Si è tenuto lo scorso 19 giugno l’atteso concerto napoletano de Lo Stato Sociale, la chiacchieratissima band made in Bologna. Preceduti dall’energia degli Shak&Speares, Lodo Guenzi e soci si sono esibiti sul palco allestito all’interno della Mostra D’Oltremare di Napoli, nell’ambito dell’OltreMusic Fest, presentando al pubblico sia i nuovi brani tratti dal loro ultimo disco, intitolato “L’Italia Peggiore”, sia i brani che hanno determinato la viralità del loro successo. A prescindere dai grandi numeri, dalla incredibile quantità di concerti tenuti dal gruppo nei più svariati contesti, è importante sottolineare il forte riscontro che Lo Stato Sociale sta avendo dal pubblico.
Nonostante le critiche, nonostante si dica che i testi del gruppo siano impacchettati per generare like, benché gli arrangiamenti dei suddetti brani siano piuttosto poveri e monotematici, il gruppo piace e neanche poco. Forse è quello che il pubblico cerca, forse invece del folk impegnato piace il lalala sound, infarcito di tastiere elettroniche e parolacce a raffica. Partendo dal presupposto che nessuno sia detentore del vero e del bello assoluto, Lo Stato Sociale detiene il merito di mettere nero su bianco pensieri e verità tanto scontate, quanto vere, paradossalmente taciute e date per scontate. Sicuramente questi ragazzi potrebbero intraprendere un percorso di ricerca melodica e strumentale più intenso e originale ma, probabilmente, al momento non è qualcosa che rientra nei loro piani.
I testi, intelligenti e sarcastici, spesso irriverenti e dissacranti, passano dall’aneddoto demenziale alla denuncia sociopolitica, senza soluzione di continuità. Senza mai prendersi troppo sul serio Lo Stato Sociale macina traguardi e successi, centrando il nucleo di una formula forse studiata o forse no, eppure vincente. Con una scaletta che va da “Abbiamo vinto la guerra”, “Io, te e Carlo Mark”, “Piccoli incendiari crescono”, “Quello che le donne dicono” a “La musica non è una cosa seria”, “Ladro di cuori col bruco”, “L’escapista”, passando per “Mi sono rotto il cazzo” e “In due è amore in tre è una festa”, i recentissimi “C’eravamo tanto sbagliati” e “Questo è un grande paese”, fino alla chiusura affidata a “Senza macchine che vadano a fuoco” e “ Cromosomi”, Lo Stato Sociale sviscera ed affronta il mondo a 360 gradi facendo del luogo comune una virtù.
Raffaella Sbrescia
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