigantesco con tubo catodico che, quel Natale, catalizzò l’attenzione più del presepe. E proprio quel Natale la Rai trasmise la rappresentazione del più bel presepe vivente che avessi mai visto, e tale è rimasto nel tempo.
La Cantata dei Pastori, i colori meravigliosi, le risate senza capire nemmeno bene cosa si dicessero Sarchiapone e Razzullo: bastava la gestualità a incantare una ragazzina di una decina di anni. E poi le voci, questo passare da momenti di raffinata comicità ad altri di alto lirismo, erano un qualcosa che, sospeso nel fiabesco, aveva un effetto ipnotico.
Da allora, ogni volta che ho potuto, ho ripetuto il magico rituale, regalandomi un classico che dal 1698 racchiude in sé tutta l’essenza del Natale, nel suo aspetto sacro e profano, proprio come rappresentato nell’arte presepiale più famosa del mondo.
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

La messa in scena del 1977 venne curata dal Maestro De Simone, e rappresentò in qualche modo uno stravolgimento rivoluzionario dell’opera, una riscrittura integrale. Interpreti i membri della Nuova Compagnia di Canto popolare, tra i quali spiccava un esilarante e irresistibile Peppe Barra. E fu proprio a Peppe Barra, immenso e granitico esponente della tradizione musicale partenopea che il Maestro De Simone cedette il testimone della regia dell’opera, che giunge ai nostri giorni con tutta la sua carica di effetto scenico, musicale e interpretativo.
La storia, liberamente ispirata all’Opera Pastorale Sacra di Andrea Perrucci racconta dell’attesa e la nascita di Ninno, Gesù, attraverso le rocambolesche peripezie dello scrivano Razzullo, ruolo di Peppe Barra per destinazione, e di Sarchiapone, un comico e un poco grottesco personaggio napoletano, convinto di avere grandi doti di avvenenza e fascino. Il ruolo in cui Concetta Barra fu indimenticabile, nella versione messa in scena in questi giorni alla Sala Umberto di Roma, è magistralmente ricoperto da Lalla Esposito, leggera, divertente, mai esagerata. Uno dei migliori Sarchiapone nella storia della Cantata.
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

Gli arrangiamenti sono affidati al Maestro Giorgio Mellone, storico membro del gruppo che da anni accompagna Peppe Barra nelle sue tournée, e vantano il pregio di essere stati molto sfoltiti e modernizzati, donando all’opera una freschezza e un’attualità necessarie, considerata la longevità della rappresentazione, che attraversa le epoche storiche adeguandovisi, ma senza per questo perdere nulla delle proprie caratteristiche satiriche e auliche. Un’impresa non facile, sicuramente, ma anche molto ben riuscita, come sono stati a significare i frequenti applausi a scena aperta, la partecipazione del pubblico, la sala affollatissima.
Seguire testualmente la Cantata non è facile, nemmeno per un Partenopeo. Tuttavia sicuramente il valore aggiunto dato dal lavoro di Peppe Barra, tanto alla regia quanto sul palco fa sì che resti un’opera accessibile a tutti, incantevole nelle scenografie e nei costumi, commovente e divertente: una vera epifania, una gioia per il cuore, un momento di alta teatralità che, giustamente, rivendica il proprio riconoscimento come patrimonio dell’umanità.
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

E nell’augurare che tale riconoscimento arrivi, possiamo dire che non è Natale senza la Cantata: un Natale che scende tra noi, in qualche modo ci rappresenta con molta fedeltà, e, lontano da logiche coercitive, ci restituisce tutto il suo spirito di festa a metà tra il religioso e il laico, come prendere parte a uno di quei presepi magnifici, in cui tutti, protagonisti di una eterna lotta tra il bene e il male, sperano in un mondo migliore.
Roberta Gioberti
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

Daniele Silvestri incanta Roma con il concerto di chiusura del suo tour. Il live report

Una sala Santa Cecilia gremita, quella che attende l’ultima data del tour di Daniele Silvestri, tour cominciato ad ottobre, che si conclude qui a Roma, con un concerto fortemente voluto. Chiusura in casa, e il pubblico non delude, accorrendo in massa a quello che, ancora non lo sappiamo, ma entrerà nella storia come uno dei più bei concerti dell’ultimo decennio.
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

Chi già aveva avuto modo di vederlo all’Auditorium della Conciliazione, non è rimasto perplesso di fronte alla scenografia di stampo teatrale che ha accolto i musicisti all’inizio della performance. Due poltrone, una scrivania, molte lampade da camera, una ambientazione salottiera suggestiva ma anomala per un concerto di Silvestri. E lui, seduto al tavolo, che immagina la scrittura di un brano, o meglio, lo scrive. Tra tentennamenti, piccole correzioni, valutazioni musicali. Fino a quando la musica entra in scena. L’intenzione dell’autore è quella di portarci in una sala di registrazione, e raccontarci la genesi delle canzoni: come nascono, quali sono gli spunti che danno il la alla vena creativa, quali le storie cui si ispirano. Si alternano brani dell’ultimo lavoro, una scrittura molto impegnata sotto il profilo sociale e politico, a brani che già conosciamo, ma di cui, probabilmente, ignoriamo l’iter creativo e come hanno accompagnato Silvestri nel corso degli anni, quali emozioni si sono loro affiancate.
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

E’ un metronomo a scandire il tempo di Tik Tak, il brano che dà il via alla musica, e anche ultimo singolo che preannuncia l’uscita del lavoro più recente del cantautore romano. Scritto con l’ottimo chitarrista e amico Daniele Fiaschi, il brano prende la forma di una specie di labirinto testuale e verbale, interrotto da inserti musicali. Momenti di ritmica, momenti corali, e il rap che è proprio di Silvestri, e che lo caratterizza da sempre. Un rap addolcito, armonicamente strutturato ma non per questo meno graffiante. Una tecnica che l’artista padroneggia con assoluta perfezione. Si susseguono poi storie. Storie che già conosciamo e storie che impariamo ora, sul palco, come vengono, frutto di una continua rielaborazione che durante il tour ha dato vita ad arrangiamenti ed esecuzioni mai una identica all’altra. Un lavoro in divenire, e l’esatto opposto di quanto di solito accade: non un tour per presentare un disco, ma un disco che parte embrione e durante il tour cresce, arricchendosi di volta in volta di sonorità e ritmi e pause e strofe diverse. E in questo sicuramente consiste l’originalità del lavoro proposto da Silvestri e dalla sua band, quella delle occasioni di lusso, cui si aggiungono la tromba e le percussioni di Jose Ramon Caraballo Armas che tanto rievocano le sonorità di Buena Vista Social Club. Insomma, un lavoro discografico non confezionato a tavolino, ma creato giorno per giorno, tappa per tappa, concerto per concerto. Un Work in Progress, che si arricchisce di sonorità, silenzi, emozioni, oggetti, uno scambio diretto con il pubblico, un feeling ininterrotto.
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

Quattro ore di concerto, tra brani inediti e brani conosciuti, ma diversamente arrangiati, un pubblico assetato e mai sazio,, il ricordo di Pietrangeli e la citazione di Contessa, un omaggio emozionante a Lucio Dalla e una dedica commovente a Gino Strada, commovente e autentica, impreziosita dalle animazioni di Simone Massi, che il pubblico asseconda e accoglie con una lunga standing ovation.
Quattro ore e potrebbe continuare ancora. Un commosso Silvestri si concede senza remore, abbraccia chi per il bis si è riversato sotto palco, stringe mani, è visibilmente commosso.
Raramente ha deluso, Daniele Silvestri, nel corso della sua carriera, forse mai.
Ma con questo tour sicuramente si pone sul gradino più alto del podio.
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L’esperienza mi insegna che se un concerto ti torna su è stato sicuramente un buon concerto. E le immagini, i suoni, le parole del 30 dicembre 2022 all’Auditorium Parco della musica di Roma, continuano a riecheggiarmi nella mente, come un racconto in divenire che non ha un capitolo finale.
Grazie Daniele, per le intense emozioni.
Roberta Gioberti
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

La Maschera live all’Alcazar di Roma: Sotto chi téne o core

Sotto chi téne o core è un’esortazione.
Già, perché quest’organo vitale, il più vitale, quello che segna i battiti, ma non solo, quello che fa la differenza, nella vita, sembra aver perso molte delle caratteristiche che gli sono proprie, oltre un aspetto del tutto fisiologico: il cuore casa dei sentimenti, domicilio dell’empatia, stimolo del coraggio.
Ma cosa vuole dire, nella realtà, averlo, un cuore, sentire di averlo e farsi sotto?
Con un lavoro incredibilmente accurato, tanto nella scrittura dei testi quanto in quella musicale, ce lo dicono Roberto Colella e la sua band la Maschera, di cui vogliamo citare i componenti, perché questo sì, è un vero collettivo: alle chitarre l’eccezionale e plurilaureato Alessandro Morlando, alla batteria il generoso Marco Salvatore, al basso il solido Antonio Gomez, l’eclettico Michele Maione alle percussioni, il delicato, nascosto e potente Vincenzo Capasso ai fiati.
La Maschera ph Roberta Gioberti

La Maschera ph Roberta Gioberti

Una premessa a quanto scriverò, è d’obbligo. Per capire il senso dell’avere un cuore, un concerto de La Maschera va vissuto dal vivo. Se poi si ha la fortuna, come l’ha avuta la sottoscritta, di poter accedere al backstage, beh, allora la pienezza del senso diventa completa. Sei ragazzi in sinergia, non solo sul palco, ma anche underground. Un unicum.
Colella racconta che fu proprio Capasso, quando si incontrarono, a convincerlo a rendere pubblici i suoi brani. E così, al ragazzo del respiro, dobbiamo, probabilmente, una delle più ricche, genuine ed entusiasmanti realtà musicali del momento.
La Maschera nasce a Napoli e con Napoli cresce e si articola in dimensioni sonore sempre più sofisticate, testi commoventi, che non scadono mai nel melenso, impegno sociale, integrazione.
Già, perché Napoli, con tutte le contraddizioni che conosciamo, alla fine diventa sinonimo di integrazione da sempre. Accoglienza è un fatto diverso: si può accogliere mantenendo una diffidenza che crea di fatto un muro, o si può, accogliendo, integrare.
La Maschera ph Roberta Gioberti

La Maschera ph Roberta Gioberti

Napoli molto conosce di emigrazione e di coraggio, come tutto il sud Italia. Se la canzone napoletana di repertorio ha avuto tanto successo nel corso dei decenni, non è solo perché oggettivamente bella, ma perché, ovunque arrivasse, trovava uno scampolo di casa ad accoglierla: persone col fisico domiciliato altrove, ma col cuore residente nella terra d’origine. E questo La Maschera lo racconta assai bene in Amarcord, titolo sicuramente evocativo, come lo è il testo, di emozioni e sentimenti.
Tanti i partenopei accorsi all’Alcazar, ma tanti anche i romani. E, lasciandoci coinvolgere dalle parole di Colella, non distingueremo tra romani e stranieri: l’importante è stato esserci col cuore, senza campanilismi o circoscrizioni di sorta. Dico solo questo, che spero sia significativo. All’inizio cercavo un posto sottopalco, e sono stata guardata con diffidenza: trascorsi 10 minuti, sono stati tutti disponibilissimi alle mie incursioni. E’ questa la barriera che dobbiamo imparare a superare, quella dei 10 minuti di diffidenza, per renderci conto che siamo esseri umani, ognuno col suo bagaglio di cose positive e negative da portare all’altro, e ognuno in cerca di una forma di accoglienza.
La Maschera tutto ciò sa esprimerlo in maniera genuina, in lessico dialettale, ma, si sa, universale, se abbiamo imparato da Pino Daniele cosa fosse la cazzimma.
Non alberga qui di casa,la cazzimma, ed è una bella cosa.
La Maschera ph Roberta Gioberti

La Maschera ph Roberta Gioberti

Insomma, pure se siete altoatesini, non importa: lo sappiamo che il cuore parla un linguaggio universale. Quindi la sola cosa che resta da dire è andàteveli a sentire dal vivo se vi ricapita: troverete sei spettacolari e formati musicisti, e un cuore che batte e non vi deluderà. La prossima data sarà Pisa il 16 dicembre, e poi Napoli il 21. Se ne riparlerà in primavera, e sicuramente con nuovi entusiasmi, con nuove prospettive, con nuove sonorità e attimi di profonda commozione. Nel frattempo ascoltateli: sono un vulcano che erutta amore.
Roberta Gioberti
La Maschera ph Roberta Gioberti

La Maschera ph Roberta Gioberti

 

La Maschera ph Roberta Gioberti

La Maschera ph Roberta Gioberti

 

Alessandro Bergonzoni all’Auditorium Parco della Musica: sulle ali di una riflessione

Nel panorama teatrale nostrano, che vanta nomi di indiscutibile spessore e valenza artistica, ne esiste uno solo che sa trasformare in estasi dialettica il flusso di coscienza: Alessandro Bergonzoni.
Sono decenni che ci incanta come il pifferaio magico, travolgendoci nella scia della musicalità della parola piena di senso, doppio senso, nonsenso, senso travisato o travisabile. E sono decenni che, stregati, seguiamo quella scia, e vorremmo non finisse mai.
E Bergonzoni non delude, si ripresenta puntualmente e mai ripetitivo, a risucchiarci in quella scia verbale, che chiede soltanto di seguirla, con naturalezza. Una sorta di percorso che, attraverso la parola e il suo trasformarsi, scioglie nodi, libera pensieri, li riallinea senza cercare un ordine, solo un filo: quel filo magico che è il suono del pifferaio.
Se il titolo dello spettacolo è Trascendi e Sali (il sale è qualcosa di ricorrente e prezioso nel teatro di Bergonzoni, indispensabile, come lo è quello della terra), la prima cosa che arriva d’impatto a te, seduto in platea, alla vista di una struttura pensile illuminata a toni freddi, è trasalire. Ed ecco che si apre il sipario dell’immaginario, lo sguardo sulla sola parte visibile dell’attore, i piedi, e l’udito rapito dal flusso.
Il segreto per gustarsi in pienezza uno spettacolo teatrale così, è lasciarsi completamente andare, come in una pratica di rilassamento: solo che qui si arriva da zero a cento in pochi secondi, nel monologo si entra con immediatezza, le pareti rugose del cervello si distendono, e tutto scivola, si ferma solo l’attimo necessario alla riflessione, alla risata, all’applauso a scena aperta (tanti sempre), e riparte, rinvigorito.
Bergonzoni ph Roberta Gioberti

Bergonzoni ph Roberta Gioberti

Domande su domande, si parla di noi, ma ancora non sai se di migranti, di crisi, di ingiustizie sociali, di donne e dei loro diritti: tutto viene introdotto insieme, in rapida successione, e poi piano trascende, e tu con lui. E sale, e tu con lui. E poi esplode, ma senza deflagrazione. Esplode sotto forma di rivendicazioni, da dietro un pannello, la sola cosa visiva su cui ti concentri, sono le mani che rubricano tutta una serie di urgenze che esigono risposte.
Battute su battute, che fanno ridere, e tempi del tutto peculiari, che ti lasciano quel momento per pensare “spesso”, denso, corposo.
Così, avanti per due ore: e alla fine il pubblico, che dovrebbe essere esausto, ne vuole ancora. E l’attore ancora si concede.
Tra la prima messa in scena e quella che ha fatto il SoldOut all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 6 e il 7 dicembre, c’è stata di mezzo una pandemia, e sicuramente il trascendere si è trasformato. L’osservazione, qualcosa che una pausa forzata dai ritmi di tutti i giorni ci ha obbligati, ha preso peso, è diventata essenza e non solo sguardo: osservare un minuto di silenzio e farlo molto da vicino, diventa un’esperienza quasi mistica. E non mancano le sferzate a certe conduzioni, sferzate al fianco, mai al cuore, come il chiedersi se lavorare e ammalarsi o vivere e non lavorare, tra tanti pappataci, pappa taci Papa Taci, di questa baraonda Bara Onda…per i cucchi che siamo tutti e ancora Cucchi e anche re geni, Regeni: siamo tutti Cucchi e Regeni: il pubblico non trattiene gli applausi.
Sarebbe rimasto volentieri altre due ore, ma non è possibile.
E nel congedarsi dalla magia di una espressione teatrale che non conosce eguali, si allontana sulle ali di una riflessione, come sempre: l’importante non è essere le ali. Ma avere le ali…
Roberta Gioberti

#XF2022: Tutto pronto per la finale. Le impressioni dei concorrenti e dei giudici.

Andrà in onda l’8 dicembre alle 21.15 su Sky e in streaming su NOW, in simulcast in chiaro su TV8, direttamente dal Mediolanum Forum di Assago la finale di #XF2022. A contendersi la vittoria saranno Beatrice QuintaLINDASANTI FRANCESI e Tropea. Al loro fianco i giudici Dargen D’Amico, Fedez, Rkomi, Ambra Angiolini.

A proclamare il vincitore di questa edizione dello show sarà Francesca Michielin, che ha saputo convincere il pubblico anche in veste di conduttrice. Ospiti della finalissima sul palco del Mediolanum Forum saranno i Pinguini Tattici Nucleari e i Meduza. La serata sarà divisa in 3 manche, e al termine di ciascuna di esse il concorrente meno votato dal pubblico dovrà abbandonare la gara.

La prima manche si svilupperà con 4 duetti, e vedrà protagonisti i concorrenti finalisti affiancati ognuno proprio da Francesca Michielin; la seconda sarà il Best Of, in cui i tre artisti rimasti in gara potranno esibirsi con un medley dei brani che hanno presentato durante queste settimane; l’ultima manche, la Finale, sarà dedicata agli inediti presentati dai due cantanti ancora in gioco, e tra questi il pubblico sceglierà il vincitore di X Factor 2022.

Ad intervallare la gara, ci saranno le esibizioni di tutti e 4 i giudici e di Francesca, con una serie di performance speciali pensate per il palco della Finale. Fedez presenterà, inoltre, in anteprima il suo nuovo singolo dal titolo “Crisi di Stato”, in uscita proprio subito dopo la finale, a mezzanotte.

x factor

I protagonisti di questa edizione si sono raccontati in un incontro stampa tenutosi al Mediolanum Forum di Milano mentre nel frattempo si svolgevano le prove del live:

 “Io e i Santi Francesi abbiamo lavorato con grande complicità, siamo fratelli dello stesso sogno. Questo è un lavoro complicato ed è importante ricordare che non si è da soli”, spiega Rkomi. Della stessa opinione i Santi Francesi: “Ci siamo espressi senza stravolgerci, siamo solo stati pungolati a spingerci un po’ più in avanti. Senza delle buone spalle non si va da nessuna parte e noi ne abbiamo avute, eccome. Noi suoniamo insieme da un po’, la precedente esperienza televisiva ci ha allegeriti, siamo venuti senza pretese né sovrastrutture e siamo felici del fatto che X Factor ci abbia dato la possibilità di potere fare tutto questo a modo nostro”.

Affiatati anche Dargen D’Amico e Beatrice Quinta: “Ci siamo incrociati alle audition e siamo arrivati all’inedito con del materiale bilanciato e con tutto a fuoco. Nel frattempo ho visto Beatrice fiorire ed esprimersi”, spiega Dargen. Allineata anche Beatrice: “Abbiamo vissuto quest’esperienza come fossimo un duo, lui è sempre stato molto presente, ed essendo molto esigente come me, ci siamo trovati e completati”.

Molto coinvolta anche Ambra: “Il mio percorso e quello dei Tropea riassume tre parole chiave: tenacia, cuore e ballottaggio. Ho imparato molto più io dai Tropea che loro da me. La loro resistenza mentale è un esempio importante da dare a chi inizia questo mestiere. I ragazzi non hanno mai mollato”.  Intenso l’intervento dei Tropea: “Questo appuntamento finale per noi sarà una festa. Siamo felici del percorso fatto anche se siamo arrivati in un modo un po’naif. Essere se stessi in televisione è difficile, Ambra ci ha aiutato a lavorare sia con la sua professionalità che con la sua sensibilità. Ci siamo davvero messi a nudo. Cringe inferno ha diversi anni alle sue spalle, l’ho composto in un periodo in cui non stavo bene. Poi dal 2019, anno in cui abbiamo ultimato il provino, non abbiamo mai trovato il contesto adatto per rilasciarlo. Finalmente è accaduto e ci auguriamo di poter fare sempre meglio in futuro”.

Anche Fedez non ha lesinato il coinvolgimento emotivo: “Dopo sei anni di partecipazione a questo programma ci sono cascato ancora. Ero partito con l’intenzione di fare un passo indietro per non lasciarmi trascinare ma non ce l’ho fatta comunque. Con tutti si è lavorato bene ma con Rkomi è nato un rapporto proprio sincero a 360 gradi. Ho sempre mille paure ad esibirmi in tv, le persone ti guardano per giudicarti mentre ai concerti si va per lasciarsi coinvolgere dalla musica. Quest’anno a X Factor ho finalmente respirato l’aria che non si respirava da almeno quattro anni e il bilancio complessivo è ottimo. Nel caso il prossimo anno io ci sarò. Vorrei infine ricordare che X FACTOR è una vetrina importante, un po’ come il Festival di Sanremo, ma in un mercato discografico molto dinamico, è da considerarsi come un tassello per un possibile percorso ma non l’inizio di una carriera”. Sempre molto timida ma sicuramente felice la sua concorrente Linda: “Oggi per la prima volta sono entrata al Mediolanum Forum di Assago. Ci sono stati tanti alti e bassi in questo percorso ma Fedez e Iacopo sono stati gli scogli a cui potermi aggrappare in ogni momento. Sono molto felice e non ho molto da dire se non grazie”.

I Pinguini Tattici Nucleari presentano il nuovo album Fake News

Fake News è il titolo del nuovo album dei Pinguini Tattici Nucleari in uscita venerdì 2 dicembre 2023. Anticipato dai singoli Giovani Wannabe (Triplo Platino) e Ricordi (certificato Platino), Fake News riassume gli ultimi due anni della band bergamasca che oggi ha presentato l’album alla stampa presso il Ride di Milano.

“Il titolo Fake News è nato la scorsa estate a Cattolica quando, parlando del più e del meno, durante la nostra vita fatta di attese, discutevamo di come le fake news possano influire sulla società moderna, inquinando un possibile dibattito politico sociale di qualsiasi tipo. Abbiamo quindi voluto portare questo tipo di riflessione in un album quanto mai vero e talvolta autoreferenziale. Parlare di sé può essere rischioso ma anche terapeutico nonché interessante per il pubblico.

pinguini

In quanto band, riteniamo che l’aspetto comunitario sia tanto tautologico quanto importante per noi. Le risposte ai problemi si affrontano insieme, noi ci completiamo a vicenda, ciascuno di noi suona il suo strumento e ci piace anche l’idea che qualche ragazzino possa avere voglia di suonare in una band. La solitudine in pandemia per noi è stata micidiale, ci siamo sentiti prede dello sconforto e ci sembrava ipocrita non parlarne dopo anni lontani dai palchi. Fake news è stato un album difficile, ci abbiamo messo parecchio tempo a partorirlo e registrarlo. La stesura risale a un anno e mezzo fa, alcune canzoni hanno avuto diverse gestazioni e rimescolamenti; anche per questo lo sentiamo come un album maturo ma non marcio. Abbiamo una certa manualità in studio, ci mettiamo tempo a fare le cose, ci sono dibattiti, idee, confronti. Tutto questo può rallentare il processo ma non l’allegria di quando esce un album come questo, soprattutto quella che viene pensando a un pubblico come il nostro che sente e percepisce il lavoro che c’è dietro e che spesso apprezza anche le singole parti suonate rispetto alla figura del frontman. La nostra proposta è diversa, riempie un segmento poco popolato e, in un mondo in cui le band stanno scomparendo, portiamo avanti questo stendardo e ne siamo molto fieri.

Fake news è un disco ampio, ci sono tanti pezzi che prendono anche direzioni sperimentali. Ci sono brani che cercano di strizzare l’occhio a diverse modalità di far musica, c’è un tentativo di andare oltre la frasetta empatica, abbiamo voluto intavolare un discorso che raccontasse uno sprazzo della nostra generazione. Questo emerge in particolare nel brano “La cena di classe” in cui si racconta la crescita e l’incontro con gli ostacoli della vita. Siamo una proposta che mostra delle differenze rispetto a tante altre cose che escono, la nostra aspirazione è quella di rimanere nel tempo, così come vorrebbero fare tutti quelli che fanno questo mestiere. Siamo diversi in partenza, siamo qualcosa di atipico, cerchiamo di attraversare con i nostri testi e concept alcuni dei luoghi comuni che la nostra generazione vive.

Acquisire la consapevolezza di avere un pubblico più ampio ci ha spronato ad avere un confronto molto più clinico al fine di avere la migliore canzone possibile. Abbiamo cercato di dare lo stesso tipo di attenzione a tutti i pezzi con l’obiettivo di poter arrivare a una persona. Ci rendiamo conto del fatto che ci siano persone che hanno delle aspettative, questo spaventa perché per noi il pubblico è sempre stato fondamentale. Chi fa pop deve ragionare così, amiamo l’idea di generare un engagement anche fisico con la gente sotto al palco. La nostra storia nasce dalla fisicità, dal riscontrare qualcosa l’uno nell’altro. Abbiamo incasellato canzoni che sono andate molto bene, ci si aspetta quindi che vada sempre meglio ma a una certa è ovvio che qualcosa non andrà bene, per questo ci diamo equilibrio mentale a vicenda. Vogliamo essere esempi di persone che sono contente nella vita, non di gente che ha avuto successo nella vita.

Per noi fare bene ha la priorità, il resto è conseguenza ma anche effetto collaterale. C’è gente che storce il naso rispetto alle nostre date negli stadi, in effetti è stato un bell’azzardo ma fa quasi piacere che ci siano le critiche, sta succedendo davvero qualcosa di grande e pur non credendoci neanche noi stessi, i risultati ci sono e non potremmo essere più contenti di così. La nostra dimensione è sempre il concerto, lavoriamo sinergicamente tra discografia e booking esattamente per questo.

Anche se facciamo 10 stadi, resteremo sempre i ragazzi della porta accanto, queste cose ci caricano di responsabilità e ci aprono ad un pubblico più grande, abbiamo sempre fatto ore e ore di prove per preparare lo show, ci sentiamo con i piedi per terra. Questo risultato arriva da tanti anni di lavoro, la forza di noi sei è anche questa; nessuno si sente più importante , siamo molto felici, ma ci piace lavorare giorno per giorno, questo è rimanere umili e darsi da fare , non andiamo in salotti e contesti che non siano nostri, viviamo dove vivevamo, la nostra terra ci ha insegnato l’etica del lavoro, il divismo è alieno dal nostro dna.

Non ci aspettavamo di fare un tour del genere, né di fare così bene. Stiamo costruendo idee che possano portare il live a essere un’ esperienza narrativa. Vogliamo far capire che siamo qui per restare. La gente si aspetta che tu non ti comprometta, abbiamo detto no diverse volte, anche a malincuore, a volte vorresti fare altro ma scegliere di fare altro non è troppo ben visto da fuori, è come se togliesse verità al discorso, a quel poco mito che ci può essere oggi in una società moderna. Per il momento ci sentiamo di fare soltanto questo e mettere la nostra professionalità al servizio della musica che ci consente di essere noi stessi e far cantare tutti. Ci allontaniamo dalla finzione, non sapremmo conviverci”.

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST
01_Zen; 02_ L’ultima volta; 03_Hold On; 04_Stage Diving; 05_Ricordi; 06_Melting Pop; 07_Forse; 08_Fede; 09_Dentista Croazia; 10_Hikikomori; 11_Giovani Wannabe; 12_Barfly; 13_Non sono cool; 14_ Cena di classe

IL TOUR NEGLI STADI 2023
07.07.2023 – VENEZIA PARCO SAN GIULIANO MESTRE - DATA ZERO
11.07.2023 – MILANO STADIO SAN SIRO - SOLD OUT
12.07.2023 - MILANO STADIO SAN SIRO - NUOVA DATA
15.07.2023 – FIRENZE STADIO ARTEMIO FRANCHI - NUOVA DATA
19.07.2023 – TORINO STADIO OLIMPICO - NUOVA DATA
23.07.2023 – ROMA STADIO OLIMPICO - SOLD OUT
24.07.2023 –  ROMA STADIO OLIMPICO - NUOVA DATA
27.07.2023 - BARI STADIO SAN NICOLA - NUOVA DATA
30.07.2023 - MESSINA STADIO SAN FILIPPO - NUOVA DATA
13.08.2023 – OLBIA RED VALLEY FESTIVAL - NUOVA DATA

Irene Grandi live al Teatro Olimpico di Roma. Il report del concerto

E’ un’Irene Grandi nel pieno della maturità artistica e vocale, quella che accoglie il numeroso pubblico confluito nella serata di lunedì 10 ottobre al Teatro Olimpico di Roma. Il progetto “Io in Blues” è una forte attrattiva anche per chi non è propriamente fan dell’artista toscana, ma resta incuriosito dal fascino che indiscutibilmente una sfida simile porta con se.
Reduce dalla collaborazione con Stewart Copeland che l’ha vista protagonista in “The Witches Seed” , con la grinta e l’energia che la caratterizzano nelle sue performances, la Grandi opta, nel suo nuovo tour, per un un tributo alle sue radici musicali, e alle radici musicali di tutta la musica popolare contemporanea: al Rythm&Blues.

Irene Grandi @Teatro Olimpico Roma - Ph Roberta Gioberti

Irene Grandi @Teatro Olimpico Roma – Ph Roberta Gioberti

La voglia di mettersi in gioco, di confrontarsi con l’interpretazione di tanti artisti che l’hanno preceduta, grandi nomi della musica internazionale e non, di recuperare un percorso intrapreso anni fa al fianco di Pino Daniele che la volle voce gemella nel brano “Se mi vuoi”, brano che oggi le appartiene a pieno titolo, è tanta; la platea lo sente e si lascia coinvolgere senza difese e scetticismi da questo ambizioso e riuscito progetto, sin dalle prime note di “Why can’t we live together.
Si capisce subito che dietro c’è studio, preparazione, attenzione a qualsiasi sfumatura, grazie a un supporto musicale eccezionale, dato dall’impegno di Max Frignani alla chitarra, Piero Spitilli al basso, Fabrizio Morganti alla batteria e Pippo Guarnera all’hammond. La band ci mette del suo, e restituisce, insieme alla voce rotonda e potente della Grandi, i brani blues di Etta James, Otis Redding, Willie Dixon, Tracy Chapman, Sade, Lucio Battisti, Mina, alcuni brani della stessa Irene, riarrangiati in chiave rock-blues, e ovviamente il già citato Pino Daniele. Ed è forse la sola smagliatura che è possibile trovare in un ordito così bel congegnato quella di inciampare in alcune difficoltà espressive, nell’interpretazione di Quanno Chiove: un piccolo appunto di carattere stilistico, come un’imperfezione su un incarnato perfetto, che mette in risalto il resto.

Irene Grandi @Teatro Olimpico Roma - Ph Roberta Gioberti

Irene Grandi @Teatro Olimpico Roma – Ph Roberta Gioberti

Il momento clou della serata, che vale applausi a scena aperta e una standing ovation è rappresentato dal confronto con Jim Morrison e la scelta di un brano difficile come Roadhouse Blues: resa perfetta tra grandi entusiasmi.
Concerto non lunghissimo ma sicuramente intenso che soddisfa le aspettative e va decisamente oltre: assolutamente da non perdere.

Roberta Gioberti

La scaletta:
Why can’t we live together (Timmy Thomas)
Something’s got a hold on me (Leroy Kirkland per Etta James)
For what it’s worth (Buffalo Springfield)
Little red rooster (Willie Dixon)
E poi (Lo Vecchio/Shapiro per Mina)
Il tempo di morire (Lucio Battisti)
Se mi vuoi (Pino Daniele)
Can I hold you (Tracy Chapman)
Quanno chiove (Pino Daniele)
I just wanto to make love to you (Willie Dixon)
La tua ragazza sempre
Prima di partire per un lungo viaggio – Roadhouse Blues (Doors)
Bruci la città
Finalmente io
Bum Bum
Lasciala andare

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