Sanremo 2018: la terza serata vince gli ascolti ma le pecche sono comunque tante. Le pagelle

Baglioni - Negramaro

Baglioni – Negramaro

Ok, gli ascolti della terza serata del Festival di Sanremo 2018 sono da record. Uno share del 51.6 per cento sancisce il consenso degli spettatori ma, attenzione, questo dato non implica che il commento alla puntata debba essere per forza di tipo celebrativo. Anzi.
Purtroppo bisogna dirlo: questo Sanremo si sta trasformando in un concerto di Claudio Baglioni suddiviso in 5 serate. Ad intervallare le sue esibizioni, una serie di gag e scenette veramente grottesche. Su tutto spicca l’imbarazzante omaggio alle donne fatto da Michelle Hunziker e il finto malore di Memo Remigi. Non si capisce perchè si debba scimmiottare la tv del dolore in un contesto che dovrebbe proporsi come fonte di intrattenimento culturale di alto livello. Come sapete in questa sede ci si occupa del fronte musicale del festival ma certi aspetti non possono essere ignorati, da una macchina come quella sanremese ci si aspetta rispetto della storia italiana nonchè dell’impostazione culturale per cui diverse generazioni hanno lottato. Il Festival di Sanremo non è un semplice programma di intrattenimento, la kermesse è lo specchio del nostro paese e non ci può permettere di mettere in piedi certi siparietti così ridicoli e di cattivo gusto.

Dal punto di vista musicale, i momenti salienti della serata sono relativi alla buonissima esibizione dei Negramaro che hanno ricordato “Mentre tutto scorre” in versione acustica, hanno presentato il nuovo singolo “La prima volta” e hanno omaggiato Baglioni con una sentita interpretazione di “Poster” da parte dell’emozionato Guliano Sangiorgi.
Raffinato il duetto di James Taylor con Giorgia sulle note di “You’ve got a friend”. Prezioso il momento dedicato al pianista Danilo Rea e a Gino Paoli. I loro omaggi a De Andrè e Umberto Bindi sono stati molto emozionanti.

Sul fronte nuove proposte: Mudimbi (vincitore del premio Assomusica) intrattiene il pubblico con mille moine, Eva Pevarello prova a rimettere in piedi la sua carriera, Ultimo mette un’importante ipoteca sulla probabile vittoria, Leonardo Monteiro spicca con la sua voce ma l’attenzione viene irrimediabilmente distolta dal colore rosato del fondotinta con cui l’hanno truccato.

Le canzoni dei big ormai le conosciamo ma, come sempre accade, il secondo ascolto è quello che regala la possibilità di cogliere sfumature e dettagli sfuggiti in prima battuta.
Migliora l’intonazione di Giovanni Caccamo. La sua “Eterno” celebra il sentimento incondizionato in modo elegante e raffinato. Voto 6

Lo Stato Sociale è sicuramente favoritissimo, il brano “Una vita in vacanza” è furbo, il testo è grottescamente attuale e la melodia è catchy. Rimane capire come sarebbe la loro esibizione senza il fenomeno da baraccone sul palco. Voto 5

Luca Barbarossa con “Passame Er Sale” rientra in una categoria cantautorale di stampo superiore. Altra scuola, altra stoffa. (Un filino logorroico a fine esibizione) Voto 7

Stesso discorso per il duo Enzo Avitabile/Peppe Servillo: “Il coraggio di ogni giorno” mette in risalto una matrice mediterranea che profuma di magia e bellezza ma anche di quotidiana disperazione. Un regalo immeritato al pubblico generalista. Voto 8

Complimenti anche a Max Gazzè che, con “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”, regala nuova linfa al folklore di origini antiche. Che gioia vedere l’esaltazione della lingua italiana e dell’Orchestra Sinfonica. Un balsamo per lo spirito Voto 8

Pessima l’esibizione di Roby Facchinetti e Riccardo Fogli con “Il segreto del tempo”: non c’è chimica, non c’è intonazione, non c’è più fiato per cantare. Dopo mezzo secolo sul palco è il caso di pensare quanto possa valere ancora la pena rimanerci se non ci sono più i mezzi per farlo al meglio. Voto 3

Ermal Meta e Fabrizio Moro sono i super favoriti del Festival. Il fatto è conclamato. Di base “Non mi avete fatto niente” è un bel brano e, dopo la bagarre regolamentare, la loro interpretazione è nettamente migliorata su tutti i fronti. Voto 7

Noemi osa con il suo vestito e si conferma graffiante e determinata con “Non smettere di cercarmi”. Avanti così Voto 6

I The Kolors hanno il brano più scenografico da interpretare. Saranno un sicuro successo radiofonico anche se, a dirla tutta, il testo non si capisce neanche più di tanto. Voto 4.5

Sempre più incompreso Mario Biondi e la sua “Rivederti”. Il Festival non è assolutamente il posto giusto per la sua raffinata ricercatezza Voto 6

Raffaella Sbrescia

Video-intervista a Renzo Rubino: “Porto a Sanremo il mio amore per le parole”

Renzo Rubino è tornato sul palco dell’Ariston con “Custodire” brano nel quale immagina due genitori che, dopo anni di silenzi e incomprensioni, si ritrovano a dialogare, soli in una stanza. Il brano, scritto musica e testo da Rubino, è stato prodotto da Giuliano Sangiorgi.

Custodire”, insieme ad un secondo brano inedito dal titolo “Difficile”, sarà contenuto nel repack del suo ultimo lavoro “Il Gelato dopo il Mare” (Warner Music) in uscita venerdì 9 febbraio e prodotto da Taketo Gohara. Un lavoro molto privato, in una dimensione musicale ricca che nei suoi contrasti cromatici suona come un inno alla vita, e nei testi tra dinamismo emotivo e vena letteraria.

Intervista a Renzo Rubino

Raffaella Sbrescia


In occasione dell’uscita del disco, Renzo Rubino sarà impegnato con un tour instore. Queste le prime date confermate:

13 febbraio – Roma – Feltrinelli via Appia Nuova – ore 18:00

14 febbraio – Bari – Feltrinelli di via Melo – 14/02 – ore 18:30

15 febbraio – Lecce 1 – Feltrinelli di via Templari – ore18:30

16 febbraio – Napoli – Mondadori di Piazza Vanvitelli – ore 18:30

21 febbraio – Milano – Feltrinelli di piazza Duomo21/02 – ore 18:30

Il nuovo tour, organizzato da OTRlive, prenderà il via a maggio. Rubino sarà in concerto il 21 maggio a Roma, all’Auditorium Parco della Musica (Sala Sinopoli ), e il 24 maggio a Milano  al Teatro  Dal Verme. I biglietti dei concerti saranno disponibili da oggi in prevendita su www.ticketone.it. A breve verranno rese note le altre date del tour.

Video: Custodire

Ultimo a Sanremo 2018: Il ballo delle incertezze anticipa l’album “Peter Pan”

Ultimo Peter Pan

Ultimo Peter Pan

Esce domani “Peter Pan” il nuovo album di inediti di Ultimo, all’anagrafe Niccolò Moriconi, classe 1996. Il vincitore del Premio Lunezia 2018 pubblicherà un lavoro contenente 15 brani inediti, oltre a “Il ballo delle incertezze” (brano in gara al Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte), che risalta e analizza le fragilità dell’uomo.

Intervista
Cosa proporrai al tuo pubblico con il nuovo album “Peter Pan”?

“Peter Pan” è un album introspettivo con un sound cantautorale. Ero uscito con “Pianieti” ad ottobre ma un repack sembrava riduttivo, in poco tempo ho scritto altri 16 brani e li ho registrati. Il disco parte da fuori per arrivare dentro, si basa sulle cose che le persone non hanno e che vorrebbero avere. Questo lavoro mette in evidenza la mia parte cantautorale, ci sono infatti diverse imperfezioni vocali perchè cerco di rendere la musica non macchinosa. Metto l’istinto musicale al primo posto.

Cos’è un cantautorap?

Ho sempre fatto uno studio classico della musica per poi arrivare ad ascoltare l’hip hop, un genere che merita rispetto. Ho fatto un cocktail per creare un ibrido. Peter Pan sarà molto più cantautorale che pop, ci sono tante nuove sfaccettature da scoprire. L’empatia che cerco di instaurare con chi mi ascolta nasce dalla voglia di creare un vestito che possa essere indossabile da molti. La musica va indossata e capita.

Che ruolo ha la fantasia nelle tue canzoni?

La fantasia è una risorsa spesso sottovalutata, l’immaginazione è l’unica forza che ci rimane. Nella musica c’è la possibilità di evadere, scappare dalla quotidianità.

Da cosa nasce questo nome d’arte?

Ultimo è una condizione che vivo, qualcosa che mi porto dentro più che un nome d’ arte. Sono molto fragile come persona però della mia musica sono molto sicuro. Come sicuro sono del fatto che nelle mie canzoni troverete sempre cose che scrivo e che curo io in prima persona. Sono davvero molto pignolo!

Raffaella Sbrescia

Festival di Sanremo 2018: seconda serata mortifera. Dove sono gli assi nella manica?

Ornella Vanoni

Ornella Vanoni

Lenta, stralenta che più lenta non si può. La seconda puntata del 68° Festival di Sanremo non decolla praticamente mai. L’ultimo colpo di coda di un corpo moribondo arriva giusto in chiusura con il professor Vecchioni e con l’irriverente Mago Forrest alla una di notte. Sul fronte conduzione, il migliore del trio è indubbiamente Pierfrancesco Favino (sempre più completo e trasversale).

Come annunciato, si comincia con le esibizioni di 4 dei giovani in gara nella sezione “Nuove proposte”
Lorenzo Baglioni “Il congiuntivo”: il testo è fuori luogo, la coreografia ancora meno. Ci si domanda il criterio di selezionein fase preliminare quale sia stato . Voto 3
Giulia Casieri “Come stai”: ritmo, voce e classe per una giovane determinata. voto 6
Mirkoeilcane “Stiamo tutti bene”: la storia di un migrante senza schieramenti politici. L’empatia cantautorale e la capacità di descrivere l’innocenza senza filtri il plus ultra del brano. Voto 8
Alice Caioli “Specchi rotti”: un’ inespressiva regina di ghiaccio cerca di cantare l’amore senza riuscirci. Voto 4

Big

Le Vibrazioni “Così sbagliato”: Francesco Sarcina entra finalmente nel pezzo e lo rende grintoso. Il testo racconta il disagio e la trascuratezza di un uomo in crisi. Voto 7
Nina Zilli: senza appartenere è il manifesto (autobiografico) di una ricerca esistenziale. Voto 5
Diodato e Roy Paci: “Adesso”: dici che torneremo a guardare il cielo? Lo speriamo, intanto la raffinata tromba di Paci ci aiuta a farlo. Voto 6
Elio e le storie tese: “Arrivedorci”: una fine drastica, leggermente comica per una storia unica. Che malinconia Voto 5
Ornella Vanoni – Bungaro – Pacifico: “Imparare ad amarsi”: senza sapere cosa mi aspetta, io voglio vedere. Onore al coraggio. Voto 7
Red Canzian: “Ognuno ha il suo racconto”: tra chilometri e pericoli, non c’è mai una storia uguale a un’altra. Menomale Voto 6.5
Ron: “Almeno pensami”: un modo di concepire l’amore come non esiste più. Voto 6
Renzo Rubino: “Custodire”: il brano viene dal cuore ma le stonature sono troppe. Voto 5
Annalisa: “Il mondo prima di te”: concisa, sicura, pronta e sul pezzo. Voto 7
Decibel: “Lettera dal duca”: possibilità e utopie passano e volano da una dimensione ad un’altra Voto 6

Raffaella Sbrescia

Luca Barbarossa sul palco di Sanremo con “Passame er sale” presenta l’album “Roma è de tutti”

Luca Barbarossa

Luca Barbarossa

Luca Barbarossa è in gara al Festival di Sanremo con il brano “Passame er sale”, una ballad che interpreta l’amore inteso come legame in grado di scandire la vita a due superando gli ostacoli e la routine quotidiana. Il prossimo 9 febbraio uscirà il nuovo album di inediti intitolato ‘Roma è de tutti’ mentre il 16 marzo 2018 partirà dal Teatro Palazzo di Bari la nuova avventura live in cui il cantautore condividerà con il pubblico i brani di questo nuovo ispiratissimo lavoro.

Intervista
“Roma è de tutti” è il titolo del tuo nuovo disco. Al suo interno pare esserci un messaggio già definito, qual è?

Coloro che ci hanno preceduto hanno fatto grandi cose e dovremmo averne semplicemente rispetto. Roma è un patrimonio universale, dire “Roma è de tutti” significa che perdere Roma sarebbe come perdere un pezzo di noi stessi. L’uso del dialetto romano è inclusivo, intende essere un modo per sentirsi parte di un modo di essere. “Passame er sale” nello specifico esprime una pigrizia espressiva tipica dell’intimità. Il senso di questo lavoro è dare voce alla pancia, alla schiettezza, all’istinto naturale.

Nel disco ci saranno due duetti con Fiorella Mannoia e Alessandro Mannarino. Come mai proprio loro due?
Sono due talenti romani straordinari, nonchè miei grandi amici. Fiorella è un’amica di lunga data, nell’81 lei cantava “Caffè nero bollente” mentre io cantavo “Roma spogliata”. Fiorella ha seguito il disco dall’inizio ed è stata la prima a cui ho fatto sentire le canzoni in versione chitarra e voce. Per questo disco ho scritto le canzoni a raffica, erano anni che non scrivevo con una tale urgenza. Per quanto riguarda Mannarino, gli sono estremamente grato per aver sdoganato la lingua romana con canzoni ben diverse dagli stornelli della tradizione. Alessandro mi ha insegnato a cantare in romanesco senza nostalgismo. Con lui canto il brano “Madur”.

Come motiveresti la scelta del dialetto?
Suono spesso con Ambrogio Sparagna e l’Orchetra Popolare italiana, il dialetto ha scelto me. La prima canzone che ho scritto per questo disco si chiama “Come stai”. La risposta è “Da non morì mai”. Ecco ,questa frase nasce da una situazione piacevole, divertente, estiva, ultimamente si corre sempre di più . Questi momenti in cui ci si ritaglia degli spazi vitali sono sempre più rari e quando li vivi, ti ricordi com’era la vita. Da questa frase è partito un po’ tutto il disco.

Di cosa parli nel brano “La dieta”?
Non si può fare un disco romano senza parlà de magnà. Ne “La dieta” si mischia il cibo con l’amore. Si va dai bucatini cacio e pepe e la picchiapò (bollito ripassato in padella il iorno dopo con cipolla e pomodoro). Il termine indica risparmio e ottimizzazione delle risorse in ambito edilizio.

Che ruolo hanno le donne nel tuo mondo?
Le donne sono sacre, lo sono perchè ci mettono al mondo, dovremmo ricordarcelo più spesso. Personalmente ho dedicato due canzoni a due donne importanti: nel ’92 ho scritto “Portami a ballare” e l’ho dedicata a mia mamma, oggi nel 2018 canto “Passame er sale” e la dedico a mia moglie che mi ha dato quattro vite: la nostra storia che dura da 20 anni e tre figli. Questa canzone è una confessione che faccio a lei.
Ci sono altre storie che ti hanno ispirato per questo disco?

“Se penso a te” è la storia di un suicidio in carcere. Frequento Rebibbia e Regina Coeli per diverse iniziative e concorsi letterari, ho letto le storie di tutti i detenuti e da queste storie è nata questa canzone.

Raffaella Sbrescia

Lyric video “Passame er sale”

https://www.vevo.com/watch/luca-barbarossa/passame-er-sale-(sanremo-2018)/IT0761800001

Sanremo 2018- Le pagelle della prima serata

Sanremo 2018- Le pagelle della prima serata

Sanremo 2018- Le pagelle della prima serata

Cosa ci si aspetta da questo 68° Festival di Sanremo? Nel 2018 innovare è impossibile eppure ogni anno prevale la voglia di lasciarsi sorprendere. Purtroppo le aspettative sono state disattese. Quello che salta subito all’occhio è che, al contrario di quanto annunciato, sia stato dato molto più spazio al bieco tentativo (fallito) di intrattenere invece di dare risalto alla musica d’autore.
Una prima puntata infinita e soporifera, mossa a stento da qualche breve slancio, non ha portato quel guizzo di cui aveva bisogno il Festival più amato d’Italia. Per quanto riguarda la conduzione, se non fosse stato per Fiorello, non avremmo potuto annoiarci di più. Certo, ben 11 milioni di spettatori con un 52% di share hanno guardato la kermesse ma, ad occhio e croce, sono poche le cose che funzionano bene. Da segnalare l’elemento più trash: la sigla è la cosa più brutta che avessero mai potuto proporre al pubblico. In ogni caso, visto che in questa sede ci occupiamo di musica, sarà solo e soltanto quello che andremo a valutare.

Pagelle

Annalisa “Il mondo prima di te”: la sua potenza vocale è una garanzia. La svolta sexy la rilancia al grande pubblico. Magari stavolta ci sarà un meritato podio. Voto 7

Ron “Almeno pensami”: portare un brano inedito di Lucio Dalla a Sanremo e già di per sè un regalo. La classe, la raffinatezza, la poesia di un modo di concepire i sentimenti in modo unico e speciale sono invece una risorsa. Voto 6.5

The Kolors “Frida” (Mai mai mai): il testo non dice nulla di utile eppure l’impatto sonoro del brano dei The Kolors è quello più vivo e trascinante. Questo brano farà il botto in radio e, tutto sommato, ci stare anche bene. Voto 6

Max Gazzè “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”: la scelta del signor Gazzè è controcorrente. La bellezza ancestrale di questa fiaba è un balsamo. Una ballata medievale, arricchita dal graditissimo contributo di una (brava) arpista. Poco importa se il brano non sia per niente sanremese, Max Gazzè si trova in un punto della sua carriera in cui può permettersi di osare senza riserve. Voto 8

Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico ” Imparare ad amarsi”: i tre portano in gara il brano più bello del Festival. Un intelligente bilancio esistenziale per ammalati di autocommiserazione. Voto 8,5

Ermal Meta/Fabrizio Moro“Non mi avete fatto niente”: in attesa di conoscere le sorti di questo brano ispirato ai fatti di cronaca che deturpano l’attualità dei nostri giorni. C’è da dire che le voci di Fabrizio ed Ermal non risultano amalgamate. Diversi sono i punti da sistemare. In ogni caso sarebbe un dispiacere vedere eliminate due delle migliori firme del cantautorato italiano Voto 5

Mario Biondi “Rivederti”: Chi ama il jazz e il soul lo sa, in Italia piacciono soprattutto le canzonette. In un contesto come quello sanremese la qualità quasi mai viene premiata come meriterebbe. Non arrabbiarti Mario. Voto 6

Roby Facchinetti/Riccardo Fogli “Il segreto del tempo”: il loro brano è anacronistico in toto e, a dirla tutta, risulta veramente triste e pesante. Voto 3

Lo stato sociale “Una vita in vacanza”: sono furbi, sono intelligenti, la toccano piano su quello che in realtà è il modo di pensare contemporaneo. L’ospitata della vecchina ballerina fa divertire e c’è da ammettere che il loro brano è quello che ha già messo una buona ipoteca sulla vittoria. Voto 9

Noemi: “Non smettere mai di cercarmi”: il graffio, il piglio sicuro e l’energia di Noemi sono un esempio da seguire. Onore al merito. Voto 6

Decibel “Lettera dal duca”: l’ispirazione arriva da un mondo lontano, il cui fascino può essere colto da pochi illuminati. Voto 5

Elio e le Storie Tese “Arrivedorci”: la storia di ragazzi demenziali che volevano cambiato l’universo che li opprimeva giunge al termine. Gli Elii salutano il pubblico stancamente e senza brio. Voto 4

Giovanni Caccamo “Eterno”: ispirato, concentrato e convinto Caccamo. Il suo brano convince perchè è dannatamente romantico Voto 7

Red Canzian: “Ognuno ha il suo racconto”: il sound è rock, il testo è attuale la differenza con gli altri due Pooh è schiacciante. Voto 6

Luca Barbarossa “Passame er sale”: un folk d’autore made in Italy con cui l’artista racconta l’amore, quello che sopravvive alla routine e alla quotidianità. Ben fatto. Voto 8

Diodato e Roy Paci “Adesso”: questa coppia è da rodare un po’ su tutta la linea. Peccato perchè Antonio Diodato scrive e canta grandi cose. Proviamo a capirci di più con un nuovo ascolto Voto 4.5

Nina Zilli “Senza appartenere”: donna sa volare mentre il cielo cade. Il testo è molto buono, c’è da capire chi voglia essere Nina Zilli su un palco. Voto 5

Renzo Rubino “Custodire”: i brani di Renzo sono piccole gemme che sgorgano da un grande cuore colmo di emozione. Voto 6

Enzo Avitabile/Peppe Servillo “Il coraggio di ogni giorno”: due maestri portano una terra difficile sul palco di Sanremo. La quota qualità è salva. Voto 8

Le vibrazioni: “Così sbagliato”: Sarcina è in forma, il sound è impattante. Un ritorno convincente. Voto 6

Intervista a Mirkoeilcane: “Stiamo tutti bene” è una storia delicata. Porto a Sanremo la canzone d’autore

Mirkoeilcane

Mirkoeilcane

Mirkoeilcane, all’anagrafe Mirko Mancini, già vincitore del Premio Bindi e di Musicultura 2017, dal 6 al 10 febbraio sarà in gara per la 68° edizione del Festival di Sanremo nella categoria “Nuove Proposte” con il brano “Stiamo tutti bene”, prodotto da Steve Lyon (già produttore di Paul McCartney, Depeche Mode, The Cure). In questi giorni che precedono il festival della musica italiana, il cantautore romano è stato selezionato tra i tre finalisti del Premio Enzo Iannacci del NuovoImaie, il riconoscimento dedicato alla migliore interpretazione per la categoria Nuove Proposte al 68° Festival di Sanremo.
Mirkoeilcane canta, con tono narrante, il racconto tratto da una storia vera di un bambino migrante evocando l’innocenza di uno sguardo che non ha abbastanza strumenti per capire ma inizia a comprendere la realtà che gli si svela davanti.

Intervista
Ciao Mirko, il testo del tuo brano è di grande impatto emotivo. In verità il tuo obiettivo artistico si discosta dal forte legame con l’attualità.

Faccio fede alla musica d’autore. Visto  chene sono io stesso un grande appassionato, mi piacerebbe se potesse tornare in auge. Trovo che una canzone per definirsi tale debba avere un messaggio, un testo scritto in una forma bella e compiuta. Il senso è raccontare una storia dall’inizio alla fine altrimenti non si parla di canzoni ma di “cose per accompagnare lo shopping”.

A proposito di racconto, la tua è una canzone parlata. Ti sei chiesto come possa accogliere il pubblico questa tipologia di forma canzone?

Ero perplesso nel proporre questo tipo di canzone in effetti. Il fatto è che il tema portante del brano richiedeva una forma diversa dalla canzone normale. Avevo bisogno di trattare una questione delicata, raccontandola nei dettagli per evitare di sfociare nelle banalità e negli stereotipi imperanti.

Che posto avrà questa forma canzone nell’album di prossima uscita “Secondo me”?
Mi prodigo sempre di scrivere canzoni parlate perchè mi piace l’idea di poter inserire le parole di cui ho bisogno nelle canzoni. Mi trovo molto a mio agio anche se certamente tutto questo va a discapito della radiofonicità di ciò che scrivo.

Qual è il modo migliore per riuscire ad entrare in connessione con il tuo mondo?
Amo suonare dal vivo e guardare le persone negli occhi, anche se la radio è decisiva nel sancire certe dinamiche di mercato, una volta che le persone ti conoscono e ti seguono, il ritornello catchy diventa una cosa a sè stante.

Video: Stiamo tutti bene

Com’è Mirko nella vita di tutti i giorni?
Provo a circondarmi di persone come me che si soffermano sulle cose e sui piccoli dettagli. Sarà difficile vedermi in discoteca. Il mio divertimento sta nel parlare, nello scoprire, nel conoscere le storie delle persone, nel chiacchierare di fronte a un bicchiere. Mi piace l’idea che ci sia uno scambio umano tra le persone.

Da venerdì 9 febbraio sarà disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e in tutte le piattaforme streaming “Secondo Me”, il tuo secondo album. Cosa ci troveremo al suo interno?

Mi rammarico di fronte a tanta superficialità in giro. Sia chiaro, non sono nessun professore, anche io ho lo smartphone e gioco ai videogicohi con gli amici, non mi piace però vedere che tante persone vivano in funzione di queste cose, lo ritengo uno spreco. Ci sono talmente tanti interessi, così tanta arte chiusa in qualche museo che invece meriterebbe di essere vissuta. Nelle mie canzoni cerco di portare avanti un modo per vivere la vita con più significato.

Raffaella Sbrescia

Il saluto di Mirkoeilcane

 

“Le cose”. Il nuovo album di Zibba è all’insegna della qualità

Zibba

Zibba

Il cantautore ligure Zibba torna sulle scene musicali e lo fa in gran stile con “Le cose”, pubblicato lo scorso 2 febbraio 2018. Un disco fatto da chi ama la musica per chi la ama senza riserve. Suona vario e strutturato questo album ricco di ospiti ma sopratutto ricco di idee e di strumenti. Si sente il piacere di investire tempo, energie, pensieri e riflessioni in un progetto costruito per rimanere. In un tempo di musica usa e getta, diventa quindi un lusso ma forse più un’esigenza lasciarsi andare senza inseguire mode e tendenze che lasciano il tempo che trovano. Zibba è più ispirato che mai, la sua penna veleggia tra passato e presente, il focus è su “Quello che si sente”. Scandisce gli istanti, punta sull’essenza l’artista che mai come in questo album, lascia da parte il minimalismo per andare incontro a partiture che spaziano dal funk, al jazz, all’elettronica, al blues, al rock. Molto particolare il duetto con Elodie in “Quando stiamo bene”: la complicità delle voci sposa una congettura strumentale intrisa di elettronica che riveste di fascino urban un singolo interessante. Tra i brani da segnalare fa capolino anche “Dove si ferma il sole”, la struttura musicale richiama fortemente i Daft Punk, lo sfondo è quello caldo e familiare di un contesto familiare. Struggente e maturo il brano che vede la partecipazione di Erica Mou, tra l’altro autrice del brano. “Non c’è niente che riporti lo spirito indietro, che mi conforti, che mi riporti a te”, cantano lei e Zibba, tra fotogrammi di un grande amore ormai irrimediabilmente spento.

Video: Quando stiamo bene

Il duetto con Alex Britti in “Le cose inutili” è quanto di più sanguigno e autentico possa esserci. La mano veloce di Britti sulla chitarra, il suo inconfondibile tocco e la calda, rugosa voce di Zibba veleggiano tra incertezze e meccanismi arrugginiti che, intanto, non riusciranno mai a toglierci il desiderio di incanto e bellezza. “A volte meglio una domanda giusta che un milione di risposte”, cantano Zibba e Marco Masini in “Sesto piano”, una ballata intensa e oscura. La musica come dea salvifica, ecco la visione di Zibba che decide di metterla nero su bianco nella sua utopica “Un altro mondo” feat. Diego Esposito. “La traccia che finisce il disco” definisce ciò che è altro da noi, ovvero tutto il resto. La traccia più bella, quella da assaporare fino alla sua trasformazione in ghost track è “Un piccolo unico istante”: un brano che è in sè e per sè una opera d’arte: archi intensi e strutturati delineano un amore struggente e nichilista destinato a decomporsi in una distorsione strumentale inquietante e claustrofica, il fedele specchio di un tempo che sempre più spesso sottrae linfa vitale. Sarà meglio non perdersi l’ascolto di questo album, non fosse altro che per riuscire a godersi 12 tracce suonate e scritte con cognizione di causa.

Raffaella Sbrescia


Il primo marzo parte il tour dall’Alcatraz di Milano. Ecco le date:

1.03 Alcatraz – Milano
17.03 Monk – Roma
20.03 Teatro Cristallo – Bolzano
21.03 Latteria Molloy – Brescia
23.03 Teatro Socjale – Ravenna
31.03 Sound Music Club – Frattamaggiore (NA)
7.04 Bangarang – Genova

Al via l’edizione 2018 del Vò on the Folks. Ecco tutti i dettagli

Inizia oggi la XXIII edizione del Vo’ on the Folks. La storica rassegna musicale veneta, nata nel 1996 e diretta da Paolo Sgevano, si terrà come consuetudine alla Sala della Comunità di Vo’ di Brendola (Vicenza), dal 3 febbraio al 17 marzo 2018. Organizzato dalla Sala della Comunità di Vo’ di Brendola e Frame Evolution, in collaborazione con l’assessorato comunale alla Cultura e la Cassa Rurale e Artigiana di Brendola, il “Vo’ on the Folks” rappresenta uno spazio privilegiato per la riscoperta e la tutela di preziose tradizioni musicali da conservare e tramandare, rilette in chiave contemporanea. Quattro gli appuntamenti in programma con artisti provenienti da Inghilterra, Spagna, Marocco, Argentina, Irlanda oltre che dall’Italia.

4 square

4 square

Ad aprire le danze saranno i 4Square, giovane band di Manchester con all’attivo quattro album. I loro live si caratterizzano per l’uso simultaneo del violino di Nicola Lyons, del clog dancing e del mandolino virtuosistico di Michael Giverin, esaltati al massimo dai suoni del pianoforte di Jim Molyneux e dalle percussioni di Dan Day. Il risultato è una fusione tra jazz, folk e sonorità latine particolarmente travolgente e mai scontata, come testimoniato dall’ultimo lavoro discografico pubblicato in occasione dei 10 anni della band, “X” e dai precedenti dischi, “Fuel” (2016), “Heart & Home” (2013) e “Chronicles” (2010).

Il secondo appuntamento vede in scena sabato 17 febbraio l’incontro tra musica araba e la tradizione spagnola con l’esibizione di Hamid Akhbar Arab Flamenco. Originario di Chefchaouen (Marocco), Akhbar vanta prestigiose collaborazioni artistiche, su tutte quelle con Paco de Lucía, José Mercé, Ana Reverte e Carmen Linares. Grazie alla versatilità e alla bellezza della sua voce, ha vinto numerosi premi e partecipato a festival internazionali. Puntando sempre a diffondere la ricchezza della musica tradizionale Al-Andalus, ovvero l’abbraccio tra le sonorità arabo-andalusa e il flamenco.
Il 3 marzo, invece, direttamente da Buenos Aires arrivano la cantante Mariel Martinez e il collaudato Fabian Carbone Ensemble. Con 6 album all’attivo – prodotti dal famoso producer e compositore Litto Nebbia e registrati in Argentina, Francia e Spagna per la label Melopea – il gruppo presenta una interessante rielaborazione di tango e omaggi ai maestri della tradizione sudamericana, in particolare Anibal “Pichuco” Troilo.

Per la serata conclusiva del Vo’ on the Folks 2018, come sempre, spazio all’Irish music con un doppio concerto che cade proprio nel giorno di San Patrizio, patrono d’Irlanda (17 marzo). In scena il Folk Studio – gruppo vicentino che si ispira alla musica celtica, alle ballate irlandesi, bretoni, scozzesi, nonché ai ritmi più incalzanti e gioiosi delle danze tipiche – che aprirà lo show degli irlandesi Sirmione. Il trio composto dall’arpista e cantante Deirdre Granville e da due terzi dei mitici Kern, ovevro Brendan McCreanor (piper che ha lavorato a lungo sia nella musica tradizionale che in progetti di crossover contemporanei) e Barry Kieran, violinista del Leinster, che ha approfondito lo stile puro di Oriel.

Info e prenotazioni:
Sala della Comunità – via Carbonara,28 – Brendola (VI) – tel. e fax 0444 401132
www.saladellacomunita.com – info@saladellacomunita.com
Prenotazioni con pagamento on-line o presso filiali Cassa Rurale di Brendola: Biglietto intero 14€.
Prenotazioni senza pagamento on-line e pagamento in Sala: Biglietto intero 15€.

Intervista a Leonardo Monteiro: porto al Festival di Sanremo la mia semplicità

Leonardo Monteiro ph Domenico Lops

Leonardo Monteiro ph Domenico Lops

Leonardo Monteiro, in gara alla 68° edizione del Festival di Sanremo nella sezione “Nuove Proposte” , porta sul palco del Teatro Ariston il brano “Bianca” (Nar International), scritto da Vladi Tosetto. Ballerino, figlio di ballerini, Leonardo ha la musica nel sangue ma sente che solo attraverso il canto, le sue emozioni possono essere trasmesse e condivise al meglio.

Intervista

Visto che il tuo percorso è molto variegato e ti avvicina all’arte in più modi, chi è oggi Leonardo e come si presenterà al pubblico sanremese?
Il presente è il momento in cui cerco di focalizzarmi di più. Spesso viviamo pensando al passato o mirando al futuro perdendoci il qui e ora. Per quanto mi riguarda sono sempre lo stesso di prima, spesso esperienze importanti possono cambiare drasticamente una persona, io sono felicissimo di far parte del Festival di Sanremo, il palco dell’Ariston è un palco importantissimo però c’è una cosa che mi son detto: evolversi è giusto ma io voglio sempre rimanere me stesso. Non sarà una telecamera a cambiarmi, io sono una persona semplice, tranquilla, che ama l’essere umano. L’incontro umano è la chiave di tutto.

La danza ti ha portato molto, sia dal punto di vista umano che professionale, sui grandi palchi come il Teatro alla Scala di Milano e altri importanti palcoscenici all’estero. Come mai hai spostato il tuo focus sul canto?

Esco da una comunità educativa per ballare a La Scala di Milano, quando ero ragazzo ero spesso vittima di bullismo . Tutto quello che ho vissuto in quel periodo mi ha fatto scattare dentro la voglia di vivere qualcosa di più grande. Ho iniziato a studiare danza a Montecatini, ho fatto un provino per entrare a La Scala e ho ballato per alcuni anni lì, volevo provare poi il mondo della televisione. Effettivamente ho riscontrato che si trattava di un mondo completamente diverso anche se si trattava pur sempre di spettacolo. Amici è stata un’esperienza di grande crescita, subito dopo sono andato all’estero. Ballavo certo, ma ho sempre avuto un grande amore per il canto. Vivevo ad Harlem , in cui c’erano tantissime Chiese Gospel. Succedeva quindi che tornavo dalla compagnia di danza e mi lasciavo trascinare da quel mondo. A New York ho raggiunto il massimo della mia soddisfazione personale come ballerino nel mio piccolo, quindi mi son detto che potevo accostare per un po’ la danza e dedicarmi al 100% alla musica. Ho voluto tornare in Italia perchè mi mancava, ho studiato canto e pianoforte, ho formato due band esibendomi nei club di Milano, ho fatto il solista in un coro gospel e poi è arrivata l’avventura di Sanremo.

Due band?
Sì i White Corner sono stati il mio o gruppo, mi esibevo insieme a 5 ragazzi: Steve, Marco Arrighi, Matteo Fratocchi, Dario Cassaro e Antonio Bove. Abbiamo girato i locali di Milano, era un periodo nuovo, non avevo mai fatto concerti con altri musicisti, ho vissuto il periodo rock della mia vita,. La seconda band era più seria, si chiamava Five for Funk, suonavamo con più gavetta alle spalle, erano tutti musicisti professionisti. Lavorare con una band mi ha insegnato che avere dei musicisti alle spalle per me è fondamentale, mi dà la possibilità di esprimermi al completo.

Come si passa dalla danza al canto?

Anche da ragazzo volevo cantare però fare una scuola importante quella de La Scala ti porta a dire: “ormai sono qui, vado avanti”. Quando poi ho cominciato a crescere come musicista, ho capito che il modo in cui riesco ad esprimere meglio le mie emozioni è il canto. Spero che il pubblico lo recepisca insieme a me.

Quindi possiamo dire che hai scelto?

Sì, assolutamente. La danza avrà sempre un posto nel mio cuore però il canto è il massimo per me.

Senti di poterti proporre anche come autore?

Certo, scrivo e compongo. Lo studio del pianoforte è nato proprio per comporre dei brani miei che troverete nell’album che uscirà dopo il Festival.

Video: Bianca

Perchè al Festival di Sanremo hai scelto di proporti da interprete?

Durante i provini di Area Sanremo ho avuto l’onore di conoscere Vladi Tosetto che è anche l’autore di “Come saprei” (Giorgia). Mi sono sentito onorato del fatto che si sia fidato di me. Mi piace l’idea di far sentire al pubblico le cose che ho da raccontare, sia dal punto di vista musicale che testuale, però mi è sempre piaciuto anche interpretare e dare vita alle cose scritte da altre persone. L’interpretazione può essere di grande impatto emotivo.

Ascoltando il brano “Bianca” si sente comunque la tua impronta black.

“Bianca” parla della storia di due persone che si lasciano a causa di un tradimento. Ho scelto questo brano perchè mi dava la possibilità di inserire il mio mondo musicale e perchè dava spazio ad un messaggio di speranza e possibilismo: le ferite hanno bisogno di tempo per essere rimarginate, subito dopo però rimangono le cose belle. Mi piace vedere l’aspetto positivo delle cose, ribaltarne i lati negativi.

Come vivi il rapporto con la tua vocal coach Dariana Koumanova?

Ci siao conosciuti alla fine dell’estate durante un mio periodo down. Alcuni amici mi hanno sostenuto e incoraggiato. Dariana è violinista da 20 anni, io e lei abbiamo un rapporto molto inteso anche se non ci conosciamo da molto tempo. Sono contento che lei mi diriga perchè è bravissima e ha alle spalle una grande gavetta musicale. Quando ho fatto le prove con l’orchestra di Sanremo per me è stato pietrificante, non ci volevo credere quasi. Un’emozione indimenticabile. Nel mio futuro prossimo spero di fare più concerti possibili, per me sarà fondamentale guardare negli occhi le persone che verrano con la voglia di ascoltarmi.

 

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