E ora balla con me: la poliedricità di Elodie irradia di sensuale leggerezza il Mediolanum Forum di Milano

Lo show di Elodie è arrivato al Mediolanum Forum di Milano riempendolo in ogni suo anfratto per due sold out sonori e pregni di significato. Reduce dalla pubblicazione dell’clubtape Red Light dello scorso 6 ottobre, Elodie porta tutta la sua essenza sul palco mettendo a punto ogni minimo dettaglio dei 5 blocchi che compongono una performance matura, complessa, versatile e fortemente improntata a rimarcare la sua potente unicità. Molteplici sono infatti le forme espressive  con cui Elodie si misura sempre con grande coraggio e impegno. La sua tangibile voglia di mettersi in discussione si riversa in variegate modalità ma il minimo comun denominatore è sempre contrassegnato dalla linearità con cui Elodie raggiunge risultati di elevato spessore performativo.

foto-elodie-forum-20-novembre ph  Frncesco prandoni

foto-elodie-forum-20-novembre ph Francesco prandoni

Il suo nuovo live, scandito, tra l’altro, anche da ben quattro cambi d’abito con creazioni custom made di Atelier Versace, dura circa 90 minuti, si apre sulle note “Purple in the sky” e continua con ”Strobo”, “Guaranà”, “Nero Bali”, “Andromeda” attraversando un andirivieni temporale del tutto pensato in funzione dell’efficacia in termini di ingaggio da parte del pubblico astante. In forte risalto anche e soprattutto la libertà con cui Elodie mette in risalto la propria sensualità sancendone un’importanza di rilievo in termini di affermazione identitaria ed espressiva. Elodie trascende i limiti ma soprattutto i pregiudizi, attinge dal suo vissuto a piene mani riuscendo a ritararne i contorni adattandoli ad un contesto glam e patinato in cui 11 danzatori la valorizzano e la incorniciano sotto la supervisione di Irma di Paola e Francesco Cariello.  A dare valore aggiunto al progetto, c’è la collaborazione di Elodie con (RED), organizzazione no-profit fondata nel 2006 da Bono e Bobby Shriver che si avvale dell’aiuto dei personaggi e brand più iconici per creare prodotti ed esperienze al fine di raccogliere fondi per contrastare le crisi sanitarie globali. Ad oggi, (RED) ha generato oltre 750 milioni di dollari per il Fondo Globale, uno dei maggiori finanziatori al mondo della salute globale, aiutando più di 245 milioni di persone. Elodie darà il suo contributo alla causa  donando il 100% dei profitti derivanti dalla vendita della t-shirt (RED) LIGHT per sostenere gli sforzi di (RED) nel portare programmi sanitari salvavita a donne e ragazze nell’Africa subsahariana.

foto-elodie-forum-20-novembre ph  Francesco prandoni

foto-elodie-forum-20-novembre ph Francesco prandoni

Lo spessore culturale cammina perciò a braccetto con ballo, leggerezza e spettacolo. Elodie lascia tutti a bocca aperta con un paio di riuscite incursioni sul palo da pole dance, omaggia Raffaella Carrà con un bel medley rivisitato e infine chiama sul palco l’iconico e, ormai amico, Marco Mengoni, il cui ingresso  on stage viene sancito da un vero e proprio boato del pubblico. Il ritmo è fluido così come la sensazione di brillante leggerezza che accompagna lo scandire della scaletta che non si lascia sfuggire l’occasione di mettere in risalto  le numerose collaborazioni di successo che si sono intervallate negli anni, così come i successi sanremesi. Il dado è tratto Elodie, la prossima sfida all’orizzonte è lo Stadio. Staremo a vedere.

Raffaella Sbrescia

ELODIE SHOW 2023 – 20 NOVEMBRE @MEDIOLANUM FORUM

PURPLE IN THE SKY

DANSE LA VIE

STROBO

GUARANÀ / NERO BALI

OK. RESPIRA

ANDROMEDA

VERTIGINE

AMERICAN WOMAN

PENSARE MALE

A FARI SPENTI

RED LIGHT

GLAMOUR

ELLE

EUPHORIA

ASCENDENTE

LONTANO DA QUI

LA CODA DEL DIAVOLO

MAI PIÙ

BOY BOY BOY

TRIBALE (a far l’amore)

CICLONE

DUE

PAZZA MUSICA con Marco Mengoni

NO STRESS con Marco Mengoni

MARGARITA

BAGNO A MEZZANOTTE

 

Klangphonics live alla Santeria di Milano: l’esordio italiano del trio tedesco è un successo.

I Klangphonics sono un trio tedesco che produce ed esegue musica elettronica dal vivo utilizzando una combinazione di elementi elettronici, strumenti acustici ed elettrodomestici. Ieri 13 ottobre 2023 alla Santeria di Viale Toscana a Milano, il gruppo ha portato per la prima volta in Italia le sue peculiari sonorità house dal vivo con un concerto sold out. Preceduti da un energico dj set del tastierista Markus Zunic, i Klangphonics si sono cimentati in un saliscendi sonoro che ha virato dalla deep house alla techno melodica. La miscela perfetta del trio è data dall’insieme di batteria, chitarra e percussioni fusi con sintetizzatori e sequencer.

kggJPG

La performance è molto dinamica e variegata, l’atmosfera è quella di un club e l’energia è di tipo deflagrante. Il piglio è ondulatorio ma costante. Dalla pubblicazione dell’ep di debutto, ‘Songs To Try’, alla fine del 2021, i Klangphonics hanno creato un rapporto virtuale con una fanbase sempre più ampia utilizzando i social media in modo creativo e originale. I loro caratteristici video che combinano la musica techno-house con strumenti acustici hanno infatti guadagnato milioni di visualizzazioni e ottenuto l’approvazione di produttori famosi come Boris Brejcha o Victor Ruiz. Dal vivo piglio, carisma e sudore fluttuano tra una traccia e l’altra, senza soluzione di continuità, il pubblico è entusiasta e partecipe in un fluido scambio di energie primordiali.

L’esordio italiano dei Klangphonics è un successo, ora non gli resta che portare la loro musica techno dal vivo nei locali di tutta Europa.

Raffaella Sbrescia

Muse allo Stadio San Siro di Milano: il live report del concerto

La notte dei Muse allo Stadio San Siro di Milano inizia con il riscaldamento rock dei Royal Blood. Un’ora di set ispirato all’hard rock inglese anni ’70 che mette subito in chiaro le premesse: stasera si fa sul serio.

Alle 21.23 ecco i protagonisti dello show comparire sul palco: i Muse ci proiettano subito in uno spazio temporale ambientato nelle atmosfere del loro ultimo album Will of the people in cui la resilienza dei ribelli diventa emblema di tutto il concept del concerto. La triade britannica composta Matt Bellamy, Chris Wolstenholme  Dominic Howard aggiunge il polistrumentista Dan Lancaster alle tastiere per un live tiratissimo con pochi interventi extra e costellato di luci piazzate su tutti gli elementi strategici: dagli strumenti, alle maschere indossate, agli outfit, a quelle piazzate sotto e sopra il pavimento, molto più simile a una graticola su cui bruciare nel fulgore della notte.

Muse ph Henry Ruggeri

Muse ph Henry Ruggeri

La scaletta inizia con la title track “Will Of The People“ mentre l’acronimo del titolo prende letteralmente fuoco a tempo di riff sulle teste dei Muse. A seguire il ritmo rimane sostenuto con  “Hysteria” prima e con “Psycho” poi. La ormai nota cura per i dettagli è un marchio di fabbrica in casa Muse eppure l’audio a San Siro non è davvero all’altezza delle aspettative.

Un’altra evidenza palese è la risposta del pubblico rispetto all’esecuzione dei brani tratti dall’ultimo album di fronte ai grandi classici: la sequenza di “Compliance”, “Thought Contagion” e “Verona” scorre via senza particolari guizzi. La chiosa dei coriandoli rianima il parterre che esplode sulle note di  “Resistance”, tanto per ribadire quale sia la “Volontà del popolo”. Bisogna però sottolineare che le canzoni dei dischi precedenti sono state inglobate in un concept show organico che segue una trama ben precisa. Il  rock distopico e antisistema  dei Muse viene declinato in uno show spettacolare, ricco di effetti speciali, con scenografie molto impattanti e a tratti perturbanti. I riff di chitarre elettriche e i cori di protesta rappresentano la metafora con cui incarnare il rancore dei rivoluzionari che animano i video e le canzoni dei Muse. In “You Make Me Feel Like It’s Halloween” prende vita mentre la maschera del personaggio animato alle sue spalle dei Muse. I volti di Jason Voorhees, Freddy Krueger, Ghostface, della bambola assassina Chucky, di Saw L’Enigmista e di altri serial killer dell’immaginario cinematografico si alternano colpendo allo stomaco.

Muse ph Henry Ruggeri

Muse ph Henry Ruggeri

A seguire “Madness” e poi la spettacolarità massima con “Time Is Running Out” e la potente “Plug In Baby”. Molto ricca anche l’esecuzione di “Won’t Stand Down” e  “Supermassive Black Hole”. A chiudere il concerto c’è “Knights Of Cydonia” con l’irrinunciabile tema de L’uomo con l’armonica di Ennio Morricone a fare da intro. Le due ore di rock serrato dei Muse si concludono così: 27 canzoni (sette dall’ultimo disco) con il busto di un Satana rivoluzionario a sovrastare il palco. Il messaggio è come sempre passibile di plurima interpretazione. La certezza è che il rock dei Muse è vivo e splende in mezzo a noi.

Raffaella Sbrescia

Al via il tour estivo dei Santi Francesi. Il report del concerto al Castello Visconteo di Pavia

Il duo dei SANTI FRANCESI composto da Alessandro De Santis (voce, chitarra, ukulele) e Mario Francese (producer, tastiere, synthesizer e basso) ha iniziato il tour estivo partendo dal Castello Visconteo di Pavia. Accompagnati dal batterista Alessio Sanfilippo, i Santi Francesi hanno presentato al pubblico cavalli di battaglia, vecchie chicche e il nuovo singolo, senza dimenticare le ormai famose cover che li hanno valorizzati anche in TV durante l’ultima edizione di X Factor di cui sono stati i vincitori indiscussi.

I Santi Francesi veleggiano tra  cantautorato e pop moderno con un’ampia contaminazione beat/rock. Il loro approccio creativo convince e trascina un pubblico eterogeneo e trasversale. Nel corso di un concerto della durata di un’ora e mezza circa, i due hanno portato sul palco 15 brani di cui tre cover “Un ragazzo di strada” dei Corvi, “Ti voglio” di Ornella Vanoni e “Creep” dei Radiohead. Ogni brano è stato sapientemente rivestito sia da un punto di vista strumentale che interpretativo, mettendo in luce la personalità artistica dei due, che ripercorrono idealmente la loro storia e il sogno di vivere di musica.

Santi Francesi @ Castello Visconteo -Pavia

Santi Francesi @ Castello Visconteo -Pavia

 

Si parte da “Giovani favolosi”, il brano con il quale nel 2021 vinsero Musicultura  per proseguire con  “Buttami giù”, Bianca”, “Cartapesta”, “Elena”, “Vaniglia”, Medicine e il brano Spaccio

 Tra  brani più coinvolgenti,  “Il pagliaccio” che forse descrive al meglio il loro modo di fare musica parlando di quella fortissima, vorace paura di perdere qualcuno o qualcosa che abbiamo. Bella anche la parentesi strumentale di ”Interludio” riarrangiata con Alessandro alla batteria in un flow di synth elettronici e groove ruvido.

Immancabile il nuovo singolo “LA NOIA, un input, a dare valore positivo alla noia per non spaventarci davanti ai momenti di vuoto . In scaletta anche “Signorino” riarrangiato e uscito come singolo nel 2022, che indubbiamente mette in luce tutte le peculiarità del loro sound.

Santi Francesi @ Castello Visconteo -Pavia

Santi Francesi @ Castello Visconteo -Pavia

 

Non sono mancati momenti di ilarità e intrattenimento con il pubblico che è rimasto sempre partecipe ed entusiasta. La chiusura del concerto vede chiaramente  protagonista il brano Non E’ Così Male, il singolo entrato in rotazione radiofonica subito dopo la fine di X Factor. Una ipnotica intro e una vorticosa chiosa strumentale hanno incorniciato perfettamente il brano sancendo la fine del concerto. La sensazione è che saremmo volentieri rimasti di più a godere di un live intenso, autentico e genuino. La speranza è che il repertorio dei Santi Francesi possa presto rimpiguarsi per ritrovarsi quanto prima sottopalco.

Raffaella Sbrescia

Lazarus al Piccolo Teatro Strehler di Milano: la recensione

La prima rappresentazione di Lazarus, opera di teatro musicale, scritta da David Bowie poco prima della sua scomparsa insieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh, andò in scena il 7 dicembre 2015. Quella fu anche l’ultima apparizione pubblica di Bowie, che sarebbe scomparso appena un mese dopo (il 10 gennaio 2016). Lo spettacolo, in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano, fino a oggi 28 maggio 2023, vede la regia del direttore di Ert Valter Malosti, che ne ha curato la versione italiana. Nel ruolo del protagonista Thomas Newton c’è il poliedrico Manuel Agnelli, cantautore e storico frontman degli Afterhours, che ancora una volta dimostra la propria versatilità approdando al teatro. Ad affiancarlo, tra gli altri, la cantautrice e polistrumentista vincitrice della XIV edizione di X-Factor Italia Casadilego e la danzatrice Michela Lucenti. Il ricco cast di 11 interpreti vede sul palco anche numerosi giovani attori/cantanti di talento: Dario Battaglia, Attilio Caffarena, Maurizio Camilli, Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino, Camilla Nigro, Isacco Venturini.

Il valore aggiunto dello spettacolo sono sette esperti musicisti della scena musicale italiana: Laura Agnusdei, Jacopo Battaglia, Ramon Moro, Amedeo Perri, Giacomo «Rost» Rossetti, Stefano Pilia, Paolo Spaccamonti. Il progetto sonoro e la produzione musicale sono di Gup Alcaro. La produzione esecutiva di Emilia Romagna Teatro Ert/Teatro Nazionale è realizzata insieme a importanti Teatri Nazionali: Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale e al Lac Lugano Arte e Cultura.
Il palco si riempie di cinque schermi distribuiti seguendo altezze differenti e di una piccola scatola soprelevata, un luogo altro, proiezione di un sogno, di un ambiente diverso dalla casa del protagonista o della sua stessa mente. Su una pedana rotante, ci sono una poltrona e un tavolo/tastiera, ai lati, due scalinate per accogliere i musicisti che scandiscono questo viaggio il cui filo rosso è proprio costruito sulla base di diciassette canzoni di Bowie interpretate con originalità, struggimento e intensità.
Apparizioni sovrapposte, diventano la materia scenica in cui si muove il profondo senso di solitudine del protagonista che alla fine della propria esistenza, anela un ritorno impossibile verso le stelle, una utopica speranza che si muove tra stallo e desiderio: due forze uguali ed opposte costringono lo spettacolo a una tensione frammentaria, a una narrativa che salta dal senso di oppressione di Newton alle varie situazioni esterne che si delineano in parallelo a quelle del protagonista, che si confronta e lotta con i fantasmi dei propri ricordi e le proiezioni delle proprie paure.
Bowie utilizza quindi il personaggio di Newton per veicolare una serie di temi costanti nella sua musica e li pone a confronto con questo mondo che ci soverchia e ci annichilisce senza mai smettere di ammaliarci. Nonostante tutto.

Raffaella Sbrescia

Max Pezzali: hits only in un fiume di emozioni al Mediolanum Forum di Assago

Colleziona da giorni sold out al Mediolanum Forum di Assago, lui è Max Pezzali e da 6 lustri a questa parte racconta con un linguaggio semplice e pulito valori autentici come amore, amicizia, voglia di divertirsi e stare in compagnia.
In scaletta classici senza tempo cantati a squarciagola tanto dai quarantenni così come dai ventenni: “Come mai” a “Sei un mito”, da “Nord Sud Ovest Est” a “Rotta per casa di dio”, da “Gli anni” a “La dura legge del gol”; brani ispirati alle generazioni che affrontano l’arrivo dell’età adulta senza troppe pretese e senza una reale prospettiva sicura a cui fare riferimento.

max1

Sullo sfondo la città di Pavia, la città in cui ha vissuto e vive Max Pezzali e che rieccheggia a più riprese in tanti passaggi delle sue canzoni. Scorci, locali, atmosfere, usi e costumi della notte. Il Bronx di Via Bernardino da Feltre, le mille vasche in Corso Cavour, la discoteca del pomeriggio, le 106 farmacie, il Bar Dante di Via Ludovico il Moro, le mattinate trascorse alla sala giochi del Jolly Blu e le grandi compagnie con cui ridere, lamentarsi, girovagare e immaginare il futuro.

Fare le tre di notte, rientrare in casa con passo felpato e beccarsi comunque una ramanzina dalla mamma, ragazzi spensierati e fancazzisti che si approcciano alla vita con ironia per non lasciarsi schiacciare da una realtà decisamente più complessa e sfidante.
Le notti senza stelle si alternano a grandi classici romantici egregiamente arrangiati da una band decisamente rodata con cui Max si mostra affiatato e a proprio agio.
4 grandi schermi, 2 orizzontali centrali sul palco e 2 laterali quadrati, proiettano graphic novels e tante emozionanti scene dal parterre e dalle tribune in real time. Tanti i riferimenti agli stilemi della cultura pop di cui Max Pezzali stesso si fa emblema grazie alle sue coloratissime camicie fumetto.
Il pubblico veleggia tra le emozioni attraverso le hits più commoventi e quelle più ballereccie.
Il gran finale è tutto una festa, il pubblico si dimena entusiasta con Nord sud ovest est e Tieni il tempo e si strugge sulle note di “Con un deca”. Non è solo l’effetto nolstalgia a riempire gli occhi del Forum di Assago ma è anche una sensazione di affetto e gratitudine che si riserva a Max Pezzali, un compagno di avventure ritrovato che rinverdisce i ricordi e ci restituisce la freschezza di valori radicati in tutti noi.

Raffaella Sbrescia

LA SCALETTA DEL CONCERTO
Sei un mito
La regina del Celebrità
Rotta x casa di Dio
Come deve andare
L’universo tranne noi
Lo strano percorso
Ti sento vivere
Hanno ucciso l’uomo ragno
Non me la menare / Te la tiri / 6 uno sfigato
Weekend / S’inkazza / Jolly Blu
La regola dell’amico
Bella vera/ Nella notte
Nessun rimpianto
Gli anni
Una canzone d’amore
Come mai
Sei fantastica
Medley acustico (Nient’altro che noi / Eccoti / Io ci sarò / Se tornerai)
Quello che capita
La dura legge del gol
Il grande incubo
Nord Sud Ovest Est
Tieni il tempo
Con un deca

Euphonia Suite live: un intenso Eugenio Finardi incanta l’Auditorium Parco della Musica di Roma

Nel panorama cantautoriale italiano sono molti i protagonisti che possono rivendicare l’unicità. Unicità intesa come un insieme di peculiarità che caratterizzano un autore in modo inconfondibile. Tuttavia è giusto fare dei distinguo, perché esistono condizionamenti più o meno evidenti nell’espressione artistica di ciascuno, fonti d’ispirazione letteraria o musicale, e sono davvero pochi quelli che possono vantare un’originalità assoluta, una creatività di pura appartenenza al sé, alla sfera del vissuto.
Tra questi pochissimi, Eugenio Finardi, che l’altra sera all’Auditorium Parco della Musica di Roma ha letteralmente inchiodato alle poltrone i numerosi spettatori, con il progetto Euphonia Suite live, uno spettacolo che definire magico è riduttivo.
Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Il Signore del Rock italiano, in chiave minimalista e jazz, è riuscito a creare un’atmosfera sospesa tra emozioni e sentimenti, rivisitando alcuni brani del suo vastissimo repertorio, e regalando al pubblico un paio di cover di livello qualitativo assoluto.
Il concerto, un’ora e mezza abbondante, è stato introdotto da un lungo discorso, più che un’introduzione quattro chiacchiere disimpegnate su quanto si sarebbe visto ed ascoltato. Introduzione forse non indispensabile, perché le note avrebbero parlato da sole, ma assolutamente piacevole e orientata ad avvicinare al palco le persone presenti, raccontando non solo del progetto ma anche di sé, come farebbe un vecchio amico. Peraltro il concerto si è svolto senza soluzione di continuità, non ha lasciato spazio ad ulteriori parole, ma sicuramente a tanta emozione, tanti applausi, molto positivo stupore.
Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi non è nuovo alle sperimentazioni. Basti ricordare il tour con Elio e le Storie Tese, o il bellissimo lavoro sul Fado, realizzato in collaborazione con Francesco di Giacomo. Tuttavia la curiosità di capire come avrebbe trasformato in chiave jazz blues un repertorio da sempre rock, era tanta. E se vero è che oggi tutti vogliono fare il jazz, c’è da dire che Finardi ci riesce alla perfezione.
Accompagnato dall’eleganza di Mirko Signorile al piano e dalla potenza di Raffaele Casarano ai sax, Finardi dà vita a un’armonizzazione del tutto inusuale su brani storici e molto amati, tra cui Le ragazze di Osaka, Extraterrestre, Dolce Italia, Amore Diverso, Soweto, il recente singolo Katia.
L’acme lo raggiunge con Un Uomo, lasciando spazio, a fine esibizione, a due minuti di applausi e qualche lacrima. La Radio, quel brano che da ragazzini amavamo cantare a velocità spaziale, quasi fosse uno scioglilingua, è reso con una cadenza blues che gli regala un abito di gran classe.
Intensa anche l’interpretazione di Una notte in Italia, di Fossati, divertente e ineccepibile, per quello che riguarda la pronuncia, l’omaggio a Carosone con Tu vuo’ fa l’Americano (ricordando le origini materne statunitensi), e accattivante la parentesi blues di Ambaraboogie, contaminata con Hit the road Jack.
Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

La voce curata a mo’ di strumento praticamente perfetta. Il sorriso che riconcilia con il mondo.
E’ un artista unico Finardi, fatto di quella unicità che appartiene solo ed esclusivamente a lui, e che lo rende tanto sotto il profilo musicale quanto umano un patrimonio di inestimabile valore per la nostra musica.
Le prossime date: a marzo, il 24 a Seriate (BG), il 31 a Varese mentre ad Aprile sarà il 13 a Bolzano, il 14 a Cortina D’Ampezzo, il 15 a Concordia Sagittaria (VE) per chiudersi a Torino il 19.
Roberta Gioberti
Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Finardi live @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

 

LA CORSA DIETRO IL VENTO: il racconto del nuovo spettacolo di Gioele Dix dai racconti di Dino Buzzati

Chi incontra Buzzati nella vita, lo incontra, generalmente, durante l’adolescenza. Il deserto dei Tartari fa parte di quella dozzina di libri di cui, tra i tredici e i diciotto anni non puoi ignorare la non sempre facile lettura. Salvo poi riprenderlo in mano per caso una quarantina di anni dopo, rileggerlo, e vederti scorrere tutta la vita davanti. Sfido chiunque a non voltare l’ultima pagina, accarezzarsi le palpebre e sentirle umide.
Con i racconti, la storia è un poco diversa: non è un approccio adolescenziale, almeno, non didatticamente. Li leggi se li trovi, ci inciampi, resti rapito, intrappolato. Se ti accade un “incidente di percorso” simile a dodici tredici anni, come accadde a Gioele Dix, diventano parte del tuo immaginario, ti lasciano dentro un segno che ti porti tutta la vita.
Non parliamo della grande epopea, della storia di un ritorno, di una vita, del suo scorrere e del suo senso. Non parliamo della metafora dell’esistenza, ma delle storie che questa esistenza vanno a creare, agitandola come una battigia irrequieta a volte, a volte lieve, immobile, sospesa.
DIX
I racconti di Buzzati, è vero, sono i racconti perfetti: quelli in cui ti puoi ritrovare in ogni istante, tanto che narrino l’amore, quanto l’amicizia, la curiosità, l’avidità, l’ipocondria, l’umorismo, la vanità e la poesia. Puoi ritrovarli in un retrogusto, ora aspro ora dolce, in un ricamo di stiletto di sole che abbraccia una nuvola poco prima di tramontare, in una corsia d’ospedale e nei suoi odori, nel latrato notturno di un cane. Perché Buzzati è una suggestione, è qualcosa di più di un racconto, è un’atmosfera reiterata: insomma, se scopri di averla, se la trovi gemella, quell’aura ti accompagnerà tutta la vita.
Così, nell’immaginario di un passante, piovono nel cuore della notte fogli di carta appallottolata, piccoli scarabocchi ripiegati su se stessi, forse liriche, forse note a piè di pagina.
“La pallottola di carta” è il racconto che fa da starter a uno spettacolo che culla l’umore della platea tra ironia, risate, ombre, luci, misteri, pause, attese, sospensioni. Affiancato da una bravissima Valentina Cardinali, Gioele Dix, con l’eleganza attoriale che lo contraddistingue da sempre, costruisce una narrazione fluida e varia, sulla bella scenografia disegnata da Angelo Lodi, pescando dal vasto patrimonio di racconti brevi dello scrittore e giornalista bellunese vestendo e svestendo letteralmente i panni di molte storie, di molti personaggi, che entrano e escono da dimensioni reali o fantasiose, in maniera repentina, ricordando a volte il trasformismo di Fregoli, in versione minimalista. Tanti protagonisti che si rincorrono su una sorta di fil rouge, che è l’atmosfera buzzatiana. Sono sogni, paure, fantasmi e figure eccentriche ispirate a Buzzati e attualizzate, per portare fuori un sé, fatto a tratti di irrequietezze, a tratti di paradossi, a tratti di garbate ostilità, con quella grazia narrativa che fa di Gioele Dix uno dei migliori e più intelligenti e originali attori che il nostro teatro vanta.
Uno spettacolo incredibilmente gradevole, che penetra le emozioni con il sorriso, anche le più inquietanti. E che resta.
Roberta Gioberti

Francesca Michielin presenta il nuovo album “Cani sciolti”: un disco consapevole e maturo

Francesca Michielin pubblica il nuovo progetto discografico “Cani Sciolti”, in uscita il 24 febbraio 2023.

La cantautrice ha curato in prima persona ogni singolo particolare dalla scrittura all’arrangiamento e alla produzione, l’album è composto da 12 tracce – 9 inediti in aggiunta ai singoli già editi bonsoir e occhi grandi grandi e al brano un bosco. I cani sciolti sono le persone dissidenti, quelle che non stanno al guinzaglio o alle regole, e così il titolo del disco è la metafora del lavoro alla base di questo grande progetto maturato nel tempo, che ha mosso i primi passi tra il 2016 e il 2017, e dei temi che la cantautrice e polistrumentista riesce a sviscerare track by track.

Cani Sciolti, registrato “in famiglia” a Bassano del Grappa e finalizzato a Milano, con la direzione artistica di Francesca Michielin e Giovanni Pallotti, è stato mixato da Ricky Damian – premio Grammy “Record of the year”, Pino Pinaxa e Gigi Barocco. Le canzoni, nude e crude, prive di sovrastrutture, si possono definire, anche dal punto di vista musicale, coraggiose e “controcorrente”, completamente suonate, realizzate molto spesso in presa diretta, quasi a celebrare gli artisti internazionali che l’hanno ispirata fin da piccola (Rage Against the Machine, The Verve, Red Hot Chili Peppers, Foo Fighters, Radiohead, etc.), con una forte attitudine grunge.

La cover del disco è una sorta di finto dipinto, Francesca piange lacrime che si trasformano in fiamme: una rappresentazione della sua maturità personale e artistica, e una sublimazione del dolore e di certe problematiche che attraverso la musica è riuscita ad affrontare e a trasformare in qualcosa di potente come il fuoco. Il booklet, scritto e disegnato da lei, è realizzato sottoforma di diario.

fjUBP_iA

Ecco cosa ha raccontato Francesca Michielin alla stampa in occasione della presentazione dell’album:

“I cani sciolti sono coloro che non stanno dentro uno schema predefinito, non seguono la corrente, sono liberi di esprimersi. Volevo prendermi il lusso di essere me stessa scrivendo brani più coraggiosi del solito. “Sciolto” deriva da absolutum=assoluto, una canzone assoluta è una canzone che non ha un riferimento temporale e stilistico preciso. I temi presenti nel disco sono tantissimi, ci sono temi di vecchi album che ritornano, il costante rapporto con la natura, il legame con la provincia, con i suoi pro e i suoi contro. Vivo il dissidio tra l’accettare e non accettare le cose della provincia e al contempo cosa ci dà e cosa non ci dà la città. Ho voluto dare spazio anche all’amore in tutte le sue forme, in particolare ci tenevo a realizzare una sorta di manifesto per tutte le donne che non hanno potuto dire mi sono innamorata di te a un’altra donna e che hanno sempre trovato pezzi declinati al maschile. Un altro macro tema è la fragilità.

Il processo di scrittura e scoperta è stato lunghissimo, ho iniziato a scrivere “Quello che ancora non c’è” nel 2016. Mi sono spesso sentita incompleta, da questa incompletezza è nato un pezzo, una fragilità che, quando cresci, diventa la tua arma come dico in “Carmen”: il brano è nato da un dialogo avuto con Carmen Consoli prima e dopo un suo concerto tenutosi proprio a Padova. Il suo è un cantautorato dissidente, è un cane sciolto della musica italiana, porta sempre la sua cifra e non strizza l’occhio a nessuno. Abbiamo fatto una lunga discussione e da questo confronto è nato il brano che lei ha ovviamente ascoltato. Lei è il mio spirito guida in questo disco.

La critica sociale è presente in “Ghetto perfetto” ma anche in “Padova può ucciderti più di Milano”: Sono cresciuta in Veneto in cui non esiste una grande città accentratrice. Padova è simbolo di tante differenze mai veramente ascoltate. Tanti miei amici vanno via proprio perché sentono di non aver trovato il proprio spazio.

Questo disco l’ho scritto da sola, curando musica, arrangiamento, booklet. In questo lavoro di squadra ho potuto metterci tutta me stessa. Come regalo di compleanno mi sono regalata il primo tour teatrale con una formazione nuova e tante new entries al femminile.; le ho fortemente volute, sono professioniste e polistrumentiste di grande talento alla loro prima esperienza. È una scommessa ma sono molto felice di cosa stia venendo fuori. La scenografia racconterà molto di questi 10 anni, ci saranno anche diversi sold out e ne sono molto orgogliosa, non bisogna dare mai niente per scontato.

Io voglio fare pop non populismo, a volte chi fa musica pop non si deve dimenticare che facciamo pop per comunicare non per parlare di noi stessi. Noi artisti siamo dei mezzi, anche se siamo solo interpreti, dobbiamo fare in modo che le storie che raccontiamo possano salvare qualcuno.  Quando mi arrivano messaggi tanto forti da parte di chi mi ascolta, capisco che ciò che faccio ha un senso. Ogni tanto ci dimentichiamo e anteponiamo noi stessi al messaggio che intendiamo veicolare, talvolta vengono fuori sovrastrutture che non servono. Non dobbiamo solo compiacere, dobbiamo anche stare sul cazzo, magari non tutti capiranno subito ma capiranno dopo. Il mio intento è provare a creare un momento di riflessioni e ogni tanto ci sta usare questo spazio privilegiato per gli altri.

Condurre X Factor mi ha dato la  voglia di divertirmi, arrivavo in quel programma dopo Cattelan, non c’era mai stata una conduttrice fissa, il valore aggiunto siamo noi e la nostra personalità, quanto riesci a metterci del tuo rispettando quello che devi fare, puoi fare comunque la differenza. L’avventura televisiva è terminata intorno al 10 dicembre, per questo ho escluso l’idea di andare al Festival di Sanremo quest’anno. Il mondo ci vuole estremamente performanti e performativi. Nel 2016 mi sentivo un outsider, nel 2021 demodè. Mi chiedevo cosa portare sul palco, alla fine è giusto portare se stessi: se ti senti fragile, porti la fragilità, se ti senti forte, porta la tua forza, se ti senti sexy, porta la tua sensualità. Portare se stessi è un  lungo percorso da capire. È vero che conta la  canzone, io sono arrivata seconda due volte a Sanremo, ma ci sono anche dati che parlano chiaro. Mancano spazi e possibilità per le donne. Gli uomini hanno più fiducia negli uomini ma forse c’è anche della misoginia intrinseca nel pubblico. Su questo ovviamente non c’è una verità assoluta ma ci sono dei dati su cui riflettere”.

 Raffaella Sbrescia

Le pagelle della serata finale del Festival di Sanremo

Le pagelle della serata finale del Festival di Sanremo

Elodie: vamp fatale, libera, disinvolta e particolarmente a proprio agio sul palco di questo Sanremo. Peccato per il brano di vacua consistenza.

Colla Zio: finalmente vestiti a modino e come si conviene per la finale. La loro freschezza gli è valsa il premio Jannacci indetto dal nuovo Imaie. L’esordio è tra quelli che lascia margine per un qualche futuro discografico We will see

Mara Sattei: il pathos della penna di Damiano David cresce nelle vette soul di Mara come un diesel pronto a scoppiare. Lo stile c’è e la credibilità pure.

Tananai: Ne è passata di acqua sotto i ponti da quell’ultimo posto dell’anno scorso. Alberto ha lavorato su stesso e questa ballad è straziante. Voto 7

 Colapesce e Dimartino: un sodalizio artistico di spessore e trasversale. Ormai una garanzia di genialità Voto 8
Giorgia: l’interpretazione è insindacabilmente da manuale. Il problema è che  questo testo non valorizza l’immenso patrimonio di Giorgia. Voto 5
Modà: Kekko si è messo in gioco esponendosi in maniera profonda. Lo stile è però rimasto inalterato nel tempo e non racconta niente di nuovo da un punto di vista artistico. Voto 5
Ultimo: la penna di questo cantautore viaggia lontano e nei solchi più profondi dello spirito. Sarebbe bello se Ultimo riuscisse a sfidarsi nel tarare la sua vocalità su vette più equilibrate. Diversamente finisce per diventare addirittura molesto. Voto 6
Lazza: Tormentone indiscusso. Pronto ad arrivare all’estate grazie all’estro creativo e trasversale di un giovane artista completo. Voto 8,5
Marco Mengoni: Marco vive il sogno della consacrazione definitiva e inderogabile. Intensità vocale, spirituale, emotiva tale da ipnotizzare tutti senza se e senza ma. Voto 10
Rosa Chemical:  fluido e wannabe trasgressivo. Almeno canta in modo gradevole. Voto 5,5
Cugini di Campagna: pailettes e firma di rilievo non bastano. Per i Cugini di Campagna ci saremmo aspettati un altro tipo di registro e questo ritornello lagnoso è solo fastidioso. Voto 4
Madame: nude look, brano perturbante, ritmo incalzante. Hit pronta a galoppare veloce Voto 8.5
Ariete: la migliore performance è quella di stasera. Peccato per le stecche delle serate precedenti. Voto 4.5
Mr Rain: la scelta di coinvolgere i bambini è stata sicuramente furba e ha fruttato diversi consensi. Tutto molto scontato Voto 6-
Paola e Chiara: pop-dance degna dei migliori villaggi vacanze estive con tanto di coreografia  già pronta e stecche incluse. Voto 5
Levante:  l’esibizione di stasera è una cavalcata di energia. Voto 7
LDA: melodico, intonato. Il compitino non lascia il segno Voto 5
Coma Cose: poesia, amore e complicità nonostante le avversità che mettono a dura prova l’amore quotidiano Voto 7.5
Olly: pop leggero e melodico, testo piuttosto irrilevante Voto 4.5
Articolo 31: J-AX può solo rappare, questo brano aveva delle intenzioni narrative ma il risultato è assolutamente al di sotto delle aspettative. Voto 4
 

Previous Posts Next Posts