Giorgia torna al Mediolanum Forum per lo show più libero della sua carriera

giorgia forum ph Francesco Prandoni

giorgia forum ph Francesco Prandoni

Giorgia torna sul palco per il colpo di coda finale di un anno importante. Con la reprise del tour “Oronero live”, l’artista è tornata sul palco del Mediolanum Forum per uno show intenzionalmente mastodontico, un appuntamento celebrativo che lei ha voluto costruire a modo suo. La novità sfidante è un grande palco centrale in cui il protagonista è un grande albero che, se da un lato simboleggia il forte legame di Giorgia con le sue radici soul, dall’altro testimonia la naturale propensione della sua voce verso alte vette di profonda spiritualità. Con l’intento di mettere in piedi una gigantesca festa in cui tutti gli invitati possono interagire in maniera ravvicinata con il festeggiato, Giorgia mette da parte i tacchi rivolgendosi al suo pubblico in ogni direzione. L’intenzione è nobile, il risultato però stinge la magia.
Giorgia è unica, da sempre la sua voce viene riconosciuta come una delle più belle e potenti della musica italiana. Non ha bisogno di null’altro che non siano gli strumenti dei suoi eccellenti musicisti. Si sà che nel 2018, per stare al passo con le produzioni monster, ci si ingegna a cercare soluzioni spettacolari ma a volte, come nel caso di Giorgia, il minimalismo sarebbe stato ancor più spettacolare.

Apprezzabili i suoi sforzi, nonchè la fatica fisica di cantare al suo livello girando in lungo e in largo per due ore e passa ma davvero non ce n’era bisogno. Accompagnata da Sonny Thompson (direttore musicale, basso, chitarra, voce), Mylious Johnson (batteria), Claudio Storniolo (piano), Gianluca Ballarin (tastiere), Giorgio Secco (chitarra) e da due street band: gli Psycodrummers, un gruppo di 11 percussionisti, e i Man In Brass Ensemble, un gruppo di 8 fiati (4 trombe, 2 tromboni, un sax e 1 susafono), Giorgia sceglie di regalare un ritmo vibrante, colorato e funky al suo concerto libero, dai tempi dilatati e costellato di interazioni parlate con il pubblico. Ride, scherza, si emoziona, la cantante romana è affamata di contatti ravvicinati ed è proprio questo contrasto tra gli elementi a spiazzare il pubblico; ora commosso, ora esaltato. Al centro di tutto: la musica. Che sia quella di Giorgia, o quella con cui la cantante si è formata non ha importanza. Sia prima che durante il concerto, il soul e r’n'b la fanno da padrone. Il suono varia di brano in brano: dalle percussioni al ritmi latini, a sprazzy raggae passando per incursioni dance, Giorgia veleggia in un arcobaleno di note.

In scaletta ovviamente presenti i grandi classici di Giorgia ma anche molti brani estratti estratti dal suo ultimo album “Oronero”. Grande emozione per il medley acustico con Come Saprei, E poi, Per fare a meno di te, Eternità ma sopratutto per il grande ritorno di “Onde” di Alex Baroni che Giorgia torna a cantare live per la prima volta. Un modo, questo, per rappacificarsi col dolore e con la mancanza. Ricucire uno strappo significa imparare a conviverci guardando fieramente la cucitura. Il momento più atteso arriva sulle note di “Come neve”: la canzone che ha reso un sogno realtà: Marco Mengoni sale sul palco del Mediolanum Forum ed è pura magia. La sua voce e quella di Giorgia si fondono creando un dolce effluvio di voci potenti e vellutate. L’anima soul, la radice delle origini, la chimica amicale, l’affinità spirituale collimano in un incantesimo che in tanti aspettavano da anni. Chissà cosa avrà pensato Piero Calabrese (primo storico produttore di entrambi, prematuramente scomparso) guardandoli da lassù. Sarà stato sicuramente fiero di vedere come a distanza di tempo i tasselli si siano comunque riuniti perchè il destino era scritto nelle stelle.

Raffaella Sbrescia

SCALETTA:
“Oronero”
“Il mio giorno migliore”
“È l’amore che conta”
“Chiamami tu / Turn your lights down low”
“Mutevole”
“Vivi davvero”
“Scelgo ancora te”
“Quando una stella muore”
“Non mi ami”
“Gocce di memoria”
“Regina di notte”
“Come saprei”
“E poi”
“Per fare a meno di te”
“Eternità”
“Vado via”
“Tu mi porti su”
“Di sole e d’azzurro”
“Marzo”
“Io fra tanti”
“Come neve”
“Per non pensarti”
Medley ’98 “…Baby one more time / My love is your love / I don’t want to miss a thing / My heart will go on / Onde”
“Credo”

Maria Antonietta: il nuovo singolo è Pesci. Il 30 marzo arriva l’album “Deluderti”

 Pesci

Dopo la pubblicazione lo scorso 26 gennaio di DELUDERTI, la canzone title-track dal nuovo album di MARIA ANTONIETTA in uscita il 30 marzo, è da oggi online il video del brano PESCI. Guardalo qui: https://youtu.be/C8YVlbtriYk

PESCI è il primo singolo ufficiale della cantautrice, reso disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 2 marzo e in radio da settimana prossima. Ascoltalo qui: https://lnk.to/Pesci/
La regia di PESCI è stata curata da Leandro Manuel Emede e Nicolò Cerioni di SugarKane Studio, con i quali è già stata al lavoro sul suo primo album per il clip “Saliva”.
DELUDERTI, il nuovo album prodotto insieme a Giovanni Imparato (Colombre) è in uscita il 30 marzo 2018 per La Tempesta Dischi con distribuzione Believe.

Maria Antonietta al secolo Letizia Cesarini, è nata a Pesaro nel 1987; dopo aver autoprodotto nel luglio 2010 il suo primo disco Marie Antoinette wants to suck your young blood e dopo aver fondato il progetto shoegaze Young Wrists nella sua Pesaro, nel 2012 confeziona l’album d’esordio omonimo in italiano registrato e prodotto da Dario Brunori
Scrive un racconto, Santa Caterina al Sinai, pubblicato da Minimum Fax per l’antologia Cosa volete Sentire a cui ha fatto seguito un lungo tour che dura quasi un anno e mezzo, un brano come Animali (con inclusa una cover di Gigliola Cinquetti) e poi il secondo album Sassi, prodotto insieme ai fratelli Imparato nel marzo 2014 per la Tempesta Dischi. Nel 2015 accompagnata dai musicisti del gruppo Chewingum, decide di re-incidere i brani di Sassi in chiave elettronica, il risultato è l’EP Maria Antonietta Loves Chewingum.

Ora si prepara alla pubblicazione del suo terzo lavoro e del suo nuovo tour, organizzato da BPM CONCERTI, in partenza da Bologna il 20 aprile con in calendario una serie di appuntamenti già annunciati:
Venerdi 20 Aprile 2018
BOLOGNA – TPO
Sabato 28 Aprile 2018
TORINO – Hiroshima Mon Amour
Venerdì 4 maggio 2018
RONCADE (TV) -New Age Club
Venerdì 11 Maggio 2018 -
ROMA- Monk
Sabato 12 Maggio 2018
PESARo -Teatro Sperimentale
PREVENDITE SU TICKETONE E NEI CIRCUITI ABITUALI

Videointervista ai Ministri e recensione dell’album “Fidatevi”

MINISTRI ph Chiara Mirelli

MINISTRI ph Chiara Mirelli

“Fidatevi” è il disco che segna il ritorno de I Ministri sulla scena musicale italiana. Un percorso lungo dodici anni e che ha portato Federico Dragona, Davide Autelitano, Michele Esposito a confrontarsi con se stessi e con un appassionato pubblico che non ha mai smesso di seguirli. Questo nuovo progetto, prodotto da Taketo Gohara, mette in luce tre giovani uomini che mettono a fuoco la propria consapevolezza attraverso l’uso di un linguaggio lucido, potente, emozionante.

La video intervista di Ritratti di note ai Ministri:

L’album si apre con “Tra le vite degli altri”: una scomoda indagine sul nostro senso di inadeguatezza e di vulnerabilità. A seguire la titletrack “Fidatevi” in cui due generazioni a confronto chiedono reciproca comprensione di sogni, problemi, scelte. Il brano più oscuro è “Spettri” in cui emerge la voglia di dare un volto alla paura. A proposito di brani oscuri, “Crateri” si muove lungo questa linea con l’affresco di un anima disperata ma cosciente del vuoto che c’è tutto intorno. Costruire un rapporto è difficile, lo sanno bene I Ministri che in “Tienimi che ci perdiamo” fotografano esattamente la difficoltà di reggersi e reggere l’altro a lungo termine. Libero, fresco e necessario il brano “Mentre fa giorno”, illuminante e vero è il testo di “Memoria breve”. Come in balìa di un meccanismo difettoso ci perdiamo nei meandri di quelle tre o quattro cose che finiscono per annichilire tutto il resto. Straziante l’urlo di “Usami”, canzone nata da due amici che parlano di situazioni di vita complesse. Un brano terapeutico, capace di esorcizzare il dolore ma anche e soprattutto di sprigionare una denotazione di energia prigioniera. “Toccando il fondo, trovo sempre qualcosa di me” questo è il modo con cui I Ministri tirano fuori la loro rabbia canalizzata. La nostra generazione è troppo ricca per ripartire da zero e troppo povera per i sogni che è stata abituata a rinconrrere, dicono I Ministri a proposito di “Due desideri su tre”. Niente di più autentico e vero. Decisamente romantica l’immagine de “Nella battaglia” che riprende l’incipt del Riccardo III. La nostra battaglia quotidiana si scontra con la miriade di interrogativi di”Dimmi che cosa” che chiudono in maniera plateale un album pensato per essere condiviso e per restare.

Raffaella Sbrescia

l disco è stato anticipato anche dal primo omonimo singolo “Fidatevi”, il cui video è visibile al link www.youtube.com/watch?v=kYP5bgBu7BY. Un viaggio in cuffia nella notte di un’altra Milano, quella dei camion che dormono e dei ponti sul nulla, attraverso gli occhi scurissimi di Jacopo Farina.

Di seguito la tracklist di “FIDATEVI”: “Tra le vite degli altri”, “Fidatevi”, “Spettri”, “Crateri”, “Tienimi che ci perdiamo”, “Mentre fa giorno”, “Memoria”, “Usami”, “Un dio da scegliere”, “Due desideri su tre”, “Nella battaglia”, “Dimmi che cosa”.

FIDATEVI è anche il nome del tour nei club, organizzato da Magellano Concerti, che partirà il 5 aprile da Bologna.

Levante in concerto al Teatro dal Verme di Milano: la supernova del cantautorato rosa fa centro

Levante - Milano  ph Francesco Prandoni

Levante – Milano ph Francesco Prandoni

Teatro è silenzio, concentrazione, rispetto, compostezza ma è anche connessione, comprensione, attenzione, magia. Tutto questo è quanto Levante sia riuscita a ottimizzare e a mettere in atto nel suo nuovo “Nel caos di stanze stupefacenti tour”. Abituato a vederla esibirsi nei club di tutta Italia, protagonista di concerti pieni di fisicità e di energia corporale, Levante stupisce il pubblico del Teatro dal Verme di Milano con un nuovo approccio delicato e carnale al contempo. L’antifona è già chiara con la scelta di costruire una scenografia di forte impatto emozionale con Camilla Ferrari come light designer e Filippo Rossi come visual designer. Soltanto un sottile velo trasparente a dividire Claudia e la sua band dalla prima fila di poltroncine. Costellazioni di stelle, fiori e luci colorate sono il tappeto su cui si poggiano le rinnovate note di brani a cui eravamo già affezionati ma anche e sopratutto quelle di canzoni che erano rimaste riposte in un cassetto e alle quali Levante ha voluto rendere giustizia vestendole di nuova e meritata luce. La grande forza di questo spettacolo è data dalla potenza espressiva della voce di Levante e dalla pregevolezza di arrangiamenti costruiti con l’ausilio di batteria, basso e contrabbasso, chitarra, violino, violoncello e pianoforte. Eliminando i suoni sintetici, Levante sceglie di mettere in evidenza i lati più intimi e nascosti delle sue canzoni e la scelta è vincente. Per Levante, il teatro è senza ombra di dubbio il luogo più adatto per esprimere la sua arte al meglio. Nella sua sottoveste di seta verde smeraldo, Claudia è una musa che canta la sua vita. Taciturna come non mai, l’artista sceglie di far parlare le sue canzoni e va bene così. L’anima trepidante, affamata di vita, d’amore, di sogni e di guizzi fa capolino tra ritornelli e acuti cantati accartocciandosi su se stessa. Avviluppata sul microfono, Levante sprigiona tutta la sua bellezza ed è una cosa che fa semplicemente bene al cuore avvizzito dalle brutture. Forme e colori sono i dettagli con cui Levante dipinge i suoi racconti che prendono vita dal preludio di “Caos” e si districano tra “Le lacrime non macchiano”, “Io ti maledico”,” Farfalle”, “Sbadiglio”, l’inaspettata “Alfonso”, “Le margherite sono salve” (da lei stessa definita come “Il grande assente”. Molto particolare la scelta di cantare “Duri come me” con un microfono panoramico insieme a tutta la band. Rock, folk, country, pop convivono felicemente perchè a tenerne insieme le fila è la passione.

Tra le sorprese musicali della serata c’è un’incantevole interpretazione del brano “Le parole che non dico mai” che Levante aveva donato a Rita Bellanza, concorrente dell’ultima edizione di X Factor, e che invece nella voce della cantante si riveste di struggente pathos autobiografico. Libera, forte, calda e vibrante, Levante è la supernova del cantautorato femminile in Italia.

Raffaella Sbrescia

Ron racconta il suo amico Lucio e presenta l’omonima raccolta dedicata proprio a Dalla. Un effluvio di emozioni

 Ron ph Riccardo Ambrosio

“LUCIO!” (Sony Music) è il nuovo progetto discografico di RON dedicato a Lucio Dalla per celebrare la ricorrenza del 75esimo compleanno del cantautore bolognese e omaggiarne la poetica e l’anima musicale. La raccolta racchiude 12 brani, tra cui l’inedito sanremese “Almeno Pensami”, registrati in presa diretta da Ron (voce e chitarra acustica) insieme Elio Rivagli alla batteria, Roberto Gallinelli al basso e Giuseppe Barbera al pianoforte.
Nell’album si trovano alcuni dei più grandi successi di Dalla, tre dei quali scritti insieme a Ron che per l’occasione li ha riarrangiati e reinterpretati. Il disco è, inoltre, dedicato alla memoria di Michele Mondella, grande personaggio del mondo musicale e storico amico e collaboratore di Lucio e Ron.

Intervista

Come è avvenuta la selezione delle canzoni scelte per questa raccolta?
Ho pensato istintivamente alle canzoni di Lucio e mi sono subito venuti dei titoli in mente. Mi è piaciuto cominciare con “Almeno pensami”, l’ultima opera di Lucio. Ho proseguito con “4/03/1943), uno dei suoi primi brani. Ho voluto spaziare tra presente e passato. Non volevo fare un disco a metà, ci sono solo canzoni scritte da Lucio e su questa scia sarà improntata anche la scaletta del concerto che sto costruendo.

Che coinvolgimento hanno avuto gli eredi di Dalla in questo progetto?

Devo solo ringraziarli. Se non fosse stato per loro, “Almeno pensami” non sarebbe mai venuta a galla. Lucio ero distratto, lasciava pezzi scritti dappertutto, spero proprio che vengano fuori altri brani. Ho seguito questo progetto con grande passione ma anche in punta di piedi. Si sa, è facile cantare un artista così immenso, così come è altrettanto facile strabordare. Il mio obiettivo era essere il più semplice e trasparente possibile. I testi e le musiche di Lucio sono molto semplici ma lui non poteva fare a meno di riempire gli arrangiamenti. Spendeva anche intere ore per mettere i suoi versi, campionava un pezzo di martello e lo trasformava in un rullante. Qui è stato fatto un lavoro molto più semplice: 4 musicisti, compreso me stesso, in studio e in presa diretta per lavorare sul suono e nulla che potesse impedire la fuoriuscita delle emozioni.

RON

Per tanto tempo ti sei rifiutato di parlare di Lucio. Cosa ti ha fatto cambiare idea?

Ho preferito starmene tranquillo per i fatti miei. Il silenzio mi ha aiutato molto a superare la dipartita di Lucio che è stata veramente pesante. Non sono stato guidato da nulla se non dal fatto che non avevo assolutamente voglie di un’inutile sovraesposizione tipica degli sciacalli.

Il disco si chiude con “Com’è profondo il mare” cantata solo da Lucio. Come mai?

L’arrangiamento originale del brano l’avevo pensato io, poi in occasione di uno speciale andato in onda su Sky, siamo andati a snocciolare delle piste del brano e ho notato una potenza vocale di Lucio che non volevo toccare. Ho voluto inserire solo un leggera sporcatura con le chitarre, mi pareva stupido fare una controvoce; la canzone è solo sua.

In alcuni brani hai fatto un ampio uso di archi. Qual è l’impronta del disco?

Ho cercato di non esagerare. Mi ricordo di telefonate notturne in cui Lucio mi chiamava tenendo la cornetta del telefono e mi faceva ascoltare decine di volte la stessa canzone per farmela sentire bene. Spesso in studio ci si dimentica da dove viene un brano, come è nato e l’intenzione che c’è dietro. Gli archi qui non sostituiscono nulla, semplicemente sentivo che ci volevano. In “Attenti al lupo” mi sono particolarmente divertito.

Com’è andata per “Canzone”?
Ho chiamato Maurizio Pica che ha messo insieme un gruppo di mandolinari per completare in modo più sentito un brano che è figlio del profondo amore di Lucio per Napoli.

Quanto ha rivoluzionato la tua vita artistica l’incontro con Lucio?

Avere un riferimento come Lucio è una cosa unica, mi sono affacciato alla musica a 16 anni, ho conosciuto subito Lucio con “Occhi di ragazza” e insieme a Bardotti ha cominciato a produrre le mie cose. Mi sono sempre fidato di Lucio, non teneva nulla per sè, era importante perchè amava quando qualcuno riusciva a farcela, amava prendere persone della strada e cercare di farli cantare. Io, Bersani, Carboni, gli Stadio siamo tutto figli di Lucio.

Come sarà il concerto che stai mettendo a punto?

Ci saranno 18-20 canzoni in scaletta, saranno tutti brani di Lucio. Ci saranno dei contributi video, li stiamo scegliendo in questi giorni. Sto scrivendo anche le mie parti parlate, si tratta di uno spettacolo teatrale e sarà pensato per raccontare Lucio al meglio. Milano e Roma sono il prologo di un tour, vorremmo organizzare altri concerti in teatro, magari li riprendiamo il prossimo autunno per chiudere il cerchio dopo i live estivi.

Video: Almeno pensami

Come ti sei sentito quando hai ascoltato “Almeno pensami” la prima volta?

Ho vissuto un’emozione unica e irripetibile. Il brano era un demo con un primo arrangiamento fatto da Lucio. Claudio Baglioni me l’ha consegnata così. Al primo ascolto ho sentito Lucio e basta, non mi sentivo dentro il brano. Lucio l’aveva reso così suo che non mi sentivo di andare a ripetere un’anima così presente. Ho rivisto il brano senza toccare musica e testo, l’ho semplicemente portato nel mio mondo. Anche il disco segue questa semplicità di fondo. La canzone è stata fatta tutta in presa diretta, senza nemmeno un click. Spero e credo di averle reso giustizia. Tutto questo ha dato vita al disco.

Come hai vissuto questo Festival di Sanremo?

Il Festival è stata una cosa bella. Finalmente un Festival tranquillo, senza patemi da eliminazione. Claudio Baglioni è uno di noi, ha difeso la categoria, sa cosa vuol dire essere escluso o arrivare ultimo. Con quattro colpi di coda ha dato un segnale a tutti: c’è bisogno di un cambiamento anche per un festival così importante che rappresenta la storia della musica italiana. Da qui in poi si può fare solo meglio.

L’ultima esperienza di Lucio fu Sanremo 2012 con Pierdavide Carone. Ti ha mai raccontato qualcosa a riguardo?

Sentii Lucio in quei giorni, era molto abbattuto e triste, si trovava molto fuori posto nonostante la voglia di essere li per Pierdavide. Cercai di tranquillizzarlo, per fortuna c’era Michele Mondella accanto a lui e lo aiutò a concludere quell’avventura.

Perchè hai dedicato il disco a Mondella?

Nel ’70 ho conosciuto Michele Mondella perchè la RCA aveva già tutti i suo posti prenotati per Sanremo. Michele è stato il mio primo promoter, abbiamo iniziato insieme e sono fiero che sia stato così. Mondella è stato importante per il cantautorato perchè l’ha difeso con le unghie e con i denti, senza mai sgomitare e con saggezza da uomo colto e mai arrogante quale era. Questo l’ha portato ad essere rispettato da artisti e addetti ai lavori, lo ringrazio soltanto, ho avuto tantissimo da lui.

Cosa ricordi del primo incontro con Lucio?

Arrivai con mio padre alla RCA per “Occhi di ragazza” Lucio era tutto ingessato dopo un incidente, spuntavano solo gli occhialini e un po’ di barba, era forse troppo giovane ma non l’ho riconosciuto. Mi disse qualcosa di divertente, mi misi a ridere di gusto e da allora mi fece ridere sempre. Poco prima mio padre ebbe un incontro ravvicinato con Renato Zero, fu una gornata indimentabile, pensare che fino a una settimana prima andavo ancora a scuola.

Qual è il tuo bilancio sullo scambio reciproco che c’è stato tra voi?

Lo dico chiaramente: se non ci fosse stato Lucio, non sarei qui. Non sono una persona che si impone. Lucio invece sapeva guardare lontano, pensava sempre e solo al futuro. Quando capì chi ero musicalmente, Lucio cominciò a lavorare con me e credo di essergli stato molto utile. Ascoltavo Joni Mitchell, Neil Young, lui invece amava il jazz, il rythm’n'blues. Ci siamo scambiati passioni musicali attraverso l’amore per la musica, non parlavamo d’altro e ci servito tutto a tutti a due.

Raffaella Sbrescia

Video: Almeno pensami live @ Sony Music Italy


Dal 7 marzo RON sarà impegnato in un instore tour per incontrare il pubblico e presentare il suo nuovo progetto discografico: il 7 marzo al Mondadori Megastore di Milano (Piazza Duomo, 1 – ore 18.00), il 9 marzo al Mondadori Megastore di Bologna (Via M. D’Azeglio 34 – ore 18.00), il 10 marzo al Mondadori Bookstore di Roma (Via Tuscolana, 771 – ore 17.00), il 12 marzo al Mondadori Bookstore di Napoli (Piazza Vanvitelli, 10/A – ore 18.00).

RON tornerà live con concerti: il 6 maggio al Teatro dal Verme di Milano e il 7 maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma (Sala Sinopoli).

Questa la tracklist di “Lucio!”: “Almeno pensami”, “4/3/1943”, “Tu non mi basti mai”, “Piazza grande” (in duetto con Lucio Dalla), “Henna”, “Attenti al lupo”, “Quale allegria”, “Chissà se lo sai” (in duetto con Lucio Dalla), “Futura”, “Canzone”, “Cara” e “Come è profondo il mare”.

The Martinez Brothers: il tour mondiale fa tappa al Fabrique di Milano

28472220_10215209309536781_3148038528332008769_n

Non solo neve a Milano. La scorsa notte la consolle del Fabrique ha vibrato con il sound dei The Martinez Brothers, in Italia per l’unico appuntamento tricolore del tour mondiale in corso. Forti del grande seguito della loro label Cuttin’ Headz, l’etichetta nata nel 2014 dopo anni trascorsi seguendo le orme del padre, assiduo frequentatore di locali di culto quali il Paradise Garage, i due hanno chiamato a raccolta gli appassionati del genere da tutta la Lombardia. Lo stile dei fratelli Martinez riassume l’anima underground di New York senza perdersi le sfumature di un ambiente quanto mai contaminato da decine di culture diverse. Il richiamo della techno più dura trascina il subconscio in aree remote della percezione del suono. Richiami orientali e arabeggianti hanno riempito le intercapedini creando una sinergia sonora vorticosa. Dopo aver composto musiche insieme a Nile Rodgers e colonne sonore per le sfilate di Givenchy, i Martinez sono tornani a Milano insieme a Argy, produttore più vicino alla dance world e Sita Abellán, la technoprincess scoperta sui social, per rinvigorire l’attitudine di approccio alla vita notturna tipica dei sobborghi urbani degli anni ’90. Non solo il DC10 di Ibiza e l’Output di New York, Chris e Stevie Jr Martinez sono approdati nella Milano by night per lanciare un messaggio preciso e diretto: la metropoli meneghina assurge allo status di punto di riferimento per clubbers senza frontiere.

Raffaella Sbrescia

Video: The Martinez Brothers @ Fabrique – Milano

Video: The Martinez Brothers in consolle – Fabrique

 

Benji & Fede presentano “Siamo solo noise”: “Crediamo nei frutti del nostro lavoro”

Siamo solo noise deluxe (bassa)

“Siamo solo noise” è il titolo del terzo album di Benji & Fede pubblicato per Warner Music. Il progetto è il risultato di un percorso creativo durato un anno e mezzo e che ha portato i due ragazzi a confrontarsi con diversi autori e produttori. Tra gli altri ricordiamo Michele Canova, Pat Simonini, Fausto Cogliati, Danti, Walter Ferrari, Gazelle, Federica Abbate, Takagi & Ketra, Daddy’s Groove, SDJM, Andrea Nardinocchi, Rocco Hunt. Il titolo dell’album intende racchiudere una buona dose di ironica ma anche lo stretto rapporto di Benjiamin e Federico con i loro fan.

Intervista

Partiamo dal brano “Da grande”. Come vi è venuta l’idea di coinvolgere i bambini del Policlinico di Modena?

Tutto è successo un po’ per caso. Lo scorso Natale siamo stati al policlinico perchè c’erano dei bambini che avevano chiesto di noi. Abbiamo passato il pomeriggio lì con loro ed è stata un’esperienza gratificante. Qualche settimana dopo mentre lavoravamo in studio a questo brano, che tra l’altro apre il disco, abbiamo pensato che ci stessero bene i cori dei bambini per dare ancora più forza al messaggio della canzone. I genitori e i bimbi stessi sono stati molto felici della cosa, i più felici siamo stati sicuramente noi. La canzone raffigura la parte bambina che è n noi e ci dà il coraggio di sognare in età adulta. L’intro corale rafforza lo spirito del brano.

In cosa vi sentite grandi?

In questi anni ne abbiamo fatte di tutti i colori, abbiamo lavorato tantissimo in studio dando vita a una crescita graduale dovuta a tanti fattori.
Fede: Questo album è più consapevole, abbiamo trattato argomenti che prima forse non avevamo la forza e la maturità di trattare. Su tutti cito il brano “Buona Fortuna”, in cui si è finalmente creata l’alchimia giusta per mettere in una canzone delle frasi che mi giravano in testa da tanto tempo. Prima non avrei avuto forza la consapevolezza di cantare tutto questo e risultare credibile. Il fatto che la canzone abbia avuto feedback positivi anche da chi non ci ha mai ascoltati prima ci dà soddisfazione.

Il vostro pubblico si è adattato a questa vostra crescita anagrafica e creativa?

Il nostro obiettivo è crescere insieme al nostro pubblico, come cambiamo noi, lo fanno anche le persone che ci seguono. Le passioni cambiano, l’approccio alla musica cambia, i gusti cambiano, il nostro pubblico forse si aspettava questa crescita. Non abbiamo fatto un cambiamento estraniante, forse perderemo qualche fan, forse ne guadagneremo qualcuno più grande ma non abbiamo voglia dic ambiare target. Abbiamo solo cercato di fare canzoni possibilmente belle e trasversali. Ci siamo detti: “lasciamoci andare, cerchiamo di mettere su carta e in note le emozioni che abbiamo vissuto nell’ultimo anno. Questo è l’album in cui abbiamo osato di più, le canzoni racchiudono diversi lati del nostro carattere.

Questo discorso è stato rispettato dalle persone con cui avete lavorato?

Quando siamo nel bel mezzo di una session di produzione e scrittura cerchiamo sempre di evitare di snaturare la canzone, noi diamo un input, diamo un’idea, arriviamo lì già con una bozza di idea, con degli accordi e delle melodie. L’autore non ti impone la sua idea nè ti scrive la strofa, abbiamo raggiunto un’empatica particolare con le persone con cui abbiamo lavorato. Gli autori ti aiutano in un percorso che ti servirà anche quando lavorerai da solo. Da ognuno impari un metodo, una tecnica, un modo di scrivere. Questo lavoro è un insieme di noi stessi più tutto quello che abbiamo imparato.

Qual è il messaggio del brano “On demand”?
Questo è un brano divertente, volevamo mostrare questo nostro lato ironizzando sui talent show. La prima cosa importante di questo mestiere è divertirsi, quindi abbiamo giocato anche nel video con Vito Shade, particolarmente brillante e calato nella parte, guardando come sarebbe la nostra vita se fosse “on demand”.

Video: On demand

Vivete mai il timore che magari questa “moda musicale” possa cambiare?
Non abbiamo questo timore, sappiamo delle nostre potenzialità e sappiamo quanto lavoriamo. La nostra non è stata un’ esplosione improvvisa, abbiamo fatto 4-5 anni di musica prima di essere conosciuti, cerchiamo di mantenere questo approccio, dedichiamo la nostra vita a questo mestiere, non siamo preoccupati perchè sentiamo che con il lavoro le soddisfazioni arrivano. Anche in questo album abbiamo dato tutto, abbiamo l’anima in pace.

Come avete lavorato agli arrangiamenti di questo album?
Abbiamo lavorato con tantissimi produttori diversi, ognuno ha il suo mondo, il suo modo di lavorare, cerchiamo di non farci snaturare, il nostro marchio di fabbrica è la chitarra e l’ukulele, siamo molto esaltati all’idea di fare suonare questo disco dal vivo, sarà molto divertente da suonare e da fare live, stiamo preparando un po’ di sorprese per il tour, sarà qualcosa di figo.

Da un punto di vista generale, cosa vorreste mettere in evidenza di questo lavoro?
Ogni canzone ha una sua storia, il desiderio più grande è che l’intero disco arrivi in primis al nostro pubblico, ogni canzone ha un messaggio preciso che potrebbe rimanere per un po’ nella vita di ciascuno.

Come mai avete inserito “Niente di speciale” in extremis?
Abbiamo scritto quasi 100 canzoni, avevamo un mucchio di pezzi belli carichi e tosti, scrivere un ballata all’ultimo aveva il suo fascino. La canzone è scritta bene e meritava di starci dentro. Non l’abbiamo ricantata, si è trattato di un “buona la prima” perchè c’era già la magia, questo è un pezzo che cerca la verità.

Come si è evoluto nel tempo il vostro rapporto con i fan?
Spesso i nostri fan ci sorprendono perchè ci rivelano spesso cose che non ricordavamo o che nemmeno conoscevamo di noi stessi. Il nostro intento è sempre stato ribadire: “Guardate che ci siamo anche noi”. Abbiamo cercato di farci sentire, abbiamo creato un rapporto quasi familiare con chi decideva di seguirci. Tra i nostri fan ci sono persone che c’erano già anche prima del primo disco e altre che sono arrivate solo di recente che ci daranno tantissimo supporto. Chiaramente anche noi cerchiamo di fare lo stesso, è giusto ringraziare e fare qualcosa per chi ci segue, non è mai scontato tanto supporto per questo abbiamo sempre voluto incontrare queste persone fin da subito e abbiamo creato un rapporto autentico.

Raffaella Sbrescia

Video: Benji e Fede presentano “Siamo solo noise”

Previous Posts