“Amore che torni” è il nostro nuovo inizio. Intervista ai Negramaro

Negramaro

Metti sei anime, una cantina e una manciata di sogni. Ecco i Negramaro che, alla vigilia dell’arrivo del nuovo album di inediti “Amore che torni”, ci portano per mano nel cuore del cosmo per un indimenticabile viaggio interstellare. Una storia pulita, semplice, lineare che ha unito sei ragazzi, oggi giovani uomini maturi, nel segno dell’amore per la musica. Pianeti, galassie, costellazioni e stelle cadenti hanno cadenzato l’ascolto di canzoni fluide, appassionate e intrise di emozione. Ad assemblare la tracklist un tappeto elettronico morbido, caldo e avvolgente. Un marchio di fabbrica che, ad oggi, si rinnova con influenze d’oltreoceano e venature black.

E allora bentornati Negramaro, in attesa della grande festa negli stadi italiani, ecco quanto ci hanno raccontato in occasione della presentazione alla stampa.

Perchè “Amore che torni”? Cosa sta ad indicare la scelta di questo titolo?

«“Amore che torni” è il frutto di una crisi che abbiamo vissuto lo scorso anno. Considerando che oggi viviamo un periodo quanto mai felice, trovo che sia giusto raccontarvi che solo fino allo scorso dicembre non esisteva nulla di tutto questo. Ad un certo punto, dopo il grande impegno dello scorso tour, ci siamo accorti che era necessario rimanere non vicini. Dopo uno dei frequenti screzi che avevamo in quel periodo, ho deciso di andarmene a New York – ha raccontato Giuliano. Ho voluto provare una solitudine mai provata prima, una solitudine di cui ho avuto paura e che mi ha dato finalmente modo di capire fino in fondo cosa ha sentito mia madre con la scomparsa di mio padre. Con questa crisi abbiamo voluto crescere per capirci meglio, per tornare a noi stessi sia individualmente che come gruppi. Era giusto allontanarci, quel periodo ci ha aiutato a capire tante cose ma soprattutto a ritrovare un’energia strepitosa».

Cosa sentite di voler dire oggi?

«Siamo felici di essere ancora insieme alla Sugar ma con modalità diverse, Casa 69 è diventata una casa editrice e include anche i miei fratelli – ha raccontato Giuliano Sangiorgi. All’epoca della crisi chiudevamo un contratto pluriennale, vivevamo un cambiamento forte, era normale cercare di scappare così come lo è tornare da un gruppo di amici come questo. Non finirà mai quello che è vero, questa è la storia di noi 6 ed è la storia più bella del mondo. Non ci importa delle views, degli streaming, dei record, a noi interessa parlare della nostra storia ai tanti giovani che percepiscono la tv come la nostra cantina. Dobbiamo raccontare un passato che non è da dinosauri ma che è necessario tener presente per poter guardare al futuro». «Capire quello che avevamo da dire in questo momento è stata la cosa più difficile da affrontare, eravamo spaventati da noi stessi ma è bastato poco per riaccendere il fuoco che c’era tra noi e ritrovare le modalità di lavoro di sempre – ha aggiunto Andrea Mariano – Avere tutta questa energia e lucidità mi ha sconvolto, personalmente sento di avere le energie per affrontare altri 20 anni».

C’è un brano in cui si parla del momento più cupo?

«Sì, il brano che chiude il disco “Ci sto pensando da un po’” rappresenta quel momento in cui c’è stato il culmine della crisi. Di questo brano non c’è traccia, l’ho eliminato subito, non volevo vederlo, ero troppo spaventato. Le parole che poi recita mia nipote Mariasole vengono dopo, le ho inserite per dare la sensazione di riappacificamento con me stesso e con i ragazzi. Da lì in poi le canzoni le abbiamo scritte e scelte insieme, in questo disco c’è tutto quello che ci è sempre piaciuto raccontare fin da quando eravamo piccoli. Ci sono tutte le cose che avremmo voluto dire».

Cosa racchiude “New York e nocciola”?

In quel periodo ascoltavo Chet Baker, mi sono sentito devastato, ero solo in una città stupenda, in quei giorni c’era tutta la tensione tra Trump e gli immigrati in America. Mi sono sentito fuori luogo, fuori tempo e fuori spazio. Sulla pelle sentivo tutte le sensazioni di chi muore e affoga in mare. Chiedevo ai Negramaro di riaprirci a noi stessi.

Come avete ritrovato la sintonia sul piano produttivo?

La crisi si è ricucita da sola. All’inizio avevamo una percezione del tempo un po’ sfasata rispetto alla routine di produzione. Abbiamo messo in piedi uno staff che vive e che lavora insieme a noi, 24 ore su 24. Con Irene, la moglie di Ermanno e Lavinia e moglie di Andro, abbiamo creato qualcosa di semplice, stiloso e profondo per ovviare a quella sensazione sgradevole di non riconoscerci. Abbiamo lavorato in studio a più fasi, prima io e Andro, poi io e Lele al mare, poi con Danilo, Ermanno e Pupillo e infine abbiamo chiuso tutto in studio a Milano in modo molto veloce. Abbiamo lavorato come dei trattori, sentivamo la necessità di ascoltarci».

Negramaro

Negramaro

Visto che avete lavorato alla produzione in momenti diversi, come avete raggiunto la formula sonora finale?

«Non siamo iper tecnici, non siamo dei virtuosi però abbiamo la giusta esperienza per fare un disco che arriva a chi ci ascolta. Abbiamo lavorato a questo disco pensando: o la va, o la spacca. Abbiamo affrontato la pre-produzione cercando un concept sonoro. Ci è piaciuto ritrovare la partecipazione di tutti. Ci capiamo, sappiamo come interagire,  il suono è la conseguenza di una connessione tra noi, non potrebbe accadere diversamente.

Video: Fino all’imbrunire

“Torneranno i vecchi tempi con le loro camicie fiammanti”…

 «I ragazzi nati nel 2000 hanno visto la musica nascere in tv, noi vogliamo raccontare questa storia altrimenti i ragazzi non avrebbero modo di conoscere questa realtà e potrebbero pensare che non porti a nulla. Non abbiamo paura di invecchiare, crediamo nelle nuove generazioni. Dobbiamo superare il buco nero e le ansie di non sentirci abbastanza contemporanei».

E l’omaggio a “Le nuvole” di De Andrè”?

«All’epoca ero fissato con i Doors ma De Andrè mi ha infilato una spada nel cuore, mi ha detto “Il rock sono io”, quell’emozione mi ha messo a posto con me stesso e con il mondo. Cantare opere come quella per me è autorigenerante, un modo per restare incollato all’emozione che mi ha fatto cominciare questo cammino. L’obiettivo era trovare una chiave semplice per portare avanti contenuti profondissimi. Ecco, i ragazzi devono sentirsi dire cose grosse con parole semplici. Non mi riconosco mai quando mi definiscono poeta, non ho soluzioni tecniche vorrei semplicemente che si portino avanti dei discorsi umani».

Come finirà tutto questo nel tour?

«Siamo felici di cantare negli stadi. Con La rivoluzione sta arrivando tour abbiamo voluto stare insieme alla gente, ritrovarla palazzetto per palazzetto. Adesso vorremmo espandere questo sharing e rivolgerci a tutta Italia in questo nuovo modo. Vi aspettiamo tutti»!

 Raffaella Sbrescia

CALENDARIO “AMORE CHE TORNI TOUR STADI 2018”:

 

24 GIUGNO – LIGNANO SABBIADORO – STADIO G. TEGHIL

27 GIUGNO – MILANO – STADIO SAN SIRO

30 GIUGNO – ROMA – STADIO OLIMPICO

5 LUGLIO – PESCARA – STADIO ADRIATICO

8 LUGLIO – MESSINA – STADIO SAN FILIPPO

13 LUGLIO – LECCE – STADIO VIA DEL MARE

Per maggiori informazioni: www.negramaro.com – www.livenation.it Infoline 02 53006501 – info@livenation.it

Tiziano Ferro dal vivo a Radio Italia Live: un set intimo per la nuova versione de “Il mestiere della vita”

Tiziano Ferro @ Radio Italia Live

Tiziano Ferro @ Radio Italia Live

A pochi giorni dall’uscita del doppio cd intitolato “Special edition Il Mestiere della vita Urban vs Acoustic”, Tiziano Ferro ha voluto regalare una performance intima ai fortunati spettatori di Radio Italia live, il programma dedicato alla musica italiana, in onda su Real Time (canale 31 del digitale terrestre free) e in contemporanea su Radio Italia, Radio Italia Tv e in streaming sul sito radioitalia.it.

«Ho riarrangiato e ricantato il disco esattamente come avrei fatto oggi», racconta l’artista agli emozionati fan che hanno preso parte al live show aggiungendo che: «Dopo lo straordinario tour negli stadi, se dovessi pensare a qualche sogno nel cassetto, penso che vorrei crearmi una famiglia mia, che mi piacerebbe lavorare con tanti giovani autori e, perché no, collaborare ancora con One Republic fino ad arrivare al mio artista preferito che, in questo momento è Ed Sheeran».

Tiziano Ferro @ Radio Italia Live

Tiziano Ferro @ Radio Italia Live

Visibilmente emozionato, Tiziano Ferro ha elaborato una scaletta speciale in cui ha voluto inserire una selezione di brani in versione urban/acustic. Il set si è aperto con quello che Tiziano definisce il brano preferito del disco, ovvero “Solo è solo una parola”. Poi un salto indietro con “E fuori è buio”: «Una canzone piccola e silenziosa, resa forte dal mio pubblico. Un brano senza complessità dal punto di vista canoro ma che, ad oggi, è uno dei più solidi del mio repertorio». Poi, il turno del nuovo singolo in arrivo “Il mestiere della vita” e di “Valore assoluto” che, in questo progetto, vede Tiziano Ferro duettare con Levante.

Tiziano Ferro @ Radio Italia Live

Tiziano Ferro @ Radio Italia Live

Immancabile la suggestiva “Potremmo ritornare”, intense le vibrazioni de “L’ultima notte al mondo”, cantatissima da tutti “Il conforto”, resa celebre dal duetto con Carmen Consoli. Chiude il live set “L’incanto”. Tiziano Ferro mette insieme i tasselli della propria carriera, riempie tutti gli spazi e mette un punto al passato. Quello che incontriamo oggi è un uomo sicuro, forte, un trascinatore che, forte della sua capacità di entrare in empatia con le persone, si avvia verso una nuova fase della sua vita e della carriera con nuovo piglio e con una manciata di desideri in tasca.

 Raffaella Sbrescia

La track list del disco:

01. ORA PERDONA Urban

02. “SOLO” È SOLO UNA PAROLAUrban

03. LA TUA VITA INTERA Urban

04. VALORE ASSOLUTO feat. Levante

05. POTREMMO RITORNARE Acoustic

06. LENTO/VELOCE Urban

07. IL CONFORTO Urban

08. IL MESTIERE DELLA VITA Acoustic

09. MI SONO INNAMORATO DI TE (Luigi Tenco)

10. VALORE ASSOLUTO Printz Board Rmx

11. NO VACANCY with One Republic

12. A TI TE CUIDO YO (LENTO/VELOZ) feat. Dasoul

 Tiziano Ferro @ Radio Italia live

Duets: tutti possono entrare nel magico mondo di Cristina D’Avena. Intervista

Cristina D'Avena

Cristina D’Avena

L’oasi della leggerezza, il varco per tornare a sentirsi bambini almeno per lo spazio di una canzone, magari quella di un cartone animato che ha segnato i nostri momenti più felici. Un desiderio di molti, anche degli stessi cantanti che in “Duets”, il nuovo progetto discografico nato dalla collaborazione tra Crioma e Warner Music, cantano Cristina D’Avena con Cristina. Il punto forte di questo album è, in primis, la costruzione cronologica della tracklist, in secondo luogo la varietà degli artisti presenti nel disco e, least but not last, la cura degli arrangiamenti che regalano una nuova e godibilissima veste ai brani che noi tutti abbiamo imparato ad amare fin da bambini.

L’incanto, la gioia, la squisità bonta di Cristina si mettono al servizio del pop Made In Italy e il risultato convince e diverte. Tra i nostri brani preferiti: “Piccoli problemi di cuore” ft. Ermal Meta (specialista nella cura dei dettagli), l’iconica “Occhi di gatto” ft. l’indomabile Loredana Berte e “E’ quasi magia Johnny”, nuovo auspicabile singolo ft. La Rua.

Intervista

La tua carriera è costellata di grandi soddisfazioni. Cosa rappresenta questo progetto in questo tuo momento esistenziale?

 Vivo l’uscita di “Duets” in modo sereno e avvolgente. Sono stata me stessa dall’inizio alla fine, credo di aver dato ai miei colleghi la giusta positività e la giusta spinta per cantare queste canzoni togliendosi i panni della loro discografia. Mi sono divertita da matti, mi sono che adeguata allo spirito del pezzo, è stato bello condividere questi momenti di confronto. Per me questo disco vuole essere un mezzo di aggregazione che genera gioia così come lo è stato per tutti noi. Ognuno ha lasciato trasparire la propria personalità dando valore aggiunto ad un progetto davvero magico.

Come sei arrivata alla realizzazione di “Duets”?

Avevo questo sogno in testa già da un po’, mi balenava spesso l’idea di poter cantare o far cantare le mie sigle ai miei colleghi. Poi con la partecipazione a Sanremo c’è stata la svolta: tutti gli artisti che partecipavano al Festival cantavano le mie canzoni, ero stata invitata da Carlo Conti come super ospite, dietro le quinte accadeva di tutto, tutti cantavano le mie canzoni, c’era una sorta di toto sigla quindi quell’anno ho toccato con mano qualcosa che poteva diventare realtà. Successivamente tornammo a Bologna, parlammo un po’ del progetto, finchè un giorno abbiamo cominciato a buttar giù una tracklist, ho scelto e ho fatti i nomi di artisti che conosco e che ascolto principalmente. A me piace la musica in generale, ne ascolto tanta, non mi piace ascoltare un artista in particolare, ho messo già un po’ di nomi, a qualcuno sono arrivata a qualcun’altro no. Su tutti Jovanotti: non ce l’ho fatta ho avuto troppi muri, troppi ostacoli, vediamo se magari posso farcela nel volume due.

L’apertura è subito di grande effetto con “Pollon” e J-Ax

Il brano l’ha scelto direttamente lui, gli è sempre piaciuto, si è ricordato anche del programma Bim Bum Bam e mi ha preparato due barre con un arrangiamento ad hoc. Gli sono molto grata.

E l’incontro generazionale con Francesca Michielin?

Francesca è stata adorabile, all’inizio molto timida ed emozionata. Lei in realtà voleva cantare “Magica Doremì” però in questo primo volume la canzone in questione era troppo recente. Abbiamo preferito creare un bel nuovo vestitino per “Creamy”.

Poi c’è Loredana Bertè

Con “Occhi di gatto” Loredana è impazzita letteralmente di gioia. Mi ha raccontato che cantando questo pezzo si è liberata, ha sorriso, ha liberato il cuore. Questo è ciò che conta di più per me. L’ho adorata.

Molto particolare il duetto con Arisa.

L’incontro con Arisa è onirico. Anche in questo caso il brano l’ha scelto lei, quando ha cominciato a cantarla, mi sono incantata, mi ha trasportato in un mondo che non c’è. Mi sono emozionata con lei, una bella fusone di mondi e di voci.

A sentirti parlare con così tanto trasporto viene voglia di ascoltarvi tutti insieme dal vivo, magari in un bel concerto…

Un progetto live lo faremo, ci stiamo pensando!

Cristina D'Avena

Cristina D’Avena

Tornando ai duetti…c’è l’inconfondibile teatralità di Elio in “Siamo fatti così”.

Lui è veramente eccezionale, l’arrangiamento è raffinato e lui l’ha interpretato alla sua maniera. L’incontro con lui è stato particolare, Elio ha un cuore grandissimo, ci siamo conosciuti ad un mio concerto a cui era venuto con i suoi bimbi, non ci eravamo mai parlati più di tanto, mi ha fatto un bel regalo.

La scommessa del disco è anche quella più promettente. Mi riferisco al brano con i La Rua.

Sì, sono ragazzi abbastanza giovani ma proprio per questo li ho chiamati. Sono stati bravissimi, Johnny inizia in un modo e finisce in un altro. Hanno centrato l’arrangiamento perfetto, e pensare che quasi non ci credevano quando li ho invitati a cantare con me!

Una parentesi a parte per Ermal Meta specialista di incantesimi e magie.

Ermal ha cantato davvero a ruota libera. Gli ho soltanto detto: non ti preoccupare di nulla, canta, canta, canta…è stato semplicemente bravissimo, lui fa la differenza.

Se lo chiedono tutti, te lo chiedo anche io. Questo disco potrebbe essere da preludio ad un cambio di rotta nel tuo repertorio?

Non credo al cambiamento in questo senso. Vorrei fare un disco di cover, magari cantare “A te” di Jovanotti, visto che la canto sempre. Ecco, mi piacerebbe reinterpretare le canzoni che hanno scandito la mia vita. Per il resto non cambierò genere, amo talmente tanto il mio mondo, quello chè stato, quello che è, quello che sarà; questo disco rappresenta presente e futuro quindi mi basta.

 Raffaella Sbrescia

Questa la track list:

1. Pollon, Pollon combinaguai (feat. J-Ax)

2. Nanà Supergirl (feat. Giusy Ferreri)

3. L’incantevole Creamy (feat. Francesca Michielin)

4. Occhi di gatto (feat. Loredana Bertè)

5. Kiss me Licia (feat. Baby K)

6. Magica, magica Emi (feat. Arisa)

7. Mila e Shiro due cuori nella pallavolo (feat. Annalisa)

8. Jem (feat. Emma)

9. I Puffi sanno (feat. Michele Bravi)

10. Siamo fatti così (feat. Elio)

11. E’ quasi magia, Johnny! (feat. La Rua)

12. Una spada per Lady Oscar (feat. Noemi)

13. Che campioni Holly e Benji (feat. Benji & Fede)

14. Sailor Moon (feat. Chiara)

15. Piccoli problemi di cuore (feat. Ermal Meta)

16. All’arrembaggio! (feat. Alessio Bernabei)

Blue Man Group: il debutto in Italia è da non perdere

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Il futurismo interattivo del progetto Blue Man Group è finalmente sbarcato in Italia dopo aver conquistato entusiastici consensi in tutto il mondo. Da ieri e fino al 19 novembre, gli iconici tre artisti dalla pelle blu saranno al Teatro Arcimboldi di Milano per poi proseguire al Teatro Politeama Rossetti di Trieste. Seguendo il filone della spettacolarizzazione dei cinque sensi, i nostri beniamini, ormai a pieno titolo anche nel cast stellare del Cirque du Soleil, hanno messo in scena uno spettacolo vivo, colorato, stupefacente ma soprattutto interattivo. Insieme fin dal 1991, Matt Goldman, Phil Stanton e Chris Wink, hanno messo a punto uno show completo, innovativo e in grado di veicolare messaggi pregni di significato. Ironia e sarcasmo, arte, recitazione, musica, poesia, tecnologia d’avanguardia, scienza, visuals di grande impatto e valanghe di colore hanno scandito una festa sensazionale. Accompagnati da una vigorosa band dal vivo, i Blue Men hanno divertito, commosso, stupito il pubblico con effetti speciali di ogni genere: su tutti gli spettacolari Paint Drums che hanno inondato di colore il palco. Unico neo: ci si aspettava qualche colpo di scena in più nella “splash zone”, ovvero l’area delle prime file di platea dove gli spettatori hanno ricevuto in regalo poncho impermeabili per resistere alle esplosioni di colore provenienti dal palco.

Blue Man Group - Milano

Blue Man Group – Milano

Ad ogni modo lo spettacolo nello spettacolo c’è stato comunque con un live painting a sorpresa: protagonista di questo momento, un “malcapitato” spettatore appeso a testa in giù, completamente riempito di colore e spinto contro una tela bianca per diventare egli stesso un’opera d’arte che alla fine gli è stata addirittura regalata. Il punto forte del Blue Man Group sta nella multicanalità della comunicazione anche se è sul piano musicale, in particolar modo quello percussivo che i tre alieni americani posso vantare la migliore competenza. Molto suggestiva l’atmosfera da club che ha rappresentato la ciliegina sulla torta di un happening artistico completo e trasversale che non conosce differenze culturali, razziali, religiose. Una bella lezione di gioiosa convivenza all’insegna della creatività e dell’allegria.

Raffaella Sbrescia

È attiva una speciale promozione riservata agli studenti universitari e alle famiglie, valida per tutte le date e tutti i settori. È possibile acquistare la Promo Family sul sito di TicketOne, mentre è disponibile presso il Teatro Dal Verme e il Teatro degli Arcimboldi di Milano la speciale promozione per gli studenti universitari, con biglietti al prezzo di 20 euro.

 Video: Blue Man Group

 

BIGLIETTI IN PREVENDITA SU TICKETONE.IT

 

MILANO, Teatro degli Arcimboldi

Da domani al 19 novembre 2017 – Biglietti da € 33,00 a € 60,00

 

TRIESTE, Teatro Politeama Rossetti

Dal 22 al 26 novembre 2017 – Biglietti da € 28,00 a € 72,00

“L’Altissima luce” del 1200 a nuova vita con Paolo Fresu per JazzMI.

Paolo Fresu - JazziMI- Hangar Bicocca

Paolo Fresu – JazziMI- Hangar Bicocca

Il grande jazz torna a Milano in occasione della seconda edizione del Festival JazzMI. Tra gli eventi apripista abbiamo voluto seguire l’atteso concerto di Paolo Fresu, tenutosi all’Hangar Bicocca, in occasione della prima uscita mondana del progetto intitolato “Altissima Luce”. L’operazione, annoverabile ad un prestigioso studio di recupero e trasmissione di filologia romanza, muove i passi da manoscritti appartenenti alla produzione musicale paraliturgica del periodo storico compreso tra il 1270 e il 1290. Sede dei ritrovamenti: Cortona. Il documento duecentesco acquisisce dunque nuova vita e lo fa in un contesto in cui la modernità vive e pullula fermentando giorno dopo giorno. L’ex polo industriale di Sesto San Giovanni si fa sempre più fucina culturale e così, tra i sette palazzi celesti di Anselm Kiefer, Paolo Fresu ha ridato vita a composizioni dal fascino senza tempo. Insieme a Daniele Di Bonaventura, Marco Bardoscia, Michele Rabbia e l’Orchestra da Camera di Perugia e con il Coro Armonioso Incanto diretto da Franco Radicchia, Paolo Fresu ha voluto mettere in evidenza l’estetica e la singolarità di melodie, suoni, testi e creazioni auliche, concepite per rendere lode a San Francesco ma anche e soprattutto, per mettere in piedi un primo repertorio che facesse da riferimento per la storia della musica occidentale. Le 13 delle 66 lodi contenute nel Laudario di Cortona illuminano lo spirito e richiamano l’immaginazione alle atmosfere di colonne sonore cinematografiche. Su tutti corre alla mente il film premio Oscar “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino. Il prestigio dato dall’antichissima eredità raccolta da Paolo Fresu si nutre, dunque, dei voluttuosi virtuosismi ai fiati, agli archi e alle percussioni, al fine di cesellare un ritratto sonoro molto strutturato ma di grande empatia comunicativa.

Raffaella Sbrescia

Video: Paolo Fresu – Hangar Bicocca – JazzMI

Kasabian live a Milano: una deflagrazione di energia

kasabian

Dopo la breve ondata di concerti italiani estivi, i Kasabian sono tornati nel bel Paese per l’unica data invernale al Mediolanum Forum di Milano. Per avere un’idea precisa di quello che può essere un concerto della band di Leicester dal vivo, immaginatevi una deflagrazione di energia, una liberazione fisica e mentale da etichette, paletti e pregiudizi. La musica dei Kasabian è una valvola con sfiatatoio, un modo per catapultarsi una dimensione vibrante e divertentissima. Spacconi, irriverenti, disinvolti e davvero affiatati tra loro, Tom Meighan e Serge Pizzorno sono i traghettatori di uno show spassoso e privo di momenti morti. L’intro del concerto è affidata alle note di pucciniane di “Nessun dorma” ma l’omaggio all’Italia non finisce qui: l’Inno di Mameli prima di “Days Are Forgotten” e i numerosi ringraziamenti in Italiano rendono ragione alle origini tricolori di Pizzorno. In scaletta pezzi fortissimi a cui non abbiamo saputo resistere: “Club Foot”, “LSF”, “Underdog”, “Empire” e “Eez-Eh” (la cui coda ha omaggiato “Around The World” dei Daft Punk. Immancabile la bella versione acustica di “Goodbye Kiss” e la rara “Man Of Simple Pleasures”. Tra le più ballate anche  “Bless This Acid House” e “You’re in Love With a Psycho” e “Ill Ray (The King)”, tratte dall’ultimo album “For Crying out loud”.

Video: Goodbye Kiss

  Al concerto dei Kasabian non è raro vedere gente pogare, non c’è stato tempo per tenere il telefono in mano perchè era più divertente ballare, sudare, dimenarsi con gli amici e viversi un momento di scanzonata e benefica leggerezza. A discapito dei miscredenti e di coloro che amano screditare la band britannica, c’è da spezzare una lancia a favore della ricerca che i Kasabian compiono in fase compositiva: i loro brani prendono spunto dai modi di dire e dalle espressioni dello strato sociale suburbano, prendono ispirazione dalla struttura Motown, lasciano piccoli ma percettibili spazi a echi morriconiane, riescono a fare in modo che la modulazione sonora degli arrangiamenti si mantenga godibile per l’intera durata delle loro canzoni. In sostanza dunque, partecipare ad un loro concerto è stato come liberarsi di paranoie mentali e buttarsi in un calderone di amabilissima gaiezza.

Raffaella Sbrescia

Video: Kasabian live

Le Furie raccontano che “Il futuro è nella testa”. Intervista

Le Furie - Il futuro è nella testa

Le Furie – Il futuro è nella testa

Trovare l’intenzione, la voglia, il modo e il tempo di esserci, per formarsi, per dire qualcosa in cui credere per primi. Questo è l’obiettivo de Le Furie e del loro album “Il futuro è nella testa”. Canzoni caratterizzate da concetti precisi, idee chiare e una concezione della vita all’insegna della semplicità e dell’eccezionalità, due parametri imprescindibili l’uno dall’altro. Il percorso artistico della band fiorentina de Le Furie ricomincia dunque da qui con la produzione di Davide Autelitano (cantante de I Ministri) e Taketo Gohara, un lavoro artigianale che sposa appieno l’energia del gruppo. A parlarcene nel dettaglio è EDO.

Intervista.

Passate da “Andrà tutto bene” a “Il futuro è nella testa”. C’è una linea di continuità dietro questi lavori

Sì, il messaggio di oggi riprende le nostre prime linee guida anche se in questo caso il nostro è un invito a scegliere il futuro, quello che più ci appartiene. Vogliamo dedicare attenzione a quello che scegliamo per noi stessi.

Quello che scrivete lascia trasparire una chiarezza di idee molto marcata.

Abbiamo aspettato quattro anni e mezzo per far uscire questo disco. Abbiamo aspettato che le canzoni non fossero più annebbiate, che fossero mature e pronte per far sì che potessero realmente rappresentare quello che avevamo intenzione di dire. Autocritica e autoironia sono le armi che usiamo nella nostra battaglia esistenziale.

Secondo te perché la gente ama prendersi tanto sul serio, questo è uno dei punti chiave che toccate nel disco, tra l’altro.

La cosa più divertente e avvilente allo stesso tempo è che ci prendiamo sul serio per cose banali e poi ci sono cose che necessitano davvero di attenzione ma non riusciamo a prenderle in considerazione. Nell’ambito musicale, la serietà sta nell’autocritica e nel saper capire quando è il momento di esporsi e quando, invece, è ancora il momento di lavorare. Il lavoro del musicista deve essere veramente artigianale, c’è bisogno di sperimentazione e di esercizio, sia tecnico che spirituale per raggiungere l’effetto sperato. Un buon artigiano, in ogni caso, non si prende mai sul serio, fa soltanto il suo lavoro e lo fa per bene. La scelta deve essere dettata dalla dedizione.

A proposito di esercizio quotidiano, come avete lavorato alla produzione di questo lavoro visto che siete abituati a collaborare con produttori top di gamma?

La fortuna aiuta gli audaci. Noi l’abbiamo avuta nel lavorare con Taketo Gohara, nostro padre guida. Questo disco è stato prodotto da Davide Autelitano, cantante de I Ministri, ovvero la persona giusta per portarci in studio in maniera armonica.

Diverte e avvilisce al contempo la definizione di “Artisti da fast food”.

Al giorno d’oggi gli idoli dei giovanissimi vengono spesso osannati e poi vomitati poco dopo il loro esordio artistico. La figura dell’artista deve essere totalizzante; si è persa la dedizione, la consapevolezza del dover soffrire, pochi lo fanno, serve la gavetta, il lavoro autentico, altrimenti si verrà fagocitati dal sistema un po’ come quando si va al Mc Donald’s o da Burger King.

Interessante il mea culpa generazionale di “Camerieri”.

Siamo gli artifici delle nostre miserabilità, la colpa è sempre nostra. Lo stesso vale anche sul piano artistico: se scegli di fare un disco di canzoni brutte, lo scegli tu e ne paghi le conseguenze. Anche io ho fatto il cameriere, proprio per produrre e stampare questo album, a volte è capitato che spendessi quei soldi per pagarmi da bere, a quel punto il rischio è scegliere un lavoro in grado di autoalimentare il proprio disagio e non ci si può più lamentare.

In che modo concepite i concetti di semplicità e di eccezionalità?

Le cose che contano sono come le lettere a e b, le altre sono tutte superflue. Stiamo perdendo la semplicità di vivere, apprezzare e condividere le cose in modo diretto ed essenziale. D’altro canto ognuno di noi dovrebbe cercare dentro se stesso la propria peculiarità. Sarebbe bello se ciascuno scegliesse di puntare sulla propria voce invece di mettersi in fila per far parte di una massa. L’essere umano deve essere rivalutato come individuo pensante. L’obiettivo quindi sarebbe quello di cercare di costruirsi un futuro con queste prerogative. Si tratta di concetti che trascendono dalle ideologie, sono scelte da fare innanzitutto per se stessi.

E poi c’è l’impatto emotivo di “Confido in te”.

Questo è un brano tecnicamente difficile. Un tempo in 5/4 che ha reso complesso l’inserimento delle parole per il testo e che ha richiesto molto lavoro. Il brano è incentrato sul tema dell’amore per un’altra persona, inteso come risorsa a cui fare riferimento in ogni momento. Aggrapparsi all’altro diventa quindi un modo salvifico per affrontare le difficoltà e le proprie miserabilità.

Come vive il vostro pubblico questo modo di pensare così controcorrente?

Ci interesserebbe sapere cosa pensano ma in realtà non dobbiamo neanche preoccuparcene troppo. D’altronde nemmeno io vorrei mai conoscere davvero i miei idoli musicali. Quello che ci auguriamo è di vivere la dimensione umana come facciamo adesso e di dare un senso sempre migliore a quella artistica. Del resto i più grandi artisti ci hanno insegnato che bisogna sempre considerare fino a un certo punto quello che viene richiesto, il senso dell’arte sta nel cercare di dire, comunicare ed emozionare attraverso le proprie emozioni. Questo è quello che vogliamo imparare a fare.

 Raffaella Sbrescia

Video: Artisti da Fast Food

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