2 Cellos: la festa dei virtuosi del violoncello al Mediolanum Forum di Milano

2 Cellos live @ Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

2 Cellos live @ Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Luka Šulić e Stjepan Hauser, i due violoncellisti sloveno-croati conosciuti in tutto il mondo come 2CELLOS tornano in Italia, stavolta per un concerto sold out al Mediolanum Forum, per presentare “Score”, il quarto lavoro in studio del duo dopo “2Cellos” (2011), “In2ition” (2013) e “Celloverse” (2015). Accompagnati dalla Radio Symphony Orchestra di Lubiana e dall’impetuoso batterista Dušan Kranjc, i 2 Cellos si sono divertiti a sorprendere il pubblico attraverso un vero e proprio viaggio tra i più disparati generi. Mettendo a frutto l’abilità e la tecnica imparata in anni di studi classici, questi due giovani artisti sono riusciti a conquistarsi la stima popolare ma anche quella dei puristi. Dopo essersi affermati in qualità di virtuosi del violoncello, Luka e Stjepan hanno virato verso nuovi lidi, hanno rotto gli schemi interfacciandosi con qualunque tipologia di genere: dalla musica classica, al rock, alla dance.

Com’era prevedibile, la prima parte del concerto è stata interamente dedicata ai brani contenuti in “Score”: non solo colonne sonore cinematografiche ma anche rielaborazioni dei temi di famose serie tv, su tutti quello di “Game of Thrones”, un medley di 5 minuti in cui il duo rilegge con sapiente maestria i vari temi strumentali della serie TV tratta dai romanzi di George R. R. Martin. In scaletta anche i temi de Il Gladiatore” e “Rain Man” di Hans Zimmer, ”Il Padrino” di Nino Rota, “Momenti di Gloria” di Vangelis, la melodia del premio Oscar James Horner tratta da Titanic “My Heart Will Go On”. Carisma e potenza melodica hanno reso affascinante l’ibrido tra musica popolare e strumentazione di origine “classica”.

2 Cellos live @ Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

2 Cellos live @ Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Tra simpatici siparietti, metà in italiano, metà in inglese, e decine di effetti speciali, i 2 Cellos hanno stimolato il pubblico in ogni modo possibile, soprattutto da metà concerto in poi, quando i due hanno cominciano a dedicarsi al repertorio rock che li ha resi famosi nel mondo: da “Thunderstruck”, “You Shook Me all Night Long”, “Highway to hell” degli Ac/Dc , “Smells like teen spirits” dei Nirvana,  “(I can’t get no) Satisfaction” dei The Rolling Stones, “The Trooper” degli Iron Maiden, l’immancabile “Smooth Criminal” di Michael Jackson hanno infiammato il parterre del Mediolanum Forum, sorprendente la rivisitazione di “Wake Me Up” di Avicii e “We found love” di Rihanna. Di grande impatto emotivo i bis con “Cinema Paradiso” di Morricone e “With or Without you” degli U2; una scelta non casuale per ribadire un concetto semplice ma concreto: il bello della musica è la condivisione.

Raffaella Sbrescia

2 Cellos live @ Mediolanum Forum

2 Cellos live @ Mediolanum Forum

Intervista al Maestro Bruno Santori: fautore della qualità e della commistione

cover_Jazz&Remo il festival

cover_Jazz&Remo il festival

“JAZZ&REMO IL FESTIVAL è il progetto discografico di BRUNO SANTORI musicista, pianista, direttore d’orchestra, arrangiatore e compositore italiano. Nato dalla volontà di accorciare le distanze tra due generi musicali (jazz e pop), l’album rappresenta un omaggio alla grande tradizione musicale sanremese ottenuto rielaborando in chiave jazz i più grandi successi della kermesse. Prodotto da BRUNO SANTORI e Zenart, pubblicato da Solomusicaitaliana (etichetta discografica di Radio Italia) e distribuito da Sony Music, il disco vede la partecipazione di Fabio Crespiatico (basso elettrico), Stefano Bertoli (batteria) e Giulia Pugliese (voce) giovane scoperta che nel 2015 ha partecipato a “The Voice of Italy”.

Intervista

Maestro, da cosa nasce l’idea di questo progetto e con quali prospettive l’album si colloca all’interno del panorama musicale nazionale?

All’interno del panorama nazionale toccherà farci spazio perché la rielaborazione musicale non è poi cosa così diffusa. Per quanto mi riguarda, si tratta di un aspetto da sempre insito in me. Anche nel 2009, quando sono stato direttore musicale del Festival insieme a Bonolis, ho realizzato delle aperture che lasciavano convivere un requiem di Mozart con “Another brick in the Wall” dei Pink Floyd. Ho sempre voluto andare verso qualcosa che ancora non era stato fatto ma è anche vero che da sempre sono arrangiatore di musica pop. Visto che da diversi anni coltivo anche la passione il jazz, mi sono preso un periodo per poterla sviluppare. L’anno scorso festeggiavo i 40 anni dal mio primo Festival di Sanremo quindi ho pensato di ricordare questa ricorrenza facendo un tributo al festival in jazz.

Come ha lavorato al progetto?

Mi sono messo al pianoforte per 4 mesi, ho rielaborato una ventina di brani dal festival, da lì è stata fatta un’accurata selezione insieme a Fabio Caspiatico, Stefano Bertoli e Giulia Pugliese. Per quanto riguarda la scelta della cantante, all’inizio cercavo una voce più matura perché pensavo che nel jazz servisse una vocalità diversa, la presenza del pop invece mi ha spinto a fare in un altro modo.  I primi quattro mesi di lavoro li ho passati modificando le strutture armoniche e ritmiche dei brani cercando di non perdere l’originalità della canzone stessa, rispettandone la linea melodica e la riconoscibilità.

Che rapporto ha con il jazz?

Il jazz per me è la musica classica contemporanea. Se ripensiamo a Beethoven o Bach, capiamo subito quale possa essere il senso e il valore di un componimento estemporaneo non etichettabile. Sicuramente non avrò il plauso dei jazzisti puristi eppure credo di essere riuscito a portare la musica colta in un contesto più ampio. Ho voluto aggiungere un po’ di eleganza in un momento in cui ce n’è sempre più bisogno. Nel mio piccolo credo di avere dato un piccolo contributo affinchè si aprano nuovi scenari, anche Mario Biondi sta facendo musica pop con un piglio jazz.

E con il Festival di Sanremo?

In questo caso si parla di un rapporto di odio-amore. Non lo sto più cercando, l’ho un po’ allontanato dalla mia vita. Ad oggi credo che il Festival si stia macchiando del peccato della televisione, penso che si debba riportare all’attenzione del pubblico il valore artistico non solo di chi partecipa ma di chi in realtà produce questo evento. Al momento è un pò come portare un quadro di Van Gogh in un grande magazzino. Sono le strutture televisive a soffocare il valore artistico delle canzoni, anni fa poteva accadere che l’ultimo classificato potesse essere Vasco Rossi, oggi l’ultimo classificato non se lo fila più nessuno, a questo punto quello che ne esce suona molto come musica di regime; questo è quello che mi preoccupa del Festival.

JAZZ&REMO_M° Bruno Santori

JAZZ&REMO_M° Bruno Santori

Si ritiene un fautore del ritorno alla qualità?

La mia vita è stata soprattutto all’insegna dello studio della musica, non potrò mai essere quel musicista che cerca di colpire un bersaglio che rientra nell’ambito del marketing, per me la musica è l’espressione dell’umanità, un levare in alto sia per chi la fa che per chi l’ascolta, non mi interessa quanti dischi venderò, non mi interessa il successo ottenuto con atti di furbizia o fine a se stesso.

Il ministro del turismo dell’isola, Dr. Edward Zammit Lewis le ha conferito il titolo di “TOURISM AMBASSADOR OF MALTA”. Come vive questa nuova veste?

Sto lavorando alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale di una piccola grande nazione che da sempre è crocevia strategico del Mediterraneo. A questo proposito ho proposto alle più alte cariche dello Stato di intraprendere un percorso di interculturalità musicale mirato all’integrazione bilaterale tra i popoli e ho subito riscontrato una grande disponibilità. Malta rappresenta una grande opportunità per un nuovo modo di intendere la musica e mi spenderò molto per far sì che questo possa accadere.

Considerando la sua lunga e prestigiosa esperienza, come pensa sia cambiata nel tempo la figura del direttore d’Orchestra e cosa pensa del nuovo trend che vede tanti nuovi giovani maestri a dirigere sul podio?

 Spesso vedo giovani direttori d’Orchestra dirigere orchestre storiche e, sebbene io rispetti molto i giovani e li sostenga da sempre, ritengo che il ruolo di direttore d’orchestra sia quello di una persona matura che con la propria esperienza possa impostare il suono dell’orchestra attraverso il proprio spessore personale.  Sinceramente non posso pensare che questo possa accadere con un giovane di 20 anni, l’orchestra ha bisogno di qualcuno che produca un pensiero alto, altamente professionale e di grande esperienza. Il ruolo del direttore d’orchestra non va ripensato, penso piuttosto che vada capito il significato del suo ruolo e quali sono i motivi per cui debba essere scelta una persona invece di un’altra.

Raffaella Sbrescia

BRUNO SANTORI presenterà live “JAZZ&REMO IL FESTIVAL” nel corso del Kaz Jazz Fest 2017che si terrà tra il 7 e il 17 settembre a Bodrum (Turchia) e il 14 ottobre durante il Candle Festival di Birgu a Malta.

Questa la tracklist del disco: “E non finisce mica il cielo”; “Quello che le donne non dicono; “E poi”; “Cambiare”; “Ancora”; “Adesso tu”; “Luce”; “Vacanze Romane”; “Il cuore è uno zingaro”; “Volare”; “Le mille bolle blu”.

Marina Rei: al via l’Unplugged tour. Le foto del concerto di Salerno

Marina Rei - Unplugged Tour 2017 - Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei – Unplugged Tour 2017 – Modo ph Anna Vilardi

 

Con raffinatezza ed elegante audacia, Marina Rei è tornata in tour scegliendo di esibirsi con un inedito set acustico che la vede alternarsi tra la batteria, strumento con cui l’artista esprime al meglio la propria personalità, la chitarra e il pianoforte, di cui la Rei è solita servirsi per comporre le sue canzoni. Accompagnata dal violoncellista Mattia Boschi, Marina Rei ha voluto imprimere una precisa impronta intimista a questo Unplugged Tour partito dal MODO di Salerno, un progetto unico nel suo genere, un modo per carpire le più sottili sfaccettature del suo essere cantautrice e musicista.

Marina Rei - Unplugged Tour 2017 - Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei – Unplugged Tour 2017 – Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei - Unplugged Tour 2017 - Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei – Unplugged Tour 2017 – Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei - Unplugged Tour 2017 - Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei – Unplugged Tour 2017 – Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei - Unplugged Tour 2017 - Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei – Unplugged Tour 2017 – Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei - Unplugged Tour 2017 - Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei – Unplugged Tour 2017 – Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei - Unplugged Tour 2017 - Modo ph Anna Vilardi

Marina Rei – Unplugged Tour 2017 – Modo ph Anna Vilardi

Daiana Lou: la favola ricomincia

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

“Uscire da X factor? E’ stato difficile. Difficile rendere conto a chi ci aveva votato, difficile rinunciare all’occasione di successo. Difficile attirarsi addosso tanti sguardi e tante critiche.
Però, quando ci siamo resi conto che fare musica non era più qualcosa che ci faceva stare bene, un divertimento, ma diventava fonte di malessere, beh, abbiamo deciso. Siamo artisti di strada, e vogliamo restarlo. Perché la strada è un bel confronto, un impatto, fonte di ispirazione, luogo di libera espressione”.

Questo i Daiana Lou hanno spiegato all’Auditorium di Roma in occasione di un entusiasmante sold out che li ha visti protagonisti di una serata vibrante ed intensa, ricca di musica espressa con autentico coinvolgimento. Solo due giorni fa è uscito il loro primo singolo, Sober, e il pubblico romano non ha tradito i due artisti facendo registrare un tutto esaurito al teatro studio dell’Auditorium di Roma. Se il sound del duo usa molti ingredienti, dalla psichedelia, al punk melodico, alla ritmica un po’ più accentuata, al Rhythm and blues, la figura di Daiana, la fa sicuramente da protagonista, con il suo look accattivante (abiti studiati appositamente per lei, come le grandi star), una voce versatile e potente, che un poco ricorda quella di Antonella Ruggiero negli anni d’oro, interpretazioni intense e colorate. E un rollane garbato ma presente. Alla chitarra il sostegno musicale di Luca, anch’esso coinvolto ed espressivo, fa da spina dorsale a tutte le interpretazioni, alternando momenti di rock deciso a fraseggi unplugged.

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Gli artisti di strada, si sa, sono geniali, e si portano tutto dietro. Daiana percuote il fodero della chitarra, usandolo come strumento acustico, e sicuramente la strumentazione disposta sul palco non è la strumentazione canonica del contesto musicale capitolino. Eppure l’originalità dei Daiana Lou consiste anche in questo. Accurata la scenografia, curata dai ragazzi dell’Istituto superiore di fotografia, con cui è stato un piacere relazionarsi, e che hanno realizzato per la coppia di giovani artisti, filmati di qualità.

Una bella serata, piacevole anche per padiglioni auricolari digiuni delle sonorità della coppia, che ha divertito ed incantato. A tratti hanno ricordato i primi Eurithmics, e con questa suggestione visiva, auguriamo loro un meritato successo, fuori dai talent perché il talento, questa giovane coppia, lo ha nella musica e nell’anima.

Live report e photogallery a cura di: Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

 

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

 

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

 

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

 

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

Daiana Lou live -Roma ph Maria Luisa Avella

 

 

Oronero Tour: Giorgia ammalia Milano con elegante semplicità

Giorgia live @Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Giorgia live @Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Giorgia torna in scena con il suo “Oronero tour” (prodotto da Live Nation Italia), un’avventura live dall’eleganza maestosa e pulita al contempo. Un viaggio emotivo che ha preso il via a Mantova e che lo scorso 24 marzo si è materializzato al Mediolanum Forum di Milano. Grazie ad una scaletta principalmente pensata per il pubblico, la cantante romana ha individuato un punto d’ incontro tra la sua identità odierna e tutto ciò che è stato il suo passato. Il concerto si anima poco a poco con un palco super tecnologico, ideato da Claudio Santucci per Giò Forma, in cui i 6 mega schermi che lo compongono si muovono e si trasformano in continuazione. Attraverso un continuo cambio dello spazio e della prospettiva, lo scenario cambia mantenendo aperta una dimensione spazio-temporale simile a quella di un movimento ondulatorio, a cavallo tra presente e passato.

Giorgia live @Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Giorgia live @Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Reduce dalla partecipazione al Festival di Sanremo in qualità di super ospite, Giorgia ha capitalizzato il grande carico emotivo di quel momento speciale, ha focalizzato l’essenza del suo percorso umano e artistico e l’ha resa fruibile a tutti coloro che nel corso degli anni si sono imbattuti nella sua voce potente e cristallina. Accompagnata da Sonny T (direttore musicale e basso), Claudio Storniolo (piano), Gianluca Ballarin (tastiere), Giorgio Secco (chitarra), Mylious Johnson (batteria), Giorgia ha messo insieme tutti i tasselli più importanti della sua vita mettendo in campo la sua visione ma anche la sua capacità di andare oltre il momento contingente. Ad arricchire lo show, sempre in maniera semplice, una serie di originali elementi coreografici, la presenza dei percussionisti Psycodrummers nonchè il contributo emozionale dei due ballerini di popping (i fratelli Patrizio e Rachele Ratto) che con la loro danza ‘robotica’ sono entrati in scena in vari momenti collegando simbolicamente i brani in scaletta. Il concerto è partito con “Vanità”, uno dei pezzi più belli dell’ultimo album “Oronero”, a cui Giorgia ha dedicato uno spazio ampio ma senza esagerare. Consapevole della grande portata dei suoi più grandi successi, la cantante ha incontrato il pubblico lasciandosi accompagnare sulle note di “E poi”, “Come saprei”, “Gocce di memoria”, “E’ l’amore che conta” e l’inarrivabile “Di sole e d’azzurro”. Elettronica, rock, pop e soul hanno incorniciato la voce di Giorgia che, muovendosi con agio e scioltezza tra successi di ieri e di oggi, ha trovato anche il modo per omaggiare Prince e Pino Daniele per offrire un ritratto ancora più esaustivo della sua anima artistica. A completare l’opera, un curioso medley, una sorta di terzo tempo dedicato ad alcuni dei più noti successi del 1997 da “Primavera” di Marina Rei, “Che male c’è” di Pino Daniele, “Laura non c’è” di Nek fino a “Notorius” di Puff Daddy. A chiudere l’esperienza di incontro pubblico/artista è stata “Io fra tanti”, una scelta non casuale per ribadire in modo non ostentato l’unicità di un’artista matura, consapevole ma soprattutto emozionante.

Raffaella Sbrescia

Scaletta
INTRO
VANITÀ
CREDO
SCELGO ANCORA TE
TU MI PORTI SU
E POI / GIRASOLE / COME SAPREI
VIVI DAVVERO
MARZO
GOCCE DI MEMORIA
PRINCE BAND TRIBUTE
POSSO FARCELA
AMORE QUANTO BASTA
È L’AMORE CHE CONTA
REGINA DI NOTTE
QUANDO UNA STELLA MUORE
NON MI AMI
IL MIO GIORNO MIGLIORE
DI SOLE E D’AZZURRO
ORONERO
1997 HITS
DIMMI DOVE SEI / UN AMORE DA FAVOLA
IO FRA TANTI

“Vulcano sono io!”. Intervista a Clementino

Clementino_vulcano - cover album

Clementino_vulcano – cover album

Esce oggi “Vulcano”, il nuovo album d’inediti di Clementino, il quinto da solista. Il disco contiene 13 tracce e rappresenta una precisa fase artistica del rapper che in questo lavoro ha voluto mettere a fuoco se stesso e la propria carica adrenalinica senza alcun featuring e con l’ausilio di tante nuove sonorità.

Intervista

Qual è il filo conduttore che lega le tracce di questo tuo nuovo lavoro?

Mi circondo sempre di tanta napoletanità. La cosa è testimoniata dal titolo dell’album: “Vulcano”. Il legame non è solo con il Vesuvio ma anche con la mia dirompente personalità. Con questo album ho cercato di riprendere il discorso di “Napoli Manicomio”. Negli ultimi 10 anni ho dato le mie strofe praticamente a tutti. Ho fatto decine di featuring ma ora ho detto basta, adesso è il momento di concentrarmi solo su di me. Un po’ come facevano gli umanisti: ci sono io al centro di tutto (ride ndr).

In queste nuove canzoni c’è tanto dialetto, non temi di perdere del potenziale pubblico?

Nelle mie canzoni mi muovo alternando italiano e dialetto cercando di creare il giusto equilibrio. In ogni caso anche se vado a cantare a Treviso, il pubblico vuole “Clementino ca spacc’ e vetrine”. Tra l’altro con il grande successo di alcune serie tv, il napoletano è stato ormai sdoganato ovunque.

Come ti approcci alla scrittura?

Non scrivo mai senza base, non ci riesco.   A seconda dell’atmosfera, scrivo cose diverse.

In questo album ci sono dei suoni molto variegati con ampi riferimenti alla tradizione napoletana…

A differenza dei miei lavori precedenti in cui cercavo di fare le cose che piacevano agli altri, stavolta ho cercato le cose che piacevano a me. “Vulcano” rappresenta me stesso: ci sono beats anni ’90, beats napoletani, un pizzico di trap e una manciata di richiami alla West Coast dove sono stato di recente.

Nelle tue canzoni parli spesso dei più giovani, che tipo di responsabilità senti di avere?

Non mi sono autonominato voce di una città o dei giovani. Sono il rapper che è ascoltato dalla mamma e dalla fidanzata. Ho fatto l’animatore turistico per 12 anni, ero l’outsider che copriva tutti i ruoli, lo sono anche nel rap perché abbraccio tutti i temi. D’altronde le mie iniziali parlano chiaro: MC sta per maestro di cerimonie. Da bambino salivo sul tavolo con la penna a mò di microfono e facevo lo show di Clemente, i miei genitori recitano fin da quando ero piccolo ed è forse anche per questo che ho sempre sognato il palco. Mi faccio portavoce di un genere ben definito: il black pulcinella, un tipo di musica che unisce l’eredità lasciata da Pino Daniele al mondo hip hop. Mi sento un vero Pulcinella: allegro fuori e triste dentro.  Il disagio psicologico lo tiro fuori attraverso la musica. Vengo dalla terra dei fuochi, un posto dove i ragazzi hanno pochissime possibilità e anche se qualcosa si sta iniziando a muovere, ci vorranno anni prima che la gente possa smettere di morire per mano della criminalità. A Cimitile ho aperto una scuola calcio per bambini, la “Iena Soccer Academy”, con il ricavato di ogni torneo compriamo defibrillatori e macchinari per gli ospedali; cerco di muovermi il più possibile per il sociale. C’è il Corriere della Iena, poi c’è l’iniziativa denominata “I messaggeri del Vesuvio” in cui invito i giovani emergenti a rappare con me.

Com’eri da adolescente?

Sono sempre stato molto disordinato e con la testa per aria. A scuola venivo continuamente ripreso perché mi perdevo in una sorta di torpore da sognatore incallito. Ho viaggiato molto, con la testa e non. Quando ho cominciato a fare le gare di freestyle affrontavo lunghissimi viaggi ma non mi sono mai fermato. Ho fatto tante comparse in teatro e qualcosa anche al cinema poi, però, le cose si sono ribaltate da un momento all’altro.

Sfizioso il video del nuovo singolo “Tutti scienziati”…

L’idea è di mio fratello Paolo. Abbiamo pensato dapprima a Emmett Brown di “Ritorno al futuro”, poi a Frankestein Junior e infine a Leonardo da Vinci. Abbiamo fatto riferimento a “Non ci resta che piangere” senza scimmiottare Troisi e Benigni, ci siamo solo ritrovati a vivere la loro esperienza. Poi abbiamo coinvolto i The Jackal con la loro parodia de “Gli effetti di Gomorra sulla gente” e ci siamo divertiti davvero molto. Con questo video mi è venuta voglia di fare cinema, magari con un bel ruolo comico. Ho studiato all’Università dello Spettacolo e mi sono laureato con il massimo dei voti. I miei genitori recitano il repertorio di De Filippo e Scarpetta, mi piacerebbe avere qualche ruolo da recitare anche se nelle mie esperienze precedenti interpretavo sempre me stesso. Per ora, in ogni caso, mi concentro sul rap che rimane la cosa che so fare meglio.

A proposito di cinema, come mai hai dedicato un brano al regista Paolo Sorrentino?

Tempo fa sono stato a casa di un amico che aveva il cofanetto con tutti i suoi film. Li ho guardati tutti, uno dopo l’altro e mi sono innamorato di Sorrentino. All’inizio la canzone si chiamava “L’uomo in più”, poi l’ho intitolata con il nome del maestro che, proprio ieri mattina, mi ha telefonato per ringraziarmi. Abbiamo parlato tutto il tempo in dialetto, gli ho promesso di raggiungerlo a Roma per stringergli la mano.

Clementino

Clementino

Il tuo contributo all’interno del docufilm dedicato a Pino Daniele è stato uno dei più apprezzati. Che ricordo hai di lui?

Pino è stato il mio maestro, ho scritto una canzone per lui mettendo nero su bianco un flow che mi usciva direttamente dal cuore. Quando Verdelli mi ha chiesto di partecipare, ho voluto recitare a cappella quei versi, sono l’ultimo artista con cui Pino ha collaborato e conservo un prezioso ricordo di quando lo incontrai, terrorizzato, per la prima volta. Sono davvero onorato di aver avuto la preziosa possibilità di collaborare con lui, ascolto ancora oggi le sue canzoni, me lo sono persino tatuato sulla pelle. Cercherò di mettere sempre qualche suo verso nella mia musica.

Una delle canzoni più forti del disco è “Spartanapoli”.

Difficilmente scrivo roba incazzata, questa è una storia di strada. Il rap è verità e io cerco di mettere nero su bianco quello che vedo per strada.

Potente il dissing virtuale che proponi in “ ‘A capa sotto”

In effetti c’è tanto “explicit content” ma il freestyle è una cosa che fa bene, la sana competizione è la linfa dei rapper.

Che fine farà l’amata cover “Svalutascion”?

Dopo il plauso dell’orchestra sanremese mi aspettavo un destino diverso per questa canzone. L’arrangiamento l’aveva resa simile alla colonna sonora di un film di Tarantino, spero di riuscire a portarla nei miei nuovi live. A proposito, a maggio partirà la mia tourneè europea, poi da giugno a settembre girerò l’Italia. Stare con il pubblico è la mia forza, sono uno del popolo.

Raffaella Sbrescia

La tracklist di “Vulcano”

UE’ AMMO (prodotto da Deliuan)

STAMM CCA’ (prodotto da TY1)

CENERE (prodotto da Shablo)

TUTTI SCIENZIATI (prodotta da Marz)

KEEP CALM E SIENTETE A CLEMENTINO (prodotto da Amadeus)

RAGAZZI FUORI (prodotto da Shablo e Zef)

DESERTO (prodotto da Shablo)

JOINT (prodotto da Yung Snapp)

COFFEE SHOP (prodotto da Swan)

LA COSA PIU’ BELLA CHE HO (prodotto da Deleterio e Fabrizio Sotti)

SPARTANAPOLI (prodotto da Shablo)

A CAPA SOTTO (prodotto da Swan)

PAOLO SORRENTINO (prodotto da David Ice)

I Muri di Berlino: Maldestro presenta il suo nuovo album. Intervista

Maldestro

Maldestro

I MURI DI BERLINO (Arealive / Warner) è il titolo del nuovo album di MALDESTRO che, dopo aver fatto incetta di premi e riconoscimenti in occasione della sua recentissima partecipazione al Festival di Sanremo 2017, nella categoria Nuove Proposte con il brano “Canzone per Federica”(PREMIO DELLA CRITICA ‘MIA MARTINI’, PREMIO LUNEZIA,  PREMIO ENZO JANNACCI, PREMIO ASSOMUSICA e il premio conferito dalla REGIONE BASILICATA per il MIGLIOR VIDEOCLIP), decide di accompagnare chi avrà voglia di ascoltarlo nei meandri di un percorso emotivo fitto e frastagliato. Attraverso una minuziosa cura per la scelta delle parole e un’innata sensibilità, Maldestro scova le crepe esistenziali di ciascuno di noi con il vezzo di una leggiadra melancolia.

Intervista

Antonio, come si colloca questo disco all’interno del tuo percorso artistico?

Comincerei col dire che questo disco lo sento realmente mio perché, nonostante i testi e la musica del primo album fossero comunque miei, non ho avuto modo di lavorare agli arrangiamenti. In questo caso, invece, ho suonato nel disco e ho partecipato anche alla realizzazione degli arrangiamenti mettendo a punto gran parte delle idee che avevo in mente.

Leggendo i testi si evince anche un’evoluzione nel tuo modo di scrivere

Il primo disco era molto più arrabbiato, questo è più tenero. Racconto di sentimenti importanti guardandoli da un’altra prospettiva; c’è una visione più romantica del dolore.

In effetti si nota un mood più riflessivo. Hai cercato di racchiudere in un unico testo una serie di riflessioni che, invece, abbracciano dimensione più vaste. In questo senso la scelta delle parole riveste un’importanza ancora più forte?

Quando scrivo non sto molto a rimuginare. In genere prendo la chitarra e il piano e procedo, raramente vado a modificare qualcosa che ho scritto in modo spontaneo. Di solito scrivo per un’esigenza personale, per liberarmi dai dolori e consumarli. Mi dicono spesso che attraverso i miei testi si riesce a vedere quello che sto raccontando, questo è anche frutto dei miei ascolti (Fossati, Gaber, Dalla).

I Muri di Berlino - album cover

I Muri di Berlino – album cover

A proposito di questo, cosa ti ha ispirato il testo di “Lucì in un solo minuto”? Nell’unica parola in dialetto che usi in questo album c’è tutto il pathos necessario per rendere in maniera tangibile la forza di un sentimento preciso…

Nella parola Lucì c’è tutta la mia rabbia ma anche tutto il mio amore verso la mia città e verso la mia lingua che ultimamente è stata fin troppo abusata. Ho scelto di raccontare in italiano le mie storie anche se non escludo il napoletano. In questa canzone ho voluto vedere un film e non ho badato a spese per realizzare la chiusura ideale per questo album.

Approfondiamo un attimo la questione relativa all’uso del dialetto…

Ho riflettuto sul fatto che c’è stato chi per anni ha cantato in italiano snobbando il dialetto per poi decidere di seguire la tendenza del ritorno all’uso del napoletano. Per quanto mi riguarda continuo sulla mia strada, ci sono delle canzoni in napoletano che avrei voluto mettere nel disco, ne ho scritte anche parecchie ma poi ho pensato che non c’entravano niente con questo album. Questo sarà un buon motivo per inserirle in un altro progetto. Altre canzoni le sto regalando a persone che mi ispirano e che mi emozionano.

“Sporco clandestino” è un colpo al cuore. Perchè hai deciso di colpire lo spettatore con questa canzone così forte?

Penso che ci sarà qualcuno che questo pezzo lo manderà avanti perché non riuscirà ad ascoltarlo. Ci sono delle cose che vanno raccontate così, senza filtri. Non si può ricamare su argomenti così forti. Io stesso tremo al solo pensarci. Ho scelto un modo diverso per parlare di questo tema, non ho mai sentito parlare di immigrazione dal punto di vista di un bambino. Mi ha sempre colpito l’ipotesi che ad un bambino potesse essere tolta la cosa più bella che abbiamo: la meraviglia. Il pianto straziante di un bambino che a 9 anni cerca di raccontare di quando una bomba gli ha ucciso i genitori mentre lavora in un’officina è stato volutamente scelto per auspicare che i bambini vengano protetti dalla malvagità e dal terrore.

Che rapporto hai con il tempo? Nei tuoi testi sembra sempre un po’ tiranno…

Il tempo fa sempre paura, ci facciamo i conti tutti i giorni e in tutti i momenti, soprattutto quelli belli. Ho paura delle buone notizie perché non riesco a gestirle, penso sempre a quando tutto finirà. La felicità mi mette agitazione perchè non ne conosco la durata, sto sempre lì a pensare che finisca.

Hai fatto una piccola partecipazione nel docufilm dedicato a Pino Daniele. Che ricordo hai di lui?

Con Pino Daniele ho un rapporto strano, lo adoro anche se l’ho ascoltato solo 4 anni fa. Vengo da altri ascolti ma trovo che sia un genio musicale e letterario. Anche se la mia anima è più vicina a Gaber, penso che il primo Pino Daniele abbia detto praticamente tutto ciò che c’era da dire dopo la musica classica napoletana.

Che rapporto hai con i colleghi conterranei?

Non frequento nessuno per vari motivi, sono sempre stato una persona solitaria, ci sono molti personaggi e poche persone. Per me puoi essere Bob Dylan o l’ultimo dei cantautori, a me interessa innanzitutto la persona che sei. Una delle cose più tristi che possa capitare a Napoli è che i colleghi non ti perdonano il successo. Per come la penso io, se un mio conterraneo riesce ad uscire fuori da Napoli affermandosi altrove, ne sono felice e mi sento rappresentato. Aldilà di queste dinamiche, quando poi incontro persone della mia stessa razza, ci instauro legami di sangue.

Ad esempio?

Posso citare i miei fratelli Alessio Sollo e Claudio Gnut. Aldilà della musica, ci siamo sempre sostenuti a vicenda in qualunque contesto.

Cosa pensi dei tanti premi ricevuti in ambito sanremese?

Per me la musica è un gioco. Prendersi sul serio non serve, bisogna essere seri ma non seriosi. I premi sono importanti ma alla fine il vero premio mi viene dato da chi viene al mio concerto e si emoziona riconoscendosi nelle storie che racconto.

Raffaella Sbrescia

Dal 24 marzo Maldestra presenterà il suo nuovo lavoro e incontrerà i fan negli store delle principali città italiane: il 24 marzo a  Roma - Feltrinelli Via Appia Nuova 427 (h 18,00);  il 25 marzo a  Napoli - Feltrinelli P.za dei Martiri (h 18,00); il 26 marzo a Senigallia (AN) – Mondadori C.so II Giugno 61 (h 18,00); IL 27 marzo a Milano - Mondadori Via Marghera (h 18,00); il 28 marzo a  Torino - Mondadori Via M.te di Pietà 2 (h 18,00); il 29 marzo Bologna - Mondadori Via D’Azeglio 34a (h 18,00) e il 30 marzo a  Firenze - Galleria del Disco (h 17,30).

Video: Abbi cura di te

Il tour

Dal 12 aprile inizierà il tour che lo vedrà coinvolto anche per tutta l’estate:

12/04 Bologna

Teatro San Leonardo

13/04 Roma

Auditorium Parco della Musica

20/04 Milano

Salumeria della Musica

26/04 Napoli

Teatro Bellini

05/05 Recanati

Teatro Persiani

27/05 Vicenza

Festival

25/06 Montesano sulla Marcellina (SA)

P.za F. Gagliardi

29/06 Salina

Salina Doc Fest

15/07 Odolo (BS)

Festival D-Skarika

28/07 Sant’Anna di Centobuchi (AP)

Piazza

Ketty Passa presenta “Era Ora”: il linguaggio urban arriva in Italia. Intervista

Ketty Passa_cover ERA ORA

Ketty Passa_cover ERA ORA

KETTY PASSA è cantante, musicista, performer, speaker e presentatrice televisiva, collabora come cantante con il progetto Rezophonic e come dj/selecter per la serate di Milano Pink Is The New Black, progetto itinerante e tutto al femminile, e Smashing Wednesday. Ha lavorato, tra gli altri, con Rock TV, Deejay TV e Radio Popolare. È deejay e consulente musicale del programma di Rai2 Nemo-Nessuno escluso. “Era ora” è il suo primo album di inediti ed è stato finanziato da una campagna su Musicraiser. Il disco è stato presentato in anteprima con due showcase a Milano e a Roma che hanno battezzato la nuova band composta da Fabrizio Dottori (tastiere,  synth), Marco Sergi (chitarra), Marco Pistone (basso) e Manuel Moscaritolo (batteria).

Intervista

Il tuo primo album da solista è in lingua italiana ma con suoni che strizzano l’occhio alla scena Urban americana. Come è venuta fuori questa idea?

 Questo è stato un disco molto voluto ma anche molto sofferto. Se non dal punto di vista tecnico, lo è stato dal punto di vista psicologico perché ho sempre avuto paura a mettermi in gioco mettendoci la faccia. Sapevo che quello che volevo fare non era una cosa immediata, che richiedeva lavoro, nonché la capacità di coinvolgere persone che credessero in questa cosa. In ogni caso “Era ora” che mi convincessi a fare un mio disco ed “Era ora”che uscisse dopo due anni di duro lavoro.

Parliamo dei punti di forza di questo disco: in primis i suoni.

La scelta delle sonorità racchiude il pregio/difetto del disco: così come è figo l’essere un “unique” dal punto di vista di genere, lo è molto meno cercare di sapersi vendere e ritagliarsi un piccolo spazio. Cantare su dei beats nati per chi fa rap è un’attitudine tipica del linguaggio americano. In Italia questa cosa è fatta ancora molto poco, gli unici che ci si avvicinano sono Romina Falconi, Luana Corino e Cosmo.

Scendiamo nei dettagli della lavorazione del disco in studio…

Il disco è nato dall’ascolto di beats e dalla creazione di loop vocali su cui scrivevo in fake English quasi tutti i pezzi per poi tradurli in italiano. La difficoltà è stata proprio quella di traslare tutto in italiano attraverso un tipo di scrittura ben strutturato; ho dovuto posizionare bene le parole, trovare degli escamotage vocali dai suoni onomatopeici a delle parole inglesi ormai entrate a far parte del nostro linguaggio quotidiano.

La canzone che fa da apripista all’album è “C’mon”: in un mondo in cui tutti sono abituati al “cotto e mangiato” come ti collochi tu?

Faccio parte di una generazione di mezzo. Noi nati negli anni 80 abbiamo avuto un’infanzia legata ai valori del passato e un’adolescenza corrotta dall’arrivo vorticoso dei media. Un conto è essere nativi digitali, un altro è crescere con l’analogico; a me questa cosa ha spiazzato. Per realizzare un disco autentico potevo solo fare le cose a mio modo: apparentemente sono allegra e gioiosa eppure ho una vena malinconica molto spiccata e l’ho voluta mettere in questo lavoro anche se la profondità non fa business.

Ketty Passa

Ketty Passa

“Sogna” si collega a questo discorso?

I sogni sono un’arma a doppio taglio: se vivi di sogni, soffri mentre se non lo fai, vivi peggio perché non hai provato a darti delle risposte. Personalmente ho fatto pace con questa cosa perché ho un carattere che mi consente di farlo. In questo brano racconto alle persone cosa faccio, cosa ho fatto, di cosa ho bisogno. Più in generale nel disco mi sono tolta di dosso delle cose che mi stavano strette, la copertina è una metafora della purezza dell’essere nudi. Qualora l’album non dovesse avere un successo commerciale, non ne uscirò distrutta, sono già pronta a scrivere altro, intanto sono contenta.

Hai detto che è stato un disco sofferto anche se nel frattempo hai svolto tante altre attività…

I miei lavori non sicuri hanno accentuato una sensazione di disagio e di mancanza di terreno sotto ai piedi che ha mantenuo viva la mia vera essenza. Paradossalmente se lavorassi in ufficio avrei meno stimoli artistici o meno “trouble” per poter scavare dentro di me, forse la non serenità mi ha aiutato a dirla tutta.

Come porterai tutto questo dal vivo?

La mia band tradurrà il linguaggio del disco con un suono molto più vicino al rock un po’ come fanno Pink,  Gwen Stefani o Salmo in Italia.

Raffaella Sbrescia

Video: Caterina

Tracklist

  1. 1.     C’MON
  1. 2.     LE 3 COSE CHE NON SOPPORTO
  1. 3.     CATERINA
  1. 4.     VOGLIO DI PIù
  1. 5.     SOGNA
  1. 6.     SOLA AL TAVOLO
  1. 7.     CREDEVO FOSSIMO AMICI
  1. 8.     IL SOLE TRAMONTA
  1. 9.     FINO IN FONDO
  1. 10.         HO DATO TUTTO

Motta: “Mi sono conquistato la libertà musicale. Non vedo l’ora di esplorare nuovi mondi”

Francesco Motta

Francesco Motta

Dopo oltre 80 date nei club, nei teatri e nei festival con altrettanti sold out, il 1° aprile Motta cantante, polistrumentista e autore di testi, arriva all’Alcatraz di Milano per un concerto evento che chiude la seconda parte della tournée che ha fatto seguito alla pubblicazione de “LA FINE DEI VENT’ANNI”, il suo primo disco solista. Insieme a MOTTA ci saranno tanti artisti che negli anni hanno percorso un pezzo di strada insieme a lui tra cui Giorgio Canali, Criminal Jokers, Andrea Appino (Zen Circus) e Nada.  Il 22 marzo alle ore 21.15 su Sky Arte HD andrà in onda una puntata speciale di “Italian Sound” dedicata a Motta e alla sua musica.

Intervista

Francesco, dopo quest’anno così intenso cosa hai capito di te e della tua scrittura?

Ho realizzato che la gavetta e i chilometri percorsi in furgone sono serviti a qualcosa. Mi sono reso conto che aver avuto pazienza prima di uscire con un mio disco da solista è servito per scegliere le parole e le note giuste in modo che venissero fuori canzoni mie attraverso un modo di fare musica e un modo di scrivere veramente miei.

Ci son voluti tanti anni per scrivere delle parole destinare a rimanere, parole che hanno assunto un’identità precisa. Cosa significa trascorrere dei mesi a scegliere una frase o anche solo una parola?

Si tratta di un’esperienza piuttosto drammatica, non c’è niente di particolarmente divertente in tutto questo. L’elemento più importante di tutti è la pazienza, una cosa che ho imparato a gestire anche grazie al produttore del disco Riccardo Sinigallia. Ci sono alcune frasi che davvero mi hanno chiesto mesi anche laddove mi è capitato di tornare sulla prima idea.

Cosa comportava ritornare indietro sui tuoi passi dopo tanta ricerca?

In realtà quando parti da uno spunto e non accetti subito che quello sia quello giusto, quando poi dopo ci ritorni su, il punto iniziale non è mai lo stesso di prima. In questo modo interagisci sempre con qualcosa di diverso.

Come si è evoluta nel tempo la forte alchimia che si è creata con Sinigallia?

Stiamo molto bene insieme, ci vediamo quasi sempre a parte questo periodo in cui sono sempre in giro per concerti. La cosa più bella è che è nata una grandissima amicizia tra noi, c’è una grossa stima reciproca per cui se non collaboreremo per il prossimo disco, lo faremo sicuramente per quello dopo perché Riccardo mi ha insegnato veramente tante cose.

Alla luce dei riconoscimenti che stai ricevendo, in che direzione senti di stare andando oggi?

Fortunatamente sto trovando la mia direzione, giusta o sbagliata che sia, la sento molto mia. Dopo un disco così, sento di avere la libertà di esplorare mondi che ho visitato ma anche di aprire porte di mondi in cui non sono ancora stato; adoro avere questa libertà musicale.

Motta live al Monk - Roma (scatti presenti sulla pagina Facebook dell'artista)

Motta live al Monk – Roma (scatti presenti sulla pagina Facebook dell’artista)

Hai fatto le prime prove con i Criminale Jokers per il live dell’Alcatraz. Quali sono state le tue sensazioni dopo tanto tempo?

È stato bellissimo perché siamo ritornati in sala prove completamente rigenerati e con una stima reciproca fortissima. Sarà bello avere  loro lì per festeggiare questo anno perchè sono stati fondamentali per arrivare fino a questo punto.

In questo tour ci sono tante parti strumentali, quali sono le influenze e le correnti che le attraversano?

Il mood presente nel disco viene fuori dal vivo con più forza e più audacia. In particolare metto in luce il mio amore verso la musica africana e alcuni miei ascolti di altro genere.

Lo studio della composizione per musica da film ti aprirà nuovi orizzonti artistici?

Sì mi piacerebbe però, per ora, la mia priorità sarà lavorare al mio prossimo disco.

Ti sei conquistato i mezzi per esprimerti… qual è la tematica di cui senti di dover parlare in questo momento della tua vita?

Per la me la cosa più importante è prendere posizione sulle cose, anche laddove canto di canzoni d’amore; lo è soprattutto in questo preciso momento storico.

Come vivi la definizione di “cantautore rivelazione”?

Cantautore vuol dire cantare le canzoni che scrivo e questa è la cosa di cui vado più fiero in assoluto. Vengo da una gavetta lunga, certo non lunghissima, però va bene così. Io penso a scrivere le canzoni, non penso alle etichette.

Che sorprese ci saranno durante l’ultima data del tour a Milano?

Io e la mia band abbiamo fatto circa 100 date, siamo più che rodati, faremo quello ci riesce meglio. Emozionarmi e divertirmi saranno le cose meno banali e più importanti per me. Farò tutto senza trucchi, non li ho usati finora, non vedo perché usarli nell’ultima data!

Raffaella Sbrescia

Video: Del tempo che passa la felicità

Neapolis Mantra: l’incontro di Enzo Gragnaniello e Dulce Pontes è sinonimo di passione

Enzo Gragnaniello - Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello – Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Napoli ed Enzo Gragnaniello sono un cuore che batte all’unisono. E in questo battito prende corpo e ritmo Neapolis Mantra. E’ il titolo di un album che il cantautore pubblicò negli anni ’90, e che oggi si ripropone in veste di concerto, raccogliendo suggestioni, ricordi, emozioni di una città che Gragnaniello stesso definisce “essenziale”. Capitale dell’alto mediterraneo, Napoli è culla e fulcro di cultura teatrale, musicale e scenica da millenni. E in quest’ottica di recupero, senza indulgere a sterili sentimentalismi, l’evocazione sonora ed estetica prende piede, inonda la platea del Teatro Augusteo già dalle prime note. “E criature”, “L’erba cattiva”, “Heraklion”, “Vasame”, “Vieneme”, “La città delle razze”, “Cu ‘mme”, alcuni dei successi proposti, con qualche incursione nel repertorio classico, che culmina in “Passione”, che la voce roca e nera di Gragnaniello riesce a portare a livelli di qualità eccellente.

Enzo Gragnaniello - Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello – Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Ma Gragnaniello è anche qualcos’altro. E’ un’emozione che, spesso, si articola al femminile. Tante le voci che hanno interpretato nel corso degli anni i brani del cantautore: Da Loretta Goggi, a Mina, all’intensa Mia Martini, per cui ha scritto brani di “alta sartoria”, Gragnaniello ama le donne ed è riamato con altrettanto coinvolgimento. Ed in questa corrispondenza di amorosi sensi con il mondo femminile, la presenza di Dulce Pontes ha costituito un raffinato contorno dal profumo mediterraneo intenso e passionale. Tre i brani eseguiti dall’icona portoghese del fado contemporaneo, tra cui la conosciuta e travolgente “Cancao do Mar”, di cui la cantante rappresenta sicuramente la più autorevole interprete di tutti i tempi.
Un concerto lungo ed “interattivo”, con coinvolgimento del pubblico, e tanti artisti in sala. Edoardo Bennato, Giosi Cincotti, Fiorenza Calogero, e la presenza omaggiata di Luigi de Magistris.
Una serata di note, passione e sentimento all’insegna della migliore tradizione partenopea.

Live report e photogallery a cura di: Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello - Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello – Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello - Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello – Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello - Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello – Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

 

Enzo Gragnaniello - Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello – Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello - Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello – Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

 

Enzo Gragnaniello - Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello – Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

 

Enzo Gragnaniello - Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello – Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello - Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

Enzo Gragnaniello – Teatro Augusteo ph Maria Luisa Avella

 

 

 

 

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