Esce il 22 novembre 2019, il nuovo album di inediti di Tiziano Ferro. Composto da 12 tracce, il disco mette in luce la nuova vena creativa da parte del cantautore che, per questo lavoro, ha ottenuto la produzione del guru del sound R&B americano Timbaland. Già dal primissimo ascolto appare evidente la forte volontà di mettersi in gioco, di raccontare l’intimità più dolorosa, più scomoda, più intima e personale. Fa impressione notare come dopo 18 anni di carriera, Tiziano Ferro scelga ancora di dare fondo alle emozioni senza timori. Lui, uomo pop per eccellenza, si conferma sempre più cantautore dell’umanità nel senso letterale del termine.
Qui le sue dichiarazioni in conferenza stampa.
Mi sembra di rivivere le stesse emozioni vissute nel giorno dell’uscita di 111. Era Milano e c’era un disco nuovo in uscita. Oggi rieccomi qui, non potrei essere più felice ed emozionato. A maggio 2018 è iniziato un percorso che ha cambiato completamente le carte in tavola. Questo album è testimone di un cambiamento totale, radicale, totalizzante. Tutto è diverso. Mi sono ritrovato a vivere in California senza sceglierla. Non amavo questo posto, ho imparato a scoprirlo e farmi abbracciare. Se tre anni fa mi avessero detto che mi sarei sposato e che avrei lavorato ad un disco con Timbaland, non ci avrei neanche lontanamente creduto. Vi racconterò per gradi com’è andata in entrambe i casi.
Mi sono trovato quasi per caso a prendere un caffè con Timbaland, uno dei miei idoli fin da quando ero un ragazzino. L’idea di andare a conoscerlo mi gasava, da quell’ incontro sono uscito non solo con un caffè ma anche con una canzone prodotta da lui e una sua proposta di collaborare insieme ad un progetto più completo. Questo passaggio ha significato uscire dalla mia comfort zone e dall’ abitudine di lavorare con le stesse persone da 18 anni. Mettersi in gioco a quasi 40 anni e farlo con un guru come Timbaland mi ha costretto a rimettermi in gioco da alunno con tutto da perdere. Avevo bisogno di questo processo per rinverdire la mia creatività. Lavorare con lui mi ha spinto a ripropormi da zero, Timbaland doveva capire come canto, chi sono, cosa voglio, cosa cerco e cosa desidero comunicare. In ogni caso abbiamo parlato poco, abbiamo fatto principalmente musica. Mi ha fatto sentire protetto e questa microcrisi iniziale si è trasformata in un’opportunità di crescita creativa. Per questo motivo vi dico molto schiettamente che sono molto soddisfatto di questo lavoro. Tra gli aneddoti che mi piace sottolineare è che c’è un gesto d’affetto che Timbaland ha fatto nei miei riguardi. Alla fine del disco, in “Accetto miracoli”, un brano che non ha niente a che vedere con il suo repertorio, ha usato una drum machine 808. Quel momento mi ha fatto capire che con la musica si può ancora giudicare anche dopo 20 anni di carriera. Dirlo oggi, mi vede chiaramente in una posizione di vantaggio ma per me è stata una bella lezione.
Sapere con un anno di anticipo che questo disco diventerà un tour, già molto atteso, che ha venduto tantissimo, mi riempie di felicità e di orgoglio. Ho il terrore di crollare nell’abitudine anche se sono molto lontano dal farlo. Ho iniziato l’attività live partendo dai piccoli club, mi sono esibito nei palazzetti al terzo disco. Arrivare agli stadi a 40 anni ha un sapore completamente diverso. Sapere di raddoppiare una data un anno prima, senza un disco fuori, è un atto di fiducia cieca da parte del pubblico. Il tour sarà la mia festa dei 40 anni e in scaletta ci saranno solo singoli. Farò ogni cosa con estrema cura.
Mi sento un privilegiato e, tra le varie cose, non vedo l’ora che arrivino le date europee. Sono grande fan dell’Europa, ritengo che sia il continente più figo del mondo, mi piace l’idea di poter viaggiare da un paese all’altro con solo un’ora e mezza di distanza. Mi diverte pensare che ogni paese mi dia modo di guardare le cose in modo diverso, da porte e finestre che regalano una prospettiva sempre nuova in una lingua completamente diversa.
Colgo l’occasione per specificare che vivere in California significa vivere in una bolla in cui succedono cose che al di fuori non esistono proprio. La vita ha scelto per me, mi ci sono trovato senza volerlo e mi fa strano dire che adesso la mia famiglia è lì. Io posso viaggiare, mio marito no. Se non dovessi farlo, non so se vivrei lì. Mi sento italiano al 100%, rimango con la radio sintonizzata. In quel posto ho trovato l’amore da 4 anni a questa parte ma non mi sentirò mai a stelle e strisce. L’Europa è casa mia, rido e piango per la Brexit, spero nell’evoluzione della civiltà nei confronti della carità e verso chi ha bisogno di aiuto. Mi piace quando mostriamo di voler essere persone che accolgono con la voglia di integrare”.
Tornando al disco: “Se mi chiedete perché scrivo – Sono solo ed è sempre stato così- vi rispondo che questo è il tema più complesso non solo del disco ma della mia vita. Mi sono sempre sentito un outsider, un fuori concorso. Da piccolo ero grasso, mi piace studiare, sognavo di lavorare alla radio e metto i dischi con il mio mixer mentre gli altri andavano alle feste. Quella linea fissa sia emotiva che sentimentale mi devastava, la musica mi ha permesso di trovare un tunnel alla cui fine c’era la luce anche se però questo modo di sentirmi non è mai veramente cambiato quasi come se fare il cantante non mi bastasse. Questa mia caratteristica caratteriale mi ha portato la voglia di migliorarmi ma è diventata anche molto complessa da gestire. Oggi faccio quello che ho sentito dire a Meryl Streep: “Fai arte del tuo cuore spezzato”. C’è sempre un’ombra che mi fa pensare che questo elemento sia parte di un copione. Ho imparato a rispondere alle offese, ho imparato a scrivere le canzoni, ogni tanto faccio cazzate ma le ho accettate quasi come se fossero un super potere. Non c’è niente più forte della verità.
In mezzo a questo inverno è la mia canzone preferita del disco, nonché il prossimo singolo in uscita. Si parla della separazione da una persona importante, in questo caso mia nonna Margherita. Non so perché ma ho voluto declinarla al maschile, ho lasciato che il brano volasse per conto suo. Con lei ho capito cosa volesse dire perdere una persona chiave nella propria vita. Faccio persino fatica ad ascoltare il brano.
Il valore catartico delle canzoni è innegabile per me. Le ho sempre usate per dire quello che non riuscivo a dire faccia a faccia, poi sono diventate qualcos’altro. La canzone è di vitale importanza, l’autore pop si sobbarca di questa responsabilità di parlare di cose normali, semplici, vere, cose che cambiano l’animo delle persone. Ho sempre suggerito alle persone di abbracciare le proprie ferite e di scoprire cosa potesse esserci dietro. Sono uno scrittore pop con lo scopo di cambiare gli animi, in questo senso quindi guerriero. In un mondo in cui pare che nessuno riesce a sopportare l’altro, ci riscopriamo più uniti che mai cantando a squarciagola in uno stadio. Questo mi fa pensare che il pop abbia un potere reale anche se noi artisti abbiamo una credibilità diversa, sicuramente minore delle istituzioni che potrebbero fare qualcosa di concreto. Io mi limito a dire: votate se potete. Non vi lamentate se poi non votate. Non ho risposta su chi e amo e chi odio, sono confuso così come dimostrano di esserlo i politici stessi. Mi fa male constatare che c’è più mancanza di civiltà tra le istituzioni che tra le persone. In ogni caso rimango un fiero uomo pop, il caposquadra degli uomini pop. Il pop arriva dove non arrivano i filosofi.
Ecco perché il disco prende forma dalla voglia di vivere anche se nasce dal testo di “Accetto miracoli”, scritto nel 2016. MI fa strano pensare che stavo andando via da Los Angeles e che solo tre giorni prima avevo incontrato quello che oggi è mio marito. Ero fermo agli ostacoli, ho accolto i cambiamenti anche se li capivo e ho scritto il disco. Nel frattempo ho tentato di vivere la mia relazione in modo personale, innamorarsi in maniera diversa a 40 anni ha un valore che non conoscevo. Il mondo dentro di me stava cambiando, ho protetto questo sentimento anche da amici e famiglia, mi facevo paranoie. Mi sembrava tutto troppo giusto in un contesto così lontano da me. Dopo due anni e mezzo, questa relazione è diventata una verità nella mia vita e ho ritenuto giusto celebrare questa unione, così come si è sempre fatto nella storia dell’uomo.
Uno degli episodi più felici è stato il duetto con Jovanotti in “Balla per me”. Lui è stato il mio primo idolo, la sua musica e la sua scrittura hanno scandito la mia vita. L’ho conosciuto nel 2005 ma ho sempre mantenuto una certa venerazione nei suoi riguardi. In questa canzone, che non è solo un featuring, sembra che cantiamo insieme da 15 anni. Solo che io canto lui dall’88 e lui no (ride ndr).
Ai miei fan dico di imparare a vincere come persone, di lasciar perdere le polemiche, di aspettare un lungo ma fondamentale minuto prima di reagire alle offese. Il bullismo non è ma finito ma le persone che parlano a caso ci saranno sempre. Ho imparato ad essere ironico tranne quando la presa in giro è legata alla sessualità. Mi spiace che non ci sia una legge contro l’odio. Le parole sono importanti, con le parole siamo diventati grandi nel mondo, sento il bisogno che si impari a dire le cose con intelligenza emotiva con dei tempi, dei modi e dei toni che possano portare rispetto e fare la differenza.
Raffaella Sbrescia