“Con questo disco “Libertè” rivendico il diritto alla libertà e alla follia. Lo ritengo il mio manifesto. A partire dalla copertina in cui indosso simbolicamente una camicia di forza, la stessa che mi misero tanti anni fa quando vivevo a Roma e ho spaccato la portineria di un palazzo dove c’erano perennemente lavori in corso. Ho scelto di tornare con un nuovo disco durante questa ultima tournee e dopo il concerto all’Arena di Verona in cui abbiamo raccolto 150.000 euro, che abbiamo donato ad una fondazione. Ho realizzato un disco di inediti dopo 13 anni perchè prima non avevo nulla da dire, ora mi sento a mio agio, riesco a rispecchiarmi in ogni brano, d’altronde non potrei cantarlo se non fosse altrimenti. Anche la voce è migliorata, più avanzo con l’età più diventa graffiata, impostata. Si è trattato di un passaggio naturale, mi piace di più come canto adesso di come quando avevo vent’anni”.
Questa è l’accoglienza di Loredana Bertè all’incontro stampa milanese per la presentazione di Libertè. Un disco fresco, ricco di contenuti e di firme eccellenti. Su tutte quella di Ivano Fossati: “Fossati non scrive più per nessuno da anni. Gli ho mandato una lettera perchè mi mancava l’amico oltre che l’autore. La risposta è stata “Messaggio dalla luna. D’altronde in questo disco ne girano parecchie di lune. Ci sono tanti singoli che usciranno pian piano. Intanto ho voluto accontentare lo zoccolo duro della mia fanbase facendo uscire contemporaneamente due singoli: “Maledetto Luna Park” e il brano che è stato scartato lo scorso anno al Festival di Sanremo “Babilonia”. Solo Ed Sheeran ho fatto una cosa simile, in Italia non era mai successo”. Ho lavorato anche con autori giovani come Fabio Ilacqua, Gerardo Pulli, Davide Simonetta e mi sono trovata benissimo. Mi hanno lasciata libera di stravolgere testi e musiche ma soprattutto di sentire le canzoni nelle mie corde. Non ci sono brani riempitivi, se non sento emozione non canto nulla, il brano mi deve rimanere in testa, anche se ho un difetto – confessa Loredana – Quando finisco di incidere un disco, lo ascolto solo una volta dopo il missaggio e poi non mi ascolto più; al contrario di Renato Zero che ascolta solo se stesso. Per me è il contrario, durante le prove non me le ricordo più e devo reimpararle daccapo”.
La carica adrenalinica di Loredana nasce da un percorso iniziato insieme a Fiorella Mannoia con il progetto “Amici non ne ho… Ma amiche Sì!”: “Con Fiorella ho vissuto una rinascita dopo la carognata che ci ha fatto Renato Zero. Quella che ci accomunava a lui non era un’amicizia ma una bella simulazione. La porta con lui si è chiusa del tutto. Fiorella ha preso in mano la situazione e ha pensato di fare un disco di duetti con donne che ci piacevano, che erano nostre amiche e che stimavamo. Da qui è ripartito tutto ed è ripartita anche la mia voglia di fare collaborazioni e accettare delle contaminazioni”.
Video: Non ti dico no
L’ultima è quella più clamorosa con i Boomdabash. “Non ti dico no” è stato il brano più trasmesso in radio e ha fatto incetta di premi: “Il primo brano che mi hanno proposto i ragazzi non lo sentivo mio, hli ho suggerito di buttarsi sul raggae, loro mi hanno dato ascolto di buon grado e, quando ho cantato per la prima volta in sala “Non ti dico no”, ho capito subito che il dna del brano era già stato scritto. Il successo ottenuto è stato così clamoroso che neanche io avevo idea di un risultato simile. Non mi aspettavo tanto seguito, soprattutto da un pubblico che non avevo: i bambini”.
A proposito di bambini, il disco si apre e si chiude con dei cori di bimbi: “La storia è nata quando un maestro di Roma ha raccontato la storia di Mimì a una classe in cui un bimbo ha inveito contro un altro dicendogli “Porti sfiga”. I bambini hanno capito esattamente cosa intendeva insegnargli il maestro e hanno cominciato a seguirmi, mandarmi i disegni a venire ai miei concerti con i genitori e i nonni. Questa cosa mi fa davvero felice, questo è il pubblico più importante, i bimbi sono innocenza pura, una tela biancaa cui si può insegnare qualunque cosa a qualsiasi livello”.
C’è da chiedersi come sia a questo punto il rapporto con la religione per Loredana: “Dio è un assenteista del cazzo, da quel maledetto venerdì del ’95 ho detto basta. Per me non c’è nessuno, questa vita e una sola e non c’è il girone di ritorno. Ho fatto degli errori, non ho detto ti voglio bene fino alla nausea, ho dei rimorsi forti ma il tempo non cancella nulla. Per me la tragedia di Mimì è come se fosse accaduta ieri, mi manca sempre e ogni volta che scrivo una canzone parlando di lei e inevitabile che sia autobiografica”.
Spazi chiusi anche per l’amore: “Lo ritengo sopravvalutato, ti invade e poi finisce”. Idem per la politica: “Ero attivista quando c’erano i politici, quelli attuali non li chiamerei politici, sono solo arrotini e ombrellai. Sarò la sola ad essere rimasta di sinistra, ormai anche gli intellettuali si sono defilati ma io mantengo la mia posizione”. Parole dure anche contro le molestie sessuali: “Bisogna denunciare, denunciare denunciare. A me non è successo anche se un tizio provò a propormi un appuntamento di lavoro in albergo. Ovviamente non sono andata, per me si parla di lavoro in ufficio e di giorno. Non esistono cene e pranzi di lavoro. Di Asia Argento non parlo, le voglio molto bene e sono troppo coinvolta”.
Per tornare al disco, Loredana mescola pop, rock e punk con un chiaro omaggio ai Ramones in “Gira Ancora”. Al suo fianco il noto produttore Luca Chiaravalli: “Chiaravalli ha capita, in ogni canzone abbiamo seguito una direzione precisa, magari non eravamo d’accordo in qualche pezzo e l’ho costretto ad abdicare però il risultato è stato più che soddisfacente”. Per scendere nel dettagli dei brani: “Anima Carbone” è una canzone forte anche se ognuna mi ha emozionata a suo modo. in “Una donna come me”, scritta da Gaetano Curreri, parlo del mio vissuto a una ragazza giovane e provo a darle dei consigli”. E alle colleghe giovani, Loredana non le manda di certo a dire: “Non capisco perchè queste ragazze giovanissime siano così antiche e facciano musicale inutile. Non capisco se intendono prendere una certa fascia di pubblico o un target preciso. A questo aggiungo anche che non ci sono più gli autori di prima. Non sono contro il programma Amici, se capitasse vorrei rendermi utile per qualche personaggio da ricollocare nel mercato dopo un periodo buio ma dovrei avere gli strumenti e dei pezzi validi. Le parole sono importanti, sono pietre, devono essere pesanti. Oggi si pubblicano solo filastrocche che non hanno senso. Io ascolto Aretha Franklin, Ed Sheeran, Alice Marton poi mi piace molto Emma come testa e come persona, anche Elisa è molto forte”.
Non rimane che pensare al futuro: “Non so se il pubblico giovane possa capire il mio mondo, io spero di riuscirci. Certo non mi aspetto quello che è successo questa estate, non ho mai fatto certi sold out, sarà merito del pezzo che ha sfondato in modo eclatante facendomi vincere tanti premi. Sicuramente mi presenterò al Festival di Sanremo. Ho voglia di rompere i coglioni per 5 sere di fila con lo stesso brano, scritto sempre da Gaetano Curreri e che ovviamente ho tenuto fuori dal disco.Voglio fare un Sanremo come si deve, invece di fare il giro delle 7 Chiese in promozione, ne faccio solo uno. Adesso mi dedicherò alle prove del tour per vedere come impostare la scaletta, reimparare tutti i pezzi. Ho una band favolosa con cui suono da 3 anni e che conosce 81 pezzi. Vorrei cantare almeno 4 o 5 dei brani nuovi e per forza di cose dovrò fare fuori un sacco di pezzi che la gente adora”.
Immancabile la chiosa finale”: “Fabrizio de Andrè mi ha definito un “Pettirosso da combattimento”, io continuo ad esserlo (oltre ad essere la spina nel fianco di qualcuno ma che mi frega. Non c’è nessuno che potrà raccogliere il mio testimone, per me come sono fatta io è stato gettato via lo stampo, c’era solo Mimì. Il mio sogno nel cassetto, che spero di realizzare prima di crepare è partecipare al doppiaggio di un film di Tim Burton in stile “La sposa cadavere”. Mi piace quel lato oscuro lì”.
Raffaella Sbrescia