Torna Nesli con il un nuovo album, Vengo in pace in uscita per Polydor / Universal Music, che chiude idealmente la trilogia iniziata nel 2015 con Andrà tutto bene. Un percorso musicale alla ricerca di una serenità e di un equilibrio interiore passando attraverso il peggio di sé. Per dare vita a questo unico discorso musicale Nesli, affiancato dal suo produttore, Brando, ha lavorato senza sosta in cinque diversi studi di registrazione dando ad ogni canzone il giusto habitat. Anche per questo è stato naturale il ritorno ad un cantato fatto di quelle ritmiche serrate che lo hanno sempre contraddistinto, dove sono le parole a piegare la musica e adattarla al concetto e non il contrario.
Instore tour:
21/03 – ROMA – Instore al Largo Venue in occasione del concerto
22/03 – NAPOLI – Mondadori Via Luca Giordano h. 18:00
24/03 – MILANO – Mondadori Duomo h. 17:30 –
25/03 – TORINO – Feltrinelli Stazione h. 18:00
27/03 – PADOVA – Mondadori Piazza dell’insurrezione
28/03 – FIRENZE – Instore all’Auditorium Flog in occasione del concerto
30/03 – STEZZANO (BG) – CC Le Due Torri h. 17:00
Il nuovo disco di Ligabue “Start” è uscito da poco più di una settimana ed è già in cima alle classifiche di vendita. Quale occasione migliore per decidere di festeggiare alla grande? E così è stato. Luciano Ligabue ha indetto una grande festa, in collaborazione con Spotify, per lo zoccolo duro del “Bar Mario” e per qualche decina di giornalisti con un concerto a porte chiuse che si è tenuto presso la discoteca Italghisa di Reggio Emilia, ovvero il luogo dove nel 1992 aveva inizio la sua carriera. Il concerto è stato esattamente come si propone di essere anche il disco: conciso, asciutto e diretto con dei messaggi chiari e senza dietrologie. L’energia primodiale di questo lavoro ha incontrato la produzione di Federico Nardelli, un giovane che conosciamo per averlo visto accostare a Galeffi e Gazzelle e che insieme a Ligabue, sceglie di restringere il campo e le sfumature sonore. Il live ne acquisisce compattezza, un modo di tenere il palco tirato e senza orpelli che piace e che mostra i “muscoli” di Ligabue e della sua storica band.
Questo nuovo inizio per Ligabue apre uno spiraglio sulla voglia di rimettersi in gioco, di cambiare penna e, perchè no, trovare nuovi spunti narrativi dopo circa 30 anni di grandissimi successi.
Ma torniamo al live all’Italghisa: due cose in particolare saltano all’occhio: i fans di Ligabue conoscono già a memoria tutti i brani di “Start” a meno di 10 giorni dall’uscita, Luciano incontra gli sguardi di ciascuno e nel suo volto c’è una inequivocabile espressione di gratitudine e rilassatezza, quella che sorge spontanea quando ci si trova a completo agio in un contesto familiare.
“Polvere di stelle”, “Quello che mi fa la guerra”, “Mai dire mai”, “Il tempo davanti” sono i brani di “Start” che mettono in risalto le riflessioni di Ligabue e dimostrano che la scrittura per lui è ancora un gioco appassionante. L’atmosfera alterna momenti di malinconia a una carica goliardica. Presenti in sala anche gli amici storici di Ligabue, quelli dei venerdì sera cantati in “Made in Italy”, quelli che dalle retrovie non perdono occasione per canzonare il compagno di viaggio perfetto.
Ligabue live- Certe donne brillano
In chiusura, una manciata di pietre miliari: Questa è la mia vita, Quella che non sei. Una vita da mediano, Balliamo sul mondo (la canzone da cui tutto è iniziato), Tra palco e realtà.
“Io in questo mondo cammino come so e mentre vado penso a quando torno e mentre torno penso a quando andrò e poi si accende tutto un cuore che trabocca e l’onda che nessuno può fermare. Lo show ce l’ho di fronte se solo vi vedeste un mondo dentro un mondo che è già un po’ migliore”, canta Ligabue in “Io in questo mondo”. Il sipario può calare, in attesa del nuovo tour estivo in arrivo che si terrà nei principali stadi italiani.
Raffaella Sbrescia
La scaletta:
Polvere di Stelle
Ancora noi
Luci d’America
Quello che mi fa la guerra
Mai dire mai
Certe donne brillano
Vita, morte e miracoli
La cattiva compagnia
Io in questo mondo
Il tempo davanti
Questa è la mia vita
Quella che non sei
Una vita da mediano
Balliamo sul mondo
Tra palco e realtà
“Comunque vada l’inizio alla fine saremo solo io e te con i nostri mostri e sentimenti. Quindi non preoccuparti se hai paura”, questa la premessa di “Hype Aura”( leggasi Hai paura” il nuovo album di Coma_Cose, il duo formato da Fausto Lama e California. Rap e cantautorato si fondono in un progetto liquido, intriso di fotogrammi tratte dalla routine quotidiana e citazioni di illustre calibro, sempre e comunque rielaborate attraverso la caratteristica sintassi dei Coma_Cose. Lo sfondo costante è Milano e tutto il circondario anche periferico. Un conglomerato dii flashback, contesti più o meno inflazionati alternati a case di ringhiera e agglomerati di edifici più o meno glamour.
Navigli, Porta Genova, Darsena sono le muse ispiratrici di una poesia urbana inaspettata. Il risultato è un immaginario crepuscolare, denso di immagini in movimento fissate in riflessioni intime e pungenti. I Coma_Cose curano ogni dettaglio, scrivono e dirigono anche i propri video proprio per dare giusta resa a testi pregni di giochi di parole e altrettante citazioni: Battiato, Jodorowsky, beat generation, Jack Kerouak, De Chirico i punti di riferimento per questi nove pezzi inediti, anticipati dai singoli “Granata” (Mai una gioia tranne la fermata prima di Centrale) e ” Via Gola”.
Per darvi un esempio di quanto si sta cercando di descrivere, ecco un estratto dal brano “Mancarsi”: Con la nebbia i lampioni disegnano liane di luce in una giungla di cemento. Ci hanno dato tutto, ci hanno tolto tutto, poi ci hanno detto lascia un commento. Ci hanno detto vivere è una corsa quindi corri, lo capirai solo al traguardo. Ci hanno dato un cuore in mezzo alle gambe ma senza le istruzioni per usarlo. Ci hanno dato il piombo, ci hanno dato il fango ci hanno chiesto: “Quando diventate grandi?” E nonostante tutto abbiamo ancora gli occhi rossi come quelli dei conigli bianchi. Ci hanno detto niente dura per sempre tranne la musica, quella rimane. Ma per fortuna io ho incontrato te che mi ricordi casa come le campane.
L’impressione netta è che qui si è difronte a dei brani manifesto di disagio ma anche di resilienza, l’arte e la creatività sono le risorse con si riesce a fare fronte al cinismo dilagante. La riprova di questa consapevolezza sta in “Beach Boys distorti”: Nuovi cantanti, io agli opposti. Loro tarocchi, Jo-dorowsky. Loro tutto fumo e mai arrosti. Io poeta, Majakowskij. C’è poi l’amore, mai smielato, mai evidente, eppure vivo e vibrante in “A lametta”: Sabato non si incomincia quasi mai una rivoluzione e soprattutto in due, in due. Fuori l’edera soffoca il muro è l’estate che si vendica. Due colpi di tamburo due euro di prevendita. Uscire dalla porta, voi dopo cosa fate paura di camminare come i cani sulle grate. Andare ai concetti capire i concerti. Laurearsi in problemi e regalare i confetti. Questo è il lavoro del cantante come nel circo i trapezzisti. Anagrammo: trastipezzi C’è la mia vita scritta nei dischi.
I Coma_cose in qualche modo ricordano anche i Baustelle nella loro maniera personalissima di raccontare emozioni, vibrazioni e disagi interiori, il risultato non è mai scontato. Esattamente come possiamo constatare anche nel brano “San Sebastiano”: La critica sociale, la politica, la povertà, il disagio umano. Vorrei approfondire ma penso che il mio vero nemico sono io quando ho un telefono in mano. Oppure in “Mariachidi”: La solitudine costa fatica mi salvi sul telefono e mai nella vita”. Infine un ultima tappa di questo viaggio metropolitano è “Squali”: Noi che al massimo arriviamo al fine settimana Infondo siamo pescecani. E anche se a Milano non c’è il mare Noi restiamo squali. Una fotografia splatter di un momento storico buio, che effettivamente ci fa paura e dal quale in qualche modo proviamo a difenderci facendo capo ai più reconditi caposaldi della nostra anima imbruttita.
Raffaella Sbrescia
Il tour
30.03 Padova, Hall
01.04 Firenze, Tuscany Hall (ex-Obihall)
02.04 Milano, Alcatraz
05.04 Nonantola (Mo), Vox
07.04 Senigallia (An), Mamamia
08.04 Torino, Teatro Della Concordia
12.04 Napoli, Casa Della Musica
13.04 Modugno (Ba), Demodè Club
15.04 Roma, Atlantico
Paola Turci ci aveva riconquistato nel 2017 con “Il secondo cuore” e la straripante energia di un incontenibile ritorno in scena. Ritroviamo oggi la cantautrice romana con “Viva da morire”, un album che gioca sull’effetto sorpresa, che lascia gli anfratti solitari per abbracciare la collettività. Un progetto arrivato in maniera inaspettata, mai davvero cercata, un provocatorio gioco al depistaggio in cui il tocco di Luca Chiaravalli svolge ancora una volta un ruolo chiave in fase produttiva. “Viva da morire” è per Paola Turci più un album da interprete in verità. Solo due delle dieci canzoni contenute nel disco portano infatti la sua firma. Tra gli autor ritroviamo Giulia Ananìa e Davide Simonetta, Andrea Bonomo, Fabio Ilacqua, Nek.
Diversi sono i fotogrammi con cui Paola Turci sceglie di mostrarsi più libera che mai: adolescenza, infanzia, rinascite, cadute, contraccolpi si susseguono tra uptempo e ballads chiaroscure che si susseguono a piè sospinto e non senza sorprese. A tal proposito, curiosa la scelta di Paola Turci di confrontarsi con il giovane rapper Vito Shade, tra l’altro autore del brano “Le olimpiadi tutti i giorni”. Affascinante il piglio blues, forse più vicino all’animo della cantautrice, del brano “Prima di saltare”. Paola non ha paura di trasformarsi, di mettere in circolo l’emotività più recondita, di mettere a nudo incertezze insieme quelle uniche poche consapevolezze di cui provare a fare tesoro. “Io questa vita voglio morderla finché non mi mangia”, canta Turci nella titletrack “Viva da morire”. Un equilibrio sempre sul filo del rasoio, quasi una vertigine in sospensione tra il brivido di non conoscere il domani e la certezza di viverlo in ogni caso al massimo. “L’ultimo ostacolo”, il brano che Paola Turci ha portato al Festival di Sanremo, viaggia su una tonalità forse troppo alta per Paola ma è proprio questa sfida interpretativa a fornire il là al contrappasso che invece chiude in modo perfetto il disco: la riprova tangibile è, difatti, “Piccola”: un perla che, anche in versione acustica, ci restituisce la più pura intensità narrativa di Paola Turci e tanto basta per farci dire che quando l’artista individua un brano che la illumina e la fa commuovere, ecco che l’incantesimo si rinnova e colpisce dritto al cuore.
Raffaella Sbrescia
Video: L’ultimo ostacolo – acoustic version feat. Beppe Fiorello
È tutta vita quella muove, scuote, evolve i Negramaro all’interno di un microcosmo di emozioni altalenanti che hanno stravolto le loro esistenze. Il risultato possiamo vederlo e ascoltarlo oggi e risplende in un’unica grande parola: amore. Il comune denominatore di questo Amore che torni tour indoor, nello specifico la seconda data milanese al Mediolanum Forum di Assago, è lo stupore per la vita, la riscoperta dei valori, l’attaccamento saldo agli affetti e a tutto quello che davvero conta per poter vivere sapendo di amare e essere amati. Per raccontare tutto questo i Negramaro fanno le cose in grande: palchi semoventi, doppia struttura in altezza per dare massima visibilità a ciascuno, luci laser 3d ma soprattutto lui: il cerchio della vita che si è chiuso. Al suo interno un varco bidimensionale, l’opportunità di addentrarsi nella dimensione più intima di canzoni che da vent’anni a questa parte non hanno perso un briciolo di smalto e che, anzi, si sposano felicemente con le sorelle più giovani ma sempre figlie degli stessi sei cuori che, oggi più che mai, battono all’unisono con una marea di molti altri creando una vibrante sinergia.
Questo è tutto quello per cui valga la pena battersi, il resto può evolvere, attraversare il bilico e il cambiamento: un po’ come accade agli arrangiamenti, ai tempi che si dilatano, a certe libertà che stavolta sì, è giusto prendersi. Giuliano, Andro, Ermanno, Danilo, Pupillo accolgono il giovane Giacomo Spedicato, fratello di Lele costruendo un concerto di forte impatto emotivo ma con un occhio particolarmente attento all’avanguardia, con un piglio groove più deciso e tagliente. Certi tratti delle canzoni si induriscono, altri si addolciscono diventando poesia. L’idea dei Negramaro è quella di mettersi a nudo, spiegare l’anima come un papiro e permettere a chiunque di leggerci dentro. Tra i momenti indimenticabili di questo live meneghino c’è il “duetto” jazz con il maestro Mauro Pagani al violino: “Solo per te” cantata da Giuliano Sangiorgi al pianoforte con le incursioni del polistrumentista acquisisce una brillantezza tutta sua. Una parentesi preziosa. A incorniciare le perle in sequenza durante il concerto ci sono: “Fino all’imbrunire”, per un inizio che mette subito in chiaro i presupposti da cui partire. Il punto saldo “Estate”, l’onirica “Il posto dei Santi”, la definitiva “L’amore qui non passa”, la struggente “Pezzi di te” e l’iconica “Mentre tutto scorre”. Che sia per una sera o per sempre, il tocco dei Negramaro è delicato e sinuoso, un rock gentile che non ci farà mai sentire soli.
Raffaella Sbrescia