“TERRA è un disco etnico ma di un’etnia immaginaria (o per meglio dire “nuova”) che è quella italiana di adesso.
Dove stanno assieme la musica balcanica e i tamburi africani, le melodie arabe e quelle popolari italiane, le distorsioni e i canti religiosi, storie di fughe e di ritorni.”
Vasco Brondi
TERRA, il nuovo disco de LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA che verrà pubblicato il prossimo 3 marzo, ha finalmente un “volto” e una “forma”.
Poco fa sui canali web è stato annunciato che l’album, prodotto artisticamente dallo stesso Brondi e da Federico Dragogna, uscirà in formato CD+libro e vinile+libro:
“TERRA uscirà a forma di libro - scrive Vasco Brondi. – Dentro, oltre al disco, c’è il suo diario di lavorazione, si chiama “La grandiosa autostrada dei ripensamenti”, ed è un diario di viaggio e di divagazioni dell’anno e mezzo di scrittura e degli ultimi tre mesi di registrazioni in studio. È ambientato tra l’Adriatica e un’isola vulcanica, tra studi di registrazione seminterrati e paesi disabitati in alta montagna, tra la Pianura Padana, il Nord Africa e l’America.”
Pubblicata anche la copertina dell’album, che raffigura l’opera di land art “Seven Magic Mountain” dell’artista svizzero Ugo Rondinone.
“Dalla prima volta che ho visto quest’opera su internet, qualche mese fa, - scrive Vasco Brondi - ho capito che aveva a che fare con quello che stavo scrivendo. Si chiamano Seven Magic Mountains, sorgono nel deserto del Nevada, sono enormi e fosforescenti ma sono solo pietre accatastate l’una sull’altra. Fanno capire come gli esseri umani riescono a rendere spettacolare anche un deserto e contemporaneamente sono una metafora di Las Vegas, a mezz’ora di distanza, ovvero del niente luccicante. O della nostra terra, lo splendido deserto italiano visto con gli occhi di chi cerca di sbarcarci. È un’opera di Ugo Rondinone, un artista svizzero che vive a New York. La fotografia invece è di Gianfranco Gorgoni, originario di un paese che si chiama Bomba in Abruzzo si è trasferito a New York negli anni Sessanta ed è diventato tra le altre cose un’importante fotografo di Land Art, quando questa forma d’arte non aveva ancora un nome. Ho scoperto anche che era sul palco a Woodstock e sono sue le foto di Jimi Hendrix durante quel concerto e anche molti dei ritratti leggendari di Basquiat o di Keith Haring. Io avevo in casa una sua foto in cui c’erano uno accanto all’altro De Chirico ed Andy Wharol, due mondi distanti vicinissimi.
TERRA è il quarto disco di inediti dopo Canzoni da spiaggia deturpata (2008), Per ora noi la chiameremo felicità (2010) e Costellazioni (2013).
All’uscita del disco seguirà un tour che partirà il 16 marzo ed è organizzato da Godzillamarket. Queste le date nel dettaglio:
16/03 – FONTANAFREDDA (PN) – ASTRO CLUB (data zero)
Alice live @ Teatro Tasso – Sorrento ph Anna Vilardi
Nell’ambito della nona edizione della rassegna “M’Illumino d’Inverno – Sorrento Incontra”, che da novembre a gennaio ha proposto appuntamenti con grandi nomi della musica internazionale, lo scorso 21 gennaio la cantante Alice, artista di grande valore e figura unica della musica italiana che proprio di recente ha accompagnato Franco Battiato in un tour di grande successo, è stata protagonista di una suggestiva serata al Teatro Tasso. L’incontro si è suddiviso in due parti comprensive di un’intervista condotta da Federico Vacalebre (giornalista de “Il Mattino”) e di un breve concerto. Ad accompagnare Alice sul palco, Carlo Guaitoli (pianoforte e tastiere) e Antonello D’Urso (chitarre e programmazioni).
Photogallery a cura di: Anna Vilardi
Alice live @ Teatro Tasso – Sorrento ph Anna Vilardi
Alice live @ Teatro Tasso – Sorrento ph Anna Vilardi
Alice live @ Teatro Tasso – Sorrento ph Anna Vilardi
Alice live @ Teatro Tasso – Sorrento ph Anna Vilardi
Alice live @ Teatro Tasso – Sorrento ph Anna Vilardi
Alice live @ Teatro Tasso – Sorrento ph Anna Vilardi
Alice live @ Teatro Tasso – Sorrento ph Anna Vilardi
Alice live @ Teatro Tasso – Sorrento ph Anna Vilardi
Alice live @ Teatro Tasso – Sorrento ph Anna Vilardi
Con il nuovo singolo intitolato “Mantide”, la band alternative/rock toscana RANISS partita da un duo nel 2010 con i fondatori Mario Policorsi (Voce e Chitarra) e Alessio Dell’Esto (Basso) amici e musicisti fin dal ’97, a cui poi si sono aggiunti Andrea Alunno Minciotti alla chitarra e Gianmarco Carlini alla batteria, presenta il primo assaggio del disco d’esordio in uscita a marzo 2017. Il brano, scritto da Alessio Dell’Eesto e Mario Poli Corsi e registrato da Andrea Alunno Minciotti, raffronta in maniera metaforica il cannibalismo che la Mantis Religiosa adotta in natura, mangiando il proprio partner durante l’accoppiamento, con un rapporto di coppia in cui l’uomo, seppur oppresso e consapevole della fine certa della storia, per amore chiude gli occhi e va avanti sperando di restare accanto alla propria donna. Il singolo è l’unico brano acustico del nuovo disco e lo anticipa documentando nel video l’esperienza di isolamento vissuta dalla band per le registrazioni e composizione dell’album. “Abbiamo cercato un posto isolato da tutto e tutti nelle colline toscane - raccontano i Raniss - e ci siamo chiusi là suonando tutti i giorni tutto il giorno come hanno fatto grandi artisti negli anni passati. Il risultato è un lavoro composto da 8 tracce che uscirà a Marzo 2017″.
Dopo cinque giorni di residency al Blue Note di Milano, gli Incognito, pionieri dell’Acid Jazz, lasciano la metropoli meneghina con una ricca provvista di consensi e applausi conquistati a suon di sold out.Capitanata dal carismatico Jean-Paul Bluey Maunick (chitarrista, anima e mente del gruppo), la band britannica, sulla scena musicale internazionale da almeno 30 anni, ha ammaliato il pubblico grazie alla propria speciale formula musicale comprensiva di arrangiamenti ricchi e stratificati. Fiati ariosi e travolgenti sessioni percussive a scandire i ritmi di un groove dinamico e sensuale. Voci calde e sinuose, vorticosi giri di basso e ipnotiche coreografie lanciano l’input perfetto per lasciarsi andare alla naturalezza più istintiva. Attraverso un caleidoscopico turbinio di sonorità e virtuosismi, il concerto è stato un modo per farsi spettatori privilegiati delle sfaccettature vocali e personali di ogni singolo protagonista. “Svegliatevi e sorridete ogni giorno” – ha sentenziato a fine concerto Jean-Paul “Bluey” Maunick – “Non date nulla per scontato e godetevi la fortuna di poter guardare il sole sorgere”. Parole semplici ma di grande impatto quelle del leader della band che ha trovato il riscontro entusiasta di un pubblico quantomai caldo e partecipe.
Lui è giovanissimo, ha 20 anni è di San Antonio (Texas) ed è già una pop star amatissima dai più giovani: stiamo parlando di Austin Mahone, che lo scorso 30 dicembre 2016 ha pubblicato il suo nuovo ep intitolato “ForMe+You”. Questo nuovo lavoro gioca molto sui gusti molto variegati del giovane artista, in particolare quella per il pop influenzato dall’ R’n'B. L’ep contiene 8 brani e svariate collaborazioni con celebri produttori e rapper di fama, come 2Chainz, Juicy J e soprattutto Pitbull, presente come guest featuring nel primo singolo estratto “Lady” ma ormai punto di riferimento in studio per Austin Mahone. A dircelo è stato proprio la giovane star, all’indomani della sua performance live alla sfilata di Dolce & Gabbana: «Con Pitbull ho lavorato alla rivisitazione del brano dance portato al successo dal duo francese Modjo all’inizio degli anni 2000. Abbiamo presentato il brano in anteprima live allo show di capodanno di Pitbull e in poche ore il brano ha accumulato oltre 400 mila ascolti solo su Spotify! Io e Pitbull avevamo già lavorato insieme in passato e continueremo a farlo anche in futuro». “ForMe+You” è il terzo ep per Austin Mahone: il debutto deflagrante è del 2014 con “The Secret”, prodotto da RedOne (Mika, Lady Gaga, Jennifer Lopez) e contenente la hit “Mmm Yeah” il cui video ufficiale totalizza 150 milioni di visualizzazioni. Nel 2015 segue “This Is Not The Album”, anticipato dal singolo “Dirty Work e dopo questo Ep si vociferà già che nel 2017 ci sarà la pubblicazione del suo primo “full lenght”: «Sono sempre al lavoro in studio. Insieme ai miei produttori creiamo le tracce e beats. In un secondo momento lavoriamo alla registrazione e infine alla scelta delle melodie giuste. I lavori sono a buon punto, spero che quest’anno sia quello buono!».
Austin Mahone
A proposito di “ForMe+You” racconta: «Il progetto nasce dal passato: ho collaborato con diverse persone per realizzare otto canzoni, ognuna delle quali ha differenti suoni e messaggi. Personalmente amo tutta la musica. Mi piace dal country all’ R&B. Anzi, non vi nascondo che mi piacerebbe molto collaborare con George Strait: lui è un grande in Texas per la musica country». Un’anima artistica onnivora quella di Austin sempre molto presente sui canali social con quasi 10 milioni di follower su Instagram, 9,7 milioni su Twitter, di 13,2 milioni di like su Facebook: «Sono sempre il primo a pubblicare tanti post e tanti selfie. Penso che i social network, snapchat in particolare, possa essere un modo per divertirmi ma anche per spiegare i miei progetti, dire sempre cosa faccio e interagire con i miei fans». Infine l’annuncio di prossimo ritorno in Italia (con tanto di tweet che testimoniano la nostalgia di Austin nei confronti della cucina italiana): «Vi adoro ragazzi, grazie per il vostro continuo supporto. Tornerò presto in Italia, non vedo l’ora di sentirvi cantare insieme a me. Mi sto organizzando per tornare a trovarvi!»
“A casa tutto bene” (Picicca Dischi) è il nuovo album di Dario Brunori, in arte Brunori Sas. Dopo averlo lasciato sul palco del Teatro dal Verme in occasione dello spettacolo Brunori Srl, lo ritroviamo oggi con un disco che lascia da parte l’ironia per porci alcune fondamentali domande. Registrato nella casa padronale di una vecchia masseria del 1100 con il brillante contributo di Taketo Gohara, “A casa tutto bene” è un album musicalmente complesso e stratificato. Flussi e richiami della Calabria s’intersecano con i sintetizzatori e le tessiture sonore della metropoli meneghina. Il risultato di questi innesti è un sapiente equilibrio tra mondi vicini e lontani al contempo. Il disco si apre con “La verità”: “Te ne sei accorto sì che parti per scalare le montagne e poi ti fermi al primo ristorante e non ci pensi più” – canta Brunori – prendendosi la responsabilità di mettere nero su bianco che “il dolore serve proprio come serve la felicità” e che “La verità è che ti fa paura l’idea di scomparire, l’idea che tutto quello a cui ti aggrappi prima o poi dovrà finire”. Uno dei brani fondamentali del disco è “L’uomo nero” in cui viene messa in risalto la mentalità ottusa e ipocrita che ci circonda. Dario si sporca le mani e si mette in mezzo: “In fondo tutto bene mi basta solo non fare figli e invece no”. Esorcizzante e spiazzante allo stesso tempo è “Canzone contro la paura”: “In mezzo a tutto questo dolore e a questo stupido rumore sarà una stupida canzone a ricordarti chi sei”. Abituato a percorrere la tratta interessata, in “Lamezia-Milano” Brunori canta la differenza tra la vita reale e la vita cellulare. Le domande senza risposta si susseguono a piè sospinto anche in “Colpo di pistola”: “forse quel che ho non è abbastanza, l’amore è un colpo di pistola, un pugno sulla schiena, uno schiaffo per cena”; l’autoanalisi di un assassino. Bauman ci ha lasciati da pochissimo ma alcuni dei suoi concetti vengono ripresi nel testo de “La vita liquida” tra sonorità western. L’intensità travolgente dell’apparato strumentale di “Diego e io”, l’unico pezzo con il pianoforte e gli archi, in cui Brunori ha coinvolto anche Antonio Dimartino, racchiude il picco sonoro dell’album. Citazionista e di impatto immediato il testo di “Sabato bestiale”: “stasera sei cascato male con la tua barba da intellettuale, perché io sono un animale e non sarai certo tu a farmi la morale. Lo sai anche tu siamo figli delle stelle e della tv”. Brunori punta a metterci dritti con le spalle al muro in “Don Abbondio”: nel silenzio, nell’assenza, nei funerali della nostra coscienza, Don Abbondio sono io con lo sguardo che si poggia sempre altrove. Disilluso sì ma non fino in fondo, Brunori Sas aggiusta il tiro ne “Il costume da Torero”: “non sarò mai abbastanza cinico da smettere di credere che il mondo possa essere migliore di com’è ma non sarò neanche tanto stupido da credere che il mondo possa crescere se non parto da me”. La realtà è una merda ma non finisce qua”. In “Secondo me” Dario Brunori prova a rispondere ad altre canzoni che ci sono nel disco descrivendo una condizione di continua discussione interiore. Il disco si chiude con “La vita pensata”: “l’ho capito finalmente che del mondo non ci ho capito niente” e poi, ancora,”la vita è una catena che chiudi a chiave tu”. L’esame di coscienza finisce così con poche certezze, tante domande e l’intelligenza di essere stato capace di farsele e farcele.
Video: La verità
Intervista
Qual è il punto di partenza del disco?
L’album è nato in un periodo particolare. Avevo appena concluso l’esperienza di Brunori Srl, lo spettacolo con cui avevo ironicamente giocato con la mia forma giuridica per parlare del tema della responsabilità. Una sorta di teatro-canzone in cui ho trattato temi che in genere non tocco nelle mie canzoni grazie alla presenza dei monologhi. Quello spettacolo ha rappresentato la spinta a scrivere altro, a dosare l’ironia, a ragionare sulla mia disillusione rispetto al mio concetto di umanità. Lo svolgimento della scaletta del disco mette in risalto l’amarezza. Le canzoni seguono un percorso mentale, quando ho cominciato a scriverle sapevo bene cosa non volevo fare…
Affronti in modo diretto argomenti spigolosi
Il percorso è stato difficoltoso, spesso in forma di dialogo fra parti di me. Rispetto alle mie canzoni precedenti non c’è per forza un lieto fine, ho toccato molte volte un terreno scivoloso e pieno di insidie. Quello che mi ha dato coraggio è stata la voglia di affrontare le paure. Questo è un disco serio, ho parlato dell’amarezza che mi ha scosso mettendomi nel mezzo cercando di rappresentare quella stessa condizione che ci accomuna: siamo tutti d’accordo nel dire che bisogna fare qualcosa ma alla fine guardiamo sempre altrove.
“L’uomo nero” è la canzone più politica della tua carriera?
Questo per me è IL pezzo. In questo testo c’è un pensiero che ho fatto realmente pur trattando un argomento molto attuale. L’obiettivo era mettere in evidenza una naturale amarezza. La radice sta in “Povera patria” di Battiato, a questo bisogna aggiungere il sentimento di chi in genere tende a stare a casa a guardare le cose in modo mediato. In questa canzone cerco di dipingere l’attrito tra le mie idee e quello che sono realmente. Questo è il fulcro del brano e, più in generale del disco: una messa in discussione della propria comfort zone.
Da dove arriva “Lamezia – Milano”?
Questo è l’episodio più divertente del disco. Il brano nasce da uno spaesamento di uno come me afflitto da una pigrizia incredibile ma che non riesce ad appendere le pantofole al chiodo. Percorro molto spesso questa tratta, il brano mi forniva un legame con le altre canzoni. Il classico pezzo pop che renderò ballabile nei live, si tratta di un pezzo di respiro con l’attenzione ferma al mood del disco. Ecco, sono stato molto attento a non scivolar via e a non lasciare la pesantezza.
E cosa pensi di Milano?
Mi ci sono trovato molto bene negli ultimi tempi. Ho messo da parte molti pregiudizi. Il mio lavoro mi consente di vedere i lati più stimolanti di questa città. Sicuramente non ci vivrei sempre perché ho anche bisogno del mio paese dove ho la possibilità di dedicare molto tempo a me stesso
Raccontaci degli arrangiamenti del disco
La band con cui ho lavorato è la stessa fin da Volume 2. L’idea per questo album era rompere lo schema della sala prove. Ho lavorato singolarmente con ciascun musicista a casa mia in modo che ciascuno potesse dare il proprio contributo su un’idea di base preparata da me. A questo va aggiunto il fondamentale contributo di Taketo Gohara che ha dato un’impronta al disco e che lo porta fuori dall’Italia. Io tendo ad essere molto italiano nelle cose che faccio, Taketo invece è anche capace di vedere le canzoni in un modo che non suona italiano e che rimanda a dischi che in questi anni ho apprezzato di artisti non italiani; era giusto che facessi i conti con questo confronto con altre realtà, qui mi emancipo e trovo una mia cifra personale. Le canzoni vanno dritte mentre intorno ci sono suoni eterei, fatti di colori. Abbiamo preso ispirazione anche da cose molto lontane e le abbiamo portate dentro questo progetto.
Quanto c’è di te in veste di produttore in questo album?
Il principio è che se deleghi, devi delegare. Io delego ma sono sempre lì, mi piace mettermici dentro. Prima di essere cantautore, nasco produttore. Ero dall’altra parte della barricata e in più quando ho una cosa in testa devo portarla avanti fino in fondo. Anche i momenti di attrito hanno portato a questo risultato, penso debba esserci una dialettica necessaria tra le parti, non sono molto tecnico ma so quando una canzone mi emoziona e riesco a capire a livello sonoro cosa non mi sta nella direzione che voglio. In questo disco mi interessava fare emergere il fatto che sono un musicista e che lavoro con musicisti.
Dario Brunori
Anche la location della registrazione è particolare…
L’idea della masseria è stata funzionale alla creazione di un’atmosfera concentrata. Desideravo stare lì, vivere lì per 15 giorni in un posto isolato di campagna perché anche i momenti di noia potevano essere importanti per l’ispirazione, era importante che fossimo sempre lì per catturare il momento. Per questo motivo, per quanto riguarda l’aspetto produttivo di questo album non ho rimorsi e non ho rimpianti.
Nel brano “Diego e io” hai convolto Antonio Di Martino. Perché?
Questo brano si tira fuori dal disco segnando la fine del primo tempo e l’inizio del secondo. Il testo nasce da una suggestione seguente alla visione di un documentario dedicato a Frida Kahlo e, dato che Antonio ha appena pubblicato un album e un libro insieme a Fabrizio Cammarata dedicato alle canzoni di Chavela Vargas, dopo aver trascorso un lungo periodo in Messico, ho pensato che potesse restituire in forma di canzone qualcosa di inerente al reale e non ad una visione mediata. A questo aggiungo che Antonio è uno dei migliori autori italiani per cui lavorarci mi ha reso felice.
Che rapporto hai con l’infanzia e in che modo questo tema emerge nel testo de “Il costume da torero”?
Il brano riassume in modo giocoso il senso del disco. In me la parte che tende alla disillusione convive con un’altra che emerge in maniera sempre molto viva. In effetti bisogna uccidere le proprie illusioni per poterne creare di nuove. Se non ci fossero illusioni e speranze non si scriverebbero canzoni. “La realtà è una merda ma non finisce qua”.
Cos’ hai in serbo per il tour?
L’impresa sarà riuscire a portare dal vivo un disco molto stratificato. Ci sono decine e decine di tracce. La cosa interessante sarà riproporre il mood del disco, voglio che questa energia rimanga, mi piacerebbe che il live non fosse troppo cerebrale però metterò molta attenzione alla connessione dei suoni con la scelta della strumentazione. Ai balletti ci sto ancora lavorando (ride ndr).
Come hai lavorato allo script del video de “La verità”?
Lì si è trattato di un gioco. Non volevo un playback, volevo che ci fosse una storia. Dopo aver superato il pregiudizio nei confronti delle serie tv, ho messo in evidenza i concetti di morte delle illusioni e di amarezza generata dalla sconfitta. Il lavoro fatto con Giacomo Triglia è veramente notevole. Mi pare quasi più bello il video che la canzone stessa, mal che vada posso fare lo sceneggiatore (ride ndr). Scherzi a parte, mi stimola l’idea di comunicare cose che a volte non riesco a comunicare per niente. Confrontarmi con diversi strumenti di comunicazione mi dà la possibilità di non precludermi niente.
Raffaella Sbrescia
A CASA TUTTO BENE TOUR 2017
24.02 - UDINE - Palacongressi
25.02 - BOLOGNA - Estragon
02.03 - MILANO - Alcatraz
03.03 - TREVISO - New Age
09.03 - TORINO - Teatro della Concordia
16.03 - CESENA - Teatro Verdi
17.03 - FIRENZE - Obihall
18.03 - NAPOLI - Casa della Musica
24.03 - GROTTAMMARE (AP) - Container
25.03 - PERUGIA - Afterlife
31.03 - BARI - Demodè
01.04 - ROMA - Atlantico
06.04 - PALERMO - Teatro santa Cecilia
08.04 - CATANIA - Ma
24.04 - GENOVA - Supernova Festival
Esce oggi, distribuito da Sony Music Italy, “Comunisti col Rolex”, il nuovo atteso album di J-Ax e Fedez. L’album è stato registrato negli studi di Newtopia a Milano e prodotto dalla coppia Takagi & Ketra. Da MC a creatori di tormentoni, i pop-rapper del momento sono codificatori di una correntegiovane e in questo lavoro, frutto di quattro anni vissuti fianco a fianco, sperimentano mondi diversi lasciando spazio alla rispettiva parte creativa. Il titolo del disco viene fuori da una polemica: “Ci hanno chiamato spesso “Comunisti col Rolex”. Un modo per indebolire le nostre posizioni insistendo sul concetto di incoerenza da parte di due artisti che, pur essendosi arricchiti, continuano a trattare tematiche sociali. Si tratta della polemica tutta italiana, del “cuore a sinistra e portafogli a destra”. Ecco, per noi “Comunisti col Rolex” non significa incoerenza, ma merito. È la dimostrazione che in Italia ci si può ancora arricchire onestamente. Ed è una cosa di cui andiamo fieri”. Questo hanno raccontato i due alla stampa ieri mattina presentando il disco proprio a casa dello stesso Fedez. La forza di questo album sta, in effetti, in un’attitudine musicale decisamente variegata in cui vengono disciolti i canoni del poptradizionale ad appannaggio dell’interscambio tra elettronica, rap, punk. Il risultato è attuale, fresco, contemporaneo e, perché no, divertente. La formula di J-Ax sarà furba o paracula ma, checchè se ne dica, “Comunisti col Rolex” venderà, eccome.
Video: Piccole cose
Il fulcro dell’album sta in una sapiente alternanza di suggestioni: si va da momenti introspettivi alla standardizzazione dei trend passando per un curioso incrocio di nomi pop: Giusy Ferreri, Arisa, Loredana Bertè, Nek e Alessia Cara. L’album si apre con “Assenzio”, un pezzo incentrato su una formula particolare e che ha ospitato anche Levante e Stash dei The Colors. Nel brano in questione J Ax e Fedez rappano 24 barre tra eterna dannazione e maschere appiccicate addosso. La titletrack tira in ballo i due pesi e le due misure con cui la stampa ha gestito le vicende legate all’acquisto di un appartamento di lusso da parte di Fedez. “La verità è che la gente ti odia sempre, tanto vale farsi odiare facendo quello che ami veramente”. Tutt’altro registro per “Il giorno e la notte” feat. Giusy Ferreri: “Avere il tuo odio è meglio di avere l’amore di un’altra”. Proseguendo il tour nel museo dell’ostentazione, arriva il turno di “Senza pagare”, brano annunciato come prossima hit estiva e basato sul costume tutto italiano di offrire qualunque cosa a chi gode di una certa popolarità (con o senza meriti). Di stampo emotivo “Fratelli di paglia”: “Tutti ascoltano cosa canto ma non cosa sento”. Particolarmente incisivo il j’ accuse di “Tutto il mondo è periferia”. “Milano intorno” (scritta insieme a Calcutta) è uno spunto per confrontare la «New York che non dorme mai» alla Milano «che non sogna più». “Io credo alla gente ma non sono praticante”, canta J-Ax, salvo poi parlare bene dell’Italia in “L’Italia per me” feat. Sergio Sylvestre. Un odi et amo alla ricerca di un “antifurbo”. L’elogio della musica che non avrà certo cambiato il mondo ma che ha sancito la crescita dei “nostri eroi” è racchiuso in “Musica del cazzo”. Il nuovo singolo “Piccole cose” feat. Alessandra Amoroso viene presentato come uno dei brani più rappresentativi di questo nuovo progetto. Nella vita di tutti i giorni, in cui l’attenzione è rapita costantemente da innumerevoli distrazioni proverai sempre nostalgia per cose piccole e semplici. “Dalla cameretta al camerino, tutti ti stanno accanto ma nessuno ti sta vicino”. Ottima la prova in italiano della talentuosa Alessia Cara in “Cuore Nerd”, brano dal testo pieno di esercizi di stile. Di stampo più melodico e tradizionale il featuring con Nek in “Anni luce”, intenso e nostalgico quello con Arisa in “Meglio tardi che noi”. “Non so pensare in piccolo, meglio precipitare che volare basso”, scrivono i due in “Allergia”, ancora una volta insieme a Calcutta. Un brano controverso che trova nel contributo di Loredana Bertè un indiscutibile plus. Il disco si chiude con “Pieno di stronzi”, la chiosa perfetta per un album che tra battute facili e spesso aggressive trova modo, tempo e spazio per spiazzanti input di autoanalisi. A questo punto non rimane che attendere il tour, organizzato da Clemente Zard, il cui obiettivo sarà portare in scena lapiramide sociale e il concetto di rivalsa raccontato nel disco.
Raffaella Sbrescia
LA TRACKLIST:
1. Assenzio feat. Stash e Levante
2. Comunisti col Rolex
3. Il giorno e la notte feat. Giusy Ferreri
4. Senza Pagare
5. Fratelli di paglia
6. Tutto il mondo è periferia
7. Milano intorno
8. Vorrei ma non posto
9. L’Italia per me feat. Sergio Sylvestre
10. Musica del cazzo
11. Piccole cose feat. Alessandra Amoroso
12. Cuore Nerd feat. Alessia Cara
13. Anni Luce feat. Nek
14. Meglio tardi che noi feat. Arisa
15. Allergia feat. Loredana Bertè
16. Pieno di Stronzi
GLI INSTORE
Il 20 gennaio saranno a Torino, il 21 a Orio al Serio, il 22 a Milano, il 23 a Cagliari, il 24 a Roma, il 25 a Nola (Napoli), il 26 a Palermo, il 27 a Belpasso (Catania), il 28a Lonato del Garda (Brescia), il 29 a Torri di Quartesolo (Vicenza), il 30 a Paderno Dugnano (Milano) e il 31 a Varese. Afebbraio, invece, terranno 5 instore: il 2 a Campi Bisenzio (Firenze), il 3 a Perugia, il 4 Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena), il 5 a La Spezia e il 6 a Genova.
IL TOUR
Il tour, organizzato da Saludo Italia e Newtopia, partirà da Torino l’11 marzo e si chiuderà a Pesaro il 22 aprile, passando per le maggiori città italiane.
11 Marzo – Torino PalaAlpitour
13 Marzo – Bologna Unipol Arena
15 Marzo – Firenze Nelson Mandela Forum
18 Marzo – Roma Palalottomatica SOLD OUT 19 Marzo – Roma Palalottomatica
28 Marzo – Napoli PalaPartenope
31 Marzo – Acireale Pal’Art Hotel
3 Aprile – Reggio Calabria PalaCalafiore
5 Aprile – Bari PalaFlorio
7 Aprile – Padova Kioene Arena
8 Aprile – Conegliano Zoppas Arena
10 Aprile – Milano Mediolanum Forum SOLD OUT 11 Aprile – Milano Mediolanum Forum SOLD OUT
13 Aprile – Milano Mediolanum Forum
16 Aprile – Trieste PalaTrieste
19 Aprile – Genova 105 Stadium
21 Aprile – Montichiari (BS) PalaGeorge
22 Aprile - Pesaro Adriatic Arena
Dopo due anni di intensa predicazione sulle console dei maggiori club italiani, Max Casacci (Massimiliano Casacci) e Ninja (Enrico Matta) presentano “Inner Vox” (in uscita il 20 gennaio per Sony Music) il primo capitolo discografico del nuovo progetto, Demonology HiFi, che mescola in provetta generi e beat, legando il tutto con un’impronta “afro” e ipnotica, a suggerire la relazione rituale tra danza e purificazione. In un crescendo trascinante e caleidoscopico di pulsazioni a bassa frequenza e ritmi sincopati, i due musicisti produttori hanno posto le basi per un gioioso rituale lavorando sui brani e sulle strutture con cura e ammirevole perizia. Ad arricchire il progetto ci sono numerosi ospiti scelti scelti tra i più interessanti esponenti della nuova scena musicale: Cosmo, Birthh, Niagara e Populous, senza dimenticare un veterano come Bunna degli Africa Unite.
La traccia di apertura è proprio “On the sidewalks of my soul” (feat. Bunna): resistance and dignity sono i cardini lungo i quali si sviluppa il dualismo che attraversa la nervatura principale dell’album. Il flow ipnotico di “Random Gargoyle” precede il ballo incespicante di “False step”. “Fino al giorno in cui” è il brano sperimentale di Cosmo, tra i più apprezzati talenti della nuova scena musicale italiana. Nella traccia emergono sentimenti e visioni in un flusso di intuizioni libere e disincantate. “Neverending” propone, invece, un featuring con i torinesi Niagara tra suggestioni africane, ritmiche footwork e psichedelia elettronica. Il viaggio prosegue con l’avventura vudù di “Totem” e l’esperimento di destrutturazione di genere quale è Line, in collaborazione con la 19enne fiorentina Birthh. La parabola di questo Vangelo danzante è racchiusa in “Realismo magico”, un brano veramente unico, figlio di un incastro perfetto tra le idee sonore di Popolous e dei nostri predicatori. “Club puritate” è il brano con cui guarire i peccatori dalle tentazioni della EDM mentre l’esilarante sadismo de “I miei nemici” feat. Radio Maria mette in luce i tratti più violenti del Salmo numero 18 dell’Antico Testamento: “e ho distrutto quelli che mi odiavano”. Il rito si chiude sulle note ronzanti di “Funeral Party”; il trionfo dei nativi del groove.
Intervista
Da dove nasce “Inner Vox” e perché avete scelto questo titolo?
Il progetto ha avuto origine due anni fa e nasce dalla nostra esperienza in consolle nei club. Abbiamo unito la bass music a proposte provocatoriamente provenienti da altri ambiti. Abbiamo lasciato confluire in un unico contesto sonoro suggestioni diverse avvalendoci di una costante verifica del flusso narrativo attraverso la reazione del pubblico sul dance floor. Man mano che questo gioco si faceva più sistematico, abbiamo cominciato ad integrare dei beats e a creare delle strutture ritmiche più complesse. Questa nostra attività artistica è scissa da quella connessa ai Subsonica, abbiamo creato un ambito narrativo con giacche, crocifissi e led cinesi, ci siamo messi a giocare a redimere i peccatori, abbiamo provato ad unire la fisicità del dancefloor con degli input spirituali per cui ci sono anche temi che vanno oltre il gioco. C’è un elemento che collega Demonology Hifi ai Subsonica: la pulsazione, il ritmo, la musica che suscita un coinvolgimento fisico. Se prima la tessitura ritmica doveva essere racchiusa all’interno della forma canzone e costretta all’interno di linee melodiche preesistenti qui, invece, rappresenta l’elemento di partenza.
Cosa racchiude la scelta di questo titolo?
“Inner Vox” identifica il percorso tematico e narrativo del disco. La voce è quella della coscienza, ci sono anche ronzii di insetti processati nell’autotune all’interno di un simbolismo collettivo. Più nello specifico abbiamo dato potenza alla pulsazione e al ritmo rifacendoci alla musica “bass” che si distacca dalla cassa in quattro. La nostra idea era quella di non rifarci a suoni già prestabiliti, abbiamo cercato di creare un suono riconoscibile ma non riconducibile a qualcosa di già noto.
Demonology HiFi ph Emanuele Basile
Cosa ci dite degli ospiti presenti nel disco?
Non ci sono nomi sensazionali o accostamenti iperbolici. Ci siamo riferiti ad una nuova generazione di musicisti italiani. Stiamo vivendo una fase molto interessante contraddistinta da un approccio alla musica oltreconfine senza legami con alcun tipo di territorialità specifica. Il primo esempio che facciamo è quello di Birthh, una diciannovenne fiorentina, il secondo è quello dei Niagara. Parliamo di artisti giovani che si sono integrati all’interno di uno scenario internazionale e che non si sentono intrepreti di serie B come magari poteva accadere in passato. Si tratta di italiani di nascita capaci di veicolare caratteristiche melodiche peculiari e di rapportarsi con la scena internazionale. Populous non è un cantante ma ha comunque dato un’impronta molto particolare al brano che lo riguarda. Bunna degli Africa Unite conferma la grande influenza africana riflessa in questo disco.
E Cosmo?
Lui è arrivato alla fine del percorso. Inizialmente il suo brano faceva da base ad un documentario della BBC ma, visto che ci sarebbero stati problemi sicuramente dei legati ai diritti, abbiamo deciso di coinvolgere un cantante. Alla luce del fatto che il 2016 è stato un anno molto interessante in tutti gli ambiti della musica italiana, Cosmo in particolare ha rappresentato il tipo di musicista in grado di arrivare alla radio dopo aver creato un rapporto radicato con il pubblico. Abbiamo scelto lui per amicizia e per conoscenza grazie alla vicinanza territoriale. Inizialmente l’album nasceva in inglese poi Cosmo ha proposto l’italiano e noi ovviamente l’abbiamo lasciato libero di fare esattamente quello che voleva. Quando i discografici l’hanno scelto come singolo, siamo rimasti sorpresi, il nostro intento non è scalare la classifica anche se la storia ci insegna che in casi come questi non sono mancate le sorprese.
Qual è la reale vocazione di questo album?
Il disco è ispirato dal dancefloor. In questi anni di sperimentazione abbiamo avuto la possibilità di fare dei test direttamente in consolle. Se sgarri un bpm o se un pezzo è più fiacco lo vedi subito. C’è un rapporto molto appassionante tra la musica che stai scegliendo o producendo e quello che essa che suscita in pista. In due anni abbiamo testato le frequenze basse attraverso minuziose verifiche ai missaggi ed una lunga fase di studio che ci ha portato a questo risultato finale.
Quali influenze fanno capolino nelle tracce che compongono la tracklist?
Si tratta principalmente di musica di derivazione black senza la classica interpretazione letterale di singoli generi. Nei live continueremo a mescolare le nostre tracce con quelle di altri, abbiamo scelto di non sottostare alla rigidità, usiamo qualche suggestione purchè sia funzionale ed inserita in un percorso da dj. Quello che vorremmo creare è un flusso sonoro consistente che permetta alla pista di fare un viaggio nella musica da ballare senza alcuna specifica di genere.
Una nota di specifica relativa ai tempi dispari…
Già coi Subsonica abbiamo cercato e trovato la via per renderli fruibili. Pensiamo a “Disco labirinto”, “Nuvole rapide”, “Una nave in una foresta”. Se la programmazione del timbro è fluida, la disparità del tempo non viene recepita come ostacolo. In questo disco abbiamo schiacciato ancora di più il piede sull’acceleratore e anche nei dj set la pista non si ferma anzi, funziona tutto bene.
Demonology HiFi – Max Casacci – Enrico Matta
Il brano più curioso è “Realismo magico”. Ci raccontate come è stato realizzato?
Populous l’abbiamo conosciuto a Bari e man mano che il brano veniva fuori accarezzavamo sempre più l’idea di coinvolgerlo. Quando inizialmente ci ha proposto una cumbia eravamo un po’ scettici, poi ho messo mano al balaphone africano e, grazie alle intuizioni di Ninja, il brano è diventato molto surreale, una cavalcata drum and bass. Di solito l’interscambio di file è una soluzione sterile ma in questo caso lavorare a distanza su suggestioni diverse ha dato vita a qualcosa che non ci sarebbe mai potuta essere in tempo reale. Il titolo l’ha proposto Populous e si ispira ad una corrente letterario-pittorica di inizio ‘900 radicata in centro America.
E “I miei nemici?
Già da qualche tempo usavamo anche un po’ per gioco le voci dei predicatori con l’intento di invitare chi ci ascoltava a spurgare l’anima attraverso la musica. Una mattina eravamo sintonizzati su Radio Maria e ci siamo imbattuti nella voce di un predicatore dall’accento apolide mentre recitava il salmo 18, uno dei più violenti dell’Antico Testamento. In quel momento stavamo lavorando ad un brano di suggestione metal e ci sembrava perfetto questo gioco di abbinamenti. Il tutto è stato abbastanza semplice, la voce si poggiava perfettamente sulla base, abbiamo solo scelto le frasi più significative e creato il pezzo.
Perché avete scelto di pubblicare un disco fisico?
Siamo ragazzi del ‘900 (ridono ndr) e crediamo che il progetto in forma liquida avrebbe perso credibilità dal punto di vista narrativo. Il disco è un supporto necessario, tutti i pezzi sono uniti dall’idea di dialogo interiore, si esprimono in modo tattile e poi il supporto fisico ci serviva anche per non cedere alla tentazione di aggiungere nuove suggestioni e a darci una tempistica necessaria senza dimenticare il valore del confronto tra la prima e l’ultima traccia. Qui più che di collezione si parla di percorso. Abbiamo ritenuto giusto fotografare quello che c’era da dire in un determinato momento, in caso contrario sarebbe mancata l’idea di concetto unitario; forse questa è un’eredità culturale che per noi è essenziale.
Tanta cura per i dettagli in questo album…
Sì, abbiamo impiegato molto tempo anche a mixarlo. I missaggi venivano testati di volta in volta dal vivo e questo per noi ha rappresentato un grande vantaggio. Per il mastering del disco abbiamo scelto Beau Thomas; alla fine di una lunga e minuziosa selezione abbiamo capito che era colui che faceva al caso del nostro suono
Che tipo di riscontro avrà “Inner Vox” dal vivo?
I ragazzi riescono a trovare una fonte di divertimento in questo gioco di innesti. Sicuramente continueremo con i dj set con la progressiva aggiunta di strumenti ritmici e corde. Il primo pubblico che s’interfaccerà con il disco sarà un pubblico rock onnivoro, siamo in una fase in cui non ci sono più confini, fino agli anni ’90 la musica era un fenomeno religioso poi con gli anni zero e l’avvento della shuffle generation l’apertura mentale ha scardinato muri e limiti. Da direttore di Festival penso anche che potremmo essere invitati a chiudere le serate di qualche festival rock.
Il terzo album di MECNA, rapper classe 1987, s’intitola ”Lungomare Paranoia” (Macro Beats/A1 Entertainment) e arriva a due anni di distanza da “Laska”. Questo lavoro, composto da 12 brani senza featuring, segna un momento di svolta all’interno del percorso del giovane artista che, del tutto libero da imposizioni e ragionamenti commerciali, ha pubblicato questo disco a sorpresa dopo averci lavorato in maniera spontanea e immediata. Il punto di forza di questo album è la capacità con cui Mecna è riuscito a raccontarsi in modo intimo e personale attraverso liriche autobiografiche ma mai autoreferenziali. La qualità del lavoro, registrato al Macro Beats Studio da Mirko Filice e Raffaele Giannuzzi, mixato e masterizzato da Gigi Barocco allo Studio 104 di Milano, sta nella ricerca di formule sonore evocative e sperimentali. Muovendosi sulla lunga scia di innovazione all’interno dello scenario rap italiano, Mecna sceglie di coniugare l’anima al suono grazie ad un linguaggio incisivo e concreto.
Mecna ph Mattia Buffoli
A dettare la trama del disco è il titolo “Lungomare paranoia”: un’immagine destabilizzante, ispirata a lungi viaggi in treno verso Foggia, che rimanda il pensiero ai concetti di desolazione e solitudine. Tra le tematiche affrontate spiccano i rapporti interpersonali: tra amici, tra parenti, tra partners. Fare i conti con la fine di un qualsiasi rapporto è doloroso, ci impone dei cambiamenti a cui non eravamo preparati, ci obbliga ad affrontare e metabolizzare il fallimento. La fallibilità si sa, fa male, sembra quasi vietata in quest’epoca di falsi vincitori. Come possiamo superare questo limite? Convivere con la consapevolezza che, sebbene i rapporti possano finire, quello che ci hanno lasciato sarà comunque una parte del nostro modo di essere per il resto della vita. Il merito di Mecna, in questo caso, è essere stato in grado di trasformare queste paranoie in canzoni, un atto di coraggio che trova i momenti migliori in “Infinito” e “Labirinto”. Schiacciati sotto strati di insicurezze e successo, ecco i nostri sentimenti sparsi dentro frasi consolazione: Mecna scrive per vedere cosa c’è e ce lo fa vedere.
Raffaella Sbrescia
Video: In tempo non ci basterà
TRACKLIST:
01. Acque profonde
02. Vieni via
03. Infinito
04. Malibu
05. 71100
06. Soldi per me
07. Labirinto
08. Nonostante sia
09. Superman
10. Non serve
11. Il tempo non ci basterà
12. Buon compleanno
INSTORE TOUR
lun. 16 gennaio - TORINO - Feltrinelli, Stazione Porta Nuova – ORE 17:00
mar. 17 gennaio - BOLOGNA - Feltrinelli, Piazza Ravegnana – ORE 17:00
mer. 18 gennaio - FIRENZE - Galleria Del Disco – ORE 17:00
gio. 19 gennaio - PERUGIA - Taboo – ORE 17.00
ven. 20 gennaio - ROMA - Discoteca Laziale – ORE 17:00
sab. 21 gennaio - NAPOLI - Feltrinelli, Stazione Centrale – ORE 16:00
dom. 22 gennaio - FOGGIA - Mondadori Bookstore Via Oberdan – ORE 16:00
lun. 23 gennaio - LECCE - Feltrinelli, Via Templari – ORE 15:00 + BARI - Feltrinelli Via Melo – ORE 18:30
mar. 24 gennaio - PALERMO - Mondadori Via Ruggero Settimo – ORE 16:00
mer. 25 gennaio - CATANIA - Feltrinelli Via Etnea – ORE 16:00
gio. 26 gennaio - COSENZA - Feltrinelli Corso Mazzini – ORE 16:00
ven. 27 gennaio - PADOVA - Mondadori, P.zza Insurrezione – ORE 15:00 + VERONA Feltrinelli Stazione – ORE 18.00
sab. 28 gennaio - GENOVA - Mondadori Via XX Settembre – ORE 16:00
“Lungomare Paranoia” TOUR con Lvnar e Alessandro Cianci
Dal 18 Febbraio MECNA tornerà in TOUR nei club della Penisola per presentare dal vivo il nuovo album, supportato dal dj e producer Lvnar e daAlessandro Cianciai synth, chitarra elettrica e voci. Il nuovo show dalle atmosfere internazionali sarà ancora più trascinante, accompagnato da visual inediti che arricchiranno di nuove suggestioni i brani di “Lungomare Paranoia” e le hit di “Laska”, “Disco Inverno” e dei suoi primi Ep nuovamente riarrangiate per l’occasione.
Ecco le prime date confermate del “Lungomare Paranoia” TOUR:
18 Febbraio – Santeria Social Club - MILANO (prevendite: http://bit.ly/2jb1qa3)
03 Marzo – Hiroshima Mon Amour - TORINO (prevendite: http://bit.ly/2ismAlb)
04 Marzo – Casa della Musica - NAPOLI (prevendite: (http://bit.ly/2iWUhJA)
10 Marzo – New Age Club – Roncade, TREVISO (prevendite: http://bit.ly/2jjglkP)
11 Marzo – Locomotiv Club - BOLOGNA
18 Marzo – Afterlife Live Club - PERUGIA
25 Marzo – Fab - PRATO
31 Marzo – Quirinetta - ROMA
01 Aprile – Latteria Molloy - BRESCIA
08 Aprile – Casa delle Arti – Conversano, BARI
L’8 gennaio è stato pubblicato “No Plan” l’EP che contiene 4 pezzi: “No Plan”, “Killing a Little Time”, “When I Met You” e “Lazarus”, il singolo di ★, il 28esimo e ultimo album di David Bowie. Le prime tre tracce erano presenti in “Lazarus Cast Album”, pubblicato il 21 ottobre, e ora sono disponibili separatamente su tutte le piattaforme di streaming e di download.
La regia del video di “No Plan” è di Tom Hingston che aveva già collaborato con Bowie per il premiato video di “Sue (Or In A Season Of Crime)”, dalla raccolta “Nothing Has Changed”, e aggiunge un potente racconto in immagini alla forza ipnotica di una ballad definita da Rolling Stone America (che l’ha messa al #4 nella sua classifica delle 50 Best Songs del 2016) come “un magnifico finale… l’ultimo segnale lanciato dall’universo di Bowie”.
La registrazione del brano di “No Plan” è avvenuta contemporaneamente a quella di ★. Nonostante non siano stati annunciati, il video di “No Plan” ha superato le 500mila views nelle prime 24 ore, mentre l’EP ha raggiunto la prima posizione su iTunes in 11 Paesi (tra i quali UK, Irlanda, Norvegia) e ha dominato la top 20 in più di 30 Paesi.
L’8 gennaio era anche l’anniversario dell’uscita di ★, l’album che è riuscito a crescere sempre di più in questi 12 mesi diventando una pietra miliare della produzione di Bowie sia dal punto di vista commerciale che della critica. Ha raggiunto il #1 in più di 20 Paesi (per la prima per Bowie anche in U.S.), ha chiuso il 2016 con 5 nomination ai Grammy (Best Rock Performance, Best Rock Song, Best Alternative Music Album, Best Recording Package e Best Engineered Album -Non-Classical).
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