“Indagine su un sentimento” è il nuovo concept album dei Tiromancino. Federico e Francesco Zampaglione mettono a nudo il proprio animo e le proprie ispirazioni musicali in un decimo album scritto con l’urgenza di approfondire ed analizzare un sentimento tanto eterno quanto prodigo di infinite suggestioni quale è l’amore. Anticipato dal bellissimo singolo intitolato “Liberi” (reso ulteriormente amabile grazie alle animazioni di Marco Pavone), questo disco guarda negli occhi e scava a fondo nell’anima: “l’amore non finirà se è anche/ancora libertà”, canta Federico il quale, in “Immagini che lasciano il segno”, racconta, senza remora alcuna, tutto il suo sconfinato amore per la figlia Linda, protagonista, tra l’altro, del videoclip del brano, una dolce manifestazione del migliore pop d’autore: “hai trasformato tutto il resto in uno sfondo”…: non c’è altro da aggiungere. “Fuggevoli presenze” è, invece, il riuscitissimo esperimento funk del disco. Un esercizio di stile anni Settanta seguito da “Nessuna Razionalità”, nato dall’affezionato ricordo di un artista molto amato da Federico Zampaglione quale era Franco Califano.
A seguire c’è “Mai saputo il tuo nome”, la rilettura del brano “I Never Knew Your Name” dei Madness che narra la storia di un colpo di fulmine destinato a naufragare. Molto intenso è il duetto con Pierpaolo Capovilla del Teatro degli orrori sulle note di “In una notte di marzo” tra “lividi che non si cancellano nè svaniscono con gli anni”, alleviati dalla poesia del suono di una tromba. Il fischio country che introduce “La nostra realtà” si accompagna all’acutezza del guitar solo proposto nel finale. “Ciò che esprimi con gli occhi può avere più forza di mille parole… voglio solo respirare ogni istante della vita che ho…” canta Federico in “Una nuova stagione” mentre il sound indie-elettronico, marchio di fabbrica di Francesco, riesce a fare tutto il resto. La title track “Indagine su un sentimento” smuove i sensi nel bel mezzo dell’imprevedibilità del destino “sarà l’amore a scegliere per te”, proprio come accadrà a “Re Lear”, il protagonista del brano che chiude il disco: il tragico fotogramma di un uomo inaridito dalla vita terrena.
Raffaella Sbrescia
Video: “Immagini che lasciano il segno”