Umbria Jazz 2017 – Simona Molinari
Altre due giornate d’Autore a Perugia. Il Giovedì ed il Venerdì che precedono la tornata finale, hanno in serbo un paio di sorprese niente male.
Si comincia all’Arena, giovedì sera, con due concerti molto tecnici. In fondo, per quanto voglia rendersi accessibile, la rassegna è Jazz, e resta fedele al suo imprinting.
Chuco Valdes e Gonzalo Rubacalba in Duo, si fronteggiano al pianoforte a doppia coda, che vide protagonisti due anni fa Herbie Hancock e Chick Corea.
Due rappresentati eccelsi del panorama musicale cubano, a dimostrazione che la musica a Cuba non è solo ritmo latinoamericano, ma anche grande musica d’autore. A Valdes il merito di aver introdotto il jazz nella musica cubana contemporanea, meglio dire l’afro jazz, mentre Gonzalo Rubalcaba, di generazione più recente, figlio del postrivoluzione e di Fidel, ha seguito gli studi a L’Avana, ed è pregno di folclore caraibico e jazz afrocubano. Un bellissimo concerto, per orecchie amanti del pianoforte e della musica onirica. “Trance”, appunto.
A seguire, Christian McBride‘s new Jawn, contrabbasso di tutto rispetto, anche nella fisicità, eclettico e musicale, che ha spesso prestato il suo supporto in contesti più vicini alla pop music ed al Rock (basti pensare a Sting, Mc. Cartney, D’Angelo, James Brown).
Due concerti impegnativi di jazz alla maniera purista, con cui confrontarsi è una piacevole sfida auditiva ed emotiva.
Di corsa al Morlacchi, dove ci aspetta L’Angelo del Jazz. Simona Molinari ed il suo imperdibile tributo al Ella Fitzgerald. Un omaggio anche di affetto personale, oltre che un tributo artistico, perché la Molinari è stata decisamente influenzata dalla figura della cantante Newportese, che ha in qualche maniera convogliato i suoi interessi ed i suoi studi.Un percorso attraverso la vita di Ella Fitzgerald, ricco di aneddoti, di racconti, di note biografiche e di musica ben interpretata, accompagnata dall’estroso sostegno di Mauro Ottolini, il cui genio non smette mai di stupire. Basti pensare a come suona le conchiglie di mare. E mai come di fronte ad una sirena di tale bellezza come la Molinari, la scelta si è dimostrata azzeccata. Ella ed i suoi autori, Ella e Ellington, Ella e Amstrong, Ella e Gershwin, Ella ed i suoi amori sfortunati, Ella e la sua vita difficile, ma mai lontana dalla musica. Alcune delle più popolari interpretazioni della Lady del Jazz, riecheggiano dal palco del Morlacchi attraverso la voce di questa giovane cantante, motivata, talentuosa, e bellissima. Pubblico “imbambolato”, tanti applausi, un lungo concerto che finisce oltre gli orari previsti, e ci congeda a notte inoltrata, in una Perugia in attesa del mega evento.
Umbria Jazz 2017
Wayne Shorter, eccolo, è il momento……per chi come me non l’ha mai visto, un momento “Epocale”. Una grande emozione, per il genio del Sax, compositore, solista, e leader di gruppo, che si presenta con un progetto ambizioso e complesso. Emanon, consistente in quattro movimenti e ispirato ai racconti fantascientifici ed alla mitologia. Belle partiture, adatte anche all’esecuzione “sinfonica”, in sintonia con l’orchestra da camera di Perugia, che, dopo un primo set, avente come protagonisti Shorter ed il suo quartetto, invade il palco, e ora guida ora si fa guidare dall’anziana “cariatide”, colonna portante della musica afroamericana, in un crescendo di enfasi che si protrae per oltre due ore, ad incantare il pubblico dell’Arena. Un alternarsi tra sax soprano ed improvvisazione orchestrale, tra epica, e toni decisamente più caldi ed intimi, in cui riecheggia qualche reminescenza “barbieriana”, nell’esecuzione, e che si conclude con la doverosa standing ovation del pubblico, in un “Prometeo senza confini”, sconfinato come la grandezza compositiva di Shorter.
Umbria Jazz 2017
Serata interamente dedicata al sax, che prosegue al Morlacchi con la sessione di Francesco Cafiso, ex enfant prodige, non più proprio enfant, ma sempre originale e piacevole, nello swing elaborato, di propria composizione, ispirato a New Orleans, dove il fresco ed estroso saxofonista ha vissuto per un anno, e di cui racconta le atmosfere, le usanze, le movenze e i suoni. “Si suona per le mance”, racconta Cafiso, facendo riferimento all’originale modo di “fare cappello” dell’America Nera e viscerale. Un set divertente e coinvolgente, molto ben eseguito e trasmesso al pubblico, che resta attento e vigile, nonostante l’ora tarda.
Si va verso la fine, e un poco ci dispiace. ma non ci pensiamo. Abbiamo ancora molto da assaporare qui a Perugia, dove già si fa pubblicità alla prossima edizione, e si predispongono bene gli animi per il 2018.
R.G.
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