Salvataggi della mansuetudine: SALVAGG’. Ecco il ritorno dello Sponz Fest

Sponz Fest 2018 - Press conference - ph JR

Sponz Fest 2018 – Press conference – ph JR

Questo il tema annuale dello Sponz Fest, il festival che si tiene da sei anni a Calitri, comune dell’Alta Irpinia, con il coinvolgimento dei limitrofi comuni di Cairano, Lacedonia, Morra de Sanctis, Sant’Angelo dei Lombardi, Villamaina. 
Presentata oggi la Sesta edizione dal Direttore Artistico, Vinicio Capossela, all’insegna del “Salvataggio”: nel senso di salvifico, ma, nel suo senso ancora più ancestrale di Selvaggio, o Selvatico. Perché, come diceva Leonardo, “Selvatico è colui che si salva”.

Estremamente attuale l’argomento, in un mondo in cui dissenso e ribellione sono considerati sicuramente valori “vintage”, dove le rivoluzioni vengono rappresentate oramai solo da post social sottotraccia, dove il salvarsi è diventato un problema collettivo, globalizzato, non più estraneo nemmeno a quella compagine che mai lo aveva preso direttamente in considerazione.
L’Irpinia è un territorio che bene si presta ad accogliere le tematiche di questo articolato festival “sui generis”, dove tutto sembra assecondare la logica del “miracolo”. Nulla di coercitivamente organizzato, predefinito, a partire dalle strutture di accoglienza, delegate agli abitanti del luogo, a finire ai vari eventi che il festival ospiterà (alcuni quest’anno soggetti al pagamento di un biglietto “popolare”, per questioni di praticabilità dei siti destinati ad accoglierli), nell’intento di promuovere un raduno di menti, di corpi, di sentimenti e sensazioni ancestrali, legate alla terra, alla suo tribalismo, al recupero dell’armonia di un vivere in essa contestualizzato.

Sponz Fest 2018 - Press conference - ph JR

Sponz Fest 2018 – Press conference – ph JR

L’uomo è animale, con un limite ben definito, quello antropologico, che se da un lato lo pone a distanza dagli altri animali, dall’altro lo separa dall’istinto animale che porta in sé, creando spesso un effetto di scollamento con le sue esigenze primarie, una specie di “horror vacui”, che paradossalmente lo isola in una dimensione individualista, proprio mentre aumenta la ricerca del contatto con l’altro: ed i social con le loro dinamiche ne sono la dimostrazione più lampante.
E’ nell’individualismo contrapposto al comune sentire che risiede la vera problematica dell’uomo del ventunesimo secolo. E, sempre nell’individualismo trova riscontro il ritorno alle ancestrali paure, quelle dell’uomo solitario, che solo il riunirsi in comunità creative è stato in grado, nel corso dei secoli, di arginare e sconfiggere, evitando il regresso allo stato “bestiale”. Quello primitivo, nella sua più negativa accezione.

Sponz Fest 2018 - Press conference - ph JR

Sponz Fest 2018 – Press conference – ph JR

Questi i presupposti antropologico-filosofici di questa anomala manifestazione, che vedrà ospiti importanti alternarsi ad altri meno celebri ma altrettanto coinvolti in uno spirito di rapporto intimo, vicinanza, scambio reciproco con il pubblico.
Da evidenziare la presenza dei rappresentanti del popolo Mapuche, che apriranno il festival con un rito di danze e canti propiziatori.
Questa popolazione che risiede nel Cile meridionale è la sola ad aver mantenuto una sovranità popolare universalmente riconosciuta, anche dai conquistadores, proprio perché selvaggi, inconquistabili.
E per questo sopravvissuti fino ad oggi. Saranno presenti per tutta la durata della manifestazione, e una loro esibizione precederà il tributo ad Antonio Infantino, che il festival ricorda con amore, proprio per il suo modo ribelle di trattare la musica, andando a ricercarla nelle sue più profonde radici, con la proiezione di un film documentario curato da Luigi Cinque. Presenti anche Petra Magoni e Daniele Sepe, già ospite con il progetto del “Capitone” nella precedente edizione.
Da citare ancora la presenza di Massimo Zamboni, e dell’Artista del Popolo Danilo Fatur.
E ancora il concerto di Angelo Branduardi nell’Arena Cupa, oltre l’esibizione finale del direttore Artistico Vinicio Capossela.
Dal 21 al 26 Agosto sarà un momento clou per i territori dell’alta Irpinia, ed un’occasione per farli conoscere a tutti quanti vorranno prendere parte a questa ricca e particolare manifestazione. Un gioiello d’Italia ancora nascosto, e che speriamo che la massificazione turistica risparmi, a favore della conservazione della sua anima selvatica e salvifica.

Sponz Fest 2018 - Press conference - ph JR

Sponz Fest 2018 – Press conference – ph JR

Gli eventi sono davvero tanti e tutti interessanti. Si tratta di una settimana da vivere per intero ad averne la possibilità, proprio per cogliere lo spirito del festival.

Di seguito alleghiamo il link del programma, per quanti volessero fare questa particolare ed intensa esperienza.

https://www.sponzfest.it/2018/programma/

JR

 

“Il Jazz Italiano per le terre del Sisma 2018”: l’iniziativa diventa itinerante

Il Jazz Italiano per le terre del Sisma 2018 - conferenza stampa - JR

Il Jazz Italiano per le terre del Sisma 2018 – conferenza stampa – JR

Si è tenuto Venerdì 27 luglio, a Roma, presso la Sede del Mibac, in via del Collegio Romano, nella prestigiosa Sala Spadolini, l’incontro di presentazione dell’evento “Il Jazz Italiano per le terre del Sisma 2018”, cui hanno preso parte i più importanti nomi del settore organizzativo di concerti Jazz, produttori, musicisti, Sindaci, fotografi, giornalisti: insomma una nutrita rappresentanza di tutti quei comparti che gravitano intorno a questo evento, che prende vita da un’iniziativa solidale “capitanata” da Paolo Fresu, e cominciata nel 2015.
Nel 2015, infatti, in una città ancora “fantasma”, che era L’Aquila, dove la vita stentava a ripartire, nonostante fossero passati sei anni da quella notte d’Aprile che la volle dolorosamente straziata da uno dei più impietosi terremoti degli ultimi 30 anni, venne organizzato un evento di portata culturale estremamente rilevante. Ben 600 musicisti, e tutto quello che può ruotare intorno ad un raduno tanto consistente, hanno reso la città, (allora solo due strade percorribili), un immenso palcoscenico, con varie location, (18 palchi), alcune di difficile allestimento, su cui per un giorno e mezzo si sono esibiti gratuitamente.

Il Jazz Italiano per le terre del Sisma 2018 - conferenza stampa - JR

Il Jazz Italiano per le terre del Sisma 2018 – conferenza stampa – JR

Noi di Ritratti di Note eravamo presenti, già dalla prima sera quando, dopo una partita di calcio intensamente vissuta, (protagonista la Nazionale Jazzisti ai tempi capitanata dal generoso Costantino Costa, ed oggi pilotata dall’amico Fabrizio Salvatore, titolare di Alfa Music), sul palco allestito nella piazza principale dell’Aquila si esibirono, con grande coinvolgimento, tutti i jazzisti che sportivamente avevano animato il pomeriggio. Documentammo fotograficamente la serata: eravamo i soli.
Forse anche per questo, per questo nostro intimo sentirci parte della manifestazione che, nel corso di tre anni, ha contribuito a restituire vita a L’Aquila, ieri abbiamo particolarmente apprezzato l’invito e l’accoglienza.
L’Aquila, oggi, è molto diversa. E molto, grazie alla volontà , all’impegno, e all’ottima gestione economica dell’attuale amministrazione, è stato restituito al patrimonio comune.
E ancora molto è in corso di restauro.
Al termine di un intenso documentario, che racconta la storia de “Il Jazz Italiano Per L’Aquila”, oggi diventato “Il Jazz Italiano per le terre del Sisma”, prendono la parola, a turno, i promotori della presentazione. Primo tra tutti Paolo Fresu, che questa iniziativa ha sostenuto, organizzato, supportato sotto ogni suo aspetto, con la competenza e la professionalità che gli appartengono, riuscendo a coinvolgere, in tre anni, la quasi totalità del mondo jazzistico italiano.
Il Jazz è una musica “diversa”. Come tutta la musica, nasce per “accomunare”, ma, a differenza di altri generi musicali, entra a contatto diretto con il proprio pubblico, avvolge e si lascia avvolgere.
Il Jazz è solidale, disponibile, accogliente, “popolare” per “costituzione”. Ed in quest’ottica di solidarietà e condivisione, si è unito, prima al capoluogo abruzzese, poi alle altre terre devastate dal sisma, in un un ampio abbraccio di conforto e sostegno, portando la musica nelle strade, tra i vicoli pericolanti, nelle più belle aree artistiche che pian piano venivano restituite, nel loro splendore, al piccolo e ricco insediamento urbano, e creando un movimento ed un’attenzione che sicuramente non sono passati inosservati.
Oggi, l’iniziativa (fortemente voluta dal MiBAC, dalle amministrazioni locali, dal direttore artistico), ha preso un carattere itinerante, e sarà articolata su quattro giornate : il 30 agosto a Camerino, il 31 a Scheggino, il 1° settembre ad Amatrice ed il 2 settembre a L’Aquila. Non mancherà la partita di calcio, come tutti gli anni, e sicuramente quest’anno L’Aquila offrirà un ambiente ancora più accogliente. Diversa è la situazione per le altre terre colpite dal Sisma. Ieri, a Camerino, hanno consegnato dei moduli abitativi.

Il Jazz Italiano per le terre del Sisma 2018 - conferenza stampa - JR

Il Jazz Italiano per le terre del Sisma 2018 – conferenza stampa – JR

C’è ancora tanto da fare, in quei territori che, incolpevoli, hanno subito un tale disastro.
Tuttavia, la musica, quel momento che deroga alla necessità materiale, per nutrire la necessità dell’anima di ritrovare un poco di bellezza e leggerezza, in questo, ha dimostrato di poter essere di fondamentale aiuto e sostegno.
Anche quest’anno, quindi, ci uniremo, come testata, alla manifestazione, felici di esserne stati parte coinvolta sin dall’inizio. Un piccolo contributo in quel mare magnum di solidarietà che per quattro giorni attraverserà queste zone rosse dell’Italia centrale, e che, grazie al Jazz ed ai suoi comparti attivi, è stato possibile realizzare.

JR

Tomorrowland 2018: a Monza la celebrazione della musica e della fratellanza

Unite with Tomorrowland - Monza - 2018

Unite with Tomorrowland – Monza – 2018

La grande allure che si era creata intorno alla prima edizione di “Unite with” Tomorroland, organizzata nel parco di Monza, sì quello dell’Autodromo, non è stata disattesa. Circa 15000 persone si sono date appuntamento nel polmone verde brianzolo per una giornata unica nel suo genere. Il Tomorroland è un Festival di musica elettronica che si tiene ogni anno in Belgio e che riunisce i più famosi dj del mondo alla stessa console. Vietato ai minori di 18 anni, questo piccolo universo felice ha richiamato il pubblico più vario: dai freschi ventenni, ai disinvolti over 30, fino a degli inaspettati gruppi di quarantenni più che in forma. Un evento che non conosce differenziazioni di genere e di età dunque, d’altronde la posta in gioco stavolta era piuttosto alta: il messaggio da veicolare era impattante e fondamentale in un’epoca di focolai fascisti.

Uguaglianza, unione, fratellanza. Questi i concetti chiave che hanno fatto da cardine ad una line up di tutto rispetto. Tomorrowland è, letteralmente, la terra di domani, quella che ognuno di noi sogna per sè e per gli altri. Una dimensione felice, gioiosa, dove ciascuno fa ciò che ama, dove ognuno celebra la propria libertà e la condivide in maniera pacifica.

Unite with Tomorrowland - Monza - 2018

Unite with Tomorrowland – Monza – 2018

Un’organizzazione perfetta, orchestrata da da 5 Guys Company, ha offerto al pubblico 14 ore di show da mezzogiorno fino alle 2 di notte. Una scenografia impattante, un palco di 350mq e tanti effetti speciali hanno fatto da cornice a Klingande e Malaa e Martin Solveig (che ha cantato dal vivo il suo nuovo singolo “My Love” . Tante le hits ballate e cantate a squarciagola tra pizze, panini e focacce gourmet. Alle 21.00 il momento più emozionante: il collegamento in live streaming via satellite con il main stage in Belgio, in contemporanea con altre sei nazioni: Abu Dhabi, Libano, Malta, Messico, Spagna e Taiwan. Sul palco i deejay headliner del festival, tra tutte spiccano le performances di Afrojack e Armin van Buuren. Il senso di coinvolgimento e condivisione si è costruito in un crescendo emotivo, fortemente suggestionato dalla sincerità dei messaggi dei dj coinvolti.

Unite with Tomorrowland - Monza - 2018

Unite with Tomorrowland – Monza – 2018

Ballare tutti insieme, sapendo che ci sono altre centinaia di migliaia di persone che stanno ballando insieme a te, proprio come te, con lo stesso sorriso e la stessa voglia di vivere fa veramente effetto. Una sensazione così galvanizzante, così pura e priva di sovrastrutture, fa pensare che forse nella mente di chi ha messo in piedi questo evento c’era proprio questa precisa immagine.

Raffaella Sbrescia

Pavia baluardo di interculturalità: Goran Bregovic chiude l’Iride Music Festival ed è festa grande

Goran Bregovic - Castello Visconteo - Pavia - Iride Festival

Goran Bregovic – Castello Visconteo – Pavia – Iride Festival

Si chiude all’insegna della celebrazione dell’interculturalità la rassegna “Iride Fraschini Music Festival” ambientata nel Castello Visconteo di Pavia. La cornice è di quelle prestigiose, l’appuntamento di quelli da vivere almeno una volta nella vita. Sul palco il celebre compositore Goran Bregovic con la sua fidata “Wedding and Funeral Orchestra”, composta da cinque fiati, due coriste e un percussionista cantante. L’idea dell’iconico artista è portare al pubblico la versione live del suo ultimo album «Three Letters from Sarajevo», un album simbolico con cui Bregovic rompe il tabù della guerra e mette in primo piano il tema della convivenza tra religioni diverse. Il suo intento è nobile, il modo per veicolare il messaggio è infallibile. L’incedere voluttuoso degli arrangiamenti corposi e ricchi si accompagna a testi che trasudano pathos e sofferenza ma anche tentativi di conciliazione e altrettanti furiosi fallimenti.

Video:

Una commistione tra sacro e profano decisamente congeniale al musicista serbo-croato, maestro nel mescolare suoni, ritmi e linguaggi. La grande varietà di stili e tecniche mette in risalto falle e imperfezioni, diversità e incongruenze. Il ritmo è crescente, contagioso, fluttuante. Lasciarsi coinvolgere dall’impeto dei fiati e dei ritmi percussionistici è teraupeutico e galvanizzante. L’immaginario si fa fitto di suggestioni, pensieri, ricordi vicini e lontani. ll gettito di pulsioni istintive è l’acme dell’impianto emotivo su cui fondano le melodie composte da Goran Bregovic che, con il suo ottimo italiano, instaura un vivace interscambio con il pubblico, pronto a rompere le file e vivo fino all’ultima nota. In scaletta atmosfere scure, neoromantiche e sanguinarie cedono il passo alla richiesta urgente di vita e di festa: War, Vino Tinto, , Made in Bosnia, Mazel Tov, Pero, la bellissima Duj Duj, Gas Gas, Erdelezi, Mesečina, In the Death Car. Trai bis: Hopa Cupa, Bugarke, Jeremija, Bella Ciao e l’immancabile Kalasjnikov i brani che desideriamo mettere in risalto per rendere l’idea di ciò che ha rappresentato questo irrinunciabile appuntamento con la cultura.

Raffaella Sbrescia

Video:

Laura Pausini live al Circo Massimo di Roma: un altro record è stato battuto

Laura Pausini - Circo Massimo - Roma

Laura Pausini – Circo Massimo – Roma

Ha appena preso il via il FATTI SENTIRE WORLDWIDE TOUR 2018 che, a partire dal 26 luglio a Miami, porterà LAURA PAUSINI in tutto il mondo per un totale di 47 concerti.
Nel suo venticinquesimo anno di carriera, Laura mette a segno un nuovo primato. Dopo il 2007, prima donna a San Siro, e il 2016, prima donna in tour negli stadi italiani, è ora la prima donna in assoluto a cantare sul palco del Circo Massimo di Roma. Una doppietta (sabato 21 e domenica 22 luglio) in attesa del tour mondiale che partirà con oltre 330mila biglietti venduti in tutto il mondo.
Lo show è prodotto e distribuito da F&P Group, la direzione dell’intero show è di Laura stessa, e il palco prende e cambia forma grazie ai visual e ad un particolare sistema di schermi. Lo show può contare in totale su 400 metri quadri di superficie video dove grafiche e immagini cambiano in continuazione restituendo al pubblico un palco diverso per ogni brano. Lo spettacolo inizia con NON È DETTO e continua con E.STA.A.TE., la colonna sonora estiva di quest’anno.

È poi la volta di un medley di tre title track della carriera di Laura: PRIMAVERA IN ANTICIPO, LA MIA RISPOSTA e LE COSE CHE VIVI, uno dei suoi brani più famosi.
Seguono FRASI A METÀ e INCANCELLABILE, uno dei suoi successi intramontabili. SIMILI introduce il nuovo medley composto da L’ULTIMA COSA CHE TI DEVO, CON LA MUSICA ALLA RADIO e LE DUE FINESTRE mentre sugli schermi passano giochi prospettici che cambiano colore con piramidi, caleidoscopi e cubi che sembrano uscire dagli stessi.

Laura Pausini - Circo Massimo - Roma

Laura Pausini – Circo Massimo – Roma

RESTA IN ASCOLTO è il brano successivo poi con il terzo medley della serata arrivano anche tre singoli di altrettanti album storici: LATO DESTRO DEL CUORE, NON HO MAI SMESSO e ovviamente LA SOLITUDINE.
È poi la volta di FANTASTICO (FAI QUELLO CHE SEI), LA SOLUZIONE, HO CREDUTO A ME, IL CASO È CHIUSO e UN’EMERGENZA D’AMORE,  IL CORAGGIO DI ANDARE, E RITORNO DA TE, TRA TE E IL MARE, LIMPIDO, BENVENUTO, STRANI AMORI e NON C’È, COME SE NON FOSSE STATO MAI AMORE.
Su VIVIMI il cubo sulla punta della passerella la innalza nuovamente e con una nuova tecnologia mai utilizzata prima durante un concerto in Italia vengono sparate miriadi di bolle bianche e trasparenti di pura aria.
È così la volta del sesto medley, con UNA STORIA CHE VALE, BENEDETTA PASSIONE e IO CANTO, che traghetta il pubblico verso NUEVO, il singolo estratto dalla versione in spagnolo dell’ultimo disco e lanciato in tutto il mondo all’inizio di luglio.
INVECE NO, e lo show si chiude poi con il settimo e ultimo medley dove fanno il loro ingresso i dodici perfomer con altrettanti palloni blu giganteschi lanciati su tutto il pubblico mentre l’entusiasmo esplode su NADIE HA DICHO, versione spagnola di Non è detto che Laura ha cantato in duetto con Gente De Zona anche live per la prima volta nella sua carriera a Cuba, INNAMORATA e di nuovo E.STA.A.TE. in un trionfo di effetti speciali tra bolle, geyser e stelle filanti.

Al Circo Massimo, alcuni degli autori che hanno collaborato con lei nel suo ultimo disco FATTI SENTIRE sono salti sul palco per aprire le due serate con i brani più conosciuti del loro repertorio.
I protagonisti dell’opening di oggi 22 luglio sono TONY MAIELLO, che ha scritto a quattro mani con Laura Il coraggio di andare, GIULIA ANANIA, tra le firme de La soluzione e ENRICO NIGIOTTI, uno degli autori de Le due finestre.

Calcutta in concerto a Latina: autentico, disincantato e naif

Calcutta - Latina - ph Valentina Pascarella

Calcutta – Latina – ph Valentina Pascarella

La performance di Calcutta allo Stadio Francioni di Latina è stata in linea con la sua persona: autentica, disincantata e al contempo naif. Una carrellata delle sue canzoni più note intervallata da brevissimi commenti velati da imbarazzo misto a incredulità per un pubblico enorme e caldo, pronto a farsi sentire forte e chiaro. In scaletta immancabili le hits: Paracetamolo, Cosa mi manchi a fre, Gaetano, Orgasmo, Frosinone, Pesto e una Oroscopo cantata con un improbabile Tommaso Paradiso: il senso di questa apparizione non è stato del tutto chiaro e si è rivelata l’unica scelta poco convincente. L’atmosfera ritorna intima per Saliva, Le barche, Hubner, Albero. Calcutta disegna e costruisce un contesto familiare con l’augurio reiterato che le sue canzoni possano essere gradite, si spende in saluti alla nonna che abita lì vicino, snocciola dediche intime ad amici di vecchia data. Uno spettacolo coinvolgente sì ma assolutamente genuino e naturale quello del cantautore di Latina che , senza grandi pretese, sta dettando legge nel tanto amato e odiato panorama mainstream. A proposito, dal prossimo autunno Calcutta sarà in tour nei Palazzetti italiani.

Francesca De Rosa

Le date del tour invernale:

sabato 19 gennaio 2019
Padova
Kioene Arena

lunedì 21 gennaio 2019
Milano
Mediolanum Forum

mercoledì 23 gennaio 2019
Bologna
Unipol Arena

venerdì 25 gennaio 2019
Bari
PalaFlorio

sabato 26 gennaio 2019
Napoli
Palapartenope Casadellamusica

mercoledì 6 febbraio 2019
Roma
PalaLottomatica

☘️sabato 9 febbraio 2019
Acireale (CT)
Palasport

“Let them dance if they want to dance”: con il concerto di David Byrne, l’Umbria Jazz raggiunge il suo acme

David Byrne - Umbria Jazz 2018- ph JR

David Byrne – Umbria Jazz 2018- ph JR

L’Evento più significativo ad oggi di questo Umbria Jazz è sicuramente stato il concerto di David Byrne. 
Grande occasione, ha rievocato le atmosfere e le suggestioni dei concerti “storici” di 20 anni fa.
David Byrne rappresenta un fatto a sé stante, nel panorama musicale mondiale. E rappresenta, insieme a Peter Gabriel, l’ultimo baluardo di un certo modo di fare ed intendere la musica. Un modo che appartiene ad una generazione oramai malinconica, perché di musica si è nutrita con avidità, con curiosità, con sacrificio.
Sì, perché era un sacrificio, mettere insieme i soldi (allora tanti), per comperarsi un vinile. Lo facevi da ragazzino, con i tuoi pochi risparmi. La prima cosa che facevi, non era procurarti un drink ed uno sballo, ma correre alle Laziali, o da Ricordi, o da Disfunzioni Musicali, e comperarti quel vinile che avevi sentito a casa di Tizio, e non eri più stato in grado di dimenticare.
Giravi, come un cretino, con “Crack” sotto il braccio, quasi a dire “Ragazzi, io ascolto gli Area, datevi una regolata…..”. E con questo avevi già detto molto, anzi, quasi tutto di te.
Racconta Peter Gabriel nella sua biografia, che l’Italia era la manna per gli artisti. Perché quando “buttava male, tu venivi qui, facevi un concerto, e stavi sicuro che il pubblico non ti avrebbe tradito”.
Forse anche per questo, ieri, a Perugia, il Genio per antonomasia, si è presentato con la schiettezza e la semplicità di un adolescente. Ha visitato la città, si è fatto il suo giro in bicicletta, ha trattato il posto e le persone con una confidenza ed una naturalezza tali da lasciare esterrefatti.
Sì, perché in barba a tutto e a tutti, si è mosso con naturalezza e libertà. Come un giocatore di calcio in possesso del proprio cartellino: un Capitano.
Il sold out è garantito. Parecchia gente si è mossa all’ultimo momento, proprio perché l’evento è imperdibile, al punto da rimuovere qualsiasi indecisione.
E non delude.

David Byrne - Umbria Jazz 2018- ph JR

David Byrne – Umbria Jazz 2018- ph JR

Byrne è annoverato tra i “geni musicali” contemporanei.
Insieme a Gabriel, a Eno e a Bowie, è stato padrone della propria musica, della propria immagine, della propria determinazione artistica.
Ed è stato uno dei primi, negli anni ’80, ad approcciare alle contaminazioni mediterranee e sudamericane: la “world music”, insomma.
Emblematico l’album “Rei Momo”, dove, allontanatosi dal progetto Talking Heads, si tuffa, in questo primo lavoro da solista, nelle sonorità brasiliane, e lo fa con estro, ironia, rivisitando un sound e rendendolo unico ed originale.
Artista eclettico, che spazia tra il cinema (indimenticabile “True Stories”), la visual art, la scrittura, oltre ad aver tracciato un solco con la sperimentazione avviata negli anni ’70 con i Talking Heads, continua ad esprimersi con un’intelligenza particolarmente vivace e spiccata, ed il concerto di ieri sera ne è la prova vivente. Coreografie da “musical”, perfetto studio di ogni minimo dettaglio, una band numerosissima, un sound basato prevalentemente sulla ritmica (irrinunciabile il ruolo del basso, e una nutrita schiera di percussioni “bandistiche”), strumentazioni etniche, e tanta britannica eleganza.
Così, con un’ incantevole scenografia, ripropone buona parte della produzione classica, da Born under punches, a Bullet, da The Great Curve a Dancing Together, scatenando da subito il delirio della gente sul parterre.
La musica è libertà espressiva, corporea, e Byrne ne è l’incarnazione.
Per questo, quando blocca “Once in a Lifetime”, e la Security, che tentava di arginare il ballo di alcune ragazze sotto palco, con un imperioso “”SECURITY let them dance if they want to dance or stop the show”, è l’estasi.
Il pubblico non se lo fa dire due volte, la Security si rassegna, ed il lavoro diventa sicuramente più difficile, però la soddisfazione è piena. Gente commossa, un Carlo Massarini visibilmente soddisfatto, con la sua maglietta “Talking Heads” indosso, un sapore retrò, molta gente che dice “non immaginavo una cosa simile”.
Per noi, che Byrne lo abbiamo praticato dal vivo per anni, anche quando le date te le dovevi andare a cercare, perché non le pubblicizzava, era immaginabile.
Fantasticamente immaginabile.
Quello che non immaginavamo è che, nel Back Stage, sarebbe stato tanto cordiale, sorridente e disponibile, dopo due ore a ritmo serrato, come è proprio del personaggio, durante le quali non si è risparmiato né fisicamente, né psicologicamente, rispondendo in maniera “britannica” anche al lancio, veramente poco elegante, dei cuscinetti sponsorizzati, che il pubblico ha fatto per chiedere il bis. Di bis ne sono arrivati ben due. Profondi inchini e massimo rispetto per un pubblico che esce soddisfatto ed appagato.
Come quando, dopo i concerti, a notte fonda, andavi a cercarti il cornetto ed il cappuccino, e rifiutavi il sonno, per poter prolungare quella scarica adrenalinica.
La cosa più bella in assoluto di questo UJ, e tra le più belle del festival, da sempre.

Antonello Salis e Simone Zanchini Umbria Jazz Festival ph JR

Antonello Salis e Simone Zanchini Umbria Jazz Festival ph JR

Anche se l’effetto Byrne è stato galvanizzante ed elettrizzante, nonché totalizzante, non ci dimentichiamo di un’altra performance di notevole pregio: quella, alla Galleria Nazionale dell’Umbria, di Antonello Salis e Simone Zanchini. 
Salis, un autodidatta virtuoso ed originale, dalla lunga ed importante carriera, e Zanchini, diplomato al conservatorio di Pesaro, intessono con le loro fisarmoniche, e con la fisarmonica di Zanchini ed il pianoforte di Salis, un dialogo serrato, scambiandosi suggerimenti ed emozioni, , senza limiti o classificazoni. E così spaziano dal folk al classico, dalla musica d’autore a quella popolare, in un totale flusso di libertà espressiva.
Alla fine Zanchini dice “se un giorno assisterete nuovamente a questo concerto, sappiate che non sarà lo stesso concerto”. Improvvisazione e tecnica, si materializzano in un risultato commovente. Da Beethoven a Ravel a La Cucaracha, a Morricone, a Keith Emerson senza soluzione di continuità, per un pubblico sempre più attento e coinvolto. E, nel canonico stile un poco snobbato oggi dagli artisti, escono di scena ed entrano per il bis. Perché un bis, senza suspense……non è un bis.

Un’ultima cosa, a conclusione di questa esperienza Perugina.

Dietro ogni evento c’è lo sforzo di una miriade di persone che lo rende possibile.

Quest’anno qui ad UJ ne è mancata una. Tony Soddu.

Sarebbe stato sicuramente sul palco di Byrne a fare da coordinatore.

Un pensiero, in assenza di altri, glielo rivolgiamo noi. E’ poca cosa, ma doverosa, nei confronti di un uomo che è stato dietro, per ben 30 anni, a tutta la più bella musica live che abbiamo ascoltato.

Tony, se ci hai guardati, ieri sera, ti sei divertito tantissimo da lassù……questo ci piace pensare.

JR

Pat Metheny scalda la sera di Perugia, Cammariere la infiamma fino a notte fonda

Pat Metheny - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Pat Metheny – Umbria Jazz 2018 – ph JR

Torna Pat Metheny, oramai di casa a UJ, e reduce dal recente concerto generosamente tenuto ad Assisi per raccogliere fondi per le popolazioni terremotate del Lazio dell’Umbria e delle Marche. Come già anni fa fece Mehldau, nella sala Podiani, dopo il terremoto che mise in ginocchio l’Umbria. Uomo generoso, artista talentuoso, lo conosciamo da anni oramai, forte anche della collaborazione con il mai abbastanza rimpianto Pino Daniele, che gli valse la popolarità, almeno in Italia.
E’ quindi naturale che il pubblico accorra numeroso a riempire il parterre e le gradinate della Santa Giuliana. Da Metheny ti aspetti comunque uno spettacolo di grande qualità, e l’aspettativa non è andata delusa nemmeno questa volta.
La formazione di quest’anno prevede la collaborazione di Antonio Sanchez alla batteria, Linda May Han Oh al contrabbasso, e Gwilym Simcock alle tastiere, e, con loro, Metheny ripropone una vecchia produzione, già più volte ascoltata, e in più versioni, ma mai così puristicamente intesa: in più, un repertorio di cose che teneva nel cassetto, scritte e mai proposte, e confezionate per l’occasione. Confezionate, è il caso di dirlo. E molto ben confezionate, al pari dei contenuti. L’incipit, con la sua Pikasso a 42 corde, rievoca sonorità orientaleggianti. Da ascoltare in religioso silenzio, e col fiato sospeso: ci duole doverlo spiegare ad almeno 4 spettatori, che, nel frattempo, discutono di amenità come la cucina ed il tempo.
Poi parte il concerto. Il pubblico viene invitato a non registrare, i fotografi a non fotografare (di fatto un brano laterale a 30 metri, vuol dire “lascio perdere”), e il concerto si dipana su un’ora e mezza di dialoghi tra la Coral Sitar e il dinamismo ritmico del batterista messicano, del tastierista britannico, e della musicalmente robusta quanto fisicamente esile bassista malese.
Il risultato è perfetto. Il pubblico, però, troppo “vociferante”. Qualcuno anche assopito. C’è da dire che questa veste molto ortodossa del chitarrista statunitense, risulta un poco algida, per chi è abituato alle contaminazioni con strumentazioni e ritmi della più svariata origine e provenienza, proprie del Metheny che, trent’anni fa, a Caracalla, lasciò il pubblico come sotto l’effetto dell’ LSD, a fine concerto. Quello fu un evento indimenticabile, e forse quello ancora ci si aspetta. Di fatto, il concerto è bellissimo. Ma impoverito in quella componente emozionale che ha portato Metheny a essere Metheny. Sul finale si riprende, il pubblico si scioglie, lui si scompone, e si ritrovano un poco quelle antiche atmosfere oniriche.
Ma Metheny, da grande artista qual è, ha tutto il diritto di proporsi anche in chiave “insolita”. E per l’immenso talento e professionalità che esprime, merita comunque un profondo inchino e il consenso incondizionato. Almeno pari all’affetto che dimostra avere nei confronti di questa terra e di questa manifestazione, nel dire “Continuerò ad affermare che per un musicista è sempre una grande emozione suonare ad Umbria Jazz”.

Kyle Eastwood - Umbria Jazz 2018 - photo JR

Kyle Eastwood – Umbria Jazz 2018 – photo JR

Ad introdurre le note del Mostro Sacro della chitarra, un figlio d’Arte….anche se di diversa arte. Kyle Eastwood, al suo esordio ad UJ, sicuramente ha ereditato la passione dal padre, grande cultore di Jazz, che ha spesso inserito nelle colonne sonore dei suoi film. Contrabbassista, estremamente disinvolto nell’approccio con il pubblico, emozionato e disponibile, si lancia in una breve ma sostenuta performance , assai “cool” e divertente. Musica anni 60 e 70, rivisitata in chiave moderna, quattro brani inediti, tratti dal suo ultimo cd (che Kyle si presta ad autografare, incontrando così fisicamente il pubblico che tanto lo ha apprezzato), uno standard di Mingus, un Boogie stop shuffle, e il tema d’amore di Nuovo Cinema Paradiso, ad omaggiare Morricone che tanto ha accompagnato nella figura e nei ruoli cinematografici del Padre.
Simpatico, divertente e bello. Oltre che decisamente bravo, affiancato da Andrew McCormack al piano, Chris Higginbottom alla batteria, Graeme Blevins al sassofono e il notevole Quentin Collins alla tromba.

Sergio Cammariere - Umbria Jazz 2018 - photo JR

Sergio Cammariere – Umbria Jazz 2018 – photo JR

A sorpresa, per la rassegna “Round Mindnight”, Sergio Cammariere offre uno spettacolo di grande impatto. Tornato alle origini jazz, e, rivisitato il repertorio, ultimamente un poco troppo orientato al pop, regala un’ora e mezza di grande commozione, complici un frizzate e “mostruosamente” performante Amedeo Ariano alla batteria, il noto e caro, sempre solido Bulgarelli al contrabbasso, Bruno Marcozzi alle percussioni e Daniele Tittarelli al Sax Soprano. Insomma, una selezione accurata di musicisti, che unita alla capacità compositiva ed esecutiva di Cammariere al piano, si concretizza in uno spettacolo denso di emozioni, caldo ed avvolgente. Il pubblico si immerge nelle atmosfere raffinate e non prive di “pathos” della sua poesia, e ne resta ammaliato. Tanto da chiedere più di un bis, cui Cammariere, emozionato e felice, come l’ampio abbraccio rivolto alla platea dimostra, si concede. Fino a notte inoltrata. Quando definitivamente si spengono le luci su questa settima intensa giornata dell’Umbria Jazz.

JR

Benjamin Clementine, Somi, l’Orchestra Jazz di Mosca e la Band’Union: un pot pourri culturale all’Umbria Jazz

Band'Union -Umbria Jazz 2018 ph JR

Band’Union -Umbria Jazz 2018 ph JR

Quattro importanti appuntamenti, nella sesta giornata di Umbria Jazz.
La mattina, alle ore 12, come di consuetudine, la giornata si apre alla Galleria Nazionale dell’Umbria, con un attesissimo Daniele di Bonaventura: presenza costante nella rassegna perugina, questa volta il bandoneonista si presenta con la sua formazione, la Band’Union, con cui porta avanti da 15 anni uno dei progetti probabilmente più riusciti di contaminazione in ambito Jazz, almeno per quello che riguarda la produzione nostrana.

Il bandoneon è uno strumento che appartiene alla tradizione folkloristica più “aulica” (basti pensare che nasce come strumento di accompagnamento delle processioni sacre), e Daniele è riuscito a farne un mezzo di comunicazione espressiva assai raffinato, affrancandosi dal cliché che lo vuole legato esclusivamente al mondo del tango argentino.

L’incipit della performance, è una dedica a Mario Dondero, fotografo e fotoreporter milanese, scomparso nel 2015, politicamente impegnato, cui viene rivolto un pensiero con l’esecuzione di “Hasta Siempre” e de “El Pueblo Unido”, tratti dall’ultimo lavoro del gruppo, “Garofani Rossi. Musiche della Resistenza e delle rivoluzioni”. A conferma che il jazz tutto può, se lo vuole.

Un tocco di eleganza arriva dalla chitarra a 10 corde di Marcello Peghin, raffinato interprete di musica barocca, (importante la sua trascrizione per chitarra de “Il clavicembalo ben temperato” di J. S Bach), mentre a contribuire al brio frizzante e al divertimento della performance c’è la batteria di Alfredo Laviano, insospettabile cinquantenne, con lo spirito e la freschezza musicale di un adolescente.

Dietro tutti, spina dorsale della formazione, Felice del Gaudio e il suo contrabbasso, da poco reduce dalla prima pubblicazione da “protagonisti”, dopo aver percorso una lunga carriera al “soldo” di importanti artisti. Uno per tutti: Lucio Dalla.

La Band’Union spazia a 360 gradi nel panorama musicale, con disinvoltura e compiacimento. Fa musica all’insegna del divertimento, 15 anni di attività, 4 dischi, tutti ben riusciti.

Il risultato è un intenso feedback da parte del numeroso pubblico che affolla la sala, che esplode, alla fine dell’ora abbondante di musica, in una standing ovation, che impone il bis. Bis che accarezza i cuori in un dolce commiato con l’esecuzione di “Bella di Notte”, composizione, appunto di Felice del Gaudio.

Igor Butman e l’Orchestra Jazz di Mosca - Umbria Jazz 2018 - ph JR

Igor Butman e l’Orchestra Jazz di Mosca – Umbria Jazz 2018 – ph JR

Secondo appuntamento cui approcciamo con grande curiosità, è quello al teatro Morlacchi con Igor Butman e l’Orchestra Jazz di Mosca.

Igor Butman è indiscutibilmente il più importante sassofonista russo. Grande talento, grande energia, forte personalità, è stato da subito (sin da tempi “non sospetti”), oggetto dell’attenzione di grandi star statunitensi, come Grover Whashington e Wynton Marsalis, che lo hanno sostenuto, affinché potesse affermarsi sulla scena del Jazz internazionale. La sua Big Band si formò nel 1999, e nel 2012 è divenuta la Moscov State Jazz Orchestra. Già presente in una recente edizione di UJ, sul palco centrale di Piazza IV Novembre, quest’anno ha trionfato al Morlacchi. Componenti giovanissimi, la band ha un’età media molto bassa. Un lavoro corale di singole unità talentuose, che, a turno, danno saggio delle proprie capacità, senza mai perdere di vista però il senso unitario della band. Come lo spirito sovietico educa. Esecutori perfetti, arrivano a toccare l’anima ed il cuore della platea (che ci sarebbe piaciuta più numerosa, per la verità), con la precisione di cecchini, e fanno centro con le esecuzioni, forse un poco ruffiane, ma ci sta, di Oleg Akkuratov, giovane pianista e vocalista, che in patria è considerato, e a ragione, una star.

Sono felici di essere qui a Perugia e al Morlacchi, questi ragazzi, che alternano brani originali a standard americani, con estrema disinvoltura, omaggiando Duke, Goodman, Quincy Jones. Sembrano così distanti i tempi della guerra fredda, e commuove pensare che, quando i due blocchi si contrapponevano, era sempre la musica a scaldare i muri di ghiaccio, e a stimolare la fantasia e il talento di personaggi come Butman, che oggi possono esprimersi al meglio delle loro potenzialità. Pubblico in delirio, bis generosamente elargito, e piena soddisfazione per aver scelto di far parte della platea. Uno spettacolo davvero coinvolgente.

Somi- Umbria Jazz 2018 - ph JR

Somi- Umbria Jazz 2018 – ph JR

All’Arena, alle 21, fa l’ingresso sul palco, accompagnata da tre validi supporti, la voce potente di Somi, che crea un fil rouge tra le radici africane del blues, e il contesto del soul e del Jazz Americano. Americana di nascita, con genitori africani, raffinata e colta interprete, viene considerata una sorta di Miriam Makeba dei nostri giorni. Però qui, a farla da padrona, sono un’estensione vocale e una potenza incredibili. E’ nella vocalità assolutamente naturale, che ricorda per certi aspetti la spontaneità di Mina, tanto è evidente che non prevale l’impostazione didattica, ma il puro talento, che l’artista trova la sua forma espressiva più felice, nel raccontare al pubblico di temi d’impegno sociale e civile in cui è personalmente coinvolta. Un’ora e mezza di musica non facile, ma resa estremamente approcciabile proprio dallo straordinario talento melodico di Somi.

Benjamin Clementine- Umbria Jazz 2018 - ph JR

Benjamin Clementine- Umbria Jazz 2018 – ph JR

A seguire Benjamin Clementine, gigionesco e carismatico, nonché imprevedibile artista londinese, che, portata sul palco una scenografia particolarissima, e sicuramente teatrale, si diletta con il pubblico dell’Arena, interagendo direttamente, chiamandolo sotto palco, dialogando a ritmo serrato e scherzoso. Il pubblico ci sta, e lui improvvisa uno spettacolo, citando Pavarotti, interpretando brani originali, con sonorità che frammentano il rock, il soul, il progressive, addirittura, e ricompongono tutto un insieme da seguire con attenzione e disponibilità. Un espressionista in piena regola. Come ama, del resto, definirsi. Qualche purista storce il naso. A noi piace.

JR

The Chainsmokers live: la festa che non ti aspetti all’Umbria Jazz 2018

The Chainsmokers live - Umbria Jazz 2018- ph JR

The Chainsmokers live – Umbria Jazz 2018- ph JR

E’ uno spettacolo di straordinaria bellezza, quello che The Chainsmokers hanno studiato, progettato e realizzato all’Arena Santa Giuliana, in occasione della loro unica data estiva in Italia. Lo spazio si presta, ed il duo ne approfitta, riservando, fronte palco un’area decisamente vasta, destinata ad effetti che nel corso della serata trasformeranno il palco principale di Umbria Jazz in una girandola di colori, luci, “vampate”, che raramente è dato di vedere durante un concerto.
Mi corre obbligo di usare la prima persona, in quanto mi sono avvicinata all’evento con parecchio scetticismo. Nonostante il duo sia stato considerato una sorta di “rivelazione”, dopo aver dominato lo scorso anno tutte le classifiche internazionali, aver vinto l’ultima edizione dei Grammy come “nuova proposta”, aver totalizzato un numero inestimabile di views su Youtube e su Spotify (oramai la musica si apprezza così), e aver incantato migliaia di spettatori, mi sono detta “non è il mio genere”.
Di fatto mi sono tornate alla mente le parole di Quincy Jones durante la conferenza stampa di Roma: “la musica non si distingue per generi. Esiste quella bella e quella brutta”.
E quella dei Chainsmokers è decisamente da considerarsi bella.

The Chainsmokers live - Umbria Jazz 2018- ph JR

The Chainsmokers live – Umbria Jazz 2018- ph JR

Il genere remix, percorre il panorama musicale pop a 360 gradi, alternando grandi successi a brani originali, che mettono in evidenza le doti del duo anche sotto l’aspetto compositivo.
Sound esplosivo, che coinvolge vista, udito e rende irresistibile la voglia di unirsi alle migliaia di adolescenti sotto palco e ballare con loro, divertiti, stupiti, ma anche molto disponibili nell’ospitare un elemento fuori contesto generazionale, ma sicuramente molto compiaciuto e divertito dallo spettacolo.
C’è una grande personalità e professionalità nel modo di fare musica dei due DJ, molta grinta, poca improvvisazione, molto studio.

The Chainsmokers live - Umbria Jazz 2018- ph JR

The Chainsmokers live – Umbria Jazz 2018- ph JR

Uno spettacolo che va assolutamente visto, per poter essere apprezzato, perché si rifà ad un modo di interpretare il sound psichedelico che vuole un coinvolgimento totale del fruitore finale. Insomma, non basta ascoltare. Bisogna guardare, e farsi trasportare.
E la bellezza ha il potere di avvicinare un mondo che spesso noi, generazionalmente più maturi, non riusciamo a comprendere appieno. Questo un merito indiscutibile dei Chainsmokers, forse il più grande.

Al mattino, la Galleria Nazionale, nella Sala Podiani, oramai definitivamente diventata un piccolo e prestigioso auditorium, ha ospitato Ethan Iverson, ex componente dei Bad Plus, che intrattiene l’attento e sempre numeroso pubblico di questi preziosi concerti di mezzogiorno, con una serie di esecuzioni di brani celebri, interagendo con la platea “a richiesta”, e rivelandosi, oltre che un pianista di ottima caratura (ma questo lo aveva già ampiamente dimostrato nel suo percorso con i Bad), anche un intrattenitore divertente e disinvolto.

Ethan Iverson - Umbria Jazz 2018- ph JR

Ethan Iverson – Umbria Jazz 2018- ph JR

Peccato non aver potuto assistere alla sua partecipazione allo spettacolo serale del Morlacchi, che vedeva impegnati il Billy Hart Quartet con la partecipazione di un ospite di eccezione: Joshua Redman.
Purtroppo la scelta di anticipare i concerti del Morlacchi alle 22, lo abbiamo già detto, risulta un poco penalizzante. Però il contesto di questo Umbria Jazz è ricco di grandi nomi e musica di qualità. E per una volta abbiamo voluto allontanarci da quanto sapevamo comunque affine musicalmente, per sperimentare qualcosa di diverso. E ne siamo soddisfatti.

JR

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