I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
Con tre repliche in scena il 27, 28 e 29 novembre 2015 al Palapartenope di Napoli, il grande musical teatrale “I Promessi Sposi- Opera Moderna”firmato da Michele Guardi alla regia e da Pippo Flora alle musiche, nonché arricchito da un cast composto da 12 interpreti e ben 24 ballerini, torna a far sognare il pubblico con tematiche che non conoscono l’usura del tempo. L’opera è considerata uno dei maggiori eventi nel teatro musicale italiano del panorama recente e tra i protagonisti propone grandi talenti come quelli di Vittorio Matteucci, Noemi Smorra e Graziano Galatone, con la partecipazione straordinaria di Giò di Tonno nei panni di don Rodrigo.
Photogallery a cura di: Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
I Promessi Sposi – Musical- Teatro Palapartenope -ph Luigi Maffettone
“Siamo solo vizi e spiccioli. Ciechi e poveri. Siamo in astinenza di emozioni che non sai più vivere. Siamo diventati interpreti di una vita che solo noi possiamo ancora scrivere”, canta Laura Bono in “Diluvio”, uno dei bellissimi tratti da “Segreto”, il quarto album in carriera pubblicato lo scorso 27 novembre per label indipendenteLa mia Isola, fondata dalla stessa Laura. Prodotto grazie ad un progetto di crowdfunding di straordinario successo attraverso la piattaforma Musicraiser, questo disco mette decisamente in risalto la scrittura, la maturità e l’efficacia con cui Laura riesce a colpire l’anima senza perdersi dietro a concetti e ideologie. Prima ancora di ascoltare le nuove canzoni in cuffia, abbiamo avuto modo di assaporarle in anteprima durante il concerto che Laura Bono ha tenuto lo scorso 29 novembre alla Salumeria della Musica di Milano. Più che un concerto, una vera e propria celebrazione d’amore incondizionato: quello dei fan che a più riprese hanno sorpreso, emozionato, coinvolto la loro beniamina con una raffica di sorprese studiate ad hoc. Forse è questa la più grande forza di Laura Bono che ha letteralmente travolto il pubblico con una performance a dir poco vulcanica. Lei, che ha lavorato a questo progetto con passione e dedizione, ha scelto la via dell’indipendenza e della libertà e l’ha dimostrato ancora una volta donando tutta se stessa alla musica. Alternando brani nuovi a pezzi storici, raccogliendone alcuni in un piccolo medley semi-acustico, Laura e la sua band hanno curato anche gli arrangiamenti lasciando uno spazio particolare all’energia delle chitarre per un sound particolarmente carico mirato alla pancia e al cuore degli spettatori.
Ad aprire il live è “Un minuto dolcissimo” brano in cui testo e melodia si muovono a braccetto tra fotogrammi di vita. “Ci si abitua a tutto”, scrive Laura nella intensa “Dopotutto è normale” mentre “Sto pensando a te” è il manifesto di un’innamorata vittima di un sentimento ossessivo. Un piccolo passo indietro nel tempo con “La mia isola” per poi tornare nel nucleo del nuovo album con la malinconica, nostalgica e incazzata titletrack “Segreto”. Disarmante risulta l’efficacia di “Canzone semplice”: un brano che, senza grandi giri di parole, arriva dritto al nocciolo della questione. A poco più di metà concerto arriva uno dei brani più attesi, si tratta di: “Voglio te”, una splendida ballad scritta a quattro mani con Gianna Nannini, il cui tocco è sicuramente riconoscibile ma non prevaricante. Tra i nuovi brani di “Segreto”, il più bello è “I Pescecani”, Laura canta e scrive senza filtri, sparando parole come pallottole: “Adesso faccio a meno della stima di certa gente qua. La gente che ti lecca il culo prima delle difficoltà perché succede che inciampi, cerchi una mano e ti arrangi in un attimo intorno c’è il vuoto e dentro ci sei tu”, non c’è altro d’aggiungere a questa assoluta verità. Intenso e delicato il medley comprensivo di “Mattini”, “Invidia” e la celebre “Non credo nei miracoli”. Struggente e inaspettata la versione di “Fortissimo” il brano di Rita Pavone che Laura interpreta con una carica vocale ed emotiva a cui non si può restare indifferenti. Non possiamo far altro che dare il bentornato a questa artista che sa come far vibrare le corde del cuore.
Sto pensando a te
Segreto
Un minuto dolcissimo
Canzone semplice
Dopotutto è normale
Voglio te
Pietro torna indietro
Angolazione differente
I Pescecani
Diluvio
Fortissimo
Tullio De Piscopo live @ Auditorium La Verdi – Milano
Una serata da antologia a Milano con “Tullio De Piscopo & Friends – Ritmo e Passione”. Lo speciale appuntamento, a favore della Fondazione Rosangela D’Ambrosio per la raccolta fondi per la donazione di una seconda area di degenza post intensiva per i bambini dell’ospedale pediatrico Buzzi, ha avuto luogo nello splendido Auditorium La Verdi e ha rappresentato una speciale occasione per conoscere, approfondire, rivivere la prestigiosa carriera di un musicista libero, appassionato e ribelle come Tullio che, proprio lo scorso 13 novembre, ha pubblicato “50. Musica senza padrone – 1965/2015” (Warner Music Italy), il triplo cd con cui l’artista festeggia i 50 anni di carriera. Nelle vesti di musicista guerriero, leggenda vivente e nonno affettuoso, De Piscopo ha offerto al pubblico tre ore di musica eccellente. Un concerto ricco, stratificato, dettagliato che non ha visto risparmiarsi nessuno dei musicisti coinvolti. Una vera e propria full immersion tra suoni, riff, parole e giri di batteria che hanno segnato la storia della nostra musica.
Tullio fa il suo ingresso in scena con due bacchette luminose che, come due fendenti, disegnano i cardini e ritmi della pressione del cuore mentre tutt’intorno regnano il silenzio, l’oscurità, la curiosità, l’aspettativa, l’emozione. Il tocco delle bacchette prima e delle mani poi è un flusso ancestrale, un rito di connessione tra anime diverse, un magico incantesimo di note che De Piscopo sceglie di dedicare ai giovani per ricordare loro che per stupire non servono effetti speciali, servono orecchio, passione e manualità. A seguire l’artista propone il primo dei tre inediti contenuti nel nuovo cofanetto, si tratta del divertente “Funky Virus”, che nel disco è ulteriormente impreziosito dal featuring con Randy Brecker e Ada Rovatti. Doverso l’omaggio a Rosangela D’Ambrosio con “Un sorriso vale tanto” e la lettura di una lettera che la stessa Rosangela aveva scritto a Tullio quando era soltanto una bambina. Spazio anche alle tragiche tematiche che dilaniano il nostro tempo con “Zzacotturtaic” e la nuovissima “Canto d’Oriente”, entrambe incentrate sui temi dell’emergenza dei popoli in fuga da terre provate da guerre e genocidi, e dell’integrazione etnica. Tullio è carico, magnetico, travolgente. I suoi assoli trasudano passione ed animalesca energia. Determinante anche il contributo dei musicisti che lo hanno accompagnato, su tutti Joe Amoruso e Luigi Di Nunzio, un sassofonista che, a dispetto della giovane età, ha dimostrato esperienza, bravura, responsabilità e competenza.
Intenso e coinvolgente anche lo speciale contributo della Nuova Compagnia Di Canto Popolare, gruppo nato nel 1970 per diffondere gli autentici valori della tradizione del popolo campano e che trova nella splendida voce del maestro Gianni Lamagna uno speciale plus ultra. Con il rientro di Tullio De Piscopo in scena ci si scatena sulle note di “Stop Bajon” con il giovanissimo Pietro D’Ambrosio alla batteria. Il concerto prosegue con “Ballando ballando”, l’affettuosa dedica di De Piscopo alla nipote Giulia, e lo speciale omaggio a Pino Daniele con “Destino e speranza” un discreto e commosso ricordo di quello che Tullio ama definire un fratello in blues. L’ultima trance del live è tutto un susseguirsi di grandi successi: “Andamento lento”, “ E fatto ‘è sorde!E?” e la speciale versione di “‘O Scarrafone”, eseguita ed interpretata insieme alla Nuova Compagnia Di Canto Popolare per un crossover strumentale all’insegna della contaminazione tra generi, richiami ed influenze. Gran finale apocalittico con un’infuocata rivisitazione alla batteria di “O Fortuna”, il celebre testo poetico tramandato tra i Carmina Burana. Una conclusione pirotecnica per un concerto che ha inteso celebrare il sacro fuoco dell’’arte a 360 gradi.
Raffaella Sbrescia
Le prossime date in calendario: 4 dicembre Ascoli Piceno (Teatro Basso), il 9 dicembre invece, Tullio sarà sul palco dell’Auditorium RAI di Napoli, per un evento benefico per i bambini, curato dalla curia di Napoli e dal Cardinale Sepe, 11 dicembre Cosenza(Teatro Rendano), 16 dicembre Catania (Teatro Metropolitan), 17 dicembre Palermo (Teatro Golden), 19 dicembre Bari (Teatro Palazzo), 30 dicembre Roma (Teatro Quirino), 4 gennaio Sorrento(Teatro Armida).
Il giovane cantautore Francesco Guasti, il talento scoperto da Piero Pelù grazie alla sua partecipazione a The Voice Of Italy nel 2013, si è esibito lo scorso 27 novembre sul palco di Sanremo Giovani con il brano “Io e te”. Con la sua esibizione dal vivo, Francesco ha affrontato gli altri 11 finalisti e la commissione musicale presieduta dal direttore artistico di Sanremo Carlo Conti per aggiudicarsi uno dei 6 posti in grado di dare accesso alla sezione Nuove Proposte di Sanremo 2016 ma per, un soffio, non ha passato lo step finale. Forte è stata la delusione per il cantautore toscano che, con la sua speciale timbrica, aveva già conquistato una buona fetta di pubblico e che ha dovuto sottostare agli insindacabili giudizi della giuria. «Il brano “Io e te” - spiega Francesco Guasti - racconta un incontro, quello fra l’Io e l’Alter Ego di ognuno di noi. Una riflessione su chi siamo veramente: un guardarsi allo specchio senza credenze e sganciati dai giudizi altrui, consapevoli che il destino lo creiamo con le nostre azioni, ma solo unendo la forza dei due “Io”. Un incontro che serve a far pace con le nostre paure e a renderci consapevoli della nostra responsabilità più grande: scegliere chi essere». Ecco, proprio partendo da queste parole ci sentiamo di augurare il meglio a questo artista che, dopo aver pubblicato l’ottimo ep d’esordio “Parallele”, nato dall’unione artistica con Piero Pelù e caratterizzato da tratti intensi e un sound accattivante, potrà comunque dimostrare tutto il suo talento con il suo canto libero e potente facendolo alla vecchia maniera: con tanti concerti dal vivo.
Il desiderio è il “superpotere” più grande di tutti, quello che muove le gesta di Lorenzo Jovanotti Cherubini che con il docu-film “Gli Immortali”, in onda in prima tv su Sky Uno HD e Sky Arte HD il 4 dicembre alle 22 (nei giorni successivi sarà in onda su entrambi i canali e disponibile su Sky on demand), mette al centro del suo mondo sei storie che confluiscono tutte in un unico magico momento: il live allo stadio San Siro di Milano dello scorso 26 giugno 2015. Prodotto da SoleLuna in collaborazione con Red Bull, il film vede alla regia Michele Truglio: “Era Natale. Pensavo allo spettacolo negli stadi, ai mille dettagli che lo compongono. E’ venuto a trovarmi Michele Truglio, un amico e un regista con cui ho condiviso tanti momenti. Ho cercato di mettere insieme le facce, i nomi, le vite delle tantissime persone che compongono il mio pubblico senza divisa. Ho iniziato a pensare che erano proprio loro Gli Immortali, o meglio, “quegli immortali” della canzone che avrei cantato alla fine del concerto”, spiega Jovanotti.
Jovanotti ph Janine Billy
Come dicevamo, le storie scelte sono sei: quella di Lorenzo, con un racconto inedito di come abbia preparato il grande show, che rappresenta la passione e il collante di tutte le altre, quella della famiglia Gravina di Taranto, in cui tutti sono fan di Lorenzo, c’è Angelo Sonnino, dj che fa parte di una tribute band di Jovanotti, poi c’è Giovanni Cupidi, affetto da tetraplegia e impegnato nella sensibilizzazione sulla disabilità. E ancora, Tony Cairoli, otto volte campione del mondo di motocross, Carolina De’ Castiglioni alle prese con l’esame di maturità la mattina stessa del concerto e infine c’è Edoardo Menichella, cantautore di Sansepolcro. Gli Immortali sono loro. Un titolo importante e per certi versi pesante: “Il film è una chiosa di 90 minuti alla canzone, gli immortali sono mortali. L’obiettivo era attingere all’aspetto assoluto e tirane fuori un racconto”, confessa l’artista. Jovanotti è un visionario, ragiona come fosse un disc jockey perché è e rimane un deejay, questo è il suo modo di fare le cose e di raccontare le storie e il risultato ci lascia sempre con i polmoni sgonfi ed il cuore pieno.
Esce oggi 27 novembre “Adesso” (Universal Music). Il nuovo lavoro discografico di Emma Marrone è molto più di un semplice album, è la testimonianza tangibile di un inarrestabile percorso di crescita umana e artistica. Emma fa sul serio e lo fa con stile e competenza. Dalle tredici tracce che compongono l’album, in cui l’artista si è messa in gioco come autrice, interprete, musicista, produttrice lavorando fianco a fianco con il produttore Luca Mattioni, si evince una forte potenza espressiva ma soprattutto un sound davvero molto curato, coinvolgente e di respiro internazionale, frutto della collaborazione costante e generosa con il sound engineer Matt Howe che ha mixato l’album e che insieme a Mattioni ha sostenuto i desideri di un’artista pronta a sperimentare senza timori. Figlio di notti trascorse a lavorare, “Adesso” è l’album del canto consapevole, la polaroid di un’artista coraggiosa che sa quello che vuole e come ottenerlo. Canzoni intense e sofisticate, ballate melodiche, groove elettronici si alternano in un susseguirsi di atmosfere che cambiano di canzone in canzone. Oltre ad accogliere storie scritte interamente da Emma, come la title track “Adesso (Ti voglio bene)”, e condivise, come “Per questo paese” scritta con Amara, Cheope e Giuseppe Anastasi e “Il paradiso non esiste”, con Diego Mancino e Dario Faini, “Adesso” racchiude al suo interno tante firme importanti come quella di Giuliano Sangiorgi in “Facciamola più semplice”, Giovanni Caccamo e Alessandra Flora in “Finalmente”, Ermal Meta, che ha firmato rispettivamente con Dario Faini e Matteo Buzzanca i primi due singoli “Occhi profondi” e “Arriverà l’amore”, Alessandra “Naskà” Merola in “Che sia tu” e “Argento adesso”, i fratelli salentini Nicco e Carlo Verrienti che hanno scritto “In Viaggio” e la traccia di chiusura “Poco prima di dormire”. Stefano “Zibba” Vallarino, Giulia Anania e Marta Venturini sono gli autori di “Io di te non ho paura” mentre Ancora Diego Mancini e Dario Faini hanno scritto “Quando le canzoni finiranno”. “Adesso” è, in sintesi, il risultato di due anni di vita che Emma ci ha raccontato nella bellissima Suite di Palazzo dei Segreti a Milano.
Intervista
Perché “Adesso” arriva a distanza di due anni e mezzo da “Schiena”?
Avevo bisogno di fare un disco in maniera diversa, per me stessa. Arrivo da cinque dischi in sei anni, dai concerti ai dvd a condivisione di palco con colleghi e amici. Il bello di questo disco è che ho avuto il tempo di amarlo, odiarlo, capirlo. La gente s’immagina la cantante che entra in studio, canta e impacchetta il disco invece non è così, mi sono presa tempo per entrare veramente dentro le canzoni. In questo disco non c’è nulla di forzato, ho ascoltato circa 400 provini, ho risposto a tutti e mi sono sentita libera di scegliere tra brani pop ad altri con contaminazioni indie, comprendendo anche canzoni prettamente cantautorali.
Cosa è cambiato in questo lungo periodo?
Parto dal presupposto che siamo tutti predisposti al cambiamento. Si cresce, si matura, si assumono consapevolezze diverse e nuove. Io mi sento cambiata rispetto a due anni fa. Ho voluto prendermi questo tempo per capire che direzione volessi prendere a fare delle scelte artistiche precise. Ho voluto fermarmi e considerare il fatto che volessi comprendere a pieno il senso del mio lavoro. In linea più generale sono molto melodrammatica, passo dalla battuta che fa ridere tutti a momenti di vuoto e di sconforto. Ogni tanto per capire il senso delle cose devo andare proprio a picco. Se non accetti il confronto con i tuoi demoni non capirai mai l’importanza della luce, alla fine è tutto un lavoro di costruzione di se stessi. Il mio percorso mi ha portata ad essere coraggiosa, ma soprattutto coerente, perché il coraggio necessita per forza di coerenza. In questo disco il coraggio si sente. Abbiamo fatto un lavoro diverso, ed è anche per questo che ci ho messo un po’.
Quanto c’è di autobiografico in questo album?
A dire il vero, molto poco. In “Adesso (Ti Voglio Bene)” racconto quanto sia importante considerare gli affetti personali, il valore della famiglia e del “ti voglio bene” che, ho capito, spesso ci dimentichiamo di dire. Viaggiando ed essendo spesso fuori casa, capita che telefono mia madre o qualche parente. In questo caso, mi sono resa conto che non mi capitava spesso di dire “ti voglio bene”. L’altro brano che mi è stato cucito addosso è “Poco Prima Di Dormire”, scritto dai fratelli Nicco e Carlo Verrienti, che hanno saputo scrivere un pezzo che sento davvero mio, che parla di me. Per il resto, canto storie di cui è mi è capitato di essere partecipe o di cui sono venuta al corrente per caso.
L’aspetto più sorprendente del disco è la cura maniacale dei suoni…
L’80 per cento dell’elettronica presente nel disco è tutta analogica, frutto di una ricerca manuale; ho portato all’esaurimento Luca Mattioni in una maniera incredibile. Abbiamo fatto diverse volte le 4 di notte in studio, il groove l’abbiamo ricreato con musicisti che hanno suonato dal vivo con chitarre, basti distorti, tastiere, batterie. Il tocco d’autore l’ha dato Matt Howe, un grande ingegnere del suono, ci chiamava da Londra gasatissimo poi è venuto anche in Italia alle Officine Musicali di Pagani e alle 17.00 in punto ci preparava persino il thè!
Anche la grafica del progetto è importante?
Rompo l’immaginario della diva: ci sono diverse anime che coesistono. A 31 anni ho accettato il fatto di poter essere una figa anche io. Sono una ragazza che vive da sola e che quando torna da Milano a Roma svuota le valigie e stira per tre giorni di seguito. La copertina non è stata studiata, ero stanca e nervosa, volevo mostrare l’istinto e il sentimento che attraversa il progetto. Luisa Carcavale ha curato il progetto il modo eccellente e ha comunicato tutto il senso racchiuso in questo disco.
Durante la fase di produzione del disco, avevi già in mente alcune idee per i live?
Si, sono due lavori che faccio contemporaneamente, penso subito a come potrei rendere il senso del brano a cui sto lavorando. Lo ritengo un lavoro fondamentale che non amo suddividere in fasi. Spesso mi capita anche di avere delle immagini improvvise, delle idee che poi cerco di proporre al team con cui lavoro e che cerco di realizzare sul palco. Non suonerei mai il disco così com’è, mi annoierei a morte.
Cos’è per te il palco?
Un posto sacro. Sul palco comandano i backliners e i fonici. Il palco è di chi lo monta, di chi lo gestisce. In genere quando sono in tour alle 16.00 sono già al Palazzetto, quando andiamo in allestimento seguo la costruzione della struttura perchè voglio conoscerla a fondo…
Perché “Argento Adesso” è l’outsider del disco?
Non ha una costruzione standard e non sarà mai un singolo. Per la prima volta parlo di sessualità senza essere fuori luogo, anche le donne hanno le stesse esigenze degli uomini. Mi sono sentita molto sensuale nel cantarla e dal vivo sarà una super bomba così come è successo con “Schiena”, il brano durante il quale facevo robe pazzesche sul palco.
Com’è arrivato il brano di Giuliano Sangiorgi?
Le cose arrivano perché c’è un senso, c’è un bisogno, c’è un’attitudine, in generale comunque non chiedo mai niente a nessuno. Non era un obbligo una sua canzone, ci conosciamo da 15 anni ma non significava che dovesse scrivere anche per me. Un pomeriggio mi ha chiamato e mi detto: “Ho scritto un brano per te, dammi la tua mail che te lo mando, se ti fa cagare dimmelo che non mi offendo”. Me l’ha mandato, l’ho ascoltato più volte, l’ho richiamato e gli ho detto: “Tranquillo, non mi fa cagare me lo tengo”. Tra le varie cose Giuliano mi ha anche lasciato la produzione del brano, mi ha detto: “ Fai quello che vuoi”; anche Caterina Caselli mi ha fatto i complimenti.
“Per questo paese” è il brano a sfondo sociale…
Non è la prima volta che ci metto la faccia per parlare del sociale, l’ho fatto con “Non è l’inferno” al Festival di Sanremo, ho partecipato a “Se non ora quando”, non è un segreto la mia amicizia con Concita de Gregorio. Mi sento rappresentante della categoria dei giovani che si rimboccano le maniche e fanno delle cose. Questo pezzo è una visione sociale di due donne di trent’anni, Amara mi ha mandato una mail con scritto: “In Italia lo puoi cantare solo tu”. Ho chiesto di inserire anche cose più toste e pragmatiche, ho cambiato il ritornello, ho aggiunto la strofa sull’omofobia e sui problemi delle coppie omosessuali. Niente di politico c’è tanto sociale, storie che conosco, storie di persone che studiano e lavorano e di cui non parla mai nessuno. Questo brano è anche un modo per dire” nonostante tutte le offese noi questo paese lo amiamo”. In un’Italia così esterofila è bello quando i giovani rimangono legati alla propria cultura.
“Io di te non ho paura” invece è contro la violenza sulle donne
Il giorno dell’elezione di Papa Francesco ero in auto con alcune amiche a Roma, all’improvviso un uomo ha cominciato a picchiare una donna, nessuno interveniva, io sono scesa dalla mia auto e sono intervenuta a mani nude per poi riaccompagnare la donna a casa. Ho scelto questo brano perché della violenza sulle donne non si deve parlare solo il 25 novembre, bisogna ritornare un po’ all’educazione civica. Gli esempi valgono più delle parole.
Cosa ci dici di “Quando le canzoni finiranno”?
In questo brano la mia voce si lacera. Se dovessi suddividere il disco in capitoli, questo sarebbe quello del cinema. Mi immagino una grande Mariangela Melato che si esprime al massimo delle sue capacità. Mi piacerebbe inserire un brano di questo album in un film che parla di qualcosa di vero e di forte.
In “We Love Disney” hai cantato con Antonino una canzone di Aladdin. Qual è il tuo personaggio Disney preferito?
Mi sento un po’ Dumbo, sicuramente non una principessa.
Hai pensato di cantare “Poco prima di dormire” a fine concerto?
Sì, sarà sicuramente la traccia che chiuderà il live durante il tour perché sembra quasi fatta apposta. Non a caso nella parte finale ci sono gli archi, le voci dei miei fan prese dal 3.0. e gli applausi di uno dei miei ultimi dvd. Sì, sarà il brano che chiuderà il tour e io me ne andrò piangendo dal palco.
Le date confermate dell’#AdessoTour sono: 16 e 17 settembre (Forum di Assago, Milano), 23 e 24 settembre (PalaLottomatica, Roma) e 30 settembre e 1 ottobre (Pala Florio, Bari).
Gli appuntamenti con il tour instore sono: il 28 novembre al Centro Commerciale Porta di Roma (Roma), il 30 novembre al Centro Commerciale Campania di Marcianise (Caserta) e l’1 dicembre al Centro Commerciale Casamassima di Casamassima (Bari).
La tracklist del disco:
01. Adesso (Ti voglio bene)
02. Occhi profondi
03. Quando le canzoni finiranno 04. Facciamola più semplice
05. Finalmente
06. Arriverà l’amore
07. In viaggio
08. Io di te non ho paura
09. Per questo paese
10. Argento adesso
11. Il paradiso non esiste
12. Che sia tu
13. Poco prima di dormire
Sarà in tutti i negozi da domani 27 novembre “Biagio”, una speciale antologia che racchiude l’intera storia musicale di Biagio Antonacci, su etichetta Iris/Sony Music. Si tratta di un’opera piuttosto ambiziosa, al suo interno ci sono ben 3 cd che raccolgono 48 classici rimasterizzanti, quattro inediti, (Ci stai, Cortocircuito, Aria di Cambiamento e Mio Mondo), 2 new version di brani storici (Se io se lei e Liberatemi) senza dimenticare che nella versione deluxe del progetto ci sono anche un libro di poesie scritte dal cantautore e alcuni disegni realizzati dallo stesso artista. Tra gli altri brani presenti in “Biagio”, segnaliamo anche “One Day (Tutto Prende Un Senso),” un brano inciso nel 2012 e scritto insieme a Pino Daniele.
Biagio Antonacci live @ Alcatraz ph Francesco Prandoni
In “Biagio” c’è la storia artistica di Antonacci ma anche il prisma completo di tutti i sentimenti provati nell’arco di trent’anni di carriera. Sentimenti che l’artista ha portato sul palco dell’Alcatraz di Milano con uno speciale concerto trasmesso in diretta radiotelevisiva su RTL 102.5. Un’occasione speciale, studiata fin nei minimi dettagli, un momento da scolpire nel tempo soprattutto per i fan dell’artista che hanno potuto ascoltare per la prima volta live i nuovi inediti. Carico, emozionato, entusiasta e in splendida forma, Biagio Antonacci ha inaugurato la scaletta con “Ci Stai”: il nuovo singolo, che anticipa l’album in radio, è stato scritto da Biagio Antonacci e prodotto da Michele Canova mentre il videoclip del brano è stato diretto da Federico Zampaglione dei Tiromancino (special guest del concerto e protagonista di un duetto con Biagio sulle note di “Se è vero che ci sei”). A seguire: Insieme finire, Il cielo ha una porta sola, Iris e Quanto tempo ancora in versione acustica (impreziosita da una suggestiva strofa in spagnolo). Potente l’arrangiamento live di “E ritorno ad amare” in contrasto con una versione molto delicata di “Fiore e Se fosse per sempre”, caratterizzata da sonorità alternative. Immancabile Convivendo poi l’omaggio alla grande amica Laura Pausini con “Vivimi”: “La dedico a lei, che con questa canzone ha vinto un Latin Grammy“, ha spiegato il cantautore.
Biagio Antonacci live @ Alcatraz ph Francesco Prandoni
Molto intenso il momento al pianoforte su un palco dedicato: “Se io se lei” e “Prima di tutto” hanno incantato il pubblico che non ha mai smesso di cantare dall’inizio alla fine del concerto. Tra gli altri inediti, il più originale è sicuramente “Cortocircuito”, definito dallo stesso cantautore: “Una canzone elettronica in stile funk ani 80/90“, speciale e preziosa “Aria di cambiamento”, scritta per lui da Juri Camisasca e Franco Battiato, che ha anche partecipato in featuring al brano: “Un capolavoro, posso dirlo perché non l’ho scritto io”. Una menzione a parte la merita la nuova versione di “Liberatemi” che, con il nuovo arrangiamento realizzato dai Negramaro, si riveste di attualità e si candida ad essere una hit tutta da ballare: “Questa canzone l’ho scritta a Rozzano quando facevo il geometra, nella mia stanza all’ottavo piano di via dei Fiordalisi 1, insieme a mio fratello: è la canzone che mi ha cambiato la vita perché mi ha permesso di vivere solo di musica. I Negramaro l’hanno riarrangiata e cantata un po’ con me” ha spiegato Antonacci, cantando il brano mentre sullo sfondo si sono susseguite le immagini del recente duetto a Bologna sul palco della band salentina. L’atmosfera si tinteggia di emozione sulle note di “Sognami” in versione acustica con alcune strofe in francese dedicate “alla Francia e al loro coraggio“. Più volte Antonacci ha ringraziato le autorità e le forze dell’ordine per aver tutelato lo svolgimento della serata all’insegna della sicurezza. Per il gran finale, Biagio sceglie di riproporre “Ci Stai” con le immagini del video ufficiale e la dirompente ”Non vivo più senza te” riuscendo a sciogliere anche le riserve dei più timidi.
Ci stai
Insieme finire
Il cielo ha una porta sola
Iris (tra le tue poesie)
Cortocircuito
Quanto tempo e ancora
Fiore
Se fosse per sempre
Convivendo
Se è vero che ci sei
Tu sei bella
Vivimi
Se io se lei
Prima di tutto
Aria di cambiamento
Buongiorno bell’anima
Pazzo di lei
Sognami
Ti penso raramente
Dolore e forza
Liberatemi
—
Ci Stai (bis)
Non vivo più senza te
I Simple Plan, la band pop/punk canadese che ha venduto milioni di dischi in tutto il mondo torna dopo quattro anni dall’ultimo album “Get Your Heart On!” torna con il nuovo singolo “I Don’t Want To Go To Bed”, in radio da venerdì 23 ottobre. Il divertente video che accompagna il singolo è un omaggio a ‘Baywatch’, uno dei telefilm più amati degli anni ’80, e vede anche la partecipazione straordinaria di David Hasselhoff. La band, che il prossimo febbraio 2016 pubblicherà un nuovo album di inediti, ha incontrato alcuni giornalisti a Milano.
Intervista
Siete reduci da un biennio piuttosto impegnativo… qual è il bilancio e in che modo queste ultime esperienze influenzeranno il nuovo album?
Abbiamo girato il mondo dal 2013 al 2015 ed è stato un periodo davvero intenso che ci ha fortemente ispirato. I temi e i suoni non si distanzieranno molto dal passato in compenso il disco è stato registrato con più attenzione e con la ferma volontà di fare la differenza in un momento in cui la scena Pop Punk non vive un periodo florido. Ci saranno anche delle collaborazioni con artisti che ci piacciono, sarà un disco che piacerà ai nuovi ma soprattutto ai vecchi fan, per noi questa è una fase di crescita, non faremo solo canzoni spensierate, nell’album tratteremo anche tematiche importanti.
Perché avete scelto di lanciare alcuni singoli prima dell’uscita del disco?
Volevamo far sapere al nostro pubblico che continuiamo a scrivere e che stiamo lavorando al meglio.
Dopo tanti anni godete ancora della stima di tante persone. Sarà forse per la grande energia che mettete nella vostra musica e nei vostri live?
Sì, chi ci segue è ormai parte della nostra carriera e della nostra vita. Ogni giorno viviamo un sogno di cui siamo grati ad amici e ai fan che ci danno l’energia per dare il massimo sia sul palco che in studio.
Siete molto attivi sui social media…per voi che non siete dei “nativi digitali” cosa significa interagire con il pubblico tramite il web?
Ci piace sentire le opinioni dei fans! Certo, può essere anche pericoloso, è facile sentirsi fighi ma è altrettanto facile non esserlo affatto. La gente tende a essere molto diretta sui social ma, per fortuna, con noi sono piuttosto benevoli. La potenza dell’informazione digitale è ormai più forte della stessa musica, vorremmo concentrarci solo sul lato artistico del nostro progetto ma non è davvero più possibile. Cerchiamo di condividere sempre buoni contenuti.
Come rispondete alla forte negatività che ci circonda dopo gli ultimi tragici fatti di cronaca?
Noi ci divertiamo con la musica, siamo aperti e accogliamo persone di nazionalità diverse. Tutte cose che ai terroristi non piacciono. La nostra civiltà considera la musica qualcosa di sacro e di speciale. Noi come band, e in quanto artisti, dobbiamo solo continuare a suonare e a far divertire le persone.
Pubblicato lo scorso 28 Settembre 2015 in tutti gli store digitali “Possibilmente Guardo il Cielo” è il primo album del cantautore Giuliano Crupi, prodotto dal Maestro Maurizio Filardo per l’etichetta Mafi Srl. L’album è composto da dieci brani ed è frutto di quasi due anni di lavoro, tra scrittura, scelta dei brani, ricerca dei suoni, pre-produzione e produzione stessa e, pur avendo una connotazione sonora specifica, sia elettronica che acustica, al suo interno troviamo diversi generi musicali. Ogni canzone è un inno alla vita e la sintesi del percorso umano e artistico dell’artista, il cui intento è trasmettere messaggi di positività, amore, forza e speranza, anche nelle poche canzoni in cui si intravede malinconia. L’idea del titolo dell’album -Possibilmente Guardo il Cielo – nasce da una riflessione dell’artista circa l’evoluzione o meglio l’involuzione della società negli ultimi anni. “Possibilmente Guardo il Cielo” si prende l’arduo compito di dare diversi input positivi, soprattutto ai giovani.
Intervista
Come sono andati questi due anni di lavoro con Maurizio Filardo?
Ci siamo conosciuti ad un Master di cui lui era docente, avrei dovuto frequentare il primo anno di questo corso, poi ho rinunciato per motivi personali per poi tornare l’anno successivo quando Filardo era docente. Il nostro incontro è il frutto di una strana e fortunata coincidenza. Dopo avergli fatto ascoltare dei brani che non sono in questo album, abbiamo deciso di lavorare insieme e, fin dal primo momento, Maurizio mi ha spronato a tirare fuori qualcosa di diverso rispetto a quello che pensavo di essere. Lavorare con lui mi ha dato tanti input ma soprattutto un approccio critico verso me stesso.
II titolo del disco “Possibilmente guardo il cielo” è provocatorio?
Sì, certo. Avevo questa frase in testa da molto prima di decidere il nome dell’album, me sono anche tatuata sul braccio. Questa illuminazione mi venne in mente un giorno mentre ero in metro a Roma. Mi piace molto guardare le cose e le persone ma noto spesso la tendenza di tutti a tenere la testa bassa su telefoni, tablet e giornali… nessuno rivolge lo sguardo verso l’altro! Certamente è una provocazione ma è anche un invito a sognare e ad apprezzare la vita.
Quale tipo di veste sonora hai scelto per il tuo album d’esordio?
Sono arrivato in studio con dei provini realizzati a casa poi io e Maurizio abbiamo deciso di dare a questi brani degli abiti che non fossero prettamente pop. Ci sono pochissime tastiere, molte chitarre e tanta elettronica.
Giuliano Crupi
Parliamo dei testi a partire da “Io sono imprevedibile”…
La prima traccia del disco parte da una consapevolezza che ho acquisito nel tempo grazie all’ esperienza ma anche lavorando tanto su me stesso. La ciliegina sulla torta è arrivata quando ho visto il film “Yes man” di Jim Carrey. Questa pellicola mi ha totalmente ispirato e, sull’onda di quell’entusiasmo, ho scritto una canzone che rappresenta un inno alla vita. Il brano è un concentrato di tre minuti e mezzo in cui è sintetizzato tutto ciò che io penso della vita, l’atteggiamento vincente che dovrebbero avere un po’ tutti: “La vissuta va vissuta intensamente, il tempo non si compra da nessuna parte usalo come se un domani non ci fosse”.
“C’è chi vuole fare l’artista per fama c’è chi lo fa perché ama”?
Il brano racchiude una metafora che si può riferire a qualsiasi ambito lavorativo. Parlando della musica, in questo momento storico chiunque può creare una base musicale o scrivere un testo. Io mi sento artista nell’anima, non ho mai pensato di farlo pensando di avere successo e fare i soldi facili, un artista mira a raggiungere quante più persone possibili perché ha voglia di trasmettere un messaggio, non lo fa solo per la fama.
In “Merito più di te”, di che tipo di privè parli?
Ognuno può leggerci qualcosa di diverso in base al proprio vissuto. Questo è, tra l’altro, uno degli aspetti che mi piacciono di più delle canzoni. In questo caso il testo si rifà ad un messaggio inviatomi da una ragazza che frequentavo e che, pur non conoscendomi a fondo, mi accusava di chiudermi in me stesso senza aprirmi a lei. Ecco, tante volte restiamo chiusi in un privè isolandoci dall’esterno ma, ripeto, le interpretazioni possono essere davvero le più svariate.
Tutto l’album è attraversato da un messaggio positivo e di speranza…
E’ stato bello ma anche faticoso guardarmi dentro e tirare fuori le emozioni più incredibili e inaspettate; scrivere una nuova canzone è ogni volta un’esperienza unica e un viaggio sempre uguale e sempre diverso allo stesso tempo, una seduta dallo psicologo, un mettersi in discussione, una ricarica di energia, di buon umore, una liberazione senza tempo.
Giuliano Crupi
Come hai vissuto questi anni e come vivi questo passaggio che per te potrebbe rappresentare una svolta?
Questi anni sono stati abbastanza difficili per tante cose, le difficoltà comunque servono a farti capire il significato vero della vita. Ho fatto tanti sacrifici perseguendo un obiettivo non facile e ora mi sento più propositivo che mai…
Studi anche doppiaggio?
Sì, ho intrapreso questo percorso da circa un anno e mezzo e mi piace davvero tanto. Spero che a breve possano presentarsi le prime piccole occasioni per testare e dimostrare il mio livello di preparazione!
Cosa ascolti e cosa leggi?
Ho letto quasi tutto di Charles Bukowski perché ritengo che sia un artista capace di raccontare la verità. La prima cosa che un artista deve trasmettere è la sua verità; io, ad esempio, non potrei cantare o scrivere una cosa che non penso, non potrei farlo. Per il resto ho sempre voluto ascoltare tante cose, penso che ascoltare artisti simili potesse influenzare inconsciamente la mia musica, non ho mai voluto legarmi ad un artista in particolare.
Cosa stai preparando per i tuoi concerti?
In questo momento stiamo provando e stiamo cercando di rendere il suono dei pezzi nuovi vicino a quello dell’album. Adoro l’idea di poter suonare in un luogo intimo, posso comunicare con il pubblico in modo più diretto, la ritengo un’esperienza veramente importante.
“La Dolce Vita: la musica del cinema italiano”, l’ omaggio alle colonne sonore del cinema italiano, arriva a Milano lunedì 30 novembre all’Auditorium Fondazione Cariplo per la ventesima edizione del grande Concerto per Telethon che BNL e le Società del Gruppo BNP Paribas organizzano ogni anno a novembre a Milano, per contribuire alla raccolta fondi.
La partnership di BNL e del Gruppo BNP Paribas Italia con Telethon, per la lotta alla distrofia muscolare e alle altre malattie di carattere genetico, è uno dei maggiori progetti di fund raising in Europa: una collaborazione che ha permesso di raccogliere complessivamente, dal 1992, 256 milioni di euro.
Il format attinge al ricco catalogo di musica da cinema del Gruppo Sugar per dare vita a uno spettacolo di grande impatto emotivo in cui le colonne sonore più rappresentative dei grandi capolavori italiani sono eseguite dal vivo dall’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, diretta dal Maestro e compositore di fama internazionale Steven Mercurio.
I brani del concerto – composti da Nino Rota, Ennio Morricone, Luis Bacalov, Nicola Piovani e molti altri grandi maestri della musica da cinema – sono tratti da film che con le loro musiche hanno fatto la storia del grande schermo: 8 ½, La Dolce Vita, Amarcord, Il Postino, il Gattopardo, Nuovo Cinema Paradiso e La Vita è Bella, nei nuovi straordinari arrangiamenti e orchestrazioni di William Ross. Sul palco, insieme all’orchestra grandi solisti quali Alice, Morgan, Tosca, Federico Paciotti, che arricchiscono le serate con suggestive performance. Special Guest dello spettacolo Raphael Gualazzi.
Durante il concerto-evento lo spettatore è proiettato in un vero e proprio viaggio musicale accompagnato dalle immagini originali create da Giuseppe Ragazzini che richiamano, attraverso la musica, le storie dei vari film e i diversi stati emotivi che suscitano. L’elemento unico dello spettacolo è infatti quello di ribaltare il rapporto tra immagini dei film e colonna sonora, in cui, generalmente, la musica è al servizio delle immagini. In questo caso, invece, sono le straordinarie animazioni di Ragazzini, pittore, scenografo e visual-artist, ad accompagnare le coinvolgenti colonne sonore eseguite dal vivo, creando una sintesi emotiva che porta lo spettatore a rivivere i tanti e diversi film evocati.
A firmare la regia è Giampiero Solari che arricchiste con la sua creatività l’eccellenza assoluta dell’evento e alterna i visuals con immagini di repertorio scelte grazie alla collaborazione con l’Istituto Luce Cinecittà che nel 2014 ha celebrato i suoi 90 anni.
Il format è stato inaugurato con grande successo a New York il 16 e il 17 Settembre 2014 nell’elegante cornice dell’Avery Fisher Hall del Lincoln Center for the Performing Arts (tra il pubblico anche un entusiasta Woody Allen). Per la prima volta in 173 anni, la NY Philharmonic ha dato il via alla sua stagione con un evento dedicato alla musica del cinema italiano.I biglietti del concerto saranno disponibili nelle Agenzie BNL di Milano e presso l’Auditorium di Milano (tel. 02/83389401-2-3).
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