Con “7 Years”hanno conquistato le classifiche e sconfitto logiche e statistiche. Loro sono i Lukas Graham, ovvero la band composta da Lukas Graham (voce), Mark Falgren (batteria), Magnus Larsson (basso) e Kasper Daugaard (tastiera). Tutta il gruppo, produttori compresi, ha frequentato lo stesso liceo e fin dal 2012 hanno portato avanti un percorso artistico lineare ed inarrestabile. Il gruppo fa riferimento a Lukas Graham, nato e cresciuto a Christiania, comunità fondata nel 1971, una piccola città hippy nel centro di Copenaghen che nasce da una vecchia base militare. Si tratta di una comunità molto ristretta con un forte senso di lealtà e di appartenenza, valori, questi ultimi, che Lukas ha fatto inderogabilmente suoi seguendo l’intento di non snaturarsi mai. Quattro anni di gavetta sono stati sufficienti al gruppo per individuare la propria strada, il proprio stile, la propria cifra stilistica da difendere, a dispetto dei discografici e di chiunque abbia mai provato a mettere loro il bastone tra le ruote. Lukas ama raccontare di essere cresciuto cantando il folk irlandese anche se all’età di 8 anni ha iniziato a studiare la musica classica. Suo padre, prematuramente scomparso, aveva una collezione musicale che spaziava dai Rolling Stones ai Beatles, gli Who, Otis Redding, James Brown fino a Elvis Costello, The Prodigy e The Streets. Sarà forse anche per questo che nei suoi brani Lukas ama parlare di episodi autobiografici. Il disco rappresenta, in effetti, un’istantanea in grado di sintetizzare dieci anni di vita.
Lukas Graham Ph Jeff-Forney
I testi sono molto diretti anche se, l’enfatizzazione poetica, ottenuta attraverso l’uso di metafore, riesce a veicolare un’effluvio emotivo ancora più potente. La formula musicale individuata dai Lukas Graham riunisce in una sorta di pot-pourri diversi generi musicali dall’hip-hop all’hard rock, al folk seguendo l’intenzione di stupire e divertire il pubblico. Anche la copertina del disco racchiude un significato preciso: si tratta di un dipinto in cui è raffigurato un quadro che si trova in un caffè vicino ad un luogo molto caro a Lukas, sia per una serie di ricordi legati al contesto familiare, sia perché è lì che il gruppo teneva le prime prove e i primi concerti. A giudicare da questi presupposti possiamo dunque affermare che i Lukas Graham potranno rappresentare un baluardo di autenticità e sostanza in un mondo ormai importato all’esaltazione della forma.
Metti una domenica sera al Memo Restaurant di Milano tra luci stroboscopiche e laser colorati. Chi potrebbe aver mai osato tanto? Ovviamente Senhit. La cantante bolognese, di origini eritree, con cui avevamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere qualche tempo fa, si è esibita in concerto insieme alla sua band essenziale e molto energica composta da batteria, tastiera, violino, programmi e chitarra. Un insieme artistico capace di incuriosire il pubblico ed invogliarlo ad alzarsi e a ballare. Testi intensi, schietti, diretti e adrenalinici contraddistinguono l’eclettico repertorio dell’eccentrica cantautrice. Con tre album all’attivo (Senit, Un tesoro è necessariamente nascosto e So High) ed un nuovo lavoro in fase di realizzazione, Senhit dimostra di essere non solo carismatica, estrosa e piena di energia ma anche meticolosa e prolifica. Il suo mash up di richiami e riferimenti è il risultato di un sapiente filtraggio e di una precisa personalizzazione dei contenuti. Il mood internazionale ed il concept del live che ha saputo costruire la rendono perfetta per i club europei. Da segnalare il nuovo singolo “Living for the weekend”, un pezzo pop dance elettronico che vede la partecipazione del rapper Marracash e di cui sentiremo sicuramente parlare.
Roberto Binetti è un autore, arrangiatore e produttore di musiche originali. Suona dall’età di 6 anni, spinto dall’emozione che ogni genere musicale può offrire: dalla musica classica ai concerti jazz-fusion negli storici locali milanesi con proprie formazioni, dalle registrazioni televisive a concerti in teatri e festival Roberto Binetti ha partecipato a progetti discografici e live con diverse formazioni jazz, pop e di musica d’autore italiana. Da diversi anni collabora con il coro Ensemble Vocale Ambrosiano Onlus (diretto da Mauro Penacca) per registrazioni discografiche, concerti e manifestazioni culturali a scopo benefico in Italia e all’estero. Roberto Binetti è inoltre l’autore di alcune delle musiche che hanno accompagnato il duo comico Ale e Franz sul palco del loro spettacolare show “Tanti Lati – Latitanti”. In questa intervista, l’artista presenta “Universo Fantasia”, un album che racchiude 10 composizioni inedite per piano solo interamente composte ed eseguite da Roberto Binetti, con la partecipazione di Marco Decimo al violoncello.
Intervista
Qual è l’urgenza espressiva che l’ha portato a comporre i brani di “Universo fantasia”?
Il desiderio di mettere in musica quella che è la mia musicalità, ovvero tutto l’insieme delle esperienze musicali ed umane trascorse non solo davanti al pianoforte ma anche nella vita , una sorta di autoritratto costruito sulle note.
Come mai ha scelto di rimettersi in gioco con un lavoro solista?
Un lavoro per pianoforte solo è stato per me una sfida e insieme una opportunità: sei solo davanti alle note, senza possibilità di appoggiarti ad altre sonorità o alla sezione ritmica, e questo ha significato un approccio ed un modo di suonare nuovo rispetto al passato, una forma musicale che a mio parere offre una precisa identità del proprio mondo musicale.
Cosa vorrebbe trasmettere al pubblico e a se stesso con queste composizioni?
Il filo conduttore di Universo Fantasia è l’insieme del mio modo di intendere la musica: melodia ed armonia che si integrano con il jazz e l’improvvisazione, nella ricerca di un equilibrio che possa andare a toccare l’intimità ed il significato della musica e che riesca a dare delle emozioni per cui chi ascolta possa crearsi il proprio mondo di fantasia, dove ognuno possa volare con le emozioni per una melodia, per un pensiero, per un determinato momento. Penso che il musicista debba suggerire una chiave di lettura musicale che ognuno possa elaborare ed interpretare in modo personale secondo il proprio istinto ed il proprio modo di essere di quel momento, fino ad arrivare a creare quel mondo parallelo fatto di suoni e fantasie che la musica riesce e far vivere: “dedicato a chi si emoziona con gli occhi chiusi” è la frase che ho scritto sulla copertina del cd ed è rivolta a tutti coloro sono capaci di volare con la fantasia.
Quali sono i pensieri, le riflessioni, le suggestioni, gli stati d’animo gli episodi autobiografici e non che l’hanno ispirata?
Alcuni brani sono nati di getto senza una particolare suggestione che non fossero le note stesse, mentre altri sono stati suggeriti appunto da stati d’animo o pensieri: possono essere dei momenti malinconici o di voglia di energia, può essere un’esperienza appena trascorsa, può essere un ricordo, un colore, un incontro. Nel pensare ai titoli dei brani mi sono divertito a creare una assonanza tra il titolo stesso e ciò che mi evocava la musica, ad esempio nel brano “In front of winter sea” mi sono rivisto davanti al mare d’inverno chiuso nei miei pensieri, ma anche aperto alla bellezza malinconica del paesaggio.
Quanto conta l’improvvisazione nelle sue perfomances live?
L’improvvisazione è una delle caratteristiche principali della mia musica ed è presente anche in tutti i brani del cd: non posso concepire la musica sempre uguale a se stessa, ogni esecuzione è differente. Partendo dalla struttura del brano mi piace cercare nuovi sviluppi armonici e melodici, che nascono e durano solo per quella esecuzione: d’altra parte nel jazz l’improvvisazione riveste un ruolo fondamentale ed io non faccio che portare anche nella mia musica quest’arte.
Come è andata la collaborazione con Marco Decimo al violoncello?
Per enfatizzare l’equilibrio sonoro tra melodia ed armonia e per sottolineare alcuni passaggi musicali volevo aggiungere le sonorità del violoncello alle composizioni: mi ritengo fortunato ad avere avuto l’opportunità di registrare con Marco Decimo, un grande musicista che spazia dalla musica classica alle composizioni moderne, con una sensibilità, un gusto musicale ed una tecnica che gli permettono di valorizzare il suono del suo strumento e donano alle composizioni una luce intima.
Le andrebbe di descriverci con una manciata di parole l’essenza di “Intimate Affresco”?
Ascoltando le note di Intimate Affresco, con le sue atmosfere rilassanti e contemplative, ho avuto l’impressione di trovarmi davanti ad un affresco, mentre lo sguardo vaga per il dipinto cercando di coglierne il più intimo significato: è solo una mia interpretazione ma ho voluto condividerla.
Qual è il brano che meglio di altri rispecchia in maniera più esaustiva lo spirito di questo suo nuovo lavoro?
Direi un insieme di brani, da “In front of winter sea” e “It rains outside” per le composizioni con un carattere calmo e contemplativo, per arrivare a “Energy for life” e “Gnom” che rappresentano la mia concezione dinamica e gioiosa della musica. In ogni caso sono legato a tutte le composizioni, penso che in ognuna di esse si possano ritrovare elementi della mia personalità.
Roberto Binetti
Com’è cambiata secondo lei la percezione della musica jazz in Italia negli ultimi anni?
Non solo il jazz ma tutto il mondo della musica ha subito un grandissimo cambiamento, a partire dalla sua fruibilità: il jazz è sempre stato un genere di nicchia, mi sembra che con le contaminazioni fra generi musicali negli ultimi anni stia vivendo un periodo positivo, insieme alla curiosità ed alla possibilità offerta dalle nuove tecnologie di ascoltare nuova musica.
In quali altri progetti è impegnato in questo periodo?
Sto scrivendo musiche e testi per un progetto che vede coinvolti i bambini delle scuole elementari,
ho vari progetti musicali su come vestire la mia musica con l’apporto di altri strumenti, sono in contatto per la composizione di colonne sonore, oltre a partecipare a concerti di amici musicisti ed alla composizione di nuovi brani.
Quali sono i suoi ascolti e quali, invece, i suoi punti di riferimento musicali?
L’ascolto per un musicista è fondamentale, dunque mi piace ascoltare ogni genere musicale, perché penso che una sana contaminazione possa portare benefici alla composizione ed alle esecuzioni, e più in generale alla cultura personale. Per quanto riguarda i riferimenti musicali i primi nomi che mi vengono in mente sono J.S.Bach per la sua musica e per tutto ciò che rappresenta, i pianisti Keith Jarrett e Brad Mehldau per il jazz, Gleen Gould per le sue esecuzioni classiche, per arrivare ad una band jazz-fusion che adoro, gli Yellojackets.
C’è qualcosa in programma con il coro Ensemble Vocale Ambrosiano Onlus?
L’Ensemble Vocale Ambrosiano Onlus è un coro diretto dal maestro Mauro Penacca: sono stato colpito dalla carica emotiva e dal loro modo di cantare e di intendere la musica, la nostra è una collaborazione che va avanti da molti anni e che mi permette di condividere un po’ del mio tempo e della mia musicalità per dei progetti umanitari e di beneficenza, che coinvolgono enti ed associazioni in Italia e all’estero attive nell’aiuto a chi è più sfortunato di noi. Per ogni informazione sui progetti dell’associazione www.ensemblevocale.org
Quando e dove sarà possibile ascoltarla dal vivo?
Stiamo organizzando un evento live per presentare “Universo Fantasia” ed il mio modo di suonare, per essere aggiornati sui prossimi eventi è possibile consultare il mio sito www.robertobinetti.it oppure la mia pagina facebook.
Raffaella Sbrescia
Questa la tracklist dell’album:
“Intimate Affresco”, “Universo Fantasia”, “In Front of Winter Sea”, “What a strange place”, “It rains outside”, “Energy for life”, “Sweet Melancholy”, “Gnom”, Friends of Mine”, “The Fleeting Thought”.
«Quando mi hanno detto che avrei fatto quattro date al Blue Note di Milano con questo repertorio pensavo di non farcela ma non avevo messo in conto il fatto che ci sareste stati voi. Nell’ultimo anno non ho scritto, non ho cantato, non ho ascoltato musica. Ho avuto bisogno di silenzio, di fare spazio a cose nuove, ho riscoperto il senso del tempo (grande nemico dei nostri giorni). Per le cose importanti, invece, c’è proprio bisogno di tempo, che non va oltraggiato e non va considerato perso. Ci messo anni per imparare a cantare, per costruire un progetto, per guadagnarmi la stima del mio produttore Carlo Avarello, ci sono voluti 7 lunghi anni per portarvi qui ad uno ad uno ma, ormai lo so, ci vuole tempo per fare le cose belle. A questo proposito, ce ne sono voluti 9 per fare una bellissima figlia ma forse non basterà un’intera vita per essere una buona mamma». Sono queste le emozionanti parole con cui Simona Molinari ha sintetizzato la sua nuova identità personale ed artistica al termine di un concerto coinvolgente e raffinato, il quarto di seguito, sul palco del Blue Note di Milano, nell’ambito del nuovo tour conseguente alla pubblicazione dell’album “Casa Mia” (prodotto da Carlo Avarello su etichetta Warner Music). Un piccolo gioiello musicale in cui Simona Molinari è tornata alle sue origini, reinterpretando per la prima volta alcuni standard jazz. Nel disco, così come nel live, sono contenuti dieci brani evergreen, suonati dalla storica band di Simona, La Mosca Jazz Band, e arricchiti dalla preziosa partecipazione degli archi presenti nell’orchestra sinfonica di Ennio Morricone.
Simona Molinari live @ Blue Note – Milano
Curata, curiosa e originale anche la scenografia proposta al pubblico: un pugno di sedie, una comoda poltrona, un vistoso grammofono, una libreria, una credenza, un frigorifero, un mappamondo luminoso, un attaccapanni ed una valigia stracolma di vinili, sono gli effetti personali che l’elegante artista ha voluto portare con sé per accogliere ed avvolgere il pubblico in un caldo abbraccio musicale. In ogni brano proposto in scaletta, Simona ha raccontato un preciso momento della sua vita lasciando ampio spazio alla ricerca: non solo jazz ma anche elettronica e pop. Il filo conduttore è una voce cristallina, leggiadra, potente e versatile. Nel corso della sua carriera, Simona Molinari ha collaborato con artisti di fama mondiale come Al Jarreau, Gilberto Gil, Peter Cincotti, Andrea Bocelli, Ornella Vanoni e molti altri, esibendosi nei teatri, nei jazz club e all’interno delle manifestazioni più importanti del mondo, dal Blue Note di New York al Teatro Estrada di Mosca, dal Premio Tenco al palco di Umbria Jazz e tutte queste esperienze l’hanno resa un artista capace di padroneggiare con classe e disinvoltura qualsiasi tipo di repertorio. Il suo live è un conviviale momento di incontro ma anche una carezza per l’anima; provare per credere.
Ritmo battente, interludi elettronici e ritornelli catchy caratterizzano l’ irresistibile cifra stilistica degli Years & Years. La band di Olly Alexander ha infiammato il pubblico del Fabrique di Milano in occasione del primo live italiano tenutosi lo scorso 10 marzo. Curatissimi gli arrangiamenti dei brani che hanno riempito una corposa scaletta, ovviamente ispirata all’album d’esordio del gruppo, intitolato “Communion”. Quello che colpisce degli Years & Years è la particolare alchimia strutturale che vede nella particolare voce di Olly il baricentro di riferimento. Colore, elettronica e percussionismo hanno scandito le note di brani come Take shelter, Worship e Desire. Particolarmente interessante la rivisitazione di “Dark Horse”, il noto brano di Katy Perry, reso ancora più oscuro ed intrigante. Coinvolgente la performance del gruppo che dimostra di avere le carte in regola per costruire un percorso artistico di tutto rispetto.
Raffaella Sbrescia
Years and Years live @ Fabrique
Scaletta Years & Years Fabrique Milano 10 marzo 2016
Grease ph Luigi Maffettone (Foto non ufficiali, su gentile autorizzazione della produzione dello spettacolo, Compagnia della Rancia srl – replica del 9 marzo presso Palapartenope NAPOLI)
In scena al Palapartenope di Napoli lo storico musical “Grease” della Compagnia della Rancia. Lo spettacolo ha riscosso un grande successo sia in termini di pubblico che di riscontri di natura socio-culturale. I successi ‘rock’n’roll’ di John Travolta ed Olivia Newton John sono stati, infatti, proposti a 400 bimbi e ragazzi dai 10 ai 17 anni ospitati presso case famiglia, o che frequentano il Servizio Educativa Territoriale del Comune di Napoli. Presenti tra gli spettatori anche minori fuggiti da territori lontani dilaniati dalle guerre, da gravi crisi politiche e da sistemi economici in regime di povertà (Senegal, Nigeria, Pakistan, Somalia, Egitto, Gambia, Ucraina, Marocco, Bangladesh, Romania e Repubblica Domenicana). Hanno preso parte alla serata il sindaco Luigi de Magistris, l’assessore al Welfare Roberta Gaeta nonché numerose personalità della cultura, dell’arte, dell’economia e della politica partenopea e nazionale.
Photogallery a cura di: Luigi Maffettone
Grease ph Luigi Maffettone (Foto non ufficiali, su gentile autorizzazione della produzione dello spettacolo, Compagnia della Rancia srl – replica del 9 marzo presso Palapartenope NAPOLI)
Grease ph Luigi Maffettone (Foto non ufficiali, su gentile autorizzazione della produzione dello spettacolo, Compagnia della Rancia srl – replica del 9 marzo presso Palapartenope NAPOLI)
Grease ph Luigi Maffettone (Foto non ufficiali, su gentile autorizzazione della produzione dello spettacolo, Compagnia della Rancia srl – replica del 9 marzo presso Palapartenope NAPOLI)
Grease ph Luigi Maffettone (Foto non ufficiali, su gentile autorizzazione della produzione dello spettacolo, Compagnia della Rancia srl – replica del 9 marzo presso Palapartenope NAPOLI)
Grease ph Luigi Maffettone (Foto non ufficiali, su gentile autorizzazione della produzione dello spettacolo, Compagnia della Rancia srl – replica del 9 marzo presso Palapartenope NAPOLI)
Grease ph Luigi Maffettone (Foto non ufficiali, su gentile autorizzazione della produzione dello spettacolo, Compagnia della Rancia srl – replica del 9 marzo presso Palapartenope NAPOLI)
Dopo aver vinto la 66° edizione del Festival di Sanremo, il Premio della Critica Mia Martini nella sezione Nuove Propostee il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo, Francesco Gabbani, attualmente impegnato con un tour promozionale in giro per l’Italia per presentare il suo disco “Eternamente ora”, continua a riscuotere un grande successo di pubblico e di critica e il video di “Amen” (http://vevo.ly/fCdDwW), brano in programmazione su tutti i principali network radiofonici e in vetta alle classifiche airplay radio, ha già superato 2 milioni e 500 mila visualizzazioni. Ritratti di note ha incontrato il cantautore a Napoli, in occasione della promozione del disco.
Intervista
Francesco, primo a Sanremo 2016 nelle Nuove Proposte, Premio della Critica Mia Martini e Premio come Miglior Testo per la canzone “Amen”…
E chi più ne ha, più ne metta… si, è stato uno scenario incredibile, non mi aspettavo di ricevere tutti questi premi, per me hanno un doppio valore, sono un po’ una ricompensa di tutto il percorso che ho alle spalle. Oggi ho 33 anni e scrivo canzoni da quando ne avevo 12; un po’ di strada ne ho fatta e devo dire che questo è un momento fantastico.
Scrivi canzoni sin da quando eri giovanissimo, ma in realtà sei nato tra gli strumenti musicali…
Si, è proprio il caso di dirlo. Da quando sono nato e ancora tutt’oggi, mio padre possiede un negozio di strumenti musicali a Massa Carrara, la mia città. Sono nato quindi davvero tra la musica. Molte persone magari crescendo hanno un rifiuto per le cose nelle quali sono nate, per me non è stato così, anzi questo è servito a farmi capire che la musica sarebbe stata la mia forma d’espressione.
Citiamo anche Fabio Ilacqua, l’autore di “Amen”
Assolutamente, senza di lui non sarebbe nata questa canzone…
“Amen” è una canzone ed una parola che ha una duplice chiave di lettura; esprime una serena accettazione e un input al cambiamento.
Sì, proprio così, “Amen” esprime da una parte una accettazione consapevole delle cose, dall’altra parte, in maniera sarcastica, ci consiglia di fare il contrario, di impugnare le nostre vite e capire che noi stessi siamo gli artefici del nostro destino.
Oltre ad “Amen”, il disco contiene sette probabili singoli, ma io faccio il tifo in particolare per la canzone “Software”; il ritornello “Lampadina accenditi” ti entra subito nella testa…
Mi fanno piacere le tue parole, in realtà anche io sono molto legato a questa canzone; parla un po’ del rapporto che abbiamo con la tecnologia. Oggi grazie al web, ai software, alla tecnologia, abbiamo tante facilitazioni; nonostante questo lato positivo però, è anche vero che dovremmo tornare a vivere in maniera più consapevole, senza illuderci che queste cose possano farci cambiare completamente. Nella canzone dico “rimango dell’dea che serva un’idea”, ecco quello che conta sono le idee…
Francesco Gabbani
Francesco, “Eternamente Ora” è un album che offre tanti spunti di riflessione…
Si, dal punto di vista musicale il sound elettronico dell’album ti fa ballare, muovere, ma dal punto di vista dei testi, offre spunti di riflessione su tante sfaccettature della nostra vita; nell’album si parla del concetto di paura sociale, del rapporto tra individualità e collettività, ma anche di sentimenti e d’amore.
Nel disco c’è una canzone che si intitola “La Strada”. Che cosa vede Francesco Gabbani al momento sulla propria strada?…
Al momento mi cerco sulla strada, proprio come nella canzone. Ognuno di noi si cerca sulla propria strada; siamo individui perennemente in viaggio e la strada passo dopo passo ti fa capire chi sei…
Un altro pezzo dell’album che voglio citare è “In equilibrio”, del quale è autore tuo fratello Filippo Gabbani.
Si, Filippo sarà il batterista nel tour, mi fa contemporaneamente da coautore e road manager e cosa più importante, da fratello. La canzone è stata mixata da Luca Pretolesi a Las Vegas. Devo ringraziare per questo anche il produttore artistico del disco Pat Simonini.
“Eternamente Ora” è anche un invito a “cogliere l’attimo”…
Si certo. S tratta di un invito a vivere profondamente il presente senza le paure del passato e senza preoccuparsi troppo del futuro. Viviamo pienamente il presente.
Progetti di live imminenti?…
I live dovrebbero partire a maggio. Per essere aggiornati seguitemi sui social e sul sito www.francescogabbani.com
Un concerto per conoscere, ricordare, apprezzare, valorizzare alcune delle più belle canzoni della musica leggera italiana. Ecco cosa è stato il live che Mario Lavezzi, famosissimo cantautore, compositore e produttore discografico, ha tenuto sul palco del leggendario Blue Note di Milano. Attraverso uno spettacolo, concepito come viaggio a ritroso nel tempo, l’artista si è divertito a coinvolgere gli spettatori raccontando anche gli aneddoti legati alle numerose collaborazioni di cui è stato protagonista insieme ad artisti del calibro di Loredana Bertè, Anna Oxa, Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni, Gianni Morandi ed altri ancora. Ad accompagnarlo sul palco: Francesco Corvino alla batteria, Vanni Patriarca al basso, Tonino Scala alle tastiere, Nicola Oliva alle chitarre e la brava vocalist Claudia D’Ulisse. Particolarmente intenso il duetto a sorpresa con Alexia sulle note di “Biancaneve”. Difficile poter racchiudere anni così ricchi di emozioni in poco più di un’ora di musica; un momento antologico che, se per la scorsa generazione può rappresentare una dolce parentesi amarcord, per i nuovi appassionati di musica leggera diventa una tappa obbligata da cui non è possibile prescindere.
L’8 Marzo 2016, Ritratti di Note ha incontrato Enrico Ruggeri a Giugliano, in provincia di Napoli, in occasione del firmacopie del nuovo album “Un viaggio incredibile”. Dopo il grande successo di pubblico e critica ottenuto al Festival di Sanremo, dove si è piazzato al 4° posto con il brano “Il Primo Amore Non Si Scorda Mai”, Enrico Ruggeri tornerà ad esibirsi live con un nuovo tour che prenderà il via il 2 aprile e vedrà al centro il progetto discografico “Un Viaggio Incredibile”: il doppio cd appena uscito composto da 9 inediti, alcuni tra i suoi più amati successi scelti dal repertorio discografico che va dal ‘86 al ’91, e 4 cover di David Bowie.
Intervista
“Un viaggio incredibile” è il tuo nuovo album, un doppio cd nel quale hai proposto nove inediti, una cover, quattro bonus track, tuo omaggio al grande David Bowie, e i tuoi successi del quinquennio 1986/1991.
Beh, finalmente qualcuno a cui non devo spiegare nulla e che ha citato perfettamente il contenuto dell’album… Si, l’album precedente “Pezzi di vita” conteneva un cd con le canzoni del quinquennio 1980/1985, quest’album invece pezzi che vanno da “Rien ne va plus” , “Il portiere di notte” a “Quello che le donne non dicono”, “Peter Pan” e tanti altri. La cover è ‘A Canzuncella degli Alunni del Sole, la canzone che ho cantato anche a Sanremo nella serata dedicata alle cover, e che è un omaggio a Paolo Morelli, leader di questa band, che a mio avviso è stato un artista sottovalutato e forse anche un pò dimenticato. Le quattro canzoni di David Bowie rappresentano un po’ i primi amori, quelli che non si scordano mai, per citare la canzone in gara a Sanremo. Bowie, con Lou Reed è tra gli artisti che ho ascoltato, poi è arrivato il Punk, la voglia di cambiare e tutto questo ha influenzato me ma un po’ tutti. Nel primo cd, proprio come dicevi tu, ci sono i nove inediti, tra cui “Il primo amore non si scorda mai”.
“Un viaggio incredibile” può essere un viaggio reale, un volo su Vienna, o un viaggio in mondi immaginati dal finestrino di una metro, come nella canzone “Il cielo di ghiaccio”.
Si, “Il cielo di ghiaccio” parla proprio di questo, di un viaggio immaginario. Io vivo in una città come Milano proverbialmente piovosa e nebbiosa, il clima non è la cosa migliore di questa città e spesso vedo persone con lo sguardo rivolto da un’altra parte mentre magari sono in tram o metro. In questa canzone c’è il contrasto tra questi pensieri, queste facce, e una musica un po’ caraibica. Ho immaginato persone che vogliono magari tornare nelle loro terre d’origine, Cuba, Sudamerica, Caraibi, Asia, ma non possono, magari perché lì non c’è lavoro. E poi c’è il volo su Vienna, che è un viaggio diverso; celebra una follia degli inizi del secolo; l’idea mi è venuta quando sono stato a casa di D’Annunzio, al Vittoriale, dove ho tenuto un concerto e ho visto questo aereo, fatto di pezzi di ferro, dei tubi con dei lenzuoli, un aereo che noi non prenderemmo nemmeno per fare pochi metri. Eppure D’Annunzio, senza strumenti, è partito con questo aereo per andare in fondo a fare uno scherzo. E’ arrivato a Vienna e ha buttato dei volantini per prendere un po’ in giro gli Austriaci che avevano perso la Prima Guerra Mondiale, ha girato l’aereo e mentre gli sparavano è ritornato in Italia. Una grande avventura che è diventato il terreno ideale per scrivere una canzone.
Enrico Ruggeri
Un’altra voce evocativa si unisce a quella di Enrico Ruggeri in questo disco; è la voce di Francesco Pannofino nella canzone “La linea di meta”.
Si, questa è una canzone sul Rugby; non che io segua il Rugby tutti i giorni, ma questo è uno sport particolare, uno sport in cui si vince tutti assieme, non ci sono grandi star, devono essere tutti forti, si deve fare fronte comune, e questa è una cosa affascinante. Avevo bisogno di una voce narrante e il mio amico Francesco Pannofino, la voce del cinema per eccellenza, è venuto a darmi una mano…
Dal 2 Aprile parte anche il tuo nuovo tour, che ti riporterà a Napoli il 19 Aprile al Teatro Delle Palme. Puoi già anticiparci qualcosa sul concerto?
Ti confesso che ancora non ho iniziato le prove, ma l’idea è presumibilmente quella di suonare le canzoni del nuovo album e le canzoni che immagini la gente voglia sentire. Devo ancora costruire il tutto ma tra pochi giorni si inizia a provare. Sarò in concerto a Napoli il 19 Aprile; tra l’altro è anche il giorno del compleanno di mio figlio ma gli ho detto: “Napoli chiama e io devo andare”…
Enrico, non celebriamo ma citiamo l’8 Marzo. Tu hai scritto una canzone meravigliosa che è “Quello che le donne non dicono”. Dove vanno a finire le parole che le donne non dicono?…
A volte finiscono negli errori che fanno gli uomini; il mondo femminile è un mondo al quale molto spesso gli uomini non si sanno adeguare; spesso non c’è rispetto e ci sono incomprensioni che talvolta sfociano nelle tragedie. Nonostante questo, uomo e donna sono due universi che hanno bisogno l’uno dell’altro, che devono convivere remando dalla stessa parte.
Video:Il primo amore non si scorda mai
La canzone che hai portato a Sanremo “Il primo amore non si scorda mai” parla del cambiamento, linfa vitale dell’esistenza…
Si, parla del cambiamento, del fatto che noi siamo quello che ci è capitato, quello che abbiamo vissuto: il primo amore, ma anche il primo concerto che abbiamo visto, la prima volta che abbiamo dormito fuori casa, tutta una serie di emozioni che sono poi quelle che ci hanno forgiato l’anima…
Queste le prime date del tour confermate: il 2 aprile a MAIOLATI SPONTINI – AN (Teatro Spontini);il 4 aprile a LEGNAGO – VR(Teatro Salieri);l’11 aprile a TORINO (Teatro Colosseo);il 19 aprile a NAPOLI (Teatro delle Palme);il20 aprile a FIRENZE (Teatro Puccini); il 27 aprile a LUGANO (Palazzo dei Congressi); il28 aprile a BERGAMO (Teatro Creberg); il 30 aprile a MESTRE – VE (Teatro Toniolo); il 4 maggio a ROMA (Auditorium Parco della Musica);il 6 maggio a MILANO (Teatro Nazionale). Biglietti disponibili su ticketone.it e prevendite abituali.
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori porta dal vivo le canzoni del suo nuovo disco “Amore e furto”, quello in cui ha dato definitivamente corpo alla sua storica devozione nei confronti di Bob Dylan, e lo fa con grande rigore, dedicandovi tutta la prima parte del concerto, ben otto canzoni, così come aveva annunciato in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’album. Un modo, quest’ultimo per dare un peso specifico al progetto e mettere in evidenza un lavoro che è stato frutto di impegno e ricerca approfondita. Il live inizia con “Via della povertà”, ovvero “Desolation row”, una canzone che dura 11 minuti e chiude “Highway 61 Revisited”. Emozione ma anche tecnica, gli arrangiamenti sono molto curati ed è bello potersi soffermare a constatarne l’oggettiva bellezza. Questa è la sequenza che caratterizza ogni singolo live e che inevitabilmente inciderà anche sulla scelta di estromettere dalla scaletta tanti cavalli di battaglia. Dopo l’intervallo tornano i classici: si comincia da A Pa, dedicata a Pier Paolo Pasolini e poi Generale, Buonanotte fiorellino,Adelante adelante!, Pablo, Rimmel, La donna cannone. Grande sorpresa al Teatro Augusteo di Napoli con il brano In Onda, cantato insieme ad Enzo Avitabile. De Gregori conferma di essere davvero in grande forma e questo suo nuovo progetto ha arricchito ancora di più la vastità ed il potenziale evocativo insito nell’esperienza live proposta dal cantautore.
Photogallery a cura di: Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
Francesco De Gregori live @ Teatro Augusteo ph Luigi Maffettone
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