Dopo la grande avventura a The Voice, il talent show che l’ha visto brillare nella squadra di J-Ax, Valerio Jovine è tornato a Napoli con un affollatissimo concerto all’ Arenile Reload, tenutosi lo scorso 12 luglio, all’interno di Drop, la rassegna di concerti che racchiude il meglio della musica italiana ed internazionale. Con una serratissima scaletta, il cantante partenopeo ha conquistato ancora una volta la platea grazie alla sua verve energetica che, nel corso degli anni, gli ha permesso di essere riconosciuto come una delle realtà musicali più apprezzate non solo dal pubblico ma anche dai colleghi. Jovine vanta, infatti, tante collaborazioni importanti, prima delle quali quella con il fratello, JMR dei 99 Posse, gruppo in cui anche lui milita dal 2010.
Jovine Ph Luigi Maffettone
L’atmosfera festosamente reggae del suo live è stata il contesto in cui l’artista ha cantato molte e famose canzoni, prima tra tutte “Napulitan”, manifesto di cosmopolitismo e pacifica fratellanza, scritta in collaborazione con O’ Zulù e che, mai quanto oggi, accomuna i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre suggestioni.
Jovine Ph Luigi Maffettone
Lo stile innovativo e sovversivo di Jovine rappresenta la valvola di sfogo del fervore, l’entusiasmo e la grinta con Valerio rivisita, crea e manipola testi e arrangiamenti con duttile creatività. Un travolgente “contrabbandiere” di note che, privo di schemi, etichette, pregiudizi, dispensa sorrisi in nome di un’indomita passione.
Si è svolto lo scorso 11 luglio il secondo Venerdì d’Autore, l’incontro musicale ideato dalla giornalista Raffaella Sbrescia in collaborazione con il Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini a Napoli. Protagonista della serata, la cantautrice siciliana Teresa Capuano, in arte Katres che, ad un anno di distanza dalla pubblicazione del suo primo ed apprezzatissimo album intitolato “Farfalla a Valvole”, ha cantato non solo alcuni brani estratti dal disco, di cui è autrice e produttrice artistica, ma anche deliziato i presenti con ben due brani che ascolteremo nel prossimo album, attualmente in lavorazione.
Venerdì d’Autore: Katres Ph Luigi Maffettone
Riconosciuta come una delle penne e delle voci più promettenti d’Italia, Katres ha preso parte a numerosi Premi riservati ai più talentuosi cantautori della penisola, riscuotendo, spesso, non solo l’apprezzamento degli addetti ai lavori, ma anche prestigiosi riconoscimenti. Tra i suoi numerosi pregi, spicca una vocalità calda, morbida, potente e vellutata che, associata alla padronanza strumentale della chitarra e ad una personalità forte e decisa, determina il ritratto perfetto di un artista da tenere assolutamente in considerazione.
Venerdì d’Autore: Katres Ph Luigi Maffettone
L’incontro a tu per tu con Katres si è svolto attraverso un incalzante botta e risposta, tra curiosità legate alle canzoni, agli ascolti, ai trascorsi e alle preferenze artistiche di un artista che ama scrivere di e per le donne. Proprio un percorso al femminile è quello che Katres racconta in “Farfalla a Valvole” ed è forse anche per questo che il primo brano in scaletta, eseguito rigorosamente dal vivo, voce e chitarra, è “Coiffeur”, il primo singolo estratto dall’album che tratta ironicamente dei cambiamenti e dei colpi di testa che, nelle donne, spesso implicano svolte esistenziali in atto.
Venerdì d’Autore: Katres Ph Luigi Maffettone
A seguire “Conto e canto”, un susseguirsi di idee che si confrontano, che si scontrano, si smontano e poi cadono fino ad alleggerirsi come sogni in dissolvenza. Spazio anche al doppio legame di Katres alla Sicilia a e alla Campania: nata e cresciuta tra due grandi vulcani, Teresa racconta se stessa in “Madre Terra”, un brano agrodolce che ben si sposa con la metaforica immagine madre-figlia. Dedicato a Bianca d’Aponte, cantautrice e figura femminile a cui Katres dimostra di essere molto legata, attraverso una costante e fortunata partecipazione al premio musicale a lei dedicato, “Farfalla a valvole” è un album davvero molto ricco di parole, di poesia, di storie. Una di queste è “Via dalla mia vita”, un brano forte, intimo e adatto a rispecchiare lo stato d’animo di tutte quelle donne che, per colpa di un cuore troppo debole, si arrendono ad una vita in compagnia di un uomo che non le ama per davvero.
Venerdì d’Autore: Katres Ph Luigi Maffettone
La musica, respiro del mondo di Katres, rappresenta lo spunto per tornare anche indietro nel tempo, ecco, dunque, spuntare in scaletta “Cu ti lu dissi”, un appassionato canto d’amore in siciliano, frutto della speciale penna di Rosa Balistreri. Piazza Bellini, in costante fermento, cede all’incanto della voce di Katres che, sulle note del brano intitolato “Non ho bisogno”, spicca il volo tra nuvole di leggiadri gorgheggi.
Venerdì d’Autore: Katres Ph Luigi Maffettone
Come accennato in apertura, Teresa omaggia il pubblico del centro storico di Napoli con ben due brani che faranno parte del suo nuovo album, il primo s’intitola “Bla bla bla”: un brano ironico e pungente, incentrato sulla sostanza delle cose che ci circondano, mentre il secondo è “Ormai ho deciso”, una testimonianza caratteriale che non ammette repliche e che rappresenta un’ulteriore prova di maturazione autoriale dell’artista. In concomitanza con l’arrivo dell’estate, Teresa si è anche divertita ad interpretare “Spensierati giorni”, il racconto di un’avventura amorosa di quelle tipicamente estive vissute al mare. In chiusura, ancora un bis, con “Coiffeur”, un brano che, come la voce di Katres, nel cuore e nella testa, resta, resta, resta.
Jan Luca Sestak is a nineteen year old pianist, born in Celle (Niedersachsen). “New Way” is the title of his new album. This work shows a complex musical world, a particular personality and a talented creative musician. Blues, Boogie Woogie, Jazz, Funk, Pop and classical music are mixed and matched in a project that will surprise and enchant many listeners. We have exlusively interviewed Luca in order to be acquainted with his charming music.
Jan Luca Sestak è un pianista diciannovenne, nato a Celle (Niedersachsen). “New Way” è il titolo del suo nuovo album. Questo lavoro mette in mostra un mondo musicale complesso, una personalità particolare ed un musicista creativo e talentuoso. Blues, Boogie, Woogie, Jazz, Funk, Pop e musical classica sono i generi musicali mixati in un progetto che sorprenderà e incanterà molti ascoltatori. Abbiamo intervistato Luca, in esclusiva, per entrare in confidenza ed approfondire la conoscenza della sua travolgente musica.
When and how did your passion for music begin?
Well, when I started playing – better said – when my father wanted me to start playing piano I didn’t like it, I hated it. Progress was very slow and I preferred to play outside with friends instead of practicing silly musical scales and everything. As far as I can remember the passion for music started when my piano teacher let me play a Beethoven Sonata. That was the first time I played something which I have heard before, something that sounded serious and the first time I said to myself: “Hey, this is fun!”. That was when I was about 11 years old, so 2 years after I started taking classical lessons. Then everything went very quickly, I discovered a jazz version of a classical song and that fascinated me immediately. I looked up the Internet for jazz and came to blues and boogie woogie. I was captured.
Quando e come è iniziata la tua passione per la musica?
Beh, quando ho cominciato a suonare, o per meglio dire, quando mio padre ha voluto che cominciassi a suonare il pianoforte, non mi piaceva, lo odiavo. I progressi erano molto lenti ed io preferivo uscire a giocare con miei amici invece di star lì a studiare scale musicali e cose simili. Per quel che ricordo, la passione per la musica è iniziata quando il mio Maestro di pianoforte mi lasciò suonare una sonata di Beethoven, Quella fu la prima volta in cui suonavo qualcosa che avevo già sentito prima, qualcosa che mi sembrava autorevole, e per la prima volta, mi sono detto: “Hey, questo è divertente!”. Tutto questo accadeva mentre avevo l’età di 11 anni, ben 2 anni dopo che avevo cominciato a prendere lezioni di musica classica. In seguito tutto è arrivato molto velocemente, quando scoprii la versione jazz di una canzone classica, ne rimasi affascinato. Cercai su Internet per capirne qualcosa in più e arrivai al blues ed al boogie woogie, sono stato catturato!
What did inspire the title of your new album and what are the messages that you would communicate to your public?
As I just said, I discovered Boogie Woogie and that was the genre that I played most of the time since then. Over the years I got to know other artists like Vince Weber and James Booker, which are both ingenious and very creative pianists in my opinion. Blues music from Muddy Waters, Eric Clapton, Ray Charles… Jazz by Oscar Peterson and Jaques Loussier fascinated me as well as funk and even contemporary pop & rock music. Last but not least, I listened more and more to classical pieces – Chopin & Liszt are my favourites.
I guess all of that affected my playing, as I was fascinated by the chords and the rhythms that were used in all those great songs out there, so slowly and maybe sometimes even unconsciously I mixed elements, chords and rhythms from all these music styles with the style I played before. Now, I tried to capture the result of that in this album and I think the mixture of songs and styles is somehow a “New Way” for me as well as for the listeners who know my first CD.
What messages I would like to communicate the public? I want to get people, especially young people to get into piano and blues/jazz music again. I want to show that piano music is neither boring nor always the same. To be honest, I just want to share my music with the world and I’m happy for every person whom I made happy with my music.
Cosa ha ispirato il titolo del tuo nuovo album e quali sono i messaggi che vorresti comunicare al tuo pubblico?
Come ho già accennato, quando ho scoperto il Boogie Woogie è subito diventato il genere che suonavo di più. Nel corso degli anni ho conosciuto altri artisti come Vince Weber e James Booker, due pianisti veramente ingegnosi e creativi, a mio parere. La musica blues di Muddy Waters, Eric Clapton, Ray Charles…il Jazz di Oscar Peterson e Jaques Loussier mi hanno affascinato così come il funk, la musica pop ed il rock. Penso che tutto questo influenzi il mio suono, così come sono stato affascinato dai ritmi e dagli accordi usati in quei fantastici brani, allo stesso modo mi sono messo, a volte anche in maniera inconscia, a mixare elementi, accordi e ritmi tipici di questi stili, con quello che io suonavo prima. Stavolta, ho provato a trarre le somme di questi esperimenti in questo album e penso che il mix di canzoni e stili rappresenti, in qualche modo, un “New Way”, una nuova via, sia per me, che per gli ascoltatori che conosceranno il mio primo disco. Quali messaggi vorrei comunicare al pubblico? Io vorrei conquistare le persone, specialmente quelle giovani, e avvicinarle alla musica jazz/blues da pianoforte. Voglio dimostrare che questo tipo di musica non è noiosa e non è nemmeno sempre la stessa. Ad essere sincero, vorrei condividere la mia musica con il mondo e sono entusiasta per ogni persona che io rendo felice con la mia musica.
Your compositions and interpretations express your personal style by including blues and boogie through jazz and funk… how do you mix and match notes and feelings?
That’s a good question, the answer is: I don’t know. As I said, sometimes it happens even unconsciously. I don’t tell myself: “Now I have to mix this with that!“ and so on. It just kind of “happens“. I play what my heart says, what my mood wants and what my feelings dictate.
Le tue composizioni e le tue interpretazioni esprimono il tuo stile personale ma includono anche blues, boogie woogie, jazz e funk… Come mescoli e misceli le note e le emozioni?
Questa è una bella domanda, la risposta è: Non lo so. Come ho già detto, spesso questa cosa succede in maniera inconscia, non mi dico mai: “Ora devo mischiare questo con quello” etc… Si tratta, piuttosto, di qualcosa che semplicemente “accade”. Io suono quello che il cuore mi dice, quello che la mia anima desidera, quello che le mie emozioni mi dettano.
Luca Sestak Ph Luigi Maffettone
Which is the theme you love the most?
What a difficult question! Every theme has its own character. If I’d have to choose I’d pick the themes of “Walk With The Devil” and “Blame Game”. They’re pretty catchy and I remember lots of people having an “earworm“ of their themes after they have heard them, which is important for a song, you know.
Qual è la canzone di questo album che ami di più?
Che domanda difficile! Ogni canzone ha dei tratti precisi ma, se dovessi scegliere, mi concentrerei su “Walk of the Devil” e “Blame Game”. Sono orecchiabili e ricordo che molte persone continuavano a canticchiarle dopo averle ascoltate e questa cosa, come sapete, è molto importante per una canzone.
Can you explain the birth of “Blame Game”? This song seems to inspire mystery…
Everyone argued sometimes about important or less important things. So did I (most often with my parents). For me “Blame Game“ kind of illustrates an argument, I don’t know which one, and I can’t remember if any one was the exact birth of the song but what I know is that “Blame Game” is pretty much how I’d express an argument through music.
Ci racconti la genesi di “Blame Game”? Questa canzone sembra ispirare mistero…
Così come ciascuno di noi litiga per cose più o meno importanti, così ho fatto io (molto spesso con i miei genitori). Per me “Blame Game” parla di una lite, non so quale, e non so ricordare se qualcuna sia stata l’occasione per la scrittura del brano ma quello che so è che, quel “Blame Game” è il modo più carino con cui io possa descrivere una lite attraverso la musica.
What about “Walk With The Devil” and “Dr James”?
“Walk With The Devil” is a song inspired by the great music of the New Orleans pianist, composer and singer James Booker. He always tried out new rhythms, melodies and mixed styles.
So you have that kind of modern bass in the left hand, which imitates the drums and bass like a rhythm section of a band, giving the tune its special groove and the theme/improvisations in the right hand.
“Dr. James” is also related to James Booker, as you can guess by its name. The tune was originally written by a pianist named Henry Butler as a tribute to Booker. I discovered it years ago on the Internet and for a long time I was sure it must be a song written for two pianos because I just didn’t know how to play all the notes, scattered all over the piano. I immediately fell in love with the funk rhythm and melody of this song when I heard it.
Cosa ci dici di “Walk With The Devil” e di “Dr James”?
“Walk With The Devil” è una canzone ispirata dalla grande musica di James Booker, un pianista, compositore e cantante di New Orleans. Lui si è sempre cimentato con nuovi ritmi, melodie e stili mescolati. Da un lato hai qualcosa di molto simile alla sezione ritmica di una band, dall’altro c’è un particolarissimo groove, frutto di improvvisazione estemporanea. Anche “Dr James” è legata alla figura di James Booker, così come si evince anche dal titolo del brano. Il tema è stato originariamento scritto dal pianista Henry Butler, come triburo a Booker. L’ho scoperto vari anni fa su Internet e, per molto tempo, sono stato convinto che si trattasse di un brano scritto per due pianoforti, dato che non riuscivo a capire come suonare tutte le note disseminate lungo tutti i tasti del piano. Mi sono immediatamente innamorato del ritmo funk e della melodia di questa canzone quando l’ho sentita.
Does “Maymories”include some remembrances of your past?
Well spotted. Very special remembrances of a very special time for me which I’ll surely never forget. I had the feeling that I had to sort of “archive“ these remembrances in addition to my memory, in a song. Although the song might seem sad, for me it’s a mixture of different feelings like nostalgia, happiness, sadness as well as hope.
“Maymories” include qualche ricordo del tuo passato?
Ottima intuizione. Sì, ci sono ricordi molto speciali per me che sicuramente non dimenticherò mai. Mi sono sentito come se una specie di archivio di questi ricordi si fosse infiltrato in una canzone. Sebbene possa sembrare triste, questo brano per me racchiude svariati sentimenti: nostalgia, felicità, tristezza e speranza.
Luca Sestak Ph Luigi Maffettone
Can you tell us something about your musical references?
I could tell you for hours! There are so many… I often mentioned James Booker as well as Vince Weber. Vince is a German Boogie Woogie and blues pianist who was mainly active from the 70’s to the late 90’s. In the Boogie Woogie scene he’s well known for his complicated and groovy bass figures. But there are so many like Ray Charles, Dr. John, B.B. King, Stevie Wonder, Muddy Waters and several other blues, jazz and new Orleans musicians. What also influences me is pop, rock, electronic and R’n’B music of today. Of course classical music plays a very important role too.
I think everything you listen to influences your music. As a musician, you can’t do anything about that.
Ci parli dei tuoi riferimenti musicali?
Potrei parlarvene per ore! Ce ne sono così tanti… Spesso ho menzionato James Booker e Vince Weber. Vince è un pianista tedesco, legato al blues e al boogie woogie, che ha operato soprattutto dagli anni ’70 agli anni ’90. Nello scenario Boogie Woogie, lui è conosciuto per le sue complesse scale musicali. Ad ogni modo ci sono tanti altri musicisti come Ray Charles, Dr. John, B.B. King, Stevie Wonder, Muddy Waters e altri ancora, coinvolti nella musica blues e jazz di New Orleans. Quello che, inoltre, mi influenza, è la musica pop, rock, elettronica e R’n’B di oggi. Naturalmente anche i grandi artisti della musica classica svolgono un ruolo importante. Penso che tutto quello che ascoltiamo possa influenzare la nostra musica. Da musicista, non puoi farci semplicemente nulla.
What are your perspectives for the future?
Of course, my dream would be to make a living from music. But I’m afraid that, that will stay a dream for now. This autumn I’ll go to university – and I hope that it won’t take too much time and effort so that my piano doesn’t have to suffer from it.
Quali sono le tue prospettive per il futuro?
Naturalmente il mio sogno sarebbe vivere di musica ma temo che questa cosa, per adesso, resterà solo un sogno. Il prossimo autunno andrò all’università e spero che questo non mi prenderà troppo tempo così che il mio piano non debba soffrirne troppo.
Where and when will you play during next summer?
There are few specific plans as yet. It’s hard to plan something because of the university. But I have a request from a jazz festival in Tunisia and I’m planning to do a lot of gigs here in Germany.
Dove e quando suonerai la prossima estate?
Ci sono pochi programmi specifici per adesso, è difficile pianificare qualcosa, soprattutto per il discorso legato all’università. Ad ogni modo ho avuto una richiesta per un festival jazz in Tunisia e sto organizzando una serie di tappe in Germania.
Will you came to Italy? Have you got any friends in our country or is there any musicians you would collaborate with?
I have a very good friend in Rome who helped me participate in a great jazz festival in May 2013 (the photos on the cover of the CD were made there). And yes! There are some plans to do some gigs in Italy in the spring/summer of 2015. I don’t want to promise too much but if everything goes well there will be some concerts there.
Verrai in Italia? Hai amici nel nostro paese? C’è qualche musicista con cui vorresti collaborare?
Ho degli ottimi amici a Roma che mi hanno aiutato a partecipare ad un bel festival jazz lo scorso maggio 2013 (le foto della copertina del disco le abbiamo scattate lì) e sì, ci sono delle tappe in Italia in programma, presumibilmente durante la primavera/estate 2015. Non vi prometto nulla ma, se tutto va bene, ci saranno anche dei concerti da voi!
Festival Internazionale di Villa Adriana Ph Roberta Gioberti
Si avvicina alla conclusione l’edizione 2014 del Festival Internazionale di Villa Adriana, una manifestazione che racchiude ed evidenzia l’arte a 360 gradi, promosso dalla Regione Lazio – Assessorato alla Cultura e alle Politiche Giovanili e prodotto dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con MIBACT – Direzione Regionale Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio e il Comune di Tivoli.
Danza, teatro, musica e circo contemporaneo sono le arti che hanno animato le antiche e prestigiose mura di Villa Adriana, un tempo dimora dell’imperatore Adriano, riconosciuta come uno dei più grandi siti archeologici a cielo aperto del mondo, situato sulle colline di Tivoli, a pochi chilometri da Roma. Dallo scorso 18 giugno e fino al 15 luglio 2014, sul grande palcoscenico all’aperto allestito nell’area delle Grandi Terme di Villa Adriana, si sono alternati, e continueranno ad esserci, artisti provenienti da tutto il mondo. In questo caso specifico vi parleremo della prima italiana dello spettacolo proposto dal Nederlands Dans Theater 2, andata in scena lo scorso 10 e 11 luglio con il sostegno dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, in collaborazione con Duetto 2000-Roma.
Festival Internazionale di Villa Adriana Ph Roberta Gioberti
Composto da diverse coreografie, rispettivamente intitolate “I new then” di Johan Inger, “Shutters shut” & “Subject to change” di Sol León & Paul Lightfoot, “Cacti” di Alexander Ekman lo spettacolo ha rappresentato una preziosa occasione di arricchimento culturale ed emotivo. In “I new then” il coreografo svedese Johan Inger propone un’intima chiave di lettura delle espressioni e dei movimenti dei ballerini, in nome della ricerca di trasparenza, colore e ottimismo. “Shutter Shut”, con la coreografia curata da Sol León e Paul Lightfoot, è un ritaglio d’arte incentrato su un breve studio del poema scritto e letto da Gertrude Stein, intitolato “If I told him: A completed portrait of Picasso [1923]”, in cui i danzatori basano i propri movimenti sulle parole anziché sulla musica.
Festival Internazionale di Villa Adriana Ph Roberta Gioberti
“Subject to change”, invece, su musiche di Franz Schubert, dal Quartetto d’archi n. 14 in re minore D 810 La morte e la fanciulla (1824), II movimento “Andante con moto”; arrangiamento per orchestra d’archi di Gustav Mahler (1894) prevede la presenza di sei danzatori impegnati in un balletto che passa da un oppressivo duetto tra un uomo e una fragile donna a una vorticosa danza collettiva. In chiusura, “Cacti”, la coreografia di Alexander Ekman, risalente al 2008, ha dato vita a un nuovo arrangiamento di “Der Tod und das Mädchen” di Schubert, elaborato insieme alla Holland Symphonia, rappresenta un’inedita occasione di scoperta e conoscenza di paesaggi sonori contemporanei per un esperienza extrasensoriale assolutamente indimenticabile.
Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti
Festival Internazionale di Villa Adriana Ph Roberta Gioberti
Festival Internazionale di Villa Adriana Ph Roberta Gioberti
Festival Internazionale di Villa Adriana Ph Roberta Gioberti
Festival Internazionale di Villa Adriana Ph Roberta Gioberti
L’anteprima della XIX edizione del Pomigliano Jazz Festivalfa registrare il sold out all’anfiteatro romano di Avella (Av) con il concerto di George Benson. Il cantante e chitarrista originario di Pittsburgh si è esibito per circa due ore con il suo live intitolato “Performing his greatest Hits Live”. Accompagnato sul palco da Michael O’Neill (chitarra), Thom Hall e David Garfield (tastiere), Khari Parker (batteria), Liliana de los Reyes (percussioni) e Stanley Banks (basso), l’artista, in gran forma, ha ripercorso le tappe centrali della sua folgorante carriera artistica, che lo ha visto attivamente partecipe anche delle parabole musicali di altri grandi artisti internazionali. Ampio lo spazio in scaletta riservato ad “Inspiration”, l’ album che il musicista ha recentemente dedicato alla voce vellutata di Nat King Cole.
Intenso, carismatico, carico ed entusiasta George si è lasciato andare a ritmo di musica, sottolineando l’autentico valore della melodia: come inarrestabili dardi, le parole dei suoi indimenticabili successi di sono susseguiti emozionando giovani e meno giovani. Elegante e sofisticato, il sound proposto da George Benson spazia tra groove/funk, ricercate jazz sessions, sprazzi pop e infiltrazioni swing. “Mona Lisa”, “When I Fall In Love”, “Smile” di Charlie Chaplin, “Unforgettable”, ”Just One of Those Things”, “This Masquerade”, ”Give me the Night”, “Breezin’”, “Nothing’s gonna change my love for you”, “On Broadway”, “Turn Your Love Around”, “Feel like making love” attraversano vite e decenni senza mai perdere fascino e smalto artistico. Arricchite da nuovi spunti dei bravissimi musicisti sul palco, questi brani sanno ancora toccare le corde del cuore con classe e pacata armonia.
Per i più giovani è interessante sottolineare il valore epidermico del carisma naturale di un artista, quanto non sia assolutamente necessario muoversi in maniera sguaiata, urlare, spogliarsi e affidarsi agli effetti scenografici per conquistare il pubblico. Quello che davvero conta è la qualità del suono, della voce, del saper far musica, del saper parlare all’anima delle persone, aldilà delle mode e delle ultime tendenze. Affidandosi all’impareggiabile feeling con la sua Ibanez GB10, George Benson ci ha regalato la possibilità di conoscere dal vivo uno stralcio importante della musica che ha fatto la storia, ci ha fatto emozionare pensando ai valori più autentici della vita, ci ha fatto apprezzare ancor di più, se possibile, la magia di poter assistere ad un concerto così speciale in un contesto storico, artistico e culturale antico, particolare e prestigioso come l’anfiteatro di Avella. Una commistione di elementi, quest’ultima, che da anni racchiude l’essenza del Pomigliano Jazz Festival che, dopo il grande successo di questo evento, auspichiamo possa offrirci tante preziose emozioni, tutte da condividere.
I Muiravale Freetown sono un gruppo di origine pontina, Made in Terracina, attivi sulla scena musicale italiana dal 2009. Presenti, a pieno titolo, tra gli alfieri della rinascita del reggae in Italia, i Muiravale hanno un background artistico davvero variegato alle loro spalle ed è anche per questo che nel loro album di debutto, intitolato “Freetown”, essi hanno lasciato convergere una serie di influenze musicali e contenutistiche che hanno contribuito alla genesi di un progetto sempre più apprezzato dal pubblico. Li abbiamo, dunque, raggiunti per approfondire la conoscenza di questo album e della loro interessante realtà.
Il nome del vostro gruppo si ispira ad una località del Mozambico dove il medico missionario terracinese Alfredo Fiorini venne drammaticamente ucciso. In che modo la vostra musica ed i vostri testi intendono onorare la sua missione di altruismo e fratellanza?
Crediamo che la musica sia un mezzo potente per arrivare al prossimo, un mezzo che, sotto certi punti di vista, è anche più diretto delle sole parole, perché è più viscerale ed istintivo. Lo dimostra il fatto che tante volte, anche quando un testo è scritto in una lingua che non conosciamo o è del tutto assente, il significato di una canzone in qualche modo ci arriva lo stesso. Noi semplicemente cerchiamo di sfruttare questa efficacia comunicativa per diffondere i valori che Alfredo ci ha insegnato facendo, nel nostro piccolo, la nostra parte.
Quali sono state le vostre evoluzioni musicali e contenutistiche dal 2009 ad oggi?
Quali e quante siano state le cose a cambiare dal 2009 è difficile dirlo, perché sono state tante e perché spesso sono cambiate senza che ce ne accorgessimo, in modo del tutto spontaneo. Sicuramente oggi c’è un approccio più maturo e consapevole a quello che facciamo e crediamo che questo sia l’unico step evolutivo rilevante, perché ti porta a rispettare di più quello che fai e le persone con cui lo fai. Il resto, che va dallo stare in sala prove allo stare su un palco, viene di conseguenza.
Video: “Unnu Ina Luv”
“ Muiravale Freetown” rappresenta il vostro debutto discografico ufficiale e, in quest’avventura, la produzione artistica di Paolo Baldini ha avuto un ruolo rilevante… ci raccontate come avete vissuto questa importante collaborazione, come avete lavorato ai brani, agli arrangiamenti e quali pensieri hanno scandito la nascita di questo album?
Conoscevamo già Paolo di persona ed avevamo avuto modo di lavorare con lui alla produzione di un EP che peraltro non è mai andato in stampa ma che conteneva “Babylon Revolution”, il nostro primo singolo con video. Sapevamo quindi cosa aspettarci e soprattutto cosa si aspettasse lui da noi. Ci siamo quindi rimboccati le maniche ed in pratica abbiamo buttato le chiavi dello studio di registrazione dopo esserci barricati dentro. Quando ne siamo usciti, avevamo materiale quantitativamente e qualitativamente sufficiente da sottoporre a Paolo. Poi lui ha aggiunto la sua magia alchemica ed è venuto fuori un disco che a noi è piaciuto tantissimo sin da subito. A quel punto speravamo solo di trovare qualcuno a cui piacesse tanto quanto a noi. Fortunatamente così è stato e vedere che gli entusiasti hanno superato di gran lunga gli scettici è stata la soddisfazione più grande!
Quali sono le tematiche principali che affrontate nelle tracce che compongono il disco e quali sono i messaggi che vorreste arrivassero dritti al cuore degli ascoltatori?
Nel disco affrontiamo diversi temi che vanno, con una certa naturalezza, dal serio al faceto. Ci sono invettive piuttosto arrabbiate contro l’attuale classe politica o gli arrampicatori sociali senza scrupoli e poi magari ci sono canzoni sull’amore o sulla speranza che le cose possano andare meglio… l’unica cosa che li accomuna è che sono tutti temi che ci riguardano in prima persona, perché rappresentano una parte integrante del nostro quotidiano. Una quotidianità, la nostra, che ci accomuna tutti ed è probabilmente anche per questo che la gente sta iniziando ad apprezzarci così tanto.
Muiravale
Le sonorità proposte nel disco sono molto eterogenee eppure sembra che tutte seguano un filo conduttore stilistico…è così?
Probabilmente si, nel senso che indipendentemente dal tipo di brano proposto, che può essere un roots lentissimo o un rocksteady a mille all’ora, il “suono Muiravale” è piuttosto netto e riconoscibile. Un suono che spesso e volentieri finisce anche con il discostarsi molto dalle sonorità tipiche del reggae, perché influenzato dal background musicale dei membri della band che, in quasi tutti i casi, hanno iniziato a suonare in levare solo quando sono entrati a far parte del progetto. Quando si ascolta il disco, tutte queste influenze sono fortemente riconoscibili ma restano comunque a fare da sfondo a quello che è un tema centrale che è indiscutibilmente reggae. Questa sorta di paradosso interno crea il filo conduttore in questione. Quindi se ascoltando il disco, un brano vi sembra quasi rap, o quasi r&b, o quasi rock è perché, probabilmente, è così…
Partendo da ottimi presupposti e da diversi riconoscimenti passati, quali sono le vostre aspettative e con quale spirito affrontate questa fase del vostro percorso artistico?
In realtà viviamo molto alla giornata. Il periodo storico non consente una grande pianificazione, specialmente sul lungo termine, quindi estirpiamo il problema alla radice e ci godiamo quello che abbiamo adesso. Proprio ciò che abbiamo adesso è un progetto che ci piace, ci stimola e fortunatamente ci dà anche diverse soddisfazioni. Lavoriamo per crescere e migliorarci ma lo facciamo divertendoci, con l’entusiasmo che è lo stesso di quando abbiamo iniziato. Poi è fisiologico il voler suonare su palchi più grandi, avere budget maggiori per fare i dischi, magari avere l’opportunità di arrivare a vivere facendo solo questo, ma non è un’ossessione. Piuttosto è uno stimolo che ci spinge a migliorarci quotidianamente e a dare sempre il massimo per qualcosa che amiamo visceralmente e che, se non dal punto di vista economico, quanto meno emotivamente ripaga ogni singolo sacrificio fatto.
Avete altri progetti paralleli in corso o altre cose di cui vi occupate?
Si, molti di noi hanno progetti musicali paralleli. E già che se ne parla, ne approfittiamo per salutare la Savioli big band, la Chicken prod. inc. ed i Wogiagia!
Che rapporto avete con Terracina e con il vostro territorio più in generale?
Amiamo la nostra città in maniera viscerale. Perché ci siamo cresciuti, perché abbiamo sempre vissuto qui e perché anche chi di noi non è autoctono, ci si è sentito da subito come a casa. Nei nostri testi c’è tanto di Terracina e della gente che ci vive. Ma come spesso accade quando si ama così tanto qualcosa o qualcuno, si diventa molto poco tolleranti quando si denotano determinati atteggiamenti. Per queste ed altre ragioni andiamo in bestia nel vedere come qualche sciacallo stia facendo di tutto per spolpare questa sua preda inerme, ma ancora di più nel costatare come tutto ciò stia accadendo nella quasi totale indifferenza. “Babylon Revolution”, il nostro primo singolo, è nato proprio da questa rabbia, con l’idea di provare ad aprire gli occhi a chi troppo spesso non vede o preferisce volutamente non farlo.
Quando e dove potremo ascoltarvi dal vivo?
La prossima data è quella del 19 luglio a Roma, e anche se non eseguiremo il nostro solito concerto, avremo l’onore di condividere il palco con Bunny Wailler and the Solomonic Reggaestra. Saremo molto carichi. Se siete in zona vi consigliamo di cuore di non perdere questa occasione. Poi ancora un’estate intensa e il 25 luglio saremo al Castello di Breno, in provincia di Brescia, naturalmente vi invitiamo a venirci a trovare nella magia dei luoghi a noi cari nei due festival più belli e importanti che abbiamo dalla nostre parti. L’Anxur Festival di Terracina il 26 luglio, mentre il 24 agosto spetta a noi chiudere Exotique 2014 – il Festival alla corte della maga Circe che si svolge a San Felice Circeo. Il nostro profilo facebook è comunque il modo migliore per restare in contatto e dove poter anche dialogare oltre che essere sempre aggiornati su tutto.
I 5 Second of Summer si confermano al primo posto della classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con il loro album omonimo. Risalgono in seconda posizione i Colpdplay con “Ghost Stories”, seguiti dai Dear Jack con “Domani è un altro film”. Al quarto posto c’è “X” di Ed Sheeran mentre alle sue spalle c’è la prima ed unica new entry della top ten, si tratta di El Raton con “Rattopsy”. Grande spolvero per Biagio Antonacci, in sesta posizione con “L’Amore comporta”, seguito da Deborah Iurato e da Lana del Rey con l’album “Ultraviolence”. Al nono posto ritroviamo “Xscape”, l’album postumo di Michael Jackson e “Mondovisione” di Ligabue.
Metti una sera nel pieno del Centro Storico di Napoli, aggiungici i volti, i colori e le voci di Piazza Bellini e contestualizzali intorno ai tavoli del Caffè Letterario Intra Moenia. Proprio lì, tra i fiori della veranda esterna, si sono esibiti, in occasione del Mercoledì Note, gli Araputo Zen, una compagine musicale 100%Made in Naples con il sangue fatto di globuli cosmopoliti. Il quintetto formato da Dario De Luca e Valerio Middione alle chitarre, Alfredo Pumilia al violino, Gianfranco Coppola al contrabbasso & basso elettrico e Pasquale Benincasa alla batteria & percussioni propone un’irresistibile miscela musicale che racchiude al proprio interno diversi stili: si va dal tango alla musica balcanica passando per la musica classica il rock e il jazz. Impossibile dare loro un’etichetta o inquadrarli in un genere specifico. Immergersi nel loro repertorio è come aprire il lucchetto di uno scrigno magico, capace di portarci ovunque il nostro cuore desideri.
Araputo Zen Ph Luigi Maffettone
Energia, grinta, creatività sono gli elementi chiave che stanno determinando importanti sviluppi per il percorso artistico di questi giovani artisti che basano tutto su una incessante ricerca musicale. Numerose e variegate sono le influenze che possiamo rintracciare nel loro repertorio meticcio : Led Zeppelin, Astor Piazzolla, Django Reinhardt, Queen, Oscar Peterson, Miles Davis eppure quel pizzico di magia tutta partenopea fa del loro sound un toccasana per lo spirito.
La quinta edizione dell’Home Festival, nonché la prima internazionale, si svolgerà dal 4 al 7 settembre nella consueta location di zona Dogana a Treviso, il programma si preannuncia veramente vasto con più di duecento concerti, eventi, attività e manifestazioni, delineando, così, una più ampia apertura a generi e generazioni musicali. La prospettiva è, dunque, quella di quattro giorni di festa in cui gli amanti della musica italiana e internazionale potranno individuare la propria dimensione live ideale. Il festival accoglieràanche due importanti anniversari: una grande kermesse per celebrare i 40 anni dei Ramones e l’ Elvis DAY con una zona tutta dedicata al “The King”. Davvero invidiabile sarà la line up annunciata nei giorni scorsi: The Bloody Bedroots live, Bluvertigo, Clean Bandit, Elio e Le Storie Tese, Clementino, Salmo, Dope D.O.P, Nitro, En?gma, Jsck the Smorker, Dj Slait, Destrage, La pegatina, Noyz Narcosa &Fritz Da Cat, The Bluebeaters, Extrema, Rezophonic, Selton, Jack Caselli, Maria Antonietta, Peter Punk, Sick Tamburo, Anansi, The Bastard Sons of Dioniso, Train to Roots, Talco, M+A, The Black beat Movement, Pink Holy Days, Redrum Alone, His Electro Blue Voice, Rumatera, Los Massadores, Lovin Dolls Christian Effe, What a Funk, Alessandro Cenedese, Luci del Nord, Sica, Svertexx, Zagreb.
Tra gli eventi più attesi c’è, inoltre, il Colors Splash, previsto durante il live dei The Chainsmokers, un mix di effettistica colorata tra: Co2, fuochi, coriandoli e tanto, tanto colore che verrà lanciato addosso al pubblico danzante. La festa più colorata d’Italia continuerà con Louders! e dj Christian Effe e tutte le notti da ballare nella tenda da circo di 44 metri trasformata nella discoteca dell’Home festival di Treviso. Ad animare i dj set notturni saranno: Chandelier (Matty Hell, Fede Kuz, Gummies Noise, Donato D’Deejay), i dj della festa Origami (Cosmic Cowboys, Gilo, Pech), Bad Spirt & Friends con special HOSTED by EMIS KILLA & BLOCCO RECORDZ, Joe T Vanelli e Massimo Sabbadine i Party Hard con i dj dell’Home Rock Bar come: Fabio Gerbino aka Rah-Goo e DjB.
Home Festival e Cult Note Records, un’etichetta discografica per dj/producer ed emergenti della scena dance, hanno a anche annunciano di aver raggiunto un accordo di partnership per l’edizione 2014 dell’Home Festival. La crew di Cult Note Records gestirà una nuova lounge dove dj set si alterneranno a incontri, dibattiti, presentazioni, live, clinic e talk con gli artisti del festival. Uno spazio dedicato ad artisti emergenti che potranno dimostrare il loro valore proponendo le loro produzioni o i loro set.
La musica sarà il fulcro dell’Home Festival di Treviso, tuttavia l’organizzazione non ha trascurato le forme d’arte: per il secondo anno consecutivo si rinnova, infatti, la collaborazione con il Maestro Michelangelo Pistoletto, con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto e RAM radioartemobile per il progetto Terzo Paradiso. Ci saranno, poi, appuntamenti dedicati alla letteratura e alle diverse forme d’arte, ma anche workshop di fotografia e Art Cake e aree dedicate allo sport e al relax. Migliorati e incrementati i servizi di parcheggio, le navette di transfer da e per la stazione ferroviaria di Treviso e i vari servizi nell’area festival, è stato progettato un parcheggio vigilato per moto e biciclette, l’ingresso e le casse saranno collocati quasi all’inizio del vialone di accesso all’area e tutta la viabilità è stata progettata per favorire il rapido afflusso e deflusso di pedoni e veicoli.
BIGLIETTI:
BIGLIETTO GIORNALIERO: 4,99 euro (ingresso giornaliero e se acquistato prima del 31 luglio darà diritto all’accesso privilegiato SALTACODA al festival).
ABBONAMENTO GOLD 1: 14,99 euro (ingresso per i quattro giorni del festival e accesso privilegiato SALTACODA al festival).
ABBONAMENTO GOLD 1 VIP: 49,99 euro (ingresso per i quattro giorni del festival e accesso privilegiato SALTACODA al festival + 8 consumazioni, accesso area Vip e una serie di altri servizi). I VIP PASS sono a numero limitato.
I biglietti sono acquistabili sul sito del festival fino al 31 luglio e successivamente alle casse del festival. L’acquisto tramite il nostro sito web verrà effettuato online tramite PAYPAL. La mail di conferma va consegnata stampata alle casse apposite per il ritiro di regolare biglietto SIAE.
Ci sono anche dei pacchetti di soggiorno organizzati ad hoc dall’agenzia di viaggi Travel attitude, per il pubblico italiano e internazionale.
Geko Luca Dimauro voce, piano e chitarra e Joseph Di Fraia (Batteria, sequencer, batteria elettronica) sono l’anima ed il cuore del duo denominato L’Essenza del 2. Insieme fin da giovanissimi, i due artisti hanno fuso i propri percorsi in un progetto che, se in un primo momento era incentrato sulla rilettura di note cover, oggi muove i primi decisi passi verso una nuova direzione fatta di emozioni, testi e note inedite. In questo caso specifico vi parleremo del brano intitolato “Nelle Favole”, il secondo singolo tratto dal primo ep del duo “Benedetta Pace”, prodotto per l’etichetta One More Lab, con la supervisione artistica di Maurizio Mariano e Francesco Valente.
“Nelle Favole” segue un filone intimista, velato di affranta malinconia ed inarrestabile speranza. Accompagnato da un dolce e suggestivo videoclip, realizzato sul Monte Soratte con un quartetto d’archi, con il patrocinio del Comune di Ponzano Romano nella valle del Tevere e della Provincia di Roma, il video del brano, girato da Massimiliano Gordiani converge l’eleganza armoniosa dell’arrangiamento con le immagini rupestri ed incontaminate di una location a metà strada tra sogno e magia.
Grande protagonista di questa ballad è l’amore, un amore fatto di sbagli che possiamo ritrovare nelle favole, piccoli peccati veniali da stemperare a suon di note. La consapevolezza di un sentimento che fatica a lasciare gli androni del cuore spesso ci spinge a prendere atto delle nostre paure, ci dà l’occasione di metabolizzare e, nel caso, di affrontarle a viso scoperto, in nome di un paio d’occhi limpidi in cui riconoscersi, ancora una volta.
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