Intervista a Raiz: “Con la mia musica dimostro che le differenze possono coesistere pacificamente”

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Gennaro Della Volpe, in arte Raiz, è un artista dotato di un’anima musicale variegata e sempre in cerca di contaminazioni. La sua voce scura, calda, intensa, spesso drammatica, ha contribuito a rendere ancora più particolareggiato il repertorio degli Almamegretta, lo storico gruppo di cui fa parte. Autore di svariati progetti musicali, anche da solista, Raiz ha pubblicato, proprio di recente, un interessante progetto discografico insieme al chitarrista Fausto Mesolella, intitolato “Dago Red”. In quest’intervista, l’artista si è messo a nudo raccontando non solo la sua identità musicale ma anche quella umana.

Sei un artista cosmopolita sempre alla ricerca di nuove correnti musicali da cui farti trasportare…Qual è la tua dimensione ideale?

Beh, direi che è proprio quella in cui mi trovo adesso. Mi piace lavorare a diverse cose, contaminare e farmi contaminare. Per questa ragione la mia dimensione è biunivoca, o quantomeno multipla, sia per quanto riguarda la mia identità artistica che personale.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

“Dago Red” è uno dei tuoi progetti più recenti in cui hai lavorato con Fausto Mesolella…in che modo avete trovato l’equilibrio tra le vostre anime artistiche e come è nata questa idea?

L’idea è nata sul palco, in occasione del progetto di Rita Marcotulli, che prevedeva una rivisitazione in chiave jazz di alcuni brani dei Pink Floyd. Io cantavo, Fausto suonava la chitarra e, ad un certo punto, abbiamo fatto un pezzo insieme, “Shine on you Crazy Diamond” e da lì è nata una magia. Ci siamo divertiti a fare questa cosa voce e chitarra e abbiamo preso spunto da questa esperienza per portare in giro un nuovo progetto. Le nostre anime sono, di per sé, piuttosto coordinate, abbiamo un’intesa musicale su cose che pensiamo e sentiamo…abbiamo entrambi una cultura musicale napoletana però siamo cresciuti ascoltando anche tanto altro: rock, reggae, jazz, blues e, crescendo con un orecchio rivolto alla tradizione ed uno aperto al mondo esterno, con questo disco abbiamo cercato di attuare un’operazione particolare: ad esempio abbiamo unito in uno stesso progetto due artisti come George Harrison e Mario Merola, creando un punto in comune tra cose completamente diverse e che, tuttavia, possono andare d’accordo.

Il titolo del disco ha tutta una storia alle sue spalle… ce la racconti?

Sì, il riferimento è ad una raccolta di racconti dello scrittore italoamericano John Fante che, pur essendo vissuto in California, ha sempre mantenuto intatta la propria identità culturale, quindi ci è parsa la testimonianza ideale di quello che siamo noi: esseri portati ad una dimensione artistica plurima. John Fante non ha mai dimenticato il suo essere italiano anche se era nato e cresciuto in America. Questo è un concetto molto importante da sottolineare: in un periodo storico in cui la gente si uccide a vicenda per motivazioni legate all’identità religiosa, vale sempre la pena ricordare che la convivenza pacifica è qualcosa di possibile, noi crediamo molto in questo e cerchiamo di porre la nostra musica come esempio di accettazione delle differenze, affinchè esse dialoghino invece di scontrarsi. Dago Red vuol dire il “vino rosso del terrone”, un’espressione per ricordare quel vino rozzo che fa storcere il naso ai sommelier ma che ha un sapore sincero e onesto.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Qual è il brano di questo album a cui sei più legato?

Credo sia “Ipocrisia”, la cover del brano di Angela Luce, che abbiamo realizzato in un modo particolarmente ben riuscito. Tra l’altro è l’unico pezzo in italiano però possiede un’identità al 100% napoletana.

Come procede l’avventura musicale con gli Almamegretta?

Il nostro gruppo ha ormai più di vent’anni di storia… siamo consolidati sia dal punto di vista artistico che umano.

Quest’estate parteciperete a tanti festival, tra i tanti, segnaliamo il MessApp Coast Festival, che si terrà dall’ 1 al 3 agosto ad Agropoli. Che tipo di concerto proporrete al pubblico?

Quest’anno portiamo in giro un concerto principalmente incentrato sul dub, ovvero la nostra attitudine, si tratterà di un ritorno a certe cose che facevamo nel passato e riserveremo un certo spazio sia alle canzoni che all’esperienza prettamente musicale. Più in generale, eseguiremo tutti i nostri successi e ci divertiremo molto.

Tu che giri tanto, che idea ti sei fatto delle condizioni della musica live in Italia?

Le grosse produzioni ci hanno rimesso moltissimo perché è difficile portare in giro cose che costano molto, c’è crisi, i promoter non sono disposti a pagare e il pubblico ovviamente ha meno soldi in tasca da spendere. In ogni caso proviamo a cavarcela, noi che militiamo nel contesto underground abbiamo risentito di meno di queste problematiche. Quelle che sono rimaste a casa sono, quindi, le grosse produzioni che non si possono permette di uscire, noi, invece, abbiamo un po’ limato i bordi e non ci possiamo lamentare.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Sei coinvolto anche nel progetto “Passione Tour”…come vivi questa esperienza?

Questo tour è veramente molto bello, difficile da portare in giro, con tanti costi da affrontare, visto che siamo in tanti… Per questo motivo ci spostiamo sempre in location dove è molto forte l’affezione alla musica napoletana anche se mi sarebbe piaciuto farlo girare molto di più… Sul palco ci sono musicisti fantastici e, nel mio caso specifico, suonare con James Senese, mi ha già ripagato di tutto!

Ci sono altre avventure artistiche in cantiere, magari nelle vesti di attore?

Magari!Sarei molto contento di lavorare in questo campo… A dirla tutta faccio un po’ l’attore anche quando faccio il musicista. Raiz, il personaggio che porto in giro, è una specie di attore, un personaggio ultraromantico, che parla in napoletano, che ha grandi passioni e che ha una presenza molto fisica sul palco. Nel frattempo, per quanto riguarda il futuro in veste di attore, qualcuno mi ha fatto delle proposte e vediamo un po’ che succede…

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz con Pino Daniele Ph Luigi Maffettone

Come vivi il tuo rapporto con il pubblico e con la città di Napoli?

C’è un rapporto di grande affetto e simbiosi. Nato e vissuto a metà strada da Napoli Nord e Caserta, ho vissuto molto da vicino il territorio, anche per vicende mie personali. La zona tra il centro nord dell’hinterland partenopeo, in direzione Caserta, è quella che soffre di più e, da parte mia, c’è un forte sentimento di radicamento perché anche, se questa terra ti fa soffrire, non riesci mai a staccartene. A questo devo aggiungere che, sia il territorio che il pubblico, mi hanno dato e mi danno, tuttora, tantissimo e, avere la possibilità di essere di una voce che dice qualcosa a nome del territorio mi fa molto piacere.

Raffaella Sbrescia

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Mercoledì Note all’Intra Moenia: on stage Simona Boo e Diego Imparato feat. Luigi Di Nunzio

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Con l’arrivo del mese di luglio, i Mercoledì Note del Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini a Napoli si fanno incandescenti. Il primo appuntamento di questa nuova ondata di live estivi ha visto sul palco della veranda fiorita l’irresistibile e suadente voce di Simona Boo, accompagnata da Diego Imparato, ormai sempre più un punto di riferimento all’interno dello scenario musicale partenopeo, e dall’elegante sax di Luigi di Nunzio, nonchè dai talentuosi Roberta Nasti e Paolo Bianconcini.

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Mura antiche, sguardi e sorrisi si sono intrecciati, per una sera, al ritmo delle note capoverdiane, che hanno scandito una scaletta piacevole e rilassante. Forti di una sintonia consolidata e dei numerosi live tenuti in altrettante location di tutta la Campania, Simona e Diego, in particolare, hanno offerto un’ampia selezione dei più grandi successi di musica, stile bossanova. Da Caetano Veloso a Toquinho, la limpidezza della voce di Simona ha scalato picchi e scavato fessure nelle corde del basso di Diego e tra i tasti del sax di Luigi ma soprattutto nei cuori degli astanti regalando loro un altro piacevolissimo mercoledì di note.

 Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

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Fausto Mesolella e la chitarra: 50 anni d’amore. L’intervista

Fausto Mesolella

Fausto Mesolella

Mezzo secolo a contatto con le sei corde di una chitarra, Fausto Mesolella rappresenta un baluardo della musica napoletana e, più in generale, dello scenario musicale nazionale. Appassionato, verace e aperto al concetto di contaminazione strumentale, Fausto è un musicista creativo e versatile che ha saputo dare un prezioso contributo sia allo storico gruppo degli Avion Travel, riunitisi poco tempo fa, che a numerosissimi artisti della più svariata caratura. In questa intervista, l’artista ci ha parlato dei suoi ultimi progetti discografici facendo il punto sulla sua lunga e stimata carriera.

La chitarra è la fedele compagna della tua vita…dopo tanti anni come vivi il tuo legame con questo strumento?

Il termine compagna di vita per la mia chitarra è davvero molto indicato e, in quanto tale, dovrà esserlo fino alla fine, spero!

Fausto Mesolella Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella Ph Luigi Maffettone

Questo è un periodo molto intenso per te: da poco hai pubblicato l’album intitolato “Dago Red” con Raiz e sei ritornato a suonare con gli Avion Travel…come ti appresti a vivere queste emozioni musicali?

Il ritorno con gli Avion Travel c’è stato anche per festeggiare quasi trent’anni di attività, c’è un percorso di militanza comune con gli altri musicisti, con cui abbiamo formato il gruppo, ed è una cosa molto romantica. “Dago Red” è, invece, una produzione che guarda al futuro e che attinge linfa vitale dai progetti che mi circondano. Io penso che se un musicista non va a bagnarsi nelle acque di un altro fiume, poi non potrà più navigare nel fiume nel quale vive abitualmente. Quindi è giusto che ci siano queste produzioni, ed è altrettanto giusto guardare avanti ed approfondire la conoscenza con altri musicisti.

Come nasce l’idea di creare un album con delle rivisitazioni fatte da te e da Raiz? Come avete lavorato alla scelta dei brani?

Questo nostro progetto nasce su un altro palco mentre eravamo entrambi ospiti di un concerto dedicato ai Pink Floyd, organizzato da Rita Marcotulli… Io e Raiz abbiamo cominciato il nostro percorso dapprima con una tourneè, durata due anni, e poi siamo arrivati all’idea del disco, sfruttando, quindi, una maturità di palco che abbiamo conquistato durante il periodo precedente. Quando, in seguito, siamo entrati nello studio di registrazione, è stato tutto facile, abbiamo scelto i brani di comune accordo e ci siamo divertiti a suonare e a contaminare i pezzi che facevamo. Abbiamo tutti e due una grande passione per la musica napoletana ed è questa l’essenza centrale del disco. Il tutto si è poi amalgamato ad altre influenze e sonorità appartenenti al nostro curriculum artistico, anche a dimostrazione del fatto che nella musica non devono esistere confini tra generi.

Raiz e Fausto Mesolella

Raiz e Fausto Mesolella

Quali sono le cose più importanti che un musicista del tuo spessore ha imparato in tanti anni di esperienza?

A parte il percorso con gli Avion Travel, gruppo pilastro, che spero potrà avere ancora molto da dire in fatto di musica, sono stato accompagnatore di moltissimi artisti e, proprio per questa ragione, non c’è un’esperienza in particolare che io possa prediligere rispetto ad altre però è chiaro che ho dei ricordi specifici. Su tutti conservo nel cuore l’ultimo incontro con Gabriella Ferri durante la sua ultima esibizione. Inoltre ho avuto la fortuna di spaziare non solo nella musica,  ma anche nella letteratura e nella poesia; l’anno scorso, infatti, ho fatto uno spettacolo con Stefano Benni, uno dei grandi poeti italiani. Queste sono, alla fine, le cose che servono per farti crescere.

Che rapporto hai con la città di Napoli?

Anche se sono casertano devo dire che sono molto amato dall’entourage artistico napoletano ed è stato  facile, per me, fregiarmi della benevolenza degli artisti napoletani e questa è una cosa che mi inorgoglisce molto… Soprattutto in quest’ultimo periodo, visto che ho prestato la mia chitarra all’ultimo disco di M’Barka Ben Taleb “Passion Fruit” nel pezzo intitolato “Nun te scurdà” e sono molto contento di questa cosa. Paradossalmente potrebbe sembrare una cosa un po’ piccola rispetto alla progettualità che mi circonda, invece è un’esperienza che mi ha fatto enormemente piacere perché sono entrato ufficialmente nel parco giochi dei divertimenti, quale è la musica a Napoli.

E con il pubblico come ti rapporti?

Beh, molto bene perché sono un tranquillo. Quello che prediligo, quando sono in pubblico, è il mio concerto di chitarra in versione solo. L’anno prossimo festeggerò i miei 50 anni con la chitarra… ho iniziato quando avevo 12 anni, ne compirò 62 l’anno prossimo e voglio raccontare il mio modo di suonare la chitarra molto semplicemente.

Fausto Mesolella e Peppe Servillo durante l'esibizione degli Avion Travel alla Repubblica delle Idee Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella e Peppe Servillo durante l’esibizione degli Avion Travel alla Repubblica delle Idee Ph Luigi Maffettone

Al convegno tenutosi presso la Mostra d’Oltremare, intitolato “La musica è un bene comune”, citasti Leo Ferrè dicendo “Dov’è finita la musica? La musica è finita nei cessi dei conservatori…” Una dichiarazione forte e ben distante da quello che ci viene proposto in questo momento storico….

Sì, il mio intervento era una provocazione perché per stabilire un contatto, un’occasione di dialogo a volte è necessario sprofondare. Il titolo era “La musica è un bene comune”: Certo, la musica è un bene comune ma andiamola prima a recuperare nel cesso perché è stato fatto un danno mediatico enorme a quest’arte e ai musicisti stessi, basta guardare la televisione per capire dov’è finita la musica.

Raffaella Sbrescia

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Classifica FIMI: è dei 5 Seconds of Summer l’album più venduto della settimana in Italia

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I “5 Seconds of Summer” scalzano i Dear Jack dalla vetta della classifica FIMI/GFK con il loro omonimo album, seguiti da “X”, il nuovo disco di Ed Sheeran e dai Coldplay che chiudono il podio con “Ghost Stories”. Come accennato in apertura, i Dear Jack sono quarti mentre al quinto posto c’è Deborah Iurato, seguita da Lana Del Rey con “Ultraviolence”. Scende in settima posizione Salmo con “S.A.L.M.O Documentary Combo” mentre i Linkin Park sono ottavi con l’album intitolato “The Hunting Party”. Nono Biagio Antonacci con “L’amore comporta” mentre “Xscape”, l’album postumo di Michael Jackson chiude la top ten.

Lyric video: “Amnesia” – 5 Seconds of Summer

“On the way”, Alberto Pizzo in concerto. Il live report

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo

Avevamo già avuto modo di ascoltare le dolci note di Alberto Pizzo, in occasione della pubblicazione di “On the Way”, il secondo album del pianista napoletano, classe 1980, che ha avuto il coraggio funambolico di inserire in uno stesso progetto le sue radici mediterranee e l’innovazione jazzistica made in Usa. Dopo una serie di incredibili esperienze vissute proprio a New York e numerose collaborazioni di grande prestigio artistico, Alberto è tornato a Napoli, sul palco del Teatro Diana, per rimettersi alla prova e dimostrare a tutti i frutti di un percorso degno di una favola. Attento, emozionato, concentrato, in abiti casual, Alberto Pizzo si è subito calato sui tasti bianchi e neri del pianoforte, senza fronzoli, senza preamboli, senza salamelecchi. Ad accompagnare le sue note, solo uno monitor colorato, monocromatico, utilissimo per associare le suggestioni sonore alle visioni della mente.

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo

Il veicolo tra l’arte espressa da Alberto e il pubblico sono le sue dita che, veloci, velocissime, inarrestabili corrono su e giù senza sosta e senza soluzione di continuità. La scaletta è serrata: sonate romantiche e melodrammatiche si alternano a sensuali incursioni jazz senza trascurare delle irresistibili parentesi latin mood: si va da “Paris” brano ispirato alle magie cinematografiche di Woody Allen, a “Mediterraneo”, una composizione scritta sulle coste a strapiombo del Cilento, proprio a ridosso delle brillanti e sinuose onde di un mare che conquista e uccide, a proprio piacimento, i suoi stessi figli. Profumano di agrumi e d’amore, invece, le note di Alberto Pizzo che, in “Chopininha” immagina Chopin in Brasile, per un risultato artistico di chiara identificazione cosmopolita. Davvero coinvolgente è, inoltre, la rivisitazione della colonna sonora di “Nuovo cinema Paradiso” ma anche di grandi ed intoccabili grandi classici come “Era de Maggio” e “Passione”, rivisti con travolgente personalità. Spazio anche agli inediti come “Gocce di vita”, la delicatissima “Nostalgia” from “Eternity” e la perturbante bellezza “My Milonga”. L’ eccellente performance di Alberto Pizzo si conclude con un trittico di grandi classici spaziando dalla cinematografia alla poesia d’autore all’insegna della contaminazione e della condivisione; concetti, questi ultimi, che, a Napoli, trovano sempre un riscontro entusiasta e, che, siamo sicuri troveranno un’ottima risposta anche altrove nel corso questo viaggio “On the way”.

Raffaella Sbrescia

Intervista a Franco Ricciardi: “Canto la periferia della gente per bene”

Franco Ricciardi (Foto pagina Facebook dell'artista)

Franco Ricciardi (Foto pagina Facebook dell’artista)

Franco Ricciardi è un artista presente sulla scena partenopea da oltre un ventennio. Amante della ricerca musicale e, sempre aperto alla sperimentazione, l’artista si è aggiudicato il David di Donatello 2014 per il brano “A Verità”, colonna sonora del film “Song’ e Napule” dei Manetti Bros. Reduce dalla pubblicazione dell’album intitolato “Figli e Figliastri”, ricco di prestigiose collaborazioni e svariati featuring, Franco Ricciardi si sta preparando ad un lungo tour che lo porterà in giro per tutta Italia. La sua missione? Cantare la periferia della gente per bene.

La musica per te è qualcosa di epidermico… Quali sogni, speranze, problemi canti nelle tue canzoni?

Nelle mie canzoni canto quello che vedo, quello che ascolto e cerco di dare voce a chi non ce l’ha. In effetti lo dico sempre, per me la musica è un fatto epidermico, capace di arrivare al cuore aldilà di qualsiasi ostacolo possibile e di accompagnarci in ogni momento della nostra vita.

La periferia è, da sempre, il tuo punto di riferimento, il tuo cordone ombelicale…Cosa significa nascere e muovere i propri passi in un contesto che viene abitualmente additato da tutti?

Significa avere più forza, combattere con più sacrificio, significa fare la fatica due volte: la prima volta per imparare, la seconda per far capire alla gente che hai imparato. Alla fine però, quando riesci nel tuo intento, sei doppiamente soddisfatto.

Franco Ricciardi_Figli e figliastri

Quali sono i punti fermi e i caposaldi del tuo “Cuore Nero”?

Il mio punto fermo è il credo nella libertà d’espressione. La musica non può essere vincolata da un produttore o dal discografico di turno. L’arte è libertà e io ho voluto mettere su la mia etichetta “Cuore Nero” per essere libero di esprimere tutto quello che ritengo giusto per me.

Nell’album “Figli e figliastri” hai ulteriormente esteso la tua ricerca musicale attraverso una serie di featuring e collaborazioni importanti, ce ne parli nel dettaglio?

In “Figli e Figliastri” ci sono varie collaborazioni perché sono del parere che chi ama la musica la condivide con gli altri. Mi fa piacere ospitare nel mio disco, sia persone napoletane che non… Ci sono anche tanti giovani come Ivan Granatino in “Luna Park”, quest’anno ho scelto anche Enzo Dong, un ragazzo del rione Don Guanella, che ha del talento, e mi ha fatto piacere duettare con lui in un mio pezzo old school qual è “Prumesse mancate”. Un altro ospite speciale è stato Clementino, Lucariello, uno dei primi rapper napoletani poi ci sono Gue Pequeno eRocco Hunt.  I featuring partono sempre da una stima reciproca, il risultato, dunque, è sempre naturale.

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Come hai vissuto l’emozione della vittoria del David di Donatello per il brano “A Verità”, contenuto anche nel film “Song’ e Napule” dei Manetti Bros?

Ho vissuto tutto con molta tranquillità, semplicemente perché non credevo assolutamente di poter vincere. Mi sono goduto tantissimo la nomination, perché per me quella era la vera vittoria. Essere stato selezionato, per me che partivo da Scampia, era già qualcosa di incredibile e mai mi sarei aspettato di vincere l’Oscar italiano. Mentre ero lì, i miei amici che hanno condiviso il pezzo, ovvero Rosario Castagnola, Sarah Tartuffo e Nelson mi chiedevano a ripetizione di preparare qualcosa da dire in caso di vittoria, io, invece, controbattevo loro che non era nemmeno lontanamente ipotizzabile e che una nostra vittoria sarebbe stata una cosa da pazzi. In gara c’erano dei film che avevano produzioni incredibili e fino all’ultimo non ci ho mai creduto… Poi, quando ho sentito Caparezza nominare il titolo del mio brano, mi sono letteralmente gelato! La sorpresa inaspettata è sicuramente la più bella cosa, senza la preoccupazione di dover sperare in qualcosa e con la consapevolezza di vivere con tranquillità una sconfitta che si era già messa in conto. Quello che non mi piace è arrivare alle cose con affanno.

Nel brano canti “Arraggia ca saglie e nun fa sunnà”… Tu cosa sogni?

Il mio sogno è quello di sognare sempre perché sognando si coltiva la speranza. Vivo giorno per giorno, mi do degli obiettivi che cerco di vivermi in piena serenità. La musica ha proprio bisogno di questo, di serenità da divulgare anche agli ascoltatori. Se sei “arraggiato” la gente avverte questa tua rabbia…

Un tuo concetto molto importante è “Canto la Scampia della gente per bene…”

Certo! Soprattutto in questo periodo pieno di fiction, libri e quant’altro che non esaltano la parte per bene di questa zona così martoriata. Io abito proprio a pochi passi da Scampia, l’ho vista nascere, l’ho vista venire su negli ’70 e credo, anzi sono fermamente convinto, che la maggioranza delle persone che ci vivono sono brava gente. Forse a qualcuno fa comodo far credere che la parte brutta di questa popolazione sia molta di più di quanto sia in realtà…da parte mia vedo con i miei occhi e tocco con le mie mani tante brave persone.

Sei molto attento e disponibile con tante giovani leve dello scenario rap e hip hop nazionale, come mai? Cosa ti spinge ad aiutare questi ragazzi?

Le nuove generazioni sono il nostro futuro, guardare loro è guardare il nostro domani. Io in genere amo il nuovo ed è per questo che amo le nuove generazioni. Sono sempre contento di dare loro una possibilità, nel mio piccolo, e, in genere, lo faccio sempre.

Hai altri progetti, anche non musicali, in corso o in programma?

Sto per iniziare il “Figli e Figliastri” tour mentre da ottobre saremo in giro per l’Italia, e oltre, con uno spettacolo teatrale intitolato sempre “Figli e Figlastri”, che, ovviamente, subirà svariati ritocchi perché non sarà come lo show che portiamo in piazza, sarà più raccolto con delle piccole prefazioni a quello che canterò. Sarà una nuova esperienza visto che come spettacolo teatrale ho fatto solo il Musical però, in quel caso, ero con altre persone. Per il resto andrò a trovare un bel po’ di amici sul palco. Mi hanno anche chiamato per tenere un concerto all’interno del carcere di Poggioreale, credo che canterò anche nelle carceri minorili per cercare di portare un messaggio positivo a queste persone e far capire loro che ci sono tante strade e alternative da scegliere per vivere una vita onesta, fatta di sacrifici.

Che rapporto hai con il tuo pubblico e com’è strutturato il tuo concerto?

Io ed il mio pubblico siamo ormai una famiglia, grazie anche alla rete e ai social network siamo sempre in contatto. Con molti di loro mi vedo e mi incontro anche tutti i giorni, ormai sono 20 anni che faccio musica e li conosco un po’ tutti, alcuni sono proprio dei miei amici, persone che mi danno dei consigli. A me, poi, piace molto ascoltarli, dal più piccolo al più grande e adoro avere il loro parere, di cui spesso faccio tesoro.

Raffaella Sbrescia

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Video: “A Verità”

“Bach for Babies”, Ramin Bahrami tramanda Bach ai più piccini. La recensione dell’album

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“Bach for Babies” (Decca – Universal) è il nuovo lavoro discografico del pianista Ramin Bahrami, riconosciuto come uno dei massimi conoscitori ed interpreti del noto compositore Johann Sebastian Bach. Scelti per il loro carattere intimo e delicato, i brani di “Bach for Babies” nascono dal preciso intento di creare una rassicurante e vellutata sintonia tra il musicista e l’ ascoltatore. La prima persona ad ascoltare il disco è stata proprio una bambina, si tratta di Shahin Maria, la figlia neonata di Bahrami che, attraverso il suo sorriso, è riuscita ad aiutare suo padre nella scelta dei brani che, uno dopo l’altro, come tasselli di un prezioso mosaico, si sono incastonati in un progetto in grado di coniugare il genio e l’eleganza del passato con l’innovazione e l’emotività contemporanea.

Ramin Bahrami Ph Giuseppe Melandri

Ramin Bahrami Ph Giuseppe Melandri

Già a partire dal titolo, “Bach For Babies” si presenta come un disco ambizioso, pensato per avvicinare i più piccoli alla musica di spessore, senza imposizione alcuna. La passione per la ricerca e la  sensibilità cosmopolita del pianista iraniano è, da sempre, incentrata sulla monumentale produzione strumentale di Johann Sebastian Bach, tuttavia le influenze europee ed orientali, che hanno caratterizzato l’infanzia di Bahrami, hanno fatto sì che il musicista scegliesse di inserire nel disco anche frammenti di Gluck, del mozartiano Flauto magico e di Brahms. Una tracklist completa ed esaustiva, composta con il cuore pieno di gioia per l’arrivo della sua bambina ma anche con la mente rivolta alla dimensione familiare dello stesso Bach, offrirà la chiave di lettura di note versatili e coinvolgenti, frutto di suggestioni senza età e senza tempo. Il motore di questo circolo di emozioni è uno struggimento creativo che, attraverso Bahrami, intende rivolgersi ai nuovi musicisti del domani. Non rimane che sperare che questo lavoro possa trovare modi, tempi e luoghi per essere divulgato e tramandato ai più piccini.

Raffaella Sbrescia

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Tracklist:

1 Ich habe genug – Cantata BWV 82 *

2 Schlummert ein ihr matten Augen – Cantata BWV 82 *

3 Aria – Variazioni Goldberg BWV 988

4 Aria sulla quarta corda – Suite n. 3 BWV 1068 *

5 Siciliano – Sonata per flauto BWV 1031 (Arr. Kempff)

6 Erbarme dich – Passione secondo Matteo BWV 244 *

7 Invenzione a due voci n. 13 BWV 784

8 Sinfonia in sol min. n. 11 BWV 797

9 Largo- Concerto per pianoforte n. 5 BWV 1056 *

10 Preludio e Fuga

Clavicembalo ben temperato I BWV 846

11 Jesus bleibet meine Freude

Cantata BWV 147*

GLUCK

12 Danza degli spiriti beati (Arr. Sgambati)

MOZART

13 Ach ich fühl ́s – Il Flauto Magico*

BRAHMS

14 Wiegenlied op. 49 n. 4

15 Romanza op.118

16 Wiegenlied op.49 n.4 eseguito con carillon

* Arrangiamento di Ramin Bahrami

 

Intervista ai Kutso: “Musica per persone sensibili” in Perpetuo tour

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I Kutso sono un gruppo rock alternative italiano composto da Matteo Gabbianelli (voce), Donatello Giorgi (Chitarra),  Luca Amendola (Basso),  Simone Bravi (Batteria). I Kutso sono molto apprezzati, non solo per la loro forte presenza scenica e per il carisma che caratterizza le loro esibizioni dal vivo, ma anche e soprattutto per i contenuti immeditati dei loro testi. Un controverso equilibrio tra la dimensione esplicitamente crepuscolare delle loro canzoni si alterna a degli arrangiamenti e a delle melodie ritmate e coinvolgenti. A parlarci della dimensione artistica dei Kutso è Matteo Gabbianelli, voce e autore dei testi del gruppo, destinato a lasciare un segno ben riconoscibile all’interno dello scenario musicale italiano.

Di cosa parlano e cosa intendono comunicare i Kutso nel 2014?

Esprimiamo semplicemente quello che abbiamo dentro, le canzoni sono dei pretesti per spurgare la negatività che ci portiamo dentro… Tra l’altro è pur sempre vero che molto spesso si sente il bisogno di scrivere proprio quando c’è qualcosa che non va o si ha la necessità di dover dire qualcosa.

Qual è il contesto in cui fate musica e quale realtà portate nei vostri contenuti artistici?

Io sono il “colpevole” dei testi, compongo sia le armonie che le parole. Quando scrivo delle canzoni parto prima dalla musica, compongo tutto quello che riguarda la parte armonica e poi ci metto su le parole, che, in genere, sono sempre sbeffeggianti e sarcastiche. Mi piace dirmi in faccia le cose così come stanno, anche in maniera diretta ed esplicita, senza giri di parole. Proprio per queste ragioni i nostri testi sono tutti mortiferi, negativi, crepuscolari però questo buio viene redento dalla luce della musica che, invece, è solare e piena di gioia di vivere. La nostra musica, in sintesi, presenta un contrasto netto tra testi assolutamente definitivi e disfattisti, caratterizzati da un ampia natura sarcastica, e una musica dirompente, vorticosa e piena di colpi di scena.

Kutso

Kutso

Cosa vi sta lasciando, a livello personale ed artistico, il “Perpetuo tour”?

Siamo molto contenti di come stanno andando le cose perché stiamo suonando tantissimo. Sono anni che non ci fermiamo mai e, anche adesso che stiamo registrando il prossimo disco, non ci siamo fermati e penso proprio che non ci fermeremo finche la vita ce lo consentirà. Siamo orgogliosi del fatto che riusciamo ad avere sempre più consensi anche se per noi è un po’ più difficile l’aspetto comunicativo: nonostante il nostro seguito sia sempre più numeroso, così come fitti sono gli appuntamenti dal vivo, non siamo ancora supportati dalla stampa di settore e fatichiamo a pubblicizzare quello che ci sta succedendo. Ad ogni modo siamo molto contenti, abbiamo un po’ di cose belle che ci attendono prossimamente.

Come vi siete rapportati al pubblico durante i tantissimi opening che vi hanno visti protagonisti?

Sono state esperienze molto belle! Siamo stati al 1 maggio in Piazza San Giovanni a Roma, dove c’erano 500.000 persone, si è trattato di un momento breve ma molto intenso. Le aperture, più in generale, sono state tutte delle conferme perché, nonostante il fatto che ci fossimo trovato di fronte a pubblici molto eterogenei, abbiamo sempre avuto una risposta positiva. Questo ci ha fatto pensare che la gente abbia sempre capito qual è lo spirito del nostro concerto che noi cerchiamo sempre di trasformare in una festa in cui tutti partecipano con la stessa importanza, in un rapporto orizzontale.

Kutso

Kutso

In “Siamo tutti buoni”, un brano tratto dal vostro album intitolato “Decadendo (Su un materasso sporco) cantate “Intrattengo inconcludenti rapporti d’interesse vago con persone false come me… e cosa ci guadagno? Forfora e gastrite”… E’ forse questa la vostra definizione di decadenza?

 La decadenza, come la intendo io, è un sentimento interiore. Ad ogni modo è un concetto che può sicuramente essere riassunto anche in quella frase… si tratta di un costringersi a essere qualcosa che non si è per poi prendere le briciole di quello che si voleva.

Cosa ha significato per voi girare lo spot anti HIV?

È stata un’esperienza molto importante, che ci ha fatto riflettere. Siamo tutti sostenitori del buon senso e dell’attenzione anche nei confronti del prossimo, questa è, infatti, una cosa che non riguarda solo la propria salute… Tuttavia  è difficile essere ligi al dovere quindi è stata un’esperienza che ci è servita per autobacchettarci.

Che ruolo avete avuto nel progetto intitolato “When I Was an Alien”?

Quella è stata una bella iniziativa organizzata dalla Inconsapevole Records, che ha voluto realizzare una compilation tributo a Kurt Cobain, in occasione dell’anniversario della morte dell’artista e che ci ha chiesto di rifare un brano, neanche troppo famoso, contenuto nell’album “In Utero”, intitolato “Tourette’s”. Abbiamo rivisitato il brano completamente a modo nostro, la versione originale è tutta molto strillata, un pezzo puramente punk, noi, invece, l’abbiamo fatta diventare funk con un cantato lirico ed improbabile, ad opera del nostro chitarrista. Ci piace dissacrare i miti, sbeffeggiare quello che viene ritenuto importante dagli altri.

Il 12 luglio parteciperete all’Hard Rock Live di Roma…sarete la voce fuori dal coro?

Saremo lì con i Negramaro, i The Fratellis, i Velvet e altri gruppi…sarà una bella situazione  e, anche se saremo un po’ un pesce fuor d’acqua, non vediamo l’ora di andarci proprio perché in genere sguazziamo bene in queste cose in cui non c’entriamo niente. La gente non si aspetta il nostro genere e, invece, quando ci ascolta rimane contenta perché pensa di aver visto e ascoltato qualcosa di unico. Alle persone piace essere stupite quindi siamo entusiasmati all’idea di partecipare a questo evento.

Kutso

Kutso

Siete al lavoro su un nuovo album…cosa potete anticiparci a riguardo?

Il titolo che abbiamo scelto per questo nuovo album sarebbe dovuto essere quello del nostro primo disco ed è “Musica per persone sensibili”. Questa scelta rappresenta una precisazione: spesso siamo stati fraintesi e considerati gruppo di musica demenziale, una parola che ci fa venire l’orticaria. Noi non siamo né fan di Elio e Le Storie Tese, né estimatori di Frank Zappa né tantomeno degli Skiantos etc… In ogni caso quando scrivi delle cose, come facciano noi, in maniera così diretta ed esplicita e le abbini ad una musica tutta allegra e zompettante, il risultato può essere esilarante però non è questo quello che ci interessa. Veniamo più dal non sense di Rino Gaetano, dal cinismo di Giorgio Gaber, dal punk nichilista di Iggy Pop… quello è il mondo da cui proveniamo. Ritengo, quindi, che le nostre canzoni non siano qualcosa di superficiale, al contrario sono il frutto di ragionamenti ponderati a lungo. Quando cerco una parola, non lo faccio così per fare o perché suona bene quindi, con questo titolo, volevamo indurre nello spettatore un sentimento ed un approccio diverso alla nostra musica.  Il filo che seguiremo all’interno delle tematiche affrontate seguirà la direzione che abbiamo intrapreso con “Decadendo (Su un materasso sporco), per il resto ci sarà una svolta un po’ più aggressiva, coerente con l’intento di mettere a fuoco quello che avevamo cominciato con il precedente album.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Decandendo (Su un materasso sporco) su iTunes

La recensione de “L’Improbabile”, il nuovo album della Bandabardò

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A tre anni di distanza da “Scaccianuvole”, la Bandabardò di Enrico “Erriquez” Greppi, Alessandro “Finaz” Finazzo, Andrea “Orla” Orlandini, Marco “Don” Bachi, Alessandro Nutini detto “il giovane Nuto” e Federico “Pacio” Pacini ritorna con “L’Improbabile”. L’undicesimo disco di inediti dell’amatissima live band italiana segna un nuovo modo per rivivere l’autenticità dell’ormai consolidata cifra stilistica del gruppo. Distribuito per la prima volta con Warner Music, “l’Improbabile” racchiude poesia, allegria, ritmo e passione: chiacchiere da bar, aforismi, aneddoti, sessualità, attualità, frivolezze affiorano con freschezza e classe attraverso 13 brani scritti senza rinunciare ad una verace esuberanza che, da più di vent’anni, rappresenta, a pieno titolo, il marchio di fabbrica di questa solida ed insostituibile realtà musicale. Ad accompagnare il progetto, una bella e originale copertina realizzata da Iacopo Fo, una visione grafica pensata per rispecchiare l’intenzione di riprendere un concetto di fondo: quello dell’improbabilità, intesa come impresentabilità di tanti soggetti e comportamenti, specie quelli che privano la comunità di risorse a vantaggio di pochi. Giovani, vecchi, coatti, innamorati, corrotti, incazzati sono i protagonisti di un progetto ricco di arrangiamenti importanti: fiati, tastiere ed elettronica si intrecciano con il groove delle chitarre, acustiche ed elettriche e dell’ukulele.

Bandabardò

Bandabardò

Pochi e selezionatissimi sono, invece, gli ospiti presenti in questo album, si tratta di Alessandra Certini de Il Genio, che interpreta “E allora il cuore”, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album, e che ha realizzato i cori in tutto il disco. Poi c’è il rapper G-Max, arguta e bruta voce presente in “Senza impegno” e Master Mixo, l’ottimista di “Andrà tutto bene”, il brano che chiude l’album con una sentita dedica all’amore: la sola scienza, la sola politica, la sola  ricchezza. Molto intenso anche il testo scritto da Francesco Gazzé per “La selezione naturale”, un fedele ritratto di coloro che hanno imparato a rubarci l’anima e speculare sul nostro dolore. Molto sfiziosa è la cover di “Ça plane pour moi”, successo di Plastic Bertrand dell’annata 1977 che, insieme all’irriverenza di “Punti di vista”, allo scanzonato finto disinteresse socio-politico di “Senza impegno” ed al citazionismo sbeffeggiante di “Italian Expo”, rientra tra i momenti più interessanti del disco. “La vita è come la vestizione, un lento spettacolo d’indecisione, cantano ne “La Vestizione” i Bandabardò  che, attraverso la loro coinvolgente miscela di folk-rock-pop, riescono ancora ad unire sostanza e leggerezza risultando eleganti, generosi, intensi.

Raffaella Sbrescia

Acquista “L’Improbabile” su iTunes

Video: “E allora il cuore”

 L’improbabile tour

3 luglio Grande Arena del Centrale del Tennis ( Roma)

6 luglio Mezzocorona (TN) Solstizio d’Estate Festival

12 luglio Pistoia Blues (Pistoia)

18 luglio  Carroponte (Milano)

29 luglio Strozza Music Fest

 

 

Gipsy Trio in concerto: emozioni gitane al Castel Sant’Elmo

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Lo scorso 27 giugno, la sempre splendida location del Castel Sant’Elmo a Napoli ha ospitato il concerto del Gipsy Trio. Sul palco grandi chitarristi come Stochelo Rosenberg e Salvatore Russo accompagnatati dal contrabbassista Renato Gattone. Ad organizzare l’evento il New Around Midnight Jazz Club che, grazie a questo speciale evento, ha offerto al pubblico l’occasione di apprezzare le particolarissime velleità del musicista di origini olandesi Stochelo Rosenberg, riconosciuto tra i massimi interpreti del gipsy jazz. In scaletta brani come  “Django’s tiger” e” Tears” di Django Reinhardt, principale interprete di questo genere musicale  che, alla fine dei suoi numerosi viaggi, si stabilì con la propria carovana a Parigi. Passando dal manouche al jazz swing, senza dimenticare apprezzabilissime spruzzate folk, Stochelo e colleghi si sono divertiti ad eseguire anche classici del jazz come “Caravan”, eseguito per la prima volta da Duke Ellington e “For Sefora”, una delle più note composizioni dello stesso Rosenberg.

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Da sottolineare anche l’apertura del concerto di Carlo Lomanto, docente di Canto Jazz al Conservatorio di Cosenza e al Conservatorio di Napoli. Grazie al suo innovativo Guitass Project l’artista si è esibito con un particolare strumento, una chitarra/basso creata per lui dalla GNG, cimentandosi nell’interpretazione di grandi classici del Jazz e del Blues come “Hallucination”, “But Beautiful”, “Every Day I Have the Blues” e “Come together” dei Beatles, alcuni dei quali contenuti nel suo ultimo album intitolato “Dreams”.

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Spazio anche alle tematiche sociali con il Flashmob organizzato dagli infermieri della neonata Associazione ‘Codice Rosa’ e laureandi in Infermieristica e Infermieristica Pediatrica che, con questa iniziativa, hanno inteso lanciare un messaggio contro la violenza sulle donne.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

 

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

 

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Carlo Lomanto Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Carlo Lomanto Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Carlo Lomanto Ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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