Claudio Domestico, in arte Gnut, è un cantautore prezioso. Prezioso per lo spessore della sensibilità di cui è dotato e per l’innata capacità di saperla lasciar confluire nelle sue bellissime canzoni. Prezioso lo è anche per la ferma volontà di fare gruppo con l’intento di valorizzare e ottimizzare le incredibili risorse artistiche insite nello scenario musicale partenopeo. In questa intervista abbiamo avuto modo di chiedergli un bel pò di cose nonchè di approfondire la conoscenza del suo ultimo Ep, intitolato “Domestico”.
In un’intervista hai dichiarato: “Napoli è l’unico posto del mondo in cui potrei vivere adesso, mentre qualche anno fa sarei stato bene in qualsiasi parte del mondo e la mia curiosità mi ha spinto a girare parecchio…”. Sarà questo che ti ha spinto a creare il format: Antologia Newpolitana, la rassegna che coinvolge giovani associazioni napoletane e molti musicisti, poeti, fotografi, scultori della città?
Le esperienze lontano da Napoli e l’aver suonato con tantissimi musicisti in questi anni mi hanno fatto capire quanto il confronto e la condivisione siano importanti per crescere musicalmente. Anche l’aver frequentato locali come “La casa 139” a Milano oppure “L’Angelo Mai” a Roma mi ha convinto su quanto sia importante avere un luogo in cui incontrare persone che hanno la tua stessa passione. Questo format ha lo stesso scopo degli altri che ho organizzato in precedenza: il “Tirabushow” l’anno scorso al Cpa di Napoli o “Personaggi in cerca d’autore” al Jarmusch di Caserta o “Il mille e una nota show” al Burning di Napoli.
Come vivi i panni di “oste d’eccezione”?
Mi diverto tantissimo. Gli ospiti sono persone che stimo tanto e con i quali ho un ottimo rapporto di amicizia. Ci sono gli strumenti, un palco, un microfono e una situazione molto informale da vivere insieme.
Agli ospiti viene anche chiesto di rileggere un brano classico napoletano… sarà perché “siamo come le foglie di un albero che ha radici profonde?”
Sì, questa idea mi è venuta dopo aver risposto ad un’intervista in cui mi chiedevano “come ti poni nei confronti della tradizione napoletana?” Risposi spontaneamente che “siamo come foglie di un albero”, nel senso che siamo parte di qualcosa di più grande, che a volte dimentichiamo. Quindi l’idea del format è stata proprio quella di mettere a confronto le nuove leve della scena musicale partenopea con le loro radici.
Come funziona la collaborazione con il collettivo Be Quiet?
Il Be Quiet è un collettivo che stimo tantissimo. Hanno fatto gradi cose in questi anni! Conosco Giovanni Block da una vita ed è sempre stato un grande piacere passare sia da spettatore che da musicante alle serate del Be Quiet.
Claudio Domestico – Gnut
Il nuovo ep “Domestico” fissa il tuo presente ma sbircia anche nel tuo futuro?
Come gli altri dischi è una fotografia del periodo che sto vivendo. Fortunatamente un periodo felice che mi ha permesso di lavorare sui testi in maniera diversa rispetto al passato. Ho scritto anche altre canzoni insieme a queste di “Domestico” e il mio futuro prossimo lo dedicherò a lavorarci.
Nato grazie al crowdfunding, “Domestico”, è stato registrato in casa, sopra Piazza Dante a Napoli, e ha visto la collaborazione di diversi musicisti, dai tuoi storici collaboratori (Mattia Boschi e Coffee), fino alla partecipazione di tanti amici musicisti dell’interland napoletano (Maurizio Capone, Daniele Sepe, Valerio Mola, Luigi Scialdone)…ci racconti come è andata?
E’ andata nel modo più semplice. Avevo le canzoni e il titolo, che da solo mi ha indicato la strada da seguire per curare le registrazioni. Quando ho deciso di chiamarlo “Domestico” e di registrare tutto in casa il grosso del lavoro era già fatto. Ho seguito un flusso energetico e tutto è andato bene.
Gnut
Sei al lavoro con Piers Faccini per il nuovo album che vedrà la luce nel 2017. Di lui hai detto: “Lui ha la sensibilità per accudire le mie canzoni come di indirizzarle verso qualcosa che magari non avevo immaginato. Siamo come bambini che giocano con la musica e si divertono quando tutto suona bene”… Sarebbe bello se tu potessi raccontarci qualcosa in più in merito a questo rapporto così speciale che vi lega…
Conosco Piers da quasi 15 anni. Lui è uno dei talenti più puri che io abbia mai incontrato. Abbiamo lavorato insieme al mio secondo disco “Il rumore della luce” in uno dei periodi più difficili della mia vita. Ero stravolto, confuso e poco lucido. Non ero in grado di gestire le registrazioni del disco ma avevo l’esigenza di registrare quelle canzoni per buttarmi alle spalle anche tutto il periodo che raccontavano. Lui era l’unico di cui mi sarei fidato sia per l’affetto che ci lega ma anche per la stima enorme che provo. Così è stato e gliene sarò grato per sempre.
“Cerco sempre accordi complicati con il mondo E poi mi scordo quanto è bello il giro di DO. Ritmiche complesse per spiegare tutti i miei complessi Che quando ho finito poi non mi ricordo quel che ho”. Si tratta di una tua fotografia musicale?
Certo! ho scritto questo pezzo perché le persone con le quali suono e ho suonato mi hanno sempre preso in giro perché nelle mie canzoni ci sono sempre cose “strane”. Mi piacciono le canzoni che hanno qualcosa di interessante ritmicamente oppure armonicamente, forse per deformazione professionale! Dopo tanti anni però mi è venuta voglia di rispondere a questa presa in giro scrivendo un pezzo con il giro di Do in 4/4, ed è nata “Semplice”.
Bella anche questa tua recente dichiarazione: “A me piace avere un “orticello” e viverci senza compromessi. Io sono felice di suonare per persone che hanno il mio stesso modo di vedere il mondo”. Qual è, dunque, la tua visione del mondo ad oggi?
La mia visione del mondo è pessima! Penso che a livello internazionale e globale il pianeta sia in balia delle onde in mano a persone spietate che per i propri interessi e la fame di potere stanno distruggendo questo meraviglioso luogo nell’universo. Credo anche che i tempi non siano maturi per uno stravolgimento globale delle cose, che mi auguro arrivi tra qualche anno. Intanto credo che alimentare il bello e vivere dei piccoli piaceri che la vita ci offre sia un ottimo modo per aspettare che le cose cambino.
Raffaella Sbrescia
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