Ritratti di…Sanremo: intervista a Miele. Stile, autenticità ed eleganza in “Mentre ti parlo”

Miele

Miele

Sarà sul palco del Festival di Sanremo con il brano intitolato “Mentre ti parlo”. Lei è Miele, all’anagrafe Manuela Paruzzo, una cantautrice autentica e raffinata che, dopo essersi aggiudicata la vittoria di Area Sanremo, si appresta a farsi conoscere dal grande pubblico e a pubblicare il suo primo lavoro discografico intitolato “Occhi”. Abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con lei per scoprire il suo percorso artistico, capire la sua concezione della musica e curiosare tra le nuove bellissime canzoni che presto potremo ascoltare tutti.

Intervista

Ciao Miele, come ti senti al centro di queste settimane catartiche?

Sono piuttosto emozionata, a breve arriverà quel giorno ma ancora non riesco ad immaginarlo. Mentre facevo  le prime prove con l’orchestra c’è stato un primo impatto non indifferente, non mi sembrava reale…

Quali sono stati gli accorgimenti e le modifiche all’arrangiamento del brano?

Il cambiamento più importante è stato aggiungere gli archi. La vivo come una bellissima occasione per impreziosire il brano. Non capita spesso che ci sia la possibilità di avere un’orchestra a disposizione! Quando il Maestro Massimo Zanotti ha dato il via alle prove e ha iniziato a far suonare soltanto gli archi, per quanto avessi già ascoltato la versione radiofonica del brano, sentire l’orchestra mentre suonava alcune parti del mio brano è stata veramente una forte emozione. Sono assolutamente soddisfatta!

Un surplus ultra per un brano che rappresenta molto di e per te…

Questo è il primo brano che ho scritto e lo considero un po’ come emblema di emancipazione. Non c’è nessuna menata da donna e da femminista. La canzone parla della definizione della propria personalità, un’evoluzione che spesso parte da una rottura; in questo caso quella con mio padre. Ad ogni modo non vorrei che l’attenzione si catalizzasse su quell’episodio, piuttosto vorrei che questo fosse considerato come un brano che vuole rispondere a delle domande, che in questo caso sono: chi sono e dove vado.

Sfuggi all’imposizione del modello perfetto ed esalti il concetto di imperfezione?

La mia attività di cantautrice è iniziata quando ho avuto il coraggio di scrivere in questo brano: “Troverai i miei occhi, magari meno storti”. Il mio punto debole è sempre stato lo sguardo, ho sempre avuto paura di guardare o di essere guardata mentre guardavo. Pian piano questo conflitto si è evoluto, mi sono affezionata ai miei occhi, non li cambierei, sono il mio orgoglio, il mio punto di forza. Sono felice di avere questo sguardo e del mio modo di essere anche quando mi vergogno.

A questo proposito ci racconti del tuo album che s’intitolerà proprio “Occhi”?

L’amore e il rispetto per se stessi, l’emancipazione dai condizionamenti, qualsiasi essi siano, è un argomento che mi appartiene da sempre, al punto tale che è diventato il filo conduttore di tutto il disco. Il lavoro racconta diversi lati di me che vengono scoperti attraverso la voce, attraverso i silenzi che ci sono nelle varie canzoni e attraverso la scelta dei brani. All’interno del disco, oltre al brano presentato a Sanremo, ci saranno altri sei brani: tre portano la mia firma insieme a quella di Andrea Rodini,  uno è una cover, si tratta di “Grande figlio di puttana”,  una canzone scritta a quattro mani da Dalla e gli Stadio, che ho sempre ascoltato da piccola e che mi diverte tanto cantare. Gli ultimi due brani scelti per il disco portano, invece, la firma di due autori ancora poco conosciuti al pubblico ma che amo e che mi hanno fatto un bellissimo regalo. “Questa strada” è un brano di Gina Fabiani, cantautrice romana dall’incredibile forza espressiva, un onore per me poterla cantare. “Gli occhi per vedere”, infine, è un brano di Eugenio Sournia, autore e leader della band Siberia, che ho avuto la fortuna di incontrare proprio durante il percorso delle selezioni per Sanremo Giovani. Un altro brano speciale è “Parole al vento”, scritto da me e Andrea Rodini, abbiamo deciso di tenere due brani piano e voce perché non hanno bisogno di un vestito stratificato, sono forti nella loro essenzialità.

Miele

Miele

A proposito del lavoro fatto con Andrea Rodini, come lavori con lui in fase di scrittura e che rapporto avete?

 Non riesco a definire il suo lavoro e a dargli un ruolo preciso nella mia vita, è stato il mio insegnante ma mi sta anche accompagnando in quest’avventura dedicando tantissima cura a vari aspetti del disco. È iniziato tutto quattro anni fa, mi ero iscritta al suo corso di interpretazione e scrittura e mi ha subito conquistato il suo modo di vedere la musica. Andrea mi ha fatto diventare curiosa, mi ha fatto venire voglia di andare a cercare dietro gli angoli, di spaziare. Successivamente abbiamo iniziato il percorso della scrittura, all’inizio non riuscivo a scrivere, lui cercava di darmi degli input, poi sono riuscita. Riesco a lavorare bene con lui perché abbiamo la stessa linea di pensiero, mi sono sempre sentita rispettata, compresa, mi è capitato quasi sempre di essere d’accordo con le sue idee e il suo modo di riordinare i pensieri perché mi piace il suo gusto.

Hai fatto qualche scoperta musicale che ti ha segnato in qualche modo?

Non conoscevo Nick Cave, Andrea mi ha fatto scoprire questo artista. Recentemente ho visto al cinema anche un documentario che parlava di questo artista e mi ha veramente colpita. Quando vedo che un artista ha fatto della musica il suo stile di vita mi viene fame di andare a casa e scoprire ancora più cose.  Sono rimasta incuriosita da una frase in particolare:  “A volte tormento mia moglie per continuare a scrivere, gioco con lei tormentandola perché ho bisogno di scrivere del materiale nuovo” . Questa cosa mi ha un po’ spaventata ma allo stesso tempo mi ha colpito il fatto che egli abbia guardato tutta la propria vita con un’attenzione diversa affinchè potesse raccontarla in una canzone.

Molti addetti ai lavori ti vedono come un cantautrice raffinata, elegante,  in controtendenza rispetto ai modelli che ci vengono imposti a tamburo battente dalle major americane. Come spieghi la tua esigenza di stare a contatto fisico con chi ti ascolta, nelle vesti di musicista di strada?

Si tratta di un rapporto con il pubblico completamente diverso da quello che poi puoi ottenere stando su un palco. Certo, anche il palco di un teatro sa essere intimo, soprattutto con una luce scura e soffusa e un pubblico che sia lì ad ascoltare in rapito silenzio. Allo stesso tempo, però, quello che succede in strada non succede da nessun’altra parte. Lì avviene un tipo di interazione diretta , sei allo stesso livello e alla stessa altezza del pubblico; non esiste un palco, la gente che passa e che va di fretta, quando si ferma dedica  cinque minuti del proprio tempo sia a te che a se stessa. Questa verità mi ha conquistata, a volte mi capita di stare in strada,  di chiudere gli occhi per poi riaprirli e vedere che ci sono lì trenta persone. La strada rappresenta per me la vita, la gente sono le persone con cui ti devi rapportare, solo lì si creano situazioni autentiche che rendono la musica una cosa vera, quotidiana.

Raffaella Sbrescia

Video: Mentre ti parlo

Marco Martinelli: un talento tra arte e scienza. L’intervista

Marco Martinelli

Marco Martinelli

Giovane, appassionato e iperattivo. Marco Martinelli canta e suona fin dall’età di 7 anni. Ingegno e creatività l’hanno condotto ad associare l’amore per la musica a quello per la scienza. Con una laurea Triennale in Biotecnologie Agro-Industriali e un Master in corso in Molecular And Industrial Biotechnology, Martinelli ha partecipato anche a diverse trasmissioni televisive in nome di un sogno da realizzare. In quest’intervista, Marco ci parla del nuovo singolo “Tienimi con te”, scritto da Mimmo Cavallo, e dei nuovi progetti che lo vedono al fianco di Antonio Coggio e Mariella Nava.

 “Tienimi con te” è il titolo del tuo nuovo singolo. Raccontaci le emozioni che hai vissuto quando questo brano è arrivato tra le tue mani. In che modo la tua voce e la tua interpretazione si sposano con la penna di Mimmo Cavallo?

L’idea di cantare “Tienimi con te” è nata da Mariella Nava, che per prima ha ascoltato il brano, scritto e musicato da Mimmo Cavallo, e poi lo ha proposto a me. Mimmo Cavallo è un grandissimo autore di successi noti ed inizialmente ho temuto di non riuscire a dare alla canzone quell’intensità che lo stesso Mimmo Cavallo riusciva ad avere, in realtà l’intuizione di Mariella Nava si è rivelata corretta, perché il modo in cui sono riuscito ad interpretarla ha dato al pezzo note di un’incredibile dolcezza. In questo senso credo di aver sposato la penna di Mimmo Cavallo trasformando il suo graffio in una carezza.

“Tienimi con te” è una frase importante che, se da un lato trasmette l’idea di un legame forte e viscerale, dall’altro espone il nostro lato fragile. Quale delle possibili interpretazioni senti più vicina?

 Sento vicina l’idea di un legame forte e viscerale, un legame che si ha verso le persone a cui vogliamo bene. “Tienimi con te” è una frase che possiamo dire a un amico, amica, amata, amato, persino all’amante; a un genitore o a un figlio. L’esplicitazione dei propri sentimenti ci espone sempre ad un rischio, il rischio di non essere capiti, di non essere corrisposti, di essere invadenti o inopportuni. Io credo però che valga la pena di rischiare, anzi di cantare a chi amiamo un “Tienimi con te”.

L’amore può ancora essere la risposta alla solitudine del mondo?

L’amore è una risposta alle problematiche del mondo, sicuramente la migliore risposta alla solitudine. L’amore in senso di amicizia o di sentimento tra due persone o inteso come volersi bene potrebbe evitare molti contrasti tra le persone su piccola scala. Seguire il principio dell’amore ed il rispetto per il prossimo potrebbe salvare le nazioni.

Marco Martinelli

Marco Martinelli

Stai lavorando ad altri inediti? Ti dedichi anche alla composizione delle musiche?

Sì stiamo lavorando su altri brani, al momento tutto work in progress. Stare a contatto con Mariella Nava, Antonio Coggio e tutto il team di Suoni Dall’Italia mi permette anche di sperimentare e cominciare a scrivere ma è tutto ancora agli inizi. Se riuscissi a scrivere qualcosa di bello, mi piacerebbe che in seguito potesse essere inserito nell’album; ovviamente tutto questo sarà una scelta che passerà in primis da chi conosce e fa questo mestiere da tempo e con grandi risultati ossia Antonio Coggio e Mariella Nava.

Quali sono i richiami e le influenze a cui fai riferimento?

Sono cresciuto con Battisti, Baglioni, Beatles poi mi sono innamorato di Giorgia e Alex Baroni. Ero  anche un fan delle Spice Girls. Nella mia testa c’è passata tanta musica diversa, e io ho fatto un po’  un mash-up per creare la mia.

E le tematiche di cui preferisci cantare?

Non ho una tematica che preferisco cantare, ho molte cose da dire in vari ambiti e mi piace cantare pezzi che mi permettano di farlo.

Hai una laurea in Biotecnologie Agro-Industriali. Come si svolge la tua vita a metà strada tra arte e scienza?

Io mi sento un po’ un uomo rinascimentale, anzi posso dire che mi piacerebbe dare il via al neo rinascimento. Credo però che la società al momento sia più proiettata verso una regressione culturale piuttosto che una progressione. Molti pensano che ci sia distinzione tra materie umanistiche e scientifiche in realtà sono molto vicine, nell’arte serve creatività per creare, nelle scienze serve creatività per risolvere problematiche in modo ingegnoso. L’artista e lo scienziato guardano in modo critico il presente e cercano di creare un futuro migliore.

Quali sono le altre attività di cui ti occupi? Hai all’attivo diverse partecipazioni a programmi tv, senti che questo tipo di realtà di sia particolarmente congeniale? Lo rifaresti in futuro?

Al momento sto avviando un progetto Start up e mi sto cimentando nel girare alcune puntate del “Senatore Codazzo” in onda a “La Gabbia” su La7 il Mercoledì sera alle 21.10. Le mie esperienze televisive mi hanno cambiato e migliorato, cresciuto sotto molti punti di vista. Ma come ha sempre detto Raffaella Carrà, queste sono solo l’inizio, un trampolino di lancio verso un percorso che richiede sacrifici, umiltà e tanta voglia di rischiare e buttarsi per seguire la propria passione. Rifarei ogni cosa e ringrazio tutti coloro che ho incontrato in questo cammino.

 Raffaella Sbrescia

Intervista ad Alex Ricci: “Le cose semplici funzionano sempre”

Alex Ricci & Skinny Boy

Alex Ricci & Skinny Boy

 Alex Ricci degli Après la Classe è un bluesman e figlio d’arte. Musicista/cantautore appassionato ha cominciato la sua carriera da solista nel 2013 con “Gonna Rossa”, edito dalla pugliese Auand Records e distribuito da Goodfellas, disco dove blues e pop d’autore si mischiano riflettendo sulle tematiche più antiche e ricorrenti della vita di ogni ascoltatore.  L’abbiamo incontrato nel bel mezzo delle registrazioni per la realizzazione del secondo lavoro.

Intervista

Alex, raccontaci senza filtri la tua musica. Da dove nasce, cosa racchiude, cosa intende trasmettere e come vorresti che fosse interpretata dal tuo pubblico…

Ho avuto la fortuna crescere in una famiglia in cui la musica c’è sempre stata, mio padre è un chitarrista e per 25 anni insieme a mia madre ha posseduto un bellissimo negozio di dischi nella piazza di Atri. Fin da piccolo sono stato circondato da dischi e chitarre, ricordo che all’età 7 anni durante una festa di carnevale vinsi una armonica a bocca, da quel giorno questa forte passione per la musica mi accompagna, mi guida, parla di me. Quando scrivo una canzone parto da un concetto semplice, due accordi, un riff, qualcosa che possa rimanere stampato nella testa delle persone e magari farle appassionare alla mia musica; le cose semplici funzionano sempre.

Nel 2013 hai pubblicato “Gonna Rossa”. Parlaci di questo lavoro, come e con chi ci hai lavorato, quali sono le storie, i temi e le influenze musicali che lo attraversano…

“Gonna rossa” parte da lontano ed arriva in un momento molto particolare della mia vita artistica. Frutto di un percorso fatto di studio, gavetta, sacrifici ed esperienze che mi hanno dato la forza per affrontare e concludere con determinazione questo “primo lavoro”. Tutto il bagaglio che mi portavo dentro è arrivato ad una prima destinazione del viaggio. La maggior parte dei musicisti che hanno suonato nel disco sono Abruzzesi, professionisti e amici che stimo da sempre. L’Abruzzo è una regione zeppa di talenti musicali e questo disco ne è una piccola testimonianza. Altrettanto importanti sono i featuring con Raffaele Casarano nel brano “La Musica” e Après la Classe in “Faut Chanter”.Il Blues, il Rock e il Pop sono gli ingredienti primari di questo disco che vale la pena ascoltare.

In cosa consiste il più recente progetto Alex Ricci & Skinny Boy? Unite blues, rock e loop?

E’ una lunga storia quella fra me e Skinny Boy. Valerio Pompei è un batterista dotato di grande talento e sensibilità, volevamo realizzare da molto tempo questo progetto, tutto si è materializzato nel momento giusto, senza pressioni o tensioni, abbiamo suonato e basta. Il progetto percorre il Blues classico e le canzoni originali. La chitarra e la batteria, la semplicità di due elementi arricchita dall’elettronica e dai suoni campionati,  generano un “sound roots” più che mai attuale, mischiato ai rumori di questo tempo, alle vite che cambiano e tornano al punto di partenza, alle origini, alle radici appunto. Brani di Howlin wolf, Otis Rush si uniscono alle atmosfere più rarefatte dell’elettronica e i pezzi originali tratti dal mio album si riducono ad arrangiamenti essenziali e potenti.

11986443_488835951278309_4300185846996580624_n

Stai lavorando al tuo secondo album? Che idee hai a riguardo? In cosa sarà diverso dal tuo precedente lavoro?

 Si, sto lavorando al nuovo album, tante idee mi passano per la testa in questo momento, registro decine di note audio ogni giorno, prima della fine dell’anno vorrei finire, ovviamente vi tengo aggiornati.

Cosa ci dici di “Idea Sonica” e delle lezioni di chitarra on line?

Idea Sonica è un bel progetto che ho ideato nel 2013 e adesso mi sta dando ottime soddisfazioni, le lezioni online sono il futuro dell’insegnamento, in questo modo si possono abbattere i tempi, le distanze e i costi, se vi va potrete fare un giro sul sito www.ideasonica.it e acquistare una lezione di chitarra online con Alex Ricci.

E con gli “Apres la Classe”? Siete al lavoro su nuovi progetti?

Si, con gli Après in questo momento stiamo lavorando al nuovo disco, nel 2016 la band compie 20 anni, ci saranno delle belle novità ma per il momento tutto resta top secret!

Ci sono live in corso o in programma?

Certo, farò dei concerti con Skinny Boy fra febbraio ed aprile, porteremo il nuovo live in giro per i club, il nostro booking www.ilpicco.net sta facendo veramente un buon lavoro, nella prossima primavera suonerò anche nella Super band Mei insieme Luca Amendola, bassista dei Kutso, Cesare Petulicchio, batterista dei Bud Spencer Blues Explosion, Angelo Trabace, tastierista di Dimartino, Danilo Vignola all’ ukulele, la voce maschile sarà di Simone Sartini (Il Sinfonico e l’Improbabile Orchestra) mentre quella femminile sarà di Veronica Lucchesi (La Rappresentante di Lista).

Raffaella Sbrescia

Enrico Giaretta live al Blue Note. Emozioni d’antan con le nuove canzoni del Cantaviatore

Enrico Giaretta

Enrico Giaretta

La musica visionaria di Enrico Giaretta ha scaldato il Blue Note di Milano in una fredda sera di gennaio. L’occasione è stata data dall’uscita del nuovo album del cantaviatore intitolato “BLU” (Made in Etaly). Affiancato da eccellenti musicisti quali Stefano Corrias, alla batteria, Juan Carlos Albelo Zamora, al violino, e Luca Bulgarelli, al basso,  Giaretta ha anche ospitato sul palco la straordinaria cantante e interprete Petra Magoni. Sulle ali di melodie intimiste, profonde e a tratti crepuscolari, Giaretta che, oltre ad essere un artista, è anche pilota di linea per Mistral Air, ha messo in atto la trasfigurazione di storie e immagini dal fascino senza tempo. Lui, che per lunghi anni è stato pianista e amico di Franco Califano, ha incantato e sorpreso il pubblico con efficace minimalismo. La vera forza del suo repertorio sono le musiche, ricche di richiami swing, latin, folk, finemente strutturate ed elegantemente cucite addosso alle parole contenute nei testi.

“Blu”, colore del cielo e della purezza rappresenta un metaforico tuffo nella fantasia e nei percorsi compiuti in volo. L’artista si ispira ad itinerari immaginari del cielo, oltre che alle rotte realmente attraversate, ai personaggi incontrati, alle musiche che si rincorrono nella testa, alle suggestioni arrivate da lontano o semplicemente riposte nella memoria. Bello e colorato il primo singolo estratto dal disco “Big Bamboo”, scritto con Marcello Murru, il quale tutt’oggi firma alcuni tra i suoi migliori brani. Cantato insieme alla sfavillante Petra Magoni, il brano risulta vivace, fresco, divertente. “Finalmente ho trovato un allievo”, ha detto il celebre Paolo Conte riferendosi proprio ad Enrico che, sul finire del concerto gli ha dedicato il bellissimo brano “Paolo il ferroviere”. Toccante e delicata  “Tutta la vita in un momento”, l’audace “Scelgo l’allegria”, la versione strumentale di “Over the rainbow”, successivamente ripresa dalla Magoni e la malinconia struggente de “Il cuore non finisce” conferiscono, infine, una luce speciale ad un momento live unico e prezioso.

Raffaella Sbrescia

Shade presenta “Clownstrofobia”: Oltre le rime c’è di più

clownstrofobia_shade

Shade è un rapper, attore, doppiatore, freestyler e stand up comedian italiano nato a Torino. Lo scorso 15 gennaio Shade ha pubblicato il suo primo album intitolato “Clownstrofobia” (Warner Music), un lavoro in cui lo stile ironico e tagliente del rapper si sposa con contenuti anche più delicati. L’album rappresenta l’incontro tra il mondo del freestyler ironico e pungente e quello dell’artista più maturo e introspettivo. Spesso i panni dell’intrattenitore risultano stretti e si soffre di clownstrofobia. Ecco cosa ci ha raccontato Shade al telefono.

Intervista 

Dietro le rime, si nasconde una scrittura profonda e una voglia di lanciare dei messaggi ben  precisi.

Questo è un lavoro molto diverso rispetto alle cose fatte finora.  Nel precedente lavoro mi ero cimentato in pezzi molto divertenti e allegri, sono sempre usciti dei video  in cui facevo free style di intrattenimento incastrando le parole e le rime. In questo  album ho cercato di fare uscire fuori un lato di me che finora non avevo potuto mostrare. Un disco ufficiale in vendita rappresenta l’occasione giusta per farlo!

Perché il titolo “Clownstrofobia”?

Ad un certo punto l’etichetta di intrattenitore ti sta stretta e quindi ne soffri. In questo disco, a partire dalla cover, dimostro che non ne posso più di rappresentare un determinato tipo di cose e ho scritto dei pezzi che la gente non si aspettava da me…

In “Bar Mitzvah” canti “Gioco con le parole, me ne fotto delle persone”. Cosa intendi dire?

Non faccio giochi di parole per fottere le persone, gioco con le parole e me ne fotto delle persone. La critica si riferisce al fatto che molti mi dicono: “Sei bravissimo ma non hai contenuti”,  come a dire: “Sei una Ferrari a rappare ma ti limiti a fare il giro dell’isolato.  Secondo me sono magari loro che si limitano a guardarmi mentre faccio il giro dell’isolato. Forse il limite è più di chi segue questo genere di musica…

In “Patch Adams” parli di una storia importante e di una tematica delicata che si distanzia dal resto del progetto.

Sì, ho voluto inserirla come ultima traccia ed è il pezzo a cui sono più affezionato. Ho scelto di raccontare un brutto periodo della mia vita, ci si augura sempre di non avere a che fare con gli ospedali invece volenti o nolenti succede e a me è successo molte volte. In questo caso particolare si trattava di un’ altra persona che mi dispiaceva  vedere in brutte condizioni; andavo costantemente a trovarla fingendo che mi andasse tutto bene, vestendo un po’ i panni del clown per starle vicino poi, una volta uscito dall’ospedale, stavo malissimo ma non mollavo perché il giorno successivo sarei andato a trovarla di nuovo per convincerla che sarebbe andato tutto bene non sapendo se poi le cose si sarebbero risolte. Alla fine c’è stato un lieto fine ma è una cosa che mi ha segnato molto.

Il tuo stile richiama tematiche che rientrano anche nel repertorio di altri rapper però la tua ironia irriverente fa la differenza. Vai fino in fondo e te ne prendi la responsabilità?

Sì, questo è il mio modo di fare, non ho mai avuto problemi a tenermi le cose, non ho filtri e anche questa ragione ho dovuto rivedere tante cose che ho scritto in tanti miei pezzi. Chiaramente non vogliamo incorrere in denunce però se devo dire una cosa la dico. Faccio l’esempio di quando ho partecipato ad Mtv Spit: in quel momento non mi interessava di essere in tv, non ho cambiato nulla rispetto a quello che faccio quando giro l’Italia per i concerti. Sono sempre me stesso purtroppo o per fortuna!

“Stronza bipolare” è un brano divertente e spietato

La protagonista di questo brano è una persona con cui ho avuto molto a che fare e che mi ha fatto impazzire, attraverso litigi, crisi d’ansia, botte. Ho raccontato questa storia  in maniera tragicomica, il pezzo è quasi divertente ma la vicenda è stata distruttiva.

Netflix  è uno schizzo di quello che ci circonda al momento….

Le serie tv sono parte integrante della mia vita. Ho intitolato Netflix perché è arrivato da poco in Italia, ha rivoluzionato il mondo delle serie tv, prima avevamo solo lo streaming e quel poco che passa in nella tv tradizionale.

Dicci della collaborazione con Fred De Palma, sia nel singolo “Se i rapper fossero noi” che nella saga

Abbiamo fatto questa serie per caso, non sapevo nemmeno se volevo farla con lui. Volevo realizzare questo video intitolato “Se i rapper si facessero i complimenti”…. Lui si è mostrato subito super entusiasta e in effetti abbiamo realizzato questo video che ha superato i 3 milioni di visualizzazioni. La cosa ha rappresentato  lo stimolo giusto per realizzarne altri. Di solito ci mettiamo veramente pochissimo tempo a farli, credo al massimo  un’oretta e abbiamo culminato il tutto con “Se i rapper fossero noi”, il primo singolo estratto da “Clownstrofobia”.

“Disco d’horror” rispecchia un po’ il costume dei tempi delle querelle da classifica e lo fa in maniera dissacrante 

Ho un’ansia pazzesca per classifiche e cose del genere. La Warner ha puntato molto su di me e non voglio deludere nessuno. So che ci sono mille logiche che possono determinare il successo di un album ma voglio comunque fare il massimo e dimostrare che hanno fatto bene a puntare sul mio nome  e sul mio lavoro.

Questo è il pezzo più cattivo del disco, l’ho fatto uscire come primo vero estratto, ho postato il video su Facebook, dico cose cattive su altri rapper perché secondo me non esiste un migliore , esiste qualcuno che è più bravo ad incontrare il gusto delle persone. Il rap non è come il calcio, non è una cosa statistica, vendere tanto non vuol dire necessariamente saper fare buona musica.  Ho voluto smontare l’ego di certe persone approfittandone per realizzare un pezzo un po’ più tecnico.

Ti aspetta un Instore tour a tamburo battente…

Sì sarà un “instore tour de force”! Ho iniziato a Torino, l’anno scorso facemmo un concerto in metro, ci inventammo un instore che prevedeva pezzi eseguiti in metro. Purtroppo tanti mi scrivono di andare nella loro città ma non sono io a decidere. Chiaramente si tratta di un tour, ci sono  dei costi e ci sono persone che decidono cosa fare e perché. In ogni caso stiamo preparando una sorpresa per febbraio… sarà molto divertente!

Nel 2014 hai doppiato alcuni personaggi tra cui Eminem e 2pACm, nella nuova stagione di South Park in onda su Comedy central. Come hai vissuto il tuo ruolo?

Uno dei miei insegnanti mi mandò un messaggio vocale super serio chiedendomi di richiamarlo, ho subito pensato di aver fatto qualche cretinata delle mie. Ero al secondo anno della scuola di doppiaggio per cui credo siano i personaggi che ho doppiato peggio in assoluto, riascoltandomi mi “imparanoio”. I personaggi che doppio ora non sono di quel calibro lì, per me che faccio rap è stato  fantastico e poi South Park è il mio cartone preferito. Il direttore di doppiaggio è Walter Rivetti è colpa sua se South Park è così figo e rende bene anche in italiano rispetto all’inglese.

Cosa stai doppiando ora?

Ho doppiato una serie tv che si chiama “Bitten” che uscirà a breve in Italia, sul genere Twilight. Sto doppiando un cartone animato giapponese molto bello che si chiama “Sengogu Bazara, in questo caso il mio personaggio è un figo e dalla seconda stagione diventerà ancora più figo!

Raffaella Sbrescia

Acquista su iTunes

Instore – Le date

Dal 15 gennaio Shade incontra i fan negli store delle principali città italiane: il 15 gennaio a Torino (Feltrinelli Stazione h.15.00) e a Genova (Feltrinelli via Ceccardi, h.18.30); il 16 gennaio a Milano (Mondadori Duomo h.15.00) e a Varese (Casa del Disco, Piazza Podestà h. 18.30), il 17 gennaio a Verona (Feltrinelli via Quattro Spade, h.15.00) e a Brescia (Mondadori C.C. Freccia Rossa h.18.30), il 18 gennaio a Padova (Feltrinelli via S. Francesco, h.15.00) e a Bologna (Mondadori via Massimo D’Azeglio, 34h.18.30), il 19 gennaio a Firenze (Galleria del Disco, Piazza della Stazione h.15.00) e Roma (Discoteca Laziale ,via Mamiani h.18.30); il 20 gennaio aMarcianise (Mondadori C.C. Campania, h.15.00), e a Napoli (Feltrinelli, Stazione h.18.00); il 21 gennaio a Bari (Feltrinelli via Santa Caterina h.15.00) e a Lecce(Feltrinelli via dei Templari, h.18.30)

Video: Sei rapper fossero noi feat. Fred De Palma

“Sotto i ponti di Paris. In fuga da Sbrerenica”. Un Musical per non dimenticare

12493958_770595096406695_7145148569926380988_o
La giovinezza di 25 artisti in scena per uno spettacolo unico nel suo genere, interamente cantato dal vivo. ricco di filmati, coreografie, ambientato  sotto i ponti di Paris. Una storia che tocca le corde del cuore. Ti regala un sorriso e ti fa riflettere. PER NON DIMENTICARE.
Dicono di noi… <<In scena, la storia di Natasha, sopravvissuta alla strage di Srebrenica, genocidio che ha segnato per sempre la Bosnia-Erzegovina, durante il conflitto degli anni ’90. Natasha, divenuta ‘madre, quando era ancora bambina’, dando alla luce una piccola ‘nata dal seme violento della guerra’, ora vive con i clochard sotto i ponti della capitale francese. E saranno proprio loro, questi personaggi tanto bizzarri, quanto di cuore, a realizzare il suo sogno più grande. Una rappresentazione che sa unire il rispetto della memoria ai passaggi struggenti della reale storia di Srebrenica, alla ‘leggerezza’ e spensieratezza — pur nella disperazione e povertà — che la voglia di vivere dei clochard sa trasmettere. Una capacità di sognare in grande che nasce da chi si riempie ogni giorno le tasche «di quello che non c’è» (Tratto dal quotidiano ‘La Provincia’ – Crema di lunedì 11/01/2016).
Info e prenotazioni: teatroinsiemecenerentola@gmail.com
Per saperne di più:
www.sottoipontidiparis.altervista.org
www.facebook.com/teatroinsiemecenerentola/

Milano, Il Politeatro, Domenica 24 gennaio 2016, ore 16
Viale Lucania, 18 (Corvetto). Ingresso € 10,00

Torna “Vo’ on the Folks”: musiche popolari dal mondo da 6 febbraio al 19 marzo a Brendola

12489412_948647468537148_8327119729368314329_o

Il maestro del groove Enzo Avitabile, il piper irlandese John McSherry, l’incontro tra le voci di Patrizia Laquidara con le Canterine del Feo e le bulgare Bisserov Sisters, il virtuoso della sei corde blues Nik Valente, le sonorità popolari di Riccardo Tesi & Banditaliana e gli organetti dell’etnomusicologo Roberto Tombesi. Torna per il ventunesimo anno consecutivo il “Vo’ on the Folks”, storica rassegna veneta che indaga il rapporto tra le musiche popolari del mondo, in programma alla Sala della Comunità di Vo’ di Brendola (Vicenza) dal 6 febbraio al 19 marzo 2016.

Ad inaugurare la XXI edizione del festival diretto da Paolo Sgevano, sabato 6 febbraio alle ore 21, sarà Enzo Avitabile con il progetto “Acoustic World”. Il compositore e polistrumentista partenopeo ripercorrerà in chiave acustica gli ultimi 12 anni della sua produzione discografica, proponendo brani tratti da tutti i suoi progetti dal 2003 ad oggi: “Salvamm ‘O Munno”, “Sacro Sud”, “Festa Farina e Forca”, “Napoletana” e “Black Tarantella”. Avitabile (voce, tamburo, arpina, fiati), accompagnato da Gianluigi Di Fenza alla chitarra e Carlo Avitabile alle percussioni, proporrà un concerto intimo, con al centro il suo personalissimo linguaggio musicale che lo ha reso uno dei riferimenti mondiali della world music e probabilmente l’artista italiano più rappresentativo di questo genere. In apertura, il chitarrista e cantante vicentino Nick Valente (Premio della Critica al concorso VicenzaNetMusic) presenterà in trio con Francesco Martini elle tastiere e Alessandro Valente alla batteria il suo recente ep, “Qualcosa di diverso”.

Sabato 20 febbraio, il secondo appuntamento con Patrizia Laquidara in scena con le Canterine del Feo in un incontro tra voci tutto al femminile – da qui all’Est – con l’ensemble vocale bulgaro, Bisserov Sisters. Un viaggio attraverso antiche tradizioni apparentemente lontane che, partendo dalla catena montuosa del Pirin – ai confini tra Bulgaria e Macedonia – conduce al Feo, una piccola contrada di Monte di Malo, dove si nasconde l’Anguana.

Il 5 marzo, invece, spazio alle varie musiche popolari italiane con un doppio spettacolo. Prima, Roberto Tombesi (leader dei Calicanto) ripercorrerà, tra ricerche etnomusicologiche e nuove proposte musicali, 25 anni di attività artistica che ha avuto nell’organetto un costante punto di riferimento espressivo. Poi, Riccardo Tesi & Banditaliana - tra i gruppi italiani più acclamati della scena world internazionale – proporrà un coinvolgente set tra folk, jazz, riti della tradizione toscana, echi mediterranei e canzone d’autore. Accanto a Tesi – compositore e organettista già al fianco di Fabrizio De André e Ivano Fossati – la sua collaudata formazione che vede Maurizio Geri alla chitarra e voce, Claudio Carboni ai sassofoni e Gigi Biolcati alle percussioni.

In chiusura, sabato 19 marzo, è la volta di John McSherry uno dei massimi virtuosi al mondo di uilleann pipes: la tradizionale cornamusa irlandese, nata tra il ‘500 e il ‘600. Il musicista originario di Belfast, fondatore dei Tamalin, Lúnasa e At First Light, vanta collaborazioni e registrazioni con Sinéad O’Connor, Clannad, The Corrs, Dónal Lunny e Nancy Griffiths.

Organizzato dalla Sala della Comunità di Vo’ di Brendola e Frame Evolution, in collaborazione con l’assessorato comunale alla Cultura e la Cassa Rurale e Artigiana di Brendola, il “Vo’ on the Folks” si conferma come spazio privilegiato per la riscoperta e la tutela di preziose tradizioni da conservare e tramandare. Come testimoniano gli ospiti che si sono alternati in questi anni: Kocani Orkestar, Hevia, Joana Amendoeira, Tannahill Weavers, Fiamma Fumana, Antonella Ruggiero con Maurizio Camardi, Djamel Laroussi, Phamie Gow, Vincenzo Zitello, Mairtin O’Connor, Dervishi Rotanti, Motion Trio, Pierre Bensusan, Söndörgő, Jim Hurst solo per citarne alcuni.

 

 

Info e prenotazioni:

Sala della Comunità – via Carbonara,28  – Brendola (VI) – tel. e fax 0444 401132

www.saladellacomunita.com - info@saladellacomunita.com

Prenotazioni con pagamento on-line o presso filiali Cassa Rurale di Brendola: Biglietto intero 14€

Prenotazioni senza pagamento on-line e pagamento in Sala: Biglietto intero 15€

È possibile prenotare i biglietti per i concerti direttamente sul sito internet della rassegna, con il ritiro almeno mezz’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

Cassandra Raffaele in concerto al Modo di Salerno. Le foto del suo show elettrico

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Dopo il successo ottenuto a Ragusa, Roma, Firenze e Milano la cantautrice siciliana Cassandra Raffaele prosegue il suo tour nelle principali città italiane. Venerdì 15 gennaio l’artista è stata in concerto al Modo Ristorante di Salerno per presentare live al pubblico i brani del suo ultimo disco “Chagall” (Leave Music/distribuito da Sony Music), disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e sulle piattaforme streaming, che segna una svolta molto importante per la carriera della cantautrice siciliana, che è autrice di tutte le sue canzoni, arrangiatrice e produttrice versatile ed eclettica. Durante il live la cantautrice e polistrumentista siciliana porta dal vivo uno show “elettrico” con contaminazioni punk, rock ed elettroniche. Ad accompagnarla sul palco, un set di giovani musicisti tra i più talentuosi in Sicilia, tutti impegnati su più strumenti: Noemi Costanzino, Gianluca Genova e Cristian Falzone. “Chagall” è il risultato di una sperimentazione musicale della stessa Cassandra che, libera da schemi, ha scritto e prodotto i 10 brani contenuti nel disco, curandone gli arrangiamenti insieme al siciliano Carlo Longo. I suoni sono stati invece affidati a Giacomo Fiorenza e Andrea Suriani dell’Alpha Dept. Studio di Bologna. La prossima data del tour ad oggi confermata sarà il 21 gennaio allo Studio 22 di Palermo.

Photogallery a cura di: Anna Vilardi

Chagall Tour

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo - Salerno ph Anna Vilardi

Cassandra Raffaele @ Modo – Salerno ph Anna Vilardi

 

 

Charlie Puth presenta “Nine Track mind” a Milano: il live report dello showcase

Nine Track Mind 1

Carismatico, semplice e magnetico. Charlie Puth ha fatto tappa a Milano lo scorso 16 gennaio con uno showcase organizzato all’Hotel Principe di Savoia in occasione dell’imminente uscita del suo primo disco di inediti intitolato “Nine Track Mind”, prevista per il 29 gennaio. L’album conterrà 13 tracce tutte scritte da lui, tra cui anche “We Don’t Talk Anymore”, l’atteso duetto con Selena Gomez. La passione per la musica è nata quando aveva soltanto 4 anni e, anche se sua madre gli ha insegnato a suonare il pianoforte studiando il jazz e la musica classica, Charlie ha sempre amato la musica pop;  stando a quanto fatto finora dal giovane cantautore  e compositore americano, c’è da credere che abbia trovato la sua dimensione artistica ideale.

Nel corso dello showcase milanese Charlie Puth ha suonato dal vivo quattro dei brani che faranno parte della track list del disco. Lo showcase è iniziato con “Some type of love”, eseguita in acustico. La performance è continuata con uno dei suoi pezzi con cui ha scalato le classifiche italiane, “Marvin Gaye”, che nella versione radiofonica lo vede al fianco di  Meghan Trainor; a seguire “One Call Away”, la cui ispirazione nasce da una storia vissuta a distanza. Per concludere, Puth ha scelto di cantare la toccante ballad “See You Again”. La canzone era stata scelta come saluto a Paul Walker da parte dei suoi compagni del film Fast And Furious ma in realtà è molto vicina anche al vissuto dello stesso Charlie, che ha raccontato: «Questa canzone è stata scritta per un mio amico che è scomparso ed era perfetta anche per la tragica vicenda legata al protagonista. Io avevo perso un amico e anche Vin Diesel ne aveva perso uno. Questa canzone è per il mio amico ma è anche per Paul», ha spiegato il giovane artista che, dopo aver emozionato i presenti in sala, si è anche fermato a chiacchierare con un piccolo gruppo di fan presenti all’evento dimostrando di avere tanta voglia di conoscere e farsi conoscere senza filtri.

Raffaella Sbrescia

Quique Escamilla: folk impegnato dal Sud America

Quique Escamilla @ Beba do Samba -Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba -Roma ph Roberta Gioberti

Di origine Messicana, e più precisamente della problematica area del Chiapas, Quique Escamilla è in tour in Europa.
Dopo il concerto di ieri sera al Beba do Samba a Roma, sarà questa sera a Valmontone, e successivamente a Milano, Torino, Parma, Brescia e Vicenza. Polistrumentista, folksinger, coniuga la tradizionale musica folk messicana e latinoamericana con sonorità rock e reggae, arrivando a creare un personalissimo e gradevole stile che accompagna testi che toccano temi di rilevanza sociale, come i diritti dei nativi messicani e la lotta all’oppressione, che dagli anni ’80 vede impegnato l’esercito zapatista con le vicende ben note nell’ambito della politica internazionale.

Quique Escamilla @ Beba do Samba -Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba -Roma ph Roberta Gioberti

Attualmente residente in Canada, a Toronto, ha vinto il Juno Award 2015 come miglior artista canadese e nel 2014 il Canadian Folk Music Award. In tour è con il suo nuovo album, “500 Years of Night“, già presentato in Canada nel 2014. L’atmosfera del live è calda ed intima, piacevole e divertente l’interazione con il pubblico, e non mancano alcuni brani del repertorio classico, da noi portati al successo negli anni ’90 dalla band dei Buena Vista Social Club, come “Dos gardenias”, e “Veinte años”. Per chiunque voglia conoscerlo più da vicino, sarà questa sera a Valmontone, al “Les Maudits”.

Successivamente a:
Torino: 20 gennaio al BlahBlah di Via Po.
Valle Imagna: 21 gennaio, Per Antiche Contrade
Brescia: 22 gennaio, Brick Lane Oldtime Club
Vicenza: 23 gennaio , Viaroma17, Dueville
Bergamo: 24 gennaio, Maite Social Club
Parma: 27 gennaio all’Art Lab, polo di fermento culturale cittadino nella zona Universitaria.

Due le date Milanesi, il 26 gennaio all’Ostello Bello e 28 gennaio al Piano Terra presso il quartiere Isola –
inizio spettacoli alle 21.00

Articolo e Photogallery a cura di: Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba - Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba – Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba - Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba – Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba - Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba – Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba - Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba – Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba - Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba – Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba - Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba – Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba - Roma ph Roberta Gioberti

Quique Escamilla @ Beba do Samba – Roma ph Roberta Gioberti

 

 

Previous Posts Next Posts