I Wind Music Awards tornano nella magica Arena di Verona per la nona edizione della manifestazione, andata in onda lo scorso 4 giugno su Rai 1. A condurre la serata, durata più di 4 ore, la consolidata coppia artistica formata da Carlo Conti e Vanessa Incontrada. I due conduttori hanno premiato quasi tutti gli artisti italiani che hanno venduto di più dall’aprile 2014 ad oggi: i dischi d’oro (oltre 25mila copie), platino (oltre le 50mila) e multi platino (oltre le 100mila).
Ad inaugurare l’evento, sold out da tempo, Gianni Morandi e Claudio Baglioni - premiati per gli oltre 100 milioni di dischi venduti complessivamente nel corso delle loro rispettive carriere. Strada facendo e C’era un ragazzo che come me… sono le canzoni che i due artisti hanno cantato per presentare “Capitani Coraggiosi”, il progetto artistico che li vedrà insieme sul palco del Foro Italico di Roma per 11 date a settembre. Davvero intensa ed emozionante la versione acustica di “A modo tuo”, interpretata da una dolcissima Elisa e scritta per lei da Luciano Ligabue.
Sul palco dell’Arena di Verona anche il “Principe” Francesco De Gregori che ha cantato “La leva calcistica della classe ‘68” e che ha annunciato la data evento di Verona, prevista per il prossimo 22/09. Apprezzabile per le intenzioni, molto meno per la performance, Emma Marrone, protagonista di un omaggio a Pino Daniele sulle note dell’eterna “Napulè è” testimoniandone generosità e apertura musicale, coadiuvata da Elisa, Mario Biondi, Fiorella Mannoia, Francesco Renga, arrivati sul palco con Alessandro, il figlio di Pino Daniele, che ha ritirato il premio per Nero a metà Special Extended Edition, che in poche settimane ha già raggiunto il disco d’oro.
Grande delusione per il doppio playback di Tiziano Ferro, particolarmente grato a Conti per averlo invitato allo scorso Festival di Sanremo in qualità di super ospite. Intenso l’intervento di Luciano Ligabue che, dopo aver cantato “C’è sempre una canzone”, ha ritirato il premio speciale Earone Airplay - un’opera unica realizzata dallo scultore Nino Ucchino in pietra lavica e acciaio specchiato – per il disco più trasmesso dalle radio, ha ricordato il concerto celebrativo dei suoi 25 anni di carriera, previsto il prossimo 19 settembre ( 80000 tagliandi già venduti) e si è intrattenuto sul palco spiegando al pubblico il concetto di successo e la gestione degli eventuali effetti collaterali procurati dalla fama.
Esibizione in grande stile per Gianna Nannini, sul palco con tanto di coro e premiata dal pupillo Enrico Nigiotti. Premiato anche Eros Ramazzotti, in procinto di partire per il tour mondiale, protagonista della pubblica riappacificazione con Luca Barbarossa, a poche ore dal diverbio mediatico che li avevi visti protagonisti: “Se arriviamo a 4 milioni, la prossima volta ci meniamo veramente” ha scherzato Barbarossa, annunciando il nuovo record d’incassi della partita della Nazionale Cantanti, oltre 2,1 milioni di euro. Tanta melodia, molto pop, moltissimo rap/hip-hop a partire da Fedez (con un doppio duetto con Francesca Michielin “Magnifico” e Noemi “Amore Eternit”) J-Ax con il Cile e Space One (“Legalizzatela!” ha urlato alle telecamere e Conti non si è “dissociato”), Emis Killa (ha presentato il nuovo singolo C’era una volta), Club Dogo e Arisa; Marracash e Neffa,Gemitaiz&Madman.
Particolarmente coinvolgente l’esibizione di uno scatenato Marco Mengoni che ha presentato il nuovo singolo “Io ti aspetto” e che da oggi sarà in studio per la realizzazione della seconda parte di Parole in Circolo. Presenti all’Arena anche Biagio Antonacci, impegnato in un medley accompagnato da un chitarrista e dal pubblic, Nek (Se telefonando - cantata a gran voce dal pubblico), Fiorella Mannoia (in magnifica forma a 61 anni), che ha annunciato Loredana Bertè tra gli ospiti del suo concerto all’Arena del 7 settembre. Premiati anche i Negrita, i Dear Jack (anche loro dal vivo all’Arena il prossimo 31 agosto), Gigi D’Alessio, Lorenzo Fragola, Mario Biondi; Clementino, i Subsonica ( sul palco con il singolo dedicato all’anoressia “Specchio”), Alex Britti e Bianca Atzei, protagonisti di un duetto inedito e non preannunciato su una nuova versione di “Ciao Amore Ciao” di Luigi Tenco, i giovanissimi Deborah Iurato e Rocco Hunt ed il trio de Il Volo, in concerto all’Arena il prossimo 21 settembre, che ha incassato non solo la standing ovation del pubblico ma anche il multiplatino per l’album Sanremo Grande amore e soprattutto l’ambito Premio Artista italiano nel mondo conferito dai produttori indipendenti e consegnato nientepopodimeno che da Dori Ghezzi. L’unico ospite internazionale è stato Omi, cantautore giamaicano autore del “tormentone” Cheerleader, che in Italia è stato certificato doppio platino.
Sono passati anni da quando Olly Murs prendeva parte all’ edizione inglese di X Factor nel 2009. Diventato in poco tempo una delle popstar più amate in Gran Bretagna, il cantante si è esibito per la prima volta in Italia sul palco del Fabrique di Milano per presentare il nuovo album “Never been better”. Carico, sorridente ed entusiasta, Olly ha intrattenuto il pubblico, principalmente femminile, per circa un’ora e mezza di concerto. Particolarmente predisposto all’interazione con gli astanti, Murs si è spesso prodigato in interventi parlati, battute, moine e siparietti spensierati. Accompagnato dalla sua band e da due effervescenti coristi, Olly Murs colpisce per la forma e l’energia, un po’ meno per i contenuti delle sue canzoni. Se da un lato la forza del live sta tutta nella performance da navigato intrattenitore della popstar britannica, dall’altro i testi non si rivelano all’altezza delle aspettative. Con una scaletta strategicamente comprensiva sia dei successi degli ultimi due album che di alcune cover, il live è filato liscio senza particolari scossoni.
Partendo da Did You Miss Me alla dedica per le donne in sala Hand on Heart, passando per Dance With Me Tonight a Let Me In, Right Place Right Time, la romantica Beautiful To Me e Dear Darlin, Murs si è anche concesso un duetto con Emma Morton (ex X Factor 8) che ha sostituito la voce dell’altra teen idol Demi Lovato nell’interpretazione del successo Up. Particolarmente riuscita la versione di Uptown Funk di Mark Ronson e la mashup di Wrapped Up e Treasure. Il gran finale è tutto incentrato sull’inno pop Troublemaker, brano realizzato in collaborazione con Flo Rida e che ha visto la forte partecipazione di gran parte del pubblico presente. Padrone del palco e della folla, Olly Murs possiede le caratteristiche richieste dallo show business dei giorni nostri, non gli rimane che approfondire il lavoro sui testi per colmare le lacune di un percorso che, sebbene sia fortemente in crescita, presenta ancora dei margini di migliorabilità.
Raffaella Sbrescia
Scaletta Fabrique Milano
Did You Miss Me Right Place Right Time Why Do I Love You Hey You Beautiful Hand on Heart Never Been Better Seasons Thinking of Me / Busy / Please Don’t Let Me Go Oh My Goodness Hope You Got What You Came For Heart Skips a Beat Up Dance With Me Tonight Let Me In Dear Darlin’ Uptown Funk (Mark Ronson cover) Beautiful to Me Troublemaker Encore: Nothing Without You Wrapped Up
Il Carroponte si fa Festival per la sesta volta: nell’area ex Breda di Via Granelli a Sesto San Giovanni, la rassegna musicale continua a collezionare successi e ad inseguire, a ragione, l’obiettivo di farsi polo culturale dell’intera regione Lombardia. Il cartellone – dal 4 giugno al 13 settembre- promette e garantisce un’estate importante per gli appassionati di musica: icone reggae, i più noti rapper nostrani, grandi cantautori, artisti rock e i migliori rappresentanti del mondo indie popoleranno i tre palchi allestiti per la nuova edizione di Carroponte. Carico di aspettative e particolarmente entusiasta del cartellone di quest’anno, direttore artistico, Fabio Paolo Costanza, ha spiegato che il piatto forte della kermesse sta proprio nella grande varietà dei contenuti che verranno proposti al pubblico. Frutto di un grande lavoro di relazioni e di sinergie tra promoter e addetti ai lavori, Carroponte rappresenta la concreta possibilità di realizzazione di un Festival di rilievo internazionale.
Ad aprire le danze, questa sera, sarà Lo Stato Sociale, irriverente band della scena indipendente italiana. Ma sui su tre palchi si esibiranno fino al 13 settembre tanti artisti importanti. Tra tutti ricordiamo che il 30 giugno ci sarà il figlio più giovane di Bob, Damian Marley. Il 17 luglio toccherà ai Litfiba, il 18 luglio a De Gregori. Tra i protagonisti anche Stefano Bollani, Carmen Consoli, Cocorosie, Deus, Eagles of Death Metal, John Hiatt. Ampio spazio anche all’ hip hop: da Marracash (5 giugno) a Fedez (23 giugno), passando per Clementino (26 giugno), Ghemon (1 agosto) e J-Ax (12 settembre).
Tra le novità più c’è divertenti segnaliamo la Silent Disco: per due sabati al mese (6 giugno, 27 giugno, 11 luglio e 1 agosto) allo scoccare della mezzanotte, prenderà il via una discoteca “silenziosa” con 3 dj set e centinaia di cuffie a disposizione di tutti.
Non solo musica ma anche buon cibo e grandi eventi delizieranno il pubblico. Ci sarà un angolo Mangia&Bevi con attenzione agli alimenti bio e spazi dedicati ai più piccoli con Bambini@Carroponte. Tra gli appuntamenti più importanti della stagione, la festa nazionale di Emergency, con Mannarino e Ascanio Celestini e le giornate in compagnia dello Streeat FoodTruck Festival, kermesse del cibo “on the road” organizzata da Barley Arts Promotion. E poi ci sarà la notte del Circo Loco, festival di musica elettronica internazionale, che ha fatto ballare i giovani di tutto il mondo.
A completare la ricchissima offerta laboratori didattici per bambini, workshop e incontri pensati per soddisfare davvero i gusti di tutti.
Con l’esibizione del cantautore partenopeo Maldestro si è ufficialmente aperta la nuova edizione del festival Eutropia 2015. Esordio d’autore, per una manifestazione che vedrà protagonisti alcuni dei nomi storici del panorama musicale nazionale ed internazionale. Maldestro, cantautore dal percorso particolare, voce di riscatto e di coscienza, insieme ai giovani Antonio Cece alla chitarra e Luigi Pelosi al basso, ha interpretato un repertorio molto personale, in cui ha affrontato temi sociali, molto cari al contesto giovanile e non solo. Dalla disoccupazione, alle difficoltà relazionali, dalla rabbia all’amore, in un percorso musicale che riprende le sonorità delle ballate tradizionali, affiancandole alla spina dorsale di un basso energico e portante, e un percorso testuale che, come preferiamo esprimere con parole dell’autore, riempie e fogli e svuota l’anima. L’estate di Eutropia non poteva vedere miglior esordio.
Max Pezzali sviluppa e sviscera i dettagli di quel “Il mio secondo tempo”, risalente alla pubblicazione di “Terraferma”, nel 2011, con un nuovo album di inediti metaforicamente intitolato “Astronave Max”, un luogo/non luogo da cui guardare il mondo da una nuova prospettiva, più consapevole, eppure possibilista. Max canta, scrive e descrive ciò che conosce meglio e, attraverso la descrizione puntuale e malinconica delle cattedrali dei giorni nostri, dei nuovi luoghi/non luoghi di aggregazione/disgregazione della società, repliche l’uno dell’altra, si addentra nei meandri del logorio della vita moderna. Il disco rappresenta, dunque, un viaggio gradevole nell’universo di Max, un universo che difficilmente tratta dei massimi sistemi ma che, proprio per questo, si presenta così vicino al nostro. Prodotto da Claudio Cecchetto e Pier Paolo Peroni con Davide Ferrario, Astronave Max si compone di 14 tracce che lo stesso Max ci ha spiegato in occasione della presentazione dell’album. Una lunga chiacchierata in cui l’artista si è raccontato senza filtri mettendo tutti i presenti a loro agio in un contesto davvero amichevole e alla mano.
Max cosa rappresenta per te l’astronave che dà il titolo al tuo nuovo album?
L’astronave può avere una doppia interpretazione: da un lato è l’astronave madre che racconta quel luogo non luogo simbolo del nostro tempo, ovvero il centro commerciale. “Astronave Madre”, ad esempio, è un pezzo psichedelico in cui parlo di questo luogo in cui vado spesso, un teatro in cui sono rappresentate le vicende umane di persone che diventano quasi degli automi. Da qui l’idea di intitolare l’album Astronave Max: il tema centrale è l’allontanarsi dalla Terra e vedere le cose in prospettiva. A 47 anni vedo ancora in un modo abbastanza simile a prima, ma l’età ti porta ad avere una diversa prospettiva, ciò che vedi è messo in un contesto più largo, da cui riesci a comprenderne la relatività. La vita è un gioco di prospettive e di allontanamenti, di rimettere tutto al proprio posto e l’età di dà un maggiore distacco, ma sempre con l’idea che le cose finiranno sempre bene. Tutto sommato la contemporaneità, con tutti i suoi difetti e limiti, rappresenta il punto più avanzato che l’umanità, fino a questo momento, ha raggiunto.
Sei stato il cantore della provincia degli anni ’90. Secondo te con internet e la tecnologia c’è ancora questo senso di comunità, di provincia?
Io credo di sì, ma ho notato che la provincia che conoscevo io è molto cambiata perché molte zone sono diventate aree dormitorio. La crisi ha colpito i piccoli centri più delle città e la gente ora lavora a Milano, le persone non sono più fisicamente lì in provincia, ci arrivano la sera tardi e se ne vanno la mattina presto, senza vivere i luoghi. La provincia negli anni ’90 aveva la consapevolezza di non sapere cosa succedeva altrove. C’era l’immaginazione, la provincia doveva creare una propria identità per immaginare cosa succedeva fuori. Chi arrivava in città dalla provincia il sabato sera, si riconosceva subito anche da come era vestito. I milanesi ci riconoscevano subito perché noi eravamo quelli sempre con la taglia sbagliata: se volevi il Chiodo, al negoziante ne erano arrivati due, una L e una XL. Se aveva già venduto la L, ti diceva che la XL ti andava bene, bastava metterci un maglione sotto. Così noi di provincia eravamo quelli con il Chiodo troppo grande. In più la provincia creava l’obbligo di coesistenza tra persone diverse. Se eri a Pavia e ascoltavi il punk, al massimo c’erano altre due o tre persone come te e non c’era un locale dove incontrarsi. Il ritrovo era insieme a tutti gli altri, paninari, metallari e vecchi che si bevevano il bianchino. Tutti allo stesso bar. Non potevi rivolgerti alla tua nicchia, dovevi sviluppare un linguaggio che ti permettesse di comunicare con tutti. L’alternativa era che venivi menato… o menavi! Oggi anche chi in provincia rimane comunque connesso con tutte le altre nicchie d’Italia e può creare un punto d’incontro digitale con chi la pensa come lui. All’epoca dovevi fidarti di chi non era come te, ma ti aiutava a non essere dogmatico, a mischiarti. Oggi internet, invece, permette ad una nicchia isolata di comunicare a distanza in luoghi non fisici.
Il tema centrale dell’album è connesso con questo discorso?
Osservare tutto a distanza è qualcosa legato al tempo, non allo spazio. L’allontanamento non è esprimibile in chilometri ma in anni. La relativizzazione delle cose è l’unica cosa positiva dell’età. In 47 anni di vita certi corsi e ricorsi li hai già visti 7/8 volte e così capisci che è un movimento circolare. Se non ci fosse l’esperienza di avere già visto il cambiamento avvenire e poi annullarsi, avvenire e poi annullarsi di nuovo, questa prospettiva non l’avresti. La canzone “Generazioni” spiega proprio com’è arrivare in un club senza essere preparato. Io che ero abituato alla discoteca degli anni ’90, all’inizio mi sembrava un inferno in terra! Poi mi sono reso conto che infondo non è cambiato molto: gli atteggiamenti di quei ragazzi e quello che stanno cercando sono le stesse cose che volevi tu. Le generazioni di oggi non sono né meglio, né peggio di noi. Per quelli della mia età il casino era esattamente come oggi. Non c’è unicità nella sofferenza: il nostro disagio l’ha già provato qualcuno e qualcun altro lo proverà di nuovo dopo di noi.
Cos’è che aliena i giovani di oggi?
Penso sia più che altro un problema di comunicazione. È come se si fosse demandata la socializzazione a luoghi non fisici: la gente si conosce già prima e si mette d’accordo ancora prima di vedersi. Prima se l’appuntamento era alle 8 al bar e arrivavi tardi, eri fottuto, non avevi idea di dove fossero li altri e arrivavi all’1 di notte senza aver combinato niente.
Oggi i ragazzi arrivano in un posto che hanno già socializzato, arrivati nel club diventa importante solo l’esperienza sensoriale. I luoghi sono diventati posti per consumare beni e servizi e non per parlarsi e raccontarsi del più e del meno. Quello si fa dopo.
Max Pezzali
Nel disco c’è una netta maturazione nella scrittura. Sei riuscito a mantenere intatto lo stile ingenuo, passionale e sognatore che ti appartiene dai tempi degli 883, con quello di Max Pezzali uomo adulto e padre?
Penso ci sia un’evoluzione naturale. Mi sono trovato nella condizione di chiedermi che cosa scrivere e se ciò che canto interessa a qualcuno. È la sindrome del foglio bianco, quando vorresti scrivere tutto, poi ti rendi conto che l’unica cosa che sai fare è raccontare quello che conosci, quel tuo centimetro quadrato. Non puoi parlare di tutto, ma solo di ciò che conosci e ti è vicino. E questo sblocca il meccanismo, è la consapevolezza. Raccontare del mio immediato anche a 45/47 anni, non esistono argomenti da giovani o da vecchi, esiste la realtà, qualunque essa sia, ma è la tua che ora riesci a raccontare con la lente della tua età.
Hai mai pensato di prendere sotto la tua ala un giovane artista per produrlo e scrivere per lui e tramandare in questo modo lo “stile 883″?
Una volta ho scritto un testo, “100.000 parole d’amore”, per un ragazzo di X-Factor, Davide Merlini che ora fa musical. Mi piaceva molto l’idea. Sicuramente mi sarebbe più facile scrivere per un ragazzo giovane piuttosto che per uno della mia età o più vecchio. Non riesco ad entrare nell’immaginario di un cantante di mezza età!
Sergio Carnevale (batteria) e Luca Serpenti (basso) fanno parte della tua band. Come influenzano la tua musica?
Loro erano con me in tour già con Max 20. Sergio viene fuori dai Bluvertigo. La band con cui sono in giro penso sia veramente una benedizione di Dio perché oggi c’è bisogno di sonorità di questo tipo per uscire dalla dinamica del concerto scontato con musica perfettamente eseguita, ma priva di anima. Io voglio musicisti che siano anche autori, per perdere qualcosa in tecnica e precisione, ma guadagnare molto di più in impatto emotivo. Voglio comunicare ogni volta qualcosa di diverso. Tutti i musicisti arrivano da scenari diversi e, mettendo insieme queste cose, si riesce ad ottenere un suono moderno e contemporaneo. Già ascoltare un disco dall’inizio alla fine è dura, se poi c’è un suono scontato, roba vecchia… hai già perso la battaglia in partenza..
Il nuovo singolo “Sopravviverai”rappresenta il proseguimento naturale diOdiare che hai scritto lo scorso anno per Syria?
Si, è come se lo fosse. Fino ai 35 anni siamo tutti convinti che, quando finisce una storia, non ci si rialza più. Invece ci si rialza sempre. Siamo come delle barche inaffondabili: anche se si ribaltano, tornano sempre dritte. Il vero problema della fine di una storia è l’autocompiacimento. Io non sopporto neanche me stesso quando mi compatisco! Tendo ad avere nostalgia di qualsiasi cosa. Basti pensare che a 27 anni ho scritto Gli anni… di che cosa avevo nostalgia, di quando avevo 15 anni? È un sentimento quasi di maniera, mi piace l’idea di rimpiangere qualcosa, ma devo dirmi “ma vaffanculo”! Il continuo torturarsi è la ricerca del compatimento degli altri, mentre la voce razionale nel cervello ci dice di non rompere i coglioni, di smetterla di pensare alle immagini bucoliche del tempo che se ne è andato, la voce razionale ti dice di dormire che domani hai una giornata lunga. E più vai avanti, più la parte cinica diventa enorme e ti dice “ma sei scemo”?!
Come stai lavorando al tour, quali canzoni ci saranno?
Dopo le 33 date tutte sold out del tour di due anni fa, mi piacerebbe che venissero rappresentati tutti i successi del passato, ma c’è abbastanza tempo per far ascoltare al pubblico le nuove canzoni. Cercherò di capire quali sono quelle che piacciono di più alla gente per individuare quali sono le 4/6 che si possono fare, ma voglio che il peso maggiore sia dato alle vecchie canzoni. Se fai un tour incentrato sull’album nuovo la gente si rompe le pa**e perché non conosce le canzoni. Non voglio però neanche un tour celebrativo. Voglio evitare il ‘Che pa**e’ e quindi in questi mesi voglio capire quali canzoni piacciono di più alla gente. So che è brutto a dirsi, ma ci sono canzoni che non posso non fare, altrimenti non scendo dal palco vivo. Il concerto è un evento collettivo e le persone vogliono cantare le canzoni che hanno rappresentato una parte della loro vita.
Quali concerti andresti tu oggi a sentire?
Vasco Rossi, Lorenzo Jovanotti negli stadi… mi piacerebbe vedere Nek e Cesare Cremonini.
Tu sei sempre stato molto avanti, la tua attitudine nello scrivere era simile in qualche maniera a quella dei rapper. Nel 2012 hai rifatto il tuo primo disco, “Hanno ucciso l’uomo ragno” rendendolo attuale nel sound con la collaborazione di diversi elementi della scena rap italiana. E’ un esperimento che avrà un seguito?
Mi piace la contaminazione. Ora è tutto rap + pop, è il momento in cui tutto è featuring di tutti. È la rapper mania senza costrutto, ed è un peccato. Bisognerebbe essere più cauti nelle uscite, perché si arriva facilmente alla saturazione, perché la gente si rompe le palle facilmente. Mi piacerebbe fare un discorso di collaborazione, ma non un featuring. Qualcosa che nasca insieme al rap, al rock indipendente, miscelare musicisti diversi e realtà diverse in un solo album, ma non è ancora il momento.
Oggi ti senti di più un utente della rete attivo o passivo? E alla fine qual è la soluzione per sopravvivere in questo mondo?
Io sono uno dei primi utenti e sono sempre stato attivissimo nel trovare una connessione con il resto del mondo. Oggi cerco di essere attivo, ma mi sento un po’ come il metallaro… quello che ascoltava metal che scopre che la sua band preferita adesso la ascoltano tutti. Non è più il mio giocattolo! Internet è commerciale e ora mi sta sui coglioni, perché è diventato fruibile anche dai non tecnologicamente alfabetizzati. Cerco di essere critico nei confronti degli strumenti tecnologici: non tutto è figo, utile e divertente. La tecnologia non è solo Facebook e Facebook mi fa letteralmente schifo! Trovo sia un luogo dove la gente scarica addosso agli altri le proprie frustrazioni, c’è un traffico di roba inutile e tutta quella larghezza di banda è occupata da minchiate! Mi piace twitter, perché c’è un limite di caratteri. Ma l’italiano medio non lo ama perché in 140 caratteri non è neanche uscito di casa. Mi piace Instagram perché è una foto e basta. Internet mi piace quando è sintetico e arriva subito.
Quanta rete c’è nel tuo disco?
Non avrei mai potuto fare questo album senza l’utilizzo intenso della rete. Davide preparava le basi e me le mandava, io le cantavo e gliele rimandavo su dropbox. Questa è la figata! Essere liberi di trasmettere le cose. Abbiamo fatto un album in remoto e me ne vanterò sempre. Siamo all’interno di un frullatore mediatico in cui ci vengono fatte credere delle verità preconfezionate e ho paura che seguire troppo le regole e i consigli vengono dati sia una limitazione. Non bisogna credere troppo a quello che ci dicono, nel bene e nel male. Le spiegazioni troppo semplici di solito non sono vere perché la realtà è complessa. Bisogna seguire le proprie attitudini indipendentemente da quello che dicono gli altri. C’è sempre spazio per realizzare la tua strada. Non bisogna credere troppo al buonsenso comune.
Samuele Bersani – Plurale Unico – Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Speciale, plurale, unico. Il concerto che Samuele Bersani ha tenuto lo scorso 30 maggio presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, ad un anno esatto dalla chiusura del tour di supporto al suo ultimo album in studio “Nuvola numero nove” è stata un’indimenticabile esperienza corale. Quello di chi scrive canzoni, come forse quello di chi scrive libri, è un mestiere fatto anche di tanta solitudine, ogni canzone è una storia, semplice o complessa che sia, di cui l’autore non può prevedere il percorso ma può condividerne le sorti; all’interno di questo magico sortilegio, Samuele Bersani, nel suo solitario ruolo di intagliatore di parole ci si ritrova alla perfezione ma, almeno per una sera, il cantautore ha scelto di confrontarsi con il suo repertorio insieme a colleghi con cui sentiva di avere affinità. Non solo musicisti, ma anche attori e registi legati a lui da un rapporto di amicizia, con i quali l’artista ha dato vita ad uno spettacolo fatto di musica e parole, in cui le canzoni si sono alternate ai racconti, agli aneddoti e ad alcune riflessioni di carattere più ampio.
Samuele Bersani – Plurale Unico – Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Un ripasso corale, annunciato in febbraio da Bersani stesso via Facebook, che ha visto alternarsi sul palco tanti artisti: da Malika Ayane a Caparezza, passando per Marco Mengoni, i Musica Nuda (duo composto dalla cantante Petra Magoni e dal contrabbassista Ferruccio Spinetti), Pacifico e Carmen Consoli. All’interno della scaletta una sola eccezione: il duetto a sorpresa con l’ospite non annunciato Luca Carboni sulle note di “Canzone”, il cui testo fu scritto da Bersani per Lucio Dalla. Dario Argento, Alessandro Haber, Piera Degli Esposti e Fabio De Luigi hanno, invece, recitato monologhi nelle introduzioni di alcuni pezzi della scaletta, quasi come delle voci fuori campo chiamate a commentare un racconto unico ed irripetibile. Con i ventidue brani inseriti in scaletta Bersani ha idealmente ripercorso la sua carriera, cominciata nel 1992 con la pubblicazione del singolo “Il mostro”, una carriera costellata di piccoli e grandi successi, frutto di un’anima ironica e romantica, malinconica ed entusiasta, complessa eppure semplice nella sua complessità. La serata è stata anche oggetto di registrazioni audio e video per la realizzazione di un cofanetto contenente un CD e un DVD che verranno pubblicati nel corso del prossimo autunno.
SETLIST:
“Il mostro”
“Psyco”
“Spaccacuore” (con Malika Ayane)
“Lo scrutatore non votante”
“Il pescatore di asterischi” (con Marco Mengoni)
“Complimenti”
“En e Xanax”
“Ferragosto”
“Come due somari” (con i Musica Nuda)
“Cattiva”
“Occhiali rotti”
“Le storie che non conosci” (con Pacifico)
“Le mie parole” (con Pacifico)
“Sicuro precariato”
“Replay”
“Giudizi universali” (con Carmen Consoli)
“Settimo cielo”
“Freak”
“Chicco e spillo” (con Caparezza)
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Otto dischi alle spalle ed un tour mondiale concluso da poco. Il trombettista beneventano Luca Aquino torna sui palchi d’Italia con “OverDoors” un nuovo progetto discografico prodotto dalla Tuk Music di Paolo Fresu. Con l’atteso concerto tenutosi lo scorso 31 maggio, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, il musicista, affiancato da Antonio Jasevoli alle chitarre, Dario Miranda al basso e Lele Tomasi alla batteria, ha dato vita agli arrangiamenti pensati, costruiti e definiti immaginando una nuova via per canzoni che hanno segnato la storia della musica rock. Un ritmo nuovo e suadente, insieme ad una chiave di lettura ora diversa dall’originale, ora fedele e docile agli spartiti che furono, hanno scandito il concerto che, brano dopo brano, ha accompagnato per mano il pubblico verso il futuro senza abbandonare il prezioso bagaglio del passato. Profondamente ispirato dal rock e in particolar modo dai Doors, uno dei gruppi più influenti degli ultimi 50 anni, Luca Aquino ha rivisitato i classici del repertorio della band californiana da Light my Fire a Waiting for the Sun, fino a struggenti interpretazioni di brani come Indian Summer, Queen of the Hightway e The Crystal Ship seguendo la fortunata intuizione di spaziare liberamente tra melodie dal fascino sempiterno e nuovi spruzzi di groove contemporaneo.
Photogallery a cura di: Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Luca Aquino live @ Auditorium Parco della Musica – Roma Ph Roberta Gioberti
Il parco esposizioni di Novegro (Milano) ospita la nuova edizione del Festival dell’Oriente, in programma fino al 2 giugno 2015. Nei tre padiglioni allestiti, l’atmosfera è caldissima, pregna di profumi, aromi, voci, musiche e rumori. Al centro della scena paesi lontani ma mai così vicini come in questo caso: India, Cina, Giappone, Thailandia, Indonesia, Marocco, Filippine, Vietnam, Tibet. Egitto, Uzbekistan, Mongolia, Nepal, Birmania, Corea, Cambogia aprono le porte all’ Italia, sempre più ponte di collegamento tra le culture del mondo. L’esperienza sensoriale offerta dal Festival prende forma attraverso mostre fotografiche, bazar, suk, gastronomia tipica, cerimonie tradizionali, spettacoli folklorisitici, medicine naturali, concerti, danze, incontri, seminari ed esibizioni. Atmosfere magiche e ovattate si inseguono nei numerosi e affollatissimi mercati tradizionali; oltre 500 espositori di prodotti tipici provenienti dai paesi orientali di tutto il mondo hanno esposto il meglio della loro cucina per imperdibili degustazioni.
L’arte dei tamburi giapponesi, le lezioni dei Maestri del the, la preparazione dei sushi, le danze orientali, la scrittura tradizionale, l’arte dell’ikebana, il confezionamento e la cura dei bonsai, i massaggi delle varie tradizioni, il tai chi chuan, lo yoga non avranno più segreti per le centinaia di migliaia di appassionati giunti da tutta la regione Lombardia per partecipare alla kermesse. Suggestivi anche gli spettacoli legati alle arti marziali, celebrati con una giorntata dedicata, naturalmente celebrata nelle numerosissime aree tatami attrezzate all’interno dei padiglioni fieristici e che hanno ospitato ben 10000 atleti provenienti da tutto il mondo.
Il cuore pulsante del Festival sono gli spettacoli, le esibizioni e gli show, snocciolati ininterrottamente da mattina a sera nei 3 padiglioni e nelle decine di aree tradizionali allestite. Strumenti tipici, danze tradizionali, musiche originali ed esibizioni dal vivo hanno offerto un ampio saggio sulla magica cultura musicale orientale. Se a tutto questo aggiungiamo le coloratissime stoffe, gli originali accessori, i monili, i gioielli antichi, gli amuleti, gli incensi, le candele, gli oli essenziali, le ceramiche, gli infusi, le spezie, il celeberrimo thè, le campane tibetane, i gong, i sari, i kimoni e tutti gli altri prodotti legati al mondo orientale, non potremo far altro che lasciarci travolgere da un’esperienza di conoscenza e divertimento a tutto tondo.
Arriva uno degli appuntamenti più attesi dai giovani del Sud Italia: anche quest’anno, come tradizione dal 1996, a Maria di Camerota (SA) si svolge il Meeting del Mare. Il festival ideato e diretto da don Gianni Citro, giunto alla XIX edizione, che con un intenso cartellone di iniziative artistiche e culturali indaga il tema dell’interiorità.
Da giovedì 4 a sabato 6 giugno l’area porto della cittadina cilentana si trasforma in un grande palcoscenico all’aperto – per la prima parte dell’ampio cartellone di eventi che proseguirà fino a luglio – ospitando oltre 40 concerti, mostre, danza, performance artistiche, presentazione di libri e momenti di riflessione. Tutto a ingresso gratuito.
Tra distorsioni, psichedelia e un’attitudine punk venerdì 5 giugno arriva sul palco del MDM2015 una delle migliori formazioni della scena rock italiana: i Verdena. A quattro anni da “Wow”, il trio bergamasco è ritornato sulle scene con “Endkadenz”, un acclamato album in due volumi (il primo pubblicato a gennaio, il secondo uscirà ad agosto). Alla line up storica - Roberta Sammarelli (basso, tastiere e cori), Alberto Ferrari (voce, chitarra, pianoforte, tastiere) e Luca Ferrari (batteria, percussioni, synth e cori) – si aggiunge per questo tour il chitarrista Giuseppe Chiara.
Sabato 6 giugno, invece, è la volta de Lo Stato Sociale in scena col loro celeberrimo ultimo tour “Gran Fenomeni”, che chiude il percorso intrapreso dalla band nel 2014 con l’uscita de “L’Italia peggiore”, tra gli album indipendenti più venduti dell’anno. Una fortunata tournée che ha fatto segnare il tutto esaurito ovunque in Italia, toccando più volte l’Europa, da Bruxelles a Londra, da Amsterdam a Parigi e Berlino.
KuTso
Insieme ai due headliner in scena una trentina di band emergenti e nuove realtà della musica indipendente italiana. Su tutti i KuTso (6 giugno), già presenti lo scorso anno al Meeting del Mare e reduci dal secondo posto nella categoria giovani del Festival di Sanremo e dai concerti del Primo Maggio e con Caparezza a Miami (USA).
Ogni sera, inoltre, sul main stage spazio alla danza contemporanea e alla performing art, mentre di mattina, in riva al mare, si terranno gli incontri d’autore con “Libri a galla”.
Accanto agli eventi del palco principale ci saranno, poi, le numerose attività del “JAM Camp” dal 4 giugno: una factory musicale all’aperto che, ogni giorno dalle 11 all’alba del mattino successivo, propone showcase, incontri, jam session e workshop con artisti, produttori, giornalisti, start-upper e operatori culturali. Tra gli ospiti: Massimo Bonelli (iCompany, Concerto del Primo Maggio), Giordano Sangiorgi (Mei), Giuseppe Fontanella (24Grana, Octopus Records), Federico Camici (Soundreef), Daniele Citriniti (Resetfestival), Marco Notari (Libellula).
Verdena
Novità assoluta di questa edizione è la “MDM CompilAction”, un cd in più volumi con il meglio delle band emergenti in scena al festival. L’idea della compilation si inserisce nel tentativo del Meeting del Mare di dar vita ad un sistema di produzione e promozione “equo e musicale”, innovativo e sostenibile, in cui il festival smette di essere un “semplice” palco, diventando una “comunità” che mette a disposizione delle giovani realtà emergenti italiane tutte le competenze e le risorse di cui dispone.
Nel “Cantiere visivo”, il consueto spazio dedicato a mostre e installazioni, verranno esposte le opere “Massacri” di Claudio Martinenghi, “Napoli 2015 nuova luce” a cura di Marcello De Masi,“Le cose di dentro” di Carlo Gentile e “Cilento interno” del fotografo Pio Peruzzini. L’associazione l’Africa Chiama onlus, invece,presenta “In viaggio verso l’altro”: momenti di approfondimento e riflessione sui flussi migratori dall’Africa verso l’Europa e sui progetti umanitari realizzati in Kenya, Tanzania e Zambia. Questa edizione del Meeting del Mare, infine, sarà arricchita da alcuni interventi di arte pubblica curati da Simone Pallotta, Antonio Oriente e dall’associazione Incipit, realizzati da due artisti innovativi, lo spagnolo Gonzalo Borondo e il pittore, scenografo e scultore Edoardo Tresoldi.
Massimo Ranieri @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
Massimo Ranieri è tornato nella sua Napoli per le nuove date di “Sogno e son desto”, uno spettacolo teatrale che, replica dopo replica, continua a nutrirsi della linfa di un artista completo ed irrefrenabile, capace di rinnovare ogni volta un intima connessione con il proprio pubblico. Così è stato anche il 29 e 30 maggio 2015 due date in cui Massimo Ranieri , incalzato dal calore della città natìa, ha riproposto i suoi successi storici ma anche brani tratti dalla discografia italiana ed internazionale, reinterpretandoli con la sua inimitabile voce, senza trascurare le travolgenti coreografie e gli immancabili sketch teatrali che, di volta in volta, accrescono e solidificano la fama e la stima nei riguardi di un artista a tutto tondo.
Photogallery a cura di: Luigi Maffettone
Massimo Ranieri @ Palapartenope ph Luigi Maffettone
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