Per lo Speciale “Ritratti di Note Danzanti”, abbiamo incontrato Alessandro Cavallo, il ballerino finalista di “Amici 20″. Anche Alessandro ha risposto con grande simpatia e disponibilità alle nostre domande, e a quelle dei Fans giunte numerose in redazione nelle ultime settimane.
Intervista
Alessandro partiamo da un bilancio di questa edizione di “Amici” che per te è stata davvero strepitosa...
“Amici” è un percorso unico. Una esperienza, unica nella vita, che mi ha migliorato molto, e ha cambiato anche la mia concezione della danza. Una bellissima esperienza che mi ha messo alla prova su diversi stili, e ha permesso di mettermi in discussione da diversi punti di vista.
Fin da subito hai stretto un bellissimo rapporto con la tua Maestra, Lorella Cuccarini. Quale è stato il consiglio più prezioso che ti ha dato Lorella?
La Maestra Lorella è stata per me un grandissimo supporto all’interno della Scuola. In primis mi ha fatto conoscere meglio il mondo della danza, poi mi ha dato la fiducia e la sicurezza giusta per provare diversi stili, anche quelli che conoscevo di meno. Mettersi in gioco in una trasmissione che dà così tanta visibilità non è facile, ma lei mi ha sempre incoraggiato. Io mi sono affidato a Lorella Cuccarini totalmente, e ho fatto bene, perchè mi ha fatto fare un percorso fantastico all’interno del programma.
Alessandro dopo “Amici”, in che modo proseguirà il tuo percorso nel mondo della danza? Continuerai solo con lo stile classico o perfezionerai anche il moderno?
Lo stile classico fa parte di me, ma non voglio precludermi nulla, anche perchè non voglio abbandonare tutto quello che ho imparato ad “Amici”. Voglio continuare a mettermi in gioco come ho sempre fatto, e dedicarmi a diversi stili. La curiosità per le cose nuove credo sia fondamentale per l’arte. Io sono comunque aperto a tutto quello che il mondo artistico vorrà offrirmi
Hai mai pensato in qualche momento della tua vita di smettere di danzare?
No, non l’ho mai pensato. Sono nato con la danza, è una passione che mi ha sempre affiancato e nella quale mi sono rifugiato anche nei momenti difficili, quindi non mi sono mai posto questa domanda…
Alessandro e il Musical, in che rapporto sono?
Il Musical mi incuriosisce molto.
Io amo tutto il mondo dell’arte. Dire che sono pronto per il Musical è un parolone, perchè è un mondo assolutamente nuovo per me, e non è semplice. Affronterò anche questa esperienza che mi è stata offerta, cercando di dare del mio meglio, e mettendomi come sempre in gioco. (Alessandro, durante il Talent, ha avuto l’opportunità di partecipare ad un Musical n.d.r)
Alessandro e la Musica. Che generi ascolti e quali artisti ami?
Io amo tutta la musica, ascolto un po’ tutti i generi. Mi piace ascoltare musica e danzare sulla musica da mattina a sera. Ti confesso che ascolto di più musica internazionale rispetto alla musica italiana. Mi piacciono tantissimo Ed Sheeran e James Blunt.
Ci hanno emozionato le tue lacrime in trasmissione mentre danzavi, ed è comparsa sullo schermo in studio l’immagine di tua madre…
Sembra scontato dirlo ma la mia famiglia è tutto, è la mia forza, il mio grande punto di appoggio. I miei familiari mi sono sempre stati vicini, non prendendo mai alcuna decisione al posto mio, e lasciandomi sempre libero di scegliere e di sperimentare. Mi hanno sempre sostenuto, economicamente ed umanamente, qualsiasi cosa decidessi. Mi sono sempre vicini; la loro presenza sarà sempre fondamentale per la mia vita artistica.
Pensando invece alla tua seconda famiglia, quella di “Amici”, con chi hai legato di più?
Ho legato tanto con Aka 7 e Deddy. Tutti e tre abbiamo un po’ lo stesso carattere e lo stesso modo di scherzare, quindi ci siamo trovati subito in sintonia…
So che in casetta ti hanno fatto qualche scherzo divertente…
Me ne hanno fatti tanti di scherzi. Io ho paura delle cose paranormali e dei film horror. I ragazzi ne sono venuti a conoscenza, e si sono organizzati per l’occasione. Una sera, a luci spente, mi sono ritrovato Deddy, che faceva finta di dormire, alle mie spalle, con una faccia strana, e mi sono spaventato. Un’altra volta invece Aka 7 si è nascosto dietro una porta e all’improvviso è balzato fuori. Me ne hanno fatte davvero tante… (Ride… n.d.r.)
Alessandro qual è il tuo piatto preferito?
I cannelloni di mia nonna. Li aspetto tutte le domeniche. Quando so che li prepara, sono il primo ad arrivare. A mezzogiorno sono già a tavola. Sono davvero insuperabili…
Alessandro, un tuo ricordo di una grandissima stella della danza internazionale, Carla Fracci, scomparsa pochi giorni fa…
Sono davvero senza parole e sono scioccato per la sua scomparsa. Ho avuto la fortuna di poterla conoscere e incontrare nell’Accademia nella quale studiavo Danza. Un giorno è venuta ad assistere alle nostre prove.
Con lei se ne va l’emblema della danza italiana, ed un grande punto di riferimento.
Un pensiero alle Pagine Dedicate e ai Fans che ogni giorno ti seguono e ripostano le tue cose. E’ bello essere travolti da un affetto del genere…
Sì, è fantastico avere un appoggio ed un supporto così da parte loro. Mi scuso se non riesco a rispondere sempre a tutti, soprattutto in questo periodo, a causa degli impegni di lavoro e perchè sto trascorrendo più tempo con la mia famiglia.
Voglio però ringraziarli tutti per la fiducia che hanno in me. Mi danno tanta forza, e sapere che credono in me, è bellissimo.
Un’ultima domanda. Quale canzone sceglieresti per una coreografia ideata da te?
Mi permetto di risponderti dicendo quale è stato il pezzo più bello ed emozionante sul quale ho danzato: “La Cura” di Franco Battiato.
Grazie Alessandro, Grazie soprattutto per aver ricordato questo straordinario artista…
Abbiamo incontrato Deddy, uno dei cantanti finalisti del Talent “Amici 20″, in occasione della presentazione dell’Ep d’esordio “Il Cielo Contromano”, già in classifica tra gli Album più venduti d’Italia. Questo risultato si affianca alla Certificazione Oro per “Il Cielo Contromano”, singolo con oltre 13 milioni e mezzo di stream su Spotify, e all’Oro per “0 Passi”, che conta più di 11 milioni di stream su Spotify, e che è tra i singoli più venduti d’Italia secondo la Classifica Ufficiale FIMI/Gfk.
Deddy
Intervista
Deddy, dalla fine di “Amici”, è stato un crescendo di emozioni…
Sì, sono molto felice dei risultati già raggiunti, delle Certificazioni Oro per “Il Cielo Contromano” e “0 Passi”.
Sono la stessa persona che è entrata nel Talent, ma ora ho preso molta più consapevolezza di quello che sono, come artista e come essere umano.
Adesso l’obiettivo è continuare a lavorare e ampliare il gruppo di lavoro, sperando che le persone si ritrovino sempre nelle mie canzoni.
Sarà un’estate di studio, non farò vacanze, e continuerò a perfezionarmi, in vista dei prossimi impegni.
Ci saranno eventi live questa estate?
Non sappiamo ancora nulla. Rimangono fissati gli eventi autunnali. In caso di cambiamenti e nuovi live, aggiornerò il pubblico sui miei canali social. Spero davvero di cantare in tutta Italia al più presto…
Deddy, anche quando facevi un lavoro diverso, il tuo sogno è stato sempre la musica…
In realtà dentro sono ancora il Deddy che lavora come Barbiere, quella persona un po’ timida, ma la musica ha fatto sempre parte di me. E’ il mezzo che mi ha permesso di esprimere sempre i miei pensieri, le emozioni, gli stati d’animo. Non ho smesso mai di inseguire questo sogno; spero di fare musica per tutta la vita.
Come nasce una tua canzone?
In maniera molto semplice. Mi metto al pianoforte, cerco di trovare un mix di accordi che rispecchi lo stato d’animo di quel momento, e inizio a comporre. Le mie canzoni nascono preferibilmente di sera…
Quali sono gli Artisti che hai ascoltato fin da piccolo e che ti hanno influenzato nella tua formazione?
Mi ricordo che papà mi faceva ascoltare da piccolo Claudio Baglioni, Tiziano Ferro, Marco Mengoni, Eros Ramazzotti, molta musica italiana quindi. Poi quando ho avuto il primo telefono cellulare è stata la volta dell’hip pop, per poi tornare ad ascoltare musica italiana, come quella di Fabrizio Moro, Baglioni, e tanti altri. In ogni caso credo che l’ispirazione possa provenire da qualsiasi genere musicale che ascolti…
In questo primo Ep hai collaborato con altri autori, tra i quali Leonardo Zaccaria e Giordana Angi. Quanto è stato importante il confronto con altri autori?
E’ stato molto importante ed utile. Il confronto con altri autori mi ha aiutato a capire quale evoluzione volesse avere la mia scrittura. Questo tipo di lavoro è stato fondamentale per me…
Deddy autore e Deddy interprete. Come convivono queste due dimensioni?
Convivono bene. Vanno d’accordo. L’unica differenza è che quando scrivo, parto da una immagine ben definita. Quando interpreto invece, cerco di mettere la mia verità nella cosa già scritta. Credo che, alla fine, la cosa davvero importante sia mettere se stessi, la propria anima, al centro di tutto. Quando scrivi; quando canti…
Chi avresti voluto tra gli artisti esclusi nella Finale di “Amici”?
Di sicuro Tancredi. La Finale la meritava, come artista e come persona. E’ un ragazzo molto dolce e sensibile.
La cosa bella comunque, è che anche in Finale, ho visto tra di noi molta sportività, una competizione sana che ha spinto tutti gli artisti a dare il meglio di se stessi…
Tra le canzoni di questo primo Ep ce ne è una che ti rispecchia più delle altre?
Sicuramente “Buonanotte”. Questa canzone è proprio Deddy. Deddy che di sera scrive, Deddy che pensa, Deddy con le paure che fanno finta di andarsene, ma che poi ritornano…
Dalle ultime storie e post sui tuoi Social, si evince qualche novità in arrivo. Forse un videoclip?
Chi lo sa?… Lasciamo la cosa in sospeso… (ride… n.d.r.)
Visto che ti intervistiamo ad ora di pranzo… Se questo primo Ep fosse un piatto?…
Ah, sicuramente un antipasto. Un bell’antipasto, in attesa della portata principale…
Un viaggio che ti piacerebbe fare al più presto.
Un viaggio in una di quelle belle isole tropicali, incontaminate, sperdute, dove c’è solo il mare. Mi piacerebbe andare lì e scrivere un disco…
Cosa rispondi adesso a chi durante il Talent ti ha mosso qualche critica. Qualcuno, citando la tua musica, ha parlato di scarsa originalità…
Rispondo che aveva ragione. Io prima di Amici non avevo mai studiato Canto. Avevo nella mia testa una identità ben precisa, ma non riuscivo ad esprimerla, a mostrarla. Ora ho chiara l’idea di quello che voglio essere. Spero di mantenere tutto quello che sono riuscito a creare e fare questo lavoro per tutta la vita…
Intanto ci sono gli Instore, e i concerti, con due date a Milano già Sold Out.
Sì, bellissimo incontrare il pubblico grazie agli Instore. Quando mi hanno detto delle due date Sold Out, non ho realizzato subito. Ho risposto: “In che senso Sold Out”?…
Non ci credevo…
A proposito del rapporto con il pubblico, ogni giorno i tuoi Fans ripostano le tue storie e ti seguono con grande affetto, interessandosi ad ogni aspetto della tua vita. Sei per loro un grande punto di riferimento. Oltre al piacere di raccontare la tua vita sui Social, senti questo come una responsabilità?…
Sì, certo. E’ anche una grande responsabilità. Soprattutto sapere che sei un punto di riferimento per tanti ragazzi, ed un modello da seguire. Però la cosa bella è sentire che in tanti hanno il tuo stesso sogno, e sapere che magari il tuo percorso o le cose che dici possono in qualche modo aiutarli. L’affetto degli altri è impagabile…
Nel nostro viaggio all’interno di “Amici 20″, abbiamo incontrato Raffaele Renda, il cantautore calabrese, tra i protagonisti di questa ultima edizione del Talent condotto da Maria De Filippi. Anche Raffaele ha risposto alle nostre domande, e a quelle inviate dai Fans in redazione.
Raffaele Renda
Raffaele partiamo proprio da “Amici”. Un bilancio umano e artistico di questa esperienza.
Beh, è stata una esperienza assurda. Io sognavo fin da piccolo di partecipare ad “Amici”. Ho provato diverse volte ad entrare nella scuola, e quest’anno mi è stata regalata questa opportunità. E’ stato esattamente il percorso che immaginavo. Prima di tutto non è stato semplice convivere in una casa con tante persone diverse tra loro per sei mesi, ma anche questo mi è servito, perchè ho stretto dei legami importanti; a livello artistico, è stata una bellissima vetrina, sia per presentare il mio progetto, sia perchè ho potuto mettermi in gioco davvero tanto. E’ stata una bella palestra.
Cosa rappresenta per te la musica?
E’ sempre difficile definire cosa sia per me la musica. Io la mattina mi sveglio con la musica e vado a dormire con la musica. Credo di ruotare intorno alla musica e non che la musica ruoti intorno a me. E’ un’amica che c’è sempre stata, e che nei momenti difficili mi ha sempre rimesso in riga.
La tua musica unisce al talento autoriale una grande tecnica vocale, che ti permette di interpretare al meglio sia canzoni di artisti uomini che di donne.
Sì, volevo chiarire la questione della tecnica vocale, perchè mi è stata spesso contestata. Avere una buona tecnica vocale ti permette di avere una stabilità quando devi veicolare delle emozioni; non è solo un modo per cantare bene, ma ti permette di gestire diversi lati del canto. Molte cose della mia tecnica vocale le ho apprese ascoltando, poi in un secondo momento sono arrivato a perfezionarla. Ho ascoltato davvero di tutto, mi sono contaminato di cose e artisti diversi, perchè poi ogni artista ha un modo personale di cantare. Ho ascoltato molta più musica internazionale che italiana, la musica indiana, la musica orientale, ecco perchè mi affascina anche quel mondo.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Tra gli internazionali Stevie Wonder, Ne-Yo, Bob Marley, Chris Brown, Rihanna, la musica R&B dei primi anni duemila. Per quanto riguarda la musica italiana, ho sempre ascoltato i Cantautori, perchè li ascoltavano i miei genitori, ma gli artisti che in qualche modo mi hanno segnato di più sono Mango ed Elisa. Apprezzo molto anche gli artisti della Scena Urban.
C’è molta curiosità da parte dei tuoi Fans sulla canzone “Focu Meu”. Sarà pubblicato come singolo?
Non mi aspettavo così tanto interesse su questo pezzo, e ne sono felice. E’ un pezzo al quale tengo tanto. Uscirà di certo come singolo…
Raffaele, il primo inedito presentato ad “Amici” è stato “Il sole alle finestre”. Questa canzone nasce da una storia vissuta in prima persona?
Sì, è un pezzo molto autobiografico. Sin dalla prima strofa racconta ciò che ho vissuto. E’ un viaggio nella mia vita, dall’infanzia, all’adolescenza, fino alla vita di oggi. E’ una canzone che parla anche del mio rapporto con la musica, e delle difficoltà che ho dovuto affrontare in questo mondo. Ho dovuto lottare tanto perchè le persone accanto a me accettassero che volevo fare questo nella vita. Il pezzo parla anche di tante cadute, di porte in faccia ricevute, e della speranza di andare avanti, nonostante tutto. Bisogna cercare la luce anche quando si vede tutto nero. Mi rendo sempre più conto che è un pezzo contestualizzabile anche al momento che stiamo vivendo. Molte persone mi scrivono proprio per dirmi questo. Che la storia che racconto appartiene anche alle loro vite. Credo che questa sia la cosa più bella che possa succedere con una canzone…
Video: Il sole alle finestre
Quando sei triste, preferisci scrivere o parlare con qualcuno?
Preferisco parlare con qualcuno. Quando sono giù, non riesco subito a scrivere qualcosa, devo prima metabolizzare il momento, la situazione, rendermi conto di quello che sta succedendo attorno a me, e di cosa fare per affrontare la situazione. Poi arriva la scrittura. Molte volte succede che mi chiuda in me stesso, ed è una cosa sbagliata, perchè comunque non riesco a trovare una soluzione. La cosa migliore è sempre parlare, condividere con un’altra persona…
Cosa rappresenta il tatuaggio che hai sul polso?
E’ un tatuaggio molto importante per me. E’ una parte dell’affresco di Michelangelo “La Creazione di Adamo”.
E’ la mano che lui tende a Dio, ma vista secondo la mia personale interpretazione. L’altra parte del dipinto ce l’ha tatuata mio fratello. E’ una sorta di promessa per lui, per dirgli che ci sarò sempre e per sempre, e ogni volta che avrà bisogno di una mano io sarò lì ad aiutarlo. E’ un tatuaggio che amo tantissimo.
Raffaele quale è stato l’insegnamento più prezioso della tua Coach Arisa?
Ce ne sono stati tanti di insegnamenti in sei mesi dentro la scuola. Lei è un’artista pazzesca. La stimavo già prima di entrare nella scuola, e lavorare a stretto contatto con lei non ha fatto altro che confermare e rafforzare la mia opinione. Mi ha trasmesso tanto, sia a livello artistico che a livello umano.
Una cosa che mi rimarrà impressa per sempre è un consiglio specifico che mi ha dato in una settimana particolarmente stancante, in un momento in cui non stavo bene fisicamente e avevo il morale a terra, ovvero quello di isolarmi, stendermi sul letto al mattino e alla sera, fare un reset di tutti i pensieri, e di concentrarmi solo sul respiro. L’ho fatto, ed effettivamente aveva ragione. E’ una sua tecnica di meditazione che mi ha aiutato e mi porterò per sempre.
Qual è la paura più grande di Raffaele?
La paura dell’incognito e del futuro (Oltre a quella per i ragni… ride n.d.r.)
Ho paura del futuro, di quello che magari succederà tra dieci anni, ma non ci penso. Mi vivo il presente e tutto quello che arriva.
Un messaggio arrivato in redazione recita: “Raffaele sei il nostro sole alle finestre”. Un pensiero a tutte le Pagine Dedicate e ai Fans che ogni giorno ti seguono con grande affetto…
Sono davvero carini. Non mi aspettavo questo affetto smisurato. E’ bellissimo avere attorno persone che ti sostengono al pari della tua famiglia, difendendoti a spada tratta. Non vedo l’ora di incontrare tutti i Fans in un concerto o da qualsiasi altra parte per poterli stringere tutti. La cosa che voglio dire a loro è di sognare sempre in grande perchè è un pò anche il mio motto, e di lottare, perchè prima o poi le cose arrivano.
La prima cosa che hai fatto appena tornato a casa?
Andare a vedere il mare e mangiare il mio piatto preferito, la Parmigiana di Melanzane.
E’ stato bellissimo anche rivedere i miei genitori. Quando sono andato al mare, mi sono seduto a guardare l’orizzonte, rimanendo in silenzio. Dopo tanto tempo in casetta, avevo bisogno delle piccole cose…
È uscito il 13 maggio, “PARADOSSALMENTE”(Label: Papa Musìque / Distribuzione: Believe Digital), il nuovo album del cantautore jazz “barisiliano” DARIO SKÈPISI. Il disco è inserito all’interno della “Programmazione Puglia Sounds Record 2020/2021 – REGIONE PUGLIA FSC 2014/2020 Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro”.
“Puglia e Brasile si incontrano nell’arte di Dario Skèpisi. Le dieci tracce del disco, che vedono la partecipazione di nomi d’eccezione del panorama jazz nazionale e internazionale, quali Gaetano Partipilo, Giuseppe Bassi, Agostino Marangolo, Mirko Signorile, Nando di Modugno, Pierluigi Balducci, Gianni Iorio, per citarne solo alcuni, porta a compimento un ciclo artistico che è riuscito a fondere perfettamente suoni e sonorità brasiliani alla lingua e alle storie baresi.
Dario Skèpisi
Intervista
Vorremmo subito entrare nel vivo del tuo nuovo album “Paradossalmente” per chiederti di raccontarci l’anima, la genesi e lo sviluppo di questo progetto.
I paradossi non seguono un percorso logico e “paradossalmente” mi è sembrato il titolo azzeccato per le diverse scelte letterarie, musicali e di produzione esecutiva che ho sempre ritenuto di inseguire in questo lavoro. Un esempio su tutti? Provate a girare l’immagine della copertina, vi ritroverete una foto, che, vista al contrario, paradossalmente, sembra un dipinto. E anche questo, paradossalmente, mi ha emozionato.
La tua arte si è sempre fregiata di importanti collaborazioni con musicisti di importante caratura. Anche stavolta il livello è alto e i nomi sono altisonanti. Ti va di raccontarci il lavoro in studio e gli incontri artistici che segnano gli arrangiamenti di questo lavoro?
Ci sarebbe tanto da raccontare, ogni collaborazione ha impreziosito il mio lavoro, e trovandomi in piena empatia con ognuno di questi grandi musicisti, con i quali ho condiviso anche diversi live, questo ha dato luogo a “soluzioni” armoniche su una pre-produzione da me creata con l’ausilio di un programma software (LOGIC PRO) che utilizzo da anni e mi permette di offrire arrangiamenti, scelte ritmiche e armoniche che nascono, ovviamente, da un’idea con la mia chitarra e la mia voce. Mi piace raccontare, per esempio, che sul brano Amambarà nel finale, ho messo in loop una frase del solo del tenorista Carrabba che mi aveva colpito molto.
Parliamo di lingue e di utilizzo del dialetto. Da dove nasce l’esigenza di scrivere e cantare in barese e come cambia secondo te, la veicolazione dei messaggi delle tue canzoni esprimendoti in dialetto?
È nata davvero per caso e quindi è un altro paradosso. Le parole tronche del barese lo rendono ritmico “e con un gioco di parole” come recita il testo di Barisiliano, il mio dialetto può sembrare, come il portoghese, in perfetta sintonia con le sonorità brasiliane. Questo mi ha permesso di “raccontare” in maniera più autentica la mia terra.
Raccontaci come affronti il processo di scrittura dei tuoi testi e quali sono tematiche che ti stanno più a cuore.
I miei testi nascono da stati d’animo o dalla voglia di conoscere e far conoscere storie interessanti. Soprattutto con i testi in dialetto ho avuto l’opportunità di riscoprire storie vere e incredibilmente sconosciute, come in U monde russe, brano che parla della scomparsa di un isolotto prima che un fenomeno di bradisismo lo facesse “inghiottire” dal mare e con lui tutte le meravigliose storie che racconto in questo testo.
Video: Paradossalmente
Come si è evoluto il tuo rapporto con il Brasile e la musica brasiliana nel tempo?
È stata un’evoluzione cadenzata da importanti incontri con artisti brasiliani e con musicisti e professionisti italiani legati all’universo musicale e culturale brasiliano. Uno su tutti il mio amico Max De Tomassi conduttore della mitica trasmissione Brasil di Rai Radio Uno, ora Stereonotte/Brasil, che ha sempre sostenuto con interesse la mia sperimentazione di contaminazione tra testi in dialetto e sonorità brasiliane. Diverse collaborazioni con musicisti brasiliani e il coinvolgimento a promozioni e connessioni dirette con radio, televisioni e manifestazioni in Brasile grazie alla preziosissima amica giornalista Sandra Bandeira, ha fatto il resto. Ma, paradossalmente, non sono mai stato in Brasile e il desiderio di andarci rientra, sicuramente, nei miei prossimi progetti live.
Quali sono i tuoi progetti paralleli in corso?
Ad ottobre, per il Festival Time Zones, porterò in scena “Caro Endrigo”, un omaggio al grande cantautore Sergio Endrigo che ci ha regalato brani meravigliosi. Ci sto lavorando in questi mesi e la considero una sfida non facile, per il rispetto che nutro verso di lui, la sua poetica e straordinaria musicalità. Arrangiare i suoi capolavori e ricercare contenuti letterari con il supporto narrativo dell’attore di Totò Onnis, non è impresa facile!
Cosa pensi dello scenario jazz italiano in questo momento e come pensi che si possa ripartire al meglio dopo lo stop dovuto alla pandemia?
Secondo me il Jazz italiano gode di ottima salute, i punti fermi della storia del Jazz d’oltre oceano rimangono riferimenti imprescindibili, ma trovano nuova linfa negli straordinari talenti che nascono in ogni parte del mondo. Ritengo che le “contaminazioni”, che fanno storcere il naso ai cosiddetti puristi, arricchiscono il linguaggio tradizionale Jazz, del quale bagaglio di ascolto e di conoscenza però non si può prescindere, poi il talento e il cuore di ogni musicista lo farà integrare nel proprio mood. Si deve ripartire dai live, dalle produzioni di qualità e dalle “offerte” musicali di ogni territorio. La Puglia, ad esempio, può offrire molto, e proprio con quel pensiero meridiano, di cui parlava il Sociologo Franco Cassano, si può realizzare l’opportunità di mettere al centro la nostra storia culturale e musicale rendendola protagonista grazie alla presenza di un collettivo di musicisti, artisti, professionisti della cultura e dello spettacolo pugliesi di straordinario talento.
Parlaci del brano “Cape Uastate”: come nasce, che messaggio racchiude e in che modo si colloca all’interno del disco?
Per alcuni ragazzi, cape uastate, la strada è stata cattiva maestra e ogni reato commesso è il risultato di una vita spesso condotta nel degrado socio culturale delle periferie e nell’abbandono. La società civile deve prendersi carico di queste realtà per “trovare una ragione vera per ricostruire”, con la musica ad esempio. Mi piace citare, a tal proposito, “El sistema” di José Antonio Abreu attuato in Venezuela che ha contribuito al recupero di migliaia di ragazzi attraverso un programma di didattica musicale pubblica. Il brano funk che ricorda volutamente il mood del grande Pino Daniele (con Agostino Marangolo alla batteria) rientra nel paradosso di un disco pensato ad avere più anime e diverse influenze che hanno accompagnato il mio percorso che non è solo rivolto alle sonorità carioca. E, paradossalmente, il brano è già in finale nel contest Nazionale “Je so pazz” edizione 2021 dedicato a Pino Daniele, che si terranno a fine Luglio.
Il tuo estro creativo regala una nuova veste a “Padrone mio”. Raccontaci di più di questa idea…
Si tratta di un omaggio al cantautore pugliese Matteo Salvatore. Questa è la sua versione, nel dialetto di Cerignola (Foggia), di un canto popolare di un anonimo siciliano che racconta la condizione di sfruttamento dei contadini nel sud Italia. Mi è sembrato giusto fare richiami corali afro e dare una veste nuova “progressive” a questo canto “popolare” che racconta di uno sfruttamento che ancora oggi è perpetrato nelle nostre campagne, e che, paradossalmente, ci vede come i nuovi carnefici di altri esseri umani.
Infine arriviamo a “Soli” brano strumentale che fa parte del lavoro teatrale, monologo musicato, “Binari Paralleli” tratto dal racconto di Italo Calvino “L’avventura di un soldato” portato in scena da te e dall’attore Maurizio De Vivo. Parlaci di questo progetto e di eventuali nuovi sviluppi in tal senso.
Ho voluto concludere con uno dei brani composti appositamente per musicare uno splendido testo di Calvino. Con la sua ineguagliabile capacità descrittiva lo scrittore italiano in questo racconto narra delle vicende che accadono nello scompartimento di un treno tra un giovane soldato di fanteria ed una misteriosa ed attraente vedova. Tutto ciò ha stimolato la mia creatività nel riportare quelle emozioni in musica. Di questo Monologo Musicato è stato da me realizzato un audio-racconto e spero possa avere al più presto la possibilità di essere pubblicato.
Lo spettacolo teatrale, come per tutti, ha avuto un fermo covid, ma presto rientrerà sicuramente in scena quanto prima, reduce da un responso positivo di pubblico e di critica già riscontrato nelle prime date.
Esce oggi Bingo (Island Records), il nuovo album di Margherita Vicario: 14 tracce che fotografano il variegato mondo di questa giovane artista a compendio di un percorso compositivo durato due anni.
Margherita Vicario cover album
Scritto tra Roma e Torino dalla stessa cantautrice, Bingo è un un progetto che scruta e legge il presente in maniera audace e mai banale, anche quando vuole esserlo. Alla produzione dell’intero progetto troviamo Davide ‘Dade’ Pavanello, “il padre stilistico di questo nuovo disco, che ha voluto trovare per me un suono che fosse riconoscibile e mio, senza incasellarmi in un solo genere ma permettendomi di sperimentare liberamente” racconta Margherita.
“Il nome Bingo è nato quasi per caso.” - racconta Margherita - “Due anni fa Dade mi chiese di raccogliere tutti gli spunti per la mia nuova musica in una cartella del computer. Senza pensarci troppo, la rinominai proprio Bingo e quasi subito capimmo che quello poteva già essere il titolo del mio nuovo lavoro. Il bingo è un luogo multiculturale” prosegue “mi piace pensare che persone di luoghi e tradizioni completamente diverse si ritrovino in uno stesso posto, uniti a divertirsi e tentare la fortuna. Bingo però è anche un’esclamazione che si ricollega solitamente a tutti quegli accadimenti totalmente casuali, di pura fortuna, quelli che non sai mai come va a finire: per me il progetto è stato invece la concreta realizzazione di un lavoro minuzioso, costante e attento in cui io e Dade abbiamo creduto fin dal primo giorno. E’ stato il frutto di una sana lotta gioiosa, che sono contenta di poter condividere ora con tutti i miei fan”.
Un viaggio quindi, quello di Bingo, attraverso mille atmosfere, sonorità e temi completamente diversi, legati dallo sguardo curioso e audace di un’artista che non si tira mai indietro.
A fianco di Margherita in questo nuovo lavoro anche cinque artisti legati a lei da un forte rapporto di stima, amicizia e da una comune visione della musica: Elodie e Davide Petrella, con cui Margherita ha rispettivamente cantato e composto XY, i rapper Izi e Speranza, a fianco di Margherita nelle già conosciute e apprezzatissime Romeo e PIÑA COLADA e Dardust, producer multiplatino, autore e compositore, che lavora alla produzione di Giubbottino insieme a Dade.
Durante l’estate Margherita sarà impegnata su due fronti: da una parte il tour di Bingo con la sua band, organizzato da Vivo Concerti (tutti i dettagli a breve su www.vivoconcerti.com), e dall’altra sarà ospite dell’Orchestra Multietnica di Arezzo per ii nuovo spettacolo ”Storie della buonanotte per bambine ribelli”, di cui abbiamo visto un assaggio al Concerto del Primo Maggio di Roma.
Video: Come va
Ciò che colpisce di Margherita Vicario è la predisposizione a mettersi in gioco sempre con grande energia e voglia di ricerca e sperimentazione. In questo percorso durato due anni e mezzo, la Vicario fotografa 14 mondi diversi e insieme a Dade ha dato vita e forma a idee, input, esperimenti, esperienze di vita.
“Per questo disco ho fatto proprio le cose per bene”- spiega Margherita in conferenza stampa- “Io e Dade siamo stati chiusi in studio, faccia a faccia e con i nostri esperimenti ma con mezzi diversi. Con l’ingresso in Island Records, dopo i primi tre singoli con Inri, ho avuto la possibilità di proseguire il mio modus operandi senza limitazioni di alcun tipo. Ci tenevamo a lavorare ad ogni traccia con grande cura, sono riuscita anche ad inserire tutta la parte visual con i video e questo ha fatto molto bene al progetto. Da donna, parlo dell’universo femminile basandomi sulla mia esperienza vissuta in prima persona. Il femminismo è un tema talmente gigante e scivoloso che il mio approccio non può essere ideologico bensì empirico. È tutta una questione di statistica, di dati e di specchio della società.
Parlo anche di soldi, proprio quelli che la mia generazione cerca sentendo molto da vicino il tema della precarietà e della mancanza di garanzie. Nelle mie canzoni si parla anche di religione ma senza toccare la spiritualità intima di ciascuno. Semplicemente ritengo che in uno stato laico non dovrebbero esserci ingerenze religiose e giudizi morali.
Prima di essere una cantautrice, sono cittadina di questo paese e partecipo attivamente alla vita sociale. Nel brano “Orango Tango”è come se il fumetto che è nella mia testa abbia preso vita in modo onirico. La politica è diventata pop, nel senso che i politici sono spesso associati a dei meme sui social network e la cosa grottesca è che certi messaggi violentissimi riescono addirittura a far ridere. Tutto questo mi lascia particolarmente perplessa ma sono terrorizzata dal peso dei grandi temi, detesto i detentori della verità, per questo parto sempre da esperienze personali e uso l’ironia caustica, questo è l’unico modo che conosco per affrontare cose di una certa rilevanza.
Di fronte al pregiudizio di alcuni che possono non guardare di buon occhio il fatto che io sia attrice oltre che cantautrice, rispondo che diversamente dal mondo anglosassone che ha un’altra concezione dell’intrattenimento, il vecchio continente è impostato sull’idea che chi fa tante cose insieme possa farle male. Dal mio canto, ho appena terminato una serie per Rai 1, lavoro per compartimenti stagni e do il massimo in ogni nuovo progetto. Se dal 2011 avessi fatto solo musica, magari adesso sarei in altro punto ma se non facessi anche l’attrice, non scriverei come scrivo. Per il futuro spero d collaborare con artisti stranieri, ascolto tanta musica francese e vorrei collaborare con qualcuno di loro. Non escludo di poterlo fare molto presto, intanto mi sono concentrata su “Bingo”, guardando la scena musicale da vicino, ho cercato un modo di evolvermi ma anche di semplificarmi e di essere divertente; la mia penna è rimasta la stessa ma con un po’ più di struttura e occhio verso l’esterno”.
Dal 7 maggio sarà disponibile PAESAGGIO DOPO LA BATTAGLIA, il primo album di Vasco Brondi dopo la conclusione del progetto artistico Le Luci Della Centrale Elettrica. Il disco è autoprodotto da Cara Catastrofe e distribuito da Sony Music. 10 tracce, scritte e prodotte tra Ferrara, Milano e New York, raccontano la nuova visione del cantautore tra battaglie intime e universali, battaglie di crescita e di ricerca, battaglie di perdite e di conquiste. Paesaggio dopo la battaglia è composto da racconti per voce e cori, per orchestra e sintetizzatori. In ogni canzone c’è qualcuno che ricerca fiduciosamente anche in tempi difficili, tra le leggi della città e quelle dell’universo. Dopo la battaglia c’è una pace incerta, piena di ferite o piena di sollievo. C’è qualcuno che chiama un nome tra le macerie, qualcuno che risponde. Nel suo nuovo lavoro Vasco Brondi rivela il suo modo di vedere le cose, la sua sensibilità e la profondità con cui analizza il mondo che lo circonda attraverso un cortocircuito tra atmosfere diverse, e un insieme di battaglie, intime e universali, tenute insieme da una voce narrante accompagnata da strumenti fantasma: un’orchestra di fiati, un pianoforte, un coro gospel e vari sintetizzatori. La cover del disco è una foto inedita di Luigi Ghirri, omaggio alla figura e all’opera del grande artista italiano, filosofo del silenzio.
Il disco, la cui produzione artistica è curata da Taketo Gohara, Vasco Brondi e Federico Dragogna, si arricchisce della partecipazione e la collaborazione di numerosi musicisti di importanza internazionale: da Mauro Refosco (Red Hot Chili Peppers, David Byrne) a Paul Frazier (David Byrne), fino ad arrivare ad Enrico Gabrielli e Alessandro “Asso” Stefana (PJ Harvey, Vinicio Capossela, Mike Patton).
Nella prima tiratura limitata, disponibile al link https://bit.ly/pdlbvb, il CD è accompagnato dal libro Note a margine e macerie, un diario on the road in una nazione deserta, racconto dei tragitti tra uno studio di registrazione e l’altro, di notti silenziosissime tra Milano, Ferrara e i ricordi di un viaggio in India, di un inverno a Lampedusa e dei paesi disabitati dell’Italia interna. È in queste pagine che Vasco ha voluto annotare tutto ciò che esonda dalle canzoni, che per natura, invece, richiedono una certa sintesi. Le sensazioni e i pensieri che l’hanno accompagnato nelle fasi di scrittura sono parte integrante di questo grande progetto. Gli eventi incontrollabili, l’evolversi del mondo, la storia e le circostanze del momento hanno fatto il resto.
L’ascolto si apre con 26000 giorni, un brano dalle liriche alte e dalle atmosfere sognanti, un canto libero che vuole ricordarci che siamo qui per rivelarci, non per nasconderci. 26000 giorni è l’età media mondiale degli esseri umani, settantun anni, che in termini di giorni suona diversa, rivela fragilità e diventa quasi un’emergenza: avere i giorni contati dà più valore a ogni cosa. A seguire troviamo Ci abbracciamo, brano dal titolo più evocativo del momento, che prende vita l’idea delle canzoni come richiami per gli esseri umani, forti grida alla libertà e all’amore in tutte le sue forme. Amate e fate quello che volete, uno dei versi chiave di questa poesia in musica, richiama il proposito di Sant’Agostino. Città aperta è una dichiarazione, ci sarò sempre per te attraverso le ere cosmiche da una vita all’altra infrangendo leggi fisiche. La title tracksi presenta, invece, come una fotografia attualissima ed estremamente chiara della nostra attuale situazione. Al suo interno si mischia l’Italia di varie epoche quella dei partigiani descritti da Fenoglio che corrono tra gli spari giù dalla montagna senza divisa e quella dei rider che corrono in bicicletta tra le macchine in missione per una multinazionale. All’interno di questo Paesaggio dopo la battaglia, Mezza nuda è il capitolo emotivo e ha il compito di ridare la giusta proporzione agli esseri umani. Questo brano è un romanzo di formazione che rivive una storia d’amore dai sedili di un treno interregionale per Milano e va a sfidare le dinamiche e lo stile di vita di una grande e caotica città, che sa offrire opportunità come nessun’altra ma anche mettere a dura prova legami e rapporti. Due animali in una stanza è un grande e ininterrotto sospiro. Due animali in una stanza è una canzone d’amore anomala perché è pieno di canzoni che parlano dell’inizio di un amore o della sua fine ma questa ci racconta della sua durata, tutta la parte in mezzo che di solito non viene cantata. Adriatico è un’ode all’omonimo mare visto come spazio poetico, un inno alla bassa marea e alle acque torbide, dove si può camminare centinaia di metri con l’acqua alle caviglie senza scorgere il fondo, un canto popolare per i lidi anni Sessanta, con i bar sulle spiagge e le distese di ombrelloni. Le sonorità sono quelle tipiche della banda di paese, fiati e percussioni in chiave tradizionale danno un’impronta eroica e leggendaria al brano. I cori e il clarinetto degli Extraliscio, tra cui Moreno il Biondo arrangiatore e capo banda da sempre dell’Orchestra di Casadei, si aprono maestosamente nel finale del pezzo rendendolo un inno profondo e liberatorio. Il protagonista di Luna crescente è partito per cercare qualcosa che non sa se troverà, qualcosa che risale a un passato che non smette di ardere, ha semplicemente fiducia nell’universo e gli va incontro. Chitarra nera è il primo estratto dal disco ed è un brano importante, un flusso di pensiero sereno e allo stesso tempo lancinante, che non rispetta nessuna regola musicale o di metrica, scritto senza pensare alla forma che dovrebbero avere le canzoni. L’ascolto si chiude con Il sentiero degli dei, l’ultima traccia del disco e l’unica in cui Vasco decide di suonare la chitarra acustica, pura e grezza, non addolcita. Il brano prende per mano l’ascoltatore e con l’ultimo verso ricorda la provvisorietà dell’uomo rispetto all’universo: siamo solo due forme di vita nel terzo pianeta del sistema solare.
Ecco cosa ci ha raccontato Vasco Brondi in occasione della presentazione del disco: Parlare di questo mio nuovo lavoro mi ha permesso di capire meglio e a posteriori tante decisioni che ho preso rispetto alle canzoni che ho scritto. Paesaggio dopo la battaglia è un buon contenitore per tutti gli altri brani e racchiude battaglie intime, collettive e universali. La foto di copertina rappresenta la capacità umana di risorgere nel momento in cui ci si mette d’impegno ed è anche la metafora dell’Italia, capace di uscire dall’apocalisse scollandosi la giacca e tirando dritta. Mi sono reso conto che la copertina fosse importante perché mi riportava al punto di partenza: il primo brano Chitarra Nera è uscito fuori dopo due anni che non scrivevo più niente. Sono tornato per raccontare il cerchio e continuarlo, non è una chiusura.
Video: Chitarra Nera
Mi sono accorto che la mia battaglia è stata proprio quella di scrivere il disco: un percorso fatto di allontanamento e inversione sfociato in una illuminazione: siamo qui per rivelarci e non per nasconderci. Questo è il mantra del disco. Chitarra nera segue un filo di verità che mi è servito per esprimermi e liberarmi. Questo è un disco in cui esco con il mio nome per la prima volta e ho reagito circondandomi di persone. Tra tutti mi sono confrontato con Mauro Refosco ed è stata un’esperienza forte, importante, travolgente. Mi sono accorto che fosse indispensabile seguire la mia direzione, senza sentirmi in obbligo di subire. Ho seguito la possibile di essere autentico, ho iniziato a scrivere un po’ prima del lockdown, poi la scrittura ha preso una eco importante durante la pandemia. Il tema del disco è rimettere gli esseri umani nella giusta proporzione rispetto al resto; da dominatori dell’universo, la pandemia ci ha ridimensionato e non poco.
Il processo di scrittura non è mai stato forzato, ho atteso che uscisse fuori la necessità di farlo, ho rispettato il tempo del silenzio e della riflessione, sì ci ho messo 4 anni, un tempo fuori luogo e controproducente ma questo era l’unico modo possibile per esprimermi. Ci vuole una certa fede per mettersi in cerca, guardarsi dentro e attorno e cercare di evolversi.
Chitarra nera mi ha fatto iniziare a scrivere il disco. Negli ultimi tre anni mi sono ripreso la musica e la scrittura come mio intimo strumento, questo mi metteva in soggezione rispetto al pensiero che questa musica sarebbe stata condivisa proprio perché si tratta di uno strumento di conoscenza di me stesso ma anche di conoscenza dell’esterno. L’ambizione espansionistica non mi corrisponde, la musica è il mio anticorpo, rafforza il sistema immunitario dell’anima. In base a questo presupposto ho iniziato a concepire la musica in modo verticale, ne ho studiata tanta, principalmente quella che non è fatta per essere venduta, bensì pensata per altri momenti della vita umana. Questo mi ha fatto capire di non sottovalutare il mistero che c’è dentro le canzoni e mi ha fatto riacquisire fiducia attraverso un meccanismo che non riesco a tradurre razionalmente. Per me è importante che nelle canzoni ci sia il soffio della vita, le canzoni sono fatte di dettagli che si contraddicono, questo è quello che siamo tutti noi: dei grandi cortocircuiti. Siamo governati dalle stesse leggi che governano la natura, non siamo macchine.
Vasco Brondi
Nell’uscire dalla città, ho ritrovato la necessità di scrivere, ho un file da centinaia di pagine in cui mi sono ripromesso che qualunque cosa uscirà, resterà per me. Mi autoproduco da sempre, faccio questo lavoro a contatto diretto, ci sono cose che non sono accettate come la timidezza, il distacco e la riservatezza, questi sono temi di riflessione costante per me. Non ho il controllo totale delle canzoni, temevo di scrivere per l’attualità ma non potevo ignorare qualcosa che ci toccava da vicino. Le canzoni non devono essere documenti storici ma lirici, credo che in ogni canzone ci sia la scintilla dell’eternità, la possibilità di trascendere e di andare nel profondo, di togliere la polvere ai giorni. Uso questo mezzo per custodire il fuoco, per aprirmo e non difendermi dagli altri, questa battaglia mi dà coraggio e tranquillità e fa passare la paura di esporsi. Quest’estate sarà rocambolesca, ci ritroveremo in luoghi intimi e cercerò di sfruttarli per guardare le persone negli occhi, sarà tutto in itinere ma spero di arrivare un po’ ovunque con un concerto minimale che ci permetterà di ritrovarci tutto nello stesso momento e nello stesso luogo.
Raffaella Sbrescia
Video: Ci Abbracciamo
È per il suo interesse per il mondo e per gli esseri umani e la sua profonda sensibilità, che Vasco, cantautore, musicista e scrittore, sarà protagonista di una serie di prestigiosi incontri organizzati presso alcuni importanti Atenei italiani con antropologi, filosofi, filologi, psicologi e scrittori. Questi dialoghi saranno anche occasione per presentare il suo nuovo progetto PAESAGGIO DOPO LA BATTAGLIA e svelarne retroscena e processi compositivi, aprendosi al confronto con docenti e nuove generazioni.
I primi cinque incontri di questa serie di appuntamenti, che continuerà fino alla fine dell’anno, sono:
10.05 – Università Statale di Milano Dipartimento di Filosofia dialogo con il Prof. Andrea Borghini 11.05 – Università degli Studi di Napoli Federico II Dipartimento di Studi Umanistici dialogo con la Prof.ssa Fortuna Procentese
14.05 – Università di Siena Dipartimento di Filologia e Critica delle letterature antiche e moderne dialogo con il Prof. Claudio Lagomarsini
18.05 – Università degli Studi di Trento Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dialogo con il Prof. Nicola De Pisapia
25.05 – Università di Bologna Dipartimento di Filosofia e Comunicazione e Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita dialogo con i Prof. Stefano Marino e Lucio Spaziante
Il NUOVO TOUR, organizzato da IMARTS International Music & Arts in collaborazione con Gibilterra Management, vedrà Vasco esibirsi in alcuni degli scenari più suggestivi e incantevoli d’Italia.
Queste le prime date annunciate, info e biglietti a breve vascobrondi.it:
28 GIUGNO – ESTATE SFORZESCA 2021 CASTELLO SFORZESCO, MILANO (MI)
30 GIUGNO – ESTATE FIESOLANA TEATRO ROMANO, FIESOLE (FI)
13 LUGLIO – SEQUOIE MUSIC PARK PARCO CASERME ROSSE, BOLOGNA (BO)
16 LUGLIO – FLOWERS FESTIVAL COLLEGNO (TO)
18 LUGLIO – FESTIVAL ESTATE AL CASTELLO VILLAFRANCA NON SI ARRENDE 2021 CASTELLO SCALIGERO, VILLAFRANCA DI VERONA (VE)
21 LUGLIO – VILLA OLMO FESTIVAL COMO (CO)
30 LUGLIO – TENER-A-MENTE FESTIVAL sezione “INDIECATIVAMENTE” VITTORIALE DEGLI ITALIANI, GARDONE RIVIERA (BS)
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