Patti Smith ritira il Premio Ortega 2014 e strega il pubblico di Scario con un concerto esclusivo

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

La nona edizione della rassegna Equinozio d’Autunno si è conclusa con l’unica data italiana di Patti Smith and Her Band. Il concerto si è svolto, in esclusiva nazionale, lo scorso 8 settembre presso il Piazzale del Porto di Scario in Cilento ed è stato preceduto dalla consegna del prestigioso Premio Ortega 2014 alla nota artista americana, considerata a pieno titolo una vera e propria leggenda del rock. Dopo aver collezionato innumerevoli successi a livello mondiale, Patti Smith conserva ancora uno sguardo fanciullesco nei confronti della vita e, attraverso l’interpretazione sempre nuova e sempre fresca dei suoi storici successi, è possibile intravvedere la sua innata capacità di comunicare empaticamente con il pubblico. Dopo oltre quarant’anni di carriera, Patti si esibisce con la stessa grinta e con lo stesso impatto emotivo di sempre, accrescendo, di volta in volta, i consensi e gli apprezzamenti nei riguardi di quelle che, ad oggi, rappresentano imprescindibili pietre miliari della musica mondiale.

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Accompagnata da Tony Shanahan (basso), Lenny Kaye (chitarra e voce), Jay Dee Daugherty (batteria), Jack Petruzzelli (chitarra), l’artista ha proposto al pubblico i più noti brani del proprio repertorio, confessando, commossa, di essere diventata nonna da pochissimo tempo. Con uno show in versione elettrica, Patti ha emozionato i numerosissimi spettatori accorsi all’evento gratuito con “People Have The Power”, “Gloria” (cover del brano dei Them di Van Morrison), “Dancing Barefoot” , “Because The Night” (scritta insieme a Bruce Springsteen) ma anche con “April Fool”, “Free Money”, “Distant fingers”, “Beneath the Southern Cross”, “Easter Rising” e tanti altri successi che hanno scandito un’esistenza umana, considerata fonte di ispirazione per generazioni anche distanti tra loro segno, quest’ultimo di una trasversalità artistica davvero unica al mondo.

Fotogallery a cura di: Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

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Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

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Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

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Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d'Autunno Ph Anna Vilardi

Patti Smith and her Band @ Equinozio d’Autunno Ph Anna Vilardi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giuliano Palma in concerto: all’Arenile Reload è festa

Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Dopo la pausa estiva, L’Arenile Reload di Bagnoli ha riaperto i battenti con il concerto di Giuliano Palma che, con il suo Old Boy Tour, ha fatto tappa a Napoli, nell’ambito di Drop, la prestigiosa rassegna musicale la quale, da anni ormai, regala al pubblico partenopeo il meglio della musica dal vivo. Una vera e propria fiumana di persone ha partecipato all’evento, free entro le 22.00, affollando non solo l’area antistante al palcoscenico ma anche tutti gli spazi circostanti. Un’atmosfera di festa e spensieratezza alimentata dal repertorio offerto da Giuliano Palma che, al centro di un nuovo percorso da solista, ha offerto al pubblico il meglio dei suoi storici successi. Accompagnato da Fabio Merigo (Chitarre), Marcello Ag Marson (Basso e Contrabasso), Paolo Inserra (Batteria), Matteo Pozzi (Pianoforte), Enrico Allevana (Trombone), Marco Scipione (Sax), Luigi Giotto Napolitano (Tromba), Giuliano Palma si è subito calato nelle vesti di mattatore della serata con un lungo show, durato ben due ore.

Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Con le sue canzoni a metà strada tra swing e jazz e le ormai note rivisitazioni di alcuni grandi successi d’oltreoceano, Giuliano Palma è riuscito ad ottenere unanimi consensi, grazie alla sua collaudata formula musicale leggera e orecchiabile. “Ufo”, “Testardo io”, “Così lontano”, “Nuvole rosa”, “Musica di musica”, Be young, Be Foolish, Be Happy” sono i brani che l’artista ha proposto in apertura di concerto creando subito un clima di diffusa leggerezza in un contesto assolutamente in linea con questa idea. A seguire “Come ieri”, “Domani” e l’immancabile “Che cosa c’è”: le onde del mare, la luna quasi piena e una leggera brezza notturna hanno accompagnato volti divertiti e sguardi sognanti mentre mani e corpi si sono incontrati, scrutati, cercati.

Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

 

Il fascino vintage dei suoni e dei brani proposti da Palma in brani come “Pensiero d’amore”, “Un grande sole” “Always Something There To Remind Me”, “Re senza trono”, “Un bacio crudele” e l’evergreen “Tutta mia la città” hanno scandito la seconda parte di un concerto intenso e divertente, un’oasi sgombra dalle nuvole della routine quotidiana, una boccata d’ossigeno per distendere i nervi. Nonostante una lunga serie di tarantolate coreografie Giuliano Palma ed i suoi scatenati musicisti hanno mantenuto intatte le energie per il rush finale: “Wonderful life”, “Se ne dicono di parole” e l’irrinunciabile “Messico Nuvole” hanno, infatti, chiuso il concerto tra gli scoscianti applausi del pubblico. L’autunno può arrivare, all’Arenile è sempre estate.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

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Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

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Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

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Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Giuliano Palma @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

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Venerdì d’Autore: Ghita Casadei conquista il pubblico di Napoli

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Protagonista del Venerdì d’Autore, tenutosi lo scorso 5 settembre al Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini a Napoli, la cantautrice  e musicista romana Ghita Casadei. Dotata di una voce limpida, potente, sofisticata, l’artista ha presentato al pubblico partenopeo il suo album d’esordio, completamente autoprodotto, intitolato “Per quello che sono”. Forte di un percorso artistico iniziato quando aveva soltanto 6 anni, Ghita si è avvicinata alla musica dapprima frequentando l’Accademia Filarmonica Romana per poi virare verso un sentiero musicale cantautorale vicino alla tradizione del primo novecento. Artista versatile e appassionata Ghita partecipa da tempo a numerosi progetti teatrali e musicali che le permettono di essere al centro di numerosi progetti. L’artista è, infatti, vicepresidente e docente di canto moderno presso l’Accademia Romana per la produzione delle arti, collabora dal 2009 con la compagnia dell’Albero di Minerva e fornisce un frequente apporto musicale alle iniziative intraprese dall’Emporio delle Arti. 

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Laureata in Storia, scienze e tecniche della musica e dello spettacolo, Ghita Casadei è l’emblema della determinazione ed è la prova che, se si è in possesso di tanta buona volontà, si può riuscire a mettere insieme un puzzle personale di tutto rispetto. Durante l’incontro, moderato dalla giornalista musicale Raffaella Sbrescia, la cantautrice si è messa a nudo, raccontandosi a 360 gradi, evidenziando, tra l’altro, la sua continua voglia di mettersi in discussione per imparare e limare alcuni aspetti della propria professionalità. Anche all’interno di “Per quello che sono” sono racchiusi numerosi momenti legati alla sfera più intima della personalità di Ghita ed è interessante notare come attraverso un uso accurato ed approfondito della lingua italiana, l’artista sia riuscita a raccontarsi in maniera sensibile e delicata al contempo. Composto interamente sull’Isola di Procida, uno dei luoghi più amati dalla stessa Ghita, “Per quello che sono” è un album dalla struttura ciclica, caratterizzato da una serie di ritorni e con un occhio di riguardo rivolto al passato.

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Tra i brani proposti al pubblico di Piazza Bellini citiamo “Mio bel fior”, l’immaginifico “Mani di sabbia”, il fascino sornione de “Il girotondo delle tre”, la cover di “Come Pioveva”, brano del 1918 cantato da Armando Gill Aka Michele Testa, un artista appartenente a quella corrente artistica a cui Ghita si sente particolarmente vicina, sia per quanto riguarda la sua cifra stilistica sia per il discorso relativo ai contenuti. Scritto in un momento di rabbia “La ballata dell’amore” è un brano cantato letteralmente con il cuore in mano. Anche “Nascondersi” è una canzone particolarmente delicata, scandita da pensieri intimi e riflessioni profonde. Drammatica ed appassionata l’interpretazione della bellissima  titletrack “Per quello che sono”. Eseguiti in accordatura aperta “Ascoltando l’alba” e “Non c’è niente di male”, sono due brani non inclusi in “Per quello che sono” ma che rappresentano, a pieno titolo, un momento importante del percorso artistico dell’artista. L’altra cover presente in scaletta è stata “Lo stornello dell’estate”, un falso storico, frutto del genio compositivo del maestro Morricone, che Ghita ha riletto pensando alla inimitabile forza espressiva di indimenticabili interpreti come Gabriella Ferri e Mia Martini. Altro che “Passatista”, Ghita Casadei rappresenta la viva testimonianza di un percorso fitto di esperienze importanti e altamente formative.  Con la sua voce sublime e con la sua istrionica personalità, Ghita Casadei è un artista eccellente di cui sentiremo parlare molto a lungo.

Fotogallery a cura di: Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

 

 

 

 

 

“Siamo chi siamo”: un Ligabue camaleontico nel video del nuovo singolo

Ligabue (frame tratto dal videoclip di "Siamo chi siamo")

Ligabue (frame tratto dal videoclip di “Siamo chi siamo”)

“Siamo chi siamo”, in rotazione radiofonica dallo scorso 29 agosto, è l’ultimo singolo estratto dal fortunato e premiatissimo album di Luciano Ligabue, intitolato “Mondovisione”. Prima di addentrarci nel merito di questo brano particolarmente significativo, è il caso di soffermarci sul videoclip, realizzato da Riccardo Guernieri, in cui abbiamo avuto l’occasione di scoprire un Ligabue inedito. Seduto dietro una scrivania, il rocker di Correggio offre al pubblico una serie di frame che lo ritraggono in diverse vesti: Luciano passa con disinvoltura da un basco alla Celentano a un boa alla Renato Zero, da una tuta alla Fabri Fibra a una pelliccia alla Lucio Dalla, dalla giacca bianca, simile a quella indossata nel video di “Viva”, al  gilet di qualche anno fa, mentre una serie di espressioni non verbali, tra gestualità e mimica facciale, ci trasmettono l’idea di un artista maturo che può permettersi di fare un bilancio ed invitarci a fare un ragionamento simile anche nei confronti di noi stessi.

Ligabue (frame tratto dal videoclip di "Siamo chi siamo")

Ligabue (frame tratto dal videoclip di “Siamo chi siamo”)

Sullo sfondo, intanto, scorrono le foto di alcune delle più significative frasi trovate sui muri d’Italia, perle di vita vissuta che Luciano ha proposto al pubblico anche nel corso del suo seguitissimo Mondovisione tour 2014: “Diffida dai libri, leggi sui muri”, “Non accettate sogni dagli sconosciuti”, “Attenti, sono ancora vivo”, “Non prendere la vita troppo sul serio tanto non  ne uscirai vivo”, “Non è mai troppo tardi per farsi un’infanzia felice”, “Voi ridete perché io sono diverso, io rido perché siete tutti uguali” sono solo alcune delle frasi più significative proposte nel videoclip. Su tutte svetta “Il sistema non sistema”: un riferimento diretto e immediato alla politica, una critica ma anche uno stimolo a reagire e a smuovere la nostra esistenza, un incentivo alla partecipazione attiva all’interno della società. “Di tutte quelle strade averne presa una, per tutti quegli incroci nessuna indicazione…Di tutte quelle strade trovarsi a farne una, qualcuno ci avrà messi lì…siamo chi siamo”, canta Ligabue, e poi, ancora, “di tutte quelle strade, saperne solo una. Nessuno l’ha già fatta, non la farà nessuno. Per tutti quegli incroci, tirare a testa o croce…qualcuno ci avrà messi lì…”: in queste parole Ligabue è riuscito a rendere, nero su bianco, un profondo senso di smarrimento, l’incertezza, la confusione, l’ignoranza, la paura di mettersi in gioco e rischiare.

Ligabue (frame tratto dal videoclip di "Siamo chi siamo")

Ligabue (frame tratto dal videoclip di “Siamo chi siamo”)

Nonostante tutto, non manca, tuttavia, nel finale della canzone, un messaggio rassicurante: serio e composto, Luciano chiude il brano con una valutazione personale dalla valenza universale: “conosco le certezze dello specchio e il fatto che da quelle non si scappa e ogni giorno mi è più chiaro che quelle rughe sono solo i tentativi che non ho mai fatto”: parole intrise di saggezza che, senza cadere nella saccenza, consentono a Luciano Ligabue di interpretare il pensiero comune facendolo proprio e mettendoci la faccia. Siamo chi siamo e non c’è miglior presupposto per prendere in mano le redini della nostra vita.

Raffaella Sbrescia

Ligabue, intanto, sarà ancora in giro con il Mondovisione Tour – Stadi 2014 in Italia con le date di sabato 6 settembre allo Stadio Nereo Rocco di Trieste, martedì 9 allo Stadio Olimpico di Torino, sabato 13 al Dall’Ara di Bologna e sabato 20 all’Arena Della Vittoria di Bari per poi volare per la prima volta in carriera in America con ben 5 tappe negli Stati Uniti e in Canada.

Acquista “Mondovisione” su iTunes

Video: “Siamo chi siamo”

“Chronos”: le emozioni strumentali di Andrea Carri

CHRONOS

“Time flies, time flies away… But what is time? Time flies… But something can make us eternal… after a harvest, another one comes”, queste le parole che il pianista e compositore italiano, classe 1990, Andrea Carri ha scelto per introdurre il suo quarto lavoro discografico intitolato “Chronos”, che vedrà la luce il prossimo 15 settembre su etichetta Psychonavigation Records. Il progetto, finanziato con una campagna di raccolta fondi su Music Raiser, riesce ad essere subito di forte impatto grazie alla bellissima ed immaginifica cover realizzata da Anna Maria Pia Pettolino: clessidre sospese nel tempo si alternano ad una grossa sveglia,  da cui i numeri sfuggono perdendosi in uno spazio sospeso. Spazio in cui uomini in penombra assistono rapiti al magico fenomeno mentre altri ancora s’incamminano lungo un sentiero fatto di tasti di pianoforte, al cui traguardo troveranno Andrea, pronto a condurli per mano nel suo mondo fatto di note, fin da quando aveva soltanto 6 anni.

Andrea Carri

Andrea Carri

Ben 11 sono i germogli di vita generati da “Chronos”, un album strumentale adatto ad una mistica contemplazione del nostro vivere e ad una disinvolta apertura rivolta al futuro. L’album è scandito da tre fasi: passato, presente e futuro; in ogni intervallo temporale Andrea Carri inserisce brani intimisti e personali, caratterizzati da una maggiore apertura strumentale e da un moderato utilizzo dell’elettronica. Ad inaugurare “Chronos”  è “Past”: piccoli rintocchi e synth in sequenza aprono uno scenario tipico da colonna sonora di un film. “Oggetti dimenticati” è la traccia immediatamente successiva: nel brano le note si rincorrono delicatamente tra loro, scavando e scovando affetti, pensieri assopiti, desideri archiviati dalla routine. Leggiadra e lieve è “La via delle 7 torri”, una composizione enigmatica e ricca di sfumature, perfetta per introdurre gli infiniti spazi proposti da “Present”, il brano composto e arrangiato da Andrea Carri insieme a Frank Perry (lap steel, soundscapes, visions). Synths metallici e sinistri disegnano ineludibili confini di un paesaggio grigio e perturbante. Decisamente diverso il sound de “Le parole che non ti ho mai detto”, uno dei brani più sperimentali di Andrea Carri. L’apertura sentimentale dell’album continua anche in “Points of view”, una composizione attraversata da un mood malinconico e contraddittorio, quasi a voler rispecchiare le bizze di un animo tormentato.  I synth ed il pad di Francesco Mantovani arricchiscono le note di “Future” con un ticchettìo metallico. Il tempo scorre e, man mano che ci si avvicina al finale del disco, il sound si fa sempre più mieloso e rassicurante, come avviene in “Foglio Bianco” ed in “Music is eternity”, in cui è il violoncello di Emanuele Milani a sancire una prolifica fusione di intenti. Un ritmo ciclicamente ossessivo attraversa il nucleo centrale di “Dopo un raccolto ne viene un altro”, il brano conclusivo di “Chronos”, in cui Carri, Milani Carla Chiussi e Roberto Porpora lasciano confluire la summa dei suoni proposti fino ad un attimo prima. La funzione della composizione è quella di sigillare con cura uno scrigno di emozioni che, seppur contrastanti, riescono a rendere in maniera incisiva ed efficace la più intima essenza del nostro fragile animo.

Raffaella Sbrescia

“Di Domenica”: il nuovo singolo dei Subsonica. La recensione

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Avevamo lasciato i Subsonica sulle energetiche e dinamiche note di “Lazzaro”, il primo singolo estratto dal nuovo album di inediti del gruppo torinese, intitolato “Una nave in una foresta”. Li ritroviamo oggi, 5 settembre, con “Di Domenica”, un brano apparentemente distante dai contenuti solitamente proposti dai Subsonica e con un testo destrutturato, essenziale, quasi minimalista eppure incredibilmente efficace. Prima di addentrarci nello specifico di questo nuovo singolo, per capirne l’ampia valenza immaginifica è importante parlare del bellissimo lyric video realizzato dal visionario Donato “miklyeyes” Sansone: piccoli tratti di matite e carboncini creano impercettibili intrecci visivi e metaforici. L’artista compie, infatti, un percorso a ritroso partendo da un’immagine definita per scoprirne l’intima essenza. Piccole figure geometriche si rilevano portatrici di vita, di speranza, di sogni creando una piccola magia in stop motion.

Ad accompagnare il testo della canzone è, invece, un arrangiamento soffice, vellutatamente delicato, una carezza per l’anima in cui ogni strumento svolge un ruolo preciso anche se le piccole e periodiche distorsioni di chitarra regalano un’aura peculiare ad un sound fortemente caratterizzato dall’uso dell’elettronica, come tra l’altro, è tipico dei Subsonica. Il brano, come è facile intuire, già a partire dal titolo, sceglie la domenica come giorno speciale, un momento unico, forse irripetibile, propizio per esorcizzare la paura, l’incertezza, la confusione, la sensazione di rimorso, la frustrazione del peccato. “Nel vuoto del letto dolce di una domenica, sono cambiamenti solo se spaventano, sono sentimenti. Anche se domani sarò un rimorso forse puoi abbandonarti di domenica. Sono cambiamenti solo se spaventano, sono sentimenti tutti i giuramenti oggi che è domenica sono adolescenti”, canta Samuel, con voce calda, sensuale e dolce al contempo. Un mood quasi melenso che forse molti fan dei Subsonica non ameranno ma che, col tempo, impareranno ad apprezzare come già è accaduto con altri brani pubblicati in passato. Un manto ritmico ovattato e coinvolgente, da ascoltare e riascoltare, lecca le ferite, rassicura il cuore incerto, ammorbidisce gli spigoli dei pensieri e delle costanti preoccupazioni che ci attanagliano l’anima.

Molto efficace il messaggio lanciato dal monito scandito a poco più di metà canzone: “Capovolgi il tuo destino, sarò sempre qua, sarò sempre qua/capovolgi il tuo cuscino, di domenica, di domenica”: una dichiarazione d’affetto incondizionato, una spinta a tuffarsi nel futuro, un incoraggiamento a credere in se stessi e nelle proprie capacità. I Subsonica ci regalano ancora una volta un brano ottimista e fiducioso che ci catapulta, più curiosi che mai, verso il full lenght “Una nave in una foresta” in uscita il prossimo 23 settembre, in pre-order da oggi su iTunes e nei principali stores digitali. Disponibili anche altri due brani, sempre tratti dall’imminente album: si tratta della title track “Una nave in una foresta” e de “I cerchi degli alberi”.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Una nave in una foresta” su iTunes

Video: “Di Domenica”

In attesa di scoprire le altre tappe di questo nuovo percorso, ecco le date del tour autunnale dei Subsonica:

31-ott-14 – JESOLO – PALA ARREX
01-nov-14 – PESARO – ADRIATIC ARENA
07-nov-14 – NAPOLI – PALAPARTENOPE

08-nov-14 – BARI – PALAFLORIO
13-nov-14 – TORINO – PALAOLIMPICO
15-nov-14 – VERONA – PALAOLIMPICO
21-nov-14 – ROMA – PALALOTTOMATICA
27-nov-14 – BOLOGNA – UNIPOL ARENA

28-nov-14 – FIRENZE – MANDELA FORUM
29-nov-14 – GENOVA – 105 STADIUM
01-dic-14 – MILANO – MEDIOLANUM FORUM

“Sayonara”: i Club Dogo fanno sul serio con “Non siamo più quelli di Mi Fist”

Club Dogo Feat. Lele Spedicato (frame tratto dal videoclip di "Sayonara"

Club Dogo Feat. Lele Spedicato (frame tratto dal videoclip di “Sayonara”

I Club Dogo presentano “Sayonara”, il terzo singolo estratto da “Non siamo più quelli di Mi Fist”, il nuovo album di inediti che vedrà la luce il prossimo 9 settembre. Dopo “Weekend” e “Fragili” feat. Arisa, il trio non molla la presa e scaglia un brano decisamente più diretto ed aggressivo, che si avvale di un’altra prestigiosa collaborazione. Sono infatti le chitarre di Lele Spedicato dei Negramaro a marchiare il flow del singolo che, accompagnato dal videoclip in pieno Japan –style, girato da Niccolò Celaia Antonio Usbergo, presenta i Club Dogo e lo stesso Lele nella veste di cattivi e spietati criminali. “Sayonara” è la prima delle 14 tracce della scaletta che compone il nuovo lavoro in studio del gruppo. I Club Dogo intendono presentarsi sotto una nuova veste musicale, fortemente influenzata dal contributo di Don Joe e caratterizzata dalla co-presenza di generi musicali diversi. I due singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album, “Weekend” e “Fragili” hanno raggiunto entrambi, ed in breve tempo, la vetta della classifica digitale dei singoli Fimi-Gfk e, dati i presupposti, c’è da pensare che, nonostante un vistoso cambiamento di rotta, i Club Dogo godono ancora di un forte riscontro da parte del pubblico.

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Nello specifico di “Sayonara” è interessante sottolineare una scrittura assolutamente cruda, critica, cinica, maschia. Le rime, in qualche caso troppo forzate, riescono, tuttavia, a rendere in maniera incisiva ed efficace la voglia di sparare a zero un po’ su tutto e tutti. Il filone arrivista ed egoistico del super rapper mangiasoldi lascia, dunque, spazio ad un più sottile riferimento alla struttura socio-culturale contemporanea: “Sarò fuori di qua prima che fuori dall’euro, so che te non capisci questa roba ma si sa frate la gente è scema non credeva a Socrate tutta sta gente che è babba del resto in passato a Gesù han preferito Barabba, bravi bravi, dormi, mangi, preghi lavori e caghi, nuovi schiavi”, cantano e scrivono i Club Dogo, senza filtri alcuni. Spazio anche all’autocelebrazione con una strofa che non lascia spazio ad interpretazioni di sorta: “Ho il flow che raddrizza le svastiche, ti rompe, ti spezza, ti apre, astice, check, super sex sulla panca flow crystal meth, Breaking Bad, Salamanca Guè Samarcanda e la cosa più bella è non piacerti adios, au revoir, arrivederci, sayonara. Vita amara i miei fratelli con più polvere che nel Sahara la vita è cara voglio portarmi i soldi nella bara e mandare questi figli di puttana in para e fargli Sayonara” e poi, ancora “Sono troppo boss, troppo grosso, prendo tutto il lusso che posso, scopo con tutte le collane addosso, non perdo un euro di tempo per un infame ci penserà il karma a fargli fare la fame”.

club dogo flyer

Gagliardi e spacconi i Club Dogo si muovono con disinvoltura tra sonorità ibride e metropolitane riuscendo a beneficiare a pieno delle cariche metalliche della chitarra di Lele Spedicato, perfettamente calato nella parte del cattivo. A giudicare dal timbro marcato di “Sayonara” c’è da pensare che nel nuovo album ci sarà molta carne a cuocere  e per i più fedeli al sound dei Club Dogo l’appuntamento da non perdere è l’evento ad ingresso gratuito previsto per il 19 settembre al Fabrique di Milano (via Fantoli, 9 dalle 21:30). Lo speciale evento live, organizzato da Beck’s, li vedrà anticipare sul palco alcuni brani tratti dal nuovo album, insieme ad altre canzoni del loro repertorio.

Raffaella Sbrescia

Il tour ufficiale comincerà il 5 dicembre a Napoli. Queste le altre date confermate:

06/12 ROMA Orion

12/12 TREPUZZI (LE) Livello 11/8

13/12 MODUGNO (BA) Demodì

27/12 SAN BIAGIO DI CALLALTA (TV) Supersonic Music Arena

09/01 FIRENZE Obihall

10/01 NONANTOLA (MO) Vox Club

16/01 VENARIA REALE (TO) Teatro Concordia

28/01 MILANO Alcatraz

Per acquistare i biglietti su Ticketone clicca sul banner in alto a destra.

Acquista “Non siamo più quelli di Mi Fist” su iTunes

Video: “Sayonara”

Intervista al compositore Emiliano Palmieri: “Festeggio Charlot e sogno di lavorare ad un film della Disney”

palmieri

Emiliano Palmieri è un autore e compositore romano. Dedito allo studio del pianoforte fin dalla giovanissima età, Emiliano ha sviluppato una naturale versatilità compositiva sia in ambito classico che contemporaneo. Il suo debutto artistico risale al 2005 e, da allora, è riuscito ad affermarsi, con successo, sia in ambito musicale che teatrale e televisivo. Autore delle musiche dello spettacolo intitolato “Zakharova Super Game”, in scena al prestigioso Teatro Bolšoj di Mosca nel 2009, Emiliano Palmieri si è distinto anche per il suo spiccato senso solidale. Tra i vari progetti benefici a cui l’artista ha preso parte, ricordiamo il passo a tre per il gala di beneficenza organizzato da Emergency “A step for Africa” e l’inno dell’associazione “Angel Onlus”. Il prossimo 13 settembre al Piccolo Teatro Grassi di Milano andrà in scena “Buon compleanno Charlot”, nell’ambito del circuito MITO Settembre Musica. Lo spettacolo è stato interamente musicato da Emiliano Palmieri e, in questa lunga intervista, il compositore ci ha parlato anche di questa gratificante esperienza lavorativa.

Sei autore, compositore e musicista… come ti sei avvicinato alla musica e cosa scopri in lei giorno dopo giorno?

Il mio approccio alla musica è stato del tutto casuale. Come molti, ho iniziato a studiare musica alle scuole elementari con la famosa diamonica, una tastierina collegata ad un tubicino di plastica in è necessario soffiare per produrre il suono in corrispondenza della nota che si pigia. Mi ricordo che uno degli esercizi che mi diede il mio insegnate fu quello di provare a scrivere un breve motivetto, naturalmente feci un disastro ma quello fu il mio primo momento da “compositore”. Il percorso successivo fu quello di prendere lezioni di piano e armonia e in questo fui molto fortunato perché trovai un insegnante molto capace, che mi fece appassionare sia alle opere classiche sia alle composizioni moderne, lasciandomi libero di scegliere a seconda del mio umore. Per questa ragione, durante i primi anni di studio, lezione dopo lezione, passavo con disinvoltura dalla classica al pop.

Ci spieghi quali sono le differenze tra il comporre per la discografia, per il teatro e per la tv?

Comporre non è difficile, sono convinto che tutti noi abbiamo una sensibilità innata e la utilizziamo a seconda delle cose che facciamo, dallo scrivere musica al cucinare… si tratta si capire e trovare il giusto equilibrio tra le parti. Scrivere per il teatro, per la tv o per la discografia è semplice se riesci a capire cosa vuoi dire, il resto è tecnica e tanto lavoro. Una cosa che ho imparato con il tempo è che bisogna sempre mettersi in discussione per fare un buon lavoro, la cosa più importante è sempre quella che devi ancora scrivere.

La versatilità artistica rappresenta uno dei tuoi maggiori punti di forza ma, se dovessi scegliere, quale sarebbe l’ambito più vicino alle tue naturali attitudini?

Non credo di avere un genere nel quale io mi sento più a mio agio. Avendo la possibilità di spaziare tra tanti contesti musicali, riesco a non essere saturo di uno solo; quando finisco di scrivere un nuovo spettacolo per il teatro, mi sento completamente svuotato e sono cosciente del fatto che in quel momento non sarei in grado di scrivere un tema classico ed orchestrarlo, quindi passo alle canzoni e mi dedico a qualche progetto più pratico per ricaricare le pile in vista del lavoro successivo.

Sei il primo compositore italiano ad aver composto, dopo 100 anni, una Premiere messa in scena nel tempio della danza internazionale in Russia…come hai vissuto questo importante traguardo professionale?

“Zakharova Supergame” è stato il mio primo lavoro internazionale, andò in scena al Teatro Bolshoi nel 2009, inutile dire che è stato del tutto inaspettato. Avevo appena partecipato alla Biennale di Venezia di Danza con lo spettacolo intitolato “Il mare in catene” ed il coreografo con il quale lavoro da molti anni, Francesco Ventriglia, mi chiese di scrivere per un Galà internazionale di danza in favore dell’Africa. Il tema musicale aveva un forte impatto emotivo e colpì l’attenzione di molti, la sorte volle che all’evento ci fosse anche la prima ballerina Russa Svetlana Zakharova, considerata una delle più grandi ballerine di sempre. Fu proprio lei a rimanere colpita dal mio stile e qualche mese dopo mi fu chiesto di scrivere i temi dello spettacolo. Non so come ma, nei tre giorni successivi, scrissi i cinque temi che fanno parte dello spettacolo e li consegnai al coreografo. Naturalmente erano una sorta di “bozza” ma si intuiva che erano perfetti per il tipo di spettacolo che avremmo messo in scena pochi mesi dopo. La sera della prima eravamo tutti emozionatissimi, all’evento c’era anche il presidente Putin e le più alte cariche dello stato Russo, è stata un’ esperienza incredibile. Una cosa che mi ha colpito molto è stato l’atteggiamento e la fiducia degli addetti ai lavori nei miei confronti… non mi piacciono le polemiche ma notai una grande differenza culturale e di pensiero con il movimento artistico italiano e sono passato da “troppo giovane per fare cose importanti nei teatri d’opera italiani” a “così giovane sei arrivato a comporre per uno dei teatri più importanti del mondo”.

Nel corso degli anni hai lavorato con tanti giovani, spesso provenienti dal mondo dello spettacolo e dai talent televisivi… tra tutti ricordiamo Manuel Foresta e Claudia Casciaro. Qual è il tuo pensiero a riguardo e come ti sei interfacciato con loro?

Lavorare con i giovani è fantastico hanno una voglia di arrivare e una determinazione pazzesca. Nello specifico negli ultimi anni ho collaborato con diversi talent, che ormai da un po’ dettano le regole del mercato, e devo dire che il livello è alto. Purtroppo oggi non basta avere solo una bella voce, quello che conta è il brano giusto che valorizzi le qualità di chi lo indossa. Personalmente mi piacciono gli artisti che in studio, durante la registrazione di un inedito, rappresentano un valore aggiunto, quelli che sanno capirti al volo e si lasciano dirigere ma che, allo stesso tempo, hanno un istinto musicale che li porta a fare delle cose a cui io non avrei pensato.

Tra i tuoi più stretti collaboratori c’è l’autrice Anna Muscionico, di cui hai spesso musicato i testi… Com’è nato questo feeling artistico tra voi?

Anna Muscionico per me è talento allo stato puro, nei suoi testi riesce a farti vedere le immagini di quello che racconta e lo fa con una semplicità a dir poco disarmante. Conobbi Anna nel 2004, in quel periodo stavo lavorando a quello che fu per me un battesimo musicale, ovvero il singolo “M’ama o M’amerà”, un tormentone radiofonico e televisivo mentre contestualmente stavo ultimando l’album d’esordio di Mariangela. A quel tempo Anna non era interessata al discorso musicale ma sapevo che scriveva molto bene perché avevo letto dei suoi spunti, così le chiesi di provare a collaborare con me. Purtroppo, a causa dei numerosi impegni la cosa non andò in porto ma, quando mi chiesero di provare a scrivere la sigla della fiction “Un medico in famiglia”, per associazione di idee, la prima persona che mi venne in mente fu proprio Anna… il resto è storia.

Hai preso parte anche a diverse iniziative a sfondo benefico…che significato hanno avuto per te?

Mi piace l’dea di restituire con il mio lavoro qualcosa indietro e, per questo, quando mi viene chiesto, partecipo e scrivo sempre volentieri per iniziative benefiche! Nei vari anni ho collaborato con “Save the Children” per l’africa , con la “Onlus A.n.g.e.l” per sensibilizzare la comunità internazionale sulle vittime dei bambini in guerra, con la “Cifa” per le adozioni dei bambini Cambogiani.

Il prossimo 13 settembre sarà in scena “Buon Compleanno Charlot” al Piccolo Teatro Grassi di Milano…Uno spettacolo creato per piccoli musicisti e ballerini, che potranno partecipare alla costruzione di una fiaba musicale e trascorrere una giornata di gioia con MITO, tra bombette, baffetti e bastoni in omaggio a Charlot. Ci parli di questo progetto più nel dettaglio? Chi ci ha lavorato, con quali prospettive e con quali obiettivi?Per quanto riguarda te, come hai lavorato alle musiche dello spettacolo?

Questo, per me, è un momento professionale importante “Buon compleanno Charlot” è un lavoro a cui tengo moltissimo. Volevo scrivere su Chaplin da molto tempo e, quando mi è stato proposto, ho accettato immediatamente; avrò anche la fortuna di potermi avvalere di un orchestra formata da 40 giovani musicisti e naturalmente non poteva mancare la danza con la presenza di 40 ballerini sul palco. Lo spettacolo rappresenta un omaggio al personaggio di Charlot, di cui si festeggia il centenario, ed è composto da un atto unico, che ripercorrerà in quattro momenti, la vita di Charlie Chaplin, uno dei più grandi geni che il mondo dell’arte abbia mai conosciuto.

Sei impegnato anche in altri progetti? Se sì, puoi anticiparci già qualcosa?

Cosa bolle in pentola? Posso solo dire che a breve usciranno diversi album di artisti già conosciuti, che interpreteranno dei miei inediti. Poi ci saranno il teatro, la tv ed una web serie, che mi vedranno coinvolto come compositore tra gennaio e maggio. Infine sarò impegnato in una insolita e stimolante collaborazione con il mondo dello sport ma non posso ancora svelarvi di cosa si tratta…

Hai mai pensato di pubblicare un tuo lavoro discografico con composizioni inedite?

Mi piace di più l’idea di essere dietro le quinte, adoro assistere alle prove di un nuovo spettacolo seduto in poltrona e vedere l’arte di qualcun altro esprimersi, partendo dal punto in cui io ho finito, per dar vita ad una magia… Un sogno nel cassetto però ce l’ho ed è quello di lavorare ad un film d’’animazione per la Disney, sono sicuro che mi divertirei moltissimo.

Raffaella Sbrescia

Dominio incontrastato per i Coldplay nella classifica FIMI

coldplay

I Coldplay continuano a dominare, incontrastati, la classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con “Ghost Stories”, seguiti da Biagio Antonacci con l’album “L’Amore comporta” e da “Domani è un altro film” dei Dear Jack. Al quarto posto c’è Alessandra Amoroso con “Amore Puro” mentre Francesco Renga è quinto con il suo “Tempo Reale”. Sesta Giorgia con “Senza paura”, seguita dai 5 Seconds of Summer e da Ligabue con “Mondovisione”. Al nono posto ritroviamo i Modà con “Gioia non è mai abbastanza” mentre Ed Sheeran chiude la top ten con “X”.

The Shak & Speares presentano “Dramedy”. La recensione del disco

THE-SHAK & SPEARES - DRAMEDY (2) - [500]

The Shak & Speares arrivano da Pompei ed il 30 settembre pubblicheranno il loro secondo lavoro discografico intitolato “Dramedy”, su etichetta FreakHouse records con distribuzione fisica e digitale The Orchard/Audioglobe. Più di un anno fa la band “punk-agreste” pubblicava “Gagster”, un album d’esordio che ha portato questi giovani scatenati ad esibirsi in Italia e all’estero. Una lunga tournée, conclusasi a Londra in compagnia di Vic Godard & Paul Cook (Sex Pistols), che li ha ispirati e li ha condotti alla creazione di nuovi contenuti musicali racchiusi in un disco che, già a partire dal titolo, intende rappresentare un prodotto originale. Pur rimanendo concentrati sui temi più strettamente legati all’immediata contemporaneità, the Shak & Speares hanno inteso ammorbidire il tutto con sonorità vive, energiche e travolgenti. “Dramedy” unisce le parole drama e comedy, rendendo per iscritto la fusione di elementi uguali e contrari, vicini nella loro diversità. Composto da nove tracce, l’album si avvale anche della presenza di special guest d’eccezione, stiamo parlando di Vic Godard, il leggendario punk-pioneer inglese. Ad aprire l’energico “Dramedy” è “Subway in Love”: un irresistibile rullante scandisce la vivace marcetta che accompagna un testo orecchiabile. Sornione e scherzoso è il mood di “Sailor’s Promises”, l’inconfondibile la la la sound, easy e contagioso, fa capolino tra scariche di cantato urlato. Sulla stessa linea d’onda è “Dreamland”, anch’esso attraversato da sonorità punk-agresti spiaccicate sulla faccia e nelle orecchie degli ascoltatori. Inevitabile il pogo selvaggio sulle note di “Stuck in a bottle” mentre  il ritmo solare e positivo di “Courtney is dead” si contrappone ad un testo incentrato su una figura piuttosto controversa. Più teso è il clima sonoro proposto in “Criminal Prayer”, subito stemperato dalla anima folk di “Castro street”. Chiude l’album “No Prey, No pay”, un brano caratterizzato da un arrangiamento tiratissimo che lascia l’ascoltatore letteralmente senza fiato. Cinico e spavaldo il testo che finisce col dare spazio ad un bel finale strumentale. “Dramedy” è, pertanto, un album tutto da ballare scatenandosi fino all’ultima goccia di sudore.

Raffaella Sbrescia

 

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