“Ho intitolato questo tour Senza Paura, così come si chiama il mio ultimo disco, ma, già mentre ero in viaggio verso Napoli, ho abbassato le barriere e le difese perché dove c’è bellezza, dove c’è sensibilità, non c’è paura. Qualcuno è invidioso, qualcuno cerca di distruggere la bellezza che avete insita dentro di voi ma, ogni volta che vengo qui, si crea un legame invisibile che c’è, che si sente e chiude un cerchio che ci unisce. Per ricambiare tutto questo, posso solo cantare”.
Questa è la bellissima dedica d’amore che Giorgia ha fatto al pubblico del Teatro PalaPartenope di Napoli durante il concerto che si è svolto lo scorso 20 maggio, nell’ambito del suo “Senza Paura Tour”. Elegante, raffinata, solare e umile, Giorgia Todrani rappresenta l’emblema del talento puro. La sua voce è un miracolo della natura e, anche se a volte potrebbe sembrarci di esserci abituati al successo delle sue canzoni, l’esperienza dell’ascolto dal vivo della sua voce, rimane, ancora oggi, un evento magico. Pulita, limpida, trasparente, brillante, la voce di Giorgia non conosce limiti e può essere ampiamente associata a quella delle più grandi interpreti femminili della storia musicale.
Ad affiancarla sul palco Sonny T. (Thompson) al basso, Giorgio Secco alla chitarra, Gianluca Ballarin alle tastiere, Claudio Storniolo al piano e Mylious Johnson alla batteria, una band che, alla luce del prezioso contributo strumentale offerto, vale la pena citare per intero.
Ad inaugurare il live “Quando una stella muore”, “Non mi ami”, “Come saprei”, “Spirito libero”: fiaba, sogno, magia, mistero, amore, rabbia, dolore, riflessione sono i sentimenti cantanti da Giorgia che, avvolta da un magnetico fascio di luci, è una gemma preziosa nel bulbo di un fiore di note. Il pubblico è attivo e partecipe per tutto il tempo; cosa rara nell’era di chi, invece di godersi il concerto, posta foto e video sui social network. Questo tipo di attenzione, quindi, non è da dare per scontata, va bensì sottolineata per rendere il giusto merito ad un’artista in grado di appassionare il proprio pubblico. Il concerto prosegue con “Sembra impossibile”, “Girasole”, un accenno di “Quello che sei per me” dei 99 Posse e l’incredibile bellezza di “Gocce di memoria”, un capolavoro assoluto.
Subito dopo Giorgia scende tra il pubblico ed esegue un lungo medley su una pedana posizionata in fondo al parterre del Teatro: “Nasceremo”, “Come Thelma &Louise”, Infinite volte”, “Parlo con te” sono i brani scelti da Giorgia per il contatto ravvicinato con occhi, cuore e orecchie innamorati di lei e della sua voce.
“Il mio giorno migliore”, “Per fare a meno di te”, “La gatta”, “Pregherò”, Chiara luce” e poi, ancora, “Vivi davvero”, “Marzo”, “La mia stanza”, “Tu mi porti su”, “Di sole d’azzurro” (con parte del testo cantata in inglese) sono i pennelli con cui Giorgia dipinge il proprio autoritratto artistico in un saliscendi di emozioni.
Divertente la parentesi dedicata al momento “Joke” in cui l’artista ha ripercorso, a grandi linee, quel lontano e fortunato 1994, l’anno di “E Poi”, forse l’unico brano più lungo del concerto, eseguito con calma e particolareggiata cura per ogni singolo dettaglio, senza trascurare, infine, la grinta di “Io fra tanti”, il brano che chiude la scaletta e non a caso. “Prima inter pares” Giorgia Todrani conserva l’umiltà di venti anni fa ma è, a tutti gli effetti, la regina indiscussa del soul.
Raffaella Sbrescia
Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone