I MURI DI BERLINO (Arealive / Warner) è il titolo del nuovo album di MALDESTRO che, dopo aver fatto incetta di premi e riconoscimenti in occasione della sua recentissima partecipazione al Festival di Sanremo 2017, nella categoria Nuove Proposte con il brano “Canzone per Federica”(PREMIO DELLA CRITICA ‘MIA MARTINI’, PREMIO LUNEZIA, PREMIO ENZO JANNACCI, PREMIO ASSOMUSICA e il premio conferito dalla REGIONE BASILICATA per il MIGLIOR VIDEOCLIP), decide di accompagnare chi avrà voglia di ascoltarlo nei meandri di un percorso emotivo fitto e frastagliato. Attraverso una minuziosa cura per la scelta delle parole e un’innata sensibilità, Maldestro scova le crepe esistenziali di ciascuno di noi con il vezzo di una leggiadra melancolia.
Intervista
Antonio, come si colloca questo disco all’interno del tuo percorso artistico?
Comincerei col dire che questo disco lo sento realmente mio perché, nonostante i testi e la musica del primo album fossero comunque miei, non ho avuto modo di lavorare agli arrangiamenti. In questo caso, invece, ho suonato nel disco e ho partecipato anche alla realizzazione degli arrangiamenti mettendo a punto gran parte delle idee che avevo in mente.
Leggendo i testi si evince anche un’evoluzione nel tuo modo di scrivere
Il primo disco era molto più arrabbiato, questo è più tenero. Racconto di sentimenti importanti guardandoli da un’altra prospettiva; c’è una visione più romantica del dolore.
In effetti si nota un mood più riflessivo. Hai cercato di racchiudere in un unico testo una serie di riflessioni che, invece, abbracciano dimensione più vaste. In questo senso la scelta delle parole riveste un’importanza ancora più forte?
Quando scrivo non sto molto a rimuginare. In genere prendo la chitarra e il piano e procedo, raramente vado a modificare qualcosa che ho scritto in modo spontaneo. Di solito scrivo per un’esigenza personale, per liberarmi dai dolori e consumarli. Mi dicono spesso che attraverso i miei testi si riesce a vedere quello che sto raccontando, questo è anche frutto dei miei ascolti (Fossati, Gaber, Dalla).
A proposito di questo, cosa ti ha ispirato il testo di “Lucì in un solo minuto”? Nell’unica parola in dialetto che usi in questo album c’è tutto il pathos necessario per rendere in maniera tangibile la forza di un sentimento preciso…
Nella parola Lucì c’è tutta la mia rabbia ma anche tutto il mio amore verso la mia città e verso la mia lingua che ultimamente è stata fin troppo abusata. Ho scelto di raccontare in italiano le mie storie anche se non escludo il napoletano. In questa canzone ho voluto vedere un film e non ho badato a spese per realizzare la chiusura ideale per questo album.
Approfondiamo un attimo la questione relativa all’uso del dialetto…
Ho riflettuto sul fatto che c’è stato chi per anni ha cantato in italiano snobbando il dialetto per poi decidere di seguire la tendenza del ritorno all’uso del napoletano. Per quanto mi riguarda continuo sulla mia strada, ci sono delle canzoni in napoletano che avrei voluto mettere nel disco, ne ho scritte anche parecchie ma poi ho pensato che non c’entravano niente con questo album. Questo sarà un buon motivo per inserirle in un altro progetto. Altre canzoni le sto regalando a persone che mi ispirano e che mi emozionano.
“Sporco clandestino” è un colpo al cuore. Perchè hai deciso di colpire lo spettatore con questa canzone così forte?
Penso che ci sarà qualcuno che questo pezzo lo manderà avanti perché non riuscirà ad ascoltarlo. Ci sono delle cose che vanno raccontate così, senza filtri. Non si può ricamare su argomenti così forti. Io stesso tremo al solo pensarci. Ho scelto un modo diverso per parlare di questo tema, non ho mai sentito parlare di immigrazione dal punto di vista di un bambino. Mi ha sempre colpito l’ipotesi che ad un bambino potesse essere tolta la cosa più bella che abbiamo: la meraviglia. Il pianto straziante di un bambino che a 9 anni cerca di raccontare di quando una bomba gli ha ucciso i genitori mentre lavora in un’officina è stato volutamente scelto per auspicare che i bambini vengano protetti dalla malvagità e dal terrore.
Che rapporto hai con il tempo? Nei tuoi testi sembra sempre un po’ tiranno…
Il tempo fa sempre paura, ci facciamo i conti tutti i giorni e in tutti i momenti, soprattutto quelli belli. Ho paura delle buone notizie perché non riesco a gestirle, penso sempre a quando tutto finirà. La felicità mi mette agitazione perchè non ne conosco la durata, sto sempre lì a pensare che finisca.
Hai fatto una piccola partecipazione nel docufilm dedicato a Pino Daniele. Che ricordo hai di lui?
Con Pino Daniele ho un rapporto strano, lo adoro anche se l’ho ascoltato solo 4 anni fa. Vengo da altri ascolti ma trovo che sia un genio musicale e letterario. Anche se la mia anima è più vicina a Gaber, penso che il primo Pino Daniele abbia detto praticamente tutto ciò che c’era da dire dopo la musica classica napoletana.
Che rapporto hai con i colleghi conterranei?
Non frequento nessuno per vari motivi, sono sempre stato una persona solitaria, ci sono molti personaggi e poche persone. Per me puoi essere Bob Dylan o l’ultimo dei cantautori, a me interessa innanzitutto la persona che sei. Una delle cose più tristi che possa capitare a Napoli è che i colleghi non ti perdonano il successo. Per come la penso io, se un mio conterraneo riesce ad uscire fuori da Napoli affermandosi altrove, ne sono felice e mi sento rappresentato. Aldilà di queste dinamiche, quando poi incontro persone della mia stessa razza, ci instauro legami di sangue.
Ad esempio?
Posso citare i miei fratelli Alessio Sollo e Claudio Gnut. Aldilà della musica, ci siamo sempre sostenuti a vicenda in qualunque contesto.
Cosa pensi dei tanti premi ricevuti in ambito sanremese?
Per me la musica è un gioco. Prendersi sul serio non serve, bisogna essere seri ma non seriosi. I premi sono importanti ma alla fine il vero premio mi viene dato da chi viene al mio concerto e si emoziona riconoscendosi nelle storie che racconto.
Raffaella Sbrescia
Dal 24 marzo Maldestra presenterà il suo nuovo lavoro e incontrerà i fan negli store delle principali città italiane: il 24 marzo a Roma - Feltrinelli Via Appia Nuova 427 (h 18,00); il 25 marzo a Napoli - Feltrinelli P.za dei Martiri (h 18,00); il 26 marzo a Senigallia (AN) – Mondadori C.so II Giugno 61 (h 18,00); IL 27 marzo a Milano - Mondadori Via Marghera (h 18,00); il 28 marzo a Torino - Mondadori Via M.te di Pietà 2 (h 18,00); il 29 marzo Bologna - Mondadori Via D’Azeglio 34a (h 18,00) e il 30 marzo a Firenze - Galleria del Disco (h 17,30).
Video: Abbi cura di te
Il tour
Dal 12 aprile inizierà il tour che lo vedrà coinvolto anche per tutta l’estate:
12/04 Bologna
Teatro San Leonardo
13/04 Roma
Auditorium Parco della Musica
20/04 Milano
Salumeria della Musica
26/04 Napoli
Teatro Bellini
05/05 Recanati
Teatro Persiani
27/05 Vicenza
Festival
25/06 Montesano sulla Marcellina (SA)
P.za F. Gagliardi
29/06 Salina
Salina Doc Fest
15/07 Odolo (BS)
Festival D-Skarika
28/07 Sant’Anna di Centobuchi (AP)
Piazza