Luciano Ligabue presenta “Made in Italy”. Recensione ed intervista

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Esce oggi “MADE IN ITALY” (Zoo Aperto/Warner Music), l’atteso ventesimo disco, e undicesimo di inediti, della carriera di Luciano Ligabue. Frutto di una trance e di un flusso creativo inarrestabile, questo nuovo lavoro è un concept album concepito seguendo un humus artistico basato sulla frizione data da un contrasto specifico: un forte amore per l’Italia ed un altrettanto forte sentimento di ira contro le problematiche che ci attanagliano. Una sorta di amore “frustrato” in cui Riko, il protagonista della storia raccontata in questo disco, viene mandato all’avanscoperta da Ligabue che ne impersonifica i panni. Nel pieno di una crisi esistenziale Riko punta il dito con veemenza ma alla fine è dentro di sé che si compie il vero percorso evolutivo. Lui, che non ha fatto in tempo a decidere per sé, che si è sposato troppo presto, che si affida al venerdì sera per non scoppiare, raggiunge piena consapevolezza alla fine del disco mostrandoci un barlume di speranza. Le disavventure di Riko danno a Ligabue la libertà di giocare con nuovi generi, di parlare in modo più diretto e “sporco”, di affrontare tematiche scottanti. Libero più del solito ma anche responsabile più del solito, Ligabue offre una propria visione delle cose ma descrive bene anche la nostra guerra per la sopravvivenza quotidiana. Prodotto da Luciano Luisi, con musiche, testi e arrangiamenti di Luciano Ligabue, “MADE IN ITALY” è stato suonato da Luciano Luisi (tastiere, cori), Max Cottafavi (chitarre), Federico Poggipollini (chitarre elettriche, cori), Davide Pezzin (basso), Michael Urbano (batteria, percussioni), Massimo Greco (tromba e flicorno), Emiliano Vernizzi (sax tenore) e Corrado Terzi (sax baritono). A questo proposito occorre sottolineare il fatto che gli arrangiamenti del disco restituiscono quella stessa urgenza espressiva con cui nasce questo disco che, in sintesi, è una lettera d’amore al rock’n’roll.

 Intervista

 Da cosa nasce l’idea di un concept album?

Mentre facevo il giro del mondo con i miei concerti, nonostante l’euforia sentivo nostalgia dell’Italia e dei suoi difetti. Mi capitava spesso di fare il confronto tra le grandi metropoli e le nostre città, mi domandavo se ai tanti italiani che venivano ai miei concerti mancasse l’Italia e quanto e come. Fin dai tempi di “Buonanotte all’Italia” ho cercato di raccontare un rapporto sentimentale con questo paese, io non racconto la cronaca bensì i miei sentimenti nei riguardi di questo paese.

Come hai assemblato le canzoni?

Non avevo messo in preventivo che questo dovesse essere il mio prossimo album, le canzoni sono arrivate una dopo l’altra con estrema facilità. Quando ho pensato al disco avevo il punto a) Riko presenta la propria crisi esistenziale e il punto b) la presa di coscienza e la consapevolezza di Riko. In seguito sono state le canzoni a portarmi a spasso, in certi casi sono andato a scavare nei cassetti, un esempio di questo tipo è il brano “Dottoressa” che aveva un altro testo. Alcuni dei brani nuovi sono rimasti fuori, altri li ho scritti dopo, specialmente quelli di passaggio come possono esserlo “Apperò”, “Quasi uscito”, “Menomale”.

Ti sei chiesto come mai stavolta hai voluto parlare in prima persona?

Una sera abbiamo suonato in un famosissimo locale di Los Angeles, il “Whisky a Go Go”, lì dove avevano suonato tutti i più grandi, mi sono lasciato influenzare da questa magica atmosfera americana. Il giorno seguente ho prenotato lo studio dei Foo Fighters, lo stesso in cui c’è ancora il mixer con cui i Nirvana hanno registrato “Nevermind”, lì è stata registrata “Non ho che te”, un brano che affronta una frizione emotiva e che mi ha spinto a domandarmi perché stessi raccontando qualcosa in prima persona. Al mio ritorno a casa si sono spente le luci. Ecco, in quel momento di buio così forte e intenso per me, ho cercato di capire se questo Riko facesse parte della vita che avrei vissuto nel caso non avessi fatto questo mestiere oppure se si trattasse di un alter ego o di una parte di me.

Le canzoni sono caratterizzate da un linguaggio diretto. Perché?

 Riko è molto più incazzato di me, ha molti meno privilegi e questo mi ha messo in una condizione di libertà maggiore rispetto al solito. In questo progetto ho la totale responsabilità di quanto fatto. Mi sono lasciato prendere la mano nel giocare con generi mai affrontati come reggae, ska, skwing, rithm’n’blues e ritmiche diverse.

Ligabue ph Toni Thorimbert e Jarno Iotti

Ligabue ph Toni Thorimbert e Jarno Iotti

Avete registrato i brani in presa diretta e senza partitura…come è andata?

Ho voluto trasmettere le canzoni ai miei musicisti con la stessa urgenza con cui erano nate. Ho incontrato Luisi mentre stava facendo i missaggi di Campovolo e siamo partiti subito per una nuova storia. Le parti di arrangiamento sono rimaste quelle, Luisi si è innamorato dei riff che avevo fatto per realizzare le demo. Il fatto è che io non sono un chitarrista, uso la chitarra per accompagnarmi, motivo per il quale i chitarristi hanno dovuto fare una sorta di lavoro in bella copia per rispettare quell’urgenza creativa iniziale.

Il nocciolo dell’album è privato anche per forza di cose si rivolge ad un pubblico. Qual è la Giungla di Riko e qual è la tua?

“G come giungla” racchiude davvero un’espressione di rabbia. Riko preferisce avere avuto una disillusione tanto forte ma averci potuto credere; insomma il prezzo della disillusione è un buon prezzo. Allo stesso tempo, però, Riko è anche il diminutivo di Riccardo, il mio secondo nome. Si sa come la penso, molte promesse fatte da quella politica sono state disattese, non ho né i strumenti né la voglia di capire le colpe, so solo che quella forbice tra primi e ultimi è sempre più larga, il sistema è sempre più radicato e questo per me è motivo di fallimento di una civiltà. In questo brano esprimo ovviamente anche un mio pensiero, da 35 anni frequento un gruppo di 20-25 amici, abbiamo affittato una casa in cui abbiamo ricreato la nostra idea di bar, spesso affrontiamo lunghe discussioni sui temi attuali, tra questi l’ingiustizia fiscale è un argomento molto sentito, le informazioni le ho raccolte di prima mano, guardando la loro vena sul collo ed il furore con cui si toccano certe tematiche calde.

Raccontaci di questa copertina.

Collaboro da diverso tempo con Paolo De Francesco, in genere gli chiedo tre cose: mai mettere la mia faccia in copertina (un vezzo che ho da sempre), poi scelgo un’immagine sola o tante immagini. In questo caso venivamo da “Mondovisione” in cui c’era un mondo accartocciato perciò abbiamo voluto mettere tante cose. A questo aggiungo un’altra elemento: vivo con l’illusione che ci sia ancora qualcuno che comprandosi un disco faccia qualcosa che facevo io quando compravo un vinile, ovvero andare aldilà delle canzoni e capire una storia interagendo anche con la parte grafica del lavoro.

Qual è il cambiamento necessario per sopravvivere a questo mondo?

Dobbiamo capire il nostro posto nel mondo, il motivo per cui non riusciamo ad incidere su un sistema tanto radicato. Il contributo di ciascuno di noi pare dalla consapevolezza verso se stessi.

Quanto spazio avrà il disco nel nuovo tour?

Sicuramente lo suoneremo tutto. Devo ancora capire se infliggere al pubblico queste canzoni in un blocco unico o se spezzettarle. La cosa più giusta sarebbe raccontare questa storia per intero però io voglio anche fare felice chi viene a sentirmi quindi mi riservo di capire cosa fare.

In questo disco fai una critica ai media…

Più che altro c’è una rilevazione: si è costretti ad un’informazione sempre più veloce ed urlata che fa il paio con quella dei politici. La colpa non va alla categoria, è la società che va così, i social impongono una velocità diversa, le notizie su internet devono avere un’efficacia diversa ma questo non fa bene né agli utenti né a chi fa questo lavoro; non riusciamo a metabolizzare le notizie perché si passa subito ad altro e non permettiamo alla nostra risposta emotiva di fare il lavoro che dovrebbe.

Quale Italia esce da questo ritratto?

In Italia piena di difetti ma amatissima da Riko che non ne vuole sapere di abbandonare le sue radici, non pensa mai neanche una volta di andarsene.

Video: Made in Italy

E Carnevale chi è?

Per il momento ha le sembianze di un espediente narrativo ma magari non è finita qui…

I riferimenti musicali di questi album?

“Quadrophenia” degli Who è l’album che ho ascoltato di più. Sono andato a sentirli a Milano recentemente e ne “La vita facile” c’è anche un omaggio a loro.

Qual è la morale che emerge da questo disco?

La prima rivoluzione da fare è con se stessi. L’odissea che compie Riko va esattamente in questa direzione. Il fatto che lui sia incazzato con il mondo esterno è giusto ma il percorso che compie è di tipo interiore. Riko non sa come fare per far sentire la sua voce e per fare in modo che uno come lui possa incidere al di fuori. Paradossalmente la sua partecipazione alla manifestazione e la conseguente manganellata innescano uno switch on che gli consente una nuova chance per la svolta personale.

Pensi che questo album possa mettere alla prova i tuoi fans?

Avendo sempre bisogno di confrontarmi con un strumento di consenso popolare non ho mai la garanzia che quello che scrivo possa piacere o che sia quello che i miei fan vogliono sentire. Se c’è una cosa che ho capito è di non capirci quasi niente con le canzoni. Non è una dichiarazione di falsa modestia, ogni volta non so come sarà la risposta del pubblico e, dato che stavolta il cambiamento sarà più grosso, sono un po’ più agitato perché questo progetto resterà. In ogni caso il verdetto lo darà il pubblico, come sempre.

Anche tu hai il tuo venerdì?

Sì, certo. Il mio è molto meno spericolato, quello è il posto in cui ancora rido grazie al rapporto molto forte che ho con i miei amici.

Il flusso creativo con cui è nato questo album testimonia freschezza ed energia…

Se penso al mio primo album, così grezzo e così pieno di identità, non posso pensare di avere quella stessa energia, qui c’è inevitabilmente l’esperienza di anni, non può esserci l’incoscienza, c’è per un impulso: ho lasciato che le cose fluissero.

Ligabue ph jarno-Iotti

Ligabue ph jarno-Iotti

Quello che emerge alla fine è “Un’altra realtà”?

Non rinuncio alla speranza. Certo che si vedrà un’altra realtà, sono i bambini a cantarlo. In questo momento la speranza è considerata un sentimento per sfigati ma io sono fatto così, preferisco passare per ingenuo ma questo è il messaggio che voglio trasmettere.

Ti sei già espresso in merito alla questione del Secondary Ticketing Market. Alla luce delle nuove indagini in corso, cosa vorresti aggiungere?

Quando stabiliamo il prezzo dei biglietti dei concerti teniamo in considerazione diverse cose. Il mio diktat è sempre lo stesso: mantenere un prezzo contenuto per il pubblico. Abbiamo sempre cercato di fare in modo di arginare questo fenomeno, chi lascia decuplicare i prezzi dei biglietti ci rema contro. Dal 2009 facciamo informazione sui tutti i nostri canali, abbiamo cercato di fare una black list. Adesso sarà importante capire cosa farà il governo per aiutarci ad estinguere questo cancro.

Raffaella Sbrescia

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La tracklist dell’album: “La Vita Facile”; “Mi Chiamano Tutti Riko”; “È Venerdì, Non Mi Rompete I Coglioni”; “Vittime E Complici”; “Meno Male”; “G Come Giungla”; “Ho Fatto In Tempo Ad Avere Un Futuro”; “L’Occhio Del Ciclone”; “Quasi Uscito”; “Dottoressa”; “I Miei Quindici Minuti”; “Apperò”; “Made In Italy”; “Un’Altra Realtà”.

Dopo “Liga Rock Park” (oltre 130.000 presenze), e la pubblicazione del disco “MADE IN ITALY”, Ligabue nel 2017 sarà protagonista nei palasport di tutta Italia per presentare i brani contenuti nel nuovo album, oltre ai suoi grandi successi.

 

Con oltre 200.000 biglietti venduti, queste le date attualmente confermate del “MADE IN ITALY - PALASPORT 2017”: 3, 4, 6 e 7 febbraio al PalaLottomatica di Roma14, 15 e 17 febbraio al Pal’Art Hotel di Acireale (CT); 20 e 21 febbraio al Palasport di Reggio Calabria23, 24 e 25 febbraio al PalaFlorio di Bari; 27 e 28 febbraio al PalaSele di Eboli3 e 4 marzo al PalaMaggiò di Caserta; 6 e 7 marzo al PalaEvangelisti di Perugia; 10 marzo al Modigliani Forum di Livorno13 e 14 marzo al Mediolanum Forum (Assago) di Milano17 marzo al PalaTrieste di Trieste; 20 marzo all’Adriatic Arena di Pesaro22 e 23 marzo al Nelson Mandela Forum di Firenze28 e 29 marzo al Pala Alpitour di Torino1 e 2 aprile alla Fiera di Brescia4 e 5 aprile al Mediolanum Forum (Assago) di Milano; al 7 e 8 aprile all’Unipol Arena di Bologna10 aprile al 105 Stadium di Rimini19 aprile al Palaonda di Bolzano21 e 22 aprile all’Arena Spettacoli Fiera di Padova24 aprile al Palaprometeo di Ancona.

Vista la grande richiesta da tutte le regioni di Italia gli organizzatori informano che prossimamente saranno inserite in calendario anche date anche in Liguria e Sardegna.

I biglietti del “MADE IN ITALY - PALASPORT 2017” sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita abituali.

Luciano Ligabue tiene a battesimo le serate FoxLive che arricchiscono l’offerta dei canali Fox con i big della musica italiana. Il 23 novembre alle 21:00, in contemporanea su FOX FoxLife (canale 112 e 114 di Sky), due eventi in prima visione assoluta con Luciano Ligabue protagonista. Il docufilm Made in Italy e il best of del Liga Rock Park di Monza, concerto evento del 2016. Il docufilm è il racconto per immagini della creazione del nuovo concept album dell’artista emiliano. La struttura del disco si riflette in quella del docufilm in un gioco coerente di rimandi, seguendo il percorso creativo di Ligabue, dall’ideazione alla registrazione con la band. Il documentario ha la stessa anima rock dell’album, accelera col ritmo di un assolo di chitarra per fermarsi poi a riflettere come in una ballata elettrica. Il docufilm è scritto da Emanuele Milasi e Alessia Rotondo, per la regia di Valentina Be.

A partire dalle ore 22.00 di mercoledì 23 novembre, in contemporanea con FoxLive, RTL 102.5 trasmetterà in radio il best of di “Liga Rock Park”, il doppio evento live il 24 e 25 settembre al Parco di Monza.

Mengoni live a Milano: quando un concerto diventa l’occasione per conoscere se stessi

Marco Mengoni live @Mediolanum Forum

Marco Mengoni live @Mediolanum Forum

Anno dopo anno, passo dopo passo, la favola di Marco Mengoni si è trasformata in una realtà sempre più solida. Anche le due nuove date al Mediolanum Forum di Assago, nell’ambito di MengoniLive2016, hanno visto esaurirsi i biglietti in men che non si dica, segno dell’invincibile affetto che il pubblico dimostra di avere nei confronti del giovane artista che, ancora una volta, si è mostrato in forma smagliante. Poche ma fondamentali le novità in scaletta: Marco lascia intatta la struttura portante dello spettacolo ma sceglie di fare degli strategici innesti. Più nello specifico parliamo di “Onde”, “Sai che” e “Se parlassimo” tre brani che faranno parte di MARCO MENGONI LIVE, il progetto discografico del cantautore che uscirà il 25 novembre prossimo su etichetta Sony Music e che rappresentano la prova di una nuova direzione ancora più marcatamente cantautorale intrapresa da Marco.

Marco Mengoni live @Mediolanum Forum

Marco Mengoni live @Mediolanum Forum

Piccola delusione per i fan di lungo corso che speravano nel ripescaggio di vecchie perle, Mengoni concentra la setlist sui successi tratti dalla sua playlist in divenire dedicando particolare attenzione non solo agli arrangiamenti ma anche ai visuals e alle luci. Nonostante l’imponenza della produzione futuristica, l’elemento che fa davvero la differenza in questo spettacolo è proprio la voce dell’artista, così poliedrica, così peculiare, così potente, così emozionante. Marco squarcia il petto, penetra a fondo negli angoli più bui dell’anima, riporta a galla emozioni, ricordi, sentimenti, sensazioni che con gli anni avevamo imparato a seppellire seguendo l’avvilente tendenza alla disillusione e al disincanto.

Marco Mengoni live @Mediolanum Forum

Marco Mengoni live @Mediolanum Forum

Una delle qualità che bisogna riconoscere a Mengoni è questa grande poliedricità che gli consente di passare con nonchalance da struggenti ballads strappalacrime a brani uptempo carichi di adrenalina trasformando il concerto in un’esperienza veramente completa. L’intro dello show è riservata a “Ti ho voluto bene veramente”, seguita da “Non me ne accorgo”, “Nemmeno un grammo” e “Parole in circolo”. Sempre intensa l’antologica “Esseri umani” anche se ad innescare lo switch on emotivo è “Ricorderai l’amore”, opportunamente rivisitata in inglese. Ottimo il connubio “One dance” con la nuova “Onde”, magistrale l’interpretazione di “In un giorno qualunque”, un brano che è stato disegnato sulla pelle di Marco e che dopo tanti anni rimane uno dei più intensi del suo repertorio. Lo slot comprensivo di “Non passerai”, “Solo due satelliti”, “L’essenziale”, “La valle dei Re” è il migliore perché è in questa fase del concerto che Marco dà tutto il meglio di sè: libero, disinvolto, padrone assoluto della scena e catalizzatore totalizzante delle attenzioni di tutti. Irresistibile e sensuale il medley disco con “Una parola”, “I feel love”, cover del brano di Donna Summer, e “Io ti aspetto.  Immancabile l’amatissima “Guerriero”, irriverente e sfiziosa la sorpresa finale con due cover reggae come Jammin’ e Could You Be Loved di Bob Marley, impreziosite dall’energico contributo dei Bamboo.

Marco Mengoni live @Mediolanum Forum

Marco Mengoni live @Mediolanum Forum

Grazie Marco, ci hai emozionato e ci hai fatto divertire, ci hai commosso e ci hai sorpreso. Ora conquista il pubblico europeo e poi riposati, raccogli le energie e poi lasciaci tutti senza fiato con un disco che solo tu, con la tua incredibile voce, puoi permetterti di fare.

Raffaella Sbrescia

La scaletta del concerto:

1. Intro – Ti ho voluto bene veramente

2. Non me ne accorgo

3. Nemmeno un grammo

4. Parole in circolo

5. Intro – Esseri umani

6. Ricorderai l’amore

7. Intro – One Dance – Onde

8. Intro – Pronto a correre

9. Sai che

10. Ad occhi chiusi

11. In un giorno qualunque

12. Tonight

13. I got the fear

14. Freedom

15. Se imparassimo

16. Non passerai

17. Solo due satelliti

18. L’essenziale

19. Intro – La valle dei re

20. Medley disco: Intro – Una parola – I feel love – Io ti aspetto

BIS

21. Intro – Guerriero

22Medley reggae

“20 Years World Tour”: il ritorno dei Placebo a Milano è da raccontare ai posteri

Placebo -Mediolanum Forum - Milano

Placebo -Mediolanum Forum – Milano

Un concerto da antologia, un evento nell’evento, un momento da raccontare ai posteri. Il “20 Years World Tour” ha riportato i Placebo in Italia per un’unica data sold out al Mediolanum Forum di Assago per una serata storica. Brian Molko e Stefan Olsdal, fondatori e unici due titolari dell’ex trio, insieme alla band composta da Bill Lloyd, Nick Gavrilovic, Fiona Brice e Matthew Lunn hanno dato un esplosivo benvenuto alla loro festa di compleanno con una scaletta succulenta e ricca di canzoni rimaste chiuse nei cassetti per svariato tempo. La celebrazione dei 20 anni della band inglese ha, tra l’altro, un forte legame con Milano; la città lombarda li accolse, infatti, nel lontano 1996 in occasione del live al Palatrussardi in apertura ad uno dei loro più grandi modelli: David Bowie. Partito alle 21 in punto con un omaggio a Leonard Cohen, lo show è stato scandito da una cavalcata di successi storici della band. Un concerto da “dentro o fuori”, una full immersion con il cuore in gola ed il respiro in apnea. I Placebo hanno scavato a piene mani all’interno del loro forziere dando spazio anche ai brani più commerciali. Tra le perle del concerto in oggetto c’è “Pure Morning”, rimasto per tanto tempo rinchiuso nelle segrete della band britannica.

Placebo -Mediolanum Forum - Milano

Placebo -Mediolanum Forum – Milano

Con questa summa della loro avventura musicale, i Placebo hanno voluto premiare la pazienza dei fans, ad arricchire tutto l’insieme, inconfondibile timbro e l’imprevedibile piglio del leader Brian Molko. Se nella prima parte del concerto è stato dato più spazio alle ballad oscure, la seconda ha visto un’accentuata declinazione post-punk con potenti scariche di energia da cogliere a piene mani. In questo “gigantesco Truman Show, in cui ci ritroviamo a vivere, Brian Molko non ha voluto esimersi dal redarguire il pubblico dall’uso smodato dei telefonini: “Quella di perdervi l’intero concerto stando dietro uno schermo è una vostra scelta, non possiamo impedirvi di registrare ma ricordatevi che l’audio che vi porterete a casa sarà autentica merda”.

Placebo -Mediolanum Forum - Milano

Placebo -Mediolanum Forum – Milano

Ambiguità, mistero, fascino, carisma, queste sono le doti più evidenti di Molko, le stesse che l’artista ha raccolto in eredità dall’amato mentore David Bowie a cui ha dedicato il brano “Without you I’m nothing” con tanto di visuals proiettati sullo sfondo della scenografia. A proposito di luci, effetti e video, la parte visiva dello show è stata concepita in modo dettagliato e spettacolare, un modo per completare in maniera esaustiva un’esperienza di elevatissimo impatto emotivo tra vorticosi saliscendi. Un’autentica festa di compleanno organizzata a regola d’arte, un regalo che il pubblico ricorderà sicuramente a lungo.

 Raffaella Sbrescia

 La scaletta del concerto:

Pure Morning
Loud Like Love
Jesus Son
Soulmates
Special Needs
Lazarus
Too Many Friends
20 Years
I Know
Devil In The Details
Space Monkey
Exit Wounds
Protect Me From What I Want
Without You I’m Nothing
36 Degrees
Lady Of The Flowers
For What Its Worth
Slave To The Wage
Special K
Song To Say Goodbye
The Bitter End

Teenage Angst
Nancy Boy
Infra Red
Running Up That Hill

The Ramona Flowers: l’intervista alla electro indie pop band di Bristol

The Ramona Flowers

The Ramona Flowers

Li abbiamo conosciuti come band di supporto ai concerti dei White Lies, loro sono i The Ramona Flowers, una elecro indie pop band con base a Bristol. Il loro secondo album “Part Time Spies”, registrato presso i Distillery studios nell’autunno 2015, è un lavoro dalle sonorità accattivanti e dai contenuti attuali: si va dalla morte, al narcisismo imperante sui social networks, alla fine della privacy, alle notti brave e alle mattinate trascorse in hangover. Un disco in cui Steve Bird (vocals), Sam James (guitar), Wayne Jones (bass), Dave Betts (keyboards, guitar) and Ed Gallimore (drums) s’interrogano su tante questioni contemporanee senza troppi convenevoli. La loro capacità di svecchiare le sonorità anni ’80 attraverso l’uso spensierato dell’elettronica ha fatto sì che le loro performance dal vivo diventassero una fonte garantita di divertimento. La riprova l’abbiamo avuta grazie a 30 ricchi di minuti di show sul palco del Fabrique di Milano.

Intervista

Qual è il brano più intenso di “Part Time Spies”?

Bird: Sicuramente“Sharks”, un brano ispirato dalla precoce scomparsa di mio padre. Si tratta di una canzone molto intensa dal punto di vista emotivo, ogni volta che la canto mi trasmette qualcosa di forte. Avrei voluto scriverne molto tempo fa ma solo quando ho cominciato a lavorarci con il gruppo le parole sono finalmente uscite fuori.

Recentemente ti sei trasferito da Londra a Bristol per stare di più con il gruppo. Come hai vissuto questo passaggio?

Bird: Il fatto che io fossi a Londra mentre il resto del gruppo era a Bristol mi ha fatto realizzare quanto fosse importante stare insieme per poter sviluppare al meglio la nostra creatività. Prima che mi unissi al gruppo ero molto giù di morale, poi ho vissuto una sorta di “switch on”, ho capito che valeva la pena combattere e affrontare le avversità a pieno viso. Nel brano “Cold of the night” è racchiusa proprio questa presa di coscienza, ho risollevato me stesso.

Come è venuto fuori il pazzo video del brano “Skies Turn Gold”?

Questa canzone è il frutto del lavoro in studio di Betts e James. Il brano è incentrato sulla capacità che ciascuno di noi ha di ritagliarsi una dimensione spazio temporale individuale, nel video girato da FX Goby abbiamo cercato di rappresentare questo momento come una sorta di perdita della conoscenza.

E “Designer Life”?

Bird: Questo brano racchiude una mia invettiva contro i social media. Mi perplime guardare Instagram e scoprire che le persone non fanno altro che scattare dei selfie in cui ritraggono se stessi, non ho capito come sia potuto accadere che le persone potessero diventare così vuote e vacue.

The Ramona Flowers @ Fabrique

The Ramona Flowers @ Fabrique

Tra i brani più riusciti del disco c’è la traccia strumentale “Midnight Express”…

In questo brano la band è coinvolta al 100%, il contributo di ciascuno è stato fondamentale per dare un senso filmico al flusso delle note per cercare di mettere insieme tutti i tasselli.

Dirty World è ispirata ad un theme di Giorgio Moroder. Come è avvenuta la folgorazione?

 Stavamo girando intorno ad un synth, nel nostro subconscio abbiamo pensato a Giorgio Moroder e al film “Top Gun”. Non sapevamo se ci sembrava ottimo o pessimo ma alla fine è uscita fuori questa melodia accattivante e la canzone ha preso forma in modo diretto e spontaneo.Tutto succede per una ragione, in questo caso è stato un “incidente” fortunato.

Cosa bolle in pentola adesso?

Stiamo scrivendo molto e abbiamo molto materiale, probabilmente saremo più “bandy” e meno elettronici. In linea di massima ci stiamo limitando a scoprire cosa verrà fuori dal nostro stare insieme.

Raffaella Sbrescia

Video: Skies Turn Gold

The White Lies live al Fabrique: un amore ritrovato con l’Italia

 

The White Lies @ Fabrique

The White Lies @ Fabrique

Arrivati al quarto capitolo della loro saga dark-synthpop, i londinesi White Lies ritornano a Milano, più precisamente sul palco del Fabrique di Via Fantoli con un concerto vivo e pulsante fin dalle prime battute con la travolgente performance dei The Ramona Flowers in apertura. La gamma dei suoni della si amplia inglobando le sonorità dell’ultimo lavoro discografico “Friends” raggiungendo un risultato pieno e corposo. Dopo 3 anni di lunga assenza Harry McVeigh e soci riabbracciano il pubblico italiano con le loro atmosfere a tratti melanconiche, a tratti svolazzanti. La loro formula racchiude un continuo andirivieni tra presente e passato senza mai stancare lo spettatore. Flussi new wave e neoromanticismo s’intrecciano tra rimandi agli anni ’80 e futuristiche commistioni di electro synth pop. In scaletta fluttuano Take It Out On Me, Hold Back Your Love e Is My Love Enough? ma anche e soprattutto There Goes Our Love Again nonché l’acclamatissima ed amatissima To Lose My Life. Ancora pezzi tratti dal primo album come DeathFarewell To The FairgroundUnfinished Business e The Price Of Love creano particolare alchimia con il pubblico. La cifra stilistica dei White Lies si muove lungo i confini di atmosfere cupe; sarà forse per questo che la nuova ventata portata da “Friends” ha reso tutto il concerto molto godibile e senza momenti morti. I brani scelti per il bis sono Big TVCome On e Bigger Than Us, la triade perfetta per chiudere nel modo giusto una serata che serviva per rompere il ghiaccio e ricucire le fila di un amore, quello del pubblico italiano per i White Lies, che si era solo assopito un momento.

Raffaella Sbrescia

Tony Tammaro valica i confini della Campania. Intervista alla “generation icon” dei tamarri

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Conosciutissimo in Campania e semi conosciuto nel resto del paese, Tony Tammaro è una generation icon. Dopo 25 anni di carriera il cantore dei “tamarri” valicherà i confini campani per cinque concerti prodotti da L’Azzurra Management di Giovanni Brignola. Dopo il debutto casalingo al teatro Diana di Napoli (7/11), Tony approderà nel tempio milanese del rock (22/11 all’Alcatraz), in uno dei più antichi teatri della città di Bologna (24/11, Teatro Duse), nel covo della musica live romana (27/11, Jailbreak), prima di far ritorno al Teatro delle Arti di Salerno (29/11). Ad accompagnarlo on stage, una band composta da cinque musicisti - Nino Casapulla (tastiere), Luciano Aversana (chitarre), Paolo Pollastro (basso), TonyMartuccelli (batteria) e Rossella Bruno (cori). Vincitore tre volte del Festival Italiano della Musica Demenziale, Tony si è raccontato in questa intervista, andiamo a scoprirlo.

Tony, finalmente valichi i confini della Campania. Come mai proprio adesso?

Sono “appena” 25 anni che faccio il cantante e in tutto questo tempo ho girato in tutti i 540 comuni della Campania, anche più di una volta. Credo che abbia fatto abbastanza gavetta per poter affrontare il tour italiano. Ho avuto l’idea grazie al web: mentre chattavo con i miei fan, mi sono accorto che moltissimi di loro sono tutti emigrati al nord Italia quindi ho deciso di andarli a trovare.

Come sarà strutturato il live show?

Ho intitolato lo spettacolo “Tony Tammaro alla conquista dell’Italia” e ho ritenuto opportuno che tutti noi ci vestissimo adeguatamente per l’occasione. Avremo elmi, corazze, tuniche e accessori da antichi romani. I costumi di scena saranno curati da Annalisa Ciaramella. La filosofia alla base di questa scelta è: se deve esserci una conquista dell’Italia, è giusto attrezzarsi in modo adeguato. Per la scaletta sono un po’ in difficoltà, ho scritto 90 canzoni e per un concerto di due ore dovrò fare una precisa selezione. Sicuramente ci saranno tutti i classici del mio repertorio insieme ad altri più recenti, tratti dal mio ultimo lavoro “Tokyo Londra Scalea”. Sto facendo anche dei sondaggi sui miei canali social, credo che proverò ad accontentare più persone magari racchiudendo un po’ di brani in un medley.

Nei tuoi brani è sempre presente un sottotesto da cui si evince una forte personalità. Quali sono i tuoi interessi?

Sono un appassionato di musica jazz e leggo molto. Non ho la laurea, sono un autodidatta, le mie canzoni sembrano scritte da e per tamarri, la verità è che spesso le persone restano sorprese quando interagiscono con me. Ascolto di tutto e di più, sono un gran curioso, mi concentro soprattutto sugli arrangiamenti ma raramente mi sconvolgo. Mi sono emozionato quando vidi cantare Vasco Rossi “Vita spericolata” a Sanremo, quando ho ascoltato i Neri per Caso cantare a cappella e poi sono rimasto colpito dal fatto che una giovanissima cantante come Ariana Grande abbia le carte in regola per giocare alla pari con la grandissima Mariah Carey.

Come vive il tuo pubblico la tua persona e come vivi tu le persone che ti seguono?

Quando ero ragazzo andavo ai concerti, ogni volta che pensavo di avvicinare uno dei miei idoli c’era qualche bodyguard che mi menava. Da grande ho deciso che avrei avuto un rapporto diverso con i fans e così è stato. Quando finisco i concerti mi fermo tanto con loro, spesso mangiamo anche qualcosa insieme. In questo modo mi sono fatto tanti amici e continuo ad imparare tante cose ogni giorno.

Cosa significa essere un artista indipendente?

Ho iniziato 25 anni fa con l’autoproduzione, mi sono sempre autofinanziato e ogni volta che ho pubblicato qualcosa di nuovo mi sono sempre affidato al passaparola.

Tony Tammaro

Tony Tammaro

Quali sono state le evoluzioni e le involuzioni della figura dell’ “italcafone”?

Sono anni che osservo e studio le persone che vengono a sentirmi. Le mode sono cambiate, adesso tra il pubblico ci sono tanti studenti universitari molto più raffinati di un tempo. L’involuzione si vede soprattutto in rete ed in particolar modo sui social; la tamarragine è diventata qualcosa di violento e si presenta soprattutto in forma di insulti, calunnie ed offese gratuite.

Come si colloca il genere della musica demenziale all’interno dello scenario musicale contemporaneo?

Questo genere ha un ruolo molto marginale. Io ho scelto di arrivare al pubblico utilizzando la via melodica senza le mitragliate di parole che usano i rapper. Mi rifaccio ai vecchi poeti, gli stessi che hanno scritto le migliori pagine della musica classica napoletana, quelli che usavano le quartine. Io non uso scariche di parole, in genere mi fermo entro i limiti di un foglio A4.

Nel frattempo hai scritto qualcosa di nuovo?

Sono molto pigro e poi sono dell’idea che un artista debba scrivere solo quando ha qualcosa da dire. Diffido degli artisti troppo prolifici, io ho deciso di fare come i Beatles: mi fermo a 10, sono a 8 ma me la prenderò molto comoda, prima che esca un disco devo essere assolutamente sicuro che faccia ridere chi lo ascolta.

 Raffaella Sbrescia

Video: Fornacella

“Eutòpia”: il travolgente ritorno dei Litfiba. Venite a scoprire l’isola che c’è

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Dopo un lungo lavoro di gestazione, i Litfiba pubblicano “EUTÒPIA” (prodotto da TEG/Renzulli e distribuito da Sony Music Italy). Questo nuovo album si compone di 10 inediti nella versione CD ed offre due bonus track strumentali: “Tu non c’eri”, scritta da Piero Pelù, e “La danza di Minerva”, scritta da Ghigo Renzulli nella versione doppio vinile. Nel disco, registrato da Fabrizio Simoncioni in tre studi diversi dislocati tra Roma, Firenze e Prato, si spazia tra tanti generi musicali e svariate tematiche eppure il comune denominatore è sempre lo stesso: energia allo stato puro. Il titolo racchiude l’essenza di un manifesto, nonché lo spirito che innerva ogni singola traccia concepita nella classica formula chitarra e voce. Eutòpia è un luogo che non esiste ma che ci ostiniamo a sognare, un’isola felice dove approdano i sogni di chi lotta ad oltranza. “Se Eutòpia è un sogn oio voglio continuare, se Eutòpia è uno sbaglio, io voglio continuare a sbagliare, se Eutòpia è una lotta, io voglio continuare a lottare”, canta Piero Pelù nella title track lanciando un messaggio chiaro, lineare, diretto, senza filtro alcuno. Nell’Eutòpia dei Litfiba dunque tutto è possibile, l’unica regola è quella di avere il coraggio di portare avanti le proprie idee. Nel nuovo album c’è la rabbia, c’è l’amore, ci sono fantasie e meraviglie, urla e sussurri per un insieme testuale e sonoro intenso e stimolante in cui hanno suonato anche Luca Martelli (batteria), “Franky” Ciccio Li Causi (basso), Gianluca Venier (sintetizzatori), Antonio Aiazzi (pianoforte, mellotron), Fabrizio Simoncioni, Niccolò Fragile e Federico Sagona (tastiere).

Video: L’impossibile

Litfiba

Litfiba

L’ascolto si apre con “Dio del tuono” in cui veniamo correttamente definiti “figli dello spirito animale, nati con un urlo di dolore per cavalcare i mostri della mente”. Meglio maledetti che rincoglioniti, affermano i Litfiba, e non potremmo essere più d’accordo di così. La lettera ai potenti della terra è racchiusa ne “L’impossibile”, parole ed aggettivi sono l’artiglieria pesante di Pelù, accompagnato da un travolgente guitar solo nel finale con tanto di echi morriconiani a rendere più suggestivo il tutto. Dedicata a Lea Garofalo e alla figlia Denise, la canzone intitolata “Maria Coraggio” in cui ci si destreggia tra gente stronza, memoria corta e violenza assurda. “Siamo i mostri che avete creato”, accusa un ispiratissimo Piero Pelù in “Santi di Periferia”. Tra i brani più belli e più coinvolgenti c’è ‘In nome di Dio’, dedicata alle vittime dell’attentato terroristico al Bataclan. “Siamo carne da macello per un Dio che se ne fotte”, “la verità è dove non batte mai il sole”, “la verità è che siamo già nella terza guerra mondiale” con “il sangue nelle mani”. Veramente suggestiva la conclusione con voce e chitarre distorte: non siamo altro che “tumorati” di Dio. Immancabile un riferimento alla questione legata alla possibilità dell’installazione di un inceneritore nei pressi di Firenze e alla martoriatissima Terra dei fuochi in Campania nel brano “Intossicato”. Lucida descrizione dell’estraniamento individuale è “Straniero”: ci sentiamo in pericolo, in bilico, stranieri anche in casa e senza punti di riferimento. E poi c’è “Oltre” in cui i Litfiba propongono una svolta moderata ma decisa e costante: “Passo dopo passo rompo il ghiaccio”, “giorno dopo giorno è tuo il mondo”. Basta alle lamentele e all’autocommiserazione, è tempo di agire, di crederci, di riappropriarci della nostra essenza più autentica. Diamo ascolto ai Litfiba e facciamoci irradiare dalla loro dirompente energia.

 Raffaella Sbrescia

Ascolta qui l’album:

I Litfiba saranno protagonisti di un instore tour nelle principali città italiane, durante il quale incontreranno i fan e presenteranno il nuovo, atteso disco. Queste le date: sabato 12 novembre, a La Feltrinelli (Stazione Porta Nuova) di TORINO (inizio ore 18.00), lunedì 14 novembre a La Feltrinelli (Piazza Piemonte)di MILANO (inizio ore 18.30), mercoledì 16 novembre a La Feltrinelli (via Appia Nuova, 427) di ROMA (inizio ore 18.00), giovedì 17 novembre a La Feltrinelli (via Melo, 119) di BARI (inizio ore 18.30), venerdì 18 novembre alla Mondadori Bookstore di PALERMO (c/o CC Forum Palermo, via Pecoraino – inizio ore 17.30), sabato 19 novembre al Media World di CATANIA (c/o CC Porte di Catania, via Gelso Bianco – ore 18.00) e mercoledì 23 novembre a La Feltrinelli di NAPOLI(ore 18.00 – Piazza dei Martiri).

Da marzo, i Litfiba torneranno live per 4 imperdibili date, durante le quali presenteranno i brani del nuovo disco con la loro carica di trascinante energia (date prodotte e organizzate da F&P Group): il 29 MARZO alla Kioene Arena di PADOVA, il 31 MARZO al Mediolanum Forum di MILANO, il 5 APRILE al Palalottomatica di ROMA e il 7 APRILE al Mandela Forum di FIRENZE.

I biglietti sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita autorizzati.

Domenica 13 novembre alle ore 21.15 i Litfiba saranno protagonisti dello “Speciale Eutòpia”, documentario in onda in esclusiva su Sky Arte HD (canali 120 e 400 di Sky), dove la band parlerà del nuovo disco. A seguire, alle ore 21.50, verrà trasmesso in prima visione anche “Live @ Carroponte”, concerto registrato nel luglio 2015 durante l’esibizione dei Litfiba al Carroponte di Sesto San Giovanni per il tour Tetralogia degli Elementi Live.

 

“Da chi non te lo aspetti”: il nuovo album e la “leggerezza impegnata” di Tricarico

Tricarico ph Stefano Sgarella

Tricarico ph Stefano Sgarella

Esce oggi per Edel Italy, su CD, in digital download e su tutte le piattaforme streaming, “Da chi non te lo aspetti” il nuovo album di inediti di Francesco Tricarico. Il disco, prodotto da Iacopo Pinna e Lorenzo Vizzini, giunge a distanza di tre anni dall’ultimo lavoro “Invulnerabile”, un lasso di tempo in cui Francesco ha suonato in giro per l’Italia, è andato in scena a Milano e Roma con lo spettacolo teatrale “Solo per pistola” e ha proseguito il lavoro con i suoi quadri. Musica ed arte sono, per Tricarico, due mondi complementari. Il legame tra la sua musica e le sue opere è molto stretto, e rappresenta la ricerca di un posto nel mondo e di un mezzo per comunicare con gli altri. A marzo 2016, presso lo storico locale Jamaica di Milano, è stata realizzata una sua mostra dal titolo “Da chi non te lo aspetti” con l’ultima sua produzione, sia su tela che su carta. La mostra ha ispirato Francesco nella creazione del brano omonimo che dà il titolo al nuovo disco e che vede, come co-autore, Giancarlo Pedrazzini, direttore della galleria Fabbrica Eos che espone le opere di Tricarico nonchè location dell’intervista che abbiamo realizzato con l’artista.

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Intervista

Come nasce il legame tra i dipinti che hanno ispirato questo disco e l’album stesso?

In realtà è nato tutto contemporaneamente, non c’è un legame razionale. La mostra ha lo stesso titolo del disco e ha ispirato una canzone autentica. Si è creata una alchimia particolare e molto intensa.

Qual è la genesi dei temi delle tue canzoni e delle altre forme d’arte con cui ti esprimi?

 Il comune denominatore è una ricerca di risposte. Forse nei quadri la cosa avviene in maniera più istintiva, nelle canzoni c’è la voglia di raccontare cercando di essere un minimo padrone di questo percorso non sempre semplice. La canzone, così come il quadro, mi aiuta a mettere le cose in ordine. Il mio obiettivo è cercare di dire le cose in modo semplice e scoprire se ci sono riuscito.

Potremmo definire la cosa usando l’espressione “leggerezza impegnata”?

Sicuramente la trovo corretta. In sostanza, chi ascolta le mie canzoni può coglierne gli aspetti più o meni leggeri, non pretendo che ci si debba per forza spingere fino in fondo. Offro più piani di lettura all’ascoltatore senza turbarlo.

In questo senso potrebbe venirci in mente il brano “Volo”; l’arrangiamento sposa in modo onirico i concetti di cui si parla nella canzone in oggetto…

Sì, l’arrangiamento di Lorenzo e di Iacopo si sono sposati alla scrittura del brano mio e di Michele Fazio. Un viaggio apparentemente onirico, rappresentato in modo etereo.

Francesco Tricarico

Francesco Tricarico

Secondo te, la fantasia può essere solo prerogativa dei più piccoli?

Personalmente ho una grande elasticità mentale e una grande fantasia. Tutte cose, queste ultime, che ho rischiato seriamente di perdere per poi ritrovarle per agganciarmi alla vita. Io penso che il gioco non debba essere relegato all’infanzia, la magia è adesso; ora e qui.

Il concetto di sogno ricorre nel brano “Brillerà”, uno dei più completi del disco un po’ per il duetto teatrale con Ale & Franz, un po’ per l’ironia che fa da sottotesto a tutto il brano. Sognare crea davvero dipendenza?

L’idea alla base della canzone è: il momento non è facile però attraverso il sogno puoi venirne fuori. Il sogno può permetterti di trovare delle vie di fuga, ti permette di cambiare la realtà. Il nostro obiettivo è mettere a fuoco la capacità di uscire dalle difficoltà o almeno provare a farlo.

Che sensazioni ti ha lasciato il duetto con Arisa nel brano “Una cantante di musica leggera?

Lei è la cantante di musica leggera che immaginavo, capace di dare leggerezza a temi più profondi, di farti vedere le cose declinate attraverso la sua voce, una grande interprete. C’è una grande affinità artistica con lei, per me è stato un bell’incontro, mi ha lasciato curiosità, entusiasmo e la voglia di fare altre cose insieme. Arisa si mette spesso in gioco e mi fa piacere che ci sia questa complicità.

Quale può essere una possibile interpretazione del brano “SOS Oliva”?

Si tratta di una richiesta d’aiuto, un sos cosmico mandato all’universo affinchè accadano delle cose. D’altronde il confronto con la verità pervade tutto il disco che, in sintesi, è un insieme di sperimentazioni fatto nel tentativo di fare chiarezza.

Francesco Tricarico

Francesco Tricarico

Che bilancio fai dell’esperienza legata a “Solo per pistola”?

Il bilancio è ottimo. Ho trasformato il concerto in uno spettacolo teatrale recitando e rappresentando le cose in modo più ampio rispetto alla forma canzone. Mi auguro che la cosa abbia un proseguimento, questa esperienza mi ha permesso di capire che potrei fare determinate cose. Più possibilità ho, più mi diverto, più mi sento sicuro. Spero che troverò altre idee da portare in scena, il teatro mi piace tantissimo, più ci sono dentro, più sono fuori dalla realtà.

Nel disco c’è una ricerca sonora piuttosto eterogenea, quali sono state le fonti di ispirazione?

Riguardo al disco c’è un po’ la ricerca dell’effetto sorpresa. Lorenzi Vizzini e Iacopo Pinna hanno lavorato affinchè l’ascoltatore potesse mantenere alto il livello dell’attenzione. Anche io mi ritrovo in questo modo “schizzoide” di ascoltare la musica, ascolto tantissime cose: da Bach a Lou Reed, da Dalla a Mozart; non è tanto la forma a colpirmi, bensì il modo, l’amore con cui si fanno le cose.

Come vivi la tua Milano?

Sono nato qui, mi piace, mi manca quando mi assento, mi piace passeggiare per i miei luoghi ( su tutti la Basilica di Sant’Ambrogio). Milano è una città finalmente viva, di nuovo effervescente, si sente nell’aria questa voglia di essere una fucina di idee.

Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist del disco: “Sos Oliva”, “Paradiso”, “Una cantante di musica leggera feat. Arisa”, “La bolla”, “Un amore Nuovo”, “Il motivetto”, “Brillerà feat. Ale e Franz”, “Stagioni”, “Da chi non te lo aspetti”, “Ciao”, “Volo”.

Ascolta qui l’album:

XF10: Con l’eliminazione di Silva Fortes penalizzato il talento vero.

Silva Fortes

Silva Fortes

 “Non mi è piaciuto il meccanismo che ha portato all’eliminazione di Silva. Forse è la prova che questo non è il posto adatto a me”. Usiamo proprio le amare parole del giudice Manuel Agnelli per commentare la terza puntata dei Live Show di X Factor, il talent show targato Sky. Partiamo dal suo commento per esprimere la disillusione ed il disincanto, per provare a capire come una delle più belle voci di questa decima edizione, quale è quella di Silva Fortes non sia più parte del programma. In occasione della puntata dedicata alle Generation Icon, il frontman degli Afterhours aveva assegnato alla giovane interprete la versione in lingua portoghese fatta da Seu Jorge del brano “Life on Mars” di David Bowie. L’assegnazione, davvero particolare, ha dato il là ad una incendiaria querelle tra lo stesso Manuel e Fedez. I due giudici si sono affrontati senza esclusione di colpi ma a rimetterci è stata proprio colei che andava protetta. Ecco, questo è il punto focale della questione, ora che nella fase finale del programma i concorrenti dovrebbero essere valorizzati al massimo, si finisce per dare peso ed importanza a chi dovrebbe tutelare in primis gli interessi dei rispettivi talenti.

La chiave di lettura più giusta delle performances dovrebbe essere il modo in cui ciascun corrente veste e personalizza ciascun brano assegnato e non il brano in sé. Vittima sacrificale di questo errore è una ragazza che sicuramente troverà spazio altrove perché non può essere che una voce simile finisca nell’oblio. Dispiace che questi meccanismi sviliscano gli sforzi di quanti invece s’impegnano per mantenere altissimi i livelli dello show più glamour della televisione italiana. Ottime, a questo proposito, le esibizioni degli attesissimi Robbie Williams e Swawn Mendes, ospiti internazionali ma anche e soprattutto artisti in grado di generare immediata empatia col pubblico. Ecco, questo è quello su cui bisognerebbe puntare lavorando con passione e serietà. Siamo stanchi dei battibecchi, delle polemiche sterili, delle parolacce e della volgarità gratuite. Il popolo guarda i talent perché vuole sognare, vuole credere che sia possibile cambiare l’avvilente quotidianità che è costretto a vivere e subire. Ricordatevelo, cari giudici, il disincanto è la morte dello spirito.

Raffaella Sbrescia

“57TH & 9TH”, l’atteso ritorno rock di Sting

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STING è tornato al ROCK e lo dimostra con “57th & 9th”, il nuovo atteso album del cantautore inglese da oggi disponibile in tutto il mondo nei negozi tradizionali e in digitale (e già Top5 su iTunes Italia).

L’album riassume un’ampia gamma di stili musicali e di scrittura di STING dall’intensa “Road Warrior” allo stile figurativo di Petrol Head” fino all’inno “50.000 passando per l’aspra “I Can’t Stop Thinking About You”, dove è la chitarra a segnare il passo. Nel disco anche la toccante “Inshallah”, brano dedicato alla crisi umanitaria dei rifugiati.

STING e la sua band suoneranno tra gli altri anche questi nuovi brani durante lo show che si terrà domani in occasione della riapertura a Parigi del BATACLAN. Un evento molto atteso e denso di significati ad un anno dalla strage. Tutto il ricavato del concerto andrà a Life For Paris (www.lifeforparis.org)  e 13 Novembre: Fraternité Verité (www.13onze15.org).

STING ha dichiarato: “In occasione della riapertura del BATACLAN abbiamo due importanti compiti da assolvere. Primo, ricordare e onorare quelli che hanno perso la vita nell’attacco di un anno fa, e secondo celebrare la vita e la musica che questo storico teatro rappresenta. Nel fare questo, speriamo di rispettare la memoria ma anche l’amore per la vita di quelli che sono caduti. Non dobbiamo mai dimenticarli”.

Sting ph Eric-ryan-anderson

Sting ph Eric-ryan-anderson

STING sarà anche il primo ospite internazionale di Stasera Casa Mika, lo show evento di Rai2 in onda martedì 15 novembre in prima serata con protagonista assoluto Mika. STING raggiungerà Mika nella sua casa speciale, per un incontro in musica (e non solo) esclusivo e imperdibile.

L’album è stato registrato da Sting con gli storici collaboratori Dominic Miller (chitarra) e  Vinnie Colaiuta (batteria) e contiene collaborazioni con il batterista Josh Freese (Nine Inch Nails, Guns n’ Roses), il chitarrista Lyle Workman e la band Tex Mex di San Antonio The Last Bandoleros.

Cavalcando l’ispirazione del momento, “57th & 9th”  è nato in modo impulsivo, con sessioni chiuse in poche settimane: È avvenuto tutto in modo molto veloce, molto spontaneo – racconta Sting – la mia idea è di cercare sempre di sorprendermi e sorprendere le persone con cui lavoro e, spero, gli ascoltatori”.

L’album, prodotto da Martin Kierszenbaum,  prende il nome dall’angolo della strada di Manhattan che Sting percorre tutti i giorni mentre va in Studio a Hell’s Kitchen (dove il disco è stato registrato).

Sting ha osservato che se c’è un tema nei testi di “57th & 9th” ed è l’idea del viaggio e del movimento, concetti che appaiono con maggiore chiarezza nell’autobiografica “Heading South On The Great North Road” e in “Inshallah,”.

Questa la tracklist della versione standard: “I Can’t Stop Thinking About You”, “50,000”, “Down, Down, Down”, “One Fine Day”, “Pretty Young Soldier”, “Petrol Head”, “Heading South On The Great North Road”, “If You Can’t Love Me”, “Inshallah”, “The Empty Chair”.

Acquista su Itunes

La versione Deluxe contiene inoltre note scritte da STING e 3 bonus track: I Can’t Stop Thinking About You (LA Version)”, “Inshallah (Berlin Sessions Version)”, “Next To You” con The Last Bandoleros (Live at Rockwood Music Hall).

È poi disponibile in versione tradizione Super Deluxe che contiene:

·         3 bonus tracks (I Can’t Stop Thinking About You (LA Version), Inshallah (Berlin Sessions Version) & Next To You with The Last Bandoleros (Live at Rockwood Music Hall))

·         Note scritte da Sting

·         DVD con una intervista esclusiva a Sting

·         Live performance di Next To You with The Last Bandoleros (Live at Rockwood Music Hall)

·         Fotografie da collezione

 Fonte: Ufficio Stampa Universal Music

Ascolta qui l’album

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