Umbria Jazz 2016: Ola Onabulé, Diana Krall, Ramin Bahrami e Danilo Rea i protagonisti del 9 luglio

Umbria Jazz 2016 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz 2016 festeggia un nuovo compleanno e lo fa con un programma che, come di consueto, non ha davvero nulla da invidiare a qualsiasi altro Festival internazionale.  Dall’8 al 17 luglio in almeno sette luoghi (Santa Giuliana, i teatri Morlacchi e Pavone, la Galleria nazionale dell’Umbria, la basilica di San Pietro, e, per i live gratuiti, piazza Garibaldi e la Bottega del vino) saranno punto di riferimento per appassionati e addetti ai lavori. Star indiscusse e nuovi talenti si avvinceranno per le strade di Perugia per riempire il cuore di quanti hanno il jazz nel cuore.

Ola Onabulé ph Roberta Gioberti

Ola Onabulé ph Roberta Gioberti

Nello specifico vi parliamo della giornata del 9 luglio: sul palco dell’Arena Santa Giuliana si è esibito l’anglo-nigeriano Ola Onabulé, la cui voce densa e carica ha conquistato i pubblici nordeuropei e scandinavi nonché il cuore della pianista canadese Diana Krall, reduce dal notevole successo di Wallflower, album che nel titolo omaggia il brano scritto da Bob Dylan nel 1971. Di grande impatto emotivo l’appuntamento denominato “round midnight” al Teatro Morlacchi con i due Maestri Ramin Bahrami e Danilo Rea che si sono dedicati ad omaggiare l’imponente eredità musicale di Johann Sebastian Bach.

Ramin Bahrami ph Roberta Gioberti

Ramin Bahrami ph Roberta Gioberti

Ola Onabulé ph Roberta Gioberti

Ola Onabulé ph Roberta Gioberti

 

 

I- Days Festival: incanto, visione e ispirazione con i Sigur Rós

Sigur Rós live @ I-Days Festival - Autodromo Nazionale Monza

Sigur Rós live @ I-Days Festival – Autodromo Nazionale Monza

Un’ esperienza unica, irripetibile e totalizzante. Il live degli islandesi Sigur Rós, evento di punta dell’I-Days Festival, all’Autodromo Nazionale di Monza, ha realmente incantato il numeroso pubblico accorso da ogni parte d’Italia. La musica di Jónsi Birgisson e compagni va oltre il post- rock, le loro composizioni oniriche e struggenti non si possono paragonare a nessun’altra realtà, la loro lingua inventata è l’hopelandic ed è un richiamo dal fascino ipnoticamente mistico a cui è difficile resistere.

Sigur Rós live @ I-Days Festival - Autodromo Nazionale Monza

Sigur Rós live @ I-Days Festival – Autodromo Nazionale Monza

Partecipare ad un concerto dei Sigur Rós non è solo ascolto è anche visione a tutto campo: i visuals che propongono sono a loro volta delle opere d’arte comprensive di ulteriori richiami e riferimenti capaci di catapultare lo spirito in universi sconosciuti. Il religioso silenzio del pubblico è quanto di più irreale e suggestivo possa esserci ad un concerto. L’estensione e la potenza dell’ugola di Jónsi è riuscita persino a colmare la debolezza con cui la formazione in trio ha affrontato alcuni dei brani proposti in scaletta. Partendo dalla nebulosa di una foresta lugubre ed incantata, i Sigur Rós hanno tracciato traiettorie audio-visive ricche di intrecci, un crescendo sonoro ed emotivo in grado di colpire il cuore e la psiche in modo romanticamente violento.

Sigur Rós live @ I-Days Festival - Autodromo Nazionale Monza

Sigur Rós live @ I-Days Festival – Autodromo Nazionale Monza

Un’ora e mezza di musica senza confini in cui la travolgente batteria, ora elettrica, ora acustica di Orri Páll Dýrason, l’implacabile archetto per violoncello sulla chitarra di Jónsi, gli ipnotici giri di basso di Georg Holm hanno reso l’insieme un’esperienza a tratti surreale e sognante, a tratti violenta e rabbiosa fino ad un finale liquido e luminoso in grado di regalare al pubblico una preziosa sensazione di appagamento psico-fisico.

 Raffaella Sbrescia

SETLIST:
Óveður
Starálfur
Sæglópur
Glósóli
Vaka
Ný Batterí
E-Bow
Festival
Yfirborð
Kveikur
Hafsól

BIS:
Popplagið

 

I-Days Festival: la musica che conta nel cuore della Brianza. Le news ed il programma

IDays

La Brianza si prepara ad accogliere lei emozioni, i sorrisi e le aspettative di decine di migliaia di appassionati di grande musica. L’ I-Days 2016  è ormai alle porte: dall’8 al 10 luglio il Parco dell’Autodromo accoglierà alcuni dei più rinomati esponenti del panorama musicale internazionale: da Paul Kalkbrenner ai Sigur Ros. Per l’occasione saranno allestiti 4 palchi per garantire uno show a tutto tondo ai tanti presenti: Parabolica Main Stage, Ascari Stage, Brianza Rock Circus e Red Bull Bus Stage. Concerti in contemporanea e un’area campeggio di 34mila mq alberati all’interno del parco (attrezzati con bagni, docce, area lavanderia e lavastoviglie, area giochi bimbi, pet friendly) saranno disponibili per chi non vorrà perdersi nemmeno un minuto della manifestazione.

I-Days Festival

I-Days Festival

Gli organizzatori di I-Days 2016 e di Brianza Rock Festival si sono riuniti questa mattina in cima al Pirellone di Milano per dare ufficialmente il via all’evento. Roberto Masi, organizzatore dell’evento e direttore artistico di Brianza Rock Festival ha dichiarato: “Siamo entusiasti di questo sodalizio, grazie ai grandi nomi dell’I-Days daremo ancora più visibilità alla musica italiana, ai gruppi emergenti e alle realtà espressive del territorio”. Tra gli ospiti, immancabile Andy Fumagalli, musicista e artista monzese che ha presentato il progetto per celebrare David Bowie, il “Duca bianco”: “Ho snobbato Monza per anni, ora mi sto riappropriando della città portandovi quanto ho raccolto insieme ai Bluvertigo e con la mia attività di artista”, ha confessato. Non solo musica. Oltre al flash mob che verrà organizzato sulle note di “Space Oddity”, anche l’arte avrà la sua parte. Un missile alto 12 metri e un fulmine alto 3 metri, opere di Aladine Sane, saranno un simbolo in ricordo del cantante che ha segnato la musica del secolo scorso.

Da segnalare, infine, lo spazio che l’ I-Days Festival intende dare alla musica del futuro con il contest denominato “Rockin’ the school”: più di 300 band hanno partecipato alla lunga selezione che ne porterà due sui palchi del festival. In crescita anche l’iniziativa del Festival Letterario di Monza e Brianza, ad ulteriore tangibile testimonianza di un impegno culturale completo e trasversale da parte di tutto il territorio interessato.

 Raffaella Sbrescia

I-Days Festival 2016: programma

Venerdì 8 luglio

Area parabolica (apertura porte h 17)Jasmine Thompson (19.25), Bloc Party (20.45), Paul Kalkbrenner (22.45)

Area Ascari (apertura porte h 17): Doc Brown (17.40), Michele Bravi (18.40), The Sherlocks (20), Jake Bugg (21.45),  Random (23.30)

Brf Circus (apertura porte h 17): the New Waves (17.40), Another Feedback (18.40), Never Trust (20)

Red Bull Tour Bus (apertura porte h 17): Klune (19.25), Drywet (20.45), Hermit 22.45)

Sabato 9 luglio

Area parabolica (apertura porte h 17): Shura (18.45), Stereophonics (20.15), Sigur Ros (22.30)

Area Ascari (apertura porte h 17): Knk Project (18.40), Honne (19.30), Lapsley (21.30),Formation (00.00), Sophie (1.15)

Brf Circus (apertura porte h 17): Mr kite (18), Sandflower (19.30), Royal Bravada (21.30)

Red Bull Tour Bus (apertura porte h 17): Phill Reynolds (17.15), Buzzy Lao (18.45), The Union Freego (20.15), Joan Thiele (22.30)

Domenica 10 luglio

Area parabolica (apertura porte h 17): Sica (17.30), Eagulls (18.30), Biffy Clyro (20.15),Suede (22.30)

Area Ascari (apertura porte h 17): Anteros (18), Public Access Tv (19.30),Klangstof (21.30)

Brf Circus (apertura porte h 17): The Elements (18.15), Mellow Toy (19.30), Mataleòn (21.30)

Red Bull Tour Bus (apertura porte h 17): Dankalia (18.30), Iiso (20.15), Giulia’s Mother (22.30)

La sensualità modulare dei Tame Impala al Market Sound

Tame Impala live @ Market Sound

Tame Impala live @ Market Sound

Dopo averli a lungo attesi gli australiani Tame Impala si sono esibiti sul palco del Market Sound 2016  per una ventata di freschezza e di godimento puro in una calda serata meneghina. Kevin Parker alla voce e chitarra (vero e proprio sciamano dello psychic-pop nonché deus ex machina della band), Jay Gumby Watson alle tastiere synth, Dominic Symper alle chitarre e synth, Cam Avery al basso e Julian Barbagallo alla batteria hanno ammaliato il pubblico creando un’atmosfera surreale, liquida, rarefatta, ipnotica grazie al loro sound etereo ed amabilmente vintage.

Tame Impala live @ Market Sound

Tame Impala live @ Market Sound

Un’esperienza sonora e visiva completa e totalizzante in cui lo schizofrenico passaggio da momenti e melodie di onirico pop, alla psichedelia inglese ’60 al più moderno blues acido ha decisamente fatto la differenza. Distorsioni prolungate, jam e suite strumentali, riverberi di voci e di chitarre, proiezioni lisergiche, sorrisi e coriandoli a pioggia si sono alternati in un caleidoscopio di emozioni vive e pulsanti. Da segnalare l’intensa potenza sensuale della combo Elephant/The Less I Know The BetterFeels Like We Only Go Backwards.

 Raffaella Sbrescia

“Noi siamo la scelta”: la crociata intellettuale di Paolo Simoni. Intervista

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“E di colpo avere trent’anni, sentirne il morso il morso sul culo e convincerti che sei uno dei tanti…” canta Paolo Simoni in “Io non mi privo”, primo singolo estratto da “Noi siamo la scelta”, un concept album che ruota attorno ai drammi, alle speranze, ai problemi, ai pensieri, ai sogni di una generazione a cui manca la coesione o la motivazione necessaria per passare dalla polemica all’azione. Il mondo dei trentenni, quelli che vivono in Italia, o che sono emigrati all’estero, in cerca di qualcosa che questo paese non è capace di offrirgli è quello che il cantautore, compositore, arrangiatore e polistrumentista romagnolo ci descrive in questo disco appassionato e necessario.

Intervista

Hai definito questo album “un atto d’amore”, la nostra generazione lo merita?

Certo che sì! La nostra generazione è ancora bellissima, è la più creativa perchè si sta inventando nuove soluzioni per provare a resistere. L’atto d’amore sta nel creare un luogo in cui poter individuare uno spiraglio, poter sentire che qualcuno ci capisce, una sorta di buona compagnia mentre si compie la stessa lotta. La nostra è una generazione pacifista, siamo cresciuti con i cartoni animati giapponesi, abbiamo i nostri clichè. Dovremmo unirci, la politica ci prende in giro con una farsa totale. Dopo questo ventennio di politica tragica ci ritroviamo ad essere retribuiti con i vaucher e senza pensione…poi ci si stupisce se le donne trentenni non fanno figli? A me pare una conseguenza ovvia. Tutte queste emozioni, questa “incazzature” intellettuali sono finite nelle canzoni di “Noi siamo la scelta”.

Parliamo di “Suona pianoforte”. Un pezzo dalla bellezza classica, destinato a far parte dell’antologia del cantautorato italiano…

Grazie! Pensa che ho deciso di inserirlo alla fine all’interno del disco per completare il discorso. In questo brano parlo degli eroi invisibili, quelli che portano avanti il paese. L’ho registrato due volte in modi diversi, poi ho deciso di lasciarlo scarno per dare spazio e rilevanza maggiore alle storie narrate.

Chi è “Giuly”?

Una pittrice, una maestra di vita, un’artista che ha scelto rimanere fuori dagli schemi, una persona dal grande valore umano, nata e vissuta nel mio stesso paese di provincia in Emilia Romagna. Quando ero ragazzino, invece di andare a zonzo in sala giochi, andavo tutti i giorni nel suo atelier per suonare, cantare, discutere. Mentre stavo scrivendo le canzoni di questo disco, ho letto che i 30 anni sono l’età in cui ciascuno abbandona i propri maestri per proseguire il proprio cammino. A 30 anni non sei ancora né vecchio né giovane, fai un po’ un resoconto e, dato che nel frattempo lei se n’è andata, ho voluto raccontare quello che avevo imparato proprio a lei che era, ed è, la mia figura di riferimento per antonomasia.

Se ti trovassi a dover fare un bilancio del tuo percorso artistico, cosa diresti?

Mi sento abbastanza bene nonostante tutto. Non ho mai cercato il pubblico facile, non ci ho mai pensato, ho sempre scritto perché mi piaceva e continuo a farlo. Fare il cantautore, che sia in Italia o meno, è difficile. Nel momento in cui scrivi canzoni come “Io non mi privo”, scegli un percorso ben definito. Non sono mai stato nei talent, ho sempre fatto poca tv, ho preferito fare altre cose. A 30 anni mi trovo a scrivere canzoni e lottare per poter fare musica. Il mio interesse è fare il musicista, poter suonare, poter cantare le mie canzoni. Ero partito con la passione di fare musica, ora faccio due lavori: uno è quello di scrivere le canzoni e l’altro è quello di promuoverle facendo telefonate varie e lottando per conquistare spazi.

Paolo Simoni

Paolo Simoni

Dal punto di vista tecnico questo album racchiude un lavoro meticoloso e certosino. Hai fatto riferimento ai punti di cardine del nostro passato musicale ma c’è anche tanta ricerca e uso dell’elettronica…

Io ed il mio produttore artistico Luca Pernici ci siamo chiusi in studio trascorrendo diversi mesi a maneggiare sintetizzatori e tastiere. Abbiamo lavorando con la mentalità degli anni 80 testando il suono con tantissimi ascolti, ci siamo sbizzarriti, abbiamo scoperto soluzioni seguendo l’intento di collegare a testi importanti delle musiche fortemente impattanti. Il risultato finale è un suono contemporaneo intriso di atmosfere elettroniche di natura colta. Ci siamo divertiti anche nel coinvolgere due batteristi e due bassisti, rispettando in ogni caso il mood del concept album.

Paolo Simoni

Forse questo album merita di vivere dei contesti diversi dal solito. Molti ragazzi cercano l’evasione invece della riflessione…

Bisogna stare attenti. Ad un certo punto la festa finisce sempre! La nostra generazione in verità è molto frastagliata. Ci definiamo generazione ma in realtà siamo tanti individui singoli che combattono le proprie lotte. Quello che manca alla nostra generazione è la coesione, non si agisce in nome di un obiettivo comune. C’è un brano del disco che s’intitola “Una reazione” che parla proprio di questo. Passiamo molto tempo a sputare commenti e sentenze però poi chiudiamo tutto e andiamo a fare l’aperitivo. C’è ovviamente chi lotta, chi fa il proprio percorso, solo che lo fa in silenzio. Sono problemi seri questi, una generazione che non affronta questi problemi vive l’inadeguatezza al proprio tempo e l’estero è diventato una sorta di nascondiglio. Dovremmo tornare a riprenderci tutto quello che è nostro, i nostri diritti basilari ecco perché “Noi siamo la scelta”. Quello che più mi addolora è vedere come ci prendono in giro senza che facciamo nulla per reagire. Noi stessi rappresentiamo la possibilità di cambiare le cose lottando senza odio e senza armi servendoci di un’intelligenza emotiva, morale, intellettuale che ci può portare a riprenderci i nostri diritti che non sono capricci, come qualcuno ha voluto farci intendere.

Raffaella Sbrescia

Acquista su iTunes

Tracklist: “Il vuoto di questo tempo”, “Io non mi privo”, “Noi siamo la scelta”, “Lascia la tua impronta”, “Ho conosciuto l’amore”, “Una reazione”, “Ci sono cose che ti cambiano”, “Giuly”, “Suona pianoforte”.

 Video: Io non mi privo

www.paolosimoni.it

 www.facebook.com/paolosimonimusica

“Polvere”: la festa dionisiaca di Vinicio Capossela al Market Sound

Vinicio Capossela @Market Sound ph Francesco Prandoni

Vinicio Capossela @Market Sound ph Francesco Prandoni

Un invito a tirare fuori quello che abbiamo dentro, a non subire le cose, ma a farle. Un invito all’azione e alla speranza ma anche un invito alla festa; una festa antica, dionisiaca, che dissipa e consuma per ricordarci che non bisogna avere paura di vivere. Tutto questo è “Polvere”, il nuovo live di Vinicio Capossela, ispirato alla prima parte del suo ultimo lavoro discografico intitolato “Canzoni della Cupa”. Presenti al concerto tenutosi il 29 giugno presso il Market Sound di Milano, abbiamo avuto modo di prendere parte ad una vera e propria celebrazione della vita. Suggestiva la scenografia comprensiva di spighe, sterpaglie, luminarie a festa, un cranio d’animale e due altoparlanti. Ricca e corposa la band con una decina di musicisti disposti in una formazione composta da coppie con mariachi messicane, cupa-cupa lucani, una voce femminile ed una maschile, un coro greco, una coppia di chitarre, una coppia ritmica senza dimenticare le decine di strumenti sparsi tra cui pelli, aulofoni, sonagli, mellotron e distorsori vari.

Vinicio Capossela @Market Sound ph Francesco Prandoni

Vinicio Capossela @Market Sound ph Francesco Prandoni

“Siamo venuti nella città delle polveri sottili e delle polveri da naso per far alzare la polvere della terra”, dice Vinicio Capossela sbucando da dietro un velo nelle vesti di “Bestia nel grano”, quasi come se provenisse ad una dimensione altra. L’ancestrale, l’arcaico, il folk, la serenata, la ballata, la frontiera, la fiesta y feria, e la mitologia convivono in lui testimoniando l’urgenza di raccontare storie che siano personali ma al tempo stesso parte di un patrimonio comune. Attraverso l’incontro tra brani adattati dallo stesso Capossela o frutto del genio di Matteo Salvatore, il grande cantore dell’ingiustizia e dello sfruttamento nel mondo del latifondo meridionale degli anni ’50, il live prende subito una piega calda tra immagini filmiche di notevole impatto emotivo.

Vinicio Capossela @Market Sound ph Francesco Prandoni

Vinicio Capossela @Market Sound ph Francesco Prandoni

“Femmine”, “La padrona mia’” e la ”Dagarola del Carpato” sono storie incentrate su abusi e fatiche. Storie cavalleresche si avvicendando in “L’acqua chiara della fontana”,  ”Zompa la rondinella” e ”Franceschina la Calitrana”. Intensa la sofferente trama de ”Il lamento dei mendicanti”, imperdibile ”Teresuccia”, un prezioso canto di mietitura. Dedicato al concetto di straniero e di viaggiatore è”Lu Furastiero”,  ben riuscito anche l’adattamento di ‘”Nachecici”. Suoni di fisarmonica meridionale introducono “Pettarossa” mentre “Lo sposalizio di Maloservizio”, introdotto come parte di una trilogia che comprende funerale e risuscitazione, inaugura la parte conclusiva del concerto.

Vinicio Capossela @Market Sound ph Francesco Prandoni

Vinicio Capossela @Market Sound ph Francesco Prandoni

Abbandonate “Le canzoni della Cupa”, Capossela mette mano ai cosiddetti pezzi di repertorio: “Che coss’è l’amor” in versione esoticheggiante, la travolgente “L’uomo vivo” e “Il ballo di San Vito” trasformato in un  intrigante sabba. Canti di vita e di morte, di gioia e di dolore, di fame e di ricchezza si avvicendano nello show di Capossela che riesce a conquistare il pubblico dipingendo “un mondo folclorico, rurale, mitico e mitologico che dà calore e radice, paura e confronto, freddo, emozione, desiderio, paura, senso dell’avventura, euforia, lutto e e morte”.

Raffaella Sbrescia

 Scaletta

LA BESTIA NEL GRANO

FEMMINE

LA PADRONA MIA

DAGAROLA DEL CARPATO

L’ACQUA CHIARA DELLA FONTANA

ZOMPA LA RONDINELLA

FRANCESCHINA LA CALITRANA

COMPONIDORI

SCORZA DI MULO

LA NOTTE DI SAN GIOVANNI

IL BENE MIO o IL LAMENTO DEI MENDICANTI

TERESUCCIA

LU FURASTIERO

NACHECICI

PETTAROSSA

LO SPOSALIZIO DI MALOSERVIZIO

LA MARCIA DEL CAMPOSANTO

AL VEGLIONE

______________________________

MARAJA’

CHE COSS’E’ L’AMOR

PENA DE L’ALMA

L’UOMO VIVO

SAN VITO

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CAMMINANTE o LA NOTTE

IL TRENO

LA GOLONDRINA / OVUNQUE PROTEGGI

 

 

Antonio Castrignanò live alla Triennale di Milano: una gioia per i sensi

Antonio Castrignanò live @ La Triennale -Milano

Grande festa nel giardino della Triennale di Milano in occasione del coinvolgente concerto di Antonio Castrignanò, eccellente rappresentante della pizzica salentina nel mondo. Voce e tamburo della Notte della Taranta, ha suonato e collaborato con artisti come Stewart Copeland, Mauro Pagani, Giuliano Sangiorgi, Negramaro, The Chieftains, Goran Bregovic, Ballakè Sissoko, Ludovico Einaudi, Marcan Dede, Antonio si è esibito su palchi e festival di prestigio internazionale regalando nuovo lustro alla tradizione musicale del Salento. Le sue performances sono molto intense: cuore, anima, sudore e sorrisi si avvicendano tra storie e leggende antiche e meno antiche.

Antonio Castrignanò live @ La Triennale -Milano

Antonio Castrignanò live @ La Triennale -Milano

Tamburi, fiati, corde e cornamuse si muovono all’unisono per accompagnare la sua voce, tanto simile ad un richiamo dal fascino ancestrale. Restare seduti è impossibile: il ballo è una componente fondamentale all’interno di quello che appare simile ad un rito liberatorio e propiziatorio al contempo. Il patrimonio artistico, culturale, antropologico e musicale racchiuso nei testi e nelle melodie proposte da Antonio Castrignanò è quanto di più prezioso ed affascinante possa esserci. Provare per credere.

Raffaella Sbrescia

Video: Fomenta

Kill Karma: Nesli entra nel vivo della sua avvincente trilogia. L’intervista

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Ritroviamo Nesli, al secolo Francesco Tarducci nel Giardino de La Triennale di Milano, in occasione della presentazione del suono nuovo album di inediti intitolato “Kill Karma”, prodotto da Brando (Go Wild/Universal Music Italia). Il momento è catartico: Nesli è felice, rilassato, libero, entusiasta. Questo suo nuovo lavoro è il frutto di un’evoluzione individuale ed artistica che lo ha portato direttamente in cima alle classifiche di iTunes. Con questo disco, intriso di contaminazioni che vanno dalla dance al rock strizzando l’occhio agli anni ’80 per passare poi a tracce Hip Hop contaminate dal rock, fino a brani con un beat dance, senza tralasciare ballate struggenti e confidenziali, prende vita il secondo atto di una trilogia sempre più avvincente.

Ecco cosa ci ha raccontato Nesli subito dopo aver abbracciato i suoi affezionatissimi fan accorsi a sostenerlo.

Intervista

In questo album hai messo davvero tutto te stesso?

Sì, questo disco è la trasposizione del mio libro “Andrà tutto bene” in musica. Ho sempre scritto guardando con gli occhi degli altri, stavolta l’ho fatto guardando il mondo attraverso i miei stessi occhi. Tutto è riconducibile ad una persona, ad un nome, ad un fatto specifico; non ho guardato molto fuori. Anche se in apparenza sembra che faccia le cose un po’ a caso, tutto ha un ordine ben preciso. In sintesi, chi ha letto il libro, con questo album potrà unire tutti i punti della mia visione del mondo.

Si tratta del secondo capitolo di una trilogia…

Esatto. Posso anche dire che del prossimo ho già preparato dai quattro ai sei brani, ho già avuto la visione della copertina, sarà un po’ fumettistica e ci sarà un alter ego che mi sparerà. La mia visione rimane sempre molto dark ma ho dovuto renderla pop; per questa ragione ho trasformato il suicidio in omicidio. Il mio impianto creativo è molto ampio, quando penso ai dischi, invece di pensare ai singoli penso alle trilogie. La mia unica passione è scrivere, passo il tempo a pensare ai contenuti, lo trovo divertente anche se mi rendo conto di muovermi in controtendenza…

In che senso?

Oggi si esce quasi esclusivamente in digitale, lanciando dei singoli che non porteranno a nulla di duraturo. Se non crei continuità è un po’ come fare un falò con la benzina, sarà tutta una fumata. Bisogna rendersi conto che il digitale rappresenta un costo in meno per chi investe, è solo la punta dell’iceberg! Io scrivo su carta e registro un attimo dopo, ho lavorato sia con l’analogico che con il digitale, conosco gli strumenti con cui lavoro e posso dare loro un senso rispetto a quello che intendo fare.

Nesli-Ph-Andrea-Colzani

Nesli-Ph-Andrea-Colzani

Quali sono le tue influenze musicali e cosa hai ascoltato mentre lavoravi a questo album?

Sono praticamente onnivoro. Non c’è una regola, sono un selvaggio! In genere seguo istintivamente solo le cose che mi emozionano. Se mi viene chiesto di migliorarmi io dico no, voto l’involuzione. Se mi chiedono di mandare un messaggio ai ragazzi che vogliono fare musica, dico loro di lasciar perdere, di fare altro, di dedicarsi all’artigianato. Tutti vogliono fare i cantanti, dedicarsi alla moda, fare serata, sentono di avere il fuoco sacro dentro; il problema è che il milione di views e i clic sulle foto non sono reali, sono pacchetti che distorcono la visione della realtà

Queste affermazioni hanno un risvolto di tipo socio-culturale…

Certo, molti ragazzini viaggiano intorno al mondo, scattano una decina di foto che determineranno il loro status di globe trotter e poi si ritroveranno a vivere da alieni, completamente avulsi dalle dinamiche di interazione reale. Io, a dirla tutta, neanche ce l’ho il passaporto!

Nesli

Nesli

La libertà che senti di avere oggi come e quando è arrivata?

L’ho raggiunta attraverso un percorso che dovevo e volevo fare. La mia è una bellissima passione ma ha le dinamiche di un lavoro. Ha dei pro e dei contro, su tutti c’è il fatto di non staccare mai. In questo ambiente conta la perenne progressione in avanti e, dato che mi muovo in un’ottica di carriera e non di successo, sapevo che se volevo essere nella mappa culturale di tutti, dovevo fare dei passaggi obbligati. Uno di questi è il Festival di Sanremo. Sapevo che dovevo distanziarmi dal mondo elitario ma che non volevo perdere i miei fan, il mio margine di movimento era minimo, la possibilità di sbagliare bassissima, venivo da Carosello e stavo per tornare in Universal, dovevo fronteggiare diverse dinamiche mentali e logistiche. Dovevo limitare l’artista maledetto per fare spazio a chi volevo essere e a chi volevo diventare ma avevo al mio fianco una squadra che conoscevo molto poco…

Quindi come hai affrontato quella grande prova?

Brando e Raffaele mi dicevano di tenere duro, sapevo che non c’era tempo, vivevo nel terrore e con la consapevolezza che tutti volevano vedermi fallire. “Buona Fortuna Amore” l’ho provata pochissimo, l’avrò cantata al massimo sei volte in sala prove, mi dicevano di cantarla a casa ma io non ci riuscivo, mi sentivo un coglione. Un altro ostacolo erano gli ear monitor che io non ho mai usato, sbagliai tutto in prova sul palco di Sanremo, proprio quando c’erano i critici in sala, riconosco di averla cantata con tutti i limiti del caso, ora sarebbe tutto diverso.

Nesli

Nesli

Saresti pronto a riscattarti sul palco dell’Ariston?

Certo! Ho già scritto la canzone da inviare a Carlo Conti, spero proprio che la accetti!

Tornando all’album, quali messaggi intendi comunicare al pubblico?

Questo album è come il momento centrale del racconto di un film, mi sono tolto diversi sfizi e nel terzo completerò l’opera.

Qual è il ruolo dei tuoi tatuaggi?

Rappresentano una vera e propria provocazione. Sapevo che avrei fatto questo disco con questa specifica copertina. L’anno scorso avrei potuto spiegare questo concetto a spezzoni, ora potrete capire il perché di ogni cosa. Di solito i tatuaggi rappresentano un’opera di abbellimento nel mio caso invece mi sono ricoperto di nero. Il mio obiettivo era fare in modo che le persone che si fossero interessare al contenitore, avrebbe posto attenzione anche ai contenuti. Alla domanda: “Se mi metto nudo, mi ascoltate?” La risposta è ovviamente: “Sì”. Triste ma assolutamente vero. Questo è quello che ho detto ad una delle mie sette personalità. Il mio percorso ha un fondamento amaro, non sono un ipocrita, eppure l’ho affrontato a mio modo ed eccomi qui.

Raffaella Sbrescia

Acquista su iTunes

L’instore tour partirà oggi 1° luglio da Mondadori Megastore in Piazza Duomo a Milano,  il 2 a Rizziconi (Reggio Calabria) con una tappa al Centro Commerciale Porto degli Ulivi. Il 3, invece, sarà a Livorno al Centro Commerciale Fonti del Corallo, mentre il 4 si sposterà verso la capitale con un instore al Centro Commerciale Tiburtina; Il 5 sarà alla Mondadori di Napoli. Due le tappe in Puglia: una a Lecce e l’altra a Foggia il 6 e 7 luglio.

L’8 luglio sarà alla Mondadori di Pescara, il 10 a Brescia, l’11 a Torino, il 12 doppio appuntamento alle ore 15.00 a Padova e alle ore 18.00 a Venezia, il 13 a Genova e il 14 alle ore 14.00 a Firenze e alle ore 18.30 a Bologna.

Nesli durante l'intervista

Nesli durante l’intervista

 Video: Equivale all’Immenso

website: iosononesli.it - facebook: @neslimusic

twitter: @neslimusic – instagram: @neslimusic

youtube: nesliVEVO

 

Torna il Dance Festival Oriente Occidente: Rovereto 30 agosto – 11 settembre 2016. Tutti gli appuntamenti

Kevin Finnan Photo Dan Tucker

Kevin Finnan Photo Dan Tucker

Con il titolo Corpi e confini Oriente Occidente 2016 continua il suo percorso di intreccio e connessione tra arte coreutica e fenomeni sociali, affrontando un viaggio di conoscenza della vita, della sua genesi e della sua finitezza.

Corpi e confini. Corpo che riempie lo spazio. Corpo che riflette il suo tempo, lo spaesamento intimo e collettivo, i processi di migrazione, le eterne lotte di cultura e credenze, lo sradicamento della globalizzazione. Corpo che nel suo mutare di localizzazione crea nuovi territori e sempre nuovi confini, geografici, politici, simbolici. Questa trentaseiesima edizione va alla ricerca di storie che prendono forma e vita in terre lontane o nelle pieghe del quotidiano, nell’incontro con l’altro o con la narrativa atemporale di Shakespeare, le vicissitudini di Pablo Picasso e le criticità dei sobborghi afroamericani di Pittsburgh e dei ghetti di Johannesburg.

Apre la manifestazione uno degli artisti contemporanei più significativi ed eclettici: Jan Fabre (31 agosto-Teatro Zandonai-ore 20,30). In Attends, attends, attends… (pour mon père), assolo dedicato al suo danzatore–feticcio Cédric Charron con cui collabora dal 2000, Jan Fabre affronta il confine terreno per eccellenza: la morte. Evocata nella convinzione che possa rivelare meglio la vita.

Nella stessa giornata due prime nazionali e coproduzioni del Festival nell’ambito del progetto CID Cantieri a sostegno delle nuove generazioni di autori: I would like to be pop di Davide Valrosso e Il coraggio di stare di Tommaso Serratore (31 agosto-Auditorium Melotti-ore 18)

Si prosegue con Romeo & Juliet / Rebellion & Johannesburg, moderna interpretazione di Romeo e Giulietta avente come scenario la subcultura giovanile di Johannesburg, della coreografa sudafricana attiva a Berlino Jessica Nupen (2 settembre-Auditorium Melotti-ore 20,30) . Sei uomini e due donne di Moving Into Dance Mophatong, la più importante e longeva compagnia professionale del Sudafrica, offrono la loro fisicità e abilità nell’alternare la danza contemporanea alla street dance.

Varcando i confini geografici si incontrano i corpi liberi, che sprigionano emozioni universalmente riconosciute, messi in azione da Ohad Naharin (3 settembre-Teatro Zandonai-ore 20,30) per la sua Batsheva Dance Company, la compagnia più importante d’Israele. Strutturata in tre parti: Bellus, Humus e Secus, Three incarna l’essenza della sua poetica e la forza contagiosa della sua danza.

Si prosegue con L’ultima madre di Carla Rizzu e Casual Bystanders di Salvo Lombardo (6 settembre-Auditorium Melotti-ore 20,30), entrambe prime nazionali e coproduzioni del Festival nell’ambito del progetto CID Cantieri a sostegno delle nuove generazioni di autori.

Direttore del Centre Chorégraphique National de La Rochelle dal 2008, Kader Attou convoca sedici straordinari danzatori per costruire la sua opera numero 14. La prima nazionale OPUS 14 (7 settembre-Teatro Zandonai-ore 20,30) va oltre la cronologia: è uno spettacolo travolgente in cui l’intero repertorio hip hop viene esplorato sul filo dell’emozione, del virtuosismo, del sincrono. Sul pavimento una sorta di tappeto di sabbia, terra malleabile e in continuo cambiamento, e sullo sfondo disegni sfumati che ricordano onde e fiori.

Roberto Zappalà, coreografo catanese, riesce come nessun altro a narrare con i corpi la “sua” Sicilia. Con Instrument 1 <scoprire l’invisibile> (8 settembre-Auditorium Melotti-ore 20,30) porta in scena uno strumento musicale tipico della tradizione, il marranzano (comunemente detto scacciapensieri), suonato live da Puccio Castrogiovanni. I sette vigorosi corpi maschili, che ne declinano le sonorità, interpretano una Sicilia senza confini, in cui la tradizione e la modernità si incrociano, si ritrovano, si fondono.

Nella prima nazionale Pavement il coreografo Kyle Abraham (9 settembre-Teatro Zandonai-ore 20,30), volto nuovo della danza made in USA, tratteggia un potente spaccato della vita di strada consumata tra gang rivali e polizia violenta. La colonna sonora è un collage che incorpora il jazz e il repertorio barocco di Vivaldi e Bach. Ispirato dal celebre film Boyz N The Hood (Strade violente, 1991) Kyle Abraham traduce nei corpi dei sei danzatori, lui incluso, il crescendo emozionale di una cultura ancora tormentata da una lunga storia di discriminazione. Lo fa a ritmo di hip hop, con passi di street dance ibridati con le linee pure della modern dance.

Altra prima nazionale è UTT (10 settembre-Teatro Zandonai-ore 20,30), emblematico assolo creato nel 1981 da Ko Murobushi con e per Carlotta Ikeda, che ha permesso di far conoscere la danza Butoh e la sua declinazione al femminile in Europa. Trent’anni dopo la sua nascita, come ultimo gesto prima della prematura scomparsa, Carlotta Ikeda ha trasmesso questo brano a una danzatrice della sua Compagnia, Maï Ishiwata. Il tempo trascorso, la differenza tra le due interpreti rendono ancora più universale questo brano che altro non è che “un viaggio di una donna dalla vita alla morte” o forse, come ricordava Ikeda, “dalla morte alla vita”.

Boléro di Ravel torna in scena rivisitato e riscritto per nove danzatori del Ballet National de Marseille (11 settembre-Teatro Zandonai-ore 20,30) che Emio Greco dirige in tandem con Pieter C. Scholten da settembre 2014. Precede questo lavoro collettivo il duetto Two, altra esemplificazione della ricerca artistica di Greco e Scholten incentrata sul tema del doppio. Un duo che è duello, gioco sospeso tra maschile e femminile, riverbero di gesti da un corpo all’altro. Non c’è dialogo tra i due danzatori in scena, solo un effetto di mimetismo che nega la comprensione di chi il gesto lo ha lanciato rispetto a chi lo ha subito.

Abbandonati i confini del luogo fisico del teatro, la danza va nelle strade, sulle facciate dei palazzi, nella piazza e nelle sale del Mart con quattro progetti site specific.

In prima assoluta Scenario, creazione commissionata da Oriente Occidente per il grande atrio del Mart (1,2,3 settembre-Mart-ore 18), è una performance che Luca Veggetti, brillante coreografo e regista bolognese da lungo tempo attivo a New York, ha ideato indagando il tema del combattimento nelle sue possibili declinazioni. Destinata a diventare una installazione per il Mart, questa performance è interpretata da quattro danzatori e una cantante che si confrontano con gli spazi architettonici e le collezioni permanenti del museo.

Con il titolo L’Aimant. Poèsie verticale, Antoine Le Menestrel -alias Romeo- (1,2,3 settembre-Via delle Fosse-ore 18) a mani nude sui cornicioni dei palazzi di Rovereto segue il suo slancio d’amore alla ricerca di Giulietta, ispirato dai versi che Shakespeare affida al giovane Montecchi nel II atto del suo Romeo e Giulietta.

Marcos Morau, fondatore a Barcellona del collettivo La Veronal, torna a Oriente Occidente (1 settembre-Piazza del Mart-ore 20,30) con Los Pajaros Muertos, spettacolo in cui indaga la vita, gli incontri e i luoghi prediletti di Pablo Picasso. Nutrito di immagini visive sorprendenti, lo spettacolo testimonia una relazione intensa con il luogo che lo accoglie: in scena si recita e si danza, con professionisti e amatori selezionati di volta in volta in loco da Morau. Gli “uccelli morti” sono tutti quei personaggi che Picasso ha incontrato e che sono scomparsi prima di lui.

Motionhouse, storica compagnia inglese fondata nel 1988 da Kevin Finnan e Louise Richards, in collaborazione con i cinque eccezionali artisti circensi di NoFit State presenta in prima nazionale BLOCK (9 settembre-Urban City-ore 11 e Piazzale Caduti del Lavoro-ore 17, 10 settembre-Largo Foibe-ore 10 e Piazza Malfatti-ore 17) dove danza e acrobazia estrema collidono, si scontrano, si amalgamano in un costante riverbero di forme transitorie, sottolineando la stessa natura provvisoria del nostro panorama urbano.

Tutti gli spettacoli e gli appuntamenti del Festival dall’8 giugno 2016 su www.orienteoccidente.it

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T. 0464.431660

F. 0464.421404

festival@orienteoccidente.it

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La ripartenza di Lilian More con “Back to the start”. Intervista

Lilian More

Lilian More

Appassionata di musica sin da quando aveva 9 anni, Linda Bosco in arte Lillian More nasce e cresce nell’hinterland milanese. E’ appena quattordicenne quando inizia a scrivere i suoi primi brani spinta dal sogno di intraprendere la carriera di cantautrice.

Determinata e talentuosa la giovane rocker, dopo le esperienze del suo primo Ep “Now we Go!”, anticipato dal singolo “We don’t care anymore” del 2013 e dopo l’uscita del singolo “Believe in Chance” nel 2015,  è attualmente impegnata nella lavorazione del nuovissimo progetto musicale “In Bloom”.

Intervista

La tua ripartenza è con “Back to the start”. Nel testo canti “You’re just one of my old memories. So take back your promises and all your lies and bring me back to the start”. Cosa racconti in questa canzone, con quale spirito l’hai scritta e come hai lavorato all’arrangiamento del brano?

Sì, Back to the Start è il primo singolo estratto dal mio nuovo album e parla della fine di una storia d’amore. I sentimenti racchiusi nel brano sono di dolore e rabbia, ed è uno dei brani che a livello sentimentale mi tocca particolarmente di più. Nella realizzazione degli arrangiamenti, dando le linee generali e relativi riferimenti riguardo a come volevo le linee di basso e batteria, ho lavorato e suonato insieme a dei musicisti davvero molto validi con i quali ho successivamente inciso tutti i brani del mio nuovo disco.

Il video, diretto da Michele Pinna, è molto particolare. Raccontaci la story line e le suggestioni che intendevate trasmettere al pubblico…

Il video musicale racchiude al suo interno la descrizione di anima e corpo; la prima viene descritta nella sua duplice natura nello scenario bianco (fragilità e sensibilità) e nero (rabbia e tormento); mentre il corpo, intesa come parte materiale della nostra vita, viene descritta dall’intenzione di realizzare una moto con la quale costruire un nuovo inizio, per poi partire verso nuovi orizzonti lasciando tutto alle spalle.  Nelle scene con la cera nera volevamo trasmettere in maniera molto cruda ed esplicita il sentimento di tormento nel dover sempre “ingoiare” e “mandar giù” sofferenze e dolori, “leccarsi le ferite” e allo stesso tempo autolesionarsi per sentire sollievo dal dolore psicologico. E’stato molto emozionante lavorare insieme a Michele per la realizzazione della storia e soprattutto dover esprimere a 360° questo mix esplosivo di sentimenti.

In che modo cerchi di contestualizzarti all’interno del panorama musicale italiano in qualità di rocker?

Non amo darmi un’etichetta e non catalogo la mia musica in nessun genere musicale se non “Lilian More”!  Così come la mia musica, sono molto poliedrica, faccio quello che mi sento di fare e la mia musica è la mia voce per dire quello che penso e quello che provo. Per queste ragioni se volessi contestualizzarmi all’interno del panorama musicale lo farei in qualità di Lilian More. Considerando lo scenario musicale italiano, penso di essere l’unica a fare questo tipo di genere quindi questo potrebbe essere sicuramente un punto a mio vantaggio per distinguermi dalla massa! Come riuscirci? Sicuramente dando il meglio di me in primis per la mia musica e per tutti coloro che amano quello che faccio e poi per me stessa.

Lilian More

Lilian More

Questo singolo anticipa il tuo nuovo album in uscita in autunno. Con chi ci stai lavorando e in che modo?

 Sì, il mio nuovo disco uscirà questo autunno ed è tutt’ora in fase di produzione! Ho lavorato per diversi giorni con i musicisti in sala prove e ci sono diverse collaborazioni… ma il lavoro sicuramente più lungo è stato quello relativo alla ricerca del suono! Per il resto dei dettagli vi lascio ancora un po’ sulle spine! (ride ndr)

Sappiamo che si tratterà di un disco autobiografico e che racchiuderà al suo interno il bilancio di due anni molto intensi per te… Ti andrebbe di approfondire questo discorso raccontandoci la tua crescita sia personale che professionale?

 Sì, questo album racchiude la parte più intima di me… parlarne è davvero molto difficile ed è stato altrettanto difficile abituarsi a cantare brani in cui è racchiusa davvero tanta sofferenza. Tuttavia il mio punto di forza è stato proprio il mettermi a nudo svelando una parte di me che mai avrei potuto far conoscere a qualcuno; la musica mi ha permesso di farlo ed è stata la mia analista personale. La mia crescita è avvenuta mentre mi confrontavo con persone molto più grandi di me, non sono mai scesa a compromessi e sono andata sempre dritta per la mia strada. All’interno di un mondo così frenetico, ingordo e privo di prospettiva verso il futuro come quello di oggi è stato un pò come salire su un ring priva di qualsiasi protezione e ancorata alle corde… ma lo è tutt’ora e lo sarà per chissà quanto tempo! Ma non mi fa paura. L’importante è rialzarsi e combattere, sempre.

In che modo coltivi la tua passione per la musica?

Prima di tutto con la curiosità! Poi con la determinazione e l’amore per quello che faccio e infine con tanto divertimento! Certo, lo stress non manca mai ma questa è tutta un’altra storia! (ride ndr)

Quali ascolti influenzano il tuo repertorio?

Sicuramente la parte più importante della mia vita sono stati i Green Day. In secondo luogo tutto il panorama musicale che racchiude gli anni ’90! Dal pop punk al grunge.

Sono previste date live o rimarrai a lavorare in studio per tutta l’estate?

Attualmente non ci sono live in programma in quanto sarò presa dal lavoro in studio fino ad agosto e successivamente dalla pianificazione/realizzazione dei video dei successivi singoli! In più tengo molto a curare tutto quello che riguarda il mio lavoro, quindi grafica del disco ecc… tuttavia se ci dovessero essere cambi di programma basta seguirmi sulla mia pagina FB ufficiale dove vi terrò super aggiornati riguardo news ad eventi!

Raffaella Sbrescia

Video: Back to the start

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