“Rocks in My Pockets”, le composizioni di Kristian Sensini per il lungometraggio animato di Signe Baumane

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Sono tantissimi i riconoscimenti che il compositore lauretano Kristian Sensini ha conquistato con il suo nuovo lavoro strumentale intitolato “Rocks in My Pockets”, pubblicato lo scorso 23 settembre. Un progetto discografico che, in qualità di colonna sonora, risulta legato a doppio filo con l’omonimo lungometraggio animato, realizzato dalla regista newyorkese di origini lettoni Signe Baumane, membro dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.

Il film d’animazione racconta la vera storia delle donne appartenenti alla famiglia della regista, la trama è incentrata sulla lotta  alla pazzia e alla depressione, un cartone animato che, attraverso una grafica accattivante e giocosa, affronta temi tanto drammatici quanto reali ed attuali. Si è trattata di una vera e propria sfida che Sensini ha affrontato mettendosi in gioco e cercando un suono che fosse intimo ed allo stesso tempo evocativo. Attraverso un delicato approccio alla composizione e all’orchestrazione, l’artista ha composto dei brani che fossero al servizio della narrazione e dell’estetica del film, ma che potessero essere anche ascoltati al di fuori del contesto cinematografico come brani fini a sé stessi.

Kristian Sensini

Kristian Sensini

Accompagnato da Stefano Mora – contrabbasso, Marco Messa – clarinetto, Federico Perpich – violoncello e da Sanita Sprūža, musicista e virtuosa del Kokle, uno strumento a corde percosse della tradizione lettone, Sensini ha curato personalmente le parti di pianoforte e flauto, oltre che le programmazioni elettroniche, assicurandosi che un ascolto attento dei brani avrebbe potuto consentire la percezione di tanti piccoli “rumori” in sottofondo: il suono del pedale del pianoforte, il cigolio del legno del violoncello, il respiro del clarinetto, il rumore delle chiavi del flauto e così via. Suoni che, lasciando ben viva e percettibile la  presenza umana dei musicisti, regalano inedite suggestioni al pubblico più attento.

Tra i temi principali segnaliamo “Anna’s Theme”, una composizione che ricorre spesso e che Sensini ci propone con diverse variazioni di tempo, arrangiamento ed orchestrazione. Il massimo comun divisore delle diverse vesti di questo tema è la leggera venatura malinconia che attraversa un po’ tutta la storia. Con le sue composizioni, Sensini è, dunque, riuscito a descrivere le esistenze e le personalità di donne vicine, eppure diverse, in maniera elegante, mai troppo invadente, mantenendosi sempre su aree di confine semantico. Le sue 24 tracce celebrano la vita in ogni suo aspetto, anche quello più scomodo, che spesso tendiamo a mantenere nascosto. La sua musica, in questo senso, svolge una funzione liberatoria, a tratti magica.

Raffaella Sbrescia

Lady Gaga e Tony Bennett: la strana coppia fa centro con “Cheek to Cheek”

Tony Bennett e Lady Gaga Ph Steven Klein

Tony Bennett e Lady Gaga Ph Steven Klein

Chi l’avrebbe mai detto? Lady Gaga è riuscita a disegnarsi una nuova veste artistica grazie a “Cheek to Cheek”, l’album di standard jazz, realizzato insieme all’ illustre icona della musica mondiale Tony Bennett, in uscita oggi 23 settembre su etichetta Streamline/Columbia/Interscope Records. Un incontro artistico assolutamente insolito che, contro ogni previsione, è riuscito a sorprendere e a convincere non solo i fan ma anche, e soprattutto, la stampa di settore. Una sfida nata dopo il primo incontro tra Tony Bennett e Lady Gaga, avvenuto nel 2011, dopo che entrambi si erano esibiti sul palco del Robin Hood Foundation Gala a New York City. In quell’occasione Bennett chiese a Lagy Gaga di duettare con lui per “Duets II”, disco che Bennett stava iniziando a registrare in quel periodo. Se per Tony questo album rappresenta l’occasione perfetta per festeggiare i suoi 65 anni di carriera, per Lady Gaga, invece, la posta in gioco è molto più alta. Dopo il mezzo passo falso di “ARTPOP”, l’eclettica interprete si è messa in gioco e ha dimostrato di avere le credenziali necessarie per risultare convincente anche in un mondo musicale lontano da quello a cui Stefani Germanotta ci ha abituati.

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Con questo album di grandi classici del Great American Songbook, i due artisti hanno, di fatto, portato una ventata d’aria fresca in un ambiente musicale saturo, purtroppo lontano dal grande fascino del passato e amante di corpi esibiti in maniera grottesca e gratuita. Un lezione di stile indispensabile per il pubblico più giovane che, attraverso la “Mother Monster”, potrà conoscere e avvicinarsi ai brani che hanno fatto la storia della musica mondiale e che, ancora oggi, rappresentano indispensabili punti di riferimento.

Lady Gaga e Tony Bennett

Lady Gaga e Tony Bennett

Privata dei lustrini e dei consueti orpelli, Lady Gaga entra in punta di piedi in un mondo ricercato ed elegante instaurando un ottimo feeling con Tony che, con la sua proverbiale classe, la conduce per mano in un viaggio a ritroso: “Anything Goes,” “It Don’t Mean A Thing (If It Ain’t Got That Swing)”,” “Sophisticated Lady”  “Lush Life” e la title track “Cheek To Cheek” svettano tra le tracce proposte all’ascolto mentre i membri del quartetto di Bennett Mike Renzi, Gray Sargent, Harold Jones e Marshall Wood, insieme al pianista Tom Lanier, intagliano preziose cornici strumentali, completando un lavoro ben riuscito, che vedrà una naturale continuazione sui più prestigiosi palcoscenici del mondo.

 Raffaella Sbrescia

Tracklist Deluxe Version

“Anything Goes”, “Cheek To Cheek”, “Don’t Wait Too Long”, “I Can’t Give You Anything But Love”, “Nature Boy”, “Goody Goody”,  “Ev’ry Time We Say Goodbye”, “Firefly”, “I Won’t Dance”, “They All Laughed”, “Lush Life”, “Sophisticated Lady”, “Let’s Face The Music & Dance”, “But Beautiful”, “It Don’t Mean A Thing (If It Ain’t Got That Swing)”, “On A Clear Day (You Can See Forever)”, “The Lady Is A Tramp”.

Acquista “Cheek to Cheek” su iTunes

Video: “Anything Goes”

“Una nave in una foresta”, il nuovo album dei Subsonica. La recensione

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Nel corso di 18 lunghi anni, costellati di successi, i Subsonica ne hanno fatta di strada. Oggi, con l’uscita di “Una nave in una foresta”, il settimo album in carriera, la band piemontese approda ad un nuovo stadio di maturità che li pone faccia a faccia con la realtà di un decennio a cui approcciarsi diventa sempre più difficile ed alienante. La foresta in cui si destreggiano Samuel, Boosta, Max, Ninja, Vicio, è un groviglio di stati d’animo in subbuglio, una tempesta di sguardi ora smarriti, ora inquieti, ora euforici, ora sognanti. La fonte primaria delle storie raccontate in “Una nave in una foresta” sono gli uomini comuni e i loro tentativi di ordinaria sopravvivenza. La sottile trama che lega tra loro le dieci tracce comprese nell’album è la forza di volontà, la voglia di reagire, che fa a pugni e lotta a viso scoperto con feroci malinconie e con dinamiche politiche spesso finalizzate a privare l’uomo della propria dignità.

Ad occuparsi della stesura dei testi dei brani sono stati Samuel e Max mentre la ricerca e la costruzione strumentale dei brani ha visto tutti i Subsonica all’opera, al centro di una rinnovata alchimia creativa. Ad inaugurare il disco è la title track “Una nave in una foresta” in cui una serie di lucide e pregnanti allegorie dà forma ai più reconditi pensieri: “Ed a volte ti vedi unico, una nave in una foresta. Altre volte ti senti intrepido…come un fiore in una tempesta ed a volte ti vedi stupido, una lacrima ad una festa, altre volte ti credi libero, un cavallo sopra una giostra, ed a volte ti vedi limpido, il mattino in una finestra, altre volte ti senti arido, come un gesto che resta in tasca”. Versi di una vera e propria poesia che vale la pena di citare se non per intero, almeno in gran parte. Frasi che danno un senso ai nostri corsi e ricorsi mentali mentre il nostro mondo scivola, molto più che lentamente, verso un altro oblìo.

L’unicità della vocalità calda e sensuale di Samuel si sposa alla perfezione con l’incandescente nebulosa strumentale di “Tra le labbra”. Un ritmo coinvolgente, ipnotico riesce ad insinuarsi nella psiche, lanciando nervi e muscoli fuori dal torpore contemplativo delle ombre scure nell’alba di una città che non riconosce i propri figli. Lo stile jungle, ispirato al drum and bass dei Pendulum, racchiude l’essenza strumentale di “Lazzaro”, un brano che trae ispirazione dallo smarrimento generale per rilanciare un indispensabile ed incalzante messaggio di rivalsa e di rinascita sia individuale che collettiva. “Attacca il Panico” rappresenta, invece, un incontro ravvicinato con lo stato di apnea esistenziale, un tuffo in un vespaio di paure mentre il sangue si gela osservando giorni di tenebra assoluta. Il cantato sibilato velocemente da Samuel si allinea con una base line frenetica: “siamo stanchi delle illusioni appiccicate sotto i banchi”, l’amore è un’invenzione che lacera”, “qui nella mente ho il futuro che scivola”, si tratta, dunque, di una full immersion negli inferi più oscuri che trova nuova luce nella dimensione ovattata, a metà strada tra pop e new wave, di “Di Domenica” un focus sulle nostre esistenze che, anche grazie al videoclip girato da Luca Merli, ci consegna un’immagine matura e consapevole di una band in grado di commuoverci e di farci ballare senza soluzione di continuità.

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Il dub sound de “I Cerchi degli alberi” scandisce l’urgenza con cui i Subsonica parlano a più generazioni. Un ritmo ossessivo, a tratti perturbante, racconta un sogno d’amore, tenuto in vita da promesse sgualcite e che si barcamena tra scenari apocalittici.  Un’anima fuori servizio è, invece, la protagonista di “Specchio”, un brano musicalmente vicino al funk, che descrive il restringimento della gioia, del tempo, dello spazio, dei sentimenti e che ci invoglia a recuperare i tratti peculiari delle nostre esistenze sospese nel vuoto. Con un sottotesto legato al delicatissimo tema dell’anoressia, questo brano potrebbe rappresentare uno spunto per nuove inedite iniziative per i Subsonica, tutte ancora da progettare.

Ispirato alla Ritmo Abarth nera parcheggiata nei pressi dello studio di registrazione del gruppo, l’omonimo brano racchiude una sottile vena amarcord che fluisce nell’irrequietudine notturna di “Licantropia”. Un brano perfetto per un club notturno in cui i ricordi si azzannano, si squarciano, si annientano mentre i pensieri affogano in un marasma organico. Lo spiraglio di luce ci viene offerto da “Il Terzo Paradiso”, la traccia che chiude “Una nave in una foresta” e che vede la partecipazione di Michelangelo Pistoletto. Unico ospite di tutto il disco, l’artista, esponente di spicco dell’arte contemporanea in ambito internazionale,  ha raggiunto i Subsonica nella solitaria casa di campagna, ai margini del bosco, in cui l’album è stato scritto, pensato, cercato, costruito, ed ha prestato la sua voce ad una canzone che, ripercorrendo le fasi salienti dell’involuzione umana, ci restituisce ad ogni individuo un ruolo centrale e di grande responsabilità nella costruzione di un “Terzo Paradiso”,  l’opera planetaria di cui siamo tutti autori. Il finale in dissolvenza, dalla bellezza mistica, ci congeda da “Una nave in una foresta”, un lavoro innovativo, originale e assolutamente attuale che, anche dal vivo, saprà offrirci nuove attese suggestioni.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Di Domenica”

“Vino Dentro”, Paolo Fresu firma la colonna sonora del film di Orgnani. La recensione dell’album

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Un viaggio sonoro scandito da colorate sfumature, un sontuoso percorso di note, scelte, pensate, sognate, arrangiate con cura e parsimonia. Questo è “Vino Dentro”, l’album che il celebre trombettista Paolo Fresu ha pubblicato lo scorso 7 gennaio 2014 per Tuk Music, branca della Tuk Movie, dedicata alle colonne sonore di film e documentari. “Vino Dentro” s’inserisce all’interno di una fitta collaborazione tra Paolo Fresu e il regista Ferdinando Vicentini Orgnani, iniziata nel 2002 con “Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni”. Ispirato dal romanzo “Vino Dentro” di Fabio Marcotto, il film mette insieme il mito del Faust e la passione per il vino e, sebbene esista un fortissimo legame tra la colonna sonora e la trama della pellicola, i 16 brani scelti da Fresu riescono a valicare confini e limitazioni di ogni genere suscitando suggestioni ora fruttate, ora intense e robuste, ora leggere e frizzantine, proprio così come pregiati ed irresistibili sorsi di vino raro ed introvabile.

Ad accompagnare la tromba ed il flicorno del musicista e compositore sono il bandoneon e il pianoforte di Daniele Di Bonaventura, le percussioni e i samplers di Michele Rabbia e gli archi dell’orchestra de I Virtuosi Italiani. Maestose ed imponenti le due composizioni di Mozart inserite nella tracklist: “Fin ch’an dal vino” e “Madamina, il catalogo è questo”. L’approccio naïf e romantico di Fresu traspare nella trame eleganti, ricercate e avvincenti di “Val des sauers belle et sages”, nella travolgente “Fuga”, nell’allure onirica ed introversa di “Dolomiti Sky”, nell’inquieto mistero di “Calmo”.  Se “Fermo”, il brano cofirmato da Fresu con Daniele Di Bonaventura, ci mostra in maniera cristallina il legame con la trama noir del film è “Martango”, proposta in ben tre takes, a fornirci un mare sconfinato di spunti e di suggestioni contrapposte. Il pathos dell’incontro tra i Virtuosi Italiani agli archi e Di Bonaventura, lascia il passo ad un mood più cameristico per poi concludersi in un monologo solitario e malinconico.

Le vicissitudini del vine-writer, protagonista del libro e del film, lasciano, via via, sempre più spazio alle note ed al loro fascino ineludibile: si va dalla volteggiante melodia di “Classico” al monumentalismo epico di “Mediterraneo” per poi approdare al misterioso sound de “La visione del Bipede”. Il dramma e la magia imposti dagli evidenti echi Mozartiani non sminuiscono la carica emotiva evocata da Fresu e compagni che, con abilità ed autentica personalità creativa, coniugano passato e presente cesellando con cura ogni minimo dettaglio.

Raffaella Sbrescia

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“Pareidolia”, il nuovo album di Marina Rei. La recensione

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Marina Rei torna con un nuovo disco intitolato “Pareidolia”, in uscita il prossimo 30 settembre su etichetta Perenne, con distribuzione Universal. Il fenomeno subcoscienziale, che esprime la tendenza istintiva ad individuare strutture ordinate e forme cognitive familiari in immagini disordinate, dà il titolo a questo nuovo lavoro discografico, il nono per Marina Rei, in cui l’artista rinnova le proprie vesti prestandosi ad una chiave strumentale tendente al rock. Attraverso la collaborazione con Giulio Ragno Favero (One Dimensional Man, Il Teatro degli Orrori), che dura ormai da due anni, il disco di Marina Rei lascia trasparire una particolare cura e ricerca del suono che, seppur prevalentemente rock, offre numerosi spunti sonori.  Si parte dal trittico iniziale composto da “Avessi artigli”, “Ho visto una stella cadere” e dal singolo “Lasciarsi andare”: l’intensa interpretazione di Marina Rei, si fonde e si miscela con vesti sonore dolci e coinvolgenti, lasciando alle parole spazio vitale e potenza immaginifica. Figure retoriche, metafore, struggimento e desiderio s’intrecciano lasciando trasparire una nuova maturità vocale e artistica di Marina che, suonando anche la batteria, riesce ad offrire al pubblico un’immagine completa del suo essere artista a 360 gradi. La dicotomica contrapposizione semantica tra la trama de “Il Sole”, in cui Marina canta di un disperato bisogno d’amore, e “Del tempo perso”, un possibilista messaggio di incoraggiamento è data dal netto contrasto di sonorità tra i due brani.  Struggente e mielosa è “Se solo potessi”, una ballad incentrata sul tema dell’amore incondizionato mentre di tutt’altra fattispecie è la title track “Pareidolia”, in cui Marina Rei duetta con Zona Mc e Off Muziek, inserendosi in un contesto sonoro a metà strada tra l’elettronico ed il rap. Speranza e disincanto si fronteggiano nella trama agrodolce di “Vorrei essere” mentre “Un semplice bacio” rappresenta un vero e proprio inno alla semplicità. La bellezza poetica di “Fragili” si sposa felicemente con un arrangiamento onirico con tendenza dissolvente sul finale mentre la chiusura del disco è affidata a “Annarella” una versione crepuscolare del brano dei CCCP, ulteriore testimonianza della versatilità interpretativa di Marina Rei che, con “Pareidolia”, torna ad emozionare il pubblico con grazia ed eleganza.

Raffaella Sbrescia

Video: “Lasciarsi andare”

“Dignità autonome di Prostituzione” approda al Teatro Brancaccio ed è un successone

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Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

“Dignità Autonome di Prostituzione”, lo spettacolo, ormai cult, di Luciano Melchionna, dal format di Betta Cianchini e lo stesso Luciano Melchionna non smette di stupire, conquistare, ammaliare il pubblico. Approdato al Teatro Brancaccio di Roma lo scorso 18 settembre, lo show sarà replicato il 27/28/30 settembre e dall’1 all’8 ottobre. A metà strada tra sogno e magia, l’evento si svolge in uno spazio adibito a bordello. Un vero e proprio postribolo in cui una trentina di attori si muovono con fare malizioso per adescare ed essere adescati.

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Fumo, luci, suoni, pizzi, merletti e monete locali smuovono i corpi degli attori/ prostituti, assoldati per ridare dignità al proprio lavoro. Coinvolti in questo girone dantesco della perdizione, i clienti/spettatori diventano protagonisti di vere e proprie trattative per potersi “appartare” con uno degli attori e “godere” delle loro perfomance, consistenti in monologhi teatrali, sia classici che contemporanei, della durata di 10/15 minuti. Toilettes, uffici, camerini, bagni, auto in strada, ogni angolo si trasforma in luogo di piacere, finchè si vuole, finchè si può, a discrezione della reciproca resistenza fisica e morale. A gestire gli affari della “casa”, fino a tarda notte, è Papi Melchionna che, con abile maestria, è riuscito ad offrire al pubblico un approccio al teatro innovativo, giocoso e creativo.

Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

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Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

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Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Dignità autonome di Prostituzione @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

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Fabrizio Moro in concerto all’Arenile Reload, l’ultima data del tour è all’insegna delle emozioni

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Lo scorso 19 settembre Fabrizio Moro ha concluso “L’inizio tour” con un concerto tenutosi presso l’Arenile Reload di Bagnoli. Un’atmosfera intima e raccolta ha accompagnato l’ultimo step di un percorso pieno di soddisfazioni per il cantautore che, nelle sue canzoni, riesce a dedicare spazio sia ai temi politici e alla denuncia sociale che ai sentimenti e all’amore, una scrittura versatile e attenta che, da anni, gli consente di interagire empaticamente anche con un pubblico molto giovane. Accompagnato dalla sua band, l’artista ha ripercorso le tappe salienti della propria discografia senza trascurare i brani tratti dal suo ultimo lavoro “L’inizio”.

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Carico e grintoso, Fabrizio si è divertito a coinvolgere il fedelissimo pubblico accorso sottopalco con “L’indiano”, “Fermi con le mani”, “Soluzioni”, “Respiro”, “Io so tutto” dando risposte a domande che fanno paura e fornendo spunti per potersi porre nuovi urgenti interrogativi. “Banale spiegazione”, “L’eternità”, “Non è una canzone” è la triade di canzoni che ha preceduto la parentesi acustica del concerto, dedicata a “Il senso di ogni cosa”, “Eppure mi hai cambiato la vita”, “Sono solo parole”: cuori e voci si sono strette le une alle altre regalando una bella suggestione pacifica e romantica.

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Per il rush finale Fabrizio ritorna a parlare alle problematiche sociali con “Sono come sono”, “Da una sola parte”, “Libero”, la celeberrima “Pensa” e  “Parole, rumori e giorni”, canzoni che, attraverso il piglio rock della carica interpretativa di Moro e gli arrangiamenti caratterizzati da lunghe e potenti scariche di chitarra, hanno lasciato una traccia tangibile  ed un importante messaggio di riscatto sia individuale che collettivo.

Raffaella Sbrescia

 

99 Posse & Friends: il racconto della grande festa alla Mostra d’Oltremare

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La Napoli che esiste e che resiste si è riunita alla Mostra d’Oltremare lo scorso 18 settembre in occasione del concertone con cui i 99 Posse  hanno festeggiato il ventesimo (ventunesimo per essere più precisi) di “Curre curre guagliò”, un album che, dopo tanti anni, rivive nuovo lustro musicale e contenutistico, anche grazie alla versione 2.0 realizzata per la speciale occasione. Organizzato nell’ambito del Forum Universale delle Culture, a ridosso della partita Napoli- Sparta Praga, giocata allo Stadio San Paolo, l’evento ha rappresentato l’occasione perfetta per riunire generazioni e cittadini di ogni provenienza nel nome della musica militante. Oggi come ieri  ‘O Zulù (Luca Persico) – voce – Marco Messina – campionatore e Dub Master – JRM (Massimo Jovine) – basso – e Sacha Ricci – tastiere si dedicano anima e corpo alla loro musica di protesta. Da sempre contro le convenzioni e a favore dei diritti del popolo sovrano, i 99 Posse hanno la rara capacità di predicare bene e razzolare ancora meglio. Mixando e remixando le loro canzoni più e meno recenti, il gruppo ha radunato i maggiori esponenti della scena rap ed underground italiana per la gioia dei tantissimi spettatori accorsi sottopalco: Mama Marjas, Jovine, Clementino,Dop One, Francesco Di Bella, Ensi, Geko, J-AX,  Marcello Giannini, Mc Mariotto, Roy Paci, Salvatore Rainone degli Slivovitz, Sangue Mostro,  Banda Bassotti, Bonnot, Caparezza, Claudio Marino sono stati gli speciali ospiti che si sono alternati sul palco allestito all’interno di quella viene oggi definita “Isola delle Passioni”.

99 Posse & Friends @ Mostra d'Oltremare "Curre curre guagliò 2.0 Live" Ph Luigi Maffettone

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Ad inaugurare la nutrita scaletta “1-2-3-4” con Francesco Di Bella, a seguire “Curre curre guagliò”, il brano-emblema di una lotta che non accenna ad estinguersi e che, anzi, oggi più che mai, si fa incandescente contro uno Stato che avanza pretese e che non tutela i diritti di generazioni allo sbando. “Children ov Babilon”, “Nun cià facc’ cchiù” scuotono dall’interno le migliaia di anime stipate sui gradini dell’Arena Flegrea. Non solo denuncia ma anche autocelebrazione e pogo selvaggio sulle note di “Napulitan” e di “Medley Ragga”, “L’anguilla”, “Penso che non me andrò”. Potente il featuring coi Sangue Mostro in “I Say Yes But I Also Say No” e in “Repressione”, brano tratto dal loro ultimo album.

99 Posse & Friends @ Mostra d'Oltremare "Curre curre guagliò 2.0 Live" Ph Luigi Maffettone

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A tessere la trama del filo conduttore che lega i 99 Posse anche alla corrente del neapolitan power è l’ospitata, a sorpresa, di Enzo Avitabile. A seguire una carrellata di grandi successi che, grazie ad una nuova linfa e ad una rinnovata valenza ideologica, scaldano il pubblico spingendolo a cantare a squarciagola in uno “Stato d’emergenza”, auspicando una “University of Secondigliano”. Abituati a fare “Ripetutamente” “Tarantelle pè campà”, i giovani napoletani si lasciano conquistare dal groove dei 99 Posse  che, in chiusura, dedicano gli ultimi acclamatissimi bis ad una militanza diretta e senza filtri. Accompagnati sul palco dalla Banda Bassotti, ‘O Zulù e soci si congedano dal caloroso pubblico con “Rigurgito antifascista”, “El Pueblo Unido” e “Bella Ciao”, una triade musicale scelta non a caso per lasciare un messaggio preciso: vivere per resistere, lottare e far valere i propri diritti, fino alla fine, e con tutta la propria anima.

 Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

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99 Posse & Friends @ Mostra d’Oltremare “Curre curre guagliò 2.0 Live” Ph Luigi Maffettone

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99 Posse & Friends @ Mostra d’Oltremare “Curre curre guagliò 2.0 Live” Ph Luigi Maffettone

99 Posse & Friends @ Mostra d'Oltremare "Curre curre guagliò 2.0 Live" Ph Luigi Maffettone

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99 Posse & Friends @ Mostra d’Oltremare “Curre curre guagliò 2.0 Live” Ph Luigi Maffettone

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99 Posse & Friends @ Mostra d’Oltremare “Curre curre guagliò 2.0 Live” Ph Luigi Maffettone

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99 Posse & Friends @ Mostra d’Oltremare “Curre curre guagliò 2.0 Live” Ph Luigi Maffettone

99 Posse & Friends @ Mostra d'Oltremare "Curre curre guagliò 2.0 Live" Ph Luigi Maffettone

99 Posse & Friends @ Mostra d’Oltremare “Curre curre guagliò 2.0 Live” Ph Luigi Maffettone

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99 Posse & Friends @ Mostra d'Oltremare "Curre curre guagliò 2.0 Live" Ph Luigi Maffettone

99 Posse & Friends @ Mostra d’Oltremare “Curre curre guagliò 2.0 Live” Ph Luigi Maffettone

99 Posse & Friends @ Mostra d'Oltremare "Curre curre guagliò 2.0 Live" Ph Luigi Maffettone

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Mozart Box 2014: Fabio Concato e Fabrizio Bosso in concerto. Il live report dell’evento

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Il Festival Musicale Mozart Box si conferma sempre più tramite culturale di rilevanza internazionale, grazie ad un’offerta artistica in grado di soddisfare i gusti dei più esigenti fruitori di musica. A tal proposito, vale la pena dedicare un approfondimento dedicato ad uno degli eventi, che ha riscosso particolare successo, sia in termini di presenze, che di riscontri da parte del pubblico. Stiamo parlando del concerto tenutosi lo scorso 17 settembre nel cortile del Palazzo Reale di Portici in cui Fabio Concato, celebre firma del cantautorato italiano, e Fabrizio Bosso, gettonatissimo ed amatissimo trombettista italiano, hanno unito i loro talenti per una serata all’insegna dell’eccellenza.

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Forti della profonda sintonia personale ed artistica, conquistata nel corso di numerosi concerti fatti insieme, i due artisti, accompagnati da una band di pregevoli musicisti, sono riusciti ad individuare una precisa formula in grado di valorizzare i più grandi successi del vasto repertorio di Concato colorandoli con nuove e particolarissime sfumature strumentali. Centrale, in questo senso, il ruolo di Fabrizio Bosso che, grazie alla sua naturale capacità interpretativa, si è inserito negli interstizi di ciascun brano, individuando degli spazi ad hoc per le sue coinvolgenti parentesi solistiche. La cura per i dettagli ha, quindi, fatto la differenza all’interno di un concerto pensato per essere leggero ma di  classe.

Fotogallery scattata in occasione del Mozart Box 2014 da Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

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Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

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Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

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Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

Fabrizio Bosso e Fabio Concato @Mozart Box 2014 Ph Luigi Maffettone

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“Mano nella mano”, il nuovo album di Sergio Cammariere. La recensione

 CAMMARIERE Mano Nella Mano_COVER per WEB

Sergio Cammariere, affermato compositore e raffinato cantautore italiano, torna sulle scene della musica italiana con un nuovo album di inediti intitolato “Mano nella Mano”, in uscita il prossimo 23 settembre per Sony Music Italy. Composto da undici tracce, di cui una strumentale, “Mano nella mano” è un lavoro caratterizzato da un’intima sensibilità, finalizzata ad un incontro ravvicinato tra l’artista ed il suo pubblico. Ad arricchire i testi, vere e proprie poesie, è un’approfondita ricerca del suono, attraverso cui gli arrangiamenti proposti acquisiscono un elevato grado di raffinatezza. Sonorità di grande atmosfera, a metà strada tra la tradizione dei classici standards jazz e la nuova frontiera del suono andaluso, coinvolgono l’ascoltatore in una dimensione piacevole e coinvolgente.

Sergio Cammariere_foto2014_media

Ad anticipare l’uscita dell’album è l’omonimo singolo “Mano nella mano”, frutto tangibile di un viaggio che Sergio ha recentemente fatto in Andalusia, a Tarifa, in cui il suono del pianoforte si lascia cullare dalla fisarmonica di Antonello Salis e dalla sei corde di Roberto Taufic, omaggiando il cantautore catalano Joan Manuel Serrat. Intenso e struggente il testo de “L’amore trovato”, l’elegante descrizione di un’anima in cerca della propria metà. “L’Amore è una stanza in un mondo che piove”, canta Sergio Cammariere”, avvolgendo l’anima in un guanto di velluto mentre la ritmicità andalusa ritorna ad attraversare le trame di “Ed ora”, arricchite dalla voce di Felix Rotimi Mike Imevbore.

Tra partenze e ritorni, felicità e tormenti quello che emerge è un messaggio chiaro e diretto, improntato all’azione ed al perseguimento dei propri sogni.  Un suono di tromba irresistibile e sensuale permea la linea melodica de “Le incertezze di Marzo” mentre le metafore di “Io senza te, tu senza me” si lasciano cullare da dolci incursioni bossanova narrando di un amore litigarello, eppure indispensabile. Bellissimo ed estremamente toccante il testo di “La vita ci vuole”. La vita è l’unica cosa che ti prende alle spalle e che ti fa tremare, canta Cammariere, domandandoci e domandandosi : “Quanto ti manca da sognare”? e poi, ancora, “Non mi stanco mai di cercare il mondo nei suoi vicoli, verso un orizzonte senza limiti con te”, in “Ancora non mi stanco”.

Sergio Cammariere ph. Francesco Cabras

Sergio Cammariere ph. Francesco Cabras

Cammariere si conferma un inguaribile romantico in grado di valorizzare le più impercettibili variazioni emotive del nostro essere umanamente fragili. “Siedimi accanto” racchiude, invece, una dichiarazione d’amore incondizionato che trova una naturale continuazione in “Così solare”, uno spassionato inno alla semplicità e all’autenticità dell’ animo femminile. “Quel tipo strano” è un capolavoro assoluto, sia per quanto riguarda il testo che la musica; al centro del brano c’è la storia di un uomo, alterego del cantautore, che sapendone abbastanza della vita, decide di incamminarsi allontanandosi prima dai suoi simili, poi dalla vita. Tra le schiere degli angeli è li che guarda noi, “anime nude nel vento” mentre girovaghiamo in un marasma di pensieri e preoccupazioni e sogni, racchiusi nel microcosmo sonoro di “Pangea”, la traccia strumentale che chiude l’album il quale, proprio come un balsamo lenitivo, risolleva e riattiva il battito di un cuore temprato dalla lotta quotidiana.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Mano nella mano” su iTunes

Video: “Mano nella mano”

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