Festival di Sanremo: la liturgia conquista lo share. Le pagelle della prima serata

Tiziano Ferro @ Rai Uno

Tiziano Ferro @ Rai Uno

Il 67esimo Festival di Sanremo ha finalmente preso il via con una prima serata improntata alla copertura di tante tematiche socio-culturali di grande attualità e con uno share del 50.37%. L’affresco del Made in Italy ha visto Carlo Conti e Maria De Filippi al timone di una macchina acchiappa ascolti. Loro, che più di altri, riescono ad ingraziarsi i consensi del pubblico televisivo italiano, sono riusciti a limare le rispettive personalità in nome della buona riuscita del Festival. Se da un lato Carlo Conti è apparso rilassato e attento come di consueto, dall’altro Maria De Filippi ha lasciato trasparire un po’ di emozione trattenendosi spesso e volentieri. La serata è iniziata con il sentito ed emozionante omaggio di Tiziano Ferro all’indimenticabile Luigi Tenco con “Mi sono innamorato di te”. Un altro momento nostalgico è stato quello dedicato ai grandi successi sanremesi che nel corso degli anni sono riusciti ad imprimersi nelle fibre genetiche di ciascuno di noi. Divertente e spassosa la performance di Ricky Martin che, pur essendo lontano anni luce dagli anni d’oro, è comunque riuscito a far ballare l’Ariston e non solo. Ottima la copertina di Crozza, del tutto superflua la partecipazione di Raoul Bova e della compagna Rocio Munoz Morales, così come quella della bellissima giornalista Sky Diletta Leotta nonché del comico Ubaldo Pantani. Menzione di merito agli eroi del quotidiano: il loro intervento con il racconto del salvataggio alle vittime del Rigopiano è stato utile per fare il punto sull’importanza del loro contributo. Arriviamo alla gara: simpatica l’idea del videoclip in cui i concorrenti hanno provato a presentarsi affrontando anche punti spinosi come salti generazionali e mancata conoscenza reciproca. Il fatto che loro stessi si siano messi in gioco, rispondendo con franchezza agli stessi quesiti che si è posto il pubblico è stato molto apprezzato. L’ultimo dato è quello relativo ai Big a rischio eliminazione: Clementino, Giusy Ferreri e Ron.

 Le pagelle

Giusy Ferreri: al suo terzo Sanremo con “Fa talmente male”, Giusy dimostra coerenza fino in fondo ma non è abbastanza. Il brano non possiede la forza necessaria per uno slancio emotivo e la sua performance non è stata brillante. Voto 5

Fabrizio Moro: “Portami via” è una richiesta di aiuto ed il cantautore riesce a veicolarne tutta l’urgenza con impeto ed espressività evocativa. Voto 7

Elodie: “Tutta colpa mia” è un brano che vive all’ombra di Emma Marrone eppure Elodie riesce a staccarsi dallo spettro del suo “pigmalione” con grinta e determinazione. Voto 6

Lodovica Comello: “Il cielo non mi basta” ha un testo banale, reso ancora più scialbo da un’interpretazione anonima e frastagliata di imprecisioni. Voto 4

Fiorella Mannoia

Fiorella Mannoia

Fiorella Mannoia: “Che sia benedetta” è LA canzone di questo Festival. Le parole risuonano come aghi nel cuore e la maestrìa di Fiorella rende tutto l’insieme ancora più suggestivo. Voto 10 a lei (con speciale menzione di stima all’autrice Amara)

Alessio Bernabei: “Nel mezzo di un applauso” testimonia la totale mancanza di riferimenti per questo giovane cantante che, in veste di solista, pare essersi del tutto smarrito. Voto 4

Al Bano: “Di rose e di spine” è l’ennesima ballad intrisa di acuti vibranti e melodiosi. Al Bano è un’istituzione, si sa, ma onestamente c’è bisogno di qualcosa di nuovo. Voto 6

Samuel: “Vedrai” è l’unico brano pop contemporaneo che abbiamo ascoltato durante la prima serata. In veste di solista il cantante avrebbe potuto scegliere un brano diverso e sfruttare in maniera più innovativa la sua vocalità. In molti hanno associato la canzone ai Subsonica ma coloro che sono soliti ascoltare le canzoni del gruppo, si saranno resi conto che si tratta di ben altro. In ogni caso voto 7

Ron: “L’ottava meraviglia” è un’elegante canzone d’amore. Raffinata e bon ton, forse troppo per il pubblico italiano affamato di emozioni contrastanti. Voto 6

Clementino: “Ragazzi fuori” è un brano con ottimo potenziale e con un testo importante. La performance del rapper però non è stata incisiva, serve più carisma. voto 5

Ermal Meta: “Vietato morire” prende a morsi la vita. Testo, musica e interpretazione vanno di pari passo conquistando consensi unanimi. Voto 9

Raffaella Sbrescia

Do retta a te: ecco il Sanremo di Nesli e Alice Paba. Intervista

Nesli e Alice Paba

Nesli e Alice Paba

NESLI torna al Festival di Sanremo, per la seconda volta, con il brano “Do retta a te” in duetto con Alice Paba (vincitrice dell’ultima edizione di The Voice)

Venerdì 10 febbraio uscirà nei negozi e nei digital store KILL KARMA La mente è un’arma, il nuovo album di Nesli che chiuderà così la trilogia musicale iniziata con “Andrà Tutto Bene”. La versione digitale dell’album invece, conterrà 4 inediti: oltre alla versione originale del brano Do retta a te cantata solo da Nesli (long version), la cover sanremese in duetto con Alice Paba de Ma il cielo è sempre più blu, l’acoustic version di Vivere è ridere oltre a Tesoro non conta e Dove sto andando.

Alice Paba, vincitrice dell’ultima edizione di The Voice, pubblica il 10 febbraio, il suo primo album contenente 8 nuove canzoni (oltre alla cover di Toxic di Britney Spears) e intitolato “Se fossi un angelo”.

Gli album Kill Karma la mente è un arma di Nesli e Se fossi un angelo di Alice Paba  sono prodotti da Brando (GoWild Music/Universal Italia).

Intervista

Come è nata la canzone che portate a Sanremo e com’è nata anche la vostra collaborazione?

La nostra collaborazione è nata in maniera molto spontanea e naturale durante le registrazioni dei rispettivi album visto che abbiamo il produttore in comune. Alice conosceva già un po’ il mio mondo, poi l’ho sentita registrare e le ho proposto di fare questa canzone insieme. In genere non sono solito fare duetti e collaborazioni perché sembra quasi impossibile incontrarsi in studio. Tra noi c’era sintonia nell’aria per cui ci siamo convinti della validità del progetto e l’abbiamo presentato a Carlo Conti che l’ha scelto.

Cosa vi accomuna?

Il fatto che scriviamo le nostre canzoni. Abbiamo le idee chiare su quello che vogliamo fare e, sebbene i nostri siano due mondi differenti, abbiamo la stessa intenzione di poter raccontarci al meglio attraverso le nostre canzoni.

Quali sono le vostre sensazioni pre-sanremesi?

Nesli: Per me è tutto migliore. Mi sento a mio agio in un contesto già vissuto, vedo volti ormai familiari e poi il fatto di essere stato scelto in 3 anni per la seconda volta è una bella conferma per me, rende tutto più leggero.

Alice: Per me è tutto nuovo ma riesco a sentire solo energie positive. Sia da parte mia che di Nesli, nonché di tutto il nostro team, arriva la giusta carica. Condividiamo tutte le sensazioni per cui non ho troppa ansia.

Nesli, cosa è cambiato rispetto alla tua precedente partecipazione sanremese, quando invece c’erano stati problemi con le prove del brano?

Stavolta affronto tutto meglio. All’epoca venivo da cambiamenti discografici e contrattuali, il brano l’avevo cantato 3 volte in tutto prima di arrivare a Sanremo e anche le prove andarono male. Dopo due anni di esperienza in più le cose stanno andando decisamente meglio.

Perchè avete scelto il brano di Rino Gaetano come cover?

Nesli: Ce la godiamo proprio! La facciamo tipo karaoke, ci dà carica forse perché la cantiamo all’unisono dall’inizio alla fine. Rino Gaetano ci rappresenta bene, non era facile trovare una cover che potesse valorizzare Alice e andare bene anche per me. Brando e Raffaella di GoWild ci hanno aiutato molto in questo. Questa canzone è impattante e, siccome il pezzo in gara è una ballad, abbiamo scelto di mostrare un altro lato di noi con un brano che va all’opposto.

Che vi aspettate dalla partecipazione al Festival di Sanremo?

Noi vorremmo semplicemente fare bene per mettere in luce i nostri rispettivi album in uscita il 10 febbraio. Quindi presentiamo noi stessi, la canzone ed il relativo progetto.

A proposito di disco. Con il brano “Tesoro non conta” torni alle origini per scrivere la fine di un capitolo.

Questo brano in particolare, insieme a “Dove sto andando”, chiude la fase di un percorso. Si può percepire il primo Nesli ma prodotto come sarebbe dovuto essere fin dall’inizio. Il brano di chiusura definisce ed esaurisce l’approccio artistico avuto in questi due anni.

E intanto cosa cambia, sei tu che sei sempre lo stesso…

Certo la mia essenza è la stessa.

In che senso la mente è un’arma?

Si tratta di una visione in cui sposto geograficamente il cuore e la mente. Relego alla mente il potere di un’arma attraverso molteplici sfaccettature.

 La poesia si prende tutto?

I brani inclusi in questo album sono poesie, quasi degli sfoghi. In genere quando inizio a scrivere canzoni, uso la forma della poesia poi solo in un secondo momento inizia la costruzione della struttura melodica, faccio mille passaggi di stesura ma alla fine l’origine e la fine sono la stessa cosa.

Dove sono gli altri brani che avevi preannunciato?

Tredici di questi sono nel file Nesli intoccabili, in realtà potrei metterne cento ma ne butterei via tante. Il mio lavoro deve passare attraverso il filtro di un interlocutore, non posso iniziare un discorso e aprirne altri cento.

A proposito di questo, qual è stato il riscontro dei tuoi interlocutori?

Il riscontro ha un tempo biologico più lungo di quanto in realtà vorrei. Nello specifico il secondo capitolo di questa trilogia aveva tutto il sapore di un’edizione limitata, in primis per il periodo di uscita (giugno), e poi per la scelta di fare 11 brani chiusi a 4 mandate: non entri in “Kill Karma” se non ci entri per davvero, non puoi ascoltarlo fugacemente, si tratta di un concept album e voleva essere considerato in quell’ottica.  In base a questi presupposti credo che quell’edizione limitata non annunciata verrà recepita bene nel momento in cui ci sarà il capitolo finale, le canzoni avranno un senso completo. Quindi il riscontro reale arriverà con il sopraggiungere del tour.

Nesli e Alice Paba

Nesli e Alice Paba

Per quanto riguarda te, Alice… la titletrack “Se fossi un angelo” rivela la presenza di due anime nel tuo lavoro, forse è un modo per rispecchiare la tua personalità?

Esatto! La mia personalità è in effetti contraddistinta da diverse sfaccettature che, in alcuni casi, arrivano ad essere l’una l’opposto dell’altra. Anche nella mia musica si percepisce molto questa cosa per cui diventa un po’ difficile conciliare tutto. Ho 50 stili in testa, tanti input diversi però poi con il lavoro che abbiamo svolto, ho capito che era possibile incanalare tutto in un unico progetto.

Visti i tanti richiami di stili e influenze, non solo a livello testuale ma anche musicale, si è trattato di un lungo lavorìo di cesellamento?

Sì, il tempo a disposizione è stato poco dalla vincita di The Voice fino alla resa finale dell’album. Naturalmente all’interno del disco ci sono canzoni che avevo da tempo, poi con l’aiuto di Brando sono state inserite altre cose per far emergere la vera Alice. Quando scrivo le mie canzoni sento tanto la differenza tra un brano e l’altro, con questo primo album ho capito che posso farcela, è stata una conferma per me e spero si veda.

Quali sono state le difficoltà maggiori?

La cosa più difficile per me è credere nelle mie canzoni, trovare un filo logico a ciò che scrivo e a ciò che mi passa per la mente.

Nella scrittura, così come nella vita di tutti i giorni, sono molto confusionaria. Poi però con il lavoro fatto insieme al team riesco a dare un senso a questa confusione.

Forse hai solo bisogno di essere incanalata per poi andare per conto tuo?

È proprio quello che intendevo dire.

Quali sono i temi che affronti e cosa senti di dover comunicare?

Il tema dell’amore è quello principale perché è quello che ti fa vivere. Ci sono anche altri temi come la visione della mia dimensione e cerco di esprimerla.

“Ho solo me” mette in luce la tua parte introspettiva…

La parte introspettiva è quella che sento di più anche nello scrivere un brano; questo mio lato è come un tormento per me, cerco sempre di stare al passo ma dopo tutto i conti li fai con te stessa a prescindere dal resto.

Nonostante abbia vinto un talent importante e abbia un percorso alle spalle, quanto ti dà fastidio il fatto che la tua presenza al Festival non sia stata percepita con entusiasmo?

Ci sono stati molti commenti sul fatto che non sono abbastanza conosciuta. Rispondo sempre che un percorso serio l’ho affrontato così come tanti altri che sono sul palco di Sanremo. Mi sento a posto, l’unica cosa è che l’album non è ancora uscito ma è pronto per essere ascoltato e valutato quindi aspetto solo di farmi conoscere.

Raffaella Sbrescia

INSTORE TOUR

13.02 – VARESE ore 14.30 Varesedischi e TORINO ore 18.00 Mondadori
14.02 – MONZA ore 14.30 Feltrinelli e MILANO ore 18.00 Mondadori Duomo
15.02 – ROMA ore 17.00 Discoteca Laziale
16.02 – NAPOLI ore 18.00 Mondadori Vanvitelli
17.02 – BARI ore 18.30 Feltrinelli
18.02 – LECCE ore 15.00 Feltrinelli
19.02 – COSENZA ore 16:00 Feltrinelli
20.02 – CATANIA ore 18.00 Feltrinelli
21.02 – PALERMO ore 15.00 Palermo

L’ottavo Sanremo di Marco Masini con “Spostato di un secondo”. Intervista

Marco Masini

Marco Masini

 

Marco Masini torna in gara al 67esimo Festival di Sanremo per l’ottava volta con il brano intitolato “Spostato di un secondo”. Il brano dà anche il titolo al nuovo album di inediti dell’artista in uscita il 10 febbraio. Alla base di questo nuovo lavoro, che ha portato Masini a collaborare con un nutrito gruppo di amici e autori, c’è una ricerca spazio/temporale sincera e mirata. Se da un lato troviamo la necessità di allinearsi con il mondo in cui viviamo nel brano “Ma quale felicità”, dall’altra c’è la consapevolezza di non essere sincronizzati con il tempo che ci è stato assegnato “Nel tempo in cui sono tenuto a restare”. Ecco quindi il brano sanremese “Spostato di un secondo”, una sorta di sliding door esistenziale: se si potesse capire il nostro passato, misurando l’intensità della nostra corsa. Se si riuscisse a ignorare la fretta che condiziona le azioni forse arriveremmo un secondo prima negli stessi istanti e negli stessi posti, forse potremmo scegliere la cosa giusta da fare. Non solo rimpianti ma anche spunti: in “Invece di scriverti una canzone” fanno capolino nuove sensazioni, piccoli atti di coraggio alla ricerca della verità, esattamente come avviene in “Guardiamoci negli occhi”. Il momento più intenso dell’album è racchiuso nelle parole e nella musica di “Una lettera a chi sarò”: un bilancio esistenziale intenso e senza sconti, in pieno stile Masini.

Intervista

Da quali riflessioni prende vita questo disco?

Spostato di un secondo è la punta dell’iceberg di un progetto iniziato qualche anno fa. L’idea concettuale da cui nasce il disco è una riflessione utopistica che mi si è palesata all’alba dei 50 anni. Ho sviluppato questa idea immaginando una sorta di ritorno al passato per poter rimediare alle cose fatte in passato ragionando in maniera più lucida.

Uno degli aspetti più importanti di questo nuovo lavoro è un forte cambiamento inerente alla scelta dei suoni e degli arrangiamenti del disco.

I suoni di questo album sono figli dell’esperienza e richiamano gli anni ’80. Partendo dal presupposto che sono un tastierista e che sono sempre stato affascinato dall’uso dei sintetizzatori e dall’uso del moug, ho voluto unire quello che sono sempre stato con quello che sono diventato.

Come vivi questa nuova partecipazione al Festival di Sanremo?

Risalire sul palco dell’Ariston sarà l’occasione per raccontarmi e rimettermi in discussione. In sostanza il mio lavoro è sempre lo stesso anche se gli stimoli sono sempre nuovi. Per me Sanremo è uno sparo allo start, un modo per avere una consegna altrimenti non avrei mai finito di rimaneggiare e cambiare quello che stavo producendo.

E la sfida qual è?

Capire se il mio pensiero può incontrare anche quello dei giovani.

Se dovessi fare il punto sul tuo percorso artistico, quali sarebbero le tappe fondamentali?

Non sono mai stato un nostalgico o un vittimista. A parte un problema discografico, penso che tutto mi abbia dato un input nella vita. Il punto è cercare di non adagiarsi e non fossilizzarsi sulle cose.

Marco Masini ph Angelo Trani

Marco Masini ph Angelo Trani

 

Cos’ hai in mente per il tour?

Il tour sarà uguale al disco, renderò tutto omogeneo alle sonorità. In scaletta inserirò sei canzoni del nuovo album, ci saranno ovviamente i pezzi più importanti della mia carriera con dei medley che strizzeranno l’occhio ai miei fan più vicini. Ci saranno anche delle piccole chicche per ringraziare tutti quelli che non mi hanno mai abbandonato, nemmeno quando non riuscivo a scrivere. Creare e raccontarsi non è sempre facile.

Che rapporto hai con i tuoi musicisti?

Non mi sono mai sentito io l’artista e loro i musicisti. Masini è semplicemente il cantante della band, mi piace lo spirito di gruppo. Cesare Chiodo sarà il direttore musicale, gli arrangiamenti saranno in stile elettronico e sperimenterò un po’ con gli strumenti perché mi piace molto farlo.

Come mai hai scelto di cantare “Signor Tenente” di Giorgio Faletti come cover?

Questa è una delle rare canzoni che hanno avuto un grande successo tardivo ma non sono state più cantate; mi sembrava doveroso renderle giustizia. La serata delle cover è un’occasione speciale. Faletti è stato un caro amico con cui ho vissuto dei momenti di reale condivisione che mi hanno fatto capire la sua genialità. Il mio è un gesto di stima nei confronti di un uomo che ha saputo farci ridere e piangere e lo farò alla mia maniera.

In questo nuovo lavoro scegli di affrontare le avversità in modo saggio e propositivo…

Viviamo in un mondo che si tira la zappa sui piedi, affronto tematiche importanti con un’ammissione di difficoltà di allineamento in un mondo che mi vede agli antipodi. Ora però non serve la disperazione, serve la verità. La tendenza attuale è quella di nascondere lo sporco sotto i piedi, io invece cerco di affrontare una vita provocatrice, che ti eccita ma non te la dà.

Come hai lavorato alla realizzazione di questo album?

Ho compiuto un lungo percorso di ricerca insieme ad altri collaboratori. Diego Calvetti mi ha aiutato a trovare una forma da seguire ma ho lavorato anche con Zibba, Cecere, Carboni, Iammarino, Luca Vicini. Mi hanno dato uno stimolo per trovare un punto e una sintesi. Tutto questo per me è stato fonte di grande stimolo, io sono uno che fa stesure, sono della scuola di Bigazzi, gli altri invece vengono da un cantautorato di concetti; ecco perché il risultato che abbiamo raggiunto è così diverso.

Come procede la tua carriera da produttore?

Sto facendo dei lavori per la realizzazione di uno studio all’altezza insieme a Diego Calvetti e al suo collaboratore di fiducia Lapo Consortini. Entro la fine della primavera sarà tutto pronto e ho già un paio di cose che vorrei sperimentare con dei giovani ragazzi che vorrei coprodurre insieme agli stessi autori che mi hanno dato tanta forza attraverso un confronto continuo. La mia vita è la musica, mi piacerebbe fare in modo che quando avrò una certa età potrò fare andare avanti qualche giovane ragazzo di talento. Sarebbe quasi una soddisfazione paterna e mi riempirebbe l’anima in un modo incredibile.

Raffaella Sbrescia

Dal 14 febbraio Marco Masini sarà impegnato in un instore tour per presentare “Spostato di un secondo”, queste le date: il 14 febbraio a La Feltrinelli di Firenze, il 15 febbraio al Mondadori Megastore (via Marghera) di Milano, il 16 febbraio al Mondadori Megastore (C.C. Freccia Rossa) di Brescia, il 17 febbraio al Media World (C.C. Shopville Gran Reno) diCasalecchio di Reno (Bologna), il 18 febbraio alla Discoteca Laziale di Roma, il 20 febbraio al Mondadori Bookstore diNapoli, il 21 febbraio a La Feltrinelli di Catania, il 22 febbraio al Mondadori Megastore di Palermo, il 23 febbraio al Mondadori Bookstore di Padova, il 24 febbraio al Media World (C.C. Parco Commerciale Le Fornaci) di Beinasco (Torino), il 28 febbraio al Mondadori Bookstore di Genova, il 2 marzo al Media World (C.C. Pescara Nord) di Città Sant’Angelo (Pescara) e il 3 marzo a La Feltrinelli di Bari.

Il 30 aprile partirà il tour (prodotto e organizzato da ColorSound) con cui Marco Masini presenterà il nuovo disco. Queste le prime date: il 30 aprile al Teatro Verdi di Montecatini (PT), il 3 maggio al Teatro delle Muse di Ancona, il 5 maggio all’Auditorium Parco della Musica – Santa Cecilia di Roma, il 7 maggio al Linear Ciack di Milano, il 9 maggio al Teatro Massimo di Pescara, il 10 maggio all’Obihall di Firenze, il 13 maggio al Teatro Colosseo di Torino, il 14 maggio al Teatro Verdi di Pisa, il 16 maggio al Teatro Politeama Greco di Lecce, il 20 maggio al Palabanco di Brescia e il 27 maggio al Gran Teatro Geox di Padova.

 

Intervista a Diodato: “Cosa siamo diventati” è un caldo abbraccio a chi lo ascolterà

Diodato-Cosa-siamo-diventati

Diodato-Cosa-siamo-diventati

“Cosa siamo diventati” (Carosello Records) è il titolo del nuovo album di DIODATO, pubblicato a tre anni di distanza dal cd d’esordio “E forse sono pazzo”. Un disco di grande impatto emotivo, in cui l’artista ha scelto di esporsi in maniera intima e personale senza mai tralasciare una particolare attenzione alla costruzione di arrangiamenti ricchi e strutturati. Un caldo abbraccio fatto di parole forti e brani evocativi con cui Diodato si conferma cantautore esperto, sincero e di larghe vedute.

Intervista

Come è arrivata l’esigenza di esporti con un disco così sentito e introspettivo?

In questo lavoro c’è tanto di me perché per poter parlare di certe cose bisogna viverle. Dato che mi sono rifatto a cose che ho visto e vissuto negli ultimi anni, mi sembrava giusto lasciarle confluire in questo album in cui la parola chiave è emotività.

Quanto è doloroso mettersi così a nudo? Esporsi in modo così intimo rappresenta quasi un atto di coraggio da parte tua in un’epoca dove invece si tende a mascherarsi…

Non è stato semplice perché quando scrivi, tendi a tutelarti per evitare di mostrare troppo della tua intimità. In questo caso però desideravo essere sincero, volevo che le canzoni fossero uno specchio delle sensazioni che ho provato, non volevo cadere nelle trappole della scrittura né compiacermi troppo e quindi ho lavorato duramente. Naturalmente è stato un processo doloroso però sono molto contento di averlo fatto.

Che tipo di feedback stai ricevendo da parte del pubblico?

Mi sorprende vedere quanta gente mi stia scrivendo in questi giorni per dirmi non solo che ama l’album ma che lo sente vicino. Nel momento in cui scrivi cose molto personali non ti aspetti che possano ritrovarvisi anche delle persone praticamente sconosciute. Questa è la cosa che forse ha avvicinato anche me alla musica; anche io mi sento ispirato dalle canzoni che mi piacciono e le faccio mie perchè sento un legame con le parole del testo.

Un altro aspetto importante che salta subito all’occhio di questo lavoro è quello legato agli arrangiamenti particolarmente curati. Il suono è ricco, strutturato, ben costruito. Come ci hai lavorato, con chi e con quali strumenti?

Ci tengo molto a questo aspetto, lo curo da sempre nei miei lavori. Secondo me la musica è importante tanto quanto il testo. Lavoro da sempre con un gruppo di musicisti e amici che mi conoscono molto bene, che sanno dove voglio andare e che mi ci sanno portare. Si tratta di Daniele Fiaschi alla chitarra, Duilio Galioto al pianoforte e alle tastiere, Alessandro Pizzonia alla batteria. In alcuni brani c’è stato anche Fabio Rondanini batterista dei Calibro 35 e degli Afterhours poi abbiamo Danilo Bigioni al basso e gli archi dello Gnu Quartet, con cui avevo già lavorato nel disco “A ritrovar bellezza”. Il tutto è stato prodotto anche stavolta da Daniele “Il Mafio” Tortora con cui lavoro fin dal primo disco “E forse sono pazzo”. Curiamo molto gli arrangiamenti usando spesso strumenti vintage, organi di un certo tipo, cercando di ottenere un sound da band. Un tratto importate di questo disco è che l’abbiamo registrato con una serie di sessioni in cui suonavamo tutti insieme. Alcuni brani sono rimasti così come li abbiamo registrati con una take unica come “Paralisi” e “Cosa siamo diventati”. Ci tenevo ad imprimere quella tensione emotiva derivante dalle sensazioni provate mentre suonavamo dal vivo tutti insieme.

Decontestualizzando la titletrack “Cosa siamo diventati” dalla trama che racchiude la presa di coscienza della fine di un rapporto, ti chiedo: “Cosa siamo diventati noi oggi”?

Ovviamente quando ho scelto questo titolo volevo che avesse diversi significati. All’interno del brano racconto il vissuto di un rapporto  a due mentre usando la stessa domanda come titolo dell’album volevo rivolgere un quesito sia a chi mi conosce, sia a chi si avvicinerà a questo album e troverà le mie risposte nei brani. Non è possibile definire l’umanità contemporanea ma di sicuro viviamo un periodo molto complesso. In alcuni brani sfioro questi argomenti ma lo faccio sempre con il filtro della mia coscienza. Questo è un periodo particolare perché ci hanno fornito dei mezzi, come ad esempio i social network, che hanno raffreddato i rapporti umani. In questo senso volevo che questo album fosse in controtendenza, volevo che fosse un abbraccio caldo per chi lo ascolterà. Ci troviamo di fronte a quesiti importanti a cui dobbiamo dare risposte serie e impegnative, credo che anche gli artisti possano farlo con la propria musica senza dover per forza avere un tipo di scrittura politica, si può essere interessati al sociale anche parlando di noi stessi e delle sensazioni che proviamo in rapporto a certe tematiche.

Come spiegheresti questa tua capacità di rendere cinematograficamente i racconti che scrivi?

La mia è una scrittura per immagini. Quando scrivo una canzone mi piace vederla e mi piacerebbe la vedesse chi poi la ascolterà; la cosa deriva dal mio enorme amore per il cinema: mi sono appassionato, ho studiato e mi sono laureato in cinema. Anche musicalmente immagino la musica come una colonna sonora, tutti gli album che amo sono delle vere e proprie colonne sonore della mia vita e non mi dispiacerebbe se qualche mio album diventasse la colonna sonora della vita di qualcun altro o molto più semplicemente di un film vero e proprio. La scrittura comunque deve essere evocativa, sia dal punto di vista testuale che musicale.

Video: Mi si scioglie la bocca

Hai diversi rapporti di collaborazione e amicizia con tanti artisti della scena musicale italiana, come vivi questa cosa e che prospettive ti dà?

Mi piace tantissimo questa cosa. Nel nostro paese c’è un limite dovuto proprio al fatto che gli artisti spesso sono molto isolati tra loro, altre volte capita che ci siano delle invidie. Mi rendo conto che collaboriamo un po’ poco tra noi, ci sono poche collaborazioni interessanti. A me, per indole naturale, piace condividere il lavoro degli altri, mi piace conoscere gli artisti. Forse la cosa deriva da alcune cose che ho fatto nella mia vita. Già il fatto di essere il direttore artistico del 1 Maggio di Taranto, ad esempio, mi ha portato a interagire con tantissimi artisti che non conoscevo cercando di portare la loro proposta musicale all’interno di una manifestazione musicale importante. Anche quando ho fatto il Festival di Sanremo sono subito diventato amico di tutti i concorrenti perchè è giusto così; non mi piacciono le gare e le competizioni sterili in quella che alla fine è una guerra tra poveri. Vado ai concerti di tanti colleghi e loro vengono ai miei, dall’incontro tra anime artistiche diverse nascono tante cose belle. A me è successo: quando ho conosciuto Daniele Silvestri è cambiato anche il mio modo di pensare alla musica, grazie ad un’amicizia nata tra noi, stessa cosa con Manuel Agnelli che mi ha sorpreso dal punto di vista umano visto che artisticamente lo amavo già profondamente. Quando l’ho conosciuto sono rimato sorpreso non dalla sua evidente intelligenza ma dall’umiltà e dalla voglia di migliorarsi costantemente innalzando la propria personale asticella.

Come avete lavorato tu e Boosta nel brano “Quello che vuoi” incluso nel suo album solista “La stanza intelligente”?

Di solito entro nei progetti altrui quasi in punta di piedi perché sono fatto così, basti sentire anche i lavori fatti con Daniele Silvestri. A parte il brano con Manuel Agnelli  contenuto nel mio primo album, che era praticamente un duetto, negli altri mi piace cercare di portare una mia particolarità nel brano senza diventarne protagonista. Questo è quanto accaduto con Boosta: Davide mi ha scritto per chiedermi di collaborare in un brano contenuto nel suo album, conoscendo il suo valore artistico, ho ovviamente accettato. Successivamente mi ha mandato questo brano molto distante dal mio mondo musicale ed è stato proprio questo a stimolarmi, ho pensato che i due mondi potevano incontrarsi senza mischiarsi troppo quindi ho creato un tappeto di voci molto etereo che andasse a sposarsi ma anche a scontarsi con la sua vocalità.

Diodato ph Ilaria Magliocchetti Lombi

Diodato ph Ilaria Magliocchetti Lombi

Nel brano “La verità” c’è un tipo di sporcizia sonora di tipo aggressivo e sensuale al contempo. Prenderai spunto da questo brano per nuove idee?

Non amo limitarmi, adoro lasciar confluire la mia schizofrenia nella scrittura. Mi piacciono i brani con un forte impatto rock e che spingono ad una scrittura più cinica e fredda ma comunque passionale. Visto che la mia band è in grado di toccare certe corde, adoro spingermi oltre i limiti. Questo brano è nato durante alcuni concerti che abbiamo fatto tempo fa e quindi nasce con una propensione al live. A questo aggiungo che se si sceglie di essere sinceri bisogna accettare il fatto che siamo coabitati da più anime diverse tra loro. Mi piace che i miei lavori mi rappresentino in tutto e per tutto per cui preferisco non ripulirli troppo.

Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist del disco: “Uomo fragile”, “Colpevoli”, “Paralisi”, “Fiori immaginari”, “Guai”, “Cosa siamo diventati”, “Mi si scioglie la bocca”, “La verità”, “Un po’ più facile”, “Di questa felicità”, “Per la prima volta”, “La luce di questa stanza”.

 

Le date del tour:

MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO – ROMA – MONK  (NUOVA LOCATION)

GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO – FIRENZE – SPAZIO ALFIERI

VENERDÌ 24 FEBBRAIO – NAPOLI – LANIFICIO 25

SABATO 25 FEBBRAIO – PULSANO (TA) – VILLANOVA

Giorgio Moroder Presidente della Giuria di Qualità a Sanremo 2017 torna con il singolo “Good for me”

Giorgio Moroder

Giorgio Moroder

La leggenda della Disco GIORGIO MORODER, atteso al Festival di Sanremo in qualità di Presidente della Giuria di Qualità, presenta in radio il nuovo singolo “GOOD FOR ME”, in collaborazione con KAREN HARDING.

Il produttore italiano e la cantante R&B inglese si sono ritrovati insieme anche per il video di “GOOD FOR ME”, visibile su http://vevo.ly/KP4jVj.

La prima volta che ho incontrato Karen Harding in studio, sono stato impressionato dalla sua energia, la sua impressionante personalità e dal suo spirito”, ha raccontato Moroder parlando della 25enne in ascesa. “era l’artista perfetta con cui lavorare in studio e ha dato una marcia in più nel video”.

Good For Me” è l’ultimo singolo di Moroder che lo scorso anno è tornato alla sua storica etichetta, la Casablanca Records.

Conosciuto come il pioniere della disco e dell’EDM, Moroder è arrivato al successo negli anni ’70, producendo classici di Donna Summer come le hit “Bad Girls,” “Last Dance,” “Love to Love You Baby” e “Hot Stuff.” Negli anni, ha lavorato con i più grandi artisti pop e recentemente con Star come Kylie Minogue, Britney Spears, Charli XCX, Matthew Koma, Mikky Ekko e Sia per il suo album “Deja Vu”.

Sanremo 2017 ai nastri di partenza: tutti i dettagli della prima conferenza stampa

sanremo2017

Il conto alla rovescia è finito: il 67esimo Festival di Sanremo sta per avere inizio. Al centro dell’attenzione ci saranno le 22 canzoni dei Big in gara ma anche quelle delle 8 nuove proposte che quest’anno si esibiranno in prima serata e che si sfideranno in due gruppi da quattro e non più con le sfide a due a due. A decretare il risultato finale sarà il 50% di televoto (costo ridotto a 51 centesimi) nelle prime tre sere poi venerdì e sabato le percentuali saranno ridistribuite tra 30% giuria demoscopica, 30% giuria esperti e 40% televoto. Martedì e mercoledì saranno due serate speculari con 11 campioni in gara, 3 saranno a rischio. I 6 big a rischio eliminazione non canteranno la cover ma due di loro saranno comunque eliminati il giovedì sera. Venerdì oltre alla finale dei giovani, ci saranno 20 Big in gara e altri 4 saranno eliminati. La finale vedrà la partecipazione dei 16 finalisti.

Tra le novità di questa edizione ci sarà il ritorno del Dopo Festival nonché l’istituzione di un nuovo premio denominato “Dove il Sì suona”, prodotto da Ital SCA Foscari e Società Dante Alighieri, che sarà conferito alla canzone il cui testo avrà, secondo i giurati, le caratteristiche di originalità per trasmettere all’estero i valori italiani.

A proposito di giurati, la giuria esperti sarà composta da Linus, Andrea Morricone, Rita Pavone, Paolo Genovese, Violante Placido, Greta Menchi, Giorgia Surina e Giorgio Moroder presidente di giuria.

Tra gli ospiti annunciati troveremo: Ricky Martin, Robbie Williams, Clean Bandit, Lp, Robin Schulz, Zucchero Mika, Giorgia e Tiziano Ferro (con Carmen Consoli), Luca e Paolo, Maurizio Crozza, Paola Cortellesi e Geppi Cucciari (i comici).

La prima serata si aprirà con tutte le canzoni che non hanno vinto Sanremo ma che hanno avuto comunque un grande successo nel corso degli anni mentre i primi Big ad esibirsi saranno: Al Bano, Alessio Bernabei, Clementino, Elodie, Ermal Meta, Fabrizio Moro, Fiorella Mannoia, Giusy Ferreri, Lodovica Comello, Ron e Samuel.

Grande attenzione sarà ovviamente riservata a Maria De Filippi che, tra le altre cose, ha dichiarato: “Quando mi hanno chiesto di partecipare al Festival ho pensato che non avevo un vero motivo per dire No. Guardo il Festival fin da quando ero piccola e faccio la conduttrice per cui perché avrei dovuto dire di no?  Sapevo che con Carlo sarei stata tranquilla, non è mai prevaricante su nulla, non crea gossip inutili, ed è sereno come me, perché non viverla questa realtà? (…) Non ho mai pensato di condurre il Festival da sola. Ho chiesto che nei titoli di testa fosse scritto “conduce Carlo Conti con la partecipazione di Maria De Filippi”, perché la cosa corrisponde alla realtà ed è giusto ccosì”. Per chiarire infine il perché della rinuncia al cachet: “Ho sempre partecipato a titolo gratuito ogni volta che ho preso parte ad un programma in qualità di ospite sia in Rai che in Mediaset. Ritengo anche che quando faccio il mio programma debba occuparmi di tutto dalla A alla Z. In questo caso, il lavoro era già stato fatto da Carlo e dalla grande squadra che lo affianca. In realtà per me si tratta principalmente di un piacere, annuncerò le canzoni e non stravolgerò nulla della liturgia sanremese.

Bouchra presenta “Yallah”: l’inizio di un’avventura all’insegna dell’indipendenza

Bouchra

Bouchra

Dopo il successo di  “Blanc ou Noir”, cantato in lingua francese, Bouchra, cantante di nazionalità marocchina cresciuta a Livorno, torna con il nuovo singolo “Yallah” firmandone il testo scritto in inglese con l’inciso in lingua araba. La musica e la produzione del brano sono  invece di Emiliano Cecere, compositore e arrangiatore livornese. “La canzone parla di una ragazza che scopre una forza interiore che non sapeva di avere. Da qui la decisione di poter vivere indipendente, cercando la propria strada, insieme alle persone che vogliono seguirla. Yallah, in lingua araba, significa infatti andiamo. E’ un messaggio per incitare le persone ad andare avanti senza fermarsi mai, superando le insidie della vita”. Ecco cosa ci raccontato Bouchra negli studi di Universal Music.

Intervista

Come è iniziato il tuo cammino musicale?

Dopo un primo periodo passato a registrare e pubblicare cover che mi hanno permesso di farmi conoscere in rete, ho incontrato Francesco De Benedittis, autore e produttore italiano, che ha scritto per me il brano in lingua francese “Blanc ou Noir” insieme ad Antonio Toni.

“Yallah” il primo brano che porta la tua firma…

Sono andata a Livorno dal produttore Emiliano Cecere che, di punto in bianco, mi ha messo questa base invitandomi a cantare la prima cosa che mi passasse per la testa.  Non conoscevo questo mio lato, non pensavo di riuscire a scrivere un brano tutto mio e trasmettere un messaggio preciso; è solo grazie a lui che ho scoperto questo lato che vorrei sicuramente sviluppare.

Per tornare alla tua veste di autrice: la tematica di “Yallah” rispecchia una forza interiore che cerchi di diffondere. Da dove nasce questo testo?

Sono sempre stata molto insicura sotto certi aspetti, piano piano ho capito che ogni volta che mi facevo dei problemi non sarei arrivata dove volevo. Pezzo dopo pezzo, ho costruito il mio mondo e sono fiera che il mio brano contenga questo tipo di messaggio.

Quali sono le altre tematiche che ti ispirano?

Sarebbe bellissimo se riuscissi a scrivere canzoni che racchiudessero diversi pezzi del mio vissuto. Vorrei raccontare dei retroscena che nessuno conosce. La cosa più importante al momento è riuscire a far capire alle persone che si può partire da zero per poter comunque arrivare ad un traguardo vincente.

Che tipo di feedback hai ricevuto dalle persone che ti seguono dall’inizio?

Super positivo! C’è chi mi ha visto crescere dai primi video senza basi fino a oggi. Si sentono quasi persone di famiglia ed è molto bello.

Hai in programma dei concerti?

Vorrei sicuramente farne tanti. Per ora il discorso è prematuro, ho pochi brani in repertorio, soprattutto cover. I miei artisti preferiti sono Amy Winehouse, Michael Jackson, Beyoncé, Sia e Stromae: da loro prendo molta ispirazione.

C’è un disco in lavorazione?

Il disco è quasi pronto, ci ho lavorato tutta l’estate ma non ho ancora rivelato alcun dettaglio se non che sarà composto da 8 brani.

Quanta cultura musicale araba c’è nella tua musica?

In realtà non c’è un’artista arabo a cui faccio riferimento, la lingua araba la uso a modo mio perché il mio genere musicale è molto differente dalla musica araba tradizionale. In ogni caso mi riesce più facile cantare in arabo, francese e inglese rispetto all’italiano. Non sono ancora brava ad usare la lingua italiana e credo che per scrivere una bella canzone servano assolutamente le parole giuste.

Che legame hai con Livorno?

Abito a Collesalvetti e ho sempre bisogno di tornarci. Amo venire qui a Milano, lavorare e sviluppare i miei progetti ma poi devo tornare a casa dalla mia famiglia e dai miei amici per ricaricarmi al massimo.

Raffaella Sbrescia

Video: Yallah

L’Arcipelago: la recensione del nuovo album di Giorgio Barbarotta

Giorgio Barbarotta- L'Arcipelago

Giorgio Barbarotta- L’Arcipelago

“L’arcipelago” è il nuovo album di inediti del cantautore trevigiano Giorgio Barbarotta. Facendosi largo tra 12 canzoni, l’artista traccia una mappa esistenziale con diverse rotte da seguire. Avvalendosi della partecipazione di Angelo Michieletto alle chitarre e tastiere, co-produttore, Stefano Andreatta al basso e flauto traverso, Nicola Accio Ghedin alla batteria e Andrea De Marchi del Virtual Studio come ingegnere del suono al mixer e post produzione, Barbarotta spazia dal pop, al folk, al rock senza mai perdere la bussola dell’emotività. Il disco si apre con ‘In un mondo migliore’: nel brano l’immagine più evocativa è quella del farsi largo a spallate tenendosi saldi al timone per continuare a credere in un mondo migliore. L’entusiasmo, figlio di un nuovo amore, zampilla dal testo de “Nelle tue mani”: ”Tutto scorre, si sa/ e i giorni fuggono via come meteore impazzite. Resta pure, ti va? Senza un prima né un dopo goditi questo gioco tra le lenzuola e il cielo”. L’ascolto prosegue con un fotogramma quantomai fedele al nostro vivere quotidiano: “Navigare a vista tra la chiglia ed il fondale profondo quanto basta da potersi accontentare di un’oncia di felicità”.

Video: Nelle tue mani

“Scava la tua piccola trincea ma non dimenticare il delirio che sta fuori”, canta Barbarotta ne “I Capricci del destino” mentre “L’ultima notte dell’anno” si destreggia tra linee e bilanci senza mai distogliere lo sguardo dai rimorsi e dai rimpianti. L’ode alla “chimica del corpo” è una pimpante marcetta pop mentre il testo de “Le anime restano in bilico” riportano l’immaginario in un mood più intimista e malinconico. “Il mio mecenate” è il brano più debole del disco, fuori rotta e fuori contesto. Molto meglio “In mezzo ci sei tu”, ispirato ai mali e alle paure che ci attanagliano. Vividi e incendiari gli aggettivi usati per “Quaranta gradi celsius”: La fronte cola sulla gola, la testa bolle trai pensieri, la suola ustiona sotto i piedi”. La traccia migliore del disco è “Quei piccolissimi gesti”: “E intanto tu tieni attaccati i tuoi pezzi mentre la vita si prende gioco di noi. Quante maschere da buttare, quanti dubbi da affrontare di cui non abbiam tenuto conto mai”; Giorgio Barbarotta costruisce il suo arcipelago di poesie mantenendo sempre vivo il focus su un tipo di emotività mai scontata. A conferma di quanto appena scritto c’è l’ultimo brano che chiude il disco, intitolato “Cinica è la sera”: “Si possa meditare su ciò che siamo stati e adesso diventati che cosa chi lo sa”; un punto interrogativo scomodo ma fondamentale in un disco che dimostra di avere qualcosa di utile da dire.

Raffaella Sbrescia

Cargo: nuovo appuntamento ai Magazzini Generali con gli Stump Valley

Stump Valley

Stump Valley

Cargo è  il nuovo appuntamento fisso del mercoledì sera firmato Magazzini Generali. Tutti i mercoledì, dalle 23:00 e sino alle prime luci del mattino, protagonista assoluta sarà la migliore musica del momento grazie ad una rassegna unica nel suo genere con cui perdersi tra le note a tempo di musica tra sonorità più classiche e strumentali come il jazz, il soul, il funk sino a quelle più moderne e avanguardiste come l’House, la Deep House e l’ Elettronica. Cargo si propone dunque come format trasversale che intende offrire un rinnovato modo di concepire e vivere la musica ai Magazzini. Mercoledì 8 Febbraio sarà la volta della musica d’avanguardia degli Stump Valley, duo italo-tedesco misterioro e avveniristico del quale poco si riesce a carpire, se non che hanno deciso di produrre la loro musica in un luogo senza internet e senza televisione. Ciò che ne deriva è un suono inevitabilmente vintage, così come i loro set, a base di vinili e delle migliori chicche dell’elettronica degli ultimi trent’anni.

Ingresso

10 € inclusi due drink entro la mezzanotte

10 € incluso un drink dopo la mezzanotte

Per maggiori informazioni visitate il sito:

www.magazzinigenerali.it info@magazzinigenerali.it

CALENDARIO FEBBARIO – MARZO

08.02 – STUMP VALLEY

15.02 – CARGO DJ TEAM

22.02 – PROJECT PABLO

01.03 – MARCEL VOGEL

08.03 – CARGO DJ TEAM

15.03 – JAN SCHULTE

22.03 – DJ RAHAAN

SanNolo – Festival semiserio della canzone a Nolo. Al via le iscrizioni per la prima edizione

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SanNolo è il titolo della prima edizione del festival di SanNolo, la kermesse semiseria per cantanti che si svolgerà nel quartiere di NoLo (acronimo di Nord Loreto) a Milano in due serate, l’8 e il 10 marzo 2017.

L’idea, nata da un gruppo di amici davanti a una birra in piazza Morbegno, è quella di portare sul palco artisti con un brano inedito della durata massima di 4 minuti  e, sulla falsariga di quanto sta per accadere sul palco del Teatro Ariston a Sanremo, di farli valutare da una giuria popolare e da una giuria di qualità. Quest’ultima sarà composta da Petra Loreggian, speaker di Rds, Fabio Marelli, speaker di Discoradio, Graziano Ostuni, head of international Universal Music, Christian D’Antonio, direttore di The Way Magazine.

La finale del 10 marzo vedrà l’esibizione sul palco dei finalisti con il brano inedito e con una cover che rappresenti un altro lato della loro visione musicale. Al termine del festival verranno assegnati i premi ai primi tre classificati. Lo spettacolo sarà animato dagli interventi comici di Sarah Carla Frasca e di Beppe Salmetti e da collegamenti nel quartiere con l’inviato Maurizio Porcu che farà cantare i brani più celebri della canzone italiana in alcuni locali di NoLo.

Il termine ultimo per la presentazione dei brani è venerdì 24 febbraio 2017 da spedire alla mail sannolo2017@gmail.com.

Per info

Riccardo Poli (347.68.443.68) – Silvia Rudel (329.987.28.79)

Email: sannolo2017@gmail.com – Pagina Fb: SanNoLo – Festival (semiserio) della canzone a NoLo

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