In nome dell’amore Volume 2: il nuovo Alex Britti

IN NOME DELL'AMORE volume 2 ALEX BRITTI

IN NOME DELL’AMORE volume 2 ALEX BRITTI

Cosa succede se un virtuoso della chitarra come Alex Britti decide di incidere un nuovo album incentrandone i testi sul tema dell’amore? Il risultato lo si può ascoltare ne “In nome dell’amore – volume 2” che segue il ‘volume 1′ del 2015. Declinato secondo diverse angolature, l’argomento visto dalla prospettiva del cantautore romano assume una forma liquida, libera. Le fotografie trasformate in testi tratteggiano a grandi linee un percorso umano e musicale iniziato due anni fa. Nel ‘volume 1′ di questo progetto, Britti raccontava, infatti, la parte più oscura, introversa, drammatica dell’amore. Oggi il cantautore passa all’aspetto più leggero del tema lasciandolo percepire anche da un uso diverso delle sonorità. L’album si apre con “Senza guardare indietro”, ovvero il racconto di una piccola epopea individuale a metà strada tra sogno e realtà in cui il suono, vicino a certe atmosfere eighties, risulta oltremodo artefatto. L’ascolto prosegue con “… e basta”, un brano senza particolari pretese che celebra la complicità di coppia. Il sound spento di “Speciale” inficia il testo immediato e scorrevole, finalmente torna il blues in “Tanti anni fa”, uno dei brani più interessanti e più riflessivi di questo disco. Britti quadra i conti con il passato ma lo fa con disimpegnata leggerezza. L’approccio semplice e spensierato traspare anche dalle note di “Stringimi forte amore”, molto più interessante il filone rock’n’roll seguito nelle trame di “Libero”, in cui Britti omaggia Chuck Berry. L’album si chiude con una versione acustica de “In nome dell’amore”, la migliore espressione dell’artigianalità di un suono tanto inconfondibile, quanto necessario per comprendere bene l’essenza artistica di Alex Britti.

Raffaella Sbrescia

Alex Britti – Speciale

Degni di nota: il Teatro Menotti ripropone l’ottimo spettacolo di Alberto Patrucco e Andrea Mirò

Mirò e Patrucco ph Isabella Ibba

Mirò e Patrucco ph Isabella Ibba

Dopo il successo ottenuto durante la scorsa stagione, il Teatro Menotti di Milano, riproporrà fino al 14 maggio lo spettacolo intitolato “Degni di nota. Tra Gaber e Brassens”. Un recital intenso, dal piglio graffiante che non basa la propria essenza su facilonerie e retorica bensì sulla forza dell’ironia intelligente e sulla musica di due giganti come Giorgio Gaber e George Brassens. Lo spettacolo, che vede protagonisti Alberto Patrucco e Andrea Mirò, con la partecipazione di Daniele Caldarini al pianoforte e tastiera, Francesco Gaffuri al contrabbasso e basso elettrico e Jacopo Pugliese alla batteria e percussioni, è diretto da Emilio Russo e riprende un lavoro che Alberto Patrucco aveva ideato nel 2014 in Segni (e) particolari, disco che riprendeva 13 musiche di George Brassens, tradotte dallo stesso Patrucco, inedite fino a quel momento in italiano. A tutto questo si aggiungono i monologhi dei testi di cui Patrucco è autore insieme ad Antonio Voceri nonché il contributo artistico della cantante e polistrumentista Andrea Mirò, che insieme a Daniele Caldarini ha firmato gli arrangiamenti dei brani proposti in scaletta. Il succo di questo spettacolo è cercare di ricreare un’occasione di incontro: tra generazioni, tra epoche, tra sensibilità, tra uomini e donne. Per farlo, Patrucco e Mirò hanno congiunto gli argomenti trattati da Gaber e Brassens innescando un geniale incastro tra prosa e musica, ironia e poesia, riflessione e leggerezza. Attuale e mai scontato, “Degni di nota” sbeffeggia il ciarpame di cu ci siamo circondati, esalta l’inutilità dei tuttologi privi di contenuto, ride dei nostri guai, sorride dei nostri difetti facendoci passare da sonore risate e nostalgici magoni in gola. Uno spettacolo strutturato, intelligente, che coinvolge lo spettatore, che lo incatena ad un flusso emotivo altalenante. Una lussuosa occasione per chi ha ancora voglia di provare a capire l’uomo contemporaneo lasciandosi coinvolgere dal fascino di storie e riflessioni senza tempo.       

Raffaella Sbrescia                                                                                                                      

BIGLIETTERIA

PREZZI SPETTACOLO

intero 26,50 € (25,00 € + 1,50 € prevendita)

ridotto over 60/under 14 – 14,00 € (12,50 € + 1,50 € prevendita)

TEATRO MENOTTI

Via Ciro Menotti 11, Milano – tel. 02 36592544 – biglietteria@tieffeteatro.it

ORARI BIGLIETTERIA

lunedì e mercoledì ore 15.00 | 18.00

martedì, giovedì, venerdì ore 15.00 | 19.00

sabato ore 15.30 | 19.00

domenica ore 15.00 | 17.00 solo per la vendita della replica pomeridiana

Acquisti online

con carta di credito su www.teatromenotti.org

ORARI SPETTACOLI

feriali ore 20.30

mercoledì ore 19.30

domenica ore 16.30

 

 

Primo Maggio Roma: le riflessioni del giorno dopo

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Come ci si sente nel giorno del Primo Maggio in Italia? Quali sono i sentimenti e i pensieri che provano a farsi largo nella testa nel giorno in cui appare in maniera tanto, troppo vistosa la condizione di totale incertezza e precariato in cui siamo piombati ormai da anni? Ho provato a chiedermelo tutto il giorno. Ho provato a chiedermelo fin dal momento in cui mi sono alzata alle 5.45 per andare proprio a lavorare e ho continuato a farlo, come faccio ogni giorno, per tutto il giorno. Ad oggi, in Italia, non abbiamo proprio niente da festeggiare, i diritti sono sempre più un miraggio lontano, un ideale perduto. Le tutele dei lavoratori o aspiranti tali sono sempre meno e chi prova a tenerselo stretto un lavoro, è costretto a tenere la bocca chiusa in nome di una quotidianità sempre più priva di qualunque certezza. In un contesto umorale come quello appena descritto, si alternano in Italia manifestazioni, più o meno rilevanti, che vorrebbero ancora comunicarci dei messaggi ed esortarci a credere nel futuro. Tra tutte c’è il famoso “Concertone del Primo Maggio” a Roma che, per l’edizione 2017, ha visto tutto lo staff di iCompany e Massimo Bonelli impegnato a cercare di svecchiare un po’ tutto il programma. L’intenzione era quella di individuare le realtà musicali che nell’ultimo anno sono riuscite a conquistare l’interesse del pubblico attraverso dei contenuti di rilevanza socio-culturale e, sebbene nella pratica ci siano state diverse incongruenze, è importante evidenziare lo sforzo produttivo in un momento storico che invoglia a fare esattamente l’opposto. Sono stati in tanti a spalmare cemento sui cantanti ospiti sul palco di Piazza San Giovanni, altrettanto numerosi coloro che hanno sottolineato che il vero Primo Maggio è quello di Taranto ma la verità è che ormai è diventato troppo facile gettare fango sul prossimo. Certo, sono stati in pochi a spendere parole realmente significative e sensate dall’alto di quel palco: su tutti mi sento di mettere in evidenza il maestro Edoardo Bennato che, nella sua essenza di rocker, ha spiegato in maniera precisa e puntuale, lo stato delle cose nel nostro Paese, anche a dispetto della pubblicità mandata dalla Rai proprio durante la sua esibizione. I più contestati sul web sono stati i ragazzi de Lo Stato Sociale che, a dirla tutta, si sono resi protagonisti di un’esibizione troppo spettacolarizzata, a fronte di diverse imperfezioni tecniche. Deludente anche l’esibizione degli Ex –Otago e Luci della Centrale Elettrica per grossi problemi di intonazione. I riscontri migliori sono stati ottenuti da artisti come Bombino, Motta, Brunori Sas ed Ermal Meta, capaci di farsi strada nel cuore del pubblico solo con la forza delle loro parole. Discorso a parte per Francesco Gabbani, ormai artista dell’anno. Nonostante la sua ferma scelta di non entrare in discorsi politici, la sua “Occidentali’s Karma” ha un testo in grado di fotografare in modo arguto e intelligente il modus vivendi che ci ha portato alla deriva. Apprezzatissimi anche gli Editors, sfumati dalla tv e quindi molto penalizzati i Public Service Broadcasting sul palco romano in chiusura di concerto. Aldilà dei giudizi facili e delle congetture, il ragionamento che rimane da fare a luci spente è capire cosa riescono a lasciarci eventi come questo, cosa riesce a comunicarci la musica, come può aiutarci a trovare un barlume di speranza in un contesto politico, economico e sociale sempre più arido, sterile e incurante degli interessi dei più giovani. L’Italia ha bisogno di un nuovo slancio culturale, di un movimento di rivoluzione che parta proprio da chi, sentendosi sopraffatto dal sistema, ha rinunciato a lottare per i propri diritti e per il proprio futuro.

Raffaella Sbrescia

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph PixellmusicPrimo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

 

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

 

 

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

 

 

 

 

 

Luis Fonsi: non solo “Despacito”. La musica es para compartir no para competir.

Luis Fonsi

Luis Fonsi

“Despacito” è diventata da diverso tempo il tormentone del 2017 italiano. Il video del brano, che in Italia ha raggiunto il 4° disco di Platino, ha superato il miliardo di visualizzazioni testimoniando un successo che non accenna a fermarsi anche grazie al remix realizzato con Justin Bieber. Scritta da Luis Fonsi e Daddy Yankee in collaborazione con Erika Ender e prodotta da Andrés Torres e Mauricio Rengifo, “Despacito” ha rilanciato la ventennale carriera di Fonsi che nel corso degli anni non ha mai smesso di reinventarsi. Dopo una lunga gavetta fatta di provini e tentati approcci a etichette della sua città, nel 1998 Fonsi registra il suo primo album “Comenzaré” e inizia un percorso fitto di collaborazioni ed esperienze importanti. Col quinto album, “Abrazar la Vida”, Fonsi si impone anche in Europa diventando una star apprezzata a livello internazionale. Attivo anche come attore - nella telenovela messicana “Corazones al límite” e nella serie Nickelodeon “Taina”, Fonsi è anche molto impegnato nel sociale (tra le altre cose è il portavoce del St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis, Tennessee). In attesa di rivederlo in Italia tra poche settimane per partecipare il prossimo 5 giugno in qualità di ospite internazionale all’edizione 2017 dei WIND MUSIC AWARDS (5-6 giugno Arena di Verona) ecco cosa ci ha raccontato in occasione del nostro incontro negli uffici di Universal Music a Milano.

 Intervista

Ciao Luis, come stai e come vivi questo periodo di travolgente successo?

Ho iniziato questo mestiere quando avevo 17 anni ma non mi sento vecchio, anzi, posso dire di non aver ancora scritto la mia canzone migliore e di non aver raggiunto il top della mia carriera. Sono sempre alla ricerca di cose nuove da imparare, non mi sento stanco, mi sento alla grande, Vivo questo momento come un nuovo inizio per accedere a nuovi mercati e conoscere nuovi paesi. Il calore del pubblico italiano mi regala tanta gioia, spero di conoscerlo meglio e instaurarci un rapporto duraturo.

“Despacito” ormai esiste in tante versioni. In rete girano tantissimi video, ce n’è qualcuno che ti ha colpito in particolar modo?

Dei tanti video che ho visto ce n’è uno che mi ha divertito molto in cui una giovane ragazza balla con suo nonno dietro di lei. Quello che mi ha colpito è stato vedere due generazioni a confronto che si divertono sulle note della mia canzone. Esistono diverse versioni di “Despacito” in lingue diverse, alcune le ho condivise sulla mia pagina Facebook, ne sono molto felice.

Quindi usi spesso i social network?

Uso i social allo stesso modo, forse Instagram lo uso di più ma non ne ho uno preferito in particolare, adoro semplicemente la loro capacità di connettere le persone. Si tratta di un buon termometro di conoscenza delle persone e del loro modo di pensare, ricevo messaggi in tutte le lingue del mondo, è l’occasione per me di imparare un po’ di lingue nuove!

Che parole useresti per descrivere “Despacito”?

Questa non è una canzone d’amore, è una canzone sensuale. Prima di “Despacito” ho scritto molte canzoni d’amore, questa è una fase di transizione, racconto di un sentimento provocante.

Ogni anno in Italia ci sono due o tre tormentoni latino-americani. Questo è il tuo anno, come ti senti a riguardo?

Trovo eccitante il fatto che l’Italia abbia scelto la mia canzone come tormentone dell’anno, è stata una grande sorpresa sia per me che per tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del brano. Questa canzone ha connesso tante persone nel mondo, un fatto simile non accade tanto spesso. Sogno di cantare in paesi dove non mi sono mai esibito prima, spero di conoscere a ampliare sempre di più il mio pubblico.

Ti piacciono molto  le collaborazioni!

Ho sempre amato le collaborazioni fin dagli inizi della mia carriera nel 1998. Ho lavorato con Christina Aguilera, Laura Pausini, ho spaziato tra i generi e le persone. Daddy Yankee è più vicino alla scena urban, sono stato felice di aver lavorato con lui perché ha portato la canzone ad un livello più alto. Sono un fan della musica, conosco tanti artisti italiani: oltre alla Pausini ci sono Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro, Nek. In ogni nazione ci sono tante persone che vorrei conoscere. La musica es para compartir no para competir.

Che rapporto hai con Laura?

Abbiamo condiviso molto tempo insieme sia da amici che da colleghi. Lei è simile a me, è molto naturale, ha un forte legame con le radici e la famiglia. Lei è una delle migliori star femminili che abbia mai conosciuto.

Come si sta evolvendo, secondo te, il pop latino?

Quando pensi alla musica come a un prodotto, sbagli approccio. Bisogna essere onesti e lasciare spazio all’anima. “Despacito” è probabilmente la canzone più semplice che io abbia mai scritto ma è semplice in un modo interessante: il testo cerca di essere sensuale in modo divertente e provocante. Ho scritto bellissime canzoni d’amore per diciannove anni, non potrei essere diverso da chi sono. Disco dopo disco cerco di evolvermi senza stravolgere la mia natura, la gente sa che po’ aspettarsi sempre qualcosa di nuovo da me. Amo voltare pagina, gli artisti che preferisco non hanno mai avuto paura di crescere e cambiare. Io ho colto l’occasione con “Despacito” e grazie a Dio mi è andata più che bene. Quando senti che tutto si allinea nel modo giusto in maniera naturale allora sai di aver fatto un buon lavoro. In questo caso sapevamo di aver scritto un brano che sarebbe piaciuto alla gente, questo per me è il nuovo latin pop. Il pop tradizionale è il suono di ieri, il suono di oggi deve avere un tocco urban.

Raffaella Sbrescia

Luis Fonsi, Daddy Yankee – Despacito (Audio) ft. Justin Bieber

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