I Baustelle presentano “L’amore e la violenza”: intervista e recensione dell’album

L'amore e la violenza -Cover album

L’amore e la violenza -Cover album

Disinibiti, liberi e maturi i Baustelle ritornano in scena con il settimo album in studio intitolato “L’amore e la violenza”. Prodotto artisticamente da Francesco Bianconi e mixato da Pino “Pinaxa” Pischetola, il disco è composto da dodici brani – dieci canzoni e due brani strumentali che mettono in evidenza un glorioso azzardo melodico e armonico con una particolare attenzione al suono. I Baustelle usano una dolcezza amara dal timbro antico per cantare una vita in guerra lontano dalle vere trincee, un amarcord senza satira né melodramma. Dopo l’intro strumentale di “Love”, si entra nel vivo del discorso con “Il Vangelo di Giovanni”: io non ho più voglia di ascoltare questa musica leggera, resta poco tempo per capire il senso dell’amore, l’idiozia di questi anni, la mia vera identità”. Meglio sparire nel mistero del colore delle cose quando il sole se ne va. Segue il primo fortunatissimo singolo estratto dal disco “Amanda Lear”: niente dura per sempre neanche la musica. Lo zibaldone del disco è “Eurofestival”, un brano giocosamente esistenzialista che non lascia nulla al caso. Inneggia alle grandi hit Made in Italy e a Viola Valentino “La musica sinfonica”: vivere è rimanere giovani nel cielo con le rondini in terra in mezzo agli uomini. “Io non sono mai stato così schiavo del mondo e attaccato alla vita” cantano i Baustelle in “Lepidoptera” ma è nel brano “La vita” che emerge la fragilità, l’inutilità e la bellezza della vita. Pensare che la vita sia una sciocchezza aiuta a vivere. Molto intenso il brano che chiude il disco, intitolato “Ragazzina”, in cui i Baustelle affrontano il tema dell’adolescenza descrivendo la protagonista come una Biancaneve tra milioni di maiali e la incitano a combattere in questa grotta al freddo e al gelo tra Gesù Bambino e l’uomo nero: “Certe volte l’esistenza si rivela come violenza intorno a me”, scrive Bianconi, e così come si aperto all’insegna dell’amore, così il cerchio si chiude con il tema contrapposto per una struttura organica e completa.

Intervista a Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi

 Cosa è racchiuso nel titolo del disco?

Tutto nasce da questo titolo. In genere scriviamo prima la musica e poi passiamo ai dischi. Da un paio di album a questa parte mi trovo invece di fronte a 18 caselle da riempire. Visto che mi capita di bloccarmi, lo stratagemma è quello di darmi dei temi cercando di svolgerli. Il tema di questo disco è osservare il mondo e rendersi conto di essere in guerra, una guerra di tipo diverso da quella a cui siamo abituati, una guerra che entra nel privato, nel nostro intimo.

Quale potrebbe essere il valore aggiunto dato da questo modo di scrivere?

Non so se si tratti di un valore aggiunto, sicuramente è un modo non giornalistico di raccontare il mondo. Descriviamo la contemporaneità attraverso un’ottica per forza di cose distorta, in un certo senso privata. C’è un filtro molto soggettivo davvero inevitabile, stavolta ci siamo dati come obiettivo quello di raccontare una cosa completamente pubblica e politica quale è lo stato di cose che l’Occidente sta attraversando in modo soggettivo. Puoi essere descrittivo quanto vuoi ma di fatto siamo noi ed il nostro privato calati in un contesto di guerra. Ecco queste sono canzoni d’amore sotto i bombardamenti.

Quanto c’è di apocalittico in un brano così ricco come “Eurofestival”?

Questo brano si appoggia sul contrasto tra melodia e testo. Non lo troviamo apocalittico, anzi, è molto ironico, quasi sarcastico. Gioca molto sui contrasti, si tratta di una grande fiera delle atrocità, un circo in cui si mischia tutto tra il caos che disorienta e l’idiozia di questi anni.

Molti sono gli spunti offerti da “Il Vangelo di Giovanni”

Dallo stato di cose che viviamo nasce spesso un mio stato d’animo che corrisponde al volermi staccare dal mondo in cui mi trovo, mi ritrovo a non sopportare quello che vedo ma non si tratta di una rinuncia, c’è anche un aspetto positivo nel sentirsi non allineati all’andazzo generale del mondo, la mia vorrebbe essere una nobile sparizione.

In contrasto a questa affermazione viene da pensare ad una frase contenuta in “Lepidoptera”: “Io non sono mai stato così schiavo del mondo e attaccato alla vita”

Questo lo si dice quando si ha paura di morire. Questa è una cosa che mi ha mandato in crisi, forse coincide con il diventare padre. Quando hai un figlio diventi l’animale che difende il cucciolo, non sono un padre giovane ma ho un senso di estremo attaccamento alla vita. A me non è mai fregato un granchè della morte ma mai così come in questo momento ho paura di morire.

Cosa avete racchiuso nei suoni di questo disco? C’è chi li definisce vintage, chi inneggia agli anni ’70…cosa dite voi?

Quando si parla dei Baustelle spesso ricorrono termini come vintage e citazionismo. Noi semplicemente facciamo uso di strumenti di un certo tipo, ci sono tecnologie che sono ancora all’avanguardia. Le nostre canzoni si compongono di melodia, di parole e di suono. Grande importanza riveste il timbro con cui vengono eseguite, certe canzoni diventano un’altra cosa se suonate con altri strumenti. Per noi un moog o un sintetizzatore analogico non è equiparabile al digitale. Nei nostri dischi teniamo alla stratificazione dei suoni, anche nella musica pop i timbri e gli arrangiamenti hanno un’importanza fondamentale. Detto ciò, abbiamo usato tonnellate di sintetizzatori analogici ed il mellotron un primordiale campionatore divenuto popolare tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta, organi elettrici, chitarre acustiche e tante tastiere

A giudicare dai testi delle vostre canzoni, avete una considerazione molto alta del vostro pubblico. Questo dato di fatto è motivo di speranza per il futuro?

Ovviamente sappiamo che il pubblico è intelligente. Il mito dell’accessibilità è in realtà il frutto di una nostra paura, di una nostra proiezione. Se abituato a farlo, il pubblico può ascoltare ed apprezzare anche cose pesantissime. A volte il vero caprone è proprio “l’artista” che va sul sicuro per la paura di non vendere abbastanza dischi.

Rachele, quanto ha influito l’esperienza da solista in questo album?

Onestamente non riesco a quantificare la cosa. Per me è stata un’esperienza nuova, mi ha dato più sicurezza, ho lavorato con persone nuove, ho superato qualche vecchia barriera per cui mi ha fatto sicuramente bene.

Il nuovo tour vi vedrà nuovamente protagonisti dei principali teatri italiani. Come mai questa scelta?

Con “Fantasma” ci siamo trovati molto bene nella dimensione teatrale. In questo caso sarà diverso perché il nuovo album sarà costretto ad un ascolto più intimo. Vediamo cosa succederà, sarà una bella sfida!

Uno dei brani più suggestivi e più veritieri del disco è “La vita”

Questo brano dice le cose come stanno, non usiamo grandi giri di parole. Nel testo c’è scritto quello che penso della vita, forse cercarne il senso è sbagliato, forse va presa alla giornata. Quello che dico è: la vita non è inutile ma è tutta estetica, pensala come una cosa bellissima ma che non serve a niente. Quando cominci a pensare che serva a qualcosa, sei fregato”.

Cos’è “L’era dell’Acquario”?

Il brano nasce da due cose: la prima è una corrispondenza con una mia amica che dice: “Stai tranquillo, vedrai adesso che siamo appena entrati nell’era dell’Acquario, tutto migliorerà” e poi da un articolo uscito il giorno successivo all’attentato che c’è stato al Bataclan in cui c’era scritta una cosa verissima e devastante: “Ci si abitua a tutto, anche al terrorismo”. Ecco, l’unico modo per disintegrare il terrorismo è quello di considerarlo come un’abitudine. Il terrorismo è una forma di terrore basata sulla paura e sull’agire di sorpresa senza motivo apparente, la cosa più difficile a cui abituarsi. Questa è quindi una canzone autoconsolatoria, per l’appunto un’altra storia d’amore sotto i bombardamenti.

Baustelle

Baustelle

Cosa ci dite del singolo “Amanda Lear”?

Questa è una canzone cervellotica, lei scrive una lettera a lui che la prende in parola. Un doppio flashback e la similitudine con la struttura di un Lp. Ho scelto di omaggiare Amanda Lear sia per questioni di metrica sia perché lei è il simbolo di un certo tipo di femminilità.

In che modo il contributo di Pischetola ha influito nella resa del disco?

Abbiamo scelto lui per creare un contrasto tra la scelta degli strumenti ed il missaggio. Lui è il suono della musica leggera italiana ed è stato bravo ad affrontare questa sfida in modo stimolante. A lui va il grande merito di aver capito la nostra visione.

E poi c’è “La musica sinfonica”. Un brano che sposa il passato al presente con un omaggio a Viola Valentino

Sì, questo è un rondò veneziano. Siamo lieti di confessare che questo disco maneggia e manipola i nostri amori proibiti. A me, per esempio, i Ricchi e Poveri sono sempre piaciuti molto, erano i miei Abba italiani. In questo album tiriamo fuori le nostre passioni dell’infanzia, cose opposte che si mettono insieme. Gli anni ’80 erano anni in cui la musica leggera era bella e varia in ogni campo, c’erano arrangiamenti interessantissimi e siamo stati felici di poterli omaggiare

E oggi cosa ascoltiamo?

C’è un sistema che porta alla creazione di cose prive di personalità e finalizzate ad un successo più immediato. Se mi mettessi nei panni di un emergente, probabilmente ne capirei le motivazioni ma è triste che questa sia la deriva di questo tempo. In ogni caso c’è ancora molta musica interessante in giro, all’estero in particolar modo, questo è un fatto che ci fa ancora ben sperare.

Raffaella Sbrescia

 Video: Amanda Lear

Di seguito la track list dell’album:

1-Love

2-Il vangelo di Giovanni

3- Amanda Lear

4- Betty

5- Eurofestival

6- Basso e batteria

7- La musica sinfonica

8- Lepidoptera

9- La vita

10- Continental stomp

11- L’era dell’acquario

12- Ragazzina

Da oggi i Baustelle incontreranno i fan negli store delle principali città italiane: Venerdì 13 gennaio  a Milano – Feltrinelli Piazza Piemonte 2 (h.18.30), Sabato 14 gennaio   a       Firenze – Feltrinelli RED Piazza della Repubblica 26 (h.18.00) ; Domenica 15 gennaio a Torino – Feltrinelli Stazione Porta Nuova(h.18.00); Lunedì 16 gennaio a Napoli – Feltrinelli Piazza Martiri (h.18.00) e Martedì 17 gennaio a Roma – Feltrinelli Via Appia Nuova 427 (h.18.00).

Ascolta qui l’allbum:

All’uscita del nuovo album, seguirà un tour che porterà la band ad esibirsi in alcuni dei teatri più prestigiosi d’Italia.

Si parte con la data zero il 26 febbraio a FOLIGNO (Auditorium S. Domenico) per proseguire poi il 4 marzo a VARESE (Teatro Apollonio), il 5 marzo a TRENTO (Auditorium S. Chiara), il 6 marzo a FIRENZE (Teatro dell’Opera), il 13 marzo a ROMA (Auditorium Parco della Musica / Sala S. Cecilia), il 14 marzo a BOLOGNA (EuropAuditorium), il 15 marzo a PESARO (Teatro Rossini), il 20 marzo a MILANO (Teatro degli Arcimboldi), il 28 marzo a VENEZIA (Teatro Goldoni), il 29 marzo a TOLMEZZO (Udine, Teatro Candoni), il 7 aprile a TORINO (Teatro Colosseo), il 12 aprile a GENOVA (Teatro Piazza Delle Feste / Anteprima Supernova), il 13 aprile a MASSA (Teatro Guglielmi), il 18 aprile a BARI (Teatro Petruzzelli), il 19 aprile a PESCARA (Teatro Massimo), il 21 aprile NAPOLI (Teatro Augusteo). Il tour è a cura di Ponderosa Music & Art.

Apriti cielo: la recensione del nuovo album di Alessandro Mannarino.

Apriti cielo - cover album

Apriti cielo – cover album

Un’attesa lunga ma prontamente ripagata quella a cui Alessandro Mannarino ha sottoposto il suo pubblico. Con “Apriti cielo”, il suo nuovo album di inediti, il cantautore romano posa un altro importante tassello sul suo cammino lastricato di successi. Nel farlo, l’artista si serve come di consueto della sua potente scrittura evocativa e di quei suoni sempre più stratificati e corposi. Tra incroci, richiami, metafore e profezie, Mannarino ci apre le porte di un varco spazio- temporale in cui perdersi beati. Il disco, composto da 9 brani, si apre con “Roma”: un brano verace, spontaneo, cantato in romanesco e scandito da un intrigante piglio western. “Un brindisi con la cicuta ad una città che resta muta” e che avrebbe così tanto da dire da non poterlo dire a parole. Un amore al rovescio che sfocia in “Apriti cielo”, la preghiera laica che dà il titolo al disco in cui la scrittura di Mannarino si fa portatrice di amore, speranza, intelligenza. “Lasciateme passà che non ho tempo. Ho già dormito tanto, adesso ho un grande appuntamento. Il vento che passa, il cielo che vola. È una vita sola”, canta Alessandro. “Apriti cielo. Per chi non ha bandiera, Per chi non ha preghiera, Per chi cammina dondolando nella sera”; un monito, un grido, una richiesta di aiuto per la sopravvivenza collettiva.

Alessandro Mannarino ph Ilaria Magliocchetti Lombi

Alessandro Mannarino ph Ilaria Magliocchetti Lombi

Il discorso continua con “Arca di Noè”: ripartendo dall’epopea dei due protagonisti di “Al Monte”, ci si rimette in viaggio e si finisce in Brasile. “Un po’ d’amore è il carburante del motore dell’astronave”. E allora via, con pochi mezzi e ancora meno certezze, bisogna andare, comunque andare a camminare sulla terrazza con vista mondo dove ogni alba è anche un tramonto. Ritmiche latine trascinanti, basculanti, inebrianti affollano la nostra andatura sbandata su questa Arca di Noè che va perduta alla deriva. “Questa mia vita è tutto quel che ho, più breve lei sarà più forte io canterò”; impossibile resistere. Di grande impatto emotivo è “Vivo” il brano registrato tra Italia, New York e Rio de Janeiro trascrive nero su bianco un aggrapparsi alla vita: “porto scavata sulla fronte una poesia bellissima, riga su riga l’ho scritta me ne andrò senza averla capita”. Un melting pot autentico e completo che profuma di integrazione riuscita.

Video: Arca di Noè: http://vevo.ly/WMPZcN

Di stampo sarcastico è la complessa digressione di “Gandhi”, un brano di 7 minuti che attraverso un incedere country parla in modo controverso delle più infime dinamiche socio-politiche contemporanee. “Nei polmoni ciminiere, nella testa le preghiere”. Spazio ai mitici personaggi ideati dalla fantasia di Mannarino con “Babalù”, un personaggio immaginifico, l’ipotetico ex ragazzo di Marilù nonché capro espiatorio di una società ipocrita e superficiale. Molto suggestiva la trama di “Rane”, la ballad che Mannarino ha inciso insieme a Ylenia Sciacca, voce e anima di Scordìa, il paese in provincia di Catania legato a doppio filo con tutto il repertorio del cantautore romano. “Navigare è cosa dura, hai detto me ne vado per la mia avventura, ma dove sei arrivato? C’è solo spazzatura, ti scaldi con il fiato e c’è da aver paura”. Il nocciolo dell’album è racchiuso ne “La frontiera”, una camminata western di richiamo morriconiano e di stampo profetico: “Venne il tempo che questo paese fu di un solo colore, il sangue cadendo sembrò dello stesso colore”; un folk melò di bellezza botticelliana. L’album si conclude con un finale aperto, quello di “Un’estate”: uno spiraglio aperto per un ipotetico proseguo in cui il profumo di una vita vera fatta di sudore ci incita a cantare senza paura persi dentro al mondo. “Alessà n’do vai, vie qua, via qua: Guarda!” Guarda come le tue parole si trasformano in strumenti di rivalsa, guarda come le tue canzoni espongono le nostre nudità emotive tramutandole in risorse. Guarda e sentiti compiaciuto di questo nuovo importante traguardo che hai raggiunto.

Raffaella Sbrescia

 Ascolta qui l’album:

 

Le date di APRITI CIELO Tour: Pala Lottomatica di Roma (25 e 26 marzo), Estragon di Bologna (28 marzo), Nelson Mandela Forum di Firenze (31 marzo), Gran Teatro Geox di Padova (1 aprile), Fabrique di Milano (3 aprile), Teatro della Concordia di Torino (6 aprile), PalaSport Giovanni Paolo II di Pescara (8 aprile), Casa della Musica di Napoli (10 aprile).

“3460608524″: il nuovo album dei Nobraino risponde ai finti vincenti

Nobraino

Nobraino

Per noi che abbiamo imparato a convivere con questo amalgama misto di speranza e incertezza, il nuovo album dei Nobraino rappresenta un fedele specchio in cui guardare noi stessi. “3460608524″ è tra l’altro, il titolo di un album che nasce proprio con l’idea di interagire con il pubblico in modo diretto grazie ad un vero numero di un cellulare, a cui la band risponderà in giorni e orari precisi. Una dimensione bidimensionale fa da sfondo ad una scrittura ben diversa da quella a cui Kruger ci aveva abituati in precedenza. Toni eleganti e maturi ruotano intorno alle difficoltà esistenziali tra psicoanalisi, brillanti metafore ed encomiabili esercizi di stile. Dal punto di vista sonoro, i 13 brani che compongono la tracklist del disco sono scanditi da riff semplici dall’impatto immediato. Basso e batteria dominano le melodie a discapito di distorsioni e riverberi. Il disco si apre con i colpi di pugno e colpi di ingegno di “Statua” per poi proseguire con i drammi familiari di “Cambiata”: “mi son perso calpestando vetri e cuori”, canta Kruger, dando vita ad una ricerca vituperante. E poi, ancora, “tutti hanno un piano finchè non prendono un cazzotto in bocca”, scrive in “Mike Tyson”: ecco l’era dei finti vincenti. Quella che prende il largo in brani come “Vertigine” e “Soqquadro”. Conoscere il rischio spaventa,  lo sanno bene i Nobraino che scelgono di non ingraziarsi lo zoccolo duro della propria fanbase. La loro evoluzione nasce da un umore scuro che raggiunge l’acme in “Guinzaglio”: sono io che freno la mia felicità. Niente di più vero per noi che cerchiamo di farcela ma senza crederci. Bravi Nobraino, guardate in faccia la realtà e scaraventatecela addosso, così si fa.

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST

01. La statua

02. Cambiata

3. Mike Tyson

04. Constatazione amorevole
05. Vertigine
06. Soqquadro
07. Il guinzaglio
08. Darty fuoco
09. Cerchi
10. Centesimo
11. Estate illusoria
12. Peraltro
13. Il tempio di Iside

Ascolta qui l’album:

Renato Zero: Alt in tour a Milano. Il live report dell’ultima data

Renato Zero ph Francesco Prandoni

Renato Zero ph Francesco Prandoni

“Alt” non è soltanto un monito è, bensì, una specifica richiesta che Renato Zero fa al suo pubblico. Un modo, quello di fermarsi, per fare il punto della situazione, certo, ma anche per rendersi conto di chi si è e di cosa si vuole fare. Questo è lo spirito per approcciare al meglio con i contenuti di “Alt in tour”, il nuovo concerto che Renato Zero ha portato sui maggiori palcoscenici italiani. Nelle quattro date sold out al Mediolanum Forum di Milano, l’artista romano ha racchiuso pensieri, riflessioni, desideri e auspici fattibili in un mondo sempre più cinico e disilluso. Niente lustrini e paillettes, Renato Zero toglie dalla scaletta pezzi come “La favola mia”, “Morire qui”, “Baratto”, “Triangolo”, “Mi vendo” e “Il carrozzone” per dare spazio ai recentissimi “Chiedi”, “Gli anni miei raccontano”, “In questo misero show”, “Gesù” e “Rivoluzione” per una full immersion ad alto tasso emotivo. Grazie ad una imponente scenografia allestita in forma di cantiere, Renato Zero si propone come costruttore di pensieri utili.

Renato Zero ph Francesco Prandoni

Renato Zero ph Francesco Prandoni

Fautore della rivoluzione, intesa come un quaderno tutto da riempire, l’artista invoglia il pubblico a sbarazzarsi della vacuità, lo stimola a porsi delle domande ma soprattutto degli obiettivi. Ecco perché nelle tre ore e mezzo di concerto, non mancano i momenti in cui gli occhi si riempiono di lacrime e ci si fa piccoli piccoli sul proprio posto a sedere. Inconsueta anche la scelta degli ospiti: in primis Sal Da Vinci (il cui connubio con Renato Zero è stato sancito da ben sette canzoni scritte dal cantautore romano e inserite nel nuovo album del cantante partenopeo). Molto gradita  la partecipazione dei Neri per Caso, ormai vicini all’incisione di un nuovo album, meno comprensibile la comparsata di Elio e Le Storie Tese con una storpiatura di cui si poteva tranquillamente fare a meno de “La canzone di Marinella” di De Andrè.  Ma d’altronde Renato Zero è ancora così, sornione e irriverente. Sono passati gli anni della “Zerofollia” ma anche in questa veste più riflessiva e improntata all’analisi socio-culturale contemporanea, Renato trova ancora il modo di farci emozionare e sorridere con il cuore pieno di contenuti.

Raffaella Sbrescia

La scaletta:

“Niente trucco stasera”
“Chiedi”
“Figli della guerra”
“Felici e perdenti”
“In questo misero show”
“Il maestro”
“La lista”
“Mentre aspetto il tuo ritorno”
“Voyeur”
“Il tuo sorriso”
“Cercami”
“A braccia aperte”
“Inventi” (con i Neri per Caso)
“Fammi sognare almeno tu”
“Più su”
“Spiagge”
“Magari”
“Perché non mi porti con te”
“I nuovi santi”
“Qualcuno mi renda l’anima”
“Un uomo da bruciare”
“Singoli” (con Sal Da Vinci)
“Gesù”
“I figli della topa”
“Rivoluzione”
“Amico”
“L’intesa perfetta (Diverso)”

“Gli anni miei raccontano”
“Il cielo”

 

 

Sanremo 2017: Carlo Conti e Maria De Filippi alla conduzione. Uno storico incontro tra titani

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Si scaldano i motori, si sciolgono i primi nodi: manca ormai pochissimo alla 67esima edizione del Festival di Sanremo, in programma dal prossimo 7 all’11 Febbraio 2017. Si è da poco tenuta la prima conferenza stampa presso il Casinò della città ligure e, finalmente, dopo settimane di indiscrezioni, Maria De Filippi ha presenziato all’incontro stampa confermando la sua partecipazione in qualità di co-conduttrice insieme al direttore artistico Carlo Conti. Questa la dichiarazione ufficiale del conduttore: «Questo è il mio terzo Festival di Sanremo. Tre di seguito sono tanti quindi mentre ripercorrevo con la mente tutto quello che ero riuscito a fare mi sono chiesto cosa potessi ancora inventarmi. Queste riflessioni mi hanno portato a pensare al top e quindi ho chiaramente scelto di provare a contattare Maria. Di lì a poco le ho telefonato e nel giro di poco tempo abbiamo iniziato a lavorare insieme. Il Festival di Sanremo sarà in ogni caso incentrato sulla musica italiana e ne rappresenteremo una importante fetta». Queste, invece, le parole della signora della televisione italiana che parteciperà al Festival a titolo gratuito: «Tutte le vostre notti insonni avranno una fine (ride9.  Sono qui e ora vi spiego perchè. Vorrei innanzitutto ringraziare Carlo, la Rai, Mediaset e Piersilvio Berlusconi per avermi dato questa possibilità lasciandomi libera di scegliere cosa fare. Se non avessi avuto totale stima per Carlo e per la Rai certamente non sarei qui.  Non ho sentito le canzoni del Festival e non ho partecipato ai contenuti selezionati. La nostra sarà una conduzione alla pari ma ci stiamo ancora lavorando su». Tra le news da segnalare c’è la mancanza delle vallette, il ripristino della giuria demoscopica che si aggiungerà alla Sala Stampa e alla giuria degli esperti. Annunciati anche i primi ospiti musicali: Tiziano Ferro, Giorgia, Mika, Ricky Martin, Rag’n’Bone Man. Infine un appunto relativo alla serata  del venerdì dedicata alle cover: con il regolamento ad eliminazione di quest’anno non tutti i concorrenti riusciranno a proporre la propria interpretazione; un pizzico di pepe un più che non guasta mai.

Ecco l’elenco completo:

Albano – Pregherò di Adriano Celentano
Alessio Bernabei – Un giorno credi di Edoardo Bennato
Bianca Atzei –  Con il nastro rosa di Lucio Battisti
Chiara –  Diamante di Zucchero
Clementino – Svalutation di Adriano Celentano
Elodie – Quando finisce un amore di Riccardo Cocciante
Ermal Meta – Amara terra mia di Domenico Modugno
Fabrizio Moro – La leva calcistica del ’68 di Francesco De Gregori
Fiorella Mannoia – Sempre e per sempre di Francesco De Gregori
Francesco Gabbanni – Susanna di Adriano Celentano
Gigi D’alessio – L’immensità di Don Backy
Giusy Ferreri – Il Paradiso di Patty Pravo
Lodovica Comello – Le Mille bolle blu di Mina
Marco Masini – Signor Tenente di Giorgio Faletti
Michele Bravi – La Stagione dell’amore di Franco Battiato
Michele Zarillo – Se tu non torni di Miguel Bosè
Nesli con Alice Paba – Ma il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano
Raige e Giulia Luzi –  C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones di Gianni Morandi
Ron – Insieme a te non ci sto più di Caterina Caselli
Paola Turci –  Un Emozione da poco di Anna Oxa
Samuel – Ho difeso il mio amore de I Nomadi
Sergio Sylvestre – La Pelle nera di Rocky Roberts

“Tiamoforte”: coccole emozionali con l’esordio del pianista Andrea Benelli

“Tiamoforte” è il titolo dell’album d’esordio di Andrea Benelli. Dopo aver collaborato fino al 2013 con l’Orchestra, la Filarmonica e i Cameristi del Teatro alla Scala in qualità di organista, pianista e clavicembalista, questo giovane pianista ha deciso di mettersi in gioco con 13 brani strumentali registrati nel 2015 presso la Concert Hall Fazioli a Sacile (PN) e pubblicati con l’etichetta World Bc Music. Definendosi “il compositore della semplicità”, Benelli fornisce un’importante indicazione per l’ascolto del suo disco, del tutto associabile all’idea di coccola per lo spirito. In ogni singola composizione la parola è dettata dalla musica; un’infusione naturale di idee lontana dai frastuoni delle classifiche. Lunghi anni di transizione hanno forgiato la metamorfosi artistica di Benelli che, attraverso i suoi brani crossover, ci porta per mano attraverso le tappe più significative del suo percorso personale.

Andrea Benelli

Andrea Benelli

Il viaggio emozionale comincia con “Sogno D’amore”, figlio dell’improvvisazione di un pomeriggio. Dolci note struggenti si avviluppano in grovigli vorticosi di visioni ad occhi aperti. La morbida freschezza di “Always by my side” cede il passo all’intimismo minimale di “Spirit of my mind”. Sinuosa la linea vintage di cui è intrisa la melodia di “Waiting you”. Malinconia, speranza e rimpianto fanno capolino in “Teach me how to grow” mentre il racconto filmico di “Stronger than Before” è sicuramente il più avvincente del disco. Questo toccante brano è dedicato alla tenacia e alla caparbietà del padre di Andrea ed è ispirato ad un tragico episodio che ha profondamente segnato la sua vita. Enigmatico l’interrogativo posto da “Where are you going”, incoraggiante e solare l’input lanciato da “Musica, energia per la vita”. Il disco si chiude, infine, con “Remember me”, una richiesta che profuma di desiderio di rivalsa e di svolta più che meritata.

Raffaella Sbrescia

Video: Sogno d’amore

Ascolta qui l’album:

“Appunti musicali dal mondo”: l’arte pura di Tosca. Le foto del concerto a Roma

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

 

In un periodo storico in cui sempre più persone inneggiano alle divisioni, Tosca si oppone alla deriva socioculturale imperante con “Appunti musicali dal mondo”. Un concerto equiparabile ad un viaggio intorno al mondo, un esempio di arte pura da godere dall’inizio alla fine.

Tra intrecci sonori, abbracci linguistici, lontananze e assonanze, si sono alternati sul palco: il regista della musica Nicola Piovani che l’ha iniziata alla riscoperta delle radici musicali romane; il grande musicista e cultore musicale Gegè Telesforo, che ha conosciuto ai tempi del suo esordio televisivo a Doc condividendo insieme le tappe più importanti della sua gavetta nella banda di Renzo Arbore; Gabriele Mirabassi, con il quale ha in comune l’amore per la musica brasiliana; Joe Barbieri, da Tosca definito il suo corrispettivo  al maschile, autore di alcune delle sue canzoni più significative; Danilo Rea fuoriclasse che con le sue note al pianoforte dipinge ogni canzone; ed infine, l’amico e collaboratore di sempre, Germano Mazzocchetti, sua anima della musica teatrale.

La scaletta:

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Le foto sono a cura di: Anna Vilardi

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

 

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

 

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

 

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

 

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

 

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

 

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

 

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

 

Tosca & Friends in "Appunti musicali dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

Tosca & Friends in "Appunti musica dal mondo" - Roma ph Anna Vilardi

Tosca and Friends in “Appunti musicali dal mondo” – Roma ph Anna Vilardi

 

 

 

 

“Domani”: per la prima volta insieme i fratelli Edoardo, Eugenio e Giorgio Bennato.

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È in rotazione radiofonica e disponibile in tutti i digital store “Domani”, il brano che vede per la prima volta insieme i fratelli EdoardoEugenio e Giorgio Bennato.

Artefice dell’impresa è Gino Magurnoautore della canzone, che spiega: “Si tratta di un ritorno al passato, alla fanciullezza dei ragazzi di Bagnoli, quando nacquero artisticamente insieme formando il Trio Bennato. Ho avuto, ed ho tuttora, la fortuna di lavorare con tutti e tre e diventare loro amico – racconta Magurno – e ho subito pensato a loro per interpretare questo pezzo perché ben rappresentano il messaggio positivo che vorrei che arrivasse ascoltando la canzone. I sogni possono diventare realtà: domani è il giorno più bello della settimana perché domani può succedere di tutto, anche realizzare i propri sogni, a qualunque età, e se domani non cambiasse niente c’è subito un altro domani in arrivo che fa sognare”.

Il brano è accompagnato da un videoclip che è un vero e proprio documento che, alternando immagini inedite della loro infanzia con quelle di oggi, racconta l’incredibile storia dei tre ragazzi di Bagnoli, periferia di Napoli.

Alla realizzazione di “Domani”, arrangiata da Magurno nel suo Abbi Dub studio, hanno collaborato Tony Cercola ai bonghetti e Gennaro Porcelli alle chitarre ed armonica.

Video: Domani

Il talento musicale è uno dei tratti che accomuna i fratelli Bennato: insieme, nel 1958, i tre formano il Trio Bennato, in cui Edoardo canta e suona la chitarra, Eugenio suona la fisarmonica e Giorgio le percussioni.

Parallelamente, nel corso degli anni, ognuno dei 3 percorre la propria strada nella musica:

Edoardo è uno dei più grandi rocker italiani. Primo cantante italiano a riempire lo stadio milanese di San Siro con più di sessantamila persone e ad esibirsi sul palco del Montreux Festival, ha scritto e interpretato brani indimenticabili come Campi Flegrei, Una settimana… Un giorno…, La fataSono solo canzonetteUn’estate italiana (inno ufficiale dei mondiali di calcio Italia’90) incisa in coppia con Gianna Nannini, Le ragazze fanno grandi sogni, solo per citarne alcuni. È stato inoltre autore per numerosi artisti: dai Formula 3 a Bruno Lauzi, Herbert Pagani, Bobby Solo, Loredana Berté.

Eugenio è uno dei fondatori della Nuova Compagnia di Canto Popolare e dei Musicanova. È autore di diverse colonne sonore tra cui quella de La stanza dello scirocco per la quale ha vinto il Nastro D’Argento per la miglior colonna sonora. È inoltre il fondatore del movimento Taranta Power,nato con l’intento di promuovere la taranta attraverso musica, cinema e teatro.

Giorgio, il minore dei tre fratelli, sviluppa inizialmente la sua carriera musicale come tecnico del suono. Ha inciso diversi dischi per la Lupus e la Polydor. Con i Diesel, gruppo di cui è fondatore, ha partecipato alla realizzazione del programma televisivo Napoli prima e dopo. Insieme ai fratelli fonda la Cheyenne Records, casa discografica di cui diventa direttore artistico, mentre continua a collaborare alla produzione delle incisioni di Edoardo ed Eugenio.

Edoardo non è mai stato in gara sul palco del Festival di Sanremo, mentre Eugenio ha partecipato con Novecento aufwiedersehen con Tony Esposito (nel 1990) e con Grande Sud (nel 2008), e Giorgio, come Giorgio Zito e i Diesel con Ma vai vai (nel 1980).

 

U2: annunciate le date del The Joshua Tree Tour 2017

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Live Nation ha annunciato oggi che gli U2 torneranno dal vivo in alcuni stadi con U2: The Joshua Tree Tour 2017, un tour che vuole celebrare il trentesimo anniversario dell’omonimo quinto album della band. Ogni concerto proporrà tutte le canzoni di The Joshua Tree, e avrà come supporto uno dei grandi “special guests” selezionati, Mumford & SonsOneRepublic e The Lumineers per il Nord America e Noel Gallagher’s High Flying Birds in Europa.

Pubblicato e acclamato in tutto il mondo il 9 marzo 1987, The Joshua Tree, che contiene le hit “With Or Without You”,“I Still Haven’t Found What I’m Looking For” e “Where The Streets Have No Name”, è stato il primo album degli U2 a raggiungere il primo posto negli Stati Uniti, dominando le classifiche di Regno Unito e Irlanda, e vendendo oltre 25 milioni di copie in tutto il mondo, trasformando quindi Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr “… da eroi e superstar” (Rolling Stone). Il Time Magazine ha dedicato la copertina agli U2 nell’aprile 1987, proclamandoli “Rock’s Hottest Ticket” in un anno importante che ha segnato lo spostamento dei loro concerti dai palasport agli stadi, per poter accontentare la crescente richiesta di biglietti. Da quel momento sono diventati e sono tuttora una delle più grandi band live al mondo. I 12 mesi successivi sono stati leggendari: hanno girato il famoso video sul tetto di un negozio di alcolici a Los Angeles, che ha letteralmente bloccato il traffico e ha guadagnato un Grammy Award; hanno poi vinto un BRIT Award e due Grammy – tra cui Album dell’Anno (il primo di 22 ricevuti a oggi, che li rende la rock band con il maggior numero di riconoscimenti nella storia dei Grammy).

Il quinto album degli U2, The Joshua Tree, è prodotto da Brian Eno e Daniel Lanois, e contiene il leggendario artwork che ha consolidato la carriera del fotografo e regista Anton Corbijn. L’album è stato registrato a Dublino, ai Windmill Lane Studios e Danesmoate, la casa che poi è diventata la dimora del bassista Adam Clayton.

“Sembra che siamo tonati al punto di partenza, al periodo in cui le canzoni di The Joshua Tree furono scritte, con disordini globali, partiti politici di estrema destra e alcuni dei più importanti diritti umani a rischio. Per celebrare l’album – visto che le canzoni sembrano così adatte a questi tempi – abbiamo deciso di fare questi concerti, ci pare il momento giusto. Non vediamo l’ora.” – The Edge

 “Recentemente ho riascoltato The Joshua Tree per la prima volta dopo quasi 30 anni… è come un’opera. Tante emozioni che sono stranamente attuali: l’amore, la perdita, i sogni spezzati, la ricerca dell’oblio, la polarizzazione… tutti i grandi temi… Ho cantato molte di queste canzoni diverse volte… ma mai tutte. Ne ho proprio voglia, se il nostro pubblico è eccitato come noi… sarà una serata grandiosa.” – Bono

 

“Accompagneremo gli U2 in qualche data del loro tour! È il trentesimo anniversario di The Joshua Tree – uno dei più grandi dischi mai pubblicati, a nostro parere, che sicuramente merita una degna celebrazione. È un album che ha rappresentato così tanto per ognuno di noi, e se c’è un album senza tempo, di sicuro è questo. Quindi quando i ragazzi ci hanno invitato a fare da supporto a qualche data del tour, è stato un onore accettare. Saranno delle belle serate…” – Mumford & Sons

“Mi ricordo quando facevo la cover di “One” nei bar di New York dieci anni fa, con Jer alla batteria. È cambiato tanto da allora ma di sicuro non avrei MAI immaginato che avremmo avuto l’opportunità di fare da supporto a un gruppo così storico, per il tour di un album così leggendario - The Joshua Tree. Le canzoni sono così senza tempo che è difficile pensare ad un tempo in cui non esistevano. Quel modo di scrivere canzoni è sempre stato il nostro obiettivo: scrivere brani che superano le generazioni. – Wesley Schultz, The Lumineers

The Joshua Tree è il primo album degli U2 che ho ascoltato, perché è uscito nel momento in cui ho iniziato a innamorarmi della musica da bambino… è l’album che mi ha fatto desiderare scrivere canzoni e fondare una band. Accompagnarli in questo tour sarà la più bella esperienza di una vita.” – Ryan Tedder, OneRepublic

Sarà un piacere e un onore dare il mio contributo a quello che tuttora è il più grande spettacolo al mondo.” – Noel Gallagher

Dopo il rivoluzionario iNNOCENCE + eXPERIENCE Tour del 2015, U2: The Joshua Tree Tour 2017 segnerà il ritorno della band sui palchi degli stadi dopo il 360° Tour (2009-2011), il tour di maggiore successo nella storia, visto da oltre 7.3 milioni di fan in tutto il mondo.

U2: The Joshua Tree Tour 2017 partirà il 12 maggio da Vancouver e farà tappa in alcuni stadi del Nord America e dell’Europa, tra cui la primissima esibizione da headliner in un festival statunitense al Bonnaroo Music & Arts Festival, e un concerto nella loro Dublino, al Croke Park il 22 luglio. Una la tappa nel nostro paese, il 15 luglio allo Stadio Olimpico di Roma.

I biglietti per U2: The Joshua Tree Tour 2017 saranno in vendita da lunedì 16 gennaio in Irlanda, Regno Unito ed Europa (dalle 10:00 per l’Italia), e da martedì 17 gennaio in Canada e Stati Uniti. Come sempre, gli iscritti al Fan Club ufficiale degli U2 potranno accedere ad una prevendita esclusiva su U2.com da mercoledì 11 gennaio ore 9:00 a venerdì 13 gennaio ore 17:00(ora locale). Ci saranno biglietti di Prato in piedi e Tribune a sedere. Ci sarà un limite di acquisto di 4 biglietti per gli iscritti al fan club e di 6 biglietti per la vendita generale. In Nord America tutti i biglietti di prato saranno “paperless”, se non diversamente indicato.

U2: The Joshua Tree Tour è prodotto da Live Nation Global Touring. UPS è il fornitore Logistico Ufficiale del Tour.

Per calendario e info: www.u2.com e www.livenation.com

Tiziano Ferro presenta “Il Mestiere della Vita”. Intervista e recensione

Tiziano Ferro - Il Mestiere della Vita

Tiziano Ferro – Il Mestiere della Vita

“Una vita in bilico, un libro epico…. Fine primo capitolo”. Tiziano Ferro va punto e a capo con “Il Mestiere delle Vita” (Universal Music) certificato da FIMI terzo disco di platino, dopo solo quattro settimane dalla pubblicazione. Con questo nuovo album registrato tra Los Angeles e Milano con la produzione di Michele Canova, Ferro si prende il lusso di osare e di contraddirsi. Smarcatosi dalla gelosia per il foglio bianco, Tiziano si è aperto al mondo, si è lasciato ispirare da Los Angeles aprendo le porte a freschezza, vivacità e forza. “Con la serenità per accettare le cose che non riesco a cambiare e il coraggio per cambiare quelle che posso in precario ma sufficiente equilibrio. Lascio che sia, il mestiere della vita”, con queste parole Tiziano Ferro consegna questo album al pubblico che, nel corso degli anni, ha imparato ad amarne la profonda e controversa sensibilità. Oggi ritroviamo un cantautore pronto a rimettersi in gioco, ad emozionarsi e a divertirsi per primo. Dal punto di vista sonoro, l’album è caratterizzato da un ampio uso dell’elettronica e della programmazione ritmica con suoni ottenuti da beats vintage e moderni coadiuvati da sintetizzatori modulari, tanto vocoder e parentesi trap, hip hop. A trainare il disco è stato il singolo “Potremmo ritornare”, una ballata semplice e diretta, per un approccio tradizionale che non rispecchia il mood dell’album. Ci sono momenti più vicini al pop sincopato, altri in cui si gioca più sul downtempo.  Tra i brani più belli del disco segnaliamo “Il conforto”, in duetto con Carmen Consoli, “Solo è solo una parola,” in cui si Tiziano affronta magistralmente il tema della solitudine, e la title-track scritta Alex Vella, in arte Raige: “Goditi il trionfo, crea il tuo miracolo, cerca il vero amore dietro ad ogni ostacolo”; una ballata veramente potente. Non solo tormento dunque, ma anche leggerezza senza rinunciare alla profondità di cui Tiziano Ferro ha ormai fatto il suo inconfondibile marchio di fabbrica.

Intervista

Come nasce il “Mestiere della vita”?

Questo è un disco importante scritto senza starci troppo a pensare su. In quel periodo Canova aveva trasferito tutto lo studio a Los Angeles, città in cui ho anche preso una casa. Ho scritto i brani da solo, senza registrare o produrre demo insieme a lui. Ero in camera mia, cazzeggiavo, ogni tanto facevo delle cose senza la pressione di pensare che sarebbero finite in un disco.

Che tipo di responsabilità senti di avere nei riguardi di chi ti segue?

L’unica è questa: non avere paura di esporre la mia ricerca personale. All’inizio mi spaventano e mi chiudevo dietro le mie canzoni ma poi mi sono reso conto che la scrittura poteva essere utile anche per me. Ho amato questo tipo di processo, invece di mettermi in un angolo, ho assunto un atteggiamento di attacco e apertura. Non amo molto i social, tendo a non esserci troppo, scrivere è l’unico modo che conosco per vivere. Ogni tanto ho fatto salti nel buio che hanno funzionato più delle scelte a tavolino, queste canzoni nascono proprio così: con un atteggiamento più divertito e disinvolto.

Perché il disco si apre con “Epic”?

Questo capitolo suona quasi come una negazione del precedente. Ci tenevo a tracciare questa linea, è molto importante per chi ascolta capire chi c’è dietro le canzoni. L’inglese usato in questo brano è un caso, avevo in mente di farlo cantare ad un artista ma non è successo. Non sapevo neanche che l’avrei usato, il ruolo del brano è cambiato nel tempo.

Tiziano Ferro

Tiziano Ferro

Raccontaci de “Il Confronto”, in cui canti con Carmen Consoli

Carmen è la mia cantante preferita da sempre. Per una serie di suggestioni soltanto mie, la ritengo la vera erede di Mina. Possiede quel suo gusto per il canto istintivo e per la scrittura, non ho mai pensato che lei volesse scrivere una canzone con me ma ho finito con lo scoprire una persona molto simile a me. Due anni fa al Forum la presentai come la mia controparte maschile. In questa canzone cantiamo come se cantassimo insieme da 20 anni, le nostre sono voci diverse ma simili, non ci sono armonie. Il risultato è un duetto lontano dai manierismi degli ultimi anni, si evita la rincorsa all’acuto e all’urlo, non si tratta di un duetto di facciata, ci tenevo a lasciar trasparire tutto il contenuto che c’è al suo interno.

La cover del disco è piena di riferimenti…

Questa copertina mi piace tantissimo, finalmente uso il linguaggio grafico e non solo fotografico. In questo scatto è racchiuso il percorso che mi ha portato a fare questo disco: il sogno, la realtà, lo spostamento geografico, la fantasia. Los Angeles è diventata inaspettatamente lo scenario di questo disco, ci ho messo 10 anni per capirla e per trovarmici discretamente. Devi vivere quella zona per capirla, se ci vuoi fare delle cose, lì le puoi fare, i musicisti vogliono suonare con te, gli autori ti danno ascolto ma soprattutto realizzano le cose. Da noi si parla, lì si fa. Questa cosa all’inizio mi ha spiazzato, sono sempre stato molto geloso della pagina bianca, invece qui ci sono sessioni di scrittura con altre persone, un fatto che non era mai successo e con autori giovani per di più. La cosa che più è piaciuta è che il mio percorso è stato quasi quello di tutor. Mi hanno inviato dei demo, li ho ascoltati, li ho aiutati a semplificare il linguaggio, a pulire un po’ l’atteggiamento in studio. Alla fine sono stati loro ad aiutare me, a rinfrescarmi, a rinvigorire la mia voglia di fare le cose. Ecco cosa metto in evidenza nella cover del disco. Esporsi agli altri e non sottrarsi: questo è il Mestiere della Vita.

Che idee stai maturando per il tour?

Succederà qualcosa di diverso, nella mia testa da fan che va ad un concerto del proprio artista preferito, immagino un live al servizio della musica e dello spettatore. Non ho mai fatto tour egoriferiti quello che deve emergere è il ricordo, la riflessione, la possibilità di rivivere delle esperienze attraverso le canzoni più importanti. In questo caso ci sarà anche il disco nuovo e, come ogni volta, sfoglieremo un album fotografico partendo dal passato. Non comprendo gli artisti che riducono i pezzi di maggiore successo ad un medley, lo considero un atto di autolesionismo, non c’è niente di più bello che vedere le persone che ti restituisco lo stesso messaggio in sincrono, un fatto che non si può descrivere a parole!

Cosa racconti nel brano di chiusura “Quasi quasi”?

Per credere alle cose che succedono devo confrontarmi, è difficile esistere come persona solitaria, lo specchio sono le persone che ho intorno. Per questo motivo ho abbassato i ritmi della mia vita, avevo perso i contatti con i miei amici e parenti, c’erano momenti in cui ero in un posto bellissimo ma non c era nessuno di quelli che io volevo accanto a me, non aveva senso fare un milione di cose senza poterle condividere.

Tiziano Ferro

Tiziano Ferro

A chi ti sei rivolto in “Casa è vuota”?

Questo è uno dei primi pezzi che ho scritto quando ho capito che Los Angeles era un angolo di mondo che poteva darmi qualcosa in più- Ho scritto il testo di getto ma ci tengo a dire che la rabbia fa parte di una fase di passaggio e di cambiamento. Non credo nell’ odio, credo nella zona grigia tra la serenità e il fastidio, non riesco a provare rancore, posso chiudere rapporti e relazioni amorose amichevoli e familiari ma posso farlo con serenità, passo la fase grigia ma poi vado avanti.

Come vivi questa Italia?

Sono andato in America nel momento peggiore per gli americani, per la prima volta immersi in un mare d’umiltà. Sono anni che vivo all’estero ma non sono mai andato veramente via da qua, prima vado poi torno, questa è la mia peculiarità ma forse anche la mia condanna.

Qual è il vero fulcro di “Potremmo ritornare”?

Ricordo esattamente dov’ero quando ho scritto questo brano. Al contrario degli altri è il frutto di un lungo lavoro. In questo caso ho fatto una cosa che non facevo da tanto, ho preso la musica e ho scritto il testo da zero senza nemmeno una parola da parte. Non si tratta di una canzone d’amore, è una canzone che parla di ritorno e l’ho scritta pensando a una persona che non c’ è più.

Che rapporto hai con la paura?

Non auguro a nessuno di fare scelte per paura. La verità è che bisogna imparare un po’ ad aspettare, alla fine le cose tornano ad essere centrate nella maniera giusta, non bisogna mai lasciare che la paura diventi la principale consigliera, ti dà sempre la versione sbagliata delle cose.

 Raffaella Sbrescia

TRACKLIST

  1. Epic
  2. Solo è solo una parola
  3. Il mestiere della vita
  4. Valore assoluto 
  5. Il conforto (feat. Carmen Consoli)
  6.  Lento / Veloce 
  7.  Troppo bene (Per Stare Male) 
  8. My Steelo (feat. Tormento)
  9.  Potremmo ritornare 
  10.  Ora perdona 
  11.  Casa è vuota 
  12.  La tua vita intera 
  13.  Quasi quasi 

Video; Potremmo Ritornare

 

Questo il calendario ufficiale di TIZIANO FERRO TOUR 2017:

11 giugno                    LIGNANO (UD)       Stadio Teghil

16 giugno                    MILANO                    Stadio San Siro

17 giugno                    MILANO                    Stadio San Siro

21 giugno                    TORINO                     Stadio Olimpico

24 giugno                    BOLOGNA                Stadio Dall’Ara

28 giugno                    ROMA                        Stadio Olimpico

30 giugno                    ROMA                       Stadio Olimpico – nuova data!

5 luglio                          BARI                          Arena della Vittoria

8 luglio                          MESSINA                 Stadio San Filippo

12 luglio                        SALERNO                 Stadio Arechi

15 luglio                         FIRENZE                 Stadio Franchi

Ascolta qui l’album:

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