Nadàr Solo: la recensione di “Fame”

"Fame" Nadàr Solo Ph Annapaola Martin

“Fame” Nadàr Solo Ph Annapaola Martin

“Fame” d’amore, di spazi, di certezze, di  emozioni, di vita. I nuovo album del lanciatissimo trio torinese Nadàr Solo, in uscita il prossimo 11 novembre , ci offre un interessante esempio di come il rock italiano di nuova o recentissima leva sia in grado di tenere botta, in alcuni casi, in maniera piuttosto convincente. Per questo full lenght Matteo De Simone (voce e basso), Federico Puttilli (chitarra) e Alessio Sanfilippo (batteria), scelgono un titolo semplice, immediato, inciso ed efficace centrando direttamente il nocciolo di una questione che attanaglia parecchi di noi. Una buona dose di chitarre ed una prepotente batteria accompagnano e scandiscono i racconti di storie e miserie umane. “Fame” è un termine che sottintende il concetto di mancanza, il quale determina, a sua volta, il desiderio di mostrare tutto lo spettro dei sentimenti ad esso correlati. “Mi ritrovo a stento quando cerco nel pagliaio”, canta Matteo in “La vita funziona da sé” mentre la paura del confronto con l’universo emerge con perturbante chiarezza in “Non volevo”.  Attenzione, affetto, contegno, rimorso e paura fanno capolino in “Cara madre”, impreziosita dal violoncello di Mattia Boschi, mentre “Jack lo Stupratore” è il racconto in prima persona di un mostro impotente. Il genere umano è messo con le spalle al muro ne “La gente muore” e, a dirla tutta, anche “Piano, piano, piano” è un brano che non conosce le mezze misure e le cose dette a metà. “Ignoranza, tanti soldi ed un po’ di religione” riassumono l’entità della “Ricca provincia” mentre storie di guerra, di morte e di fame attraversano le note di “Akai”. Il vigore e la foga contenuta in questo album trovano il loro naturale epilogo nella triade conclusiva composta da “Splendida idea”, “Shhh” e “Non sei libero”: una vorticosa immersione nei più reconditi angoli del cuore in cerca di cinica soddisfazione. Per colmare l’impeto, la vibrante energia e la puntigliosa cura con cui solitamente operano i Nadàr Solo, sarà necessario arrivare ai loro live consapevoli e pronti a lasciare l’anima sul parterre.

Raffaella Sbrescia

Video: “Non volevo”

Flamentango Project live all’Auditorium Parco della Musica di Roma

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

La magia ipnotica e sensuale di due danze speciali come il tango ed il flamenco ha conquistato il pubblico dell’Auditorium della Musica di Rom, lo scorso 2 novembre, grazie al concerto organizzato da  Helikonia Srl e dall’Associazione Culturale Semilla. Protagonisti del palcoscenico alcuni dei migliori musicisti in circolazione come Massimo De Lorenzi (chitarra), Lucio Pozone (chitarra flamenco), Alessandra D’Andrea (flauto), Alessandro Fischione (fisarmonica e bandoneon), Giovanna Famulari, (violoncello e voce), Gabriele Gagliarini (cajon e percussioni) e Mauro Vaccarelli al basso elettrico, un ensemble davvero molto ben assortito che, spaziando tra successi storici e composizioni inedite, ha voluto dare un nuovo volto al Flamentango Project, un sogno musicale che unisce spiritualità, esperienze e sensibilità anche distanti tra loro. Ad accomunare i musicisti e gli arrangiamenti realizzati, una forte passione e l’ardente desiderio di curare artigianalmente ogni singola nota dei brani selezionati in scaletta. Il risultato, dal forte impatto emotivo, è una variegata e potente miscela musicale in grado di smuovere anche le emozioni più recondite.

Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

 

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

 

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

 

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

 

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

Flamentango Project @ Auditorium Parco della Musica Ph Roberta Gioberti

 

 

 

 

Intervista a Giuseppe Capuana: “Il Sangue di Giuda? L’ album della mia rinascita artistica”

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Giuseppe Capuana, è un pittore, cantautore e musicista di origini siciliane e provenienza milanese che vive, ormai da tempo, in Toscana. Dal fortunato incontro con Giulio Iozzi (arrangiatore e produttore artistico) nasce “Il Sangue di Giuda”, l’ album in uscita il prossimo 7 novembre su etichetta Raimoon Ed. Musicali Srl, in cui parole e musica convergono seguendo i ritmi e le linee di stili diversi tra loro, eppure uniti dal fascino senza tempo del genere cantautoriale. Capuana racconta le storie di uomini e donne in potersi rispecchiare per emozionarsi al pensiero che determinate fasi della vita ci accomunano tutti, aldilà di qualsiasi preconcetto. Raffinato e sensibile, l’artista canta e sogna senza porsi troppi perché ed il risultato è di forte impatto emotivo.

Come hai maturato l’idea di scrivere, produrre e registrare questo album?

I testi e le melodie sono nate dal “bisogno” di ritornare ad esprimermi “artisticamente” e  visto che erano diversi anni che non riuscivo più a farlo, aver ritrovato questo “bisogno” nella musica è stata una rinascita. L’idea di produrre questo album è nata dopo aver conosciuto Giulio Iozzi, l’arrangiatore di tutti i pezzi, che ha creduto, anche forse più di me, nella realizzazione del progetto.

Di chi sono le 5 anime affacciate alla finestra del “Vicolo Carlotta”?

“Vicolo Carlotta” è la canzone dell’album a cui tengo di più perché legata a uno dei momenti più belli della mia vita. Questa canzone diversamente dalle altre è il mio primo “dipinto di parole”. Sono tanti piccoli fotogrammi che rendono visibile ciò che canto. Le anime affacciate alla finestra valgono quanto le persone che passeggiano nel dipinto di Van Gogh “Terrazza del caffè la sera”…semplicemente non possono non esserci, non sarebbe la stessa cosa.

Giuseppe Capuana

Giuseppe Capuana

Cosa racconti, invece, in “Il volo dei matti”?

“” il volo dei matti è il loro sorriso e cancella le pagine del loro destino”". Lucio Dalla cantava ” Il pensiero come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare” , così è per il sorriso di alcune persone, non lo puoi bloccare nè recintare e quando si apre sparisce persino quel briciolo di coscienza di appartenere a questa vita.

Alcuni brani sono ambientati in un contesto di registrazione differente dagli altri… cosa accomuna “Come un  dente di leone”, “Se”, “Se non si può ridere” e “Buonanotte a te”?

A volte mi capita di cominciare a scrivere una canzone e accorgermi che è finita dopo pochissime parole e non perché non so più portarla avanti, ma semplicemente perché aggiungere altro sarebbe superfluo. Così, io e Giulio abbiamo deciso di inserire alcuni di questi pezzi chitarra e voce e farli diventare degli “intermezzi” tra una canzone e l’altra.

Ci parli del bellissimo ed intenso brano intitolato “Incomprensioni”?

 ”Incomprensioni” e “Il matto Jim” sono gli unici due testi che non nascono dalla mia penna. Il primo è stato scritto da Domenica Borghese e quando Giulio mi ha proposto di dargli voce ho accettato subito perché prima di ascoltare l’arrangiamento ho letto il testo e l’ho trovato , come hai detto tu, intenso. Il secondo è stato scritto da Alessandro Secci, una tra le persone più “pazze”  nello scrivere testi che abbia mai conosciuto.

Giuseppe Capuana

Giuseppe Capuana

A cosa è dovuta la scelta della data 20.07.2011 come titolo di un brano e cosa si cela al centro della trama del brano?

“Di quel misfatto, sia chiaro il fatto, che di cantarlo non darò giudizio”". Racconto, col giusto peso che bisogna dare alle canzoni, uno dei tragici giorni del G8 a Genova…

Cosa rappresenta per te la musica e in che modo riesci a veicolare la tua essenza al suo interno?

In questo momento la musica rappresenta una rinascita, e l’interpretazione, più che la voce, è lo “strumento” che uso per filtrare ciò che è giusto esca dalle mie parole.

Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?

Spero prestissimo, stiamo lavorando per questo! Tutte le date e informazioni usciranno sulla mia pagina Fb: https://www.facebook.com/pages/Giuseppe-Capuana/664584030236289?fref=ts e sul sito giuseppecapuana.com

 Raffaella Sbrescia

Video: “Il Sangue di Giuda”

“Forgotten Dream”: la recensione dell’album di Luka Zotti

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Forgotten dream” è  il titolo dell’opera discografica dell’artista comasco Luka Zotti. Musicista, liutaio, pittore, membro fondatore della band ON, Zotti ha raccolto spunti, emozioni, suggestioni e idee strumentali in nove composizioni sospese fra atmosfere folk, acustiche e lievemente psichedeliche, di chiara ispirazione Pink Floydiana. Inventore di strumenti come la “Tree Pad Key Guitar”, che ingloba chitarra, tastiera, pad-percussioni e multi effetto, Luka scrive, compone, canta, arrangia testi e partiture dalle suggestioni oniriche, a tratti crepuscolari. Sebbene rimangano auspicabili alcuni necessari miglioramenti relativi alla resa vocale del cantautore, i  brani proposti da Zotti racchiudono un’intensa pregnanza semantica. Simili ad accennate bozze di piccoli affreschi, le visioni dell’artista comasco seguono fluttuanti linee evocative: si va dall’enigmatica “In tears tomorrow” alla struggente “The Sky was crying for me” , passando per la trama variopinta di “Floated away” alla folk  ballad “We could be one”, ulteriormente arricchita da dolci note di armonica. Le immagini figurate della title track “Forgotten Dream” lasciano poi il passo alla vitale energia di “Raise the earth” con la chitarra ritmica in primo piano. “Get in the game” determina la svolta evolutiva della texture emotiva intessuta da Luka Zotti e la sua band, il viaggio onirico prende, dunque, un’inaspettata piega stimolante.  Delicatissima la trama della love song intitolata “So fine” mentre il folk sound della conclusiva “Up to the stars” è l’ultimo step di un cammino intimo e personale, intriso di gradite e coinvolgenti spruzzate di eccentricismo.

Credits: Luka Zotti: vocals, guitars, piano, keyboards, harmonica. Paolo Benzoni: drums, percussion. Fabrizio Di Stefano: bass, backing vocals. Damiano Della Torre: hammond organ, piano. Virginia Lanfranconi: backing vocals. Beth Wimmer; backing vocals. Filippo Casati: saxophone. S.N. Dilush: percussion.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Forgotten Dream” su iTunes

Video: “Forgotten dream”

Hugh Masekela & band in concerto al Teatro Mediterraneo: gran finale per “In diverso canto”

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Grandi emozioni per l’unica data italiana che l’icona della cultura e della storia del Sudafrica Hugh Masekela ha tenuto a Napoli, lo scorso 2 Novembre, presso il Teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare, per la serata conclusiva della rassegna “In Diverso Canto”, diretta da Gigi Di Luca e organizzata dal festival Ethnos e da La Bazzarra. Con lui, sul palco, la band al gran completo: Abednigo Sibongiseni Zulu al basso, Francis Fuster alle percussioni, Cameron John Ward alla chitarra, Randal Skippers alle tastiere e Lee-Roy Sauls alla batteria. Per la seconda volta in concerto in Italia, il leggendario trombettista e cantante classe 1939, vincitore di due Grammy Awards, ha incantato il pubblico con un concerto gratuito, grazie al Forum Internazionale delle culture, reinterpretando i grandi successi che, in oltre 50 anni di incredibile carriera, hanno esplorato non solo le melodie tradizionali e i ritmi africani ma anche i colori del jazz e del pop occidentale, inventando la world music.

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Pur avendo pubblicato oltre 40 album e partecipato a numerose incisioni, collaborando con grandi nomi della musica: Dizzy Gillespie, The Byrds, Fela Kuti, Marvin Gaye, Herb Alpert, Paul Simon, Stevie Wonder e Miriam Makeba, sua compagna di vita e di lotta, scomparsa nel 2008, Hugh Masekela possiede ancora il carisma, la forza e l’innata capacità creativa che da sempre caratterizza le sue composizioni sonore. Hugh ha suonato ovunque nel mondo dividendo il palco con i più grandi musicisti ma non ha mai dimenticato le sue radici,  la lotta per i diritti civili ed il suo sentirsi strumento della musica; il risultato è interamente tangibile nelle sue magistrali interpretazioni, autentico patrimonio di un’umanità in agonia.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

 

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

 

Hugh Masekela & Band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Intervista a [K(s)A/L]: “Viva Terror! è la mia storia stravagante”

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“Viva Terror!” è l’ultimo disco di [K(s)A/L] Kaiser(schnitt)amboss/laszlo, uscito nel 2011 ma riscoperto e dato alle stampe solo ora da Spaceship Management, che pubblicherà anche il nuovissimo album nel 2015. Cecilia, questo il suo nome di battesimo, è una ragazza forte, decisa, ribelle e completamente dedita alla musica. Il suo album è eterodosso, sofferto, anarchico, in bilico tra blues, industrial, elettro wave con momenti acustici e sonorità visionarie ispirate dal costante abuso di droghe che si risversa anche nei testi ermetici, disillusi e diretti. In questa intervista, l’artista si è raccontata senza filtri, svelando molto di sé e della sua potente musica.

Perché il tuo album è intitolato “Viva Terror!”?

Il terrore è molto più penetrante della paura ma può valere la pena provarlo. Provarlo può essere anche tremendo, quindi tanto vale celebrarlo, magari con 11 canzoni, è un gran bel modo di farcela.

Cosa ne pensi del fatto che questo album stia avendo una nuova vita?

Mi fa piacere che questo disco sia stato “riscoperto”, dato che ha avuto una visibilità limitata, sino ad ora. Secondo me ha sempre qualcosa da dire, è diverso, eterodosso, libero, parecchio menefreghista e impertinente, pieno di piccole “trappole” e agitato da diversi colori. I suoni sono fantastici. E’ un long playing, quindi, volente o nolente, è una storia. Una storia stravagante ma una gran buona storia.

A che cosa stai lavorando per il 2015? Puoi anticipare quali saranno i temi delle nuove canzoni?

10 pezzi per il nuovo album completo sono stati già registrati, in attesa di uscire. Un album sostenuto da sole chitarre, acustiche ed elettriche, diverso per molti aspetti da Viva Terror!, almeno per quanto riguarda l’ortodossia degli strumenti utilizzati. I temi delle canzoni? Non c’è nessun tema, se non ciò che mi attraversa personalmente, se non quello che vivo e vedo e i ritratti di quelli che mi gravitano attorno. Qualsiasi cosa mi può muovere a scrivere un pezzo e il suono di una parola ha lo stesso peso del suo significato, nell’economia di un brano. È la mia realtà, che piaccia o meno, ed è così che la descrivo.

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

Ti ritrovi quando scrivono che ti piace infastidire, incantare e affascinare il pubblico?

No. Non mi P-I-A-C-E infastidire, incantare e affascinare nessuno. Perché dovrei? Può darsi che infastidisca o può darsi che incanti qualcuno, ma scrivere e suonare un brano non ha nulla a che fare con tutto questo. È tutt’altra faccenda. Sei solo. Hai una chitarra, e la fai cantare con te. E lavori col cesello. Come puoi avere in mente un pubblico da infastidire o incantare, in quel momento? È l’oggetto della tua canzone, la tua ossessione. Allora ti autodescrivi, ti sfinisci e ti completi.

 La tua musica a grandi linee viaggia tra blues ed electro wave, riesci a spiegare la formula sonora di questo disco? Quali sono i tuoi riferimenti?

La formula è semplice. “Viva Terror!” è un album di 11 canzoni nate originariamente per voce e chitarre e che, in corso d’opera, è stato letteralmente agitato da fantastici interventi eretici, a livello sonoro e suonato con molti strumenti. Chitarre, basso, piano, catene, body-percussion, ovviamente voce. Ma è comunque un disco immediato e, come spesso dico, composto da canzoni che possono essere suonate anche in un mondo dove la corrente elettrica venga meno. Ascoltavo e imparavo da Leadbelly, Cluster e i Public Image Limited in heavy rotation e ossessivamente, in quel periodo. E’ confluito molto di tutti loro, in Viva Terror!.

Perché e quando hai scritto una canzone come «Destroy your generation»?

“Destroy your generation” è un inno, una marcia, realizzata con povere cose (un basso, una voce, e una TR 505 filtrata da un flanger). È una canzone ossessiva e notturna, nata davvero velocemente, una vera e propria urgenza, condita da una rabbia precisa. È un inno all’individualismo e all’emancipazione, distruggere il concetto, la famiglia, la macchina, pensandole come strutture precostituite da cui è necessario liberarsi per rifondarsi da capo. O per non rifondarsi affatto!

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

E che dire di “Viva Anarchia”?

L’anarchia di questo brano non è quella politica, sempre che l’anarchia lo possa essere, visto che la sua grandezza è nell’impossibilità della sua etica. E cito il grande Malatesta, intendiamoci. Guyau e Stirner comunque sono sottilmente omaggiati. E anche Viva Anarchia! è un inno, eccome. “C’è stato un tempo in cui ero un tipo carino, non è vero, non lo sono mai stato …”. Un inno a pieni polmoni ai propri difetti, alla tua unicità, anche alla propria indolenza e contraddizione, necessariamente alla propria solitudine, intendetela come volete. Non è facile volersi davvero come individuo. Fa male, come arrivare in fondo al ritornello di questa canzone.

 Pensando al tuo passato, qual è il tuo rapporto con la droga?

Ho un ottimo rapporto con le droghe, passato o non passato. Che dovrei dire? Certo sono una compagnia parecchio esigente. Se mi si vuole sentir dire che “servono” alla scrittura di un brano, no, non è vero, per nulla. Spesso, anzi,  te lo impediscono. Incidono a loro modo, come qualsiasi altro stimolo, ma sono ben altri i meccanismi mentali e spirituali lì implicati. Che il mondo dell’illecito solletichi la tua fantasia e alzi il livello di adrenalina e la posta in gioco della tua vita, è vero. C’è a chi piace sentirsi così, e a chi no. E a me piace. A questo mondo c’è chi trova soddisfacente, che so, parlare di cibo vegano e complicarsi la vita in cucina. Io non cucino perché penso di impiegare meglio il mio tempo suonando. A ognuno la sua fetta di universo, semplicemente.

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

 Cosa ti aspetti dal futuro?

Niente, il futuro è qualcosa che non riesco affatto a prefigurarmi. Non riesco a pensare ad altro che a migliorare sulla chitarra e sulla scrittura delle canzoni. Quella è la mia ossessione, sentire vibrare le corde sotto i calli. Tutto il resto a quel punto può scomparire e nulla ha più importanza.

Raffaella Sbrescia

“Viva Terror!” è in streaming e download grautito su https://soundcloud.com/k-s-a-l/sets/viva-terror

“Concerto anni ’80 e non solo”: sold out per Nino D’Angelo al Palapartenope

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo, tra i cantanti più idoladrati degli anni ottanta a Napoli, torna in scena con “Concerto anni ’80 e non solo”, un live ideato, pensato e realizzato per rivivere le emozioni di un periodo storico non facile ma che seppe, tuttavia, smuovere dall’interno gli animi degli italiani. In qualità di tramite emotivo e portavoce di una generazione, Nino D’Angelo riporta, dunque, i suoi principali successi sui palchi di tutta Italia, a cominciare dal Palapartenope di Napoli. Il sold out dello scorso 1 novembre ha rappresentato un segnale tangibile del fortissimo ed affettuoso riscontro del pubblico nei confronti dell’artista che, pur essendosi rappresentato in scena tantissime volte, è apparso ancora una volta emozionato e sinceramente impressionato dal forte richiamo mediatico ottenuto da questa nuova operazione musicale. Nuove consapevolezze ma vecchi accorgimenti, Nino D’Angelo sceglie strumenti d’annata, tastiere ante-litteram e arrangiamenti originali, per ricostruire in tutto e per tutto la sua epoca d’oro e cavalcare il trend dell’eterno revival.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

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Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

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Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

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Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

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Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

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#Mentre tour: un viaggio tra musica e parole per Zibba

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba si conferma uno dei cantautori più creativi e originali d’Italia. Lo scorso 30 ottobre l’artista ligure si è esibito in concerto sul palco del suggestivo Lian Club di Roma nell’ambito del suo nuovo tour in solo intitolato #Mentre. Dopo aver attraversato la penisola italiana in lungo e in largo insieme agli Almalibre, Zibba ha dunque intrapreso questa nuova avventura live con il preciso intento di costruire un progetto cinematografico integrato, in uscita nel 2015, ideato e diretto da Zibba e Almalibre per la regia di Nicolò Puppo. Il titolo di questo lavoro sarà “Mentre-un film per tutti” è risponderà alla forte esigenza comunicativa del cantautore, nonché dei suoi storici compagni di viaggio. La particolarità del nuovo concerto pensato da Zibba sta nel fatto che la scaletta comprende non solo i brani ormai classici del suo repertorio ma anche racconti, poesie e canzoni completamente inedite, presentate subito al pubblico per stabilire una nuova forma di contatto e rodaggio di parole che arriveranno presumibilmente anche in studio di registrazione per un nuovo lavoro discografico.

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Passando tra “Farsi male”, “Distanze”, “Senza di te”, “L’odore dei treni”, “Bon voyage”, “Anche se fuori piove”, “O Mae Ma”, Nelle sere dinverno”, “Dove i sognatori son librai”, “Senza pensare all’estate”, Zibba trova anche gli spazi per dei coinvolgenti monologhi: “#Mentre”, “Come il suono”. Parole, queste ultime, pensate per entrare in intima connessione con il pubblico, invitato a lasciare dei pensieri scritti su un piccolo quaderno e opportunamente utilizzati dallo stesso Zibba per comporre ed arrangiare al momento una canzone fatta di emozioni altrui. Un piccolo incantesimo musicale che solo animi dolci e delicati come quelli di Zibba possono realizzare.

 Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

Zibba @ Lian Club Ph Roberta Gioberti

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Il Nero ti dona: la recensione di “Aut Aut”

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“Aut Aut” della rock band campana Il Nero ti dona è un album che si presta subito ad un ascolto plurimo, di facile fruizione e pronto ad offrire suggestioni tanto vicine quanto contrastanti, il tutto nell’arco di 12 tracce. Maurizio Triunfo (Voce, chitarra, testi), Mario Barbarulo (Chitarra), Fabrizio Cirillo (Batteria), Andrea Belardo (Basso) immergono i propri strumenti in atmosfere dark e rarefatte traendo spunti, parole e ritmiche incentrate su emozioni tanto forti quanto sfuggenti. Echi e riverberi di chitarra sono il plus attraverso cui la band lascia fluire il dolore e la disperazione odierna attraverso le proprie note. Prodotto per la Diavoletto Netlabel “Aut-Aut” rappresenta, dunque, un album principalmente intimista: le facce vuote della psichedelica “Deja vu”, le pozzanghere nostalgiche di “Aria”, la corsa immobile di “Senza fine” e poi, ancora, lo strumentalismo lirico di “Intro (Dolce fine), si alternano alle pose e alle parole di “Inverosimile” alle suadenti ed ipnotiche note di “Terminazioni nervose” ma soprattutto alla definizione della collera in formula didascalica della title track “Aut Aut”: veloce, ritmica, imponente così, come lo stesso suono de Il Nero ti dona, una realtà musicale da tenere sott’occhio.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Aut Aut” su iTunes

 

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