Ore 21.30. Castello Visconteo di Pavia. Sedie ordinate e file distanziate. L’imbrunire è ormai prossimo e anche le ultime zanzare stanno per lasciarci tregua. Tutto è pronto: Fausto e Francesca, aka Coma_Cose salgono sul palco e l’atmosfera si fa stregata. In total denim e con lo stretto necessario, i due si raccontano e traghettano il pubblico in “Mille tempeste”. Sarà che qui si è abituati a essere sospesi tra la città e la provincia, tra tangenziali e strade sterrate circondate da campagne e sorvolate da cieli stellati e intrisi di gracchiare di rane; l’effetto del brano di apertura è subito dirompente.
Coma_Cose @ Castello Visconteo – Pavia
Vita vissuta, critica sociale, irriverenza, ironia e poi, certo, nost(r)algia : “Deserto”, “Jugoslavia”, “Via Gola” e poi l’evocativa “La canzone dei lupi” si avvicendano mettendo in luce una emotività ruvida, senza filtri, intima, diretta. Fausto e Francesca si muovono, si sfiorano, si incrociano, veleggiano molleggiando tra antiche fantasie e nuove certezze. Raccontano a mezza voce delle difficoltà affrontate ma i loro sguardi brillano di amore e nuove consapevolezze. Il pubblico è vivo, vibrante e partecipe, si sta in piedi sul posto, ci si sbraccia e si canta un po’ con la mascherina e un po’ no. Fino all’arrivo delle vecchie glorie: “Anima lattina” e “Mancarsi” e alla riflessione sulla musica live di Fausto per introdurre “Discoteche abbandonate”. Sempre intenso lo stream of consciousness de “La rabbia”, che lascia il posto alla ruvidezza sempre troppo attuale di “Cannibalismo” e “Golgota”. Tempo di nostalgia melensa con “Beach boys distorti”, la pietra miliare “Guerre Fredde”, “Novantasei”. Momento di raccoglimento per il successo sanremese “Fiamme negli occhi” per continuare a perdifiato tra le immagini e le note di “Pakistan” e poi “Ho cambiato mille case, poi mille lavori. Facevamo i commessi come gli errori” di “Nudo integrale” fino alla struggente “Zombie al Carrefour” suonata in punta di dita da Fausto e cantata con voce irrorata di emozioni contrastanti da Francesca.
Coma_Cose @ Castello Visconteo – Pavia
“Lametta”, “Granata”, “Post concerto” scorrono in successione fino alla brutale mazzata di “Squali” che ci restituisce una nitida fotografia di un momento socio-culturale non facile, dove ci sforziamo di essere empatici ma ci ritroviamo a farci a pezzi. C’è bisogno di più amore e lo sanno bene i Coma Cose che, richiamati a gran voce dal pubblico pavese, regalano una romantica versione acustica di “Fiamme negli occhi” alle anime lattine che, solo alla fine, hanno “rotto gli argini” riversandosi sotto palco per due minuti di saluti “cuore a cuore” a questi due lupi che, fuori dal branco, macinano applausi e sold-out.
Abbiamo incontrato Caffellatte, nome d’arte di Giorgia Groccia, cantautrice, scrittrice e speaker di origini pugliesi, classe ’94, per parlare del nuovo singolo “Sottovuoto” e di tutti i nuovi progetti.
Caffellatte
Giorgia, quando inizia il progetto Caffellatte?
In realtà questo nome ce l’ho da sempre, e quando ho iniziato a scrivere le prime canzoni e a pubblicare ufficialmente i primi singoli, ho voluto tenerlo.
Ho iniziato nel 2015 a scrivere canzoni, poi il resto è stato un divenire, una ricerca, soprattutto a livello di suoni, per capire quale sound mi piacesse di più. Con gli ultimi brani usciti, “Endorfine”, “Valium”, “Alcol Test” e “Carta Stagnola”, sono riuscita a trovare il mio vestito sonoro ideale. E’ stata davvero una evoluzione naturale.
Essendo anche una scrittrice, nasci in qualche modo dalle parole. Nel 2018 hai pubblicato il romanzo Blue Frammenti, in cui racconti, anche in modo crudo, il rapporto tra generazioni. Quanto è autobiografica quest’opera?
Il libro non è autobiografico. Racconto una storia totalmente inventata, ma essendo scritta in prima persona, mi sono immedesimata nel personaggio principale; ci sono degli spazi in cui ho utilizzato il “mio personaggio” per esprimere pensieri miei, ma la storia del romanzo, in cui si parla anche di violenza, di dinamiche familiari complesse e non belle, non è la mia. Il libro nasce comunque dall’esigenza di voler inventare qualcosa e di volermi raccontare in maniera allegorica. Scriverlo è stato divertente, e anche molto toccante ed emotivo…
Il singolo attualmente in promozione è “Sottovuoto”, canzone che racconta della sensazione di soffocamento provocato dall’essere tra la folla e al contempo della tristezza nel doverla rifuggire. Farà parte di un album?
Certo, “Sottovuoto” fa parte di un album che uscirà prossimamente. Ho iniziato a scrivere anche nuove canzoni, ma questa è una esigenza personale. Quando un’idea mi illumina e si accende “la lampadina”, io scrivo. La scrittura è una cosa libera; per fortuna in questo ultimo anno sono stata molto presa dalla scrittura, anche in maniera spontanea e naturale. Vedremo cosa salverò e cosa scarterò delle cose scritte in questi mesi, ma già solo il fatto di scrivere è una cosa positiva.
Tu sei anche una speaker radiofonica. In che modo la radio entra, se entra, nel tuo mondo musicale e nel processo di scrittura delle canzoni?
La radio e la scrittura non sono vasi comunicanti. La radio fa parte del mio essere versatile. Io amo in generale comunicare; per me, parlare al microfono, è una cosa bella. Ci sono persone che non riuscirebbero mai a stare davanti ad un microfono; io invece mi sento molto a mio agio.
Sono a mio agio sia nel parlare ad un interlocutore immaginario, non presente fisicamente, come accade in radio, sia quando devo parlare davanti ad un pubblico vasto. E’ una cosa che mi piace, che fa parte del mio lavoro di comunicazione. E’ una dimensione mia, che non interferisce, né in maniera positiva, né in maniera negativa con la scrittura dei brani…
Quali sono gli artisti che ti hanno formato umanamente e musicalmente?
Il primo è Franco Battiato, l’unico artista per il quale ho pianto quando è scomparso. Fa parte davvero della mia vita e del mio passato. Mio padre me lo faceva ascoltare sempre quando viaggiavamo in macchina. Insieme a Fabio Concato è davvero un pezzo del mio cuore.
Per il resto, essendo una persona curiosa, ho sempre ascoltato di tutto, anche generi musicali molto diversi tra loro. Una costante è stata sicuramente l’ascolto del Rap, italiano ed internazionale, sin da quando ero ragazzina. Ho amato Fabri Fibra, il Fedez degli inizi, Mecna, Guè Pequeno, Ghemon, Dargen D’Amico. Ho una lunga lista di artisti che mi hanno influenzato musicalmente.
Da speaker radiofonica e fruitrice di musica invece, cosa trovi di interessante attualmente nella musica italiana?
Mahmood e Blanco. Sono molto attratta dal sound e dalla metrica di Mahmood. Blanco invece sarà secondo me uno dei prossimi Big della musica italiana destinati a durare nel tempo. Ti dico senza ombra di dubbio loro due…
Quando Giorgia si sente “sottovuoto”, quale mezzo di “decompressione” utilizza oltre la scrittura?
Ultimamente una cosa che mi rilassa è il rumore bianco della Tv o dei Film. Anche se non sto seguendo un film su Netflix o in televisione, averlo in sottofondo mi calma tantissimo. Ti confesso che non riesco a dormire senza il rumore della Tv accesa. Anche correre mi piace, ed è un’abitudine che ho acquisito da pochi mesi. Spero che rimanga perche fa bene sia al corpo che alla mente.
Un sogno/progetto che speri di realizzare al più presto…
Beh, se devo sognare in grande, ti dico un concerto a Roma, all’Atlantico o al Palalottomatica. Non so se si realizzerà mai, ma sarebbe bellissimo. Una cosa più probabile invece sarà, dopo l’uscita dell’album, un Tour in diverse città d’Italia. Intanto incrocio le dita…
Un posto, oltre la città in cui vivi, che ti fa sentire a casa…
Sono romana d’adozione e considero Roma la mia città, ma un altro posto in cui mi sento a casa è Acri, in provincia di Cosenza, il paese di origine di mio padre. Lì ci sono tanti ricordi della mia vita, belli e brutti…
Si chiama “MA STASERA” il nuovo singolo di Marco Mengoni, disponibile da oggi e che segna il suo ritorno a due anni dal suo ultimo progetto discografico “Atlantico”. “Ma stasera” ci catapulta nelle sonorità della disco-funk e dell’elettronica degli anni 80 rielaborate per renderle contemporanee e portarle alla modernità dei giorni nostri.
Marco Mengoni Ph_Alvaro Beamud Cortes
Il testo, scritto dallo stesso Marco con Davide Petrella (Musica di F. Catitti/F. Abbate/D. Petrella), è la fotografia di un rapporto umano autentico e, proprio per questo, ricco di contraddizioni, con i versi che si susseguono come in contrapposizione l’uno con l’altro per raccontare questa complessità. “MA STASERA” è anche un invito a concentrarsi sull’attimo che sta per arrivare, un invito a dare il giusto peso e valore ad ogni momento di questa socialità che sta tornando, a riflettere sulla ripartenza dopo un periodo complicato, ripartenza che inizia proprio da “questa sera” e che ci proietta in un futuro nuovo.
Per la produzione di “MA STASERA” (Epic Records Italy / Sony Music Italy), Mengoni ha scelto di collaborare con Tino Piontek (in arte Purple Disco Machine), il dj/producer multiplatino che ha scalato le classifiche con la Hit “Hypnotized” (3X Platino), #1 della classifica Earone dei brani più ascoltati in radio e singolo internazionale più venduto in Italia (FIMI/Gfk), nel 2020. Il produttore originario di Dresda, in carriera ha collaborato con superstar del calibro di Dua Lipa e Lady Gaga e questa è la prima volta che produce un pezzo di un artista italiano. Il dialogo tra Marco e Tino Piontek ha portato ad un originale lavoro di “contaminazione”, partendo dal recupero di sonorità appartenenti alla nostra storia musicale, quell’italo disco degli anni 80 che ha fatto la storia del genere dance, per approdare nell’attualità del suono del 2021. Il risultato è un pezzo funk, un incontro tra digitale e analogico, “sintetico” e “suonato” insieme, in grado di unire drum machine, basso synth e batteria elettronica con archi, piano e chitarre suonate.
Ed è proprio partendo da questo brano, che è anche libertà, voglia di muoversi e desiderio di riprendersi i propri spazi nel futuro che ci attende, che Marco ha annunciato i suoi primi live negli stadi per l’estate 2022.
Dopo il successo del #MengoniLive2019 – Atlantico Tour, Marco Mengoni sarà protagonista di due concerti eccezionali, un’esplosione di energia e condivisione con il suo pubblico, in una dimensione per lui fino ad ora inedita: MARCO NEGLI STADI sarà il 19 giugno 2022 allo Stadio San Siro di Milano e il 22 giugno 2022 allo Stadio Olimpico di Roma.
Per presentare questa ripartenza, a due anni dal grande successo europeo di “Atlantico”, Mengoni ha scelto ancora una volta un racconto insolito, chiamando a raccolta il suo team – a partire dai suoi musicisti, insieme a tutte le persone che collaborano con lui dietro le quinte – per una pedalata collettiva con destinazione proprio San Siro. Il gruppo ha raggiunto lo stadio percorrendo la circle line AbbracciaMI, un percorso ciclistico che attraversa parchi, strade secondarie, piste ciclabili e viabilità ordinaria milanese, un modo per scoprire nuovi punti di vista inusuali sulla città, a partire proprio dallo stadio, e muoversi fuori dai percorsi tradizionali.
Ed è con questo messaggio di coesione e la voglia di immaginare spazi nuovi che si riaprono anche le porte di San Siro sulle note del nuovo singolo e “MA STASERA” diventa un manifesto disegnato da Marco insieme al suo team con corpi e luci led, sul prato di questo spazio tanto grande quanto iconico, nel segno della ripartenza.
Nei giorni precedenti l’annuncio del ritorno di Marco è stato anticipato da una guerrilla anonima che ha occupato strade, piazze, muri e stazioni ferroviarie delle principali città italiane, partendo proprio da Milano e Roma, con proiezioni che riproducevano unicamente la scritta “MA STASERA” e che hanno attirato l’attenzione di tantissimi passanti incuriositi dalle misteriose apparizioni.
La scelta di pedalare lungo il ring di AbbracciaMI – circle line del programma Lacittàintorno di Fondazione Cariplo – è, inoltre, l’inizio di una serie di iniziative studiate insieme al cantautore con lo scopo di supportare e amplificare i messaggi di questo progetto: la bicicletta come opportunità per scoprire nuove prospettive e nuovi modi di vivere gli spazi lungo un percorso che unisce persone, attività e luoghi, attraversando spazi urbani abitati e in trasformazione. Tra le attività, che si svilupperanno nei prossimi mesi, l’implementazione delle indicazioni per seguire più agilmente il percorso, la cura e tutela di un punto del ring ciclistico oltre a incontri e dialoghi di Marco con amici e personaggi noti sui temi dello spazio e delle “nuove prospettive” che si possono sviluppare lungo la circle line. Il progetto di valorizzazione di AbbracciaMI sarà realizzato con il supporto di Milano&Partners, agenzia di promozione ufficiale della città di Milano.
Ad accompagnare il singolo, dal 21 giugno sarà disponibile anche il video ufficiale di “MA STASERA”, realizzato in Sardegna, nello scenario unico de La Maddalena, con la regia di Roberto Ortu. Un video ricco di riferimenti ad elementi iconici e senza tempo degli anni Ottanta che continuano a vivere anche oggi, immagini che parlano di viaggio, libertà, amicizia, importanza di vivere il qui e ora, dal sapore estivo pizzicato da quel sentimento agrodolce che accompagna le giornate e le sere di questa stagione
Il tour è organizzato e prodotto da Live Nation, i biglietti per le date di Milano e Roma saranno disponibili in anteprima per gli utenti My Live Nation dalle ore 10 di giovedì 17 giugno. Per accedere alla presale basterà registrarsi gratuitamente su www.livenation.it. La vendita generale dei biglietti sarà aperta a partire da venerdì 18 giugno alle ore 11 su www.ticketmaster.it, www.ticketone.it e www.vivaticket.com. Per maggiori informazioni: livenation.it/marconeglistadi
Abbiamo incontrato Il Pagante, il gruppo formato da Federica Napoli, Roberta Branchini e Eddy Veerus (Edoardo Cremona), in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Open Bar”. Il trio milanese (e il collettivo di creativi e producer che li accompagna da sempre) ha festeggiato 10 anni dalla sua formazione e in questi 10 anni tra canzoni certificate ORO e PLATINO, due dischi d’Oro e un libro hanno raccontato vizi e virtù di una intera generazione, nata e cresciuta con i social network.
Il Pagante
Ragazzi prima di parlare del nuovo singolo “Open Bar”, torniamo piacevolmente al passato e raccontatemi come è nato il Progetto “Il Pagante”
Il Progetto nasce nel 2010, dalla Pagina Facebook omonima che raccontava della vita e dei comportamenti dei ragazzi prettamente milanesi. Io e Roberta (Branchini n.d.r.) ci conoscevamo già, perchè andavamo a scuola insieme, e abbiamo deciso, insieme a Federico del Duo Merk & Kremont di scrivere una canzone sul “Pagante”. Era stata pensata come una goliardata tra amici; non ci saremmo mai aspettati il successo che la canzone avrebbe poi ottenuto. Dopo il terzo singolo insieme, si è aggiunto Eddy Veerus, cugino di Kremont, e con questa formazione “familiare” abbiamo iniziato a spiccare il volo, nel senso che da lì è cominciato un percorso sempre in crescendo. Nessuno di noi si sarebbe comunque aspettato tutto ciò che è successo dopo.
Le vostre canzoni hanno sempre affondato le radici nella quotidianità, nella realtà circostante. E’ così anche per questo nuovo singolo “Open Bar”, un pò figlio del periodo di chiusura che abbiamo vissuto, e che ci stiamo lasciando alle spalle…
Sì assolutamente. La cosa bella è che “Open Bar” è nata come canzone circa due anni fa, ma vale lo stesso concetto di oggi: Raccontiamo di questo Open Bar nel quale può arrivare improvvisamente un evento, atmosferico e non, a “rovinare la festa”, e quindi bisogna godersi il momento, cogliere l’attimo.
Poi è successo ciò che è successo, una pandemia mondiale, e abbiamo deciso di uscire con il singolo proprio nel momento in cui si ricomincia gradualmente a tornare alla normalità, quella normalità che prima odiavamo tanto, alla quale non davamo importanza. Adesso invece non è cosa scontata, c’è tanta voglia di normalità, e questa canzone invita gli ascoltatori ad assaporare davvero il presente. L’Open Bar, tra l’altro, è il momento in cui si può bere liberamente, senza limiti. Questa è ovviamente una metafora. Il senso e la lezione è che bisogna vivere ogni momento della vita prima che arrivi qualcosa a rovinarlo…
Citate giustamente la metafora perchè l’Open Bar è anche un pò il momento liberatorio del quale abbiamo tutti bisogno…
Esatto. Ed esprime la voglia di riprenderci i nostri spazi e tornare alla libertà.
Il singolo è prodotto da ITACA, che fa parte della Famiglia “Merk & Kremont”
Sì, come ti dicevamo anche prima, con Merk & Kremont ci sentiamo un pò in famiglia; le produzioni dei nostri primi pezzi le hanno fatte tutte loro. Tornare a collaborare con ITACA è un pò come ritornare a casa. Ci sentiamo bene, c’è grande amicizia, e Merk & Kremont sono sicuramente tra i migliori produttori in Italia.
“Open Bar” farà parte di un nuovo album?
Sì. Il periodo di stop forzato ci ha dato la possibilità di concentrarci sull’album, che uscirà tra non molto, ma sicuramente dopo l’estate. Dietro ogni brano di un disco c’è sempre un grande lavoro. A noi piace fare lunghe riunioni nelle quali scegliere le tematiche dei brani e curarne ogni dettaglio…
Nel progetto “Il Pagante” portate le vostre individualità. Andate sempre d’accordo?
Di grandi litigate tra di noi non ce ne sono mai state. E’ un po’ come succede tra fratelli, nel senso che è normale discutere, ma alla fine abbiamo lo stesso traguardo, lo stesso obiettivo…
Quali sono le vostre influenze musicali individuali, che in qualche modo ritornano nella musica che fate insieme?
Ognuno di noi ha sicuramente gusti differenti, ma il nostro minimo comun denominatore sono il Rap italiano e la musica elettronica. Ognuno fa poi ascolti diversi; Federica, ad esempio, ascolta molto cantautorato italiano, è cresciuta con Battisti, Baglioni, De Gregori…
Nel vostro personale Open Bar cosa non può assolutamente mancare?
Dell’ottimo Gin Mare…
Ci saranno appuntamenti live prossimamente?
Sì, ci stiamo lavorando. I vostri lettori possono seguirci sui nostri Social, Facebook ed Instagram, ed essere aggiornati sugli appuntamenti dal vivo. Abbiamo voglia di tornare live nelle discoteche…
Per lo Speciale “Amici20″, abbiamo incontrato Aka7even, il ventenne cantautore napoletano, reduce dall’esperienza del Talent. Dopo aver presentato all’interno della trasmissione canzoni quali “Yellow”, “Mi manchi”, “Mille Parole”, Aka7even, (All’anagrafe Luca Marzano n.d.r. )è attualmente in promozione con il nuovo singolo “Loca”, tratto dall’album d’esordio “Aka7even”.
aka7even ph Fabrizio Cestari
Intervista Luca come stai?
Bene. Viaggio ogni giorno, lavoro ogni giorno, ed è tutto bello…
Prima di parlare di “Amici”, facciamo un passo indietro. Quando e come è nata in te la passione per la musica e per il canto?
La passione per il canto è nata quando avevo l’età di quattro anni circa. A casa tendevo sempre a cantare, ma nessuno all’inizio percepì questa dote, finchè non hanno deciso di portarmi a scuola di canto, e da lì si è capito che avrei fatto questo, per molto tempo. All’inizio in modo amatoriale, ma è stata l’occasione per cominciare…
Cosa ti ha lasciato l’esperienza di “Amici”?
L’esperienza di “Amici” mi ha lasciato sicuramente una maturità maggiore rispetto a quella che avevo prima, sia a livello artistico, di palcoscenico, che a livello personale. Mi sento molto maturato…
E’ cambiato qualcosa nel tuo approccio alla musica?
Sì, l’approccio è molto più professionale, sia in quello che viene buttato giù a livello testuale, che a livello di produzioni e di suoni.
Sei stato citato simpaticamente durante l’intervista fatta ad Alessandro Cavallo (Ballerino n.d.r.) perchè lui ci ha raccontato che qualche volta è stato vittima dei tuoi scherzi, e di quelli di Deddy…
Sì vero… (ride n.dr.)
Che rapporti hai stretto con i ragazzi in Casetta?
Ho avuto un buon rapporto con tutti, ma si è creato un legame profondo proprio con lo stesso Alessandro, con Deddy e Tancredi. Con loro ho stretto tantissimo. Condividevamo tutto ogni giorno, se c’era un po’ di tempo libero stavamo sempre insieme. Qualche giorno fa ci siamo visti, quindi ci frequentiamo tutt’ora. C’è un rapporto bellissimo tra noi…
Aka7even Autore, Aka7even interprete. Come convivono queste due dimensioni?
Convivono bene. Io in realtà nasco come interprete, poi, in un secondo momento ho cominciato anche a scrivere. Le due cose per me sono abbastanza connesse. Nel momento in cui interpreto un pezzo, cerco di scrivere un sottotesto all’interno che mi rappresenti, quindi è come se ciò che canto lo avessi scritto io.
Una domanda dei tuoi Fans. Quando hai scritto il pezzo “Black”, l’ispirazione per scriverlo da dove è nata?
L’ispirazione per comporre questo pezzo è nata da uno stato d’animo molto cupo, in un periodo in cui mi trovavo in difficoltà all’interno della Casetta, e l’unico sfogo era scrivere o conversare con qualcuno. Nel momento in cui ho iniziato a scrivere, è nata “Black”
Quali sono gli Artisti che hai ascoltato fin da piccolo e ti hanno formato umanamente e artisticamente?
Alex Baroni, Pino Daniele, Michael Jackson, Justin Bieber…
Il primo grande sogno che vuoi realizzare adesso, dopo “Amici”?
Sicuramente iniziare i Live, partire in Tour. Uno dei miei sogni è stato sempre quello di avere un palco a disposizione, e sotto i miei Fans che cantano assieme a me le mie canzoni. Da Gennaio ci sarà la possibilità di fare tutto questo…
Uno dei miei pezzi preferiti è “Yellow”. Come è nata questa canzone?
“Yellow” è nata con una Pop Line già pronta, che avevo creato io. Mi trovavo in un B&B con uno dei miei pre-produttori, avevo un mal di pancia forte, e in napoletano, quando hai mal di pancia e sei un po’ opaco in viso, si dice “Stai tutt’ ingialliat”. Io ho trasformato questo essere “Ingialliato” in “Yellow”…
Tre aggettivi per descriverti…
Esuberante, creativo e… il contrario di monotono
Ci racconti se e quanto sia autobiografica la canzone “Luna”?
“Luna” è una canzone “semi”autobiografica, soprattutto perchè è stata scritta con Tancredi, quindi nel pezzo c’è parte di me e parte di lui.
Nasce in un momento di divertimento totale; mi mancava il secondo pezzo ad “Amici”, e ho detto a Tancredi “Dai, iniziamo a scrivere qualcosa se ti fa piacere”. Ho deciso di finirla nell’album perchè poi è nata la canzone “Mille parole”…
Il consiglio più prezioso che ti ha dato la tua Coach, Anna Pettinelli?
Di sicuro quello di “Non mollare” nel momento in cui ero in difficoltà nel programma; ero in caduta libera e stavo male psicologicamente. Lei mi ha sempre sostenuto e mi hai detto “Tu hai una dote grandissima, non puoi mollare proprio adesso, quindi alzati e riprenditi, perchè non sai neanche fuori cosa ti aspetta”…
Un pensiero per le Pagine Dedicate a te e per tutti i Fans che ogni giorno ti seguono con grandissimo affetto…
Ringrazio tutti per il grandissimo sostegno che mi ritrovo ogni giorno sui Social e in qualsiasi altro contesto. Un messaggio che mi piacerebbe lanciare è quello di non mollare mai, di inseguire sempre un sogno. Sognare non costa nulla. Nel momento in cui c’è qualcuno che blocca il sogno di qualcun altro, bisogna andare dritti alla meta e non ascoltare altro; sentire solo il proprio istinto, seguirlo e andare avanti…
Luca nel salutarti facciamo una menzione speciale per “Loca”, il tuo nuovo singolo, già molto amato e ascoltatissimo in radio e su tutte le piattaforme digitali. Sarà una delle Hit di questa estate.
Per lo Speciale “Ritratti di Note Danzanti”, abbiamo incontrato Serena Marchese, una delle Ballerine dell’ultima Edizione del Talent “Amici”. Anche per Serena sono arrivate in redazione numerose domande e curiosità dei Fans.
Serena Marchese
Serena partiamo da un ricordo di questa bellissima esperienza che è stata “Amici”
“Amici” è stata una esperienza bellissima, inaspettata, e mi ha insegnato tante cose. Ne sono uscita una persona diversa. Sono contentissima di tutto quello che ho fatto e, se potessi, rifarei questa esperienza altre mille volte…
A quanti anni hai cominciato a danzare?
A due anni e mezzo, e grazie a mia madre. E’ stata lei che mi ha portato per la prima volta in sala.
Vi racconto un aneddoto simpatico. Mia madre in realtà avrebbe voluto iscrivermi a danza quando avevo solo un anno e mezzo, ma l’insegnante non mi ha potuto accettare all’epoca, perchè indossavo ancora il pannolino (ride n.d.r.) e quindi siamo tornate a scuola un anno dopo. Ho iniziato con la propedeutica, il gioco danza, per poi proseguire, e cominciare a studiare e a perfezionare i vari stili, il Classico, il Moderno, il Contemporaneo, fino ad arrivare alla Ginnastica Artistica.
Una domanda da parte dei tuoi Fans che mi ha fatto sorridere. Serena sei andata ad “Amici” per la trasmissione in sè o per avere l’occasione di lavorare con Alessandra Celentano?
Io sono da sempre una grande Fan di “Amici”. Lo seguo fin da quando ero piccola, e ho sempre ammirato artiste come Elena D’Amario, sognando di partecipare anche io un giorno al Talent, e di fare lo stesso percorso. Volevo provare questa esperienza, e sapevo che lavorare con professionisti qualificati come la Maestra Alessandra Celentano sarebbe stato formativo e bellissimo. E’ stato esattamente come mi immaginavo…
Il consiglio di Alessandra Celentano che seguirai a vita…
Ho un ricordo in particolare, in merito a questa cosa. Quando ero in Casetta, lavoravo spesso sui passi a due con Tommaso Stanzani (Ballerino anche lui n.d.r). Quando Tommy è uscito, la prima cosa che ho chiesto alla Maestra Celentano è stata: “E adesso come faccio?”… Lei mi ha risposto “Serena devi imparare a darti forza da sola, a contare su te stessa, perchè non sempre nella vita avrai qualcuno accanto. Da quel momento ho cercato di lavorare su questa cosa. Un altro insegnamento prezioso che mi ha dato è che solo la tecnica non basta. Non basta alzare una gamba o fare bene una piroetta, ma bisogna curare anche i dettagli. Curando il dettaglio, il tutto risulta più armonioso. Ho cercato di fare tesoro anche di questa cosa…
Da come parli di Tommaso Stanzani, immagino sia una delle persone con cui hai legato di più in casetta…
Sì, con Tommaso ho legato tanto. Ci ritrovavamo sempre di sera a parlare, a fare un pò il resoconto della giornata appena trascorsa. E’ la persona che mi è stata vicina anche nei momenti in cui non avevo molta fiducia nelle cose che stavo facendo. Mi ha sempre rassicurato e spronato ad impegnarmi.
Serena, a pochi giorni dalla sua scomparsa, chiedo anche a te un ricordo di una grande stella della danza quale Carla Fracci…
Carla Fracci è stata un pilastro della danza. Lei ed Eleonora Abbagnato son le ballerine di Classico alle quali mi ispiro sempre. Per quanto riguarda lo Stile Moderno, le mie fonti di ispirazione sono invece Lorella Cuccarini e la già citata Elena D’Amario.
Cibo preferito?
La pasta con pomodoro e mozzarella
Tra gli Stili ballati ad “Amici”, ne hai uno preferito?
Io nasco come ballerina moderna , quindi il Moderno è il mio stile del cuore, ma adoro anche il Classico, e mi sono divertita a ballare anche stilli come il Samba o la Rumba, difficili da studiare in breve tempo. Magari un domani perfezionerò anche questi. Ti confesso che mi piace anche la Salsa.
Serena e la Musica: Generi che ascolti e Artisti preferiti…
Ti posso dire intanto cosa non ascolto: il Rock. Di solito ascolto molta musica italiana e artisti quali Fabrizio Moro, i Negramaro, Eros Ramazzotti, Madame. Tra gli artisti internazionali mi piace molto Michael Jackson.
Una canzone sulla quale creeresti una coreografia…
La mia canzone per una coreografia “Solo” è “I Can Fly”. Un’altra musica bellissima sulla quale mi piacerebbe creare una coreografia è “Cuore Sacro”.
Sei tifosa di una squadra di calcio?
Sono Juventina, ma in verità non seguo molto il calcio…
So che in questo momento stai lavorando ad un nuovo progetto…
Sì, sto lavorando con una nuova Compagnia di Ballo a Roma, e metteremo in scena degli spettacoli a Luglio e ad Agosto…
Quando danzi, quali immagini hai davanti agli occhi?…
Dipende dalle emozioni che vuoi trasmettere. Io questa cosa l’ho lavorata tantissimo all’interno della Scuola di “Amici”. Prima non avevo una immagine ben chiara e quindi non riuscivo a lasciarmi andare; adesso, prima di iniziare una coreografia, penso a quello che voglio trasmettere, e a quello che vorrei vedere in una persona. Se una coreografia, esprime tristezza, cerco di immaginarmi ovviamente una scena triste; se esprime allegria, cerco di pensare ad un sorriso gigantesco e alle cose belle della vita. E’ tutto molto legato, e viene tutto naturale…
Un pensiero a tutte le Pagine Dedicate e ai Fans che ti seguono quotidianamente con grande affetto…
Un Grazie immenso. Quando ero in Casetta, non mi rendevo assolutamente conto di quello che mi aspettava fuori.
Una volta uscita, sono davvero rimasta a bocca aperta per le parole che mi hanno scritto tante persone, e per il loro affetto.
Ogni giorno su Instagram mi fa piacere ripostare le cose quando vengo taggata. E’ una cosa nuova, ma è bellissimo essere amati da così tante persone.
Vorrei dare loro un grandissimo abbraccio. Dico sempre che i cantanti sono fortunati perchè hanno gli Instore, i Firmacopie, e possono incontrare le persone e i Fans.
Sarebbe bello creare un evento anche per noi Ballerini, per incontrare i Fans e fare le foto con loro.
Hai ragione Serena. Mi faccio portavoce di questo progetto: Creiamo degli eventi Instore anche per i Ballerini, magari in sale da ballo, nelle quali posso esibirsi e incontrare i Fans…
Per lo Speciale “Ritratti di Note Danzanti”, abbiamo incontrato Alessandro Cavallo, il ballerino finalista di “Amici 20″. Anche Alessandro ha risposto con grande simpatia e disponibilità alle nostre domande, e a quelle dei Fans giunte numerose in redazione nelle ultime settimane.
Intervista
Alessandro partiamo da un bilancio di questa edizione di “Amici” che per te è stata davvero strepitosa...
“Amici” è un percorso unico. Una esperienza, unica nella vita, che mi ha migliorato molto, e ha cambiato anche la mia concezione della danza. Una bellissima esperienza che mi ha messo alla prova su diversi stili, e ha permesso di mettermi in discussione da diversi punti di vista.
Fin da subito hai stretto un bellissimo rapporto con la tua Maestra, Lorella Cuccarini. Quale è stato il consiglio più prezioso che ti ha dato Lorella?
La Maestra Lorella è stata per me un grandissimo supporto all’interno della Scuola. In primis mi ha fatto conoscere meglio il mondo della danza, poi mi ha dato la fiducia e la sicurezza giusta per provare diversi stili, anche quelli che conoscevo di meno. Mettersi in gioco in una trasmissione che dà così tanta visibilità non è facile, ma lei mi ha sempre incoraggiato. Io mi sono affidato a Lorella Cuccarini totalmente, e ho fatto bene, perchè mi ha fatto fare un percorso fantastico all’interno del programma.
Alessandro dopo “Amici”, in che modo proseguirà il tuo percorso nel mondo della danza? Continuerai solo con lo stile classico o perfezionerai anche il moderno?
Lo stile classico fa parte di me, ma non voglio precludermi nulla, anche perchè non voglio abbandonare tutto quello che ho imparato ad “Amici”. Voglio continuare a mettermi in gioco come ho sempre fatto, e dedicarmi a diversi stili. La curiosità per le cose nuove credo sia fondamentale per l’arte. Io sono comunque aperto a tutto quello che il mondo artistico vorrà offrirmi
Hai mai pensato in qualche momento della tua vita di smettere di danzare?
No, non l’ho mai pensato. Sono nato con la danza, è una passione che mi ha sempre affiancato e nella quale mi sono rifugiato anche nei momenti difficili, quindi non mi sono mai posto questa domanda…
Alessandro e il Musical, in che rapporto sono?
Il Musical mi incuriosisce molto.
Io amo tutto il mondo dell’arte. Dire che sono pronto per il Musical è un parolone, perchè è un mondo assolutamente nuovo per me, e non è semplice. Affronterò anche questa esperienza che mi è stata offerta, cercando di dare del mio meglio, e mettendomi come sempre in gioco. (Alessandro, durante il Talent, ha avuto l’opportunità di partecipare ad un Musical n.d.r)
Alessandro e la Musica. Che generi ascolti e quali artisti ami?
Io amo tutta la musica, ascolto un po’ tutti i generi. Mi piace ascoltare musica e danzare sulla musica da mattina a sera. Ti confesso che ascolto di più musica internazionale rispetto alla musica italiana. Mi piacciono tantissimo Ed Sheeran e James Blunt.
Ci hanno emozionato le tue lacrime in trasmissione mentre danzavi, ed è comparsa sullo schermo in studio l’immagine di tua madre…
Sembra scontato dirlo ma la mia famiglia è tutto, è la mia forza, il mio grande punto di appoggio. I miei familiari mi sono sempre stati vicini, non prendendo mai alcuna decisione al posto mio, e lasciandomi sempre libero di scegliere e di sperimentare. Mi hanno sempre sostenuto, economicamente ed umanamente, qualsiasi cosa decidessi. Mi sono sempre vicini; la loro presenza sarà sempre fondamentale per la mia vita artistica.
Pensando invece alla tua seconda famiglia, quella di “Amici”, con chi hai legato di più?
Ho legato tanto con Aka 7 e Deddy. Tutti e tre abbiamo un po’ lo stesso carattere e lo stesso modo di scherzare, quindi ci siamo trovati subito in sintonia…
So che in casetta ti hanno fatto qualche scherzo divertente…
Me ne hanno fatti tanti di scherzi. Io ho paura delle cose paranormali e dei film horror. I ragazzi ne sono venuti a conoscenza, e si sono organizzati per l’occasione. Una sera, a luci spente, mi sono ritrovato Deddy, che faceva finta di dormire, alle mie spalle, con una faccia strana, e mi sono spaventato. Un’altra volta invece Aka 7 si è nascosto dietro una porta e all’improvviso è balzato fuori. Me ne hanno fatte davvero tante… (Ride… n.d.r.)
Alessandro qual è il tuo piatto preferito?
I cannelloni di mia nonna. Li aspetto tutte le domeniche. Quando so che li prepara, sono il primo ad arrivare. A mezzogiorno sono già a tavola. Sono davvero insuperabili…
Alessandro, un tuo ricordo di una grandissima stella della danza internazionale, Carla Fracci, scomparsa pochi giorni fa…
Sono davvero senza parole e sono scioccato per la sua scomparsa. Ho avuto la fortuna di poterla conoscere e incontrare nell’Accademia nella quale studiavo Danza. Un giorno è venuta ad assistere alle nostre prove.
Con lei se ne va l’emblema della danza italiana, ed un grande punto di riferimento.
Un pensiero alle Pagine Dedicate e ai Fans che ogni giorno ti seguono e ripostano le tue cose. E’ bello essere travolti da un affetto del genere…
Sì, è fantastico avere un appoggio ed un supporto così da parte loro. Mi scuso se non riesco a rispondere sempre a tutti, soprattutto in questo periodo, a causa degli impegni di lavoro e perchè sto trascorrendo più tempo con la mia famiglia.
Voglio però ringraziarli tutti per la fiducia che hanno in me. Mi danno tanta forza, e sapere che credono in me, è bellissimo.
Un’ultima domanda. Quale canzone sceglieresti per una coreografia ideata da te?
Mi permetto di risponderti dicendo quale è stato il pezzo più bello ed emozionante sul quale ho danzato: “La Cura” di Franco Battiato.
Grazie Alessandro, Grazie soprattutto per aver ricordato questo straordinario artista…
Abbiamo incontrato Deddy, uno dei cantanti finalisti del Talent “Amici 20″, in occasione della presentazione dell’Ep d’esordio “Il Cielo Contromano”, già in classifica tra gli Album più venduti d’Italia. Questo risultato si affianca alla Certificazione Oro per “Il Cielo Contromano”, singolo con oltre 13 milioni e mezzo di stream su Spotify, e all’Oro per “0 Passi”, che conta più di 11 milioni di stream su Spotify, e che è tra i singoli più venduti d’Italia secondo la Classifica Ufficiale FIMI/Gfk.
Deddy
Intervista
Deddy, dalla fine di “Amici”, è stato un crescendo di emozioni…
Sì, sono molto felice dei risultati già raggiunti, delle Certificazioni Oro per “Il Cielo Contromano” e “0 Passi”.
Sono la stessa persona che è entrata nel Talent, ma ora ho preso molta più consapevolezza di quello che sono, come artista e come essere umano.
Adesso l’obiettivo è continuare a lavorare e ampliare il gruppo di lavoro, sperando che le persone si ritrovino sempre nelle mie canzoni.
Sarà un’estate di studio, non farò vacanze, e continuerò a perfezionarmi, in vista dei prossimi impegni.
Ci saranno eventi live questa estate?
Non sappiamo ancora nulla. Rimangono fissati gli eventi autunnali. In caso di cambiamenti e nuovi live, aggiornerò il pubblico sui miei canali social. Spero davvero di cantare in tutta Italia al più presto…
Deddy, anche quando facevi un lavoro diverso, il tuo sogno è stato sempre la musica…
In realtà dentro sono ancora il Deddy che lavora come Barbiere, quella persona un po’ timida, ma la musica ha fatto sempre parte di me. E’ il mezzo che mi ha permesso di esprimere sempre i miei pensieri, le emozioni, gli stati d’animo. Non ho smesso mai di inseguire questo sogno; spero di fare musica per tutta la vita.
Come nasce una tua canzone?
In maniera molto semplice. Mi metto al pianoforte, cerco di trovare un mix di accordi che rispecchi lo stato d’animo di quel momento, e inizio a comporre. Le mie canzoni nascono preferibilmente di sera…
Quali sono gli Artisti che hai ascoltato fin da piccolo e che ti hanno influenzato nella tua formazione?
Mi ricordo che papà mi faceva ascoltare da piccolo Claudio Baglioni, Tiziano Ferro, Marco Mengoni, Eros Ramazzotti, molta musica italiana quindi. Poi quando ho avuto il primo telefono cellulare è stata la volta dell’hip pop, per poi tornare ad ascoltare musica italiana, come quella di Fabrizio Moro, Baglioni, e tanti altri. In ogni caso credo che l’ispirazione possa provenire da qualsiasi genere musicale che ascolti…
In questo primo Ep hai collaborato con altri autori, tra i quali Leonardo Zaccaria e Giordana Angi. Quanto è stato importante il confronto con altri autori?
E’ stato molto importante ed utile. Il confronto con altri autori mi ha aiutato a capire quale evoluzione volesse avere la mia scrittura. Questo tipo di lavoro è stato fondamentale per me…
Deddy autore e Deddy interprete. Come convivono queste due dimensioni?
Convivono bene. Vanno d’accordo. L’unica differenza è che quando scrivo, parto da una immagine ben definita. Quando interpreto invece, cerco di mettere la mia verità nella cosa già scritta. Credo che, alla fine, la cosa davvero importante sia mettere se stessi, la propria anima, al centro di tutto. Quando scrivi; quando canti…
Chi avresti voluto tra gli artisti esclusi nella Finale di “Amici”?
Di sicuro Tancredi. La Finale la meritava, come artista e come persona. E’ un ragazzo molto dolce e sensibile.
La cosa bella comunque, è che anche in Finale, ho visto tra di noi molta sportività, una competizione sana che ha spinto tutti gli artisti a dare il meglio di se stessi…
Tra le canzoni di questo primo Ep ce ne è una che ti rispecchia più delle altre?
Sicuramente “Buonanotte”. Questa canzone è proprio Deddy. Deddy che di sera scrive, Deddy che pensa, Deddy con le paure che fanno finta di andarsene, ma che poi ritornano…
Dalle ultime storie e post sui tuoi Social, si evince qualche novità in arrivo. Forse un videoclip?
Chi lo sa?… Lasciamo la cosa in sospeso… (ride… n.d.r.)
Visto che ti intervistiamo ad ora di pranzo… Se questo primo Ep fosse un piatto?…
Ah, sicuramente un antipasto. Un bell’antipasto, in attesa della portata principale…
Un viaggio che ti piacerebbe fare al più presto.
Un viaggio in una di quelle belle isole tropicali, incontaminate, sperdute, dove c’è solo il mare. Mi piacerebbe andare lì e scrivere un disco…
Cosa rispondi adesso a chi durante il Talent ti ha mosso qualche critica. Qualcuno, citando la tua musica, ha parlato di scarsa originalità…
Rispondo che aveva ragione. Io prima di Amici non avevo mai studiato Canto. Avevo nella mia testa una identità ben precisa, ma non riuscivo ad esprimerla, a mostrarla. Ora ho chiara l’idea di quello che voglio essere. Spero di mantenere tutto quello che sono riuscito a creare e fare questo lavoro per tutta la vita…
Intanto ci sono gli Instore, e i concerti, con due date a Milano già Sold Out.
Sì, bellissimo incontrare il pubblico grazie agli Instore. Quando mi hanno detto delle due date Sold Out, non ho realizzato subito. Ho risposto: “In che senso Sold Out”?…
Non ci credevo…
A proposito del rapporto con il pubblico, ogni giorno i tuoi Fans ripostano le tue storie e ti seguono con grande affetto, interessandosi ad ogni aspetto della tua vita. Sei per loro un grande punto di riferimento. Oltre al piacere di raccontare la tua vita sui Social, senti questo come una responsabilità?…
Sì, certo. E’ anche una grande responsabilità. Soprattutto sapere che sei un punto di riferimento per tanti ragazzi, ed un modello da seguire. Però la cosa bella è sentire che in tanti hanno il tuo stesso sogno, e sapere che magari il tuo percorso o le cose che dici possono in qualche modo aiutarli. L’affetto degli altri è impagabile…
Nel nostro viaggio all’interno di “Amici 20″, abbiamo incontrato Raffaele Renda, il cantautore calabrese, tra i protagonisti di questa ultima edizione del Talent condotto da Maria De Filippi. Anche Raffaele ha risposto alle nostre domande, e a quelle inviate dai Fans in redazione.
Raffaele Renda
Raffaele partiamo proprio da “Amici”. Un bilancio umano e artistico di questa esperienza.
Beh, è stata una esperienza assurda. Io sognavo fin da piccolo di partecipare ad “Amici”. Ho provato diverse volte ad entrare nella scuola, e quest’anno mi è stata regalata questa opportunità. E’ stato esattamente il percorso che immaginavo. Prima di tutto non è stato semplice convivere in una casa con tante persone diverse tra loro per sei mesi, ma anche questo mi è servito, perchè ho stretto dei legami importanti; a livello artistico, è stata una bellissima vetrina, sia per presentare il mio progetto, sia perchè ho potuto mettermi in gioco davvero tanto. E’ stata una bella palestra.
Cosa rappresenta per te la musica?
E’ sempre difficile definire cosa sia per me la musica. Io la mattina mi sveglio con la musica e vado a dormire con la musica. Credo di ruotare intorno alla musica e non che la musica ruoti intorno a me. E’ un’amica che c’è sempre stata, e che nei momenti difficili mi ha sempre rimesso in riga.
La tua musica unisce al talento autoriale una grande tecnica vocale, che ti permette di interpretare al meglio sia canzoni di artisti uomini che di donne.
Sì, volevo chiarire la questione della tecnica vocale, perchè mi è stata spesso contestata. Avere una buona tecnica vocale ti permette di avere una stabilità quando devi veicolare delle emozioni; non è solo un modo per cantare bene, ma ti permette di gestire diversi lati del canto. Molte cose della mia tecnica vocale le ho apprese ascoltando, poi in un secondo momento sono arrivato a perfezionarla. Ho ascoltato davvero di tutto, mi sono contaminato di cose e artisti diversi, perchè poi ogni artista ha un modo personale di cantare. Ho ascoltato molta più musica internazionale che italiana, la musica indiana, la musica orientale, ecco perchè mi affascina anche quel mondo.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Tra gli internazionali Stevie Wonder, Ne-Yo, Bob Marley, Chris Brown, Rihanna, la musica R&B dei primi anni duemila. Per quanto riguarda la musica italiana, ho sempre ascoltato i Cantautori, perchè li ascoltavano i miei genitori, ma gli artisti che in qualche modo mi hanno segnato di più sono Mango ed Elisa. Apprezzo molto anche gli artisti della Scena Urban.
C’è molta curiosità da parte dei tuoi Fans sulla canzone “Focu Meu”. Sarà pubblicato come singolo?
Non mi aspettavo così tanto interesse su questo pezzo, e ne sono felice. E’ un pezzo al quale tengo tanto. Uscirà di certo come singolo…
Raffaele, il primo inedito presentato ad “Amici” è stato “Il sole alle finestre”. Questa canzone nasce da una storia vissuta in prima persona?
Sì, è un pezzo molto autobiografico. Sin dalla prima strofa racconta ciò che ho vissuto. E’ un viaggio nella mia vita, dall’infanzia, all’adolescenza, fino alla vita di oggi. E’ una canzone che parla anche del mio rapporto con la musica, e delle difficoltà che ho dovuto affrontare in questo mondo. Ho dovuto lottare tanto perchè le persone accanto a me accettassero che volevo fare questo nella vita. Il pezzo parla anche di tante cadute, di porte in faccia ricevute, e della speranza di andare avanti, nonostante tutto. Bisogna cercare la luce anche quando si vede tutto nero. Mi rendo sempre più conto che è un pezzo contestualizzabile anche al momento che stiamo vivendo. Molte persone mi scrivono proprio per dirmi questo. Che la storia che racconto appartiene anche alle loro vite. Credo che questa sia la cosa più bella che possa succedere con una canzone…
Video: Il sole alle finestre
Quando sei triste, preferisci scrivere o parlare con qualcuno?
Preferisco parlare con qualcuno. Quando sono giù, non riesco subito a scrivere qualcosa, devo prima metabolizzare il momento, la situazione, rendermi conto di quello che sta succedendo attorno a me, e di cosa fare per affrontare la situazione. Poi arriva la scrittura. Molte volte succede che mi chiuda in me stesso, ed è una cosa sbagliata, perchè comunque non riesco a trovare una soluzione. La cosa migliore è sempre parlare, condividere con un’altra persona…
Cosa rappresenta il tatuaggio che hai sul polso?
E’ un tatuaggio molto importante per me. E’ una parte dell’affresco di Michelangelo “La Creazione di Adamo”.
E’ la mano che lui tende a Dio, ma vista secondo la mia personale interpretazione. L’altra parte del dipinto ce l’ha tatuata mio fratello. E’ una sorta di promessa per lui, per dirgli che ci sarò sempre e per sempre, e ogni volta che avrà bisogno di una mano io sarò lì ad aiutarlo. E’ un tatuaggio che amo tantissimo.
Raffaele quale è stato l’insegnamento più prezioso della tua Coach Arisa?
Ce ne sono stati tanti di insegnamenti in sei mesi dentro la scuola. Lei è un’artista pazzesca. La stimavo già prima di entrare nella scuola, e lavorare a stretto contatto con lei non ha fatto altro che confermare e rafforzare la mia opinione. Mi ha trasmesso tanto, sia a livello artistico che a livello umano.
Una cosa che mi rimarrà impressa per sempre è un consiglio specifico che mi ha dato in una settimana particolarmente stancante, in un momento in cui non stavo bene fisicamente e avevo il morale a terra, ovvero quello di isolarmi, stendermi sul letto al mattino e alla sera, fare un reset di tutti i pensieri, e di concentrarmi solo sul respiro. L’ho fatto, ed effettivamente aveva ragione. E’ una sua tecnica di meditazione che mi ha aiutato e mi porterò per sempre.
Qual è la paura più grande di Raffaele?
La paura dell’incognito e del futuro (Oltre a quella per i ragni… ride n.d.r.)
Ho paura del futuro, di quello che magari succederà tra dieci anni, ma non ci penso. Mi vivo il presente e tutto quello che arriva.
Un messaggio arrivato in redazione recita: “Raffaele sei il nostro sole alle finestre”. Un pensiero a tutte le Pagine Dedicate e ai Fans che ogni giorno ti seguono con grande affetto…
Sono davvero carini. Non mi aspettavo questo affetto smisurato. E’ bellissimo avere attorno persone che ti sostengono al pari della tua famiglia, difendendoti a spada tratta. Non vedo l’ora di incontrare tutti i Fans in un concerto o da qualsiasi altra parte per poterli stringere tutti. La cosa che voglio dire a loro è di sognare sempre in grande perchè è un pò anche il mio motto, e di lottare, perchè prima o poi le cose arrivano.
La prima cosa che hai fatto appena tornato a casa?
Andare a vedere il mare e mangiare il mio piatto preferito, la Parmigiana di Melanzane.
E’ stato bellissimo anche rivedere i miei genitori. Quando sono andato al mare, mi sono seduto a guardare l’orizzonte, rimanendo in silenzio. Dopo tanto tempo in casetta, avevo bisogno delle piccole cose…
È uscito il 13 maggio, “PARADOSSALMENTE”(Label: Papa Musìque / Distribuzione: Believe Digital), il nuovo album del cantautore jazz “barisiliano” DARIO SKÈPISI. Il disco è inserito all’interno della “Programmazione Puglia Sounds Record 2020/2021 – REGIONE PUGLIA FSC 2014/2020 Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro”.
“Puglia e Brasile si incontrano nell’arte di Dario Skèpisi. Le dieci tracce del disco, che vedono la partecipazione di nomi d’eccezione del panorama jazz nazionale e internazionale, quali Gaetano Partipilo, Giuseppe Bassi, Agostino Marangolo, Mirko Signorile, Nando di Modugno, Pierluigi Balducci, Gianni Iorio, per citarne solo alcuni, porta a compimento un ciclo artistico che è riuscito a fondere perfettamente suoni e sonorità brasiliani alla lingua e alle storie baresi.
Dario Skèpisi
Intervista
Vorremmo subito entrare nel vivo del tuo nuovo album “Paradossalmente” per chiederti di raccontarci l’anima, la genesi e lo sviluppo di questo progetto.
I paradossi non seguono un percorso logico e “paradossalmente” mi è sembrato il titolo azzeccato per le diverse scelte letterarie, musicali e di produzione esecutiva che ho sempre ritenuto di inseguire in questo lavoro. Un esempio su tutti? Provate a girare l’immagine della copertina, vi ritroverete una foto, che, vista al contrario, paradossalmente, sembra un dipinto. E anche questo, paradossalmente, mi ha emozionato.
La tua arte si è sempre fregiata di importanti collaborazioni con musicisti di importante caratura. Anche stavolta il livello è alto e i nomi sono altisonanti. Ti va di raccontarci il lavoro in studio e gli incontri artistici che segnano gli arrangiamenti di questo lavoro?
Ci sarebbe tanto da raccontare, ogni collaborazione ha impreziosito il mio lavoro, e trovandomi in piena empatia con ognuno di questi grandi musicisti, con i quali ho condiviso anche diversi live, questo ha dato luogo a “soluzioni” armoniche su una pre-produzione da me creata con l’ausilio di un programma software (LOGIC PRO) che utilizzo da anni e mi permette di offrire arrangiamenti, scelte ritmiche e armoniche che nascono, ovviamente, da un’idea con la mia chitarra e la mia voce. Mi piace raccontare, per esempio, che sul brano Amambarà nel finale, ho messo in loop una frase del solo del tenorista Carrabba che mi aveva colpito molto.
Parliamo di lingue e di utilizzo del dialetto. Da dove nasce l’esigenza di scrivere e cantare in barese e come cambia secondo te, la veicolazione dei messaggi delle tue canzoni esprimendoti in dialetto?
È nata davvero per caso e quindi è un altro paradosso. Le parole tronche del barese lo rendono ritmico “e con un gioco di parole” come recita il testo di Barisiliano, il mio dialetto può sembrare, come il portoghese, in perfetta sintonia con le sonorità brasiliane. Questo mi ha permesso di “raccontare” in maniera più autentica la mia terra.
Raccontaci come affronti il processo di scrittura dei tuoi testi e quali sono tematiche che ti stanno più a cuore.
I miei testi nascono da stati d’animo o dalla voglia di conoscere e far conoscere storie interessanti. Soprattutto con i testi in dialetto ho avuto l’opportunità di riscoprire storie vere e incredibilmente sconosciute, come in U monde russe, brano che parla della scomparsa di un isolotto prima che un fenomeno di bradisismo lo facesse “inghiottire” dal mare e con lui tutte le meravigliose storie che racconto in questo testo.
Video: Paradossalmente
Come si è evoluto il tuo rapporto con il Brasile e la musica brasiliana nel tempo?
È stata un’evoluzione cadenzata da importanti incontri con artisti brasiliani e con musicisti e professionisti italiani legati all’universo musicale e culturale brasiliano. Uno su tutti il mio amico Max De Tomassi conduttore della mitica trasmissione Brasil di Rai Radio Uno, ora Stereonotte/Brasil, che ha sempre sostenuto con interesse la mia sperimentazione di contaminazione tra testi in dialetto e sonorità brasiliane. Diverse collaborazioni con musicisti brasiliani e il coinvolgimento a promozioni e connessioni dirette con radio, televisioni e manifestazioni in Brasile grazie alla preziosissima amica giornalista Sandra Bandeira, ha fatto il resto. Ma, paradossalmente, non sono mai stato in Brasile e il desiderio di andarci rientra, sicuramente, nei miei prossimi progetti live.
Quali sono i tuoi progetti paralleli in corso?
Ad ottobre, per il Festival Time Zones, porterò in scena “Caro Endrigo”, un omaggio al grande cantautore Sergio Endrigo che ci ha regalato brani meravigliosi. Ci sto lavorando in questi mesi e la considero una sfida non facile, per il rispetto che nutro verso di lui, la sua poetica e straordinaria musicalità. Arrangiare i suoi capolavori e ricercare contenuti letterari con il supporto narrativo dell’attore di Totò Onnis, non è impresa facile!
Cosa pensi dello scenario jazz italiano in questo momento e come pensi che si possa ripartire al meglio dopo lo stop dovuto alla pandemia?
Secondo me il Jazz italiano gode di ottima salute, i punti fermi della storia del Jazz d’oltre oceano rimangono riferimenti imprescindibili, ma trovano nuova linfa negli straordinari talenti che nascono in ogni parte del mondo. Ritengo che le “contaminazioni”, che fanno storcere il naso ai cosiddetti puristi, arricchiscono il linguaggio tradizionale Jazz, del quale bagaglio di ascolto e di conoscenza però non si può prescindere, poi il talento e il cuore di ogni musicista lo farà integrare nel proprio mood. Si deve ripartire dai live, dalle produzioni di qualità e dalle “offerte” musicali di ogni territorio. La Puglia, ad esempio, può offrire molto, e proprio con quel pensiero meridiano, di cui parlava il Sociologo Franco Cassano, si può realizzare l’opportunità di mettere al centro la nostra storia culturale e musicale rendendola protagonista grazie alla presenza di un collettivo di musicisti, artisti, professionisti della cultura e dello spettacolo pugliesi di straordinario talento.
Parlaci del brano “Cape Uastate”: come nasce, che messaggio racchiude e in che modo si colloca all’interno del disco?
Per alcuni ragazzi, cape uastate, la strada è stata cattiva maestra e ogni reato commesso è il risultato di una vita spesso condotta nel degrado socio culturale delle periferie e nell’abbandono. La società civile deve prendersi carico di queste realtà per “trovare una ragione vera per ricostruire”, con la musica ad esempio. Mi piace citare, a tal proposito, “El sistema” di José Antonio Abreu attuato in Venezuela che ha contribuito al recupero di migliaia di ragazzi attraverso un programma di didattica musicale pubblica. Il brano funk che ricorda volutamente il mood del grande Pino Daniele (con Agostino Marangolo alla batteria) rientra nel paradosso di un disco pensato ad avere più anime e diverse influenze che hanno accompagnato il mio percorso che non è solo rivolto alle sonorità carioca. E, paradossalmente, il brano è già in finale nel contest Nazionale “Je so pazz” edizione 2021 dedicato a Pino Daniele, che si terranno a fine Luglio.
Il tuo estro creativo regala una nuova veste a “Padrone mio”. Raccontaci di più di questa idea…
Si tratta di un omaggio al cantautore pugliese Matteo Salvatore. Questa è la sua versione, nel dialetto di Cerignola (Foggia), di un canto popolare di un anonimo siciliano che racconta la condizione di sfruttamento dei contadini nel sud Italia. Mi è sembrato giusto fare richiami corali afro e dare una veste nuova “progressive” a questo canto “popolare” che racconta di uno sfruttamento che ancora oggi è perpetrato nelle nostre campagne, e che, paradossalmente, ci vede come i nuovi carnefici di altri esseri umani.
Infine arriviamo a “Soli” brano strumentale che fa parte del lavoro teatrale, monologo musicato, “Binari Paralleli” tratto dal racconto di Italo Calvino “L’avventura di un soldato” portato in scena da te e dall’attore Maurizio De Vivo. Parlaci di questo progetto e di eventuali nuovi sviluppi in tal senso.
Ho voluto concludere con uno dei brani composti appositamente per musicare uno splendido testo di Calvino. Con la sua ineguagliabile capacità descrittiva lo scrittore italiano in questo racconto narra delle vicende che accadono nello scompartimento di un treno tra un giovane soldato di fanteria ed una misteriosa ed attraente vedova. Tutto ciò ha stimolato la mia creatività nel riportare quelle emozioni in musica. Di questo Monologo Musicato è stato da me realizzato un audio-racconto e spero possa avere al più presto la possibilità di essere pubblicato.
Lo spettacolo teatrale, come per tutti, ha avuto un fermo covid, ma presto rientrerà sicuramente in scena quanto prima, reduce da un responso positivo di pubblico e di critica già riscontrato nelle prime date.
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