Inutile girarci attorno: “Completamente Sold out” (Carosello Records) è l’album rivelazione di questo autunno. I Thegiornalisti rilanciano i sentimenti e si fanno paladini di chi non ha voglia di trattenersi in nome di chissà quale strategia. In questo disco, il frontman della band Tommaso Paradiso mette sul piatto molte vicende personali e, nel farlo, riesce a creare un’ empatia immediata e viscerale con l’ascoltatore. Al centro di questo “Nirvana laico” c’è ovviamente l’amore ma ci sono anche le illusioni che ci tengono vivi e romanticamente disperati. Ad orchestrare tutte queste suggestioni, la produzione di Matteo Cantaluppi ed un onirico sound che ci riporta a quella dorata patina anni ’80 che, ad oggi, conserva una dimensione di isola felice.
Intervista a Tommaso Paradiso
“Completamente Sold Out” sta riscuotendo tanti consensi. Cosa significa per te dare alla luce un lavoro così personale?
Il segreto è essere riuscito a fare in modo che queste vicende così intime abbiano riscontrato un sentimento di immedesimazione in tante altre persone. I fatti di cui scrivo si ispirano a cose che bene o male accadono a tutti nella vita.
Cosa si prova nel dividere le opinioni altrui?
È normale, finchè si tratta di musica è giusto e naturale che sia così. Se si toccassero altri temi allora il discorso sarebbe ben diverso…
Mi ha colpito la dichiarazione in cui dici che questo è il tuo grido contro il risparmio dei sentimenti. Niente di più vero…
Sì, sono molto innamorato e non amo vivere situazioni di facciatao quelle in cui si fugge per conquistare l’altro. Mi piace buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Quali sono i nuovi paradigmi del romanticismo nel 2016?
Potrei spiegare la cosa facendo riferimento alla serie The Pills. Un like ad una foto scaturisce reazioni importanti, scuote le anime. Poi c’è whatsapp, ci sono gli screenshot e quant’altro. Ormai i paradigmi dell’amore si fanno su Internet.
“Io non amo tenermi e faccio fatica ad apprezzare chi lo fa”. Il tuo è un modo di pensare in netta controtendenza. Come spiegheresti questa chiusura generale?
Siamo diventati tutti campioni a scrivere messaggi stupendi, le emoticons ci hanno liberato dal dover dare le sfumature alle parole. Poi, quando finalmente ti vedi dal vivo con una persona, questo mondo che non esiste si disintegra e fai fatica a guardarla negli occhi; per fortuna nel mio caso non è così.
Come hai lavorato con Matteo Cantaluppi e che strumentazione avete utilizzato per questo “pop spinto”?
Abbiamo usato un sacco di plugin e synth analogici. Ci siamo divertiti molto.
“Sold Out” è il tuo inno…
Sì, questo è il pezzo manifesto del disco perchè racchiude tutti i momenti che ci sono nelle altre canzoni: notte, lacrime, amore, morte, felicita, Lei.
In che senso “le donne sono la spinta di tutto”?
Sono l’unico motivo per cui valga la pena muoversi, non c’è niente di più grande.
Che valore ha per te la notte?
Tutto. La notte è il momento in cui il mio corpo si rilassa e ritrova la pace; tutto il resto del giorno andrebbe passato a letto secondo me.
Che concezione hai della parola morte?
Non mi fa paura l’idea di morire, mi fa più spavento l’ipotesi di stare male.
Qual è la “bellezza” della disperazione?
La disperazione di cui parlo io è una “disperazione romantica”, quella che ti prende la pancia e lo stomaco e che ti sorprende per la sua potenza.
In un’intervista hai spiegato che “Sbagliare a vivere” e “Non odiarmi” vanno considerate insieme, una è il pre e l’altra è il post. La prima parla di quando sai che stai sbagliando, però te ne fotti e continui. “Non odiarmi” invece parla dell’inutile pentimento del giorno dopo. Potresti approfondire questo concetto?
È esattamente così. Se spiegassi le canzoni, leverei alle persone la gioia di ascoltarle.
Video: Completamente
“Fatto di te” è la tua la pop song preferita e perfetta?
Sì.
Perchè preferisci ispirarti e rendere attuale la musica anni ‘80 e ’90?
Perché la ascolto e mi viene naturale. Ovviamente ci ispiriamo anche ad altro, per esempio ai nostri contemporanei che ci piacciono come possono essere, ad esempio, I Cani e Calcutta.
“Continuo a vivere come mi va, sbagliare a vivere mi piace un sacco, se vuoi ti spiego io come si fa”. “Sbagliare a vivere” è uno dei brani più intensi di questo album. Ci racconti come l’hai assemblato?
Una notte sono tornato a casa, ero sul divano e c’era un cielo che sembrava mi venisse addosso. Il pianoforte era lì vicino, avevo in mente un vecchio riff degli U2 e l’ho riattualizzato.
I grandi cantautori italiani sono molto attenti alla scena indipendente italiana. Cosa ne pensi?
Questa è una cosa molto bella. La questione è semplice: quando fai dei numeri, si alza l’attenzione su di te. Per fare un esempio, questo è quanto accaduto ai ragazzi de Lo Stato Sociale quando hanno riempito un intero palazzetto a Bologna.
Come procede la tua carriera di autore? Ho letto che hai scritto un pezzo insieme a Francesco Bianconi. Cos’altro bolle in pentola?
Ho scritto altri pezzi, sono stati tutti presi, tra un po’ scoprirete tutto con le prossime uscite dei “biggers”.
Come sarà il nuovo tour?
Saremo noi tre più due nuovi musicisti. Il live sarà più lungo, ci divertiremo molto con delle canzoni semplici da cantare, verrà fuori un bel mix. Passate a trovarci!
Raffaella Sbrescia
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