Milano ha salutato i Tiromancino con un lungo e caldo abbraccio della durata di 140 minuti circa. Sulla scia del grande successo riscontrato dall’ultimo album di inediti intitolato “Nel respiro del mondo”(Sony Music), Federico Zampaglione, accompagnato da Francesco Stoia (basso), Marco Pisanelli (batteria), Antonio Marcucci (chitarra elettrica) e Fabio Verdini (tastiere) è salito sul palco del Teatro Nazionale per un concerto lungo, ricco e ben assortito. Spazi sonori e letterari si sono sapientemente alternati per dare spazio a emozioni e scenari eterogenei. Tra chitarra, mandolino, pianoforte, percussioni e quant’altro, Zampaglione si è divertito a suonare una decina di strumenti impreziosendo le vesti di successi più e meno recenti. Particolarmente suggestivo il medley acustico durante il quale i Tiromancino hanno fatto salire un pugno di fans sul palco per condividere a distanza ravvicinata brani come “Imparare dal vento”, “L’alba di domani” e “La descrizione di un attimo”. Intense anche le interpretazioni dei singoli “Piccoli miracoli”, “Tra di noi”, “L’ultimo treno della notte” così come gli omaggi al maestro Califano con “Un tempo piccolo” e a Lucio Dalla con “Felicità”. Al centro delle canzoni dei Tiromancino ci sono sentimenti profondi, duraturi che resistono al mormorio degli anni, al peso delle aspettative, alle imprevedibilità della vita beffarda. Federico Zampaglione risulta particolarmente credibile nel parlarcene attraverso la sua voce calda e rassicurante e la sua genuina essenza di cantautore e musicista appassionato.
Tiromancino live – Milano
Tra i dettagli da evidenziare anche una frastagliata serie di assoli chitarristici che hanno messo in luce un’antica e radicata passione da parte di Federico nei riguardi del blues; la matrice primaria della sua passione musicale. Parole e spazi anche per gli ospiti della serata milanese: su tutti l’amato giovane cantautore Calcutta, che ha intonato il suo brano “Oroscopo”. Sorprendente il contributo di Saturnino che, per una sera, ha lasciato da parte il basso per imbracciare il violino elettrico e dare nuova vita a “Liberi” e “Due destini”, pietre miliari del repertorio dei Tiromancino, nonché ultimi brani di un concerto particolarmente ricco da ogni punto di vista.
Ed ecco che nel bel mezzo dell’autunno 2016 arriva un disco veramente fatto bene. Si parla di “Una piccola tregua” il nuovo lavoro discografico del cantautore Paolo Cattaneo. Dodici canzoni ed un’infinita scandiscono i tratti dell’ossatura di un album pensato, scritto e realizzato per ritagliarsi un posto nell’angolo più buio del nostro spirito. Guardarsi dentro è faticoso, è doloroso, è scomodo, è sconcertante. Cattaneo ci aiuta a farlo facendolo per primo. Attraverso un lavoro di scrittura condiviso all’occorrenza con nomi del calibro di Lele Battista, Ettore Giuradei, Giovanni Peli o Stefano Diana, Paolo Cattaneo sceglie di trattare tematiche fortemente evocative. A completare l’opera la produzione artistica di Matteo Cantaluppi che, grazie ad un elaborato uso dell’elettronica, regala ad ogni singola traccia del disco una veste onirica e raffinata. Il primo brano, nonché singolo estratto, è Trasparente. Ispirato da una poesia di Luciana Landolfi dedicata al poeta Giovanni Raboni, Cattaneo riflette sull’impossibilità di camminare per il mondo senza le tracce di chi abbiamo amato addosso e sulla potenza dell’amore. Un altro tema portante in questo disco è la concezione del tempo, inteso in tutte le sue possibili declinazioni, così come si evince ascoltando Due età un tempo, Il miracolo, Bandiera o Questa vita al volante. Colpisce, inoltre, la massiccia presenza di spiritualità tra autoanalisi e osservazione critica di gesti anche minimi. Bisognoso e meritevole di più ascolti, “Una piccola tregua” rappresenta davvero un imperdibile appuntamento con noi stessi.
Raffaella Sbrescia
paolo-cattaneo-ph-ilaria-magliocchetti
Crediti
Canzoni di Paolo Cattaneo
Testi di Giovanni Peli, Stefano Diana, Lele Battista, Ettore Giuradei e Paolo Cattaneo
Prodotto da Paolo Cattaneo
Produzione artistica: Matteo Cantaluppi e Paolo Cattaneo
Mixato da Matteo Cantaluppi @ Ritmo&Blu di Pozzolengo (Bs)
Masterizzato da Giovanni Versari @ LaMaestà di Tredozio (FC)
Art Work: Federico Castelli
Fotografie: Ilaria Magliocchetti Lombi
Ufficio Stampa: Morning Bell
Edizioni: Eclectic Music Group / Music Union
Il prossimo Giovedì 1 e Venerdì 2 Dicembre, quest’ultima datagià sold out, I Ministri fanno tappa a Milano per un imperdibile doppio appuntamento live previsto dal loro “Dieci anni bellissimi tour” presso i Magazzini Generali di Viale Pietrasanta 16.Dopo un anno passato in giro per l’Italia a presentare il loro ultimo disco “Cultura generale” la storica band è pronta a festeggiare con il suo pubblico milanese i loro primi e straordinari dieci anni di carriera insieme.
Considerata come una delle rock band italiane più influenti e apprezzate del nostro Paese, il trio, in occasione del decennale dell’uscita di “I soldi sono finiti”, loro primo album, suonerà dal vivo tutto il disco,ripercorrendo al contempo la loro carriera musicale e artistica tra successi e aneddoti, riesumando inoltre inediti e chicche di quei tempi in cui i telefoni non avevano ancora telecamere e i ricordi non potevano finire online.
“Il nostro decimo compleanno ci è piombato addosso senza che neanche ce ne accorgessimo, come quando nel mezzo di una nottata bellissima chiedi l’ora e scopri che sta per albeggiare.
Dieci anni sono tanti: sono tanti per una coppia, per un mutuo, per un film e per un telefonino.
Figurarsi per una band – per di più in Italia, dove lo spazio per chitarre e batterie è piccolo e angusto.
Eppure sono arrivati di sorpresa, mentre già parlavamo tra noi di nuovi dischi, nuovi concerti e nuove sfide.
Lo scorso maggio, al Miami, abbiamo suonato per intero il nostro primo lavoro – I Soldi Sono Finiti.
Abbiamo riscoperto un album indecifrabile come un sogno – dato che in fondo di quello si trattava – e abbiamo capito che quelle canzoni parlano ancora di noi, nel bene e nel male.
E abbiamo deciso di dedicare un tour a quell’esordio e a quel mistero che ci fece uscire allo scoperto nell’ottobre del 2006 e che ancora ci tiene insieme.
Dedicato a noi ma anche, o forse soprattutto, alle persone che in noi hanno creduto quando il palco era alto mezzo metro, la voce non si sentiva e la chitarra era scordata.”
Accanto ai dodici brani che compongono “I soldi sono finiti”, durante gli speciali appuntamenti dal vivo ai Magazzini non mancherà inoltre l’opportunità di ascoltare anche alcuni brani inediti tratti dal loro ultimo progetto discografico.
I biglietti per assistere sono già disponibili in prevendita, presso i circuiti di vendita abituali o acquistabili direttamente in loco.
Venerdì 2 Dicembre, a partire dalle ore 23:00, la serata ai Magazzini proseguirà con “i MINISTRI OFFICIAL AFTER SHOW”, un esclusivo e lungo after show party organizzato in collaborazione con la crew BRIT – ON. Ad alternarsi sul palco i dj set dei virtuosissimi resident dj Henri e Fulci insieme allo special guest dj della serata che sarà il Depo.
L’ingresso all’aftershow è di 8 €
I partecipanti al concerto de I ministri di Sabato 2 dicembre potranno accedere gratuitamente all’aftershow.
Sangue, sudore, sacrificio, patriottismo, amore e saldi ideali. Questo e molto altro c’è nei canti della tradizione alpina e militare. Questo è quanto è stato proposto sul palco dell’Auditorium Fondazione Cariplo di Milano in occasione della presentazione de “La mia bela la mi aspeta: canti degli alpini e militari dal 1896 al 1943” (Decca Classics), la nuova raccolta che ha messo insieme tutti i canti più rappresentativi dell’intero repertorio. Mentre ci apprestiamo a vivere gli ultimi stralci di un triste 2016, fa strano riscoprire le radici della storia italiana con episodi di vita vissuta, di sofferenze, espressione di ideali e di sentimenti forti, di tanti sacrifici dei nostri padri di cui possiamo e dobbiamo sentirci orgogliosi. Attraverso un excursus che va dalla fine dell’Ottocento (Mamma mia vienimi incontro), alla Grande Guerra, a tante missioni per arrivare alla fine della seconda guerra mondiale, episodio con cui per fortuna si conclude l’attività bellica di un corpo storico come quello degli Alpini, un coro storico e importante come quello dell’, diretto da Massimo Marchesotti, è riuscito a riportarci indietro con lo spirito e con la mente. Scenari di grande impatto “romantico” hanno emozionato il pubblico anche grazie alla grande cura per i dettagli di tutte le armonizzazioni. Brani come “La tradotta”, “Dove sei stato mio bell’alpino”, “Sul ponte di Perati”, “Da Udin siam partiti” e soprattutto “Il testamento del Capitano” nonché “Centomila gavette di Ghiaccio” ci hanno accompagnato per mano tra gelide vette e maledette trincee, hanno ricreato i tratti di volti segnati dal dolore e dalla speranza. In sala silenzio e raccoglimento in segno di stima e ammirazione nei confronti di tutti quei compatrioti destinati a combattere senza tregua e spesso senza speranza. Giovani vite spezzate che, grazie al loro sacrificio, hanno contribuito a lasciare intatta e salda la nostra identità di popolo e di nazione. Un motivo in più per salvaguardare i tratti peculiari del nostro inestimabile patrimonio culturale, prospettiva in cui si inserisce a pieno titolo anche questa nobile iniziativa.
Spettacolo a tutto tondo per Elisa in occasione della prima delle due date al Mediolanum Forum di Assago. La cantautrice, sui pachi di tutta Italia per il suo nuovissimo On Tour, che prossimamente la porterà in Gran Bretagna e Irlanda con esibizioni a Glasgow, a Manchester, a Dublino e a Londra, si è mostrata in forma veramente smagliante. All’interno di una corposa scaletta, Elisa ha inserito non solo tutti i suoi più grandi successi ma anche alcuni brani contenuti nel suo ultimo album di inediti “On” senza tralasciare gli omaggi a Mimì Martini con “Almeno tu nell’universo” e a Leonard Cohen con “Hallelujah”, due brani in grado di mettere in particolare risalto tutte le peculiari sfaccettature della sua preziosa voce. L’aspetto più importante da mettere subito in evidenza è la fortissima partecipazione da parte del pubblico che non ha davvero smesso un attimo di cantare a squarciagola. La stessa Elisa si è lasciata più volte sopraffare dall’emozione di fronte a tanto affetto. La riprova sta nel fatto che la cantante ha ripetutamente messo da parte il microfono per godersi fino in fondo l’amore del suo pubblico; sul suo volto inequivocabili espressioni di pura felicita, nella bocca solo le parole delle canzoni ed innumerevoli “grazie”.
Elisa live @Mediolanum Forum
Libera, disinvolta, leggiadra Elisa ha dispiegato le sue ali con una performance energica ed incisiva: spaziando dal soul al sound pop toccando ritmiche elettroniche e riff hard rock, l’artista ha suonato dalla chitarra all’handpan senza soluzione di continuità. Accompagnata sul palco dai musicisti Andrea Rigonat (chitarra), Curt Schneider (basso), Victor Indrizzo (batteria), Cristian Rigano (tastiere), e le coriste Jessica Childress e Sharlotte Gibson, Elisa Toffoli ha voluto mettere sul banco tutto ciò che è riuscita a costruire durante la sua carriera. Il risultato è un insieme vincente: emozione, incanto e trasporto l’hanno fatta da padrone. In poco più di due ore di concerto Elisa è riuscita ad entrare in profonda sintonia con il suo pubblico ed essendo, quest’ultima, la missione più importante per un artista, non c’è davvero nient’altro da aggiungere.
Lo abbiamo atteso a lungo ma ne è valsa la pena. Alessandro Mannarino è tornato con “Apriti cielo”, il brano che anticipa l’omonimo lavoro in uscita il prossimo 13 gennaio. Questo nuovo brano rispecchia in pieno la poetica del cantautore romano che, così come aveva fatto con “Al Monte”, continua a dare voce alla gente del popolo e lo fa scegliendo di musicare i versi di quelle che sono a tutti gli effetti delle poesie. La capacità narrativa, associata a degli arrangiamenti finemente curati e ricchi di influenze e richiami, rappresentano le qualità più importanti di Mannarino che, con la sua voce calda a avvolgente, regala nuovi plus al suo ammaliante storytelling. “Apriti cielo” affronta tematiche spigolose, affronta a pieno viso l’attualità senza avvalersi di frasi fatte o luoghi comuni. La scrittura di Mannarino è delicata ma efficace, attenta e concisa, popolare ma non populista. Le parole dell’artista trasudano amore, speranza, intelligenza. “Lasciateme passà che non ho tempo. Ho già dormito tanto, adesso ho un grande appuntamento. Il vento che passa, Il cielo che vola. È una vita sola”, canta Alessandro, rivelandoci la propria epifania personale in tutta la sua lucentezza.
Video: http://vevo.ly/rM0857
E allora via, ecco la preghiera laica: “Apriti cielo. Per chi non ha bandiera, Per chi non ha preghiera, Per chi cammina dondolando nella sera”; un monito, un grido, un richiamo ancestrale. E infine: “Apriti cielo e manda un po’ di sole su chi non c’ha un nome, su chi non ha regione. Apriti cielo e manda un po’ di sole su chi cammina solo tra milioni di persone.” Qui il discorso si fa ampio, quasi epico. Mannarino usa la penna e la voce trasformandoli negli strumenti, forse armi, di una battaglia epica contro mode e tendenze. Questa sua nuova canzone squarcia i teli eretti da una società qualunquista, mette nero su bianco le fragilità, non teme la paura e le debolezze bensì ci incute forza e consapevolezza e ci incoraggia a fare di più e meglio. Ottimo Mannarino, adesso aspettiamo il disco e le aspettative sono veramente molto alte.
Raffaella Sbrescia
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“Apriti cielo” è anche il titolo del quarto album di MANNARINO, che uscirà il 13 gennaio prima della partenza dei live in programma da fine marzo sui palchi più importanti d’Italia. Sabato 25 marzo 2017 MANNARINO si esibirà live per la prima volta al PalaLottomatica di Roma con quella che si preannuncia come una grande festa, tra ritmi travolgenti e intense interpretazioni.
Il concerto del 25 marzo ha registrato in sole 4 settimane il sold out, permettendo l’apertura di una seconda data al Palalottomatica, in calendario il 26 marzo 2017.
Dopo il successo di “Corde 2015”, lo spettacolo itinerante con cui il cantautore ha chiuso la stagione live del suo album precedente, è il momento di un nuovo viaggio, quello di APRITI CIELO Tour che vedrà Mannarino esibirsi nelle principali città italiane: Pala Lottomatica di Roma (25 e 26 marzo), Estragon di Bologna (28 marzo), Nelson Mandela Forum di Firenze (31 marzo), Gran Teatro Geox di Padova (1 aprile), Fabrique di Milano (3 aprile), Teatro della Concordia di Torino (6 aprile), PalaSport Giovanni Paolo II di Pescara (8 aprile), Casa della Musica di Napoli (10 aprile).
Thurston Moore, chitarrista e compositore statunitense nonchè fondatore dei Sonic Youth, la leggendaria band newyorkese che senza dubbio deve essere considerata una delle formazioni più importanti degli ultimi 30 anni per lo sviluppo dell’alternative rock è tornato in Italia, per la prima volta in assoluto in Campania, dopo il successo dello scorso luglio al Siren Festival, questa volta in duo, accompagnato da James Sedwards, chitarrista e bassista inglese, apprezzato per il suo lavoro nella scena avant-rock, nell’ambito dei Linea D’Ombra -Festival Culture Giovani.
Sono la band del momento, loro sono i Thegiornalisti. Qui la fotogallery del concerto Sold out all’Alcatraz di Milano tenutosi lo scorso 17 novembre a cura di Carmine Arrivo.
“Best of soul” è il nuovo doppio album con cui Mario Biondi celebra i suoi 10 anni di carriera dal suo esordio discografico con “Handful of soul”. Un percorso musicale attraverso la sua carriera con 7 nuovi brani tra cui il singolo estratto “Do you feel like I feel”. L’idea alla base di questo progetto è quella di rendere omaggio, attraverso 22 brani, al genere musicale di cui l’artista catanese è unico rappresentante italiano nel mondo. Ecco cosa ci ha raccontato l’artista.
Intervista
Festeggi 10 anni di carriera discografica con un messaggio positivo?
Ho sempre fatto quello che desideravo con grande libertà. Qui c’è la rappresentazione delle cose che ho voluto fare nel corso degli anni. Sono molto felice di essere arrivato a questo punto della mia carriera.
Il singolo “Do you feel like I feel” è molto vitale…
Sì, si tratta di un brano molto solare scritto da Nicola Conte. La prima volta che l’ho sentito in un’altra versione ho subito pensato che fosse vincente. Mi sono ritrovato a cantarlo per una casualità.
Che ruolo hai avuto in questo album?
Ho fatto per lo più l’interprete tranne che nel caso di “Gratitude”, l’unico brano in cui ho investito sia come autore che compositore e produttore, l’ho scritto ad hoc per questa celebrazione. Si tratta di un brano di ringraziamento, un tributo al pubblico che mi ha seguito fino ad ora.
Perché un best con 7 inediti?
Abbiamo pensato a diverse possibilità poi il progetto è diventato un tutto uno.
Quali sono i momenti salienti di questo percorso?
L’inizio della mia carriera è stato particolare ed inaspettato. La conferma è arrivata con “If” il secondo album di inediti pubblicato nel 2009. Per quel progetto ho potuto godere del grande sostegno di Renato Zero poi la firma del contratto con Sony mi ha permesso una divulgazione ancora maggiore ed una grande spinta verso l’estero.
Quali differenze vive il soul tra l’Italia e l’estero?
Fare questo genere di musica per tanti anni è stata un po’ la mia croce. Spesso mi hanno suggerito di cambiare mestiere o genere. All’estero l’accoglienza è diversa, spesso ho contatto diretto con il pubblico e riesco a trarne sempre un grande beneficio. A volte ho un timore reverenziale verso quello che faccio ma è pur vero che lo faccio con il cuore, questa è la ragione per cui alla fine non ho timore nell’esprimere me stesso.
Cosa pensi del fatto che ti definiscono il Barry White italiano?
Non sono il succedaneo di nessuno. Non credo sia carino neanche nei suoi confronti, il confronto mi dà la carica ma non voglio essere la seconda scelta. Mi spiego meglio: questa cosa nel tempo si è trasformata in una specie di cavallo di troia. La verita è che sono un discepolo di Al Jarreau, lo reputo un maestro sia al punto di vista musicale che spirituale.
Video: Do you feel like I feel
Pensi di cantare in italiano?
Al momento stiamo seminando molto bene all’estero, non è il caso di interrompere questo flusso. L’ho fatto in veste di ospite e mi sono divertito a farlo.
Manterrai la tua verve ironica nel nuovo tour?
Sarà un tour celebrativo, dovrà rappresentare i punti salienti della mia carriera discografica ma rimarrà intatto il mio contatto con il pubblico, mi piace coltivare questa attitudine e rendermi simpatico agli occhi di chi mi segue.
Che rapporto hai con la tv?
Mi attrae, la guardo quando posso ma so per esperienza vissuta che si tratta di un mondo angusto che non ti dà molta possibilità di fare. Io, ad esempio, sto producendo dei ragazzi, entriamo in studio alle 9 e usciamo alle 21; questa è la vera attività di coaching: provare, riprovare, creare e disfare. In tv non potrei permettermi una cosa del genere, tutto deve essere già pronto ed efficace. Sarebbe bello creare un laboratorio televisivo in cui i musicisti suonano tutto il giorno.
Anche tu stai ancora studiando?
Sì, certo! Studio anche le cose degli artisti nostrani, scrivo continuamente e preparo tante cose. Chi mi conosce mi dice sempre: “Ma quanta roba hai lì? Quante visioni hai?”. Personalmente cerco di mettermi sempre in gioco.
Mario Biondi durante l’intervista
A proposito di artisti italiani… chi ti piace di più?
Zucchero mi ha sorpreso negli anni ’80 con “Oro incenso e birra”, Fabio Concato l’ha fatto con l’uso della bossanova, Eduardo De Crescenzo con la sua sopraffina vocalità soul, Riccardo Cocciante con la sua verve ma ci sono anche tanti altri artisti che stimo molto…
Hai un legame particolare con qualche città?
Sicuramente sono molto legato a Tokyo, lì ho tenuto una delle mie prime tournèe, il pubblico è sempre stato molto affettuoso con me. Ricordo con piacere il fatto che ovunque mi girassi c’era gente che cantava le mie canzoni a memoria.
E Catania?
Catania è la mia vita, ha segnato la mia crescita. Dalle mie parti vige il proverbio: “Cu nesci, arrinesci” ovvero “Chi esce, riesce”. Dalla Sicilia non ci si può semplicemente allontanare, se ne deve “uscire” eppure il mio primo contatto con la musica è stato qui con mio padre e poi ci sono i miei amici veri, quelli dell’adolescenza.
A proposito degli arrangiamenti del disco…come sono stati realizzati?
In questo caso sono stato più interprete che arrangiatore, conosco molto bene i musicisti che hanno suonato e poi c’è il contributo fondamentale del bravissimo Nicolò Fragile che ha curato tantissime produzioni importanti e che si occupato anche di questo mio progetto.
A questo proposito abbiamo interpellato direttamente Nicolò Fragile per un commento relativo a questo album.
Era tanto tempo che non provavo la gioia di fare un disco così bello con questo sound sempre verde. Mario si circonda di persone veramente capaci e che lavorano con grande entusiasmo, sa scegliere molto bene ed è bello lavorare così. Io e Mario ci siamo conosciuti nella nostra terra nativa e siamo subito diventati amicissimi, la nostra è una bella e duratura amicizia. Amiamo la stessa musica. Abbiamo cercato di realizzare un lavoro raffinato ma allo stesso tempo capace di essere fruibile dal grande pubblico. Il risultato è che non bisogna essere per forza un amante del jazz per ascoltare ed apprezzare questo disco. Gli arrangiamenti li ho scritti io in autonomia, sono un nottambulo, poi man mano ho cercato di attingere sensazioni dai musicisti stessi in modo da poterle aggregare e metterle sulla partitura, un lavoro non facile ovviamente. Per me è stato un grande onore essere stato scelto per curare questo lavoro e sono contentissimo perché era un po’ che non tornavo al mio genere per antonomasia. Ho cercato di mettere a frutto tutta la mia esperienza per fare questo disco con Mario Biondi e questa qui è solo la punta dell’iceberg.
Le produzioni di musica italiana sono di basso livello, la nostra musica si è disgregata, i direttori artistici delle major internazionali ritengono che non sappiamo fare musica italiana, questo perché noi facciamo una musica che non è internazionale, le basi non sono italiane, non c’è nessuna identità nostra, c’è solo un cantato in italiano, questo desta meno interesse nei confronti di chi deve acquistare un cd italiano. Quello che non si è fatto è stato portare avanti la nostra musica e farla evolvere come hanno fatto i sudamericani ad esempio. Ciò che fa la differenza, per concludere, è il suono. Questo disco tra 10 anni risulterà ancora attuale perché non ha una data di scadenza.
Raffaella Sbrescia
Questa la tracklist: CD1 - Do you feel like I feel, Chilly girl, You are my Queen, The mystery of man, I will never stop loving you, Stay With me, This is what you are, A Handful Of Soul, No Merci For Me, Rio De Janeiro Blues, Never Die. CD2 – Gratitude, Be Lonely, Shine on, What have you done to me, Deep Space, Come to me, Open up your eyes, Love is a temple, Another kind of love, All I want is you, Nightshift.
Nel circuito Ticket One e nei punti vendita autorizzati sono in prevendita i biglietti del “Best of soul tour” che vedrà Mario Biondi live sui palchi dei più prestigiosi teatri italiani da Marzo 2017. Seguirà poi un tour anche in Europa e in Asia.
“Out of the blue”, il nuovo nonché quinto album del pianista partenopeo Bruno Bavota, pubblicato dall’etichetta americana Sono Luminus, (distr. Ducale) è un fulmine a ciel sereno, una felice epifania. Quello che in altre circostanze è stato definito pop pianistico, rappresenta la dolce occasione di coccolare i sensi martoriati da input seriali. L’intensa delicatezza dei tasti bianchi e neri si sposa ad archi pieni e vorticosi come quelli del violoncellista Michael Nicolas (ICE and Brooklyn Rider) e del violinista J. Freivogel del Jasper String Quartet. Aulico e poetico, “Out of the Blue” riesce a contestualizzarsi con grazia ed armonia in un’epoca storica controversa. In un momento in cui la nostra risposta emotiva sembra quasi incapace di mostrarsi in tutta la sua pienezza, le melodie di Bavota riescono ad abbassare il muro di autodifesa, placano le paranoie e rimettono in moto la valvola del sogno. Sognare si sa, è ormai un lusso, qualcosa che pochi riescono ancora a permettersi, qualcosa in cui pochissimi credono.
Bruno Bavota ph Paola De Rosa
E allora ecco l’epifania: cuore in tumulto, sensi all’erta: su per le vette di “Mountains”, tra le ipnotiche onde di “Marea”, sommersi dai battiti percussionistici di “Heartbeat”, incuriositi dalle avventure senza meta di Mr. Rail (uno dei personaggi di Baricco). La delicatezza estemporanea di “Passengers” ha conquistato anche Apple per lo spot che celebra i 20 anni del design del marchio. Visionaria e vintage la poesia di “Lovers”, ispirata alla dolcissima immagine di due amanti che si incontrano e si riabbracciano alla stazione di un treno. Calde e rassicuranti le trame oniriche di “Beyond the Clouds” e “Warm Embrace”: le note si abbattono l’una dopo l’altra sulla testa, nel cuore, nelle orecchie come una pioggia di atomi pronti a rimettere in moto l’anima. Emozioni in contrasto pullulano tra le note dell’affascinante “Dusk in the East” mentre il mistero rimane celato in “Horizons”. Ispirata ai primi componimenti di Bavota, “Breath” si veste di una nuova identità. Il disco si chiude con “Snow”, un brano velato di dolce malinconia che profuma di consapevolezza: Bruno Bavota ha capito come restare impresso.
Raffaella Sbrescia
Video: Passengers
Credits
Piano, prepared piano, acoustic guitar and live electronics: Bruno Bavota
Cello: Michael Nicolas
Violin: J Freivogel
Strings Score: Bruno Bavota, Linda Russomanno
Producer: Dan Merceruio
Recording, Mixing and Mastering Engineer: Daniel Shores
Editing Engineers: Dan Merceruio, Daniel Shores
Piano Technician: John Veicht
Piano: Steinway Model D #590904 (New York)
Photography: Linda Russomanno
Artwork: Marzia Figliolia
Graphic Design: Caleb Nei, Linda Russomanno
Executive Producer: Collin J Rae
Recorded at Sono Luminus Studios, Boyce, Virginia – April 18-22, 2016
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